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Grassi Diverse sono le famiglie con questo cognome e non imparentate tra loro, sorto spontaneamente in diverse zone d Italia, alludente alla configurazione fisica di un antenato. Nel medioevo lombardo, sono note le nobili famiglie, la ghibellina dei Grassi da Cantù, i Grassi da Bollate, i Grassi da Castro Novo, i Grassi degli avvocati di S. Ambrogio di Milano. A Monza sono presenti fin dal XII secolo con i consoli del borgo Jacobus Grassus e Ariprandus Pinguis, nel 1311 tra i consiglieri un Fassa e un Rogerio de Grassis. Tra i mercanti di Monza del XV e XVI secolo, si trovano registrati, Bregonzius, Curadinus, Fatiolus, Franciscus, Girardus, Johanolus, Lombardus, Mafiolo, Niger, Petrus e Tadiolus. A Lissone i primi Grassi compaiono verso la seconda metà del XV secolo ed è quindi da classificarsi come una delle famiglie storiche

lissonesi; infatti, alla data 1473, tra i possidenti un fondo situato nel territorio del Comune di Lissone, compare Johannem de Grassis del fu Aloisius con Petrollo suo figlio, detti habitanti in burgo de Lissono mentre, nel 1491, compare solo il figlio Petrollo (il padre Giovanni è morto), filius quondam Joahnnis. Dopo questa data informazioni più dettagliate le otteniamo dalla documentazione della prima metà del XVI secolo; in particolare nel censimento sulla tassa del sale del 1530, viene registrata la vedova Agnes de Grassis (Grassi è il cognome del marito) che vive con le figlie Franceschina di quattro anni e Caterina di cinque. Lo stesso anno è presente in Lissone anche la famiglia di Comino de Grassis sposato con Margarita da Como, che vive con suo fratello Camillo de Grassis e sua moglie Caterina da Como dalla quale ha Mateus, per un totale di 5 bocche, possiedono vaca una. Infine, vivente sola, è Margarita de Grassis. Nella descrizione dei Capi de borgo (capifamiglia) de Lissone del 1537 sono segnalati, Aluisio di Grasso, di professione brazantetestore, bracciante tessitore, Ambrogio di Grasso, brazante-testore, e Francesco di Grasso, tessitore, mentre nella descrizione delle bocche e delle biade del 1546, le famiglie registrate sono quelle di Ambrogio Grasso (è lo stesso del 1537) brazante, ha moglie, un figlio maschio e una femmina; possiede nel proprio granaio poche moggia di segale, miglio, legumi, panìco e melega e la famiglia di Aloisio Grasso (è lo stesso del 1537), brazante, vive con la moglie, un figlio maschio e due femmine e possiedono una modesta quantità di biade nel loro granaio. Nella nota delle spese del Comune di Lissone vengono dispensate tra gli altri, lire 18 ad Antonio Grassi (detto) fava per aver servito come carrettiere per il trasporto dei soldati napoleonici andati alla guerra. Nella Notta delli dinari et biade cossi per il Magnifico signore Giovanni Giacomo Vesconto, de sua comissione del 1576, il primo nome che compare è quello di Ambrogio Grasso detto fava (lo stesso del 1537), che deve al Visconti (della dinastia viscontea di Monza), la

somma di lire 4, soldi 3, denari 6, e più sotto ancora Ambrogio detto fava deve lire 2, soldi 1 e denari 6. Scorrendo la lista compare anche Mattè Grasso da Lissono (figlio di Camillo) che deve al Visconti la somma di lire 3, soldi 2, denari 8. Erano questi, tra molti altri, dipendenti della nobile casa Visconti di Monza, proprietaria di molti fondi in gran parte del territorio della bassa Brianza, tanto a loro diretto nome quanto sotto prestanomi. Nel 1816 muoiono, Maria Antonia Grassi di due giorni di vita, Florinda di 3 anni, figlie di Marco Grassi e Giuditta Marone, contadini di Lissone. Nel 1817 viene registrata la morte di un altra Maria Antonia di 3 anni, figlia di Carlo e Villa Maria. Marco Grassi e Marone Giuditta perdono un altro figlio di nome Fortunato nel 1818 e in questo stesso anno muore Grassi Fiorenza di 30 anni, figlia di Giuseppe Antonio e Rosa?, moglie di Fossati Ferdinando; sempre nel 1818, muore Grassi Francesco di 60 anni, figlio di Grassi Girolamo e Beretta Rosa, contadino, marito di Angela Monguzzi (dall estratto del libro degli atti di morte...del Comune di Lissone datato, 1816-1820). Nel ruolo di popolazione del Comune di Lissone del 1823 sono registrate le famiglie di Carlo Grassi detto fava, nato a Lissone nel 1791, figlio di?, di professione contadino, vive con la moglie Villa Teresa, con il fratello Ambrogio (1796), sposato (prime nozze) con Mariani Maria, con loro il cugino Gaetano (1791) figlio di Giovanni, sposato con Arosio Angela dalla quale ha Luigi (1821), Pietro (1822), con loro i figli di Francesco Grassi detto fava, fratello di Carlo e cioè Girolamo (1798) Pasqualino (1808) figlio di?, Giovanni (1819) figlio di?, e tre femmine delle quali è omessa la paternità e cioè, Maria, Giovanna e Giuseppa; in ultimo Monguzzi Angela vedova Grassi, (la madre di Carlo e il fratello?) per un totale di 15 persone, tutti contadini. Compare una seconda famiglia, imparentata con la precedente e cioè quella di Grassi Antonio detto fava, nato a Lissone nel 1759, figlio di?, di professione contadino, vedovo; vive con il fratello Marco (1770) sposato con Meroni Giuditta, con Agostino (1794) figlio di?, e le

figlie e nipoti Orsola, Paola, Rosa, Carolina e Angela, per un totale di 10 persone, tutti contadini. Ancora nel 1838, nella casa masserizia del signor Battaglia vive la famiglia del citato Carlo Grassi detto fava, con lui sempre il fratello Ambrogio con la moglie Arosio Francesca, dalla quale ha Giuseppa; vive con loro anche Gaetano (1791) figlio di Giovanni, sposato con Arosio Angela, dalla quale ha Luigi (1821), Giovanni (1826), Angelo (1827), Pietro (1832) Giuseppe (1835) e Rachele, per un totale di 12 persone, tutti contadini. In casa di altro proprietario è stabilita la famiglia di Grassi Agostino detto fava nato a Lissone nel 1794, figlio di?; vive con la madre Arosio Giuseppa e Paola, figlia del fu Antonio Grassi detto fava, per un totale di 3 persone, tutti contadini mentre nella casa colonica Crippa, vive la famiglia di Grassi Marco detto fava, (1770), contadino, il quale vive con la moglie Maroni Giuditta (così nell originale) e la figlia Carolina, per un totale di 3 persone. Ultima famiglia Grassi detti fava, esistente nella Lissone del 1838, è quella di Girolamo Grassi detto fava (1798), figlio di Francesco, sposato con Pirola Angela dalla quale ha Felice (1825), Mosè (1830) e Carolina; con loro vive anche il fratello di Girolamo Pasqualino (1807), sposato con Mariani Luigia, per un totale di 7 persone, tutti contadini. Dopo 12 anni e cioè nel 1850, le famiglie Grassi diminuiscono di numero e le registrate sono quella di Girolamo, (1798), figlio del fu Francesco contadino; vive con la moglie Pirola Angela (1800), i figli Felice, Mosè, Angelo, Carolina (1835) e Michelina (1842) e con il fratello Pasqualino (fu Francesco), sposato con Mariani Luigia dalla quale genera Amalia (1841), Maria Pasqualina (1843), Clementina (1844) e Giberto (1848), per un totale di 12 persone, tutti contadini. Nel 1855 a Lissone infierisce il Cholera Morbus e tra i colpiti risulta esserci Grassi Paola detta fava di 59 anni, figlia del fu Antonio e fu

Grassi Rosa, ricoverata in casa propria e dopo due giorni dal ricovero, muore. Nella II Compagnia della Guardia Nazionale del Comune di Lissone dell anno 1859 tra i militi si trova Grassi Angelo di Gaetano. Ultima famiglia è quella costituita da Carlo Grassi detto fava vedovo, contadino, vive ancora con il fratello Ambrogio, sua moglie Arosio Rachele, i loro figli Mosè, Maria, Rosa, Rachele; con loro anche Gaetano, figlio di Giovanni, sposato con Arosio Angela e i loro figli Angelo, Giuseppe e Rachele, per un totale di 12 persone, tutti contadini. La famiglia di Gaetano Grassi è l unica ancora esistente alla fine del XIX secolo, costituita da lui, dalla moglie, dalla famiglia del figlio Angelo, capofamiglia, vedovo di Arosio Angela, sposato in II nozze con Mauri Teresa (1842) e dalle figlie di primo letto di Angelo, Teresa (1863), Maria (1867) e Fiorina (1869); vivono con loro anche il cugino di Angelo, Mosè vedovo di Fumagalli Maria, con le figlie Bambina (1863) e Luigia (18??), e le figlie di Ambrogio, Rosa (1841) e Rachele (1850). Oggi in Lissone vivono 13 famiglie Grassi detti fava.