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LA MODA MASCHILE ITALIANA NEL 2013-2014 Nota a cura di: Per: Federazione Tessile e Moda Centro Studi Pitti Immagine Uomo Il bilancio preconsuntivo del 2013 In un contesto congiunturale fragile e complesso, in cui si è dovuta registrare una crescita inferiore alle attese anche nelle cosiddette developing economies, la moda maschile italiana (in un accezione che comprende il vestiario e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l abbigliamento in pelle), secondo le stime elaborate da SMI sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie nonché sulla base dell andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, dovrebbe archiviare il 2013 in area positiva, ma su livelli di turnover di poco superiori a quelli raggiunti nel 2012. Il fatturato dovrebbe, infatti, assistere ad una crescita contenuta all 1, sperimentando una decelerazione rispetto al ritmo del 2012, e portandosi, dunque, a poco più di 8,6 miliardi. Sul risultato settoriale, come si vedrà meglio nel proseguo dell analisi, ha inciso negativamente ancora una volta l arretramento della domanda interna, mentre l export, in crescita specialmente nelle aree extra-ue (pur su ritmi inferiori al 2012 almeno per gran parte del 2013), ha contribuito positivamente alle performance della moda maschile: l incidenza del fatturato estero guadagnerebbe, del resto, oltre un punto e mezzo in un anno, passando al 60,5. Per la moda maschile italiana si stima una chiusura d anno a +1 in termini di turnover Tabella 1 L industria della Moda Maschile italiana (2008-2013*) (Milioni di Euro correnti) 2008 2009 2010 2011 2012 2013 (*) Fatturato 9 171 8 142 8 102 8 441 8 575 8 661 Var. -11,2-0,5 4,2 1,6 1,0 Valore della produzione 5 526 4 837 4 574 4 584 4 924 5 065 Var. -12,5-5,4 0,2 7,4 2,9 Esportazioni 5 083 4 247 4 392 4 870 5 053 5 242 Var. -16,4 3,4 10,9 3,8 3,7 Importazioni 3 528 3 247 3 579 3 889 3 526 3 354 Var. -8,0 10,2 8,6-9,3-4,9 Saldo commerciale 1 554 1 000 813 981 1 527 1 888 Consumi finali 9 929 9 594 9 404 9 007 8 494 7 880 Var. -3,4-2,0-4,2-5,7-7,2 Indicatori Strutturali () Esportazioni/Fatturato 55,4 52,2 54,2 57,7 58,9 60,5 Importazioni/Consumi alla prod. 56,9 54,2 60,9 69,1 66,4 68,1 Fonte: SMI su dati ISTAT, Sita Ricerca e Indagini Interne (*) - Stime

Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, si stima la prosecuzione del trend positivo (sempre in termini di fatturato totale) per la maglieria esterna e per la confezione in pelle, mentre il comparto preponderante, ovvero il vestiario esterno, si manterrebbe stabile rispetto al 2012, così come la camiceria; di contro, il segmento delle cravatte accuserebbe ancora dinamiche negative. Il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati), resta interessato da un evoluzione positiva (+3 circa), fattore su cui incide, in primis, la contrazione dei capi provenienti da oltremare. Come prima accennato, nel 2013 la maggior spinta all industria italiana della moda maschile è da ricondurre ancora una volta al mercato estero, in particolare extraeuropeo, pur in rallentamento rispetto al medesimo periodo del 2012. Per i dodici mesi si stima una crescita delle vendite estere totali pari al +3,7, corrispondente a 5,2 miliardi di euro. L import, come rilevato per il complesso della filiera Tessile- Moda, è, invece, rimasto ancora interessato da una flessione (pur in progressiva decelerazione in corso d anno), il che porta a prevedere per il gennaio-dicembre un decremento pari al -4,9, per un totale di quasi 3,4 miliardi. Per l attivo commerciale settoriale, a fronte del suddetto andamento degli scambi con l estero, si prevede un ulteriore miglioramento, che porterà il surplus di comparto verso gli 1,9 miliardi. Un quadro maggiormente dettagliato relativo alle performance della moda uomo sui mercati internazionali si ottiene dall analisi dell interscambio con l estero nei primi nove mesi del 2013. Secondo i dati di fonte ISTAT, il trade settoriale assiste ad una prosecuzione dei trend avviatisi nel 2012, ed in particolare alla crescita sul fronte export (cui si contrappone un calo dell import), trainata dalle aree extra-ue (con il mercato comunitario, invece, atono). In particolare, da gennaio a settembre 2013 le vendite oltreconfine di menswear evidenziano una crescita del +3,1 (corrispondente a circa 4,3 miliardi di euro), mentre l import perde il -6,7 (pari a oltre 3 miliardi), fenomeno questo su cui incide un fisiologico assestamento dopo il boom del 2010-2011, nonché al contempo il cedimento del mercato di consumo interno. Se si guarda alle performance delle singole linee di prodotto qui esaminate, si rilevano aumenti generalizzati dell export, con la sola eccezione delle cravatte (-7,8). Il vestiario esterno sperimenta un aumento del +2,9, mentre la maglieria segna un +4, così come la camiceria (+4,1). La confezione in pelle cresce, invece, del +7,6. Nel caso dell import, come accennato in precedenza, la moda maschile continua a muoversi in area negativa, pur assistendo ad un progressivo rallentamento del tasso di caduta. Il vestiario, la maglieria esterna nonché le cravatte cedono il -6 circa (rispettivamente -5,9, -5,8 e -6,1); la camiceria presenta, invece, una variazione superiore al -14, mentre l abbigliamento in pelle cala del -4,5. Il valore della produzione italiana dovrebbe mantenere il trend positivo Su base annua si prevede un incremento dell export pari al +3,7, mentre l import dovrebbe flettere del -4,9 Nel 2013 cresce il saldo commerciale della moda maschile Nei primi nove mesi del 2013 l export è cresciuto del +3,1, mentre contestualmente l import flette del -6,7 Da gennaio a settembre Da gennaio settembre 2013 l export di vestiario 2012 l export di vestiario è esterno guadagna un aumentato del +5,1, quello +2,9, quello di maglieria di maglieria del +2,4 un +4, come la camiceria

Tabella 2 Moda Maschile italiana: il commercio estero (*) (Gennaio-settembre 2013) 1) Esportazioni 2) Importazioni Paesi di destinazione Mil. di Euro Var. Quota Paesi di origine Mil. di Euro Var. Quota TOTALE 4 277 3,1 100,0 di cui: Intra UE 28 2 261 0,3 52,9 Extra UE 28 2 016 6,5 47,1 I primi 15 clienti Francia 519-1,1 12,1 Svizzera** 408 5,1 9,5 Germania 392 6,2 9,2 Stati Uniti 386 0,9 9,0 Regno Unito 340 6,8 7,9 Spagna 238-15,3 5,6 Russia 195 0,2 4,6 Hong Kong 184 14,6 4,3 Giappone 184-2,8 4,3 Paesi Bassi 181-0,7 4,2 Cina 122 26,0 2,8 Belgio 98-2,8 2,3 Austria 85-0,8 2,0 Corea del Sud 68 34,4 1,6 Danimarca 58 12,6 1,3 TOTALE 3 099-6,7 100,0 di cui: Intra UE 28 1 106-6,6 35,7 Extra UE 28 1 993-6,8 64,3 I primi 15 fornitori Cina 757-14,7 24,4 Bangladesh 314 11,2 10,1 Romania 249-10,4 8,0 Tunisia 219-7,1 7,1 Turchia 157-16,4 5,1 Francia 157 0,3 5,1 Belgio 118-0,5 3,8 Germania 110-3,8 3,6 Paesi Bassi 102-10,5 3,3 India 74-9,2 2,4 Bulgaria 68-0,4 2,2 Albania 61 4,9 2,0 Svizzera 61 26,2 2,0 Regno Unito 58-23,5 1,9 Spagna 57 11,7 1,8 (*) A differenza dei dati riportati in Tabella 1, questo aggregato comprende i prodotti Junior (**) Da ritenersi in primis piattaforma logistico-commerciale Passando all analisi degli sbocchi commerciali della moda uomo made in Italy, si sottolinea la buona performance dei mercati extra-ue, che da gennaio a settembre 2013 hanno sperimentato un incremento del +6,5 (in rallentamento, dunque, rispetto al +9,7 messo a segno nei primi tre trimestri del 2012), mentre il mercato UE è rimasto sostanzialmente fermo sui livelli dello scorso anno (+0,3), pur continuando ad assorbire quasi il 53 dell export totale di settore. Le vendite intra-ue frenano a +0,3, mentre le piazze extra-europee sono cresciute del +6,5 Tra i maggiori mercati del Vecchio Continente, la Francia, pur confermandosi il primo cliente del menswear italiano con una quota del 12,1 sull export settoriale, mostra un decremento del -1,1; di contro, la Germania sperimenta un aumento del +6,2, mentre il Regno Unito del +6,8. Relativamente alle principali piazze extra-europee, gli USA, nel periodo monitorato, frenano al +0,9, mentre la Russia non va oltre un +0,2. Si sono rivelati, invece, particolarmente favorevoli Hong Kong e Cina, in crescita rispettivamente del +14,6 (corrispondente a 184 milioni nei primi nove mesi del 2013) e del +26 (pari a 122 milioni); un buon dinamismo si riscontra anche nel caso delle vendite in Corea del Sud, in aumento del +34,4, per un totale di 68 milioni. Risulta, invece, cedente il Giappone (-2,8).

Focalizzando l attenzione sui mercati di approvvigionamento, la Cina si conferma in assoluto top supplier anche per questo segmento dell abbigliamento, assicurando oltre il 24 della moda uomo importata in Italia; ciò nonostante, la potenza asiatica presenta un deciso arretramento, pari al -14,7, rispetto al medesimo periodo dello scorso anno (allorquando, peraltro, aveva perso già il -16,3). Avanza, invece, pur su livelli ancora contenuti rispetto a quelli cinesi, il Bangladesh, paese dal quale l import di menswear risulta in crescita del +11,2, corrispondente a 314 milioni di euro. Risultano, inoltre, in flessione anche altri paesi di rilievo per il settore, come Romania (-10,4), Tunisia (-7,1) e Turchia (-16,4). Venendo ora ad analizzare le dinamiche proprie del mercato domestico, gravato da un clima di forte debolezza del consumo delle famiglie italiane, si rileva come la stessa moda maschile non abbia trovato supporto nell evoluzione della domanda interna. Per il sesto anno consecutivo, ovvero dal 2008, si deve contabilizzare un calo del sell-out di menswear: per l anno solare 2013 si stima un decremento in termini nominali dei consumi (sia familiari sia extra-familiari, comprensivi di scorte) nella misura (almeno) del -7,2, in ulteriore peggioramento, dunque, rispetto alle dinamiche negative registrate negli anni scorsi. I dati più aggiornati relativi sell-out invernale si riferiscono alla stagione Autunno/Inverno 2012-2013, archiviatasi con un nuovo calo delle vendite a valore, pari al -6,7 (che fa seguito, peraltro, ad un già gravoso -6 rilevato nell A/I 2011-2012). Come indicato in Fig. 1.1, tutti i comparti qui esaminati si sono mossi in area negativa, pur evidenziando dinamiche più o meno marcate rispetto alla media. Solo la camiceria ha visto contenere le perdite al -1,9, mentre il vestiario e la maglieria hanno ceduto rispettivamente il -7,8 e il -5,9. Cali ben più accentuati della media stagionale hanno, infine, colpito il sell-out di abbigliamento in pelle (-12,6) e di cravatte (-16,1). Osservando le performance ottenute dai singoli format distributivi (Fig.1.3), si trova riflesso di quanto appena descritto con riferimento agli acquisti di moda maschile da parte degli italiani. Nell A/I 2012-2013 solo le catene (unitamente agli ambulanti) hanno sperimentato una crescita del sell-out intermediato, pari al +4,8, muovendosi, pertanto, in controtendenza rispetto al difficile contesto e reagendo prontamente alla battuta d arresto (-3,8) accusata nell A/I 2011-2012. Grazie ad una simile performance, le catene hanno raggiunto una quota del 28 sul sell-out settoriale (solo qualche anno fa, nell A/I 2010-2011, era pari al 24). La Cina, pur assicurando il 24,4 della moda uomo d importazione, cede il -14,7, mentre avanza il Bangladesh (+11,2) Nel 2013 il consumo italiano di moda uomo non ha visto interrompersi l arretramento Nella scorsa A/I 2012-2013 il sell-out di moda maschile ha evidenziato un calo a valore pari al -6,7 In ambito retail le catene mostrano una crescita del sell-out, pari al +4,8 Il dettaglio indipendente, sceso al 36,6 delle vendite totali di menswear in Italia, ha evidenziato, invece, un decremento del -14,1, mentre la categoria altri canali, dopo i recenti boom, flette del -9,5. In calo risultano anche i grandi magazzini (-6,8).

Figura 1 - Moda Maschile: consumi e distribuzione sul mercato italiano (Stagione Autunno/Inverno 2012-2013) Figura 1.1 L andamento del sell-out: analisi per prodotto (Var. tendenziali dei consumi in valore per ciascun prodotto) Figura 1.2 La struttura del sell-out: analisi per prodotto ( sui consumi complessivi in valore) Totale 15 1 2 Confezioni in pelle Cravatte Camiceria 27 55 Maglieria esterna Vestiario esterno -20-15 -10-5 0 Vestiario esterno Camiceria Confezioni in pelle Maglieria esterna Cravatte Figura 1.3 L andamento del sell-out: analisi per canale distributivo (Var. tendenziali dei consumi in valore in ciascun canale) Figura 1.4 La struttura distributiva: analisi per canale ( sui consumi complessivi in valore) Totale Altri canali 9 4 12 37 Ambulante 2 Grandi Superfici Food (Iper e Super) 8 28 Grandi Magazzini Catene/Franchising Dettaglio indipendente -20-10 0 10 Dettaglio indipendente Grandi Magazzini Grandi Superfici Altri canali Catene/Franchising Food (Iper e Super) Ambulante Fonte: SMI su dati Sita Ricerca (*) A differenza della Tabella 1, qui i dati si riferiscono ai soli acquisti delle famiglie italiane, scorte e consumi extra-familiari esclusi Secondo le stime diffuse da SMI con riferimento alla filiera Tessile-Moda nel suo complesso, il primo semestre del 2014 dovrebbe sperimentare un inversione di tendenza, tornando in area positiva. In particolare, il turnover settoriale è stimato in aumento del +2,1 rispetto ai primi sei mesi del 2013. Per la moda uomo, tuttavia, sulla base delle rilevazioni campionarie condotte da SMI, il 2014 sembra aprirsi con qualche ombra, legata ancora all ultimo scorcio del 2013. Se si considerano gli ordini per la prossima P/E 2014, pur parziali al momento della raccolta dati ultimata lo scorso ottobre, oltre alla conferma del cedimento sul mercato nazionale (prossima al -6), risultano in flessione anche gli ordinativi dall estero, nella misura Il 2014 si apre con qualche ombra, ma le stime indicano un accelerazione nell arco del primo semestre

del -2,6. Se il 33 delle aziende del panel operanti nella moda maschile, interrogate sulle aspettative a breve, propende per una stabilità delle condizioni congiunturali sperimentate nel corso dell anno, la quota maggioritaria (55,6) teme un peggioramento; il restante 11, invece, confida in un pronto miglioramento del mercato. Così come nel caso del biennio appena trascorso, anche il 2014 si caratterizzerà per una spinta proveniente soprattutto dalle aree extra-ue, cui gli operatori del settore dovranno guardare con sempre maggiore determinazione, nell attesa che riparta qualche segnale favorevole dal mercato nazionale. Firenze, 7 gennaio 2014 -------------------------------------------------------------------------------------------- Pubblicazione a cura di Tessile & Moda Service soc. Unipersonale La presente pubblicazione (in seguito Documento) è opera esclusiva ed originale di SMI - Sistema Moda Italia (Federazione tessile e moda, aderente a Confindustria) per conto di Tessile & Moda Service soc. Unipersonale. SMI - Sistema Moda Italia è impegnata in numerose attività aventi ad oggetto la tutela e la promozione degli interessi di categoria delle imprese tessilimoda. Il Documento è destinato ad essere distribuito via posta, elettronica o ordinaria, e non può essere ridistribuito, riprodotto, pubblicato o alterato in alcuna delle sue parti da soggetti non espressamente autorizzati. Tutti i diritti di autore sono riservati. Il Documento ha finalità puramente informative e non rappresenta né un offerta né una sollecitazione ad effettuare alcuna operazione. Le informazioni, le opinioni, le valutazioni e le previsioni contenute del Documento sono state ottenute o derivano da fonti che SMI - Sistema Moda Italia ritiene attendibili, ma che non costituiscono in alcun modo una forma di garanzia, sia implicita sia esplicita e di cui, pertanto, SMI - Sistema Moda Italia e Tessile & Moda Service soc. Unipersonale non si ritengono responsabili.