Appunti di una Lego terapia Mio figlio ha ricevuto in regalo per i suoi 5 anni la casetta Lego. Consiglio di acquistarlo per le sue potenzialità psicopedagogiche. Il piccolo G. ha subito proiettato se stesso nel setting identificandosi con il bambino della casa, a cui ha attribuito 10 anni, e dando il nome di papà e mamma ad altri due omini Lego presi da set che gli erano stati regalati precedentemente a Natale. Ha giocato molte ore con la casetta non nella sua stanza dei giochi bensì in cucina, dunque con me presente, riproducendo molte delle cose che lui fa solitamente in casa ma proiettandosi nel suo futuro di bambino di 10 anni faceva cose che richiedono maggiore responsabilità e
capacità, infatti giocava ad andare a fare la spesa per la mamma con il patto che la mamma dovesse sempre vederlo da lontano (nella realtà lui sa che può allontanarsi dai suoi genitori quando cammina per strada ma di pochi metri perché la mamma ed il babbo devono sempre poterlo vedere per sicurezza ) e a fare i compiti di matematica e geografia nella sua stanzetta. Il mio intervento era quello di interpretare la mamma che gli dice Bravo! per aver fatto i compiti, la spesa e per aver mangiato a tavola con mamma e papà. Ad un certo punto gli ho chiesto di prendere anche l altra casa dalla stanza dei giochi. Con il setting Lego ricevuto a Natale (si tratta del setting delle auto) il piccolo G. aveva infatti costruito una casetta utilizzando tutti i pezzi delle auto che aveva sentito la necessità di smontare. Questa casa era una grande stanza con il tavolo da pranzo al centro ed una cuccia per il cane disposta lateralmente. Dunque mio figlio ha preso l altra casetta e l ha disposta non molto lontano dalla casa nuova, affermando Questa è la casa vecchia.
E importante aggiungere che a novembre abbiamo cambiato casa, lasciando un appartamento in cui avevamo vissuto più di 3 anni. Abbiamo sentito l esigenza di comprare casa spostandoci in una zona della città residenziale ed il bambino ha naturalmente vissuto un profondo cambiamento. Ora si è perfettamente abituato alla nuova casa e talvolta si ricorda della vecchia, sempre con nostalgia, ma fiero comunque per la nuova che è tutta ristrutturata. Coerentemente nel gioco con la casa Lego è venuta fuori una esclamazione di fierezza per la casa nuova, il piccolo G. osservando la casa vecchia accanto alla nuova ha messo la mano sulla nuova affermando con molta dolcezza e guardandomi: Bella eh?. A questo punto si è rivolto verso la casa vecchia che ad un certo punto si rompeva Tutte le mura crollavano, infatti G. le staccava dicendo: Uh, si è rotto il muro, la casa è vecchia e continuando questo gioco fino a quando non ha smantellato tutto. Possiamo capire con quale intensità emotiva un bambino fa esperienza di un trasloco, tutta la sua casa, e dunque tutto il suo mondo viene smontato e
portato altrove. Io osservavo questo momento del gioco con molta empatia rispetto alla tristezza che è emersa. Il piccolo G. a questo punto ha osservato un aereoplanino costruito precedentemente assemblando dei pezzi Lego e ha staccato un pezzo all aereo. A questo punto si è messo a piangere dicendo che l aereo si era rotto. Ha dunque spostato l affetto sull aereoplanino poiché era troppo forte l intensità del sentimento verso l atto di aver smontato le mura alla casa vecchia. Io ho affermato: Sai le cose che si rompono possono essere trasformate in altre cose. Allora lui si è ripreso dal pianto ed ha finito di smontare l aereo ed è ritornato a giocare con la casa vecchia ricostruendola tutta e poi aggiungendo i pezzi dell aereo smantellato e dunque creando un ambiente molto dinamico. A questo punto io gli ho chiesto: Ma chi vive ora in questa casa?, e lui mi ha risposto Nessuno, non serve ancora a nessuno. Questo è un aggancio al reale poiché egli sa che la casa che abbiamo lasciato è probabilmente vuota dal momento che ogni giorno per andare a scuola (che non abbiamo potuto cambiare), il piccolo G. passa davanti
l abitazione e talvolta, mirandone le finestre sempre chiuse, mi chiede Ma ora ci abita qualcuno? intuendo che evidentemente è molto probabile che la casa sia rimasta vuota. Il bambino aveva proiettato inizialmente la fantasia che ci abitasse un altro bimbo, ma io ho spiegato che ci abita un vecchietto che è il nonno di quel bambino, volendo avvicinarmi più alla realtà dei fatti (la casa infatti è di proprietà di un signore anziano che però non la abita ed è appunto rimasta vuota). Dunque, tornando al gioco, inizialmente il piccolo G. ha affermato che la casa vecchia era vuota poiché ancora non serviva poi ha iniziato a fantasticare di un vecchietto che ci abita dentro ma non avendo un omino Lego disponibile mi ha detto: Ora vado a prenderlo e si è recato nella sua stanza dei giochi riportandomi un amino piccolo creato assemblando i mattoncini Lego e facendolo entrare nella casa vecchia. Infine ha messo il vecchietto a dormire nel letto costruito con un enorme spalliera (simile al nostro letto matrimoniale ma anche al letto matrimoniale dei nonni) e imitando il modo di russare tipico dei vecchietti.
A questo punto era contento. Ammirava sia la nuova casa, sia la vecchia e si divertiva a fare il verso del vecchietto che russa! Mi ha riempito di gioia questo gioco con mio figlio e consiglio a tutti i genitori di acquistare costruzioni Lego con setting che rimandano a scene di vita quotidiana, incluso gli animaletti lego (setting dello Zoo, per esempio). Il gioco ha un potenziale terapeutico fortissimo ed è molto importante far giocare i propri bambini con questo tipo di giochi semplici e complessi allo stesso tempo, che consentono di proiettare vissuti interiori. I giochi legati a personaggi televisivi con una storia ben definita (es: Mazinga, Lego Chima, Bat Man, Barbie, ecc ) non hanno lo stesso valore terapeutico poiché non consentono al bambino di poter facilmente proiettare elementi d vita personali. Più è definito il personaggio e più rimanda a storie proposte dalla TV, meno consente al bambino di sbizzarrirsi con la fantasia proiettando se stesso nel gioco. Melanie Klein ha descritto i giochi ideali per bambini, affermando che devono essere non troppo grandi, idealmente devono essere contenuti nella mano del
bambino (facili da maneggiare con una sola mano) e abbastanza neutri da consentire al bambino di viverli simbolicamente. Eleonora Capuozzo Napoli, 7 aprile 2014