AMBIENTE E SALUTE NELLE MARCHE



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AMBIENTE E SALUTE NELLE MARCHE ATTIVITA ED ESPERIENZE DEL SERVIZIO DI EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE DEL DIPARTIMENTO PROVINCIALE ARPAM DI ANCONA Rielaborazione e aggiornamento del report 2003 a cura del dott. Marco Baldini - Aggiornamento 2007 - CAPITOLO 8 RADIAZIONI IONIZZANTI - IL RADON Sommario 8. RADIAZIONI IONIZZANTI - IL RADON... 2

8. RADIAZIONI IONIZZANTI - IL RADON La radioattività può essere distinta in artificiale e naturale. Quest ultima è dovuta a radiazioni che provengono dallo spazio (radiazioni cosmiche) e alle loro interazioni con l atmosfera e alla presenza, fin dalle origini della terra, di sostanze radioattive presenti naturalmente nel suolo, nell'aria e nelle acque. Il livello di radioattività naturale varia sensibilmente a seconda della quota altimetrica (a Città del Messico la radiazione cosmica è doppia di quella che si ha a livello del mare) e della natura geologica del suolo (in una parte dell'india, il Kerala, la radiazione emessa dalla crosta terrestre è circa venti volte superiore a quella della pianura padana). La più rilevante tra le sostanze emittenti naturali, anche per gli effetti sulla salute, è il radon. Il radon (Rn) è un elemento radioattivo naturale, un prodotto del decadimento nucleare del radio, all interno della catena di decadimento dell uranio. Il suo isotopo più stabile è il radon-222 che decade nel giro di pochi giorni (tempo di dimezzamento radioattivo di 3,82 giorni), emettendo radiazioni ionizzanti di tipo alfa e formando i suoi cosiddetti prodotti di decadimento, tra cui il polonio-218 e il polonio-214 che emettono anch essi radiazioni alfa. L uranio da cui deriva per decadimento il radio e quindi il radon è presente nelle rocce, soprattutto granitiche e vulcaniche. E noto che determinate formazioni geologiche quali i graniti, il porfido, la fillade quarzifera ed i tufi producono concentrazioni di gas radon a causa del loro contenuto di uranio/radio. Il suolo è generalmente la sorgente principale del radon presente nell aria all interno degli edifici mentre il ruolo dei materiali da costruzione, come sorgenti di radon all interno di ambienti confinati, è generalmente poco rilevante. Il radon entra negli edifici attraverso i flussi d aria che provengono dal suolo sottostante l edificio di solito attraverso fenditure o crepe nel basamento dell edificio e per la presenza di depressioni all interno dell edificio stesso (effetto camino, effetto vento). Il gas, inoltre, può concentrarsi nelle falde acquifere e penetrare nelle abitazioni attraverso pori, aperture o fessurazioni delle fondamenta, dei pavimenti o dei muri e raggiungere concentrazioni indoor tali da rappresentare una seria minaccia per la salute dei residenti (figura 1). Oltre tutto il radon essendo inodore, incolore e insapore non è percepibile dalla sensibilità dell uomo.

La radioattività del radon si misura in Becquerel (Bq), dove un Becquerel corrisponde alla trasformazione di un nucleo atomico al secondo. La concentrazione nell aria si esprime in Bq/metro cubo, indicando così il numero di trasformazioni al secondo che avvengono in un metro cubo d aria. Figura 1. Esempi di modalità attraverso cui il radon penetra all interno degli edifici. L esposizione media al radon, riferita alle concentrazioni rilevate in ambiente indoor, varia enormemente tra i vari Paesi e si presenta eterogenea anche nelle diverse aree geografiche all interno di questi; anche l Italia presenta a riguardo una situazione alquanto disomogenea. Tale distribuzione è probabilmente da mettere in relazione alla naturale variabilità spaziale del fenomeno ed è espressione principalmente del diverso contenuto di uranio nelle rocce e nei suoli e della loro differente permeabilità. In uno studio promosso nel 1989 dall APAT e dall Istituto Superiore di Sanità (ISS) e completato nel 1997 sono state indagate a campione le varie realtà regionali per la presenza indoor di radon. Le misure sono state effettuate da ciascuno dei Centri Regionali di Riferimento per il Controllo della Radioattività Ambientale (CRR), oggi ARPA. La media nazionale della concentrazione di radon nelle abitazioni, ottenuta da questa indagine (tabella 1) 1, è risultata pari a 70 Bq/m 3, valore superiore rispetto alla media mondiale valutata intorno a 40 Bq/m 3 e a quella europea di circa 59 Bq/m 3. Dalla stessa indagine è risultato che seppur nelle varie regioni esista una situazione molto diversificata con concentrazioni medie regionali che vanno da poche decine di Bq/m 3 fino ad oltre 100 Bq/m 3 (figura 2) e singole abitazioni che arrivano fino a

migliaia di Bq/m 3, la percentuale di abitazioni con concentrazione maggiore di 200 e 400 Bq/m 3 è risultata pari rispettivamente a 4,1% e a 0,9%. Figura 2. Carta tematica delle concentrazioni di attività di Rn-222 nelle abitazioni, per regione e provincia autonoma. Periodo 1989-1997. (la scelta degli intervalli ha valore esemplificativo) Fonte: APAT Annuario dei dati ambientali edizione 2005-2006 Le regioni con la più elevata concentrazione di gas radon nelle abitazioni sono risultate il Lazio, la Lombardia, il Friuli Venezia-Giulia e la Campania, con valori compresi tra 95 e 120 Bq/m 3. La regione Marche si è attestata fra le regioni con la più bassa concentrazione di gas radon, preceduta solo dalla Calabria (tabella 1). Il valor medio regionale è risultato pari a 29 Bq/m 3 ed è stato ottenuto prendendo in esame un campione di 239 abitazioni dislocate in 12 Comuni delle Marche scelti in modo casuale. Sul totale delle abitazioni considerate nella nostra regione il 90% di queste ha presentato livelli inferiori a 50 Bq/m 3. Inoltre non si è evidenziata alcuna situazione in cui è stato superato il valore di riferimento di 400 Bq/m 3, suggerito dalla Raccomandazione della Commissione Europea 143/90 2 per gli edifici esistenti. Nella carta tematica che segue (figura 3) sono rappresentate le percentuali delle abitazioni con concentrazione di radon superiore ai 200 Bq/m 3, valore di riferimento sempre indicato dalla Raccomandazione CE 143/90 per gli edifici di nuova costruzione.

Figura 3. Carta tematica delle percentuali delle abitazioni con concentrazioni di radon superiori a 200 Bq/m3, per regione e provincia autonoma. Periodo 1989-1997. Da fonte APAT risulta che in Italia, nel 2005, siano state censite circa sessanta campagne ed attività di monitoraggio di radon in aria indoor per abitazioni e scuole, ultimate o in corso di svolgimento, significative ai fini della caratterizzazione del territorio. Da queste attività di mappatura territoriale, effettuate dalle ARPA/APPA, si conferma la notevole variabilità della concentrazione di attività di radon e della percentuale di edifici che superano determinati valori di concentrazione di radon.

Tabella 1. Quadro riepilogativo dei risultati dell indagine nazionale sul radon nelle abitazioni nelle regioni e province autonome italiane (indagine condotta nel periodo 1989 1997). Regione/Provincia autonoma Rn-222 Media aritmetica ± STD ERR Bq/m³ Abitazioni>200 Bq/m³ % Abitazioni>400 Bq/m³ Piemonte 69 ± 3 2,1 0,7 Valle D Aosta 44 ± 4 0 0 Lombardia 111 ± 3 8,4 2,2 Bolzano 70 ± 8 5,7 0 Trento 49 ± 4 1,3 0 Veneto 58 ± 2 1,9 0,3 Friuli Venezia Giulia 99 ± 8 9,6 4,8 Liguria 38 ± 2 0,5 0 Emilia Romagna 44 ± 1 0,8 0 Toscana 48 ± 2 1,2 0 Umbria 58 ± 5 1,4 0 Marche 29 ± 2 0,4 0 Lazio 119 ± 6 12,2 3,4 Abruzzo 60 ± 6 4,9 0 Molise 43 ± 6 0 0 Campania 95 ± 3 6,2 0,3 Puglia 52 ± 2 1,6 0 Basilicata 30 ± 2 0 0 Calabria 25 ± 2 0,6 0 Sicilia 35 ± 1 0 0 Sardegna 64 ± 4 2,4 0 MEDIA (pesata per la popolazione regionale) 70 ± 1 4,1 0,9 Nota: il Trentino Alto Adige è costituito dalle due Province autonome di Bolzano e di Trento amministrativamente indipendenti Fonte: APAT Annuario dei dati ambientali edizione 2005-2006 L Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l International Agency for Research on Cancer (IARC), ha inserito il radon nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l essere umano. L OMS ha stimato che, dopo il fumo, il radon è il fattore di rischio principale del tumore polmonare. Si ritiene che il 6-15% di tutti i tumori polmonari sia attribuibile all esposizione al radon 3. In Italia, dove la concentrazione media di radon nelle case è di circa 70 Bq/m 3, si stima che vi siano circa 3.000 casi ogni anno (1.000-5.500 casi all anno tenendo conto dell incertezza statistica) associabili all azione cancerogena del radon 4. Nella valutazione degli effetti sanitari è molto importante, inoltre, tenere in considerazione l'effetto del fumo di tabacco. Infatti esiste un rapporto sinergico, con effetto moltiplicatore, tra il radon ed il fumo di tabacco per quanto concerne il rischio di insorgenza del carcinoma broncogeno. Recenti studi hanno mostrato che per esposizioni ad una concentrazione di 100 Bq/m 3 (100 Bq/m 3 = 2,7 pci/l) il rischio di cancro polmonare per un non-fumatore all età di 75 anni aumenta di 1 per 1000 se rapportato a coloro che non sono esposti. Occorre ricordare che il fumatore, esposto alle stesse concentrazioni di radon, ha un rischio di sviluppare un carcinoma polmonare 25 volte più grande 5. %

Nel 2005 l OMS, nel tentativo di ridurre il rischio di insorgenza del carcinoma polmonare associato ad esposizione a radon, ha promosso l International Radon Project 6. Al progetto è affidato il compito di individuare le strategie per ridurre il rischio sanitario associato a questo gas, promuovendo politiche efficaci per la diminuzione dell esposizione al radon e sensibilizzando i decisori politici e i cittadini su tale rischio. In ambienti aperti la concentrazione del gas non raggiunge quasi mai livelli pericolosi, ma in ambienti indoor (abitazioni, scuole, ambienti di lavoro, ecc.) tende ad accumularsi fino a raggiungere, in particolari casi, concentrazioni elevate potenzialmente dannose per la salute. La maggior parte del radon che viene inalata è espirata prima che decada e solo una piccola quantità si trasferisce nei polmoni ed in altri organi veicolata dal sangue. In realtà, quindi, il pericolo maggiore per la salute dell uomo non viene tanto dal radon quanto dai suoi prodotti di decadimento. Quest ultimi, chimicamente ed elettricamente attivi, si legano al particolato dell aria e penetrano per inalazione nelle vie aeree. Nell albero respiratorio continuano il processo di decadimento ed emettono particelle alfa con cui irraggiano le cellule bronchiali. Il decadimento radioattivo all interno dell apparato respiratorio rappresenta il vero rischio sanitario in quanto le cellule epiteliali e basali della mucosa respiratoria sono sensibili alle radiazioni alfa e possono andare incontro ad un possibile danno del patrimonio genetico con un rischio di iniziazione dei processi di cancerogenesi. Molti Paesi hanno emanato normative e adottato raccomandazioni della CE per tenere sotto controllo i livelli di concentrazione di radon nelle abitazioni. I valori limite di riferimento variano dai 150 Bq/m 3 medi annui degli Stati Uniti, ai 200 Bq/m 3 di Inghilterra ed Irlanda, ai 250 Bq/m 3 della Germania fino ai 750 Bq/m 3 del Canada. In Italia, anche se non esistono obblighi e limiti di legge per le abitazioni, è presente il Piano Nazionale Radon, pubblicato nel 2002, a cura del Ministero della Salute, con il quale si suggerisce di recepire la Raccomandazione della Commissione Europea 90/143. In essa sono fissati i valori limite medi annui di riferimento, superati i quali sono raccomandate azioni di risanamento; tali valori sono di 400 Bq/m 3 per gli edifici esistenti e 200 Bq/m 3 per quelli da costruire. Per gli ambienti di lavoro, il quadro normativo di riferimento è il D. Lgs. 26/05/00 n. 241 7. Esso attua la Direttiva Comunitaria 96/29/EURATOM, relativa alla protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti e modifica ed integra il precedente D. Lgs. n. 230 del 1995. Il Decreto Legislativo 241/00 prevede la verifica che la concentrazione annuale media ambientale di radon sia inferiore al livello di azione, fissato in 500 Bq/m 3. Superato tale limite il datore di lavoro deve provvedere ad una valutazione più approfondita della situazione ed eventualmente intraprendere azioni di bonifica. Inoltre, sulla base delle linee guida e dei criteri emanati dalla Commissione, le regioni e le province autonome individuano le zone o i luoghi di lavoro con determinate caratteristiche definite ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon. Nell acqua potabile la Commissione Europea con la Raccomandazione 2001/928/Euratom 8 consiglia un intensificazione dei controlli se la concentrazione di radon supera i 100 Bq/litro e di intraprendere azioni correttive nel caso in cui si superi

un livello limite di 1000 Bq/litro. In Italia il Consiglio Superiore di Sanità raccomanda che la concentrazione di radon nelle acque minerali e imbottigliate non superi i 100 Bq/litro che si riducono a 32 Bq/litro nel caso di acqua destinata al consumo di bambini e lattanti. Anche sulla spinta delle indicazioni fornite dalla normativa nazionale, dal 2002, sono stati avviati, a cura delle ARPA/APPA, in diverse regioni, studi per l individuazione delle zone a maggiore probabilità di alte concentrazioni di radon. In figura 4 sono rappresentate le regioni nelle quali è stata effettuata o è in fase di implementazione la mappatura regionale delle concentrazioni di radon mediante campagne di misura e programmi di monitoraggio estesi all intero territorio. Figura 4. Regioni in cui a partire dal 2002 sono stati sviluppati studi/iniziative mirate all identificazione delle aree soggette a rischio radon (evidenziate in verde). Fonte: APAT Annuario dei dati ambientali edizione 2005-2006 Dalla stessa rappresentazione grafica è possibile osservare che le Marche fanno parte del gruppo delle regioni che non hanno avviato campagne di misura per l identificazione di aree soggette a rischio radon. Tale scelta è stata compiuta sulla base dei risultati dell indagine condotta nel periodo 1989 1997, relativamente alle concentrazioni di attività del radon in ambienti confinati (tabella 54), che per quanto concerne la nostra regione ha fornito un quadro espositivo confortante con bassi livelli di concentrazioni all interno delle abitazioni. Tuttavia, sulla base delle misurazioni campionarie effettuate, non è possibile escludere che vi siano zone in cui la concentrazione di gas radon sia significativamente superiore ai livelli riscontrati nell indagine.

A questo proposito sembra importante l avvio di campagne di misura coordinate ed appositamente programmate nelle abitazioni o in edifici con caratteristiche analoghe per l individuazione delle aree a maggior rischio radon.

1 APAT. Quadro riepilogativo dei risultati dell indagine nazionale sul radon nelle abitazioni nelle regioni e province autonome italiane (indagine condotta nel periodo 1989 1997). Disponibile on-line all indirizzo: http://www.apat.gov.it/site/_files/tabella_radon.pdf; ultima consultazione 10/10/2007. 2 Unione Europea. 90/143/Euratom: Raccomandazione della Commissione, del 21 febbraio 1990, sulla tutela della popolazione contro l'esposizione al radon in ambienti chiusi. Gazzetta ufficiale n. L 080 del 27/03/1990 pag. 0026 0028. Disponibile on-line all indirizzo: http://eurlex.europa.eu/smartapi/cgi/sga_doc?smartapi!celexapi!prod!celexnumdoc&lg=it&numdoc=31990h0143&model =guichett; ultima consultazione 10/10/2007. 3 World Health Organization (WHO). WHO launches project to minimize risks of radon. Geneva, 21 JUNE 2005. Disponibile on-line all indirizzo: http://www.who.int/mediacentre/news/notes/2005/np15/en/index.html; ultima consultazione 10/10/2007. 4 Istituto Superiore di Sanità (ISS). Comunicato stampa: Rischio radon in Italia, 3.000 casi l'anno di tumore polmonare. Un possibile aiuto dalla dieta. Disponibile on-line all indirizzo: http://www.iss.it/pres/prim/cont.php?id=265&tipo=6&lang=1#ptop; ultima consultazione 10/10/2007. 5 World Health Organization (WHO). WHO launches project to minimize risks of radon. Geneva, 21 JUNE 2005. Disponibile on-line all indirizzo: http://www.who.int/mediacentre/news/notes/2005/np15/en/index.html; ultima consultazione 10/10/2007. 6 World Health Organization (WHO). The International Radon Project (IRP). 2005. Disponibile on-line all indirizzo: http://www.who.int/ionizing_radiation/env/radon/en/index.html; ultima consultazione 08/10/2007. 7 Decreto Legislativo 26 maggio 2000, n. 241:"Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti". Gazzetta Ufficiale n. 203 del 31 agosto 2000 - Supplemento Ordinario n. 140. Disponibile on-line all indirizzo: http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/00241dl.htm; ultima consultazione 08/10/2007. 8 Raccomandazione della Commissione del 20 dicembre 2001 sulla tutela della popolazione contro l'esposizione al radon nell'acqua potabile. Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L 344/85. Disponibile on-line all indirizzo: http://eurlex.europa.eu/lexuriserv/site/it/oj/2001/l_344/l_34420011228it00850088.pdf; ultima consultazione 08/10/2007.