Tav. 2 - Composizione G. 10, 1937 LA FORTUNA Fatta eccezione per le mostre personali alla galleria Pagani di Milano, tre mentre l'artista era ancora in vita nel 1961,1962 e nel 1963, presentate da Giorgio Kaisserlian e due postume nel 1965 e nel 1970, l'opera di Gaston Chaissac ha conosciuto in Italia uno scarso se non inesistente interesse: le partecipazioni al Premio Marzotto nel 1962, all'esposizione mercato d'arte contemporanea di Palazzo Strozzi nel medesimo anno, infine, nel 1964, alla Biennale fiottant di Iris Clert, costituiscono, oltre alla presenza di un consistente gruppo di opere presso alcuni collezionisti, gli unici segnali di attenzione nei confronti dell'artista. A determinare questa situazione concorrono due fattori di diversa natura: il primo legato alla personalità e al modo di comportamento dell'autore, isolato e schivo nei rapporti col pubblico 15
per la coscienza della propria "eccentricità" rispetto al sistema dell'arte e della sua divulgazione; il secondo ascrivibile alla specificità della situazione culturale italiana dagli anni Cinquanta che ha conosciuto, dopo la parentesi bellica, una stimolante e viva attenzione per i fenomeni "nuovi" rispetto alla tradizione, indigeni o importati. E certo l'accavallare e il contrapporre movimento a movimento ha voluto dire un conseguente disinteresse per gli sviluppi della singola ricerca, una volta conosciuta e valutata la sua novità. Almeno nell'ambito di una espressione d'avanguardia, per il suo relativo isolamento nei confronti degli atteggiamenti conservatori della tradizione, si può constatare l'assenza di una continuità, quindi di un approfondimento a vantaggio della successione a breve termine di "mode" estreme, spesso fra loro contrapposte. 16
Tav, 5 - Séte, Oiseaux et serpents, 1937 In un clima ricettivo così composto, teso vitalisticamente all'individuazione del non accademico - ne può essere un significativo quanto programmatico esempio la ricerca militante di Gillo Dorfles confluita nel suo Ultime tendenze nell'arte d'oggi del 1961 - la posizione di Gaston Chaissac, artigiano "primitivo" conosciuto in Italia fra gli anni Cinquanta e Sessanta, risulta, fatta eccezione per la breve parentesi dell'art brut in cui è stato inizialmente imparentato, decisamente fuori luogo. E un analogo ragionamento deve essere fatto per la situazione francese e in particolare quella parigina, con la differenza comunque, rispetto a quella italiana, di esser stata capace - si veda l'opera di Michel Ragon - di recepire e valorizzare il nuovo o il diverso pur mantenendo il cordone ombelicale con la tradizione, facendone continuamente la storia. 17
Tav. 6 - La coppia, 1939/40 E questo soprattutto perchè fra gli anni Quaranta e Cinquanta Parigi costituisce per l'intera Europa il centro di riferimento, di produzione e di rielaborazione dell'arte d'avanguardia, a differenza della "periferia", capace probabilmente di altrettanta creatività e originalità, ma inadatta a sistemarne gli esiti in un ragionamento continuo. Ma anche per il pubblico francese il caso Chaissac è relativamente recente: fatta eccezione per alcuni osservatori "partecipanti" come Anatole Jakovsky (1952), i già citati Michel Ragon (1956,1969) e Iris Clert, A. Bloch, Pierre Guéguen (1961), Ehrmann Gilles (1962), la fortuna di Chaissac trova le sue tappe fondamentali nelle esposizioni postume al Museo Nazionale d'arte Moderna di Parigi nel 1973 e all'interno della retrospettiva Paris 1937 - Paris 1957 del 1981, nel saggio del 1974 di Dominique Allan Michaud e nella pubblicazione dell'opera grafica a cu- 18
Tav. 7 - Séte s'envoìant, 1940 Tav. 8 - Visage, 1939/40 ra di Henry-Claude Cousseau (198T) che a tutfoggi costituisce il tentativo più sistematico e esauriente di analisi del lavoro dell'artista, anche se orientato in modo particolare sull'evoluzione del disegno. Se questo, per così dire, è il quadro della situazione nell'area francese, un consistente interesse per l'opera di Chaissac deve essere segnalato nella Confederazione Elvetica con le esposizioni in gallerie private (Krugier & Co., Ginevra 1970 - Nathan, Ginevra 1971,1981) e in spazi pubblici (Kunstmuseum di Wmterthur nel 1981 successivamente spostata alla Kunsthalle di Brema) che hanno ripreso in sede espositiva l'intero arco di lavoro dell'artista, dagli anni Trenta agli anni Sessanta, contribuendo in modo determinante alla valorizzazione dell'opera dell'artista di Vix. 19