Il fotografo Tony Gentile, autore del celeberrimo ritratto di Falcone e Borsellino, svela le citazioni inconsce di alcuni dei suoi scatti, tracciando una linea tra fotografie e icone. Tony Gentile Qualche tempo fa Ferdinando Scianna, durante la presentazione del mio libro a Milano e a proposito di Icone, diceva L icona, quasi sempre, è un immagine che rimanda ad un altra immagine. È qualcosa che più che vedere riconosciamo, è questo che la trasforma in icona. In sostanza spesso le icone diventano tali perché noi vi riconosciamo altre immagini che abbiamo già visto e che si trovano nascoste in qualche meandro del nostro cervello o della nostra cultura visiva. È una considerazione molto interessante quella di Scianna e da quel momento ho cominciato a pensare dove poteva essere nascosta la madre della mia fotografia più famosa, il modello della mia Icona. Qualche giorno fa ho partecipato al disvelamento di una delle opere più importanti del pittore Giorgio Vasari, restaurata e restituita al pubblico 50 anni dopo l alluvione di Firenze del 1966 che la aveva pesantemente danneggiata. Mentre la osservavo ammirato per la sua splendida bellezza mi sono imbattuto in due personaggi che parlano tra di loro gesticolando. È bastato un attimo per riconoscere quel meccanismo descritto da Scianna. La mia fotografia sembrava nascosta dietro un particolare dipinto dal Vasari nel 1546.
I due personaggi parlano con la stessa complicità di Falcone e Borsellino e uno sembra gesticolare con la mano quasi esattamente come Giovanni Falcone. La somiglianza delle due immagini è veramente impressionante. In realtà meccanismi simili li avevo già riscontrati in alcune mie foto in altre occasioni. Un caso clamoroso è quello legato alla similitudine tra alcune mie foto e alcuni dipinti del Pittore Botero. Una delle mie foto preferite è un immagine ritrovata in occasione della realizzazione del libro e durante la ricerca mi ero imbattuto in una foto di Falcone attorniato da una folla che sembra assolutamente ignorarlo, nessuno lo guarda, nessuno sembra accorgersi di lui. Questa foto, rivista a distanza di anni da quando l avevo realizzata, mi ha fatto pensare a quello che si era detto di Falcone immediatamente dopo la sua morte, Falcone è stato ucciso perché lo hanno lasciato solo.
Questa foto mi sembrava essere l illustrazione perfetta per questo concetto, Falcone solo immerso tra una folla di persone che non lo riconoscono e con un livello di protezione ridicola rispetto ai rischi che correva ogni giorno. Un giorno però un mio amico mi fa notare di avere visto un dipinto di Botero raffigurante un cristo circondato da centinaia di persone che sembrano non notarlo e non curarsi di lui. Questa cosa mi incuriosisce e appena Botero porta la sua mostra Via Crucis a Roma vado a visitarla e qui mi accorgo di un altra similitudine tra un nuovo dipinto ed un altra mia foto. Un cristo con le mani legate e flagellato e soprattutto un dettaglio, una mano fuori campo che entra su un lato del quadro. Anche questo dipinto somiglia ad una mia foto famosa. Giovanni Brusca ammanettato, dopo essere stato maltrattato e anche qui una mano che entra da fuori campo. Non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con Botero con il quale voglio confrontarmi sulle singolari analogie tra le mie foto e i suoi dipinti.
Un altro caso risale a qualche giorno fa in cui una persona, osservando la mia foto di Chiellini che urla nei confronti dell arbitro dopo avere ricevuto un morso da Suarez rimane colpita dal viso di Chiellini e da quanto la sua espressioni somigli a quella di un soldato disegnato da Leonardo da Vinci nella Battaglia di Anghiari. Anche qui la somiglianza è notevole. Forse il meccanismo non è in tutti questi casi quello ipotizzato da Scianna ma certamente le curiose somiglianze tra dipinti e fotografie non sono rare. Lo descrive anche il noto critico d arte Flavio Caroli in un suo recente libro. Io ne ho trovato alcune tra le mie foto chissà quante altre ce ne sono nascoste e ancora non sono state svelate.