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Harry Hearder, Cavour. Un europeo piemontese, Laterza 2000 Nasce 1810, muore (di malaria) nel 1861. Ripetutamente primo ministro nella fase di nascita del Regno d Italia. Di famiglia nobile, aristocrazia terriera piemontese. Poco brillante negli studi. Avviato alla carriera militare. Paggio a corte (odierà i rituali di corte). In Accademia Militare ottimi risultati in ingegneria, architettura, matematica doti che gli permetteranno di organizzare tecnologie innovative nella tenuta agricola di famiglia. Instabile affettivamente, passione per il gioco d azzardo. Viaggia nelle capitali europee (Ginevra, Londra e Parigi) mentre conosce poco l Italia (non ha mai visto Roma o Napoli). Frequenta da giovane gli ambienti democratici, anche se non sarai mai un mazziniano. Tuttavia come tutta la sua generazione subì il fascino della predicazione mazziniana, con i concetti di nazione e patria. 1

È paradossale che Mazzini non abbia accettato mai di vedere nella creazione di Cavour l Italia e che Cavour abbia sempre reputato Mazzini una forza pericolosa che operava contro gli interessi italiani (21) Primi operati economici sono fallimentari: investe capitali di famiglia nella costruzione delle ferrovie francesi e italiane. In un articolo del 1845 parla delle ferrovie come lo strumento per europeizzare gli stati italiani.cominciava a cimentarsi con un nazionalismo inteso in senso economico (ferrovie, banche). Entra in Parlamento come rappresentante della Destra nel 1848, allo scoppio della prima guerra contro l Austria. Le sue concezioni ideologiche mettevano al centro il libero scambio come condizione per l industrializzazione, vero motore del progresso. Pur sentendosi legato ai destini del Piemonte, non si fece mai prendere dal nazionalismo romantico o peggio dallo sciovinismo. Ma se Cavour pensò a se stesso essenzialmente come ad un europeo, non c è dubbio che si considerasse anche come un italiano (52). Anche se la sua prima lingua sarà sempre il francese. 2

Era laico e conscio dell importanza della Chiesa cattolica per i destini politici dell Italia. Scrive nel 1852: La questione romana è in questo momento una questione europea. Roma ha deciso che può trarre profitto dai movimenti reazionari presenti in tutta Europa, per riaffermare la sua influenza come nel Medioevo (51) Il principio liberale chiedeva la non ingerenza della Chiesa nella formazione politica del popolo (si pensi alle scuole confessionali) ma anche la tutela della indipendenza della chiesa da cui il suo motto libera chiesa in libero stato. Disprezzava i rituali feudali della vita di corte, ma temeva ancor di più la democrazia. L avversione per il dispotismo e il timore per la democrazia lo portarono a credere in una via intermedia le juste-milieu come vero mezzo per il progresso politico e sociale (60) 3

Diventa Ministro delle Finanze nel 1851, come membro di un governo presieduto da D Azeglio, salvo poi muoversi progressivamente con crescente autonomia, fino a diventare primo ministro nel 1852 (con l appoggio dei voti della sinistra di Rattazzi connubio). Primi provvedimento riguardò l abolizione dei tribunali ecclesiastici. Subito frizioni con Austria che procedeva con la repressione dei moti del 1848 espropriando le loro proprietà e riversando profughi sul Piemonte. Partecipazione alla guerra di Crimea (1855) permette un salto di visibilità: alleato con Inghilterra e Francia contro la Russia, può portare al tavolo della conferenza di pace il tema del destino dell Italia, pur cercando di mantenersi nelle compatibilità decise al congresso di Vienna. La situazione diplomatica di cui Cavour dovette tener conto era complessa. Doveva conservare buoni rapporti sia con la Gran Bretagna che con la Francia e, fino a che non fosse riuscito a mettere l una contro l altra, avrebbe dovuto agire con una certa astuzia. Doveva ricordare che entrambe le potenze occidentali, per il momento, avevano bisogno dell alleanza con l Austria, sebbene sapesse che Napoleone [III], per demolire l ordine del 1815, nel lungo periodo avrebbe dovuto rompere con gli Asburgo (98) 4

Ricerca del pretesto per la guerra all Austria (occupazione non autorizzata dei legati pontifici). La sua abilità come politica stette nel dipingere la necessità di restituire all Italia le delegazioni pontificie non sulla base della richiesta dei patrioti, ma come ottemperanza del trattato di Vienna. Napoleone III immaginava per l Italia un regime federale. Scrive nel 1856: Credo che oggi ci sia qualcosa che potrebbe soddisfare quasi tutti. Dopo l esempio della confederazione tedesca, sarebbe necessario creare una confederazione italiana sotto il dominio formale del papa e, senza cambiare i confini dei paesi, né i diritti dei sovrani, una Dieta a Roma, nominata dai diversi Stati, con l incarico di curare gli interessi generali del paese (116) [si parla di confederazione quando si tratta di un unione di stati del tutto sovrani, mentre si parla di federazione quando si ha un unione di stati che rinunciano ad una parte della sovranità (in primis quella militare e di politica estera) pur mantenendo intatti gli altri poteri territoriali] 5

Accordi segreti di Plombiéres con Napoleone (1958) che prevedeva La valle del Po, la Romagna e le legazioni pontificie avrebbero costituito parte del Regno dell Italia settentrionale, sotto il dominio della casa di Savoia. Roma e il territorio circostante sarebbero stati lasciati al papa. Il resto dello stato pontificio, insieme alla Toscana, avrebbe formato il regno dell Italia centrale. I confini del Regno di Napoli sarebbero rimasti immutati e i quattro stati italiani avrebbero costituito una confederazione sul modello di quella germanica, la presidenza della quale sarebbe stata affidata al papa, per ricompensarlo della perdita della maggior parte dei suoi territori. (148) Il tutto in cambi di Nizza e Savoia, che sarebbero diventati francesi. Ricerca di un pretesto per l avvio della guerra (insurrezione a Massa e Carrara) e avvio della seconda guerra d indipendenza (1859), repentinamente concluso dalla pace siglata da Napoleone III a Villafranca Il Piemonte ottiene la Lombardia senza che Vittorio Emanuele II sia consultato. I ducati di Toscana, Modena, Parma e i legati pontifici votano per essere annessi al Regno piemontese, che raggiunge 11 milioni di abitanti, settimo paese europeo in termini di popolazione. L impresa di Garibaldi (1860) coglie di sorpresa Cavour: non ho trascurato nulla nei miei tentativi per dissuadere Garibaldi dal suo folle progetto (186). Permette il rifornimento di armi sperando che si limiti alla Sicilia. 6

Garibaldi entra a Napoli il 7/11/1860. Plebiscito e annessione di Napoli e Sicilia al Piemonte La decisione di Cavour di inviare un esercito nello stato pontificio per intercettare Garibaldi può essere vista come una conseguenza di fallito tentativo di impedire l accesso dei garibaldini a Napoli preparando una insurrezione filo-piemontese. Incontro di Vittorio Emanuele II e Garibaldi vicino ad Ancona. Garibaldi rinuncia alla richiesta di essere nominato dittatore per un anno del Regno di Sicilia il 17/3/1861 Vittorio Emanuele II viene dichiarato re d Italia, re di una monarchia parlamentare. Il 6/6/1861 Cavour moriva, senza essere riuscito a vedere completata l unità d Italia. 7