STUDIO LEGALE TRIBUTARIO LEO

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Quindi, il legislatore ha voluto differenziare la normativa di accesso a seconda che il locale sia esclusivamente o meno adibito ad abitazione, richiedendo nel primo caso e l autorizzazione del procuratore della Repubblica e la presenza di gravi indizi, nel secondo la sola autorizzazione del procuratore della Repubblica, potendosi prescindere dalla sussistenza dei gravi indizi. Stante i differenti presupposti di legittimazione dei due accessi, in questa sede si vuole affrontare la problematica che attiene la fase successiva all accesso. Ossia, l utilizzabilità del materiale probatorio, rilevante ai fini fiscali, reperito a seguito dell accesso in mancanza dei presupposti normativi. 2) Utilizzabilità del materiale probatorio acquisito contra legem La questione sollevata da dottrina e giurisprudenza è quella di stabilire se sia o meno da ritenersi legittimo, e di conseguenza utilizzabile, il sequestro del materiale probatorio, rilevante ai fini dell'accertamento fiscale, ma conseguente ad una perquisizione illegittima. Secondo una certa, e pur autorevole, opinione, il vizio, in genere, della perquisizione non si trasmetterebbe al conseguente sequestro: il materiale probatorio acquisito, anche se male captum, sarebbe pur sempre bene retentum. Tale assunto, traslato in ambito tributario, comporterebbe, quindi, che la predetta acquisizione irrituale di elementi probatori, rilevanti ai fini dell'accertamento fiscale, non sarebbe inutilizzabile. A confortare un simile orientamento, la mancanza di una specifica previsione in tal senso nell'ambito dell'ordinamento tributario. Non sono mancate pronunce di legittimità, che si sono conformemente espresse. Difatti, secondo la Cassazione del 2 febbraio 2002, n. 1383, l'acquisizione irrituale di elementi 2

rilevanti ai fini dell'accertamento non postula l'inutilizzabilità degli stessi in mancanza di una specifica disposizione in tal senso. Ne consegue che gli organi preposti al controllo possono utilizzare tutti i documenti di cui siano venuti in possesso, pur essendo necessaria una verifica della loro attendibilità, in considerazione dei limiti di utilizzabilità derivanti da eventuali preclusioni di carattere specifico. In senso diametralmente opposto, la Cassazione, SS. UU., del. 21 novembre 2002, n. 16424, in riferimento alle conseguenze di un accesso domiciliare, basato su una autorizzazione illegittima del Procuratore della Repubblica, conclude per la inutilizzabilità a sostegno dell'accertamento tributario delle prove acquisite nel corso del suddetto accesso. Il Giudice di legittimità riprende la disciplina dell'invalidità derivata, propria del procedimento amministrativo, rimarcando che detta inutilizzabilità non abbisogna di una espressa disposizione sanzionatoria, derivando dalla regola generale, secondo cui l'assenza di un presupposto nel procedimento amministrativo infirma tutti gli atti nei quali si articola. Si specifica, inoltre, che il compito del giudice di vagliare le prove offerte in causa è circoscritto a quelle di cui abbia preventivamente riscontrato la rituale assunzione. Infine, si sostiene che l'acquisizione di un documento con violazione di legge non può rifluire a vantaggio del detentore, che sia l'autore di tale violazione, o ne sia comunque direttamente od indirettamente responsabile. Del medesimo avviso, la Cassazione, Sez. tributaria, Sent. 1 ottobre 2004, n. 19689. Queste lucide e persuasive argomentazioni sono coerenti con quanto sostenuto nella precedente pronuncia della Corte, a Sezioni Unite, n. 8062/1990, secondo cui per i locali adibiti esclusivamente ad abitazione, la 3

garanzia che scaturisce dal disposto dell'art. 52 del D.P.R. n. 633/1972 risiede nel controllo circa la ricorrenza in concreto dei gravi indizi di violazione delle leggi tributarie che dovranno essere rappresentati e documentati all'a.g.o. dall'autorità amministrativa che formula la relativa richiesta. Ed ove il Procuratore della Repubblica riscontri che non ricorrono i gravi motivi che sono denunciati dalla P.A., dovrà negare l'autorizzazione. Anche la Cass., Sez. trib., 19 ottobre 2005, n. 20253, ritiene che la preventiva autorizzazione del procuratore della Repubblica, ai sensi degli artt. 33 del d.p.r. 29 settembre 1973, n. 600 e 52, terzo comma, del d.p.r. 26 ottobre 1972, n. 633, è necessaria per procedere a perquisizione personale in tutti i casi di accesso. Quindi anche in quelli previsti dai commi primo e secondo dello stesso art. 52, per i quali è prevista un'analoga autorizzazione, la quale, tuttavia, non può mai sostituire la prima o essere ritenuta ad essa equivalente. L'assenza di detta autorizzazione importa la inutilizzabilità, a sostegno dell'accertamento tributario, delle prove reperite nel corso della perquisizione illegale, in ragione del valore stesso dell'inviolabilità della libertà personale solennemente consacrato nell'art. 13 Cost., senza che assuma alcun rilievo la circostanza che il perquisito non abbia sollevato alcuna contestazione, né al momento della perquisizione, né successivamente. La mancata opposizione, infatti, oltre a non essere presa in considerazione da alcuna norma di legge, non equivale a consenso alla perquisizione personale, né rende legittima una perquisizione operata al di fuori delle previsioni legislative. Tale, oramai consolidato orientamento, è assolutamente da condividere, in considerazione, peraltro, che, al di là della verifica dell'esistenza o meno 4

nell'ordinamento tributario di un principio generale di inutilizzabilità delle prove illegittimamente acquisite analogo a quello di cui all'art. 191 c.p.p. ("le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate"), il principio stesso, per il suo carattere di norma generale di civiltà, andrebbe comunque esteso anche al suddetto ordinamento. Tutta la giurisprudenza di legittimità finora menzionata si è espressa sulla inutilizzabilità del materiale probatorio rinvenuto a seguito di un illegittimo accesso in locale esclusivamente adibito ad abitazione. Accesso che, in base alla normativa vigente, richiede due requisiti di legittimità: l autorizzazione del procuratore della Repubblica e la presenza di gravi indizi. Seguendo lo stesso filone interpretativo, contrassegnato da una profonda garanzia dei diritti del contribuente, è intervenuta recentissima Cassazione sull argomento in questione. Difatti, la Cassazione, Sez. Trib., con la sentenza del 25/03/2011, n. 6908, ha stabilito inutilizzabilità delle prove acquisite in violazione del D.P.R. n.633/72, art. 52, comma 2. Nella fattispecie si trattava di una perquisizione eseguita, senza l autorizzazione del Procuratore della Repubblica, presso lo studio di un commercialista in cui lo stesso aveva anche la propria residenza. Con questa recente pronuncia, dunque, la Cassazione si è espressa anche sulla inutilizzabilità del materiale probatorio rinvenuto a seguito di accesso in locale utilizzato promiscuamente come abitazione e come studio. La Corte Suprema dimostra quindi di assumere un approccio costituzionalmente ispirato e quanto mai garantista della posizione del contribuente. Lecce, 6 luglio 2011 Avv. Maria Leo 5