NEL NOME DEL PADRE MARCO BELLOCCHIO. Nuova versione 2011. una distribuzione:



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NEL NOME DEL PADRE di MARCO BELLOCCHIO Nuova versione 2011 una distribuzione: UFFICIO STAMPA CINECITTÀ LUCE Maria Antonietta Curione Tel. +39.06.72286408 Cell. +39.348.5811510 m.curione@cinecittaluce.it UFFICIO STAMPA FILM Studio PUNTOeVIRGOLA Tel. +39.06.39388909 info@studiopuntoevirgola.com www.studiopuntoevirgola.com

Cast Tecnico REGIA SCENEGGIATURA FOTOGRAFIA SCENOGRAFIA COSTUMI MONTAGGIO MUSICHE SUONO PRODOTTO DA Marco Bellocchio Marco Bellocchio Franco Di Giacomo Amedeo Fago Enrico Job Franco Arcalli Nicola Piovani Edizioni Musicali: General Music Fernando Pescetelli Franco Cristaldi HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA VERSIONE: MONTAGGIO COORDINAMENTO DI POST PRODUZIONE MONTAGGIO DEL SUONO EFFETTI DIGITALI SONORI FONICO DI MIX DISTRIBUZIONE DIRETTORE COMUNICAZIONE CINECITTÀ LUCE UFFICIO STAMPA CINECITTÀ LUCE UFFICIO STAMPA FILM Francesca Calvelli Alfredo Alvigini Irma Misantoni Emanuela di Giunta New Digital Roberto Cappannelli Cinecittà Luce Maria Carolina Terzi Tel: +39.06.72286231 mc.terzi@cinecittaluce.it Maria Antonietta Curione Tel. +39.06.72286408 Cell. +39.348.5811510 m.curione@cinecittaluce.it Studio PUNTOeVIRGOLA Olivia Alighiero: +39.335.6303795 Flavia Schiavi: +39.335.9793144 Anna Funtò +39.334.7998286 Chiara Lenzi: +39.333.3472894 info@studiopuntoevirgola.com www.studiopuntoevirgola.com DURATA 90 2

Cast Artistico ANGELO TRANSEUNTI VICE RETTORE BESTIAS FRANC CAMMA DIOTAIUTI BOCCIOFILI MATEMATICUS TINO LISETTA STATUA DELLA VERGINE MUSCOLO MARSILIO REMONDINI IL RETTORE GHIACCIO Yves Beneyton Renato Scarpa Piero Vida Aldo Sassi Marco Romizi Ghigo Alberani Gérard Boucaron Edoardo Torricella Tino Maestroni Gisella Burinato Luisa di Gaetano Claudio Besestri Livio Galassi Orazio Stracuzzi Christian Aligny Gianni Schicchi CON Laura Betti E CON LA PARTECIPAZIONE DI Lou Castel Un ringraziamento particolare a mio fratello PierGiorgio Bellocchio, Grazia Cherchi e Antonio Pellini che mi hanno aiutato nella stesura della sceneggiatura 3

Il film scelto da Marco Bellocchio in occasione della consegna del Leone d'oro è Nel nome del padre (1971) in una nuova versione realizzata appositamente. Non si tratta di un restauro ma di una nuova opera inedita e "attuale": un singolare Director's Cut che, per la prima volta, invece di durare più a lungo rispetto all'originale, risulta più corto: 90 minuti per questa nuova versione contro i 105 del film uscito in sala nel 1971. Sinossi È il 1958, l anno della morte di Pio XII, il più clericale e autoritario dei papi moderni. In un collegio, entra Angelo Transeunti (Yves Beneyton) bello, ricco, anticonformista, teorizzatore del superuomo. Con il suo arrivo, la vita del collegio viene sconvolta: il ragazzo mette in atto un piano di derisione distruttiva dell'istituzione contro il vicerettore Padre Corazza (Renato Scarpa); secondo la sua teoria per cui il potere ha bisogno della paura, realizza con un gruppo di studenti plagiati dal suo carisma, uno spettacolo grottesco e blasfemo che provoca lo scompiglio nell apparente ordine. Intanto gli inservienti del convitto - derelitti umani emarginati che subiscono l estremo sfruttamento mascherato da carità cristiana guidati da Salvatore (Lou Castel) si ribellano e scioperano. Transeunti fa espellere il vile prefetto Diotaiuti e mette a soqquadro il collegio: mascherato da cane si aggira per i locali portando a spalla il cadavere di un sacerdote, Matematicus. I convittori si rivoltano da lui capeggiati. Ma alla fine tutto resta immutato... 4

Marco Bellocchio sulla nuova versione di Nel nome del padre Il motivo per cui riprendo in mano Nel nome del padre con questa nuova versione non è per aggiungere, ma per sottrarre. Non accade spesso nel cinema perché solitamente la nuova versione di un film contiene sequenze che sono state tagliate nella prima versione per volontà del produttore che, contro il regista o d accordo con lui, ha accorciato il film pensando che così potesse piacere di più al pubblico. Uno degli esempi è Apocalipse Now che preferisco nella versione più breve. Non è stata un idea fissa, niente di persecutorio, eppure in questi quaranta anni mi è tornata in mente, a intervalli vari, anche lunghissimi, l idea, la convinzione che Nel nome del padre non avesse ancora trovato la sua forma definitiva. Nel nome del padre costituisce un eccezione, su tutti gli altri film non ho mai avuto di questi pensieri È l unico mio film su cui c era questo conto sospeso La prima revisione fu dopo la prima proiezione dell autunno del 71 a New York dove ebbe una critica elogiativa sul New York Times che però faceva notare una sovrabbondanza di simboli, una drammaturgia imperfetta E dal momento che Kim Arcalli era indisponibile con Franco Cristaldi e Silvano Agosti cominciammo a tagliare licenziando così la versione presentata all antifestival di Venezia del 72. In quegli anni si usciva da un illusione e da una sconfitta ancora senza morti e feriti, ma che preparava a una profonda generale depressione con esiti diversi: il terrorismo, la droga, la psicanalisi, il ritorno all ordine. Per me dopo la negazione della mia identità di artista (borghese) nei mesi della militanza marxista-leninista, ritornare al cinema fu, in un certo senso, una salvezza personale (la sopravvivenza al nulla), raccontando però in Nel nome del padre per il mio stato d animo di allora, una società finita, nella metafora di un istituzione chiusa: il collegio religioso (più che un carcere un manicomio). Ritornare in prigione era la dichiarazione della mia sconfitta rinchiudermi volontariamente in un istituzione mediocre, violenta a cui avevo cercato di ribellarmi negli anni precedenti senza successo, riconoscendo soltanto ai servi, ai sottoproletari una simpatia, una solidarietà a cui mi sentivo obbligato per i miei sensi di colpa di borghese privilegiato, di uomo senza stima verso se stesso. I servi (i vinti) sono gli unici personaggi che non sono visti con disprezzo. Anche loro sconfitti. Estremo pessimismo. Per quel sentimento, per quella inconsapevole disperazione volli dire tutto. Troppe parole. Concetti, messaggi Immaginare liberamente allora era proibito, inconcepibile, per cui oggi, che sono molto più libero di allora, tante immagini piene di parole che giudicavano, che spiegavano, ripetevano le spiegazioni, citavano, sono cadute. Molta cultura, figlia di quegli anni in quest ultima versione è stata almeno contenuta a favore della storia, dei personaggi, dei loro rapporti sentimentali Ho tagliato, accorciato, non ho aggiunto nulla. Ho voluto liberare le immagini cercando di privilegiare quanto di lieve, di caldo, di paradossale, di surreale anche di crudele - senza essere gratuitamente sadico di sarcastico, di raramente affettivo c era nel film. Beninteso il film, per quei pochi che si ricorderanno della prima versione italiana che è poi già la seconda versione, non è cambiato nei contenuti o nei significati, non è stato addolcito in alcun modo, non è meno violento, si può dire soltanto che in questa versione definitiva Nel nome del padre fa pensare un po meno a Brecht e un po più a Vigo, ben lontano comunque dalla sua innocenza Ogni opera si misura col tempo. Quando scrivi rispondi ad un preciso momento. Quanto poi un film del genere possa colpire lo spettatore di oggi non lo so Il film è quello di 40 anni fa. Ora è solo più libero, ma ha conservato tutto il suo pessimismo. Oggi è un tempo politicamente disperato. Quanto lo spettatore che non era neanche nato nel 1971 possa ricollegarlo al presente lo vedremo a Venezia 5 Marco Bellocchio

La stampa dell epoca su Nel nome del padre Alberto Moravia L Espresso, 24 settembre 1972 «Marco Bellocchio con questo In nome del padre ha fatto il suo film migliore, più motivato e più importante. Dal punto di vista formale è interessante notare con quanta naturalezza il regista passa da una dimensione naturalista a quella espressionista e viceversa, riuscendo così a rappresentare l oggetto e insieme a fornire il significato, a descrivere il reale e al tempo stesso a mostrarne le possibilità fantastiche. Espressioniste sono la sequenza degli schiaffi tra il padre e Angelo, la recita, la profanazione del cadavere. Sono cose che non avvengono nella realtà; e tuttavia non la smentiscono bensì la prolungano grazie alla coerenza visionaria propria dell immaginazione. Ma un esperienza diretta, materiata di schifata memoria sottostà a questa rappresentazione. Marco Bellocchio parla di cose che conosce benissimo; e quel che più importa, ne parla con una consapevolezza critico-storica rara tra i nostri registi.» Giovanni Grazzini - Corriere della Sera, 9 settembre 1972 «Succosa metafora della condizione religiosa e sociale degli anni sessanta, In nome del padre è un film provocante, dunque vitale e dove i simboli sono trasparenti. Scavalcando il reale plausibile è di fortissimo risalto espressionsitico, crudo nell affresco dell ambiente, feroce nel taglio dei tipi. Una fantasia potente lo governa.» Lietta Tornabuoni - La Stampa, 13 settembre 1972 «Il cinema del giovane Bellocchio, animato da spiriti naturalistici, si svolge nell ordine dei contenuti, la sua contestazione morde il sistema ai polpacci: la famiglia ieri [ ] la scuola autoritaria oggi, in questo suo terzo e notevole lungometraggio. [ ] l allegorismo del regista piacentino è per fortuna tale che si fa ammirare di per sé indipendentemente dai secondi significati, nella continua e sempre fervida combinazione dei suoi elementi plastici. [ ] il complesso è frappant e ribadisce la straordinaria felicità di un temperamento cinematografico. Ottimi gli interpreti.» Morando Morandini - Il Tempo, 3 gennaio 1972 «In nome del padre segna sugli altri due un progresso, o meglio, una maturazione che è politica, ma anche espressiva» Jean-Louis Bory, Le Nouvel Observateur, 11 febbraio 1973 «Film aspro e di una splendida aggressività. Contratto in una smorfia, forsennato, lirico. La sequenza del pranzo di Natale nel refettorio delle vittime schiavi ha la stessa potenza che in Buñuel, pensiamo al banchetto in Viridiana. La visita mistica della Vergine all allievo che si masturba, l abbattimento del fico miracoloso, lo stravagante delirio surrealista della recita scolastica: tutti magnifici esempi di cinema che scuote.» Jean de Baroncelli, Le Monde, 3 febbraio 1973 «C è in questo film una ricchezza d intenzioni che ne rende qualche volta oscura l anunciazione. Ma il furore, la veemenza dell autore passano nelle immagini. Come riconosce lo stesso Bellocchio, Franc e Angelo coabitano in lui. A Franc potremmo attribuire la prima parte del film, dimostrativa e sarcastica; ad Angelo la seconda, la più terrorista e caotica. L insieme costituisce un opera in cui il soffio ci tocca, la cui forza sovversiva ci scuote e i cui stessi oltraggi ci seducono. Marco Bellocchio ha tolto i pugni dalla tasca. E colpisce duro.» 6

Alfonso Madeo, Corriere della sera, 29 agosto 1972 <<BELLOCCHIO SFIDA IL PRODUTTORE E INAUGURA L ANTIFESTIVAL La copia di In nome del padre, non in programma, arrivata da Roma in tutta segretezza. Il regista ha voluto ribadire la prevalenza del diritto d autore nei confronti dei finanziatori.>> Colpo a sorpresa nella serata inaugurale delle Giornate del cinema italiano. [ ] Contro la decisione del produttore Franco Cristaldi, il regista Marco Bellocchio ha presentato un suo film Nel nome del padre che né la critica né il pubblico avevano ancora visto. Un autentico atto di sfida: un produttore dice no, il regista dice sì. Le conseguenze non potranno che essere clamorose. Da molti punti di vista se riflettiamo giuridico, contrattuale, morale e politico. Il caso scatenerà discussioni a non finire. In sostanza Bellocchio ha consegnato la proprietà del film alle associazioni di categoria esponendosi all eventualità di note penali. Appropriazione indebita o furto per uso? [ ] Egli stesso nella serata ha chiarito la sua posizione con un comunicato che dice: Insieme agli autori dell AACI e dell ANAC che condividono la responsabilità e il significato della scelta da me compiuta presento nella rassegna Giornate del Cinema Italiano il mio In nome del padre oggi nella materiale disponibilità dell AACI e dell ANAC le quali contestano l interpretazione restrittiva della legge fascista del 1941 sul diritto d autore che considera il produttore l unico proprietario del film. Ciò nella convinzione che una tale scelta non danneggia il prestigio del film e le sue possibilità di divulgazione, ma anzi che ne facilita la diffusione per un pubblico più qualificato e insieme più vasto. Ringrazio Marco Ferreri per aver voluto concedere al mio film la serata inaugurale. [ ] L affluenza dei cineasti italiani in Campo San Barnaba è costante: Cinecittà viene ad accamparsi a Venezia per testimoniare la sua rottura con l ufficilità del Lido. Oltre a Maselli e a Loy, sono già su piazza Gian Maria Volontè, Ugo Pirro, Bellocchio, Ferreri. Stanno arrivando Marcello Mastroianni, Petri, Pontecorvo, Bertolucci, Monicelli, Rosi. E una vera mobilitazione.» 7

Marco Bellocchio Nasce a Piacenza nel 1939. Nel 59 interrompe gli studi di filosofia alla Cattolica di Milano e si iscrive a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia. Tra il 61 e il 62 realizza i cortometraggi Abbasso lo zio, La colpa e la pena e Ginepro fatto uomo e si trasferisce poi a Londra dove frequenta la Slade School of Fine Arts. Il suo lungometraggio di esordio I pugni in tasca, presentato a Locarno nel 65, lo impone all attenzione internazionale. La sua filmografia comprende: 1965 I pugni in tasca 1967 La Cina è vicina 1967 Discutiamo, discutiamo (episodio di Amore e rabbia) 1969 Paola 1969 Viva il primo maggio rosso 1971 Nel nome del padre 1972 Sbatti il mostro in prima pagina 1974 Nessuno o tutti (poi noto come Matti da slegare) realizzato con Silvano Agosti, Sandro Petraglia e Stefano Rulli 1976 Marcia trionfale 1977 Il Gabbiano 1980 Vacanze in Val Trebbia (docu-fiction) 1980 Salto nel vuoto 1982 Gli occhi, la bocca 1984 Enrico IV 1986 Diavolo in corpo 1988 La visione del Sabba 1990 La condanna 1994 Il sogno della farfalla 1996 Il principe di Homburg 1999 La balia 2002 L ora di religione 2002 Addio del passato 2004 Buongiorno, Notte 2005 Il regista di matrimoni 2006 Sorelle 2009 Vincere 2011 Sorelle Mai TV 1978 La macchina cinema (realizzato con Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli) 1997 Sogni infranti 1998 La religione della storia 1999 Sorelle, Un filo di passione, Nina 2000 L affresco 2001 Il maestro di coro 2002 Vania 8