INDAGINI ARCHEOLOGICHE PRESSO L ISTITUTO SUPERIORE ANTINCENDI (ISA)

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«Roma moderna e contemporanea», XX, 2012, 2, pp. 735-739 2014 Università Roma Tre-CROMA INDAGINI ARCHEOLOGICHE PRESSO L ISTITUTO SUPERIORE ANTINCENDI (ISA) Tra le diverse aree caratterizzate da strutture che a pieno titolo si inseriscono nel panorama dell archeologia industriale romana, quella dell Istituto Superiore Antincendi dei Vigili del Fuoco merita certamente un posto di prim ordine. L Istituto, centro di alta formazione per il personale del Ministero dell Interno e spesso prestigiosa sede per eventi culturali, è stato infatti realizzato a seguito del recupero rispettoso delle antiche strutture portuali fluviali costruite nei primi anni del Novecento sull argine sinistro del Tevere. A partire dal 1996 una serie di prospezioni archeologiche 1 ha permesso di indagare un area di grande interesse e in uso per diversi secoli, ovvero a partire dall età tardo repubblicana fino al momento in cui furono realizzate le strutture novecentesche. Gli scavi hanno portato all individuazione di un vasto edificio che si sviluppa a sud-ovest oltre i limiti indagati, verso il Tevere, e in cui è stato possibile riconoscere parte di una villa fluviale suburbana realizzata alla fine del I secolo a.c. Sono stati indagati presumibilmente la pars urbana ed un ampio spazio, a sud, articolato in portici e piccoli vani di servizio (figg. 1-2). Testimonia il 1 Le indagini condotte a più riprese tra gli anni 1996 e 1999 grazie anche ad un finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e all attiva collaborazione della direzione dell ISA furono affidate allo studio Associato ALA Ricerche e condotte da Leonardo Di Blasi e Andrea Sasso, coadiuvati in seguito da Elena Foddai e da numerosi collaboratori archeologi e antropologi, sotto la supervisione scientifica della dott.ssa Rita Paris della Soprintendenza Archeologica di Roma (R. Paris, Il parco dell Appia antica e il territorio tra le vie Ardeatina, Laurentina, Ostiense, in Memorie dal sottosuolo. Ritrovamenti archeologici 1980-2006, a cura di M.A. Tomei, Catalogo della Mostra, Milano, Electa, 2006, pp. 404-412); successivamente, alcuni saggi di medesima pertinenza furono realizzati nel 2003 dalla dott.ssa Carla Socrate.

736 Leonardo Di Blasi-Elena Foddai-Andrea Sasso Fig. 1 - panoramica dell area di scavo all interno degli ex Magazzini Generali (foto ALA Ricerche). carattere residenziale di parte del complesso la presenza di abbondanti frammenti di intonaco dipinto (rosso, ocra, bianco, nero, celeste), di tessere e frammenti di mosaico (soprattutto di piccole dimensioni, bianche, nere e talvolta azzurre e gialle), e di marmi, tra cui il porfido rosso, il serpentino verde, il rosso antico; tali frammenti dovevano costituire pavimentazioni in opus sectile. In particolare è stato scavato un grande ambiente rettangolare di m. 28,5x14, costituito da un lungo muro in opera reticolata dello spessore di m. 0,60; all interno, un corridoio perimetrale, della larghezza di m. 2,5, delimita cinque ambienti, con muri dello spessore di m. 0,50-0,45, di cui due presentano un ulteriore divisione interna realizzata mediante un muro absidato. Fasi costruttive successive vedono l aggiunta di ambienti e strutture nel settore meridionale del complesso, che fanno ipotizzare una destinazione d uso differente da quella residenziale. In particolare un piccolo ambiente quadrangolare (m. 3x3,5), pavimentato in opera spicata, conservava al suo interno un pozzo per la raccolta dell acqua. In prossimità del limite sud di scavo, sempre nello stesso settore, è stata individuata parte di una vasca con intonaco idraulico. In quest area è quindi da riconoscere la pars rustica, dove si svolgevano le attività quotidiane e si eseguivano le operazioni di manutenzione della villa. Verso la fine del II secolo d.c. segue una fase di abbandono: la villa diviene

INDAGINI ARCHEOLOGICHE PRESSO L ISTITUTO SUPERIORE ANTINCENDI 737 Fig. 2 - Planimetria dell area indagata. Rilievo: L. Di Blasi (ALA Ricerche studio ass.).

738 Leonardo Di Blasi-Elena Foddai-Andrea Sasso Fig. 3 - alcune delle sepolture a cappuccina (tomba 30) (foto ALA Ricerche). così una sorta di cava di materiali edili di pregio e si assiste alla spoliazione dei rivestimenti architettonici delle strutture e alla distruzione delle murature e dei piani pavimentali. È in questa fase che si installa al suo interno una necropoli, che ne determina il definitivo abbandono. Sono state individuate oltre quaranta sepolture, di cui solo alcune scavate. Si tratta di tombe ad inumazione realizzate alla cappuccina, a semi-cappuccina, entro anfora o in semplice fossa terragna, talvolta con semplice

INDAGINI ARCHEOLOGICHE PRESSO L ISTITUTO SUPERIORE ANTINCENDI 739 corredo costituito da ampolle vitree 2. Alcune sepolture vengono addossate alle strutture murarie della villa, ormai in gran parte in stato di abbandono, altre le intaccano o vi si inseriscono; alcune tombe si presentano isolate, lontane dalle strutture, ma sempre relativamente alla stessa quota delle altre presenti nell area (fig. 3). La dislocazione di molte di esse lungo le fondazioni di due muri (questi ultimi, probabilmente in opera listata e databili al principio del III secolo d.c., corrono paralleli con andamento est-ovest), evidenzia come alcune strutture della villa fossero ancora visibili, mentre altre erano già scomparse da tempo. Dopo l impianto della necropoli, una probabile alluvione del Tevere sommerse il sito lasciandovi uno spesso strato limoso di colore giallastro, cosa assai frequente in tutta l area Ostiense. Successivamente la zona muterà ulteriormente aspetto, assumendo una connotazione spiccatamente agricola già a partire dalla tarda antichità e che conserverà anche in seguito, in concomitanza con il sorgere, a partire dal VI secolo d.c., delle prime strutture monastiche della vicina abbazia di San Paolo fuori le Mura. Le strutture della villa appaiono ora rasate ad un identica quota e sono attraversate da canali di bonifica e, in alcuni casi, sconvolte da fosse di spoliazione per il recupero di materiale edilizio. Vengono riutilizzati i detriti delle murature per spianare e drenare tutto il terreno compreso tra il complesso edilizio e un piccolo corso d acqua presente nel settore nord occidentale dell area. Il luogo è occupato da piccoli acquitrini e temporanei corsi d acqua, lenti e di piccola portata; il piano di campagna si rialza per l accumulo di materiali da discarica. Questo assetto perdurerà immutato sino al principio del Novecento. Infatti, attorno al 1908, vengono edificate, al di sopra di quattro metri di massicci riporti di terra, le prime strutture dei Magazzini Generali e il piazzale selciato in basalto. La spoliazione sistematica successiva all abbandono della villa non ha consentito il rinvenimento di reperti artisticamente o architettonicamente rilevanti. Le tombe nell area dell edificio sono inoltre in gran parte modeste: grande è al contrario il valore scientifico delle strutture indagate, il quale aiuta a comprendere le numerose fasi storiche vissute dal territorio prospiciente la via Ostiense, immediatamente fuori dalle mura Aureliane. Leonardo Di Blasi-Elena Foddai-Andrea Sasso 2 Balsamario in vetro inv. SAR n 422297, Memorie dal sottosuolo, cit., p. 426, cat. II. 840.