Pubblicato da 12vda news dalla Valle d'aosta (https://www.12vda.it) Home > Sei arresti per spaccio di cocaina a Saint-Vincent: interrotta l'attività di una famiglia di Monza Sei arresti per spaccio di cocaina a Saint- Vincent: interrotta l'attività di una famiglia di Monza Mercoledì 27 Giugno '12, h.15.00 Angelo Musumarra Sei persone sono state costrette agli arresti domiciliari nella mattinata di mercoledì 17 giugno dai Carabinieri della Compagnia di Châtillon - Saint-Vincent per i reato di spaccio di stupefacenti in concorso. Il Giudice per le indagini preliminari di Aosta, Maurizio D'Abrusco ha firmato gli ordini di custodia cautelare per Rocco Barbaro, 40 anni, nato a Platì e residente a Cuggiono, località dell'hinterland milanese, Giovanni Condò, 37 anni, nato a Catanzaro, residente a Careri, in provincia di Reggio Calabria, ma domiciliato in provincia di Milano, Domenica Bruzzaniti, 57 anni, residente a Monza, il suo convivente Luigi Polone, 33 anni, nato e residente a Monza, la figlia della donna, Jessica Macrì, 29 anni, domiciliata a Saint-Vincent, ma residente a Monza ed Ivan Lillaz, 33 anni, meccanico di Pontey.
L'indagine, denominata "Domu Mea" è partita nello scorso mese di febbraio: «il gruppo di spacciatori era arrivato a Saint-Vincent nel settembre del 2011 - spiega il comandante dei Carabinieri della Valle d'aosta, tenente colonnello Guido Di Vita - e notato che nella cittadina girava molta gente danarosa hanno provato a mettere su questo giro di spaccio, prendendo in affitto un alloggio che usavano come base anche per far "provare" ai clienti il "materiale"». Lo spaccio riguardava perlopiù cocaina, «roba buona»che arrivava dalla Calabria in pacchetti da cinquanta grammi con spedizioni curate da Barbaro e Condò: proprio con il fermo della Macrì, lo scorso 25 maggio, che stava portando 53 grammi di cocaina in Valle, l'indagine ha iniziato ad incrinare il florido commercio di droga: «la Bruzzaniti, non soltanto era consapevole dell'attività criminale della figlia - aggiunge Di Vita - ma addirittura si interessava per metterla in contatto con chi le dava la sostanza stupefacente, Rocco Barbaro e Giovanni Condò. I rapporti con i "fornitori" erano molto confidenziali, tanto che Barbaro era soprannominato "lo zio" e vendeva la cocaina alla famiglia a 45 euro il grammo».
L'organizzazione dello spaccio era gestita da Polone che si è anche preso una sonora "cazziata" dalla Bruzzaniti dopo l'arresto della Macrì: «l'attività funzionava talmente bene- evidenzia ancora Di Vita - tanto che, con i proventi dello spaccio pensavano di comprarsi un'autovettura». La vendita al dettaglio era curata da diversi "ganci" tra cui Lillaz che riceveva la merce in "conto vendita" e la pagava dopo tre giorni, oltre a portare nuovi clienti nell'alloggio di Saint- Vincent in uso alla Macrì dove si poteva "provare" la droga: «abbiamo verificato anche un'intensa attività "promzionale" - racconta il maresciallo Tommaso Cundari della Compagnia dei Carabinieri di Saint-Vincent - con tanto di confronti per differenziare l'ottima qualità della cocaina calabrese rispetto alle "schifezze" che verrebbero vendute in Valle, anche se abbiamo verificato che spesso, da un grammo di cocaina ne tiravano fuori, tagliandola, anche dieci».
Nell'operazione è coinvolta ancora una settima persona, che collaborava con l'organizzazione per lo spaccio ma «non sono stati ancora trovati elementi che ne giustifichino la denuncia o l'arresto»aggiunge Di Vita, che evidenzia come la famiglia aveva raggiunto un buon livello di presenza sul territorio: «abbiamo scoperto un viaggio di rifornimento- ricorda il comandante dei Carabinieri della Valle d'aosta - che doveva concludersi a Saint-Vincent ma, poco prima dell'arrivo, qualcuno ha avvisato il corriere che all'uscita autostradale era presenta una pattuglia dei Carabinieri, dirottandolo quindi a Nus». Oltre ai sei arrestati ed all'indagato a piede libero, ci sono una decina di persone segnalate come consumatori di droga: «abbiamo fermato più di qualche persona che aveva il "materiale" addosso dopo essere salita a casa della Macrì - conclude Di Vita - anche se non avevamo bisogno di conferme che lo avessero acquistato poco prima. Parte dei clienti li abbiamo identificati, non sono "morti di fame", ma persone che frequentano il Casinò ed anche alcuni valdostani. Non c'è nessun collegamento con il mondo della prostituzione, ed anche se i cognomi degli arrestati sono gli stessi di diverse famiglie mafiose calabresi, non abbiamo riscontrato alcun coinvolgimento». Ascolta il comandante Guido Di Vita che racconta l'operazione: {12vda}http://12vda.eu/podcast/sf_nocomment_20120627_cs_cc_domu_mea.mp3{/12vda} [1] link notizia: (stampa effettuata il 18/10/2017-19:55): https://www.12vda.it/sei-arresti-spaccio-dicocaina-saint-vincent-interrotta-lattivit%c3%a0-di-una-famiglia-di-monza altri link presenti nella notizia::
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