ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA

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ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA DAI CICLOPI AGLI ECISTI SOCIETÀ E TERRITORIO NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA San Cipirello (PA), 16-19 novembre 2006 FIRENZE 2012

ENTI PROMOTORI Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Assessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I. Comune di San Cipirello Unione de Comuni Monreale Jetas Centro Siciliano di Preistoria e Protostoria Archeoclub di Corleone COMITATO D ONORE A. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici, M. Tosi, V. Tusa, G. Voza CON IL SOSTEGNO DI Soprintendenza BB CC AA Agrigento Soprintendenza BB CC AA Caltanissetta Soprintendenza BB CC AA Catania Soprintendenza BB CC AA Enna Soprintendenza BB CC AA Messina Soprintendenza BB CC AA Palermo Soprintendenza BB CC AA Ragusa Soprintendenza BB CC AA Siracusa Soprintendenza BB CC AA Trapani Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico L. Pigorini Museo Archeologico Regionale, Agrigento Museo Archeologico Regionale A. Salinas, Palermo Museo Archeologico Regionale P. Orsi, Siracusa Museo Agostino Pepoli, Trapani Museo Archeologico Regionale della Villa del Casale di Piazza Armerina Museo Archeologico Regionale di Camarina Museo Archeologico Regionale di Gela Museo Archeologico Regionale Eoliano L. Bernabò Brea Museo della Ceramica di Caltagirone Museo di storia naturale e del carretto di Palazzo d Aumale, Terrasini Parco Archeologico Regionale di Agrigento COMITATO SCIENTIFICO Paleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. Martini Neolitico: V. Tinè, S. Tusa Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa Età del Ferro: R.M. Albanese Procelli Interazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi Coordinamento: S. Tusa SEGRETERIA ORGANIZZATIVA C. Buccellato, A. Scuderi, A. Vintaloro, E. Viola REDAZIONE DEGLI ATTI Enrico Procelli In copertina: Vaso della cultura di Serrafarlicchio Istituo Italiano di Preistoria e Protostoria, 2012 Via S. Egidio, 21-50122 Firenze tel. 055/2340765 - fax 055/5354821 www.iipp.it - e-mail: iipp@iipp.it

FABRIZIO NICOLETTI * - SEBASTIANO TUSA * Nuove acquisizioni scientifiche sul Riparo del Castello di Termini Imerese (PA) nel quadro della preistoria siciliana tra la fine del Pleistocene e gli inizi dell Olocene Sito a mezza costa del promontorio di Termini Imerese (fig. 2.C-D), il Riparo del Castello venne scoperto nel 1899, durante il rifacimento di un tortuoso sentiero che congiungeva l acrocoro termitano con il mare. Il riparo (fig. 2.A-B) è un ampio ingrottamento a pareti curve, sito in una interfaccia geologica fra calcari e radiolariti allargata da fenomeni di percolazione. Orientato in senso NE-SW, con accesso da Occidente, e posto ad una quota media di 50 m s.l.m., esso è lungo una cinquantina di metri e profondo al massimo sette. Il sito venne inizialmente scavato da S. Ciofalo (1900), C. Palumbo e G. Patiri, che nell arco di un quindicennio rimossero gran parte del deposito antropico. Il Patiri pubblicò ripetutamente le proprie ricerche (1902; 1903; 1909; 1910; 1915a; 1915b) che ebbero se non altro il merito di rendere note le industrie litiche del sito, divenute famose per gli allora poco noti geometrici. L interesse suscitato da queste scoperte (Giuffrida Ruggeri 1907; Regalia 1907; Schweinfurth 1906, 1907; Raymond 1909) creò un clima di eccessiva attesa per il primo scavo sistematico che nel 1916 vi condusse E. Gabrici (1930-31). L edizione dello scavo rivelava tre livelli di vita in un deposito spesso ca. 3,5 m, dei quali i due superiori con ceramiche e quello inferiore senza. I quintali di materiale archeologico portati in luce non vennero pubblicati, e sebbene periodicamente esaminati da diversi studiosi (Battaglia 1922; Rellini 1926; Vaufrey 1928, p. 196; Laplace 1966, pp. 326-327; Acanfora 1947; Zampetti 1984-87; Sebasti 1995; Bruno et alii 1997) rimasero sostanzialmente inediti. Lo scavo del 1916 fu anche l ultimo, prima di quello che andremo a presentare. * Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli; e-mail: fabrizio.nicoletti@tiscali.it; sebtusa@archeosicilia.it.

304 F. NICOLETTI - S. TUSA STRATIGRAFIA E CRONOLOGIA Il saggio da noi condotto (fig. 2.A-B), allocato tra il riparo e il talus, misurava 3 x 1,60 m ca., con il lato lungo orientato in senso WE. Essendo posto al limite di una sezione inclinata, esposta da mezzi meccanici anni addietro, il suo asse massimo è progressivamente aumentato sul lato E, fino ad una lunghezza di 2,50 m. Nel deposito stratificato (fig. 1 A), spesso 4,10 m, sono stati distinti quattro orizzonti, talvolta suddivisibili in sottofasi. La fase più antica, spessa 60 cm, è una sequenza di accumuli, ricchi di industrie litiche ma poveri di faune, la cui matrice ha consentito di distinguere tre sottofasi: l inferiore (1A) caratterizzata da radiolariti; l intermedia (1B) da ceneri sciolte; la superiore (1C) caratterizzata ancora da radiolariti. Alcuni distacchi dalla volta segnano la fine di questa fase ma non della frequentazione del sito. Sopra il crollo si stende il primo di tre successivi paleosuoli, cui si associano altrettanti focolari a complessità stratigrafica crescente, che caratterizzano le tre diverse sottofasi del secondo orizzonte, il cui deposito è spesso 1,10 m. Al primo paleosuolo (2A) si associa un focolare delimitato da un circolo di pietre. Il successivo (2B) associa un focolare con articolata stratigrafia collocato entro una conca artificiale. Il terzo paleosuolo (2C) è associato a un focolare del diametro di oltre due metri (fig. 1 B); esso è contenuto entro una fossa, rinforzata su un margine da lastre litiche disposte a coltello e colmata da un accumulo drenante di chiocciole macinate e ghiaia. Su quest ultimo si trova una sequenza di livelli di carboni alternati a sottili straterelli circolari di cenere compressa. Un piccolo accumulo terroso (2C1/2C2), intercalato tra due sequenze di questo tipo che occupano punti diversi della fossa (2C1 e 2C2), segna una discontinuità nell uso del manufatto. Gli abbondanti rinvenimenti del secondo orizzonte comprendono industria litica, malacofauna marina e continentale e resti di cervo rosso ed equidi. La natura residuale delle ultime unità stratigrafiche del focolare e il cambiamento dei sedimenti nel deposito sovrastante, indicano l esistenza di una fase erosiva al termine del secondo orizzonte. È pertanto probabile che l interfaccia tra l ultimo focolare e il deposito ad esso sovrapposto segni una lacuna stratigrafica. La terza fase è costituita da un unico accumulo, spesso 1,20 m, privo di discontinuità interne. Caratteristiche sono l abbondante industria litica di aspetto epigravettiano, con sporadici manufatti in ossidiana, l assenza di equidi, le scarse attestazioni di ceramica di impasto buccheroide levigato alla stecca. Netto è il cambiamento al passaggio tra la terza e la quarta fase, una sequenza di

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 305 Fig. 1 - Termini Imerese, Riparo del Castello: sezione stratigrafica (A) e dettaglio del focolare (B).

306 F. NICOLETTI - S. TUSA Fig. 2 - Termini Imerese, Riparo del Castello: A-B) pianta e sezione del riparo con la localizzazione del saggio (dis. A. Bonura); C-D) modello matematico del promontorio su cui sorge il riparo (dis. P. Ricordi); E) grattatoi (dis. I. Torretta).

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 307 crolli che caratterizza l ultimo orizzonte stratigrafico. La serie inizia con un piccolo crollo (4A), sul quale vi sono lembi di una paleosuperficie associata ad un focolare stratificato (4B). Su tali resti si sovrappongono tre grandi crolli (4C), che segnano la fine della vita antropica del riparo, ormai ostruito fin quasi alla volta. La quarta fase, rimaneggiata in età storica, ha restituito frammenti di impasto talora riconducibili ad uno stile di Serraferlicchio di grande qualità, associati ad ossa umane in giacitura secondaria. Tab. I - Termini Imerese, Riparo del Castello: datazioni AMS. CAMPIONE US FASE DATAZIONE B.P. cal 1 a.c. cal 2 a.c. OxA-9997 8 4A 5215 ± 40 4220 (4210, 4050) 3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 480) 3970 OxA-9998 9 3 5220 ± 40 4220 (4200, 4050) 3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 4080) 3950 OxA-9975 9 3 11070 ± 130 11230 10960 11500 (10850, 10800) 10700 OxA-9999 9 3 5214 ± 40 4045 3970 4220 (4190, 4170, 4120, 4110, 4090, 4080) 3950 OxA-10000 9 3 5318 ± 40 4230 (4180, 4170) 4040 4320 (4300, 4250, 4040, 4020) 4000 OxA-9976 9 3 10030 ± 130 9950 (9900, 9800) 9300 10400 9200 OxA-10105 9 3 10520 ± 65 10870 (10770, 10710, 10620, 10580) 10380 OxA-10001 9 3 5240 ± 45 4220 (4200, 4160, 4150, 4140, 4120, 4050) 3970 10950 10100 4230 (4190, 4170) 3960 OxA-9977 20 2C2 9580 ± 160 9210 (8780, 8770) 8740 9350 8450 OxA-9978 22 2C1 11350 ± 100 11480 11220 11850 (11700, 11550) 11050 OxA-9979 34 2C1 11380 ± 180 11850 (11750, 11600) 11150 OxA-10002 35 2B 12670 ± 65 13600 (13200, 12900) 12400 OxA-10003 40 2B 12800 ± 60 13800 (13200, 12800) 12400 11900 10950 13700 12300 13900 12400

308 F. NICOLETTI - S. TUSA OxA-10037 47 1C 12855 ± 70 13900 (13200, 12800) 12500 14000 12400 OxA-10038 48 1C 12975 ± 70 14000 13300 14100 12600 OxA-10039 50 1A2 13265 ± 70 14300 13700 14600 13100 OxA-10040 52 1A2 13485 ± 80 14550 13950 14900 13600 La cronologia assoluta della sequenza stratigrafica (tab. I) è assicurata da 17 campioni organici sottoposti all analisi del C14 e provenienti dalle più significative unità stratigrafiche di ciascun orizzonte. Utilizzando i dati non calibrati, in anni dal presente, i quattro orizzonti del riparo si scaglionano lungo un periodo che va dalla fine del Paleolitico superiore al primo Eneolitico, con una significativa lacuna tra il Mesolitico avanzato e il primo Neolitico. I livelli del primo orizzonte forniscono quattro datazioni comprese tra 13485 ± 80 e 12855 ± 70; quelli del secondo orizzonte vengono datati da cinque campioni tra 12800 ± 60 e 9580 ± 160. Il primo orizzonte andrebbe pertanto compreso entro la fine del Dryas inferiore e il Bölling, e confrontato con i corrispondenti livelli di Grotta dell Acqua Fitusa e Grotta Giovanna. Il secondo orizzonte ricadrebbe invece tra il Dryas 3 e il Preboreale, al pari dei livelli inferiori della Grotta dell Uzzo (Segre e Vigliardi 1983). In tal caso il crollo che separa le due fasi sarebbe stato generato da quei fenomeni xerotermici che in molte grotte siciliane accompagnano il periodo compreso tra il Dryas inferiore e l Alleröd. Le sette datazioni del terzo orizzonte forniscono dati contraddittori: tre di esse, comprese tra 11070 ± 130 e 10030 ± 130, ricadono entro la fine del secondo orizzonte; le altre quattro, tra 5318 ± 40 e 5214 ± 40, si collocano invece nel pieno Neolitico. I sette campioni, che provengono dall intero deposito di terzo orizzonte senza alcun ordine cronologico, confermano le contraddizioni nella cultura materiale dello strato: il potente ed uniforme accumulo è un aggregato eterogeneo di materiali paleo-mesolitici e neolitici, formatosi durante il Neolitico o alla fine di esso. Il terzo orizzonte indizia una frequentazione neolitica i cui resti in giacitura primaria, se esistono ancora, andranno cercati in altri punti del riparo. Tra il secondo e il terzo orizzonte le datazioni comprendono un gap di cinque millenni. In termini stratigrafici esso deve corrispondere alla fase erosiva che ha distrutto parte del deposito archeologico alla fine del secondo orizzonte, e della quale lo stesso deposito del terzo orizzonte deve essere considerato l evento conclusivo. Una datazione al 5215 ± 40 dal presente, colloca, infine, l inizio del quarto orizzonte nell antico Eneolitico. S.T.

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 309 INDUSTRIE LITICHE Qualche cenno sull industria litica, adesso che è possibile correlarla con una stratigrafia. Il saggio ha restituito ca. 28.000 manufatti, in selce e quarzite. Escludendo il deposito di terzo e quarto orizzonte, e limitando la ricognizione ai pezzi ritoccati paleo-mesolitici, nelle prime due fasi del riparo vi sono 4.407 tipi primari. Di essi, 2.050 provengono dal primo orizzonte, i rimanenti dal secondo (Tab. II). Da un punto di vista tecnico e tipometrico l industria presenta caratteri omogenei in entrambe le fasi. L indice di allungamento è sempre più accentuato tra gli erti differenziati; si riduce sensibilmente tra i grattatoi e soprattutto nel substrato, dove talora si inverte il rapporto tra lame e schegge. I supporti sono quasi sempre piatti, al punto che la presenza di carenati, limitata ai grattatoi, è sporadica. Le dimensioni assolute sono invece molto varie, sebbene non sia stato fatto uno studio in proposito. I ritocchi prevalenti sono, nell ordine, l erto, quasi sempre superiore alla metà del totale, il semplice e il soprelevato in proporzioni quasi uguali. Testimoniati con meno dello 0,5 %, sono i ritocchi bulino, piatto e scagliato. I ritocchi erti e quelli soprelevati, questi ultimi quasi esclusivi dei grattatoi, sono sempre profondi e scalariformi, i primi non di rado bifacciali o alternanti. I ritocchi semplici sono invece in prevalenza marginali o poco profondi, con delineazione intermedia tra la rettilinea e quella denticolata, al punto da non essere sempre distinguibile. Nessun tipo primario che incida sensibilmente nei caratteri dell insieme può dirsi caratteristico di un solo livello. I tipi principali ricorrono in tutto lo spessore del deposito, anche se talora mutano i rapporti quantitativi tra classi di manufatti o fra tipi specifici di uno stesso gruppo. In genere, le variazioni quantitative non sono tali da giustificare l ipotesi di importanti mutamenti strutturali nel corso del tempo, piuttosto che di normali oscillazioni giustificate dalla limitatezza del sondaggio, con una sola significativa eccezione. Questa, piuttosto che distinguere le industrie dei due orizzonti, pone una linea di demarcazione all interno della prima fase, precisamente tra i manufatti della sottofase 1A1 e quelli dei livelli successivi. Tab. II - Termini Imerese, Riparo del Castello: struttura essenziale, elementare e sviluppata dell industria litica. Tipologia secondo Laplace 1964.

310 F. NICOLETTI - S. TUSA TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c B 0,3 0,3 0,2 0,3 0,4 0,4 -diedri 0,3 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4 B5 0,3 0,1 0,2 0,3 0,4 0,4 -su ritocco 0 0,1 0 0 0 0 B7 0 0,1 0 0 0 0 -Bd/Br 0 1 0 0 0 0 G 19,3 14,9 16,6 20,3 12,3 9,7 -frontali 14,7 10,2 10,2 14 7,6 6,2 G1 2,6 1,3 2,1 3,9 4 2,6 G2 7,5 6 5,1 6 1,6 1,8 G3 0,7 0,5 1,1 1,3 1,4 0,9 G4 3,6 2,2 1,7 1,9 0,8 0,7 FrG1-3 0,3 0,3 0,2 0,9 0,5 0,2 -Gfl/Gfc 2,4 2,7 2,6 3,1 2,6 2,9 -circolari 0 0 0 0 0 0 -i.r.g5 0 0 0 0 0 0 -a muso 3,3 2,6 4,7 3,9 3,6 3,1 G6 1,6 2,2 4,3 2,9 3,4 3,1 G7 1,6 0,4 0,4 1 0,2 0 -carenati 1,3 2,2 1,7 2,3 1,2 0,4 G8 0,7 2,1 0,7 0,9 0,5 0,2 G9 0,7 0,8 0,9 1,5 0,7 0,2 R3 0,7 0,3 0,1 0,3 0,5 0,9 R4 0 0,1 0 0 0,1 0 R5 0 0,1 0 0 0 0 Fr.L-R 11,4 4,3 8,1 4,5 6,3 6,4 A 0 0,3 0,6 0,1 0 0 A1 0 0,1 0 0 0 0 A2 0 0,1 0,6 0,1 0 0 PD 4,6 11,7 14,9 14,7 11,2 9,9 PD1 0 0 0,2 0,3 0,3 0 PD2 0,3 1,9 2 1,3 3,3 2,4 PD3 0,3 0,1 0,5 0,1 0,1 0,2 PD4 3,6 8,6 11,3 11,2 7,2 6,4 PD5 0 1 0,8 1,3 0,2 0,7 PD6 0,3 0,1 0,1 0,4 0 0 LD 2,6 5,7 5,3 6,3 7,1 5,9 LD1 0 0 0,3 0,4 1,2 0,4 LD2 2,6 4,7 4,8 5,4 5,8 5,1 LD3 0 0 0 0 0 0,4 LD4 0 0,9 0,7 0 0,1 0 LD5 0 0,1 0,5 0,4 0,1 0 -i.r.crans 1,7 3,8 4,4 4 0,9 2,1 DT 4,2 2,7 2,8 4,4 5,8 3,7

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 311 TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c B/G 0,02 0,02 0,01 0,01 0,03 0,04 AD 37,9 60,4 61,1 58,7 55,9 62,6 T 6,7 3,3 2,2 5,7 7,1 7,5 T0 0 0 0 0,3 0,6 0 T1 1,6 17 0,5 1,2 3,4 3,3 T2 3,6 0,9 0,9 2,3 1,5 1,5 T3 1,6 0,8 0,7 1,9 1,7 2,6 -i.r.t 18,1 5,5 3,6 9,7 12,8 11,9 Bc 0,3 0,1 0 0,4 0,5 0 Bc1 0,3 0,1 0 0,1 0,2 0 Bc2 0 0 0 0,3 0,2 0 F 0,7 0,4 0,2 0,1 0,4 0,9 F1 0 0 0 0 0 0,2 F2 0,3 0 0 0 0,1 0 F3 0 0 0 0,1 0 0 F10 0,3 0,4 0,2 0 0,3 0,7 Substrato 41,8 24 22,1 20,4 30,9 26,1 P 1,6 0,6 0,5 1,2 0,5 0,7 P1 0,3 0,4 0,1 0 0,2 0,2 P2 1 0,3 0,3 1 0,1 0,2 P3 0,3 0 0 0 0,2 0 P4 0 0 0,1 0,1 0 0 DT1 2,9 0,8 1 0,4 1,6 0,9 DT2 1 0 0,1 0 0 0,2 DT3 0 0,1 0,1 0,7 0,2 0 DT4 0,3 0,5 0,2 0 0,4 0,2 DT5 0 0,1 0 0,3 0,1 0,2 DT6 0 0 0,3 0,1 0,6 0 DT7 0 0,8 0,6 1,3 1,9 1,5 DT8 0 0,4 0,4 1,5 1,1 0,7 -i.r.dt 11,2 4,4 4,6 7,5 10,3 6 Gm 4,9 8,4 3 1,6 3,6 9 Gm1 0 1,3 1 0,7 0,2 0 Gm2 0 0 0,2 0 0,1 0,2 Gm3 3,6 5,4 1,6 0,6 1,7 4 Gm4 1 1,1 0,2 0,3 0,9 1,8 Gm5 0,3 0,8 0,2 0 0,3 1,3 Gm6 0 0,1 0 0 0 0,2 Gm7 0 0 0 0 0,1 1,5 Gm8 0 0 0 0 0,1 0 -i.r.gm 12,9 14 4,9 2,7 6,5 14,4 Fr.AD 14,4 28,4 32,8 25,5 20,5 26,6 D 10,5 5,7 5 3,8 5,1 3,5 D0 0 0 0 0,1 0,6 0,2

312 F. NICOLETTI - S. TUSA TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c TIPO 1a1 1a2 1bc 2a 2b 2c P5 0 0 0 0 0 0,2 L 11,8 9,1 4,6 7,7 11,8 6,8 L0 0,3 0,1 0 0,1 0,2 0,4 L1 6,2 2,6 0,9 1,9 3,5 3,3 L2 1,3 1,1 0,5 0,9 1 0,2 R 6,2 4 3,1 3,1 7,1 8,8 R0 0,7 0,1 0 0,1 0,7 0,7 R1 1,6 1,1 1,2 0,6 4,8 5,5 R2 2,6 1,4 0,9 1,3 1 1,3 D1 3,9 3,4 2,4 1,8 2,4 2 spina 2,6 1,1 0,9 1 1,1 0,4 D2 2,9 1 1,3 0,7 1,1 0,9 D4 1 0 0,3 0,1 0 0 D8 0 0,1 0 0 0 0 E 0,3 0 0,1 0 0 0 E 0,3 0 0,1 0 0 0 Dv 0 0 0 0,1 0,1 0,2 TOTALI 306 783 961 685 1217 455 Bulini, becchi, punte (fig. 3.33), erti indifferenziati e scagliati si devono considerare appena presenti, con percentuali che non raggiungono quasi mai l 1%. I primi si limitano solo a pochi esemplari su frattura con sporadiche attestazioni di esemplari su ritocco. Il gruppo in assoluto più rappresentato è quello dei grattatoi (figg. 2.E; 3.1-2), con percentuali oscillanti, secondo i periodi, tra il 10 e il 20% ca. Le percentuali maggiori si registrano all inizio di entrambi gli orizzonti. Sebbene il tipo a muso semplice sia sempre ben rappresentato (fig. 2.E.10), tre quarti del gruppo sono costituiti da esemplari frontali, spesso multipli, tendenzialmente corti. La presenza del ritocco laterale (fig. 3.E.4,6-9) scema visibilmente nel corso del tempo, fin quasi a scomparire nella sottofase 2C, quando la percentuale del gruppo raggiunge valori minimi. Tra gli erti differenziati le troncature (fig. 3.3) oscillano tra il 2,2 e il 7,5%, con una maggiore oscillazione entro il primo orizzonte. Ancora maggiore è l oscillazione delle punte a dorso (fig. 3.4-7), tra il 4,6 e il 14,7%; la percentuale minima si registra nella sottofase 1A1, con un trend più alto e stabile, tra 10 e 15%, negli altri periodi. In questo gruppo, benché vi siano rappresentati anche solo sporadicamente quasi tutti i tipi primari, il grosso è costituito dal tipo a dorso totale, sia rettilineo che

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 313 Fig. 3 - Termini Imerese, Riparo del Castello: 1-2) grattatoi carenati; 3) troncatura; 4-7) punte a dorso; 8-9) lame a dorso; 10-20) dorsi con troncatura; 21-28) geometrici; 29-32) microbulini; 33) punta; 34-35) lame ritoccate; 36-38) raschiatoi; 39-45) denticolato (dis. I. Torretta).

314 F. NICOLETTI - S. TUSA curvo. Anche le lame a dorso (fig. 3.8-9), presenti in quantità variabili tra il 2,6 e il 7,1%, con lo stesso trend delle punte, offrono uno spettro tipologico quasi completo, seppure incentrato nel tipo più semplice. L indice ridotto dei crans, comunque inferiore a 5, segue un andamento parabolico, in crescita fino alle fasi centrali della stratigrafia per poi declinare. I dorsi con troncatura (fig. 3.10-20) hanno oscillazioni comprese fra il 3 e il 6% ca. Questo è l unico gruppo in cui non si ravvisano tipi primari dominanti: l intero spettro tipologico vi è rappresentato con percentuali che raramente sfiorano o superano l 1%. È tuttavia significativo che le punte a dorso con base troncata (fig. 3.14-20) compaiano solo dalla sottofase 1A2 e mostrino tendenza al consolidamento nelle fasi successive. Quello dei geometrici (fig. 3.21-28) è il gruppo dalle maggiori oscillazioni, tra l 1,6 e il 9%. All interno del primo orizzonte la loro presenza segue un andamento parabolico, da un 5% iniziale fino ad un 8,4% della sottofase centrale e quindi un progressivo decremento fino agli inizi del secondo orizzonte; dai livelli centrali di quest ultimo il trend torna in risalita fino alla sommità del deposito, quando si raggiungono le maggiori attestazioni. La varietà tipologica rimane invece costante e incentrata sui triangoli (fig. 3.24-26): la presenza di segmenti (fig. 3.21-23) e di trapezi (fig. 3.27-29) è solo sporadica, ma questi ultimi aumentano in quantità alla sommità del deposito. Tra gli erti differenziati il gruppo più numeroso è tuttavia quello dei frammenti, in alcuni livelli fino a un terzo dell industria ritoccata. Non è escluso che le fratture costituiscano un procedimento intenzionale per la produzione di tipi specifici, al pari dei microbulini, ordinari (fig. 3.30-31) e K (fig. 3.29,32), molto frequenti tra i ritagli. Il substrato è quasi equamente diviso tra lame, raschiatoi e denticolati. Le prime (fig. 3.34-35), che decrescono nel primo orizzonte e oscillano nel secondo, complessivamente tra 5 e 12% ca., prevalgono sempre sui raschiatoi (fig. 3.36-38), tranne che nei livelli terminali. I denticolati (fig. 3.39-45) seguono un trend simile ma nei livelli più antichi la loro presenza è doppia (10,5%) rispetto alle percentuali dei livelli successivi, comprese fra 3,5 e 5,7%. Globalmente considerata, l industria del Riparo del Castello appare divisibile in due complessi principali, tuttavia accomunati dai medesimi tipi primari che la ascrivono alla tradizione epigravettiana dell isola. Il complesso rappresentato dalla sottofase 1A1 si differenzia da tutti i livelli successivi per la diversa incidenza degli Erti differenziati: il 37,9% contro oscillazioni comprese tra il 55,9 e il 62,6% dei periodi successivi. Tale differenza è equamente distribuita in tutti i gruppi interessati ma sembra influenzata anche dai rapporti tra singoli gruppi. Nel complesso più antico il gruppo più attestato è quello delle troncature, mentre è paritario il rap-

NUOVE ACQUISIZIONI SCIENTIFICHE SUL RIPARO DEL CASTELLO 315 porto tra i geometrici e i dorsi con troncatura. Questi tre gruppi hanno anche indici ristretti tra i più elevati. Le altre peculiarità del complesso sono l alta percentuale dei grattatoi e soprattutto quella del Substrato. Limitando i richiami alle industrie di cui sia noto il contesto, questi caratteri sono agevolmente confrontabili con quelli dei più antichi complessi dell Epigravettiano finale siciliano, quali li conosciamo all Acqua Fitusa (Bianchini e Gambassini 1973) e soprattutto a Grotta Giovanna (Vigliardi 1982) e nei livelli inferiori di San Teodoro (Vigliardi 1968). Questi complessi si legano al nostro anche riguardo alle datazioni assolute. Nel secondo complesso del riparo sono le punte a dorso a prevalere, mentre il rapporto fra geometrici e dorsi con troncatura subisce oscillazioni vistose conseguenti agli incrementi dei geometrici nelle sottofasi 1A2 e 2C. Tra questi estremi, le parti centrali del deposito, cioè le sottofasi 1BC, 2A e 2B, mostrano una presenza minoritaria o persino residuale di geometrici, raggiunti o superati in quantità dai dorsi con troncatura. Se tali oscillazioni sono un fenomeno strutturale il secondo complesso del riparo offre la dimostrazione stratigrafica dell esistenza di due distinte fasi epigravettiane con accentuato sviluppo di geometrici (Segre e Vigliardi 1983). In tal caso l industria della sottofase 1BC ci appare come uno sviluppo della precedente, mentre le industrie dei livv. 2A e 2B trovano confronti nei complessi di San Teodoro superiore e soprattutto Levanzo str. 3 (Vigliardi 1982), e quindi con la seconda fase dell Epigravettiano finale siciliano, anche per quanto attiene alle datazioni radiometriche. L ultimo insieme a geometrici del riparo, l industria della sottofase 2C, l unica con significativa presenza di trapezi, può forse confrontarsi con manifestazioni solitamente collocate nel Mesolitico, quali le industrie di Grotta dell Uzzo (Piperno et alii 1980) e del Riparo di Sperlinga (Biddittu 1971). Prescindendo dai numerosi complessi datati a fasi pleistoceniche più antiche, in nessun caso con il supporto del contesto di appartenenza, la più antica presenza umana in Sicilia, sicuramente datata, era fino ad oggi quella dell Acqua Fitusa, che abbiamo visto rientrare pienamente nel primo orizzonte del nostro sito. E nella nostra sequenza trova adesso conferma la collocazione cronologica e strutturale di altri complessi siciliani, successivi, di cui sia noto il contesto. Il Riparo del Castello è dunque il primo riferimento stratigrafico di lungo periodo per le industrie litiche dell isola sviluppatesi tra la fine del Pleistocene e gli inizi dell Olocene. F.N.

316 F. NICOLETTI - S. TUSA RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ACANFORA O. 1947, Tecnica di lavorazione nella stazione officina litica di Termini Imerese, RivA, 35, pp. 171-208. BATTAGLIA R. 1922, Microliti della stazione del Castello a Termini Imerese, RivA, 25, pp. 393-405. BIANCHINI G., GAMBASSINI P. 1973, La Grotta dell Acqua Fitusa (Agrigento). I- Gli scavi e l industria litica, RSP, XXXVIII, 1, pp. 3-55. BIDDITTU I. 1971, Considerazioni sull industria litica e la fauna del Riparo della Sperlinga di San Basilio, BPI, 80 (n.s. 22), pp. 64-76. BRUNO M., D ACHILLE A., LUGLI F., SEBASTI F., ZAMPETTI D. 1997, Il Paleolitico del Riparo del Castello a Termini Imerese: un mito da rivisitare, Atti I Congr. Int. di Preist. e Protost. Siciliane, I, Corleone, pp. 201-222. CIOFALO S. 1900, Stazione neolitica nel Castello di Termini Imerese in provincia di Palermo, BPI, 26, pp. 53-57. GABRICI E. 1930-31, Scavo stratigrafico al Ricovero sotto roccia di Termini Imerese, BPI, 50, pp. 12-25. GIUFFRIDA RUGGERI V. 1907, Materiale paletnologico della Grotta del Castello a Termini Imerese, Atti della Società Romana di Antropologia, 13, pp. 143-154. LAPLACE G. 1964, Essai de typologie systématique, AnnFerrara, n.s., sez. XV, 1, suppl. II, pp. 2-85. LAPLACE G. 1966, Recherches sur l origine et l évolution des complexes leptolithiques, Paris. PATIRI G. 1902, L uomo dell età della pietra in Termini Imerese, Antologia Siciliana, 7-8, pp. 12-24. PATIRI G. 1903, L arte primitiva e la selce scheggiata e figurata dell officina termitana, Palermo. PATIRI G. 1909, Giojelli preistorici d età paleolitica in Termini Imerese, Palermo. PATIRI G. 1910, L arte minuscola paleolitica dell officina termitana nella Grotta del Castello in Termini Imerese, Termini Imerese. PATIRI G. 1915a, L arte schematica paleolitica dell officina del Castello di Termini Imerese e i costumi primitivi che potrebbero svelarsi, Sicania, III, 2, pp. 3-9. PATIRI G. 1915b, Figure animali a bocca aperta di età paleolitica scoperte nella Grotta del Castello di Termini Imerese, La Siciliana, IV, 7, pp. 19-38. PIPERNO M., TUSA S., VALENTE I. 1980, Campagne di scavo 1977 e 1978 alla Grotta dell Uzzo (TP), SicA, 42, pp. 49-64. RAYMOND P. 1909, L industrie microlithique à travers les âges, Revue Préhistorique, 4, pp. 329-335. REGALIA E. 1907, Sulla fauna della Grotta del Castello di Termini Imerese (Palermo), AAE, 37, pp. 339-374. RELLINI U. 1926, Ricerche nelle grotte siciliane, BPI, 46, pp. 105-107.

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318 F. NICOLETTI - S. TUSA ter use as cemetery. The lithic industry from the first two phases is linked to the Sicilian Epigravettian. Its structural evolution let us connect to the shelter stratigraphy (the first long-term occupation located in Sicily) the most important island prehistoric sites dating between Pleistocene and Holocene.