anno: 2015 STEFANO SOLLIMA CARLO BONINI, GIANCARLO DE CATALDO sceneggiatura: STEFANO RULLI, SANDRO PETRAGLIA CARLO BONINI, GIANCARLO DE CATALDO

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Transcript:

Dopo ACAB e le serie televisive Romanzo criminale e Gomorra, Stefano Sollima conferma la sua inclinazione a un cinema di cronaca dalle tinte forti, descrivendo una Roma feroce e corrotta nella quale potere politico, religioso e criminale si intrecciano, stritolando persone innocenti. Sollima mescola gli ingredienti con una marcia in più rispetto alla media: maestria stilistica e bravura nella direzione degli attori lo pongono tra i nomi emergenti di un nuovo cinema italiano. scheda tecnica durata: 130 MINUTI nazionalità: ITALIA, FRANCIA anno: 2015 regia: STEFANO SOLLIMA soggetto: CARLO BONINI, GIANCARLO DE CATALDO sceneggiatura: STEFANO RULLI, SANDRO PETRAGLIA CARLO BONINI, GIANCARLO DE CATALDO fotografia: PAOLO CARNERA montaggio: PATRIZIO MARONE scenografia: PAKI MEDURI costumi: VERONICA FRAGOLA musiche: M83 distribuzione: 01 DISTRIBUTION interpreti: PIERFRANCESCO FAVINO (Filippo Malgradi), CLAUDIO AMENDOLA (Samurai), ALESSANDRO BORGHI (Numero 8), ELIO GERMANO (Sebastiano), GRETA SCARANO (Viola), GIULIA ELETTRA GORIETTI (Sabrina), ADAMO DIONISI (Manfredi Anacleti). Premi e nomination: 2015 Incontri del Cinema d'essai - Premio attore dell anno ad Alessandro Borghi; Cinema Mediterraneen Montpellier, Avant-premières. Stefano Sollima Nato a Roma nel 1966, Sollima, al contrario di molti suoi colleghi, non ha frequentato nessuna accademia o corso di regia ma è cresciuto sul set dei film e degli sceneggiati girati dal padre Sergio, regista di alcuni leggendari western e di quasi tutte le pellicole del ciclo di Sandokan, popolarissimo personaggio nato dalla penna di Salgari. Fin da piccolo dsidera seguire le orme paterne. Lavora inizialmente come cameraman per NBC, CBS, CNN e gira numerosi reportage e documentari da zone di guerra in Romania, ex-jugoslavia, Libia, Iraq, Israele e in altre zone del Medio Oriente. Inizia poi la sua carriera registica realizzando alcuni cortometraggi autoprodotti. Grazie (16 mm/b.n./ 9'), suo cortometraggio d'esordio, vince, nel 1992, il 3 premio al Festival Cinema Giovani di Torino - in concorso nella sezione "Spazio Italia". Seguono Sotto le unghie (16mm/col/4') - in concorso al Festival di Cannes nella sezione "Semaine Internationale de la Critique Francaise" (1993)- e Zippo (35mm/Bn/10') presentato in concorso alla 60esima Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, e al festival di Sitges Sezion Fantastic (2003). Dopo qualche spot entra nel mondo della fiction televisiva dirigendo alcuni episodi di Un posto al sole, Crimini e La squadra, che Sollima definisce Una palestra. Se sopravvivi a quelle produzioni puoi girare qualsiasi cosa. ( ) Il

95% delle scene è buona la prima, senza prove né tempo per preparare gli attori. Per concepire e allestire lo spazio della scena in media si ha una mezzoretta. Nel 2005 dirige la miniserie televisiva Ho sposato un calciatore, trasmessa da Canale 5. Il successo arriva nel 2008 quando realizza la serie televisiva Romanzo criminale, basata sull'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo. Nel 2012 fa il suo esordio sul grande schermo con il film ACAB - All Cops Are Bastards, tratto dall'omonimo libro di Carlo Bonini. Il film, intenso ed efficace, ottiene un ottimo successo di critica e di pubblico, ottenendo sei nomination al David e cinque ai Nastri d'argento, con Favino che merita il Nastro come miglior attore. Nel 2012 inizia a dirigere (coadiuvato da Francesca Comencini e Claudio Cupellini) Gomorra - La serie, trasposizione televisiva dell'omonimo romanzo di Roberto Saviano, prodotta da Sky Italia, Cattleya e Fandango con la collaborazione di LA7, di cui dalla primavera del 2015 sta girando la seconda stagione e di cui è già stata confermata la produzione della terza. Le riprese iniziano nel gennaio 2013 e la serie va in onda nel 2014 su Sky, con grande successo anche presso i distributori internazionali che fanno a gara per acquisire i diritti per i remake. Tra la fine del 2014 ed i primi mesi del 2015 è impegnato nella realizzazione del suo secondo lungometraggio cinematografico, Suburra, basato sull'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, incentrato sulla Roma criminale contemporanea. Nel 2016 inizieranno le riprese della trasposizione cinematografica di Zero Zero Zero, altro romanzo di Roberto Saviano. La parola ai protagonisti Intervista a Stefano Sollima Suo padre Sergio Sollima, scomparso da poco, quanto l'ha influenzata? Ho avuto il privilegio di crescere nel mondo del cinema, tutte le emozioni le porto con me. Da padre capisco molto meglio la relazione con Sergio, ho smesso di essere figlio: sapere che ero riuscito a fare questo mestiere lo inorgogliva. Mi mandava i messaggi: 'Parlano più di te che di me'. Lei non ha frequentato una scuola di cinema. Sono cresciuto sui set, uno sguardo intimo sul mondo che non può che intrigarti: vedi i grandi che giocano, solo che lo fanno in maniera elaborata. Poi nel genere che faceva Sergio era insita l'avventura, i cavalli, i duelli: come facevi a non rimanere catturato? Mi ricordo quando, ho iniziato a capire che preparavano una scena girandola da diverse angolazioni. Parlavano parlavano e sembrava non succedesse nulla. Poi, magia, era tutto chiaro. Chi è stata la prima persona che le ha dato fiducia? A livello di produzione, i primi corti me li sono prodotti da solo, quindi direi io. Poi la Grundy ho fatto Un posto al sole e La squadra, ho imparato molto di più con le serie lunghe che girando gli spot pubblicitari. Oggi se sono quello che sono lo devo a Riccardo Tozzi di Cattleya, mi ha dato il supporto e l'esperienza, la sua fiducia, mi ha messo a disposizione mezzi importanti. Sono le condizioni in cui puoi esprimere il tuo talento. Il mio punto di riferimento è lui. È un appassionato del cinema di genere: registi preferiti? Michael Mann (La sfida) e William Friedkin (L'ersorcista). Nel 'genere' c'è tutto. Ha appena finito di girare i due episodi di "Gomorra 2", che pensa delle polemiche sulla rappresentazione del male? Mi piace raccontare quello che siamo veramente non quello che vogliamo essere o apparire. Questo trova riscontro nel pubblico perché il racconto è estremamente onesto, non si nasconde dietro a falsi moralismi. Come spiega bene Saviano, gli uomini della camorra sono anche buoni padri di famiglia, mariti affettuosi ma hanno un senso morale deviato. Sono molto più simili a noi di quanto immaginiamo. Il mondo è molto più contraddittorio, sfumato, doloroso di quello che vorremmo ma è anche bello per questo. Non crede nel ruolo pedagogico di fiction e cinema? Perché ti devo rassicurare io? È lo Stato che ti deve rassicurare, non è dando una visione ammorbidita delle cose che vai a dormire tranquillo. Se la speranza non c'è è giusto dirlo. Da spettatore non sopporto che il regista mi

prenda per mano per condurmi sulla sua strada morale, preferisco farmela da solo. "Suburra" è una fotografia di Mafia capitale. Che impressione le fa? Suburra risponde a una domanda: dopo Romanzo criminale Roma oggi com'è? Non mi sorprende che il film si sia sovrapposto con l'indagine della magistratura e le inchieste giornalistiche, quando indaghi sui meccanismi, ti trovi a stare parallelo alla realtà. Un giorno stavamo girando nell'area di servizio di un benzinaio e ci siamo fatti qualche domanda. Il "mondo di mezzo" lo stavate filmando. Ma il nostro non è un instant movie, il libro è uscito prima. È compito degli artisti intercettare le cose nell'aria e avere il coraggio di raccontarle in uno spettacolo di intrattenimento bello da vedere. Roma si può salvare? È immutata e immutabile, oggi Roma è sporca, abbandonata a se stessa, vittima dell'incuria e del degrado. Noi romani siamo cinici e buoni ma diciamo la verità, questa città non è più una capitale di livello, è una grande città del terzo mondo. Ha sempre lavorato per Sky: le interesserebbe fare qualcosa per la Rai? Per il genere che pratico la cable tv è più aggressiva, ha una linea editoriale più spinta, non dico più libera. La generalista si rivolge a un pubblico più ampio, il tipo di storie che piacciono a me hanno una caratteristica disturbante non sono pacificanti. Di Gomorra è stata annunciata la terza serie: la girerà? Non credo. Non vorrei continuare all'infinito, anche per Romanzo criminale è stato così. Gomorra 2 approfondisce il racconto psicologico dei protagonisti. Esaurita la sorpresa della prima serie adesso ti godi i personaggi, le sfumature di quel mondo complesso. Il suo mondo, a parte ruoli di contorno, è sempre fatto di uomini, è un po' misogino? Scherza? Le donne sono esseri superiori. Forse racconto quello che conosco umanamente meglio, perché da ragazzino sono cresciuto in collegio, convivevo con i miei coetanei, mi è rimasto il piacere di raccontare gli amici maschi. Ma con Gomorra e Suburra ho fatto un passo avanti, ci sono donne eccezionali. Recensioni Francesca Petretto. Il Fatto Quotidiano Piove a dirotto in una Roma quasi sempre notturna e cupa, sembra quasi di sentire il freddo insinuarsi nelle ossa e la puzza di umido e fango che si mischia ai profumi ricercati e costosi; il degrado e lo squallore della città eterna sulla quale sta per abbattersi l Apocalisse. È la Suburra di Sollima, che dopo Gomorra-la Serie, mette in scena un altro capolavoro. Sono pochi i registi italiani che hanno la capacità di raccontare la realtà con così disarmante freddezza (Garrone, padre di Gomorra film): quello di Sollima non è un cinema di denuncia, ma di impietosa narrazione dei fatti, senza filtri o mezze misure. Non ci sono vincitori, non ci sono eroi, solo sfumature differenti di umanità e disumanità. Ancora una volta la scelta del cast è perfetta e Sollima è talmente bravo a dirigere gli attori da aver alleggerito il peso dei tanti volti noti presenti nel film a vantaggio dei personaggi che interpretano. Claudio Amendola (il Samurai) è sorprendente e intenso, mai così vero; per non parlare di Elio Germano (il pr Sebastiano) e della sua capacità di abbandonarsi nei personaggi, regalandoci ogni volta un interpretazione magistrale. (...) La vera rivelazione, a mio parere, è Alessandro Borghi ( Numero 8) il cattivo cinematografico per eccellenza, il folle Joker che completa il desolante quadro di una Roma sommersa d acqua e merda. Già notevolmente apprezzato in Non Essere Cattivo di Caligari, qui riconferma il suo grande talento attoriale: credo che il panorama cinematografico italiano avesse finalmente bisogno di una faccia così incredibilmente internazionale. Suburra cattura lo spettatore e lo tiene inchiodato alla poltrona per 130 minuti, pure qualcosina in più. Finito il

film si rimane carichi di adrenalina fino al giorno dopo! Unica piccola pecca di sceneggiatura, a mio avviso, verso il finale: col pretesto di mostrarci la resa dei conti tra i due cattivi, il Samurai e Numero 8, la storia pecca un po di banalità con il Samurai che scende inspiegabilmente in prima linea per tutto il film è stato un sapiente regista che agisce nell ombra- anticipando un finale per la verità poco realistico. Detto questo, andrei a rivederlo anche domani. E pure dopodomani. Questo è il cinema che ti fa godere. Chiara Ugolini. Repubblica ( ) Un politico invischiato nella criminalità, l'ultimo uomo della banda della Magliana ancora in attività, un boss di Ostia: "Suburra", film firmato da Stefano Sollima e prodotto da Cattleya, è tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Arriverà in sala il 14 ottobre, prima di diventare una serie su Netfilx. Protagonisti il parlamentare Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), l'organizzatore di eventi Sebastiano (Elio Germano) e il boss Samurai (Claudio Amendola). "Non è una critica al sistema, è un film su Roma e il potere. Roma vive di tre poteri - politico, religioso, criminale - che coinvolgono e stritolano persone innocenti con risultati stupefacenti. Lo sfondo è la città, in poche scene passiamo dal Vaticano ai palazzi del Potere: Montecitorio, Palazzo Chigi, tutta la zona del litorale, via Tuscolana, il centro storico", ha spiegato Sollima. Suburra è stato presentato all'indomani delle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, "abbiamo iniziato a lavorare al film due anni e mezzo fa - commenta Sollima - é attuale oggi e lo sarà tra vent'anni perché è un racconto allegorico del potere nel suo rapporto con la città di Roma che vale dalla sua fondazione, come suggerisce il titolo, e sempre varrà. La scelta del genere, un western metropolitano, ci ha svincolato dalla cronaca e ci ha permesso un discorso universale". Soggetto e sceneggiatura sono firmati dagli autori del romanzo insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia. "Rispetto a Romanzo criminale che adattammo da De Cataldo dieci anni fa - osserva Petraglia - questa storia ha una radicalitá negativa, lavorando scherzavamo parlando della peggio gioventù. Rispetto a questi personaggi, quelli di Romanzo criminale erano dei romantici, mentre questa storia non ha sbocchi se non forse nei personaggi femminili". Nella Suburra si trovavano i bordelli, le locande più malfamate e, leggenda vuole, era il luogo preferito da Nerone che, travestito da povero, vi si recava per sondare gli umori del popolo. Dopo "Gomorra", film di Matteo Garrone e poi serie tv ad opera di Stefano Sollima sulla camorra napoletana, il regista che ha cambiato la faccia della tv seriale ritorna a raccontare il malaffare di Roma (ci era già stato con "Romanzo criminale") nel fim "Suburra". In uscita il 14 ottobre, vede protagonisti un importante politico invischiato nella criminalità, l'ultimo uomo della banda della Magliana ancora in attività e un boss di Ostia. Prodotto da Cattleya e distribuito da 01, il lungometraggio è tratto dal romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (Einaudi) e diventerà presto una serie, per la produzione di Cattleya e Netflix, e in collaborazione con la Rai. Sarà quindi "Suburra - La serie" a diventare il primo prodotto italiano a essere trasmesso su Netflix, il servizio di film e serie tv in streaming o on demand che in Italia aprirà i battenti il 22 ottobre. Nei "sei giorni prima dell'apocalisse" si intrecciano i destini di molti eroi negativi di secondo piano, tenuti insieme dal progetto di una maxi speculazione edilizia, chiamato "Waterfront" che dovrebbe trasformare Ostia, il litorale romano, in una nuova Las Vegas. Sono un politico (Favino) senza chiara appartenenza partitica (ma con un vistoso ciondolo d'oro a forma di croce celtica) invischiato con la malavita e frequentatore di prostitute minorenni che gli procura una escort (Giulia Elettra Gorietti), il suo amico pr senza scrupoli, pesce piccolo e vigliacco, che organizza party per e con i potenti in una mega villa kitsch (Germano), il boss di una famiglia pericolosa di rom che gestisce estorsioni e strozzinaggio in città (Adamo Dionisi) e un altro capo mafioso che amministra Ostia e la speculazione che sta per partire (Borghi). Collega tutti i personaggi un temutissimo criminale, detto il Samurai (Amendola), già membro della Banda della Magliana. Un uomo dall'aspetto pacato, apparentemente "normale", elemento essenziale della costruzione del terrore, spiega Amendola, "fa paura perché lo potresti incontrare ovunque". Parlano i protagonisti del film di Stefano Sollima Elio Germano, Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola che raccontano lo stupore di leggere le intercettazioni dell'inchiesta mentre stavano interpretando i loro "cattivi". "Anche i dialoghi erano gli stessi". Nell'incontro con i cronisti, Favino racconta le domande che si é posto come attore e come uomo interpretando un politico corrotto, "cosa sei disposto a vendere per ottenere quello che vuoi?". Della vicenda, Germano mette in luce "la degenerazione dei rapporti sacrificati in nome del benessere e della potere". Per Sollima, la scelta di mostrare Roma per quasi tutta la durata del film sotto una pioggia incessante é frutto della scelta di mostrare

una capitale "cupa, plumbea, nei giorni che precedono questa doppia caduta, temporale e spirituale, che non si risolve in un'apocalisse ma nella solita fanga che inonda le strade e fa saltare i tombini". Al produttore Riccardo Tozzi spetta il compito di chiarire alcune informazioni che riguardano il rapporto tra la produzione di Suburra e Netflix: "Il film sarà distribuito sulla piattaforma digitale contemporaneamente all'uscita in sala ma solo per l'america e i suoi 55 milioni di abbonati. Mentre per quel che riguarda la serie che verrà coprodotta da Netflix siamo appena all'inizio del progetto e non c'é né il regista né il cast. Non preoccupatevi però dei personaggi che spariscono nel film - conclude - perché il personaggio del Nero tra film e serie lo abbiamo già fatto risorgere una paio di volte...". Paola Casella. Mymovies.it 12 novembre 2011. Silvio Berlusconi rassegna le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. La storia di Suburra, basato sul romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, comincia sette giorni prima, immaginando che proprio allora Papa Ratzinger prenda la storica decisione di abbandonare il ruolo di pontefice. Il film è dunque incorniciato da due abbandoni "paterni", è dedicato da Stefano Sollima al padre Sergio, e racconta l'assenza (o la defezione) delle figure maschili di riferimento nella società italiana, attraverso le avventure di un gruppo di uomini cui viene continuamente ripetuto di non essere all'altezza del proprio genitore. C'è Filippo Malgradi, politico corrotto e dissipato, che passa la notte con due escort, di cui una minorenne, e si caccia in un ginepraio senza fine. C'è Sebastiano, organizzatore di feste vip abituato a fare il vaso di coccio fra vasi di ferro. C'è Numero 8, giovane boss della malavita di Ostia che sogna di trasformare il litorale romano in una Las Vegas, come Bugsy Siegel. C'è Manfredi Anacleti, capo di un clan di zingari che vorrebbe fare il salto nel crimine di serie A. E ci sono Sabrina, l'escort che fornisce la "carne fresca" a Malgradi, e Viola, la compagna tossica di Numero 8. I destini di tutti i personaggi sono destinati ad incrociarsi illuminando il legame che esiste da sempre (o almeno dai tempi della Suburra romana) fra criminalità e potere politico. Dopo il coraggioso ACAB e la serie televisiva Gomorra, Sollima si cimenta con questo "romanzo criminale" cercando di dargli il respiro della lunga serialità, ma sacrificando nell'impresa molti snodi narrativi che sarebbero necessari per capire fino in fondo la trama: qui e là la sceneggiatura, firmata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia oltre che da De Cataldo e Bonini, dimentica infatti di comunicare al pubblico dettagli importanti sul come, il quando e il perché avvengano determinati eventi e scambi di informazioni. A molti spettatori questo non importerà, presi come saranno dall'incalzante ritmo narrativo che Sollima imprime alle vicende e a i personaggi: la sua regia è impeccabile, energica, bizantina, fa leva su inquadrature calibrate al millimetro e sulla fotografia opulenta di Paolo Carnera. In questo senso Suburra è una goduria per gli occhi e avrà quel riscontro del pubblico che cerca incessantemente. Azzeccato anche il cast, su cui giganteggia Pier Francesco Favino in un'interpretazione che ha mille sfumature, evidenti già dalla prima scena. Il lavoro che Favino opera sulla voce, sulla postura, su uno sguardo che passa dalla morte dell'anima alla virulenza dell'istinto vitale è da Actor's Studio (e da incetta di premi). Lo affiancano un solidissimo Claudio Amendola nel ruolo del Samurai, l'unico personaggio veramente adulto della storia (e non è una buona notizia, essendo il Samurai un ex componente della Banda della Magliana); Elio Germano, untuoso publicist senza spina dorsale; Alessandro Borghi, nitido e potente Numero 8; Giulia Elettra Gorietti, escort fragile e corrotta; Greta Scarano, tossica fedele e a suo modo coerente. Il pubblico si divertirà a capire a quale personaggio realmente esistitente ognuno dei personaggi fa riferimento niente affatto casuale (e anche l'ama fa un cameo non accreditato). Il tallone d'achille di Suburra resta la storia, che mostra sì una conoscenza approfondita delle dinamiche politiche e del sottobosco del generone romano, ma sembra conoscere (o capire) molto meno bene il mondo della criminalità, fumettizzandone i modi e i caratteri. (...) Suburra è ottimo cinema medio ma sceglie di rinunciare alla grandezza, dunque pur nella sua estrema piacevolezza (soprattutto estetica) non sposta in avanti l'arte cinematografica nel suo complesso, né accresce la nostra comprensione della società italiana contemporanea. Eppure Sollima avrebbe tutte le carte in regola per uscire dalla dimensione artigianale e prendere il volo, come ha già dimostrato in ACAB, attraverso quella cifra autoriale tutta sua: sporca, ambigua, scorretta come la vita, soprattutto in certi ambiti. La sua grandezza potenziale è visibile in alcuni scambi: quello fra il Samurai e Malgradi; fra il Samurai e sua madre; fra il Samurai e Numero 8. Non è un caso, essendo il Samurai l'unico padre (ancorché degenere) la cui "idea sopravvive nel cuore", in questa storia di figli bastardi i cui "i referenti non esistono più", dove tutti tradiscono tutti e nessuno crede più a niente.

Valerio Caprara. Il Mattino Come sa girare lui un esecuzione criminale, una scena di sesso orgiastico, un faccia a faccia tra gangster, un adunata forcaiola, il lusso trash di una villa zingaresca o una sparatoria al supermarket a stento se ne possono contare sulle dita di una mano. Sollima, come ci sembrò chiaro in tempi non sospetti, è il De Palma italiano, un costruttore di macchine epiche che non si specchia nella tecnica, ma ne usa e, se occorre, abusa con l unico, compulsivo scopo di avvincere, emozionare, quasi strappare a viva forza il comune spettatore dall apatia mortale a cui oggi sembra condannato. Poi, certo, gli sono capitati sceneggiatori bravi (...) se doveva essere più un western che un noir, Suburra ne gestisce alla grande la lotta continua tra buoni e cattivi, i duelli a scena aperta e quelli risolti dal colpo traditore, la pioggia battente (vedi alla voce Black Rain Pioggia sporca di Ridley Scott), le musiche solenni trapiantate negli show spudorati di colori e luci, i corpi stagliati nelle scenografie miserrime, piccoloborghesi o sontuose, l angoscia scandita da un montaggio alla spasmodica caccia del dettaglio intriso di desiderio, brutalità, rabbia e paura. Non è tanto consigliabile distrarsi col giochetto dei riferimenti alla cronaca (un calderone in cui fa capolino non tanto la faziosità, quanto il ben più ambiguo vizio di un moralismo a tratti persino sessuofobico), quanto di godersi senza remore le superbe prove degli attori, tutti intonati al ritmo della martellante energia ereditata dal padre Sergio, un eroe del cinema popolare un tempo vituperato dalla critica che oggi applaude Stefano. Amendola da applausi a scena aperta- comunica la forza di un gigante del polar alla Gabin o Ventura, così come il politico di Favino o il pierre di Germano possono reggere il confronto con le maschere migliori di Il padrino : tanto è vero che Suburra ha qualcosa in comune nello slancio e, di conseguenza, anche nel semplicismo complottista con la parte III della saga coppoliana. Davvero ottimi, peraltro, appaiono anche i tour de force malefici del sempre più impressionante Alessandro Borghi, degli emergenti Adamo Dionisi e Giacomo Ferrara, per non parlare delle magnifiche ragazze perdute ma non dome Giulia Elettra Gorietti e Greta Scarano. Magari scontano un eccesso di compiacimento melò, ma gli sguardi di ghiaccio bollente tra quest ultima e il suo amantepadrone comunicano autentici brividi e deo gratias tengono avvinti alla poltrona. Luca Canale Brucculeri. Cinematographe.it ( ) La regia di Stefano Sollima per Suburra è un concentrato di metafore visive, inquadrature che fanno rinascere il cinema italiano e lo elevano verso l Olimpo che gli è dovuto. Nei 130 minuti di durata della pellicola si possono scovare le analogie con i passati lavori del regista ma, come lo stesso Sollima insegna, sembra di avere davanti un prodotto non catalogabile in nessun paese del mondo: italiano, europeo, inglese, americano, no. Suburra è Cinema con la C maiuscola, a 360 gradi e senza etichette. La fotografia di Paolo Carnera (già collaboratore di Sollima per ACAB All Cops Are Bastards per il quale ha ricevuto anche una nomination ai David di Donatello e per Romanzo Criminale La Serie) è cupa, grigia, un concentrato di male e oppressione sotto forma di immagini. L incessante pioggia presente in tutto il film, che come un orologio con i suoi ticchettii sottolinea i giorni che mancano all Apocalisse, unita allo stile visivo adottato da Carnera, non solo trasporta lo spettatore all interno di un mondo attuale e estremamente veritiero ma fa vivere il tutto come se ci fosse una patina di polvere da sparo ancora calda. Anche per le scene ambientate ad Ostia viene utilizzato uno stile molto particolare, che rispetto a Roma trova respiro in spazi molto più vasti ma comunque cupi, con agenti atmosferici marittimi che mostrano la loro presenza su uno schema cromatico dettato prevalentemente dai toni freddi anche a livello scenografico. Il soggetto (e parte anche della sceneggiatura scritta insieme a Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Carlo Bonini) del magistrato Giancarlo De Cataldo presenta diverse analogie con i lavori passati sia di Sollima che di De Cataldo stesso: è impossibile non fare paragoni con Romanzo Criminale (in particolare per una fredda e drammatica esecuzione sul finale) di cui Suburra è il diretto erede, sperando di vedere sul grande o piccolo schermo il vero sequel delle vicende della banda della Magliana nelle mani giuste. La struttura di Suburra è la naturale evoluzione di quello che ha avuto inizio negli anni 70 narrato nelle precedenti opere e può trovare una collocazione apocrifa come capitolo conclusivo di una trilogia letteraria dedicata a Roma. La recitazione del cast è totalmente eccelsa, non c è un personaggio che sia fuori posto, dai protagonisti che, seppur facciano parte di una storia articolata e corale, rivelano uno spessore recitativo e di evoluzione raro nel cinema italiano, fino ai personaggi secondari e alle comparse. Il Samurai portato in scena da Claudio Amendola è di una freddezza e paternità (in particolare verso Roma) disarmante, esatta controparte di Pierfrancesco Favino che ci mostra un lato oscuro a livello politico forse ben peggiore di un regolamento di conti attuato alla vecchia maniera. Elio Germano, Giulia Elettra Gorietti e Adamo Dionisi fanno parte di un trittico bilanciato e con una evoluzione totalmente completa senza lasciare nulla al caso. Ma una delle vere rivelazioni di Suburra risiede nel

personaggio di Numero 8, Re di Ostia, interpretato da Alessandro Borghi: un mix tra il Libanese e il Dandi, un personaggio tanto carismatico quanto destinato a cadere inesorabilmente. Suburra è un film forte, deciso, un pugno allo stomaco, una pellicola di interesse culturale a livello mediatico. Si dica quel che si vuole: se ci vergogniamo che un prodotto perfetto come quello di Stefano Sollima possa rappresentare l Italia all estero, allora è il caso di vergognarsi del Paese in cui abitiamo perché ciò che rappresenta è pura e semplice verità in 130 minuti di tesissima durata.