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PROGETTO DEFINITIVO PER APPALTO INTEGRATO Metroferrovia di Palermo Tratta Notarbartolo-Giachery-Politeama Relazione sulla prevenzione archeologica. Schede archeologiche descrittive Lavori eseguiti dalla Dott.ssa G. Sciortino

Schede archeologiche descrittive IGM F249 Palermo Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo01 Età punica-medioevo La fondazione del primo nucleo urbano di Palermo risale alla seconda metà del VII secolo a.c., il cui impianto urbico si ubicava alla la radice di una stretta lingua di terra contenuta a destra e a sinistra da due corsi d'acqua: il Kemonia, e il Papireto. Il nucleo di fondazione della città ebbe tuttavia sede solo in una parte della penisoletta, quella che abbraccia le aree di piazza Vittoria, della caserma della Legione dei Carabinieri e del Palazzo Arcivescovile: circoscritta da una solida muraglia, di cui sono significativo avanzo i resti lungo il corso Alberto Amedeo, aveva perimetro di circa 1.300 metri ed inglobava una superficie di 13 ettari. La documentazione sepolcrale ha fornito un orientamento cronologico per cui la fase delle origini appare assai limitata nel tempo ed il primo ampliamento è da inquadrarsi nella fase arcaica: la cortina muraria lungo vicolo Ragusi rappresenta probabilmente il limite verso mare dell'abitato anteriormente all'immissione della colonia romana, sia essa augustea o dell'età di Vespasiano o più tarda. Nella cerchia delle possenti mura romane la città rimase sino all'epoca araba, allorché cominciò ad arricchirsi di quartieri esterni. Secondo I. Tamburello l'ampliamento romano deve aver compreso la zona da vicolo Ragusi alla Porta Maris perché in tale ipotesi trova una spiegazione plausibile l'antica cortina muraria lungo vicolo Ragusi e si inserisce, non si sa precisamente come (se struttura della zona portuale), il muro parallelo alla chiesa di S. Matteo. Sembrerebbe, inoltre, che l estensione del porto comprendesse le depressioni delle attuali piazze Caracciolo e Venezia: al di fuori delle mura, dopo la fondura di piazza S. Onofrio. Le mura avevano almeno quattro porte, una sul porto, una sulla necropoli, una sul Papireto, una sul Kemonia. Una strada principale percorreva la città nel senso della lunghezza (l'attuale corso Vittorio Emanuele) e strade trasversali formavano con questa un sistema "a pettine : all'interno delle mura correvano le strade di arroccamento oggi ripercorse, con qualche variante, dalle salite Celso, Castellana, Sant'Antonio, Schioppettieri, S. Chiara e Biscottai. La ricostruzione della città punico-romana si basa quasi esclusivamente su elementi archeologici. La necropoli di Palermo punico-romana si estende da piazza Indipendenza a La Cuba e da corso Pisani alle vie Cappuccini-Danisinni; essa è caratterizzata da una numerosi ipogei che vennero riutilizzati dopo la conquista romana. In superficie nella roccia sono scavati i Ioculi, coperti da lastre di pietra o di terracotta, contenenti o meno un sarcofago, o foderati da lastre di calcare. Nella terra, sulla roccia, si trovano poi, spesso in gruppi, numerosi cinerari fittili, in forma di anfore e brocche, particolarmente comuni nel primo quarto del III secolo a.c., con corredi assai esigui. Cronologicamente la necropoli risale alle origini storiche della città, nella seconda metà del VII secolo a.c., e venne abbandonata soltanto con l'affermarsi del Cristianesimo. Per i periodi successivi l'indagine deve spostarsi ai complessi di carattere religioso e sepolerale del primo Cristianesimo del Transkemonia e del Transpapireto. Nel 602 d.c., come indicato dalla lapide di Petrus Alexandrinus divenne sepolcrale la zona lungo via Cavour da palazzo Galati al mare, cioè sino a piazza XIII Vittime (scheda n. 6). TAMBURELLO, I., Palermo dopo la conquista romana, in Sicilia Archeologica 43, xiii (1980), pp.67-73; DI STEFANO, C.A., Palermo, Di terra in terra, Palermo 1993, pp. 251-294; TAMBURELLO, I., Palermo, in Bibliografia della colonizzazione greca In Italia e nelle isole tirrenilche, XIII, Pisa-Roma 1994, pp. 204-241: TAMBURELLO I., Palermo punico-romana: al di fuori delle mura, in Rivista di Studi Fenici 24, 1996, pp. 103-117.

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo09 Via: Marconi Dati identificativi Ossa fossili di Elephas antiquus leopardii e Elephas mnaidriensis Dall Ottocento l area in questione fu soggetta ad un'intensa attività edilizia, durante la quale vennero alla luce le testimonianze della storia più remota di questa zona; durante gli scavi si rinvenne infatti una gran quantità di ossa fossili riferibili alla fauna che nel Pleistocene popolava la piana di Palermo, ormai emersa: mandrie di elefanti, di ippopotami e di altri erbivori, molti dei quali furono pasto di grossi predatori (leoni e lupi) e delle iene delle caverne. In particolare, si tratta di ritrovamenti di resti fossili riferibili ad una specie di elefante (Elephas mnaidriensis) di ridotte dimensioni (m 1,90 di altezza) nell allora Boscogrande, oggi via Marconi; le datazioni assolute assegnano a questi fossili un'età media di circa 170.000 anni, ma recentissime datazioni assegnano ai fossili un'età di circa 120.000 anni. Burgio, V., I primi abitatori di Palermo, I, Palermo 1999 Valutazione del rischio archeologico Progressiva in km del tracciato:da km 5+300 a km 6+00 Tipologia di tracciato :galleria naturale Cantiere/opere accessorie: Area n. 4 "Politeama Distanza dal tracciato: m 100/300 Distanza da cantiere/opere accessorie: m 100/300 Rischio rispetto al tracciato: medio-alto Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto _ Pleistocene superiore (120.000 a. C.)

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo10 Via: zona di via Libertà. verso Il Giardino Inglese. lungo il canale di Rigano Localizzazione: generica Dall Ottocento l area in questione fu soggetta ad un'intensa attività edilizia, durante la quale vennero alla luce le testimonianze della storia più remota di questa zona; durante gli scavi si rinvenne infatti una gran quantità di ossa fossili riferibili alla fauna che nel Pleistocene popolava la piana di Palermo, ormai emersa: mandrie di elefanti, di ippopotami e di altri erbivori, molti dei quali furono pasto di grossi predatori (leoni e lupi) e delle iene delle caverne. Nello specifico, negli anni Trenta del Novecento durante gli scavi del canale di Passo di Rigano, che attraversava la zona dell'attuale via Libertà, verso il Giardino Inglese si trovò una grande quantità di ossa fossili riferibile ad una specie di elefante di notevoli dimensioni (Elephas antiquus leonardii) esclusiva della Sicilia, che qui visse nel Pleistocene superiore ed inoltre di una specie elefante di dimensioni ridotte (Elephas mnaidriensis),m 1,90 di altezza. Le datazioni assolute assegnano a questi fossili un'età media di circa 170.000 anni, ma recentissime datazioni assegnano ai fossili un'età di circa 120.000 anni. Burgio, V., I primi abitatori di Palermo, I, Palermo 1999 Pleistocene superiore (120.000 a. C.)

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo14 Via: T. Gargallo Pleistocene superiore (120.000 a. C.) Dall Ottocento l area in questione fu soggetta ad un'intensa attività edilizia, durante la quale vennero alla luce le testimonianze della storia più remota di questa zona; durante gli scavi si rinvenne infatti una gran quantità di ossa fossili riferibili alla fauna che nel Pleistocene popolava la piana di Palermo, ormai emersa: mandrie di elefanti, di ippopotami e di altri erbivori, molti dei quali furono pasto di grossi predatori (leoni e lupi) e delle iene delle caverne. In particolare, si tratta di ritrovamenti di resti fossili riferibili ad una specie di elefante (Elephas mnaidriensis) di ridotte dimensioni (m 1,90 di altezza) nella via T. Gargallo; le datazioni assolute assegnano a questi fossili un'età media di circa 170.000 anni, ma recentissime datazioni assegnano ai fossili un'età di circa 120.000 anni. Burgio, V., I primi abitatori di Palermo, I, Palermo 1999 Cantiere/opere accessorie: Cantiere lotto Passante Palermo-Trapani Distanza dal tracciato: da Km 1 Distanza da cantiere/opere accessorie: m 100/300 Rischio rispetto al tracciato: medio-alto Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto _

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo13 Via: N. Morello Pleistocene superiore (120.000 a. C.) Dall Ottocento l area in questione fu soggetta ad un'intensa attività edilizia, durante la quale vennero alla luce le testimonianze della storia più remota di questa zona; durante gli scavi si rinvenne infatti una gran quantità di ossa fossili riferibili alla fauna che nel Pleistocene popolava la piana di Palermo, ormai emersa: mandrie di elefanti, di ippopotami e di altri erbivori, molti dei quali furono pasto di grossi predatori (leoni e lupi) e delle iene delle caverne. In particolare, si tratta di ritrovamenti di resti fossili riferibili ad una specie di elefante (Elephas mnaidriensis) di ridotte dimensioni (m 1,90 di altezza) in via N. Morello; le datazioni assolute assegnano a questi fossili un'età media di circa 170.000 anni, ma recentissime datazioni assegnano ai fossili un'età di circa 120.000 anni. Burgio, V., I primi abitatori di Palermo, I, Palermo 1999 Cantiere/opere accessorie: Cantiere lotto Passante Palermo-Trapani Distanza dal tracciato: da Km 1 Rischio rispetto al tracciato: nullo

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo10 Via: Giardino Inglese, lato nord-ovest della Villa Nel Giardino Inglese è stata segnalata la presenza di un pozzo, da G. Mannino, che attingeva alla falda freatica che giunge fino al mare, presso la Stazione Porto. Non si possono fare delle specifiche datazioni, ma il fatto che il pozzo attinga alla stessa falda del pozzo di piazza Edison, fa supporre che l origine di esso sia antica. Non chiara Mannino, G., Il pozzo di piazza Edison, in «Sicilia Archeologica» XV (1982), 49-50, p.105 Distanza dal tracciato: da Km 1 Rischio rispetto al tracciato: nullo

Geologia: Complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Plelstocene Inf.) Palermo16 Via: Piazza Edison In piazza Edison si è rinvenuto un pozzo, scavato nel banco di calcarenite. Esso presenta una bocca quadrata di circa m. 12 di lato; lungo le pareti è tagliata nella roccia una scalinata di quattro rampe per complessivi un centinaio di gradini, larga circa m. 1,50, che restringe la sezione della cavità a circa m. 8,50 per lato. Alla profondità di m. 21, di fronte,'ultima rampa di scale. si apre una galleria, unica, larga circa m, 1,50 ed alta m. 2. AI termine della scala, a m. 21 circa, c'è una sorta di ballatoio largo circa un metro che restringe la sezione del pozzo a circa m. 5,50 per lato; la cavità, con la nuova sezione, prosegue ancora per m. 2,50 raggiungendo una falda freatica che corre verso il mare cui giunge presso la Stazione Porto. All'interno del pozzo furono delle iscrizioni, ritenute sicane, interpretate da Francesco Benignot, professore dell'istituto Universitario Orientale di Napoli, come nomi propri di persona in caratteri libici del Il secolo a.c. (una delle quali del 139 a.c.) ed oltre; questa interpretazione ha lasciato immaginare che il pozzo fosse stato scavato per creare una fonte di approvvigionamento idrico per le truppe di Amilcare. Secondo G. Mannino, la cavità sarebbe piuttosto stata scavata per attingere acqua dalla falda freatica, anche se lo stesso si pone la questione di quale sia stato il motivo dello scavo di un'opera cosi "grandiosa" quando per attingere alla falda freatica sarebbe bastato un pozzo della sezione di circa 4 mq. che avrebbe comportato uno scavo di un centinaio di metri cubi di roccia. Inoltre, lo scavo di suddetto pozzo ha intercettato una preesistente cavità ipogeica di una certa ampiezza; ponendosi nell'angolo sud-ovest del monumento si può osservare come la cavità ipogeica si sviluppasse nell'angolo opposto immediatamente sotto il piano di calpestio della piazza; si rileva, infine, come una parte dell'ambiente sia stata distrutta e la parte rimasta chiusa con grossi conci: la prima rampa di scale è stata costruita nell'area una parte dell'ambiente distrutto. II d. C. Mannino, G.., Il pozzo di piazza Edison. in Sicilia Archeologica XV (1982). 49-50. pp. 103-106; Di Stefano C. A.-Mannino, G., Carta Archeologica della Sicilia. Carta d'italia. F 249 (comprensorio di Palermo), Quad. 2 del Bollettino dell'assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Sicilia, Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo 1983, p. 34 n. 36; Tamburello, I.,Palermo, in Bibliografia della colonizzazione greca in Italia e nelle Isole tirreniche. XIII. Pisa-Roma 1994, p. 208 Cantiere/opere accessorie: Distanza dal tracciato: Fermata Libertà Distanza da cantiere/opere accessorie: m 100/300 Rischio rispetto al tracciato: medio-alto Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto

Geologia: Terreni di riporto recenti ed attuali Palermo11 Via: Piazza Giachery Eneolitico medio In piazza Giachery nel 1935, durante i lavori per la costruzione della Stazione Ferroviaria Porto, fu rinvenuta una tomba a pozzetto e grotticella, databile all'eneolitico medio (cronologia, comunemente accettata, ma non accolta in Prima Sicilia, l, 1997, p. 314, n. 65, ave la tomba viene attribuita al Bronzo medio). A tal proposito in una lettera del 16 agosto 1935 J. Savio Marconi riferisce del rinvenimento di due ollette globulari e un vaso a saliera (acquistato da un operaio) frammisti a ossa umane, trovate in una tomba a pozzetto verticale scavata nel tufo, attribuibile alla cultura della Conca d'oro. Altre tombe simili, ma distrutte, furono trovate nella zona. Il rinvenimento di queste tombe induce a ricostruire la presenza di un contiguo insediamento coevo. Di Stefano C.A., Mannino G., Carta Archeologica della Sicilia. Carta d'ltalia,f 249 (comprensorio di Palermo). Ouad. 2 del Bollettino dell'assessorato ai Beni Culturali Ed Ambientali della Sicilia. Accademia di Scienze. Lettere e Arti di Palermo. 1983, p. 34 n. 38 (con bibliografia precedente); Tusa S., La preistoria. Insediamenti. necropoli e siti della Conca d'oro, in Storia di Palermo I. Palermo 1999. p. 133 (con bibliografia precedente) Valutazione del rischio archeologico Tipologia di tracciato: rilevato Cantiere/opere accessorie: Area n. 1 Sampolo Distanza dal tracciato: 0/50 m Distanza da cantiere/opere accessorie: m 100/300 Rischio rispetto al tracciato: alto Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto

Geologia: complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo15 Via: Villa Papa Eneolitico medio In occasione dei lavori per lo scavo della ferrovia per il Mercato Ortofrutticolo di via Monte Pellegrino- ex proprietà Papa D'Amicovennero rinvenute una serie di tombe del tipo a pozzetto e grotticella, contenenti crani ed ossa misti a da cui furono recuperati tre vasetti dei quali uno a saliera con decorazione incisa del tipo Conca d'oro. Le tombe sono databili all'eneolitico medio (cronologia, comunemente accettata, non accolta in Prima Sicilia, l, 1997, p. 314, n. 67, dove la tomba viene attribuita al Bronzo medio). Il rinvenimento di queste tombe induce a ricostruire la presenza di un contiguo insediamento coevo. Di Stefano C.A., Mannino G., Carta Archeologica della Sicilia. Carta d'ltalia,f 249 (comprensorio di Palermo). Ouad. 2 del Bollettino dell'assessorato ai Beni Culturali Ed Ambientali della Sicilia. Accademia di Scienze. Lettere e Arti di Palermo. 1983, p. 34 n. 38 (con bibliografia precedente); Tusa S., La preistoria. Insediamenti. necropoli e siti della Conca d'oro, in Storia di Palermo I. Palermo 1999. p. 133 (con bibliografia precedente) Valutazione del rischio archeologico Progressiva in km del tracciato:ante inizio tracciato: Fermata Libertà Distanza dal tracciato: 500/1 Km Rischio rispetto al tracciato: basso Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto

Geologia: complesso calcarenitico-sabbioso-argilloso (Pleistocene Inf.) Palermo17 Via: Piazza Leoni Eneolitico medio Durante lavori presso la Casa Frangipane, sul finire dell'ottocento, nei pressi dell ingresso della Favorita (fra piazza Leoni e via dell'artigliere), si rinvenne una tomba, databile all'eneolitico medio (cronologia, comunemente accettata, non accolta in Prima Sicilia, I, 1997, p. 314, n. 68, dove la tomba viene attribuita al Bronzo medio). Nel corso di questi lavori si recuperarono due idoletti fittili, due rocchetti, un boccaletto monoansato, una scodelletta con tracce di ocra rossa ed un vasetto globulare biansato. Il tutto si potrebbe inquadrare nella Cultura della Conca d'oro con elementi di affinità con la facies di Serraferlicchio. Il rinvenimento di queste tombe induce a ricostruire la presenza di un contiguo insediamento coevo. Di Stefano C.A., Mannino G., Carta Archeologica della Sicilia. Carta d'ltalia,f 249 (comprensorio di Palermo). Ouad. 2 del Bollettino dell'assessorato ai Beni Culturali Ed Ambientali della Sicilia. Accademia di Scienze. Lettere e Arti di Palermo. 1983, p. 34 n. 38 (con bibliografia precedente); Tusa S., La preistoria. Insediamenti. necropoli e siti della Conca d'oro, in Storia di Palermo I. Palermo 1999. p. 133 (con bibliografia precedente) Valutazione del rischio archeologico Progressiva in km del tracciato:ante inizio tracciato: Fermata Libertà Distanza dal tracciato: 100/300 m Rischio rispetto al tracciato:medio-alto Rischio rispetto a cantiere/opere accessorie: medio-alto