Il saggio è tratto da Voci della Scuola 2003. Idee e proposte per l organizzazione e la didattica, Tecnodid Editrice, Napoli, 2002.



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FLESSIBILITÀ Dino CRISTANINI Calendario scolastico Curricolo Individualizzazione Integrazione di sistemi Lavoro di classe Lavoro in piccolo gruppo Modulo Monte orario annuale Obiettivi specifici di apprendimento Orario obbligatorio Organico funzionale Organizzazione didattica Ottimizzazione POF Recupero Regolazione dei tempi Risorse professionali Unità Il concetto Flessibilità nel linguaggio comune risponde sostanzialmente a due significati, per diversi aspetti interconnessi: da una parte indica l adattabilità, la capacità di regolarsi in funzione delle contingenze, delle esigenze e dei problemi ambientali; dall altra la dinamicità, l apertura al futuro, la disponibilità ad accogliere il nuovo, a mettersi in gioco e a cambiare. Nello specifico linguaggio scolastico il termine flessibilità è stato utilizzato negli ultimi decenni in contrapposizione alla rigidità dell organizzazione didattica, individuata come una delle principali cause delle difficoltà della scuola a progettare e realizzare risposte adeguate alle peculiari esigenze del territorio e alle caratteristiche personali degli alunni. Alcuni spazi di flessibilità sono stati introdotti a metà degli anni settanta con la cosiddetta decretazione delegata che ha istituito i nuovi organi collegiali, innovato lo stato giuridico del personale della scuola, regolamentato la sperimentazione e l aggiornamento. Significativa di questa fase è stata la diffusione della problematica del curricolo e della sua programmazione, in contrapposizione alla rigidità, generalità e astrattezza dei programmi nazionali: tra le competenze del collegio dei docenti, infatti, si prevede la cura della programmazione educativa anche al fine di adeguare i programmi nazionali alle specifiche esigenze ambientali (v. voce Piani di studio personalizzati). È tuttavia con la legge-delega che ha introdotto l autonomia delle istituzioni scolastiche (legge 15 marzo 1997, n. 59) che gli spazi di flessibilità sono stati notevolmente incrementati. L art. 21, comma 8 recita: L autonomia organizzativa è finalizzata alla realizzazione della flessibilità, della diversificazione, dell efficienza e dell efficacia del servizio scolastico, alla integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all introduzione di tecnologie innovative e al coordinamento con il contesto territoriale. Essa si esplica liberamente, anche mediante il superamento dei vincoli in materia di unità oraria della lezione, dell unitarietà del gruppo classe e delle modalità di organizzazione e impiego dei docenti, secondo finalità di ottimizzazione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche, materiali e temporali. Nel Regolamento sull autonomia organizzativa e didattica (d.p.r. 8 marzo 1999, n. 275), vengono precisati gli ambiti di attuazione della flessibilità, che possiamo classificare in tre grandi categorie: - flessibilità del curricolo;

Dino Cristanini Flessibilità - flessibilità dell organizzazione didattica; - flessibilità nell impiego delle risorse professionali. Per una visione completa del quadro culturale e ordinamentale occorre in prospettiva tener conto anche del disegno di legge marzo 2002, n. 1306, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale, attualmente in discussione in Parlamento, nonché dei tre documenti diffusi durante l estate 2002 denominati rispettivamente Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle scuole dell infanzia; Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria; Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Secondaria di I, a supporto di iniziative sperimentali (v. voce Sperimentazione). La flessibilità del curricolo Il curricolo, secondo l accezione maggiormente accreditata in campo nazionale, è costituito dal complesso delle concrete esperienze e degli itinerari di insegnamento/apprendimento che una scuola progetta e offre agli allievi al fine di far loro conseguire le finalità educative e gli obiettivi di istruzione assunti come scopi del curricolo stesso. La concretizzazione delle indicazioni nazionali Un primo tipo di flessibilità del curricolo consiste, nella traduzione operativa delle indicazioni nazionali in concreti percorsi correlati alla specificità delle situazioni ambientali e individuali. L art. 4 del d.p.r. n. 275/1999 Autonomia didattica recita infatti: Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell art. 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo. L art. 8 del citato d.p.r. n. 275/1999 Definizione dei curricoli non prevede tra le indicazioni nazionali da emanare quelle riguardanti i contenuti (che potrebbero però essere introdotti sotto forma di obiettivi specifici di apprendimento relativi alle conoscenze). La flessibilità oggetto di questo paragrafo sembra perciò potersi realizzare come possibilità di individuare, entro certi limiti, i contenuti più adeguati per il conseguimento degli obiettivi prestabiliti e soprattutto come regolazione dei tempi e dei ritmi degli itinerari, oltre che naturalmente come ricerca delle metodologie più efficaci. I tre recenti documenti concernenti le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati offrono una interpretazione dell art. 8 che presenta qualche elemento di novità: gli obiettivi specifici di apprendimento determinati dal MIUR dovrebbero, infatti, essere trasformati prima in obiettivi formativi e poi in competenze degli allievi attraverso la mediazione professionale dei docenti, in base alle specifiche circostanze che caratterizzano le singole situazioni educative.

Flessibilità Dino Cristanini L introduzione di discipline e attività liberamente scelte dalle scuole Attualmente la somma delle ore assegnate alle discipline previste dai programmi nazionali coincide con l intero orario obbligatorio delle attività didattiche. L art. 8 del d.p.r. n. 275/1999 prevede invece che in futuro la quota nazionale si limiti ad una determinata percentuale, in modo da consentire che una parte (spesso impropriamente chiamata quota locale) del curricolo obbligatorio sia lasciata alla libera determinazione delle scuole, che potranno decidere se utilizzarla per incrementare le ore da destinare alle discipline della quota nazionale o se invece utilizzarla, in tutto o in parte, per introdurre ulteriori discipline da prevedere nell ambito del Piano dell Offerta Formativa (POF). In attesa dell attuazione definitiva dell art. 8 è possibile sfruttare questa opportunità nei limiti del 15% dell orario obbligatorio, ai sensi del D.M. n. 234/2000. Sempre per quanto riguarda il futuro, è da capire come troverà attuazione la disposizione della lett. l) dell art. 2 del disegno di legge 3 aprile 2002, n. 1306, secondo cui i piani di studio, nel rispetto dell autonomia delle istituzioni scolastiche, contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le tradizioni e l identità nazionale, e prevedono una quota, riservata alle Regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata alle realtà locali (v. voce Progettazione partecipata). Compensazioni fra le discipline e le attività dei programmi Il monte ore annuale di ciascuna disciplina stabilito ai sensi dell art. 8 del d.p.r. n. 275/1999, è suscettibile di incremento o diminuzione, secondo limiti percentuali da stabilirsi, in modo da realizzare compensazioni tra le discipline medesime, in base alle specifiche esigenze rilevate da ciascuna scuola. Attualmente tale possibilità è prevista in via sperimentale, nei limiti del 15% del monte orario annuale di ciascuna disciplina, dall art. 12, 2 comma, del d.p.r. n. 275/1999. Articolazione modulare dei percorsi disciplinari Il modulo è una unità formativa relativamente autosufficiente e indipendente, standardizzata o semistandardizzata, finalizzata al conseguimento di competenze accertabili, capitalizzabili e spendibili, variamente integrabile e combinabile con altre unità del percorso formativo. L articolazione modulare consente di organizzare i contenuti disciplinari anche di più discipline affini, nel modo ritenuto più efficace per l insegnamento/apprendimento, e comporta di conseguenza una riorganizzazione flessibile della distribuzione del monte orario annuale della/e disciplina/e. Verso i piani di studio personalizzati È la suggestione che proviene dai tre documenti sulle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati: l idea di base è che una quota oraria uguale per tutti gli allievi andrebbe destinata alla realizzazione del profilo educativo e culturale che gli studenti dovrebbero conseguire, mentre un altra parte, obbli-

Dino Cristanini Flessibilità gatoria/opzionale nella scuola dell infanzia e nella scuola primaria e facoltativa/opzionale dalla scuola media in avanti, dovrebbe essere gestita in modo flessibile e personalizzato a seconda delle necessità di ciascun singolo allievo rispetto al profilo da conseguire. La flessibilità dell organizzazione didattica Per organizzazione didattica si intende il risultato dell interazione di almeno quattro variabili significative: i tempi, le modalità di raggruppamento degli alunni, gli spazi, il numero dei docenti e la distribuzione dei compiti tra di essi. L organizzazione didattica è stata spesso definita anche come curricolo nascosto, curricolo implicito, curricolo materiale in quanto determina di fatto le esperienze che si possono o non si possono fare, influenzando anche le relazioni e le emozioni. Ci occupiamo in questo paragrafo delle prime due variabili, riservando il tema dei docenti al successivo. Il tempo scolastico È un tema che presenta una grande varietà di aspetti: il tempo annuale, settimanale e giornaliero; il tempo delle attività didattiche e il tempo di permanenza complessiva a scuola; il tempo delle discipline; il tempo dell alunno e il tempo degli insegnanti Le flessibilità previste dal quadro ordinamentale attuale, in particolare dalle norme sull autonomia, sono le seguenti: - adattamento del calendario scolastico, nel rispetto del monte orario annuale obbligatorio complessivo e di ciascuna disciplina, del numero obbligatorio dei giorni di scuola, delle funzioni di competenza delle Regioni in materia di determinazione del calendario scolastico; - distribuzione del monte orario annuale complessivo del curricolo anche in forma diversificata nelle diverse settimane dell anno scolastico, ferma restando l articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali; - articolazione dell orario complessivo di ciascuna disciplina anche in forma diversificata nel corso dell anno scolastico (v. anche più sopra l articolazione modulare dei percorsi disciplinari); - definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l unità oraria, fermi restando l orario obbligatorio annuale complessivo e delle singole discipline e gli orari di servizio dei docenti previsti dai vigenti istituti contrattuali. Le flessibilità elencate, opportunamente integrate con quelle degli spazi e dei gruppi di alunni, dovrebbero consentire un uso del tempo più efficiente ed efficace; ad esempio: organizzazione dei contenuti nel modo più produttivo per l apprendimento, valutando l opportunità di intensificare oppure di diluire nel tempo determinati temi e argomenti, nonché i collegamenti tra le discipline; valutazione dei tempi effettivamente necessari per conseguire gli obietti-

Flessibilità Dino Cristanini vi di ciascun modulo; ottimizzazione del tempo disponibile per la presentazione dei contenuti e cura del metodo di studio, come ad esempio nel modello della didattica breve ; individualizzazione dei percorsi e dei metodi; alternanza tra lezione frontale e attività di laboratorio, eventualmente opzionali e anche con funzione di valorizzazione degli interessi e delle motivazioni; attività di continuità, di orientamento e di integrazione dei sistemi formativi. L articolazione modulare dei gruppi di alunni Se la classe costituisce il raggruppamento fondamentale del sistema scolastico nazionale, con notevoli implicazioni anche sul piano amministrativo (ad esempio per quanto riguarda la determinazione degli organici), dal punto di vista didattico esiste una vasta gamma di possibilità di raggruppamento degli alunni, cha va dal lavoro individuale al lavoro di coppia e di piccolo gruppo al lavoro di grande gruppo comprendente anche più classi 1. Il lavoro di classe o anche talvolta in grande gruppo viene normalmente ritenuto funzionale alla lezione espositiva unidirezionale, alla trasmissione di contenuti. Il lavoro in piccolo gruppo risulta invece adeguato per attività di ricerca, di costruzione, di confronto e scambio, di lavoro in spazi specializzati, oltre che per le attività di individualizzazione finalizzate allo sviluppo delle diverse potenzialità degli allievi, al recupero degli alunni in difficoltà e all integrazione dei soggetti in situazione di handicap. Il lavoro individuale o di piccolissimo gruppo serve infine per interventi forti di recupero mirati sulle specifiche difficoltà di ciascun soggetto. Una efficace organizzazione didattica dovrebbe poter prevedere la costituzione del tipo di gruppo adeguato a ciascuna attività e ai relativi obiettivi. La diversificazione dei gruppi di alunni nell ambito della stessa può anche essere gestita dal singolo insegnante mediante la predisposizione di materiali di lavoro strutturati o semistrutturati, ma generalmente essa richiede l intervento contemporaneo di più docenti, e si intreccia perciò strettamente con la flessibilità dei tempi e dell impiego delle risorse professionali. La flessibilità nell impiego delle risorse professionali Il principio generale è contenuto nell art. 5 del d.p.r. n. 275/1999 Autonomia organizzativa: Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell offerta formativa. È il medesimo principio che dovrebbe fondare la gestione dell organico funzionale d istituto, previsto dall art. 1, comma 71, della legge n. 662/1996, dall art. 21, comma 9, della legge n. 59/1997, dall art. 5, comma 2, del d.p.r. n. 233/1998. 1 Per una rassegna analitica delle possibili forme di raggruppamento degli alunni v. il repertorio ORM, adattato da Elio Damiano e reperibile in Damiano,1995; Azzali-Cristanini, 1995 e Cristanini, 1997.

Dino Cristanini Flessibilità Anche in assenza dell organico funzionale, comunque, il principio della flessibilità nell impiego delle risorse professionali viene costantemente richiamato da diverse fonti normative, come ad esempio nel C.C.N.L. 26 maggio 1999. Art. 24 Modalità organizzative per l esercizio della funzione docente - Le istituzioni scolastiche adottano ogni modalità organizzativa che sia espressione di autonomia progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell offerta formativa. - Nel rispetto della libertà d insegnamento, i competenti organi delle istituzioni scolastiche regolano lo svolgimento delle attività didattiche nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni e nel C.C.N. Integrativo 31 agosto 1999, (art. 30, Attività da retribuire con il fondo a livello di istituzione scolastica) laddove si dichiara che ( ) con il fondo vengono retribuite la flessibilità organizzativa e didattica di cui al successivo art. 31. Art. 31 Criteri di retribuzione a carico del fondo dell istituzione scolastica della flessibilità organizzativa e didattica La flessibilità organizzativa e didattica consiste nelle prestazioni connesse alla turnazione e a particolari forme di flessibilità dell orario, alla sua intensificazione mediante una diversa scansione dell ora di lezione e all ampliamento del funzionamento dell attività scolastica, previste nel regolamento sull autonomia scolastica e nei decreti ministeriali che ne prevedono la sperimentazione. Gli scopi ai quali finalizzare la flessibilità sembrano essere sostanzialmente quattro: - individualizzare l insegnamento: l arco delle fonti normative in questo caso spazia dalla legge n. 517/1977 al D.M. n. 331/1998, che al 1 comma dell art. 45 recita testualmente: È rimessa alla competenza degli organi collegiali la progettazione di nuove forme di flessibilità dell organizzazione didatticoeducativa, che, in rapporto alle risorse di organico assegnate alla scuola, consentano di rendere meno determinanti i raggruppamenti di alunni per classe e le loro dimensioni, prendendo in considerazione la possibilità di programmare attività didattiche per gruppi ristretti di alunni oppure per gruppi più ampi di alunni iscritti a classi diverse, allo scopo di assicurare la maggiore efficacia possibile dell insegnamento, in rapporto alle potenzialità di apprendimento individuale ; - diversificare l offerta formativa, mediante l introduzione di laboratori e di attività opzionali; - ampliare l offerta formativa, mediante l ottimizzazione dell impiego delle risorse disponibili: cfr. in questo senso il 2 comma dell art. 45 del D.M.

Flessibilità Dino Cristanini n. 331/1998 e la lettera c) della C.M. n. 77/2002; forme di ampliamento possono essere considerate anche le iniziative di continuità (si pensi ad esempio ai cosiddetti prestiti professionali negli istituti comprensivi), di orientamento, di rapporti con il territorio e con il mondo del lavoro; - contenere la spesa pubblica, come richiesto ad esempio dalla legge n. 662/1996 (Collegata alla Finanziaria 1997), art. 1, comma 78: I capi d istituto sono autorizzati a ricorrere alle supplenze brevi e saltuarie solo per i tempi strettamente necessari ad assicurare il servizio scolastico e dopo aver provveduto, eventualmente utilizzando spazi di flessibilità dell organizzazione dell orario didattico, alla sostituzione del personale assente con docenti già in servizio nella medesima istituzione scolastica. Non si esclude infine, in presenza di risorse sufficienti, la possibilità di attuare forme di esercizio differenziate dell attività di insegnamento, a supporto degli alunni e della didattica.

Dino Cristanini Flessibilità OPPORTUNITÀ & RIFERIMENTI Si segnalano gli esiti delle sperimentazioni ministeriali sul tempo flessibile, sull organico funzionale, sull autonomia e i nuovi curricoli in 150 scuole superiori, rinvenibili nel sito del Ministero (www.istruzione.it). Per quanto riguarda il dibattito attuale sulla riforma del sistema scolastico si evidenziano: - Disegno di legge n.1306/2002, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale; - Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle scuole dell infanzia; - Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria; - Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Secondaria di I. Tra le esperienze di ricerca e formazione promosse dal Ministero si segnala il Progetto Copernico su cui è stato prodotto un set di Cd-Rom con testi esplicativi, cfr. anche siti del Ministero del CEDE e della BDP. RISORSE NORMATIVE - Legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Collegata alla Finanziaria 1997 - Misure di razionalizzazione della finanza pubblica). - Legge 15 marzo 1997, n. 59 (Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa - art. 21). - Decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233 (Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell art.21 della legge 15 marzo 1997, n. 59). - Decreto ministeriale 24 luglio 1998, n. 331 (Disposizioni concernenti la riorganizzazione della rete scolastica, la formazione delle classi e la determinazione degli organici del personale della scuola). - Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell art.21 della legge 15.3.1997, n. 59). - C.C.N.L. 26 maggio 1999, art. 24 (Contratto nazionale per il quadriennio 1998/2001). - Decreto ministeriale 3 giugno 1999, n. 141 (Formazione classi con alunni in situazione di handicap). - C.C.N.I 31 agosto 1999 (Contratto nazionale integrativo per il quadriennio 1998/2001). - D.I. 1 febbraio 2001, n. 44 (Regolamento concernente le Istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche ). - Circolare ministeriale 19 febbraio 2002, n. 16, prot. n. 22/VM (Dotazioni organiche del personale docente per l anno scolastico 2002-2003 Schema di decreto interministeriale). INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE - F. Azzali, D. Cristanini, Programmare oggi, Fabbri, Milano, 1995. - G. Bertagna, In nome della complessità, inserto di Scuola e didattica, n.18, La Scuola, Brescia, giugno 2002. - G. Cerini, D. Cristanini (a cura di ), A scuola di autonomia. Dal PEI al POF, Tecnodid, Napoli, 1999. - D. Cristanini, Programmare e valutare nella scuola materna. I modelli e le applicazioni, Fabbri, Milano, 1997. - D. Cristanini, Flessibilità curricolare, in L. Ruggiu (a cura di), Dizionario critico dell autonomia scolastica, Carocci, Roma, 2000. - E. Damiano (a cura di), Guida alla didattica per concetti, Juvenilia, Milano, 1995.