PIANO SPERIMENTALE DI CONTROLLO DEL GHIRO (Glis glis)



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PIANO SPERIMENTALE DI CONTROLLO DEL GHIRO (Glis glis) Periodo 2014-2018

Pagina 2 di 8 INDICE 1. Specie interessata... 3 2. Risarcimento danni e interventi di prevenzione... 4 3. Finalità di pubblico interesse perseguite... 4 4. Tecniche, ambiti d intervento e tempi d attuazione... 4 5. Prescrizioni specifiche per i siti di Rete Natura 2000... 6 6. Operatori incaricati... 6 7. Dimensioni numeriche... 6 8. Autorizzazione e controllo delle operazioni... 7 9. Assicurazione e prescrizioni relative alle norme di sicurezza...7 10. Durata del piano di controllo... 8

Pagina 3 di 8 1. Specie interessata 1. La specie oggetto di controllo è il Ghiro (Glis glis). 2. Il Ghiro è un mammifero roditore appartenente alla famiglia Gliridae e gode di tutela in quanto la specie è ricompresa nell'allegato III della Convenzione di Berna. 3. L'areale di distribuzione ricomprende tutta la penisola compresa la Sardegna, la Sicilia, l'isola d'elba e Salina. La Pianura Padana e la parte meridionale della Puglia restano escluse. 4. Nella provincia di Bologna sono idonee tutte le aree boscate a a sud della Via Emilia come riportato nella Carta delle Vocazioni Faunistiche. 5. La specie, forestale, privilegia i boschi di latifoglie o misti disetanei, ma può trovarsi senza difficoltà in aree con macchie o alberi e arbusti da frutto, la presenza di vecchi alberi con cavità è scelta preferenziale del luogo di permanenza, non escludendo a volte tane scavate nel terreno. 6. L'alimentazione è a base di frutta, quale castagne, ghiande, nocciole, bacche, frutti di bosco ma varia anche in base alle stagioni e alle disponibilità di cibo. 7. Il ghiro ha abitudini notturne, durante il giorno lo si può trovare nascosto in cavità di alberi o in nidi costruiti con foglie e muschio. 8. Nel periodo invernale và in stato di quiescienza, o letargo, per 6 mesi circa, indicativamente tra i mesi di ottobre e marzo. Per il letargo possono essere contemporaneamente usati da più individui gli stessi ripari. 9. Il periodo riproduttivo segue di poco il risveglio dal letargo, in primavera, e i parti avvengono una sola volta l'anno dopo una gestazione di circa un mese. Può accadere che più femmine utilizzino contemporaneamente una cavità di un albero o lo stesso riparo per partorire ed allevare la prole, questo fatto accade generalmente quando in una zona si verifica una riduzione di rifugi naturali. 10. Da studi effettuati su habitat forestali in varie aree d'europa, si evince che l'animale può essere favorito nella sua scelta di aree di rifugio con la collocazione di casette nido, che all'interno di aree boscate non di pregio economico, possono essere utili al fine di moderare la pressione sulle fabbricati rurali. 11. L'andamento ciclico della popolazione con fluttuazioni della consistenza ogni 4 anni circa, sembra sia da imputare a regolazioni naturali, che interessano l'estro delle femmine e il numero di piccoli nati, regolazioni che si presentano in seguito al sovraffollamento. 12. La pressione dei nemici naturali è operata principalmente da predatori notturni, quali rapaci, mustelidi o gatti, e dal cinghiale in quanto scava nel terreno per ricercare le tane dei ghiri per poi cibarsene.

Pagina 4 di 8 2. Risarcimento danni e interventi di prevenzione 1. In questi ultimi anni si è registrato un aumento di richieste di risarcimento danni a questa amministrazione da parte di privati cittadini e di agricoltori, si ritiene pertanto necessario per la Provincia intervenire per il contenimento e la prevenzione, secondo le modalità di seguito descritte. 3. Finalità di pubblico interesse perseguite 1. Il presente piano di controllo intende prevenire e limitare gli effetti che un'eccessiva presenza del ghiro può arrecare in merito ai: danni a fabbricati privati, anche sotto il profilo sanitario a causa dell accumulo di deiezioni degli animali, o a colture agricole quali noccioleti utilizzati dal roditore. 2. Il ghiro, pur essendo un animale autoctono e presente nella provincia di Bologna, in questo particolare momento di espansione della popolazione ha iniziato a colonizzare i fabbricati rurali in modo più massivo dei periodi precedenti, oltre a sporadici danni agricoli a carico di alberi da frutto di pregio quali noccioli, rari poiché ancora poco rappresentati nel territorio provinciale. 3. L'utilizzo dei fabbricati come rifugio provoca danni agli stessi, anche relativamente agli arredamenti a causa delle abitudini del roditore, e solleva anche un problema sanitario. Relativamente alle colture invece il danno è dovuto alla diminuzione del prodotto raccolto. 4. Tecniche, ambiti d intervento e tempi d attuazione 1. Le possibili opere di prevenzione saranno: a. potatura di piante eventualmente presenti in modo da impedire che la proiezione dei rami faccia "ombra" al fabbricato o addirittura che si abbia un contatto diretto tra rami e fabbricato stesso; indicativamente dovrebbe rimanere un vuoto di circa un metro tra i rami e il tetto della casa, in caso di fabbricati in aree forestali si dovranno seguire le prescrizioni normative relative al taglio; b. posizionamento di imbuti o schermi di lamiera circolari, di almeno 50 cm di diametro, sui cavi (telefonici, elettrici...) che arrivano fino all'abitazione, così che sia impedito ai roditori di utilizzarli come via di accesso al fabbricato; c. posizionamento di reti in metallo pesante (in ferro zincato),con maglia di dimensione massima di 13 mm, a protezione di fori e di prese d'aria sul tetto; d. occlusione di crepe o fessure o tramiti di accesso mediante prodotti non erodibili specifici, non

Pagina 5 di 8 è possibile impiegare siliconi o poliuretano espanso o lana di vetro a causa dei problemi sia di facile erodibilità sia di ingestione che può provocare la morte degli animali stessi; e. risulta utile anche rendere non appetibile per l'insediamento il sito, ad esempio intervenendo con azioni di disturbo nel possibile luogo di colonizzazione, rimuovendo mobili o suppellettili eventualmente presenti nei sottotetti o granai al fine di eliminare possibili siti di nidificazione, e inoltre posizionando casette nido per rapaci notturni quali l'allocco nelle vicinanze delle fabbricati. 2. La cattura e traslocazione dovrà essere operata nei periodi da luglio a fine settembre, visto il ciclo vitale dell'animale la scelta di questo periodo minimizza lo stress agli animali catturati, sia giovani dell'anno sia adulti, e consente la cattura di animali già autonomi, garantendo loro inoltre la possibilità di trovare aree di rifugio e cibo nelle aree di traslocazione. 3. L'intervento di cattura e traslocazione dovrà essere effettuato in contemporanea alla messa in opera di misure preventive al fine di evitare il ripresentarsi della problematica. 4. Le trappole saranno costruite secondo le indicazioni fornite dall Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ai fini della cattura potranno essere utilizzate cassette-nido (nest box), trappole di tipo Sherman o nest tubes, di dimensioni non inferiori a cm 7,5 x 9,0 x 23,0. 5. Durante il trasporto per la traslocazione degli animali catturati le gabbie saranno completamente oscurate. 6. Le trappole verranno attivate all'interno dei fabbricati, utilizzando come esca frutta, quali albicocche, pesche o simili, nel periodo notturno a partire dalle ore 21.00 per poi effettuarne il controllo nelle prime ore del mattino, al fine di non prolungare la cattività degli animali eventualmente catturati. 7. Le condizioni di permanenza nella gabbia dovranno essere di sicurezza per l'animale, considerando tutti gli aspetti possibili quali ad esempio la temperatura ambiente e la presenza di possibili predatori quali i gatti. 8. Le operazioni di trasporto e rilascio verranno realizzate nel più breve tempo possibile al fine di ridurre al minimo lo stress da cattura. 9. Le aree di rilascio saranno individuate secondo un criterio che terrà conto sia della presenza o meno di attività agricole e di fabbricati sia della presenza di copertura boscata: in particolare gli animali catturati verranno rilasciati ad almeno un chilometro di distanza dal luogo di cattura in aree densamente boscate come individuate dalla Carta di Vocazione del Ghiro allegata. 10. Gli esemplari catturati verranno traslocati in luoghi adatti alla loro permanenza, lontani da

Pagina 6 di 8 fabbricati, e a distanza tale da non poter più fare ritorno al luogo di cattura: si stima che due/tre chilometri possano essere sufficienti. 5. Prescrizioni specifiche per i siti di Rete Natura 2000 1. Relativamente agli interventi previsti in edifici collocati all'interno di Siti Rete Natura 2000 si procederà in maniera analoga al restante territorio provinciale poiché l'attività di controllo del Ghiro come qui descritta viene a configurarsi in analogia agli interventi edilizi di manutenzione ordinaria previsti nella Tabella E dell'allegato B della Delibera della Giunta Regionale n. 1191/2007 Linee guida per la presentazione dello Studio d'incidenza e lo svolgimento della Valutazione d'incidenza di piani, progetti e interventi. 2. Si vuole comunque sottolineare che gli interventi previsti dal presente protocollo per allontanare gli individui di Ghiro insediati all'interno di abitazioni non modificano la consistenza numerica della specie - dal momento che si limitano a traslocazioni - nè alcun habitat dei Siti di Natura 2000, poiché operano all'interno di edifici e loro immediate pertinenze. 3. Qualora si rendessero necessari interventi sui noccioleti, verrà presentato apposito Studio d'incidenza all'ente di Gestione del Sito di Natura 2000. 6. Operatori incaricati 1. In base al dettato dell art. 19 della L. 157/92 e dell art. 16 della L.R. 8/94 e successive modificazioni e integrazioni, sono incaricati delle operazioni di controllo gli Ufficiali e gli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale, che potranno avvalersi dell autodifesa dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani di controllo, nonché gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato e ai Corpi di Polizia locale. Gli appartenenti al Corpo di Polizia Provinciale potranno altresì avvalersi dei coadiuvanti agli interventi di controllo selezionati attraverso appositi corsi di preparazione alla gestione faunistica, nonché dei coadiuvanti già iscritti all Elenco provinciale per gli interventi di controllo sull istrice. 7. Dimensioni numeriche 1. Dato il carattere sperimentale e incruento il presente piano di controllo verrà esercitato senza limitazione numerica ed indipendentemente dal sesso, considerando la necessità della traslocazione di tutti gli animali presenti all'interno dell'abitazione.

Pagina 7 di 8 8. Autorizzazione e controllo delle operazioni 1. Le operazioni di cattura e traslocazione verranno attivate a seguito di specifica richiesta del proprietario dell'abitazione o conduttore del fondo agricolo. 2. La vigilanza sulle operazioni è competenza degli Ufficiali ed Agenti del Corpo di Polizia Provinciale che provvedono alla compilazione degli atti autorizzativi periodici ed alla sorveglianza sullo svolgimento dei piani. Tale vigilanza potrà essere espletata a distanza, assicurando la presenza, nell ambito della zona, di personale del Corpo rintracciabile a mezzo telefono ed effettuando controlli a campione sulle operazioni in corso; gli Ufficiali ed Agenti del Corpo curano inoltre la verifica dell efficacia degli interventi e dell efficienza degli operatori. 3. Gli operatori autorizzati, coadiuvanti formati appositamente a seguito di specifici corsi, interverranno seguendo il protocollo operativo definito procedendo alla cattura degli animali tramite trappole e successiva liberazione in area idonea. 4. Fatte salve le autorizzazioni rilasciate dal Corpo di Polizia provinciale, il coadiuvante abilitato dovrà utilizzare per la comunicazione delle uscite il portale vocale o web (all indirizzo http://93.92.72.55/gf_bologna_gui/login.do ) di cui alla D.G.P. n.177 del 22/05/2012. 5. Le modalità sono le seguenti: l apertura dell attività va effettuata prima dell azione registrandosi al sistema ed è obbligatoria per tutti gli operatori incaricati di attuare il controllo. La chiusura dell intervento va effettuata a conclusione dell attività comunicando l esito dello stesso. 6. Tale procedura, adottata e sperimentata con successo in altre province d Italia, consente di contenere il problema soprattutto a livello locale e allo stesso tempo di non incidere in nessun modo sullo stato di conservazione della specie. 9. Assicurazione e prescrizioni relative alle norme di sicurezza 1. Gli operatori incaricati di realizzare il piano dovranno dimostrare di possedere una assicurazione che risarcisca eventuali infortuni subiti, nonché eventuali danni che gli stessi possano provocare a terzi nell esercizio del controllo faunistico. 2. Durante lo svolgimento delle attività connesse all attuazione del presente piano di controllo gli operatori dovranno seguire tutte le comuni norme di prudenza e buona pratica nell utilizzo delle trappole e degli altri strumenti consentiti. Per il maneggio delle trappole dovranno essere usati guanti da lavoro in pelle di spessore tale da garantire la sicurezza dell operatore nei confronti di possibili morsi o graffi.

Pagina 8 di 8 10. Durata del piano di controllo 1. Il presente piano di controllo a carattere sperimentale avrà validità dalla sua approvazione sino al 31 dicembre 2018 quando sarà redatta e inviata a ISPRA una relazione circa il numero e l esito degli interventi attuati.