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CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 2,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 ANNO XLV. N. 113. MARTEDÌ 12 MAGGIO 2015 EURO 1,50 MEDITERRANEO Divisa sulle quote, l Ue va alla battaglia navale L ady Pesc Mogherini a New York spera di incassare una risoluzione Onu che autorizzi le missioni militari nelle acque territoriali libiche contro i trafficanti di esseri umani. Dalla Libia il governo di Tobruk boccia il piano, giudicando le intenzioni dell Europa «poco chiare e molto preoccupanti». E intanto l aviazione di Haftar bombarda un cargo turco, uccidendo un membro dell equipaggio. Sulla distribuzione dei profughi tra i vari paesi europei domani saranno presentate le proposte Juncker, che prevedono «misure temporanee» e «corsie preferenziali» per i rifugiati. Ma non piacciono al Ppe. MERLO PAGINA 7 IMMIGRAZIONE/COMMENTO Per Renzi il nemico assoluto è lo Scafista, ma la sinistra Pd tace sul dramma profughi LUIGI MANCONI PAGINA 6 È rottura totale. Dopo le accuse della ministra Boschi ai sindacati, la Cgil attacca l «arroganza del governo e dell uomo solo al comando». Confermati i superpoteri del preside manager. Rivolta di docenti sulla pagina facebook di Renzi: non voteremo più Pd. E oggi Cobas e studenti boicottano le prove Invalsi PAGINA 2 FOTO PAOLO POCE-SINTESI VISIVA Saltano i banchi BIANI REDDITO DI CITTADINANZA Tutti a favore solo a parole Parente (Pd): tempi lunghi Il M5s chiede di approvare il reddito di cittadinanza al Senato «in un mese». La relatrice Annamaria Parente (Pd) parla di «clima positivo» ma trova «difficile unificare le varie proposte in un unico strumento». Il rischio che alla fine il governo sfrutti l occasione per tagliare gli ammortizzatori sociali scontendando tutti. FRANCHI PAGINA 3 SINISTRA La spinta e la resistenza Piero Bevilacqua S embra che il reddito di cittadinanza, sinora teorizzato da isolate avanguardie, abbia fatto finalmente il suo ingresso nel cuore del Palazzo. Non ci sono solo i parlamentari di Sel e del movimento 5 Stelle, ma anche esponenti del Pd, il partito al governo, a mostrare qualche interesse (vedremo quanto concreto) nella discussione della commissione del Senato. Duole dirlo, ma, a differenza dei 5Stelle, la nostra sinistra (quella alla quale io appartengo) non appare altrettanto capace di determinazione nel perseguire un singolo, ma grande obiettivo e non sa inventarsi forme di lotta diverse dalle vecchie, troppo rituali, sfilate in piazza. La scarsa determinazione nel perseguire l obiettivo non è solo dovuta a inerzia politico-organizzativa. A sinistra e soprattutto all'interno del sindacato, covano riserve tenaci nei confronti di questa misura assistenziale. E' la vecchia etica del lavoro, così radicata nel mondo comunista, introiettata da secoli di ideologia capitalistica, certo trasformata col tempo dalle lotte di classe, un nuovo ethos civile che ha fatto del movimento operaio l'avanguardia sociale del Novecento. Ma oggi che tipo di capitalismo abbiamo di fronte? In questa fase il sindacato e la sinistra tradizionale sembrano interpretare la società industriale come un nastro, una pellicola che si riavvolge dopo uno strappo. CONTINUA PAGINA 3 INCHIESTA PAGINE 8, 9 La Spagna promessa, aspettative e certezze di chi vota Podemos Sei domande a dieci militanti di etá e professioni diverse del movimento che punta a diventare la prima forza politica spagnola per sfidare Ue e diseguaglianze Terra Viva, il manifesto che rompe il recinto. Agricoltura, economia, società, ecco il decalogo alternativo al modello Expo L ANALISI Guido Viale pagina 15 GIOVEDÌ 14 Speciale Rai. In tv il segreto che seppellisce i partiti SCONTRI IN MACEDONIA Le micce accese dei Balcani Tommaso Di Francesco S i riaccendono gli scontri armati nei Balcani, in Macedonia, con retroscena allarmanti. 70-80 uomini armati - già a fine aprile c era stato un attacco di miliziani con divise «nere dell Uck» a Gosince e a dicembre 2014 a Tetovo - ha attaccato sabato mattina con armi automatiche e bombe a mano sedi della polizia a Kumanovo, a 40 km dalla capitale Skopje. Epicentro il quartiere periferico di Divo Naselje, abitato in prevalenza da macedoni-albanesi, da dove in tanti sono fuggiti durante gli scontri. CONTINUA PAGINA 7 IL TAGLIAERBA PAGINA 5 Marijuana terapeutica, dietrofront del governo: il Cra Rovigo non chiude AMMINISTRATIVE PAGINA 4 Affluenza in calo, Trento e Aosta al Pd. Crolla Fi ARMAMENTI PAGINA 5 Il boom di esportazioni italiane. Il papa accusa: i potenti vivono di guerre

pagina 2 il manifesto MARTEDÌ 12 MAGGIO 2015 POLITICA Scuola La rivolta su facebook contro Renzi: «Non voteremo più Pd». Confermati i super-poteri del «preside manager». Oggi la protesta contro i quiz Invalsi Rottura totale tra sindacati e governo. Dopo l attacco di Boschi (che fa marcia indietro), Camusso (Cgil) replica: «Per il governo vige il principio di un uomo al comando che dirige tutto» LA MANIFESTAZIONE CONTRO IL DDL GIANNINI FOTO ALEANDRO BIAGIANTI «L arroganza al potere» Roberto Ciccarelli I l gioco del poliziotto buono (il partito democratico) e di quello cattivo (il ministro per le riforme Boschi) con i sindacati della scuola è finito. La settimana dello sciopero generale si era chiusa con un incontro tra i vertici del Pd e i segretari generali Camusso, Barbagallo e Furlan e quelli di categoria al Nazareno con un nulla di fatto, ma Renzi (e poi Orfini e Guerini) si erano premurati ad incensare la propria disponibilità al «dialogo» per modificare il Ddl scuola alla quale nessuno aveva creduto. La nuova settimana si è aperta con la sparata della ministra per le riforme Maria Elena Boschi: «La scuola solo in mano ai sindacati non funziona». Parole pronunciate a Pesaro domenica durante la presentazione del candidato di centrosinistra a governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, un insegnante di matematica che si è trovato nella scomoda situazione di dissentire dal ministro del suo stesso governo. Parole di fuoco, e inopportune, che hanno ufficializzato la rottura totale con i sindacati. Governo e Pd sono stati accusati di «arroganza» e «autoritarismo». La miccia l ha accesa domenica scorsa il segretario Flc-Cgil Pantaleo: «Boschi conferma l arroganza e il disprezzo della democrazia - ha detto - La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del Governo». Il giudizio sugli emendamenti al Ddl licenziati sabato dalla commissione cultura della Camera è durissimo. Per Pantaleo «non cambiano l impianto autoritario e incostituzionale del disegno di legge». Ieri da Radio Articolo1 è intervenuta la segretaria generale Cgil Camusso: «Viene il sospetto che tanta arroganza che il governo mette nel negare le ragioni dei lavoratori della scuola sia il segno che in realtà siano loro a non avere un progetto». L'unica cosa che il governo afferma, ha aggiunto Camusso «è il principio che c'è un uomo al comando che deve dirigere tutto, che non ha alcuna idea di quella funzione di comunità e integrazione che la scuola deve avere». «Bisognerebbe dire al ministro Boschi che quando il mondo della scuola si mobilita con le dimensioni di questo periodo, il governo dovrebbe porsi qualche domanda». E poi: «Non è la singola scuola d'eccellenza a creare sviluppo ma è la diffusione dell'istruzione in un intero territorio a favorirla». «Non serve la scuola dei ricchi, perché lo sviluppo del Paese si è sempre creato quando l'istruzione si diffondeva e diventava conoscenza collettiva». A questo punto Boschi ha cercato di fare marcia indietro. Su facebook ieri ha scritto: «Non ho offeso nessuno. Spero che il clima torni disteso, per un confronto di merito equilibrato e civile. Noi ci siamo, pronti ad ascoltare e senza attaccare nessuno». Troppo tardi: Rino Di Meglio della Gilda ha parlato di «deriva autoritaria. I sindacati sono lo strumento organizzativo che ha fatto emergere il dissenso. La lotta degli insegnanti non si ferma. Stia sereno chi di dovere». Il Pd deve inoltre affrontare anche la rivolta della sua base. La bacheca facebook del presidente del Consiglio Renzi ieri è stata bombardata dalla protesta dei docenti che promettono «di non votare più il Pd. «La scuola non è un'azienda e tenere sotto scacco i lavoratori con la minaccia del licenziamento farà crollare la motivazione. Questo è schiavismo!» si è letto tra i commenti. Per il sottosegretario all Istruzione Faraone (pd) è la prova di una «protesta democratica» e «che stiamo facendo sul serio». In realtà, i renziani stanno bruciando i ponti alle loro spalle. A chi, come il capogruppo Camera di Sel alla Camera Scotto li critica, Francesca Puglisi (responsabile scuola PETIZIONE Flc-Cgil e Adi: tutele per i ricercatori precari L associazione dei dottorandi italiani (Adi) e la FLC-Cgil hanno lanciato una petizione su change.org diretta al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti e chiedono il riconoscimento del diritto all indennità di disoccupazione «Dis-Coll» agli assegnisti di ricerca, ai dottorandi e ai titolari di borse di studio. La «Dis-Coll» è una nuova forma di indennità di disoccupazione prevista nel «Jobs Act» e diretta ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l Inps, non pensionati e privi di partita Iva, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione. I dottorandi, borsisti e assegnisti di ricerca sono obbligati a versare contributi previdenziali alla Gestione separata dell Inps e pagano un aliquota contributiva del 30% sul loro reddito annuo. I precari della ricerca rientrano nella categoria dei «lavoratori parasubordinati» e per le peculiari caratteristiche delle attività da loro svolte appaiono pienamente assimilabili ai collaboratori coordinati e continuativi, ovvero a progetto. Adi e Flc chiedono al Ministro del Lavoro Poletti di «intervenire per sanare una situazione divenuta da anni insostenibile». «Perché non riconoscere il lavoro di migliaia di giovani ricercatori che di fatto tengono un piedi un sistema accademico ormai prossimo al collasso?». Ieri sera la petizione aveva raggiunto le 3360 firme (su 5 mila). Pd) ribatte come al solito di «non avere letto la riforma». E insinua che i «sindacati temono di perdere potere» e vogliono inserire nella contrattazione i 200 milioni di euro che il governo intende affidare ai «presidi manager» per aumentare gli stipendi al 5% dei docenti «meritevoli». A questa impresa dovrebbero partecipare genitori e studenti. Praticamente una chiamata in correo per stimolare la competizione tra docenti e la guerra con le famiglie. Un altro punto contestato è la creazione di un mercato delle «auto-candidature» dei docenti. È previsto anche che il collegio docenti discuta le direttive del preside-manager, senza poterle bocciare. Al fondo, non c è alcuna modifica dei poteri che permettono di chiamare i docenti. I presidi manager individueranno fino al 10% dei docenti per comporre lo «staff». Un altra norma permetterà di «selezionare» i docenti da classi di concorso diverse da quelle per cui si sono abilitati, purché posseggano titoli di studio per insegnare la disciplina. Alla bisogna, si adegueranno alle esigenze della scuola-azienda Quiz/ SONDAGGIO DI SKUOLA.NET, SCIOPERO DEI COBAS, PROTESTA DEGLI STUDENTI Uno studente su quattro oggi boicotterà le prove Invalsi O ggi prove Invalsi per le classi seconde delle scuole superiori. Per un sondaggio condotto sul sito Skuola.net tra circa 2mila studenti, uno studente su quattro dichiara che si rifiuterà di sostenerlo. Il 20% è contrario alla prova, il 6% sostiene che saranno i docenti a boicottarla. Uno studente su dieci sostiene che il proprio insegnante ha chiesto di non presentarsi alla prova. Il 5% sostiene che i docenti lasceranno libertà di copiare deliberatamente, come segno di boicottaggio della scuola della schedatura. Uno studente su due sostiene di non avere studiato per il test e annuncia che copierà o risponderà a caso. La volontà di opposizione registrata dal sondaggio è molto forte, al punto che il 36% degli studenti interpellati è consapevole che il risultato del test di oggi influirà sui voti finali. Ma le ragioni del boicottaggio di una prova considerata invasiva, inappropriata alle esigenze della formazione come dell insegnamento sono più forti. Proseguendo nell analisi del sondaggio il 45% degli studenti interpellati ha reso noto che ci saranno proteste contro la prova nel proprio istituto. L opposizione alla scuola degli indovinelli che hanno lo scopo di profilare e schedare gli studenti al fine della loro valutazione è diffusa in particolare nei licei, mentre sembra essere più tenue negli istituti tecnici e professionali. Solo il 17% degli studenti delle superiori considera il test un modo utile per valutare la scuola e migliorarla. La restante percentuale non è soddisfatta dai contenuti e le modalità del test: la maggioranza, circa 1 su 3, pensa che una prova Cresce la mobilitazione di docenti, studenti e famiglie contro «un modello aziendalistico, escludente e nozionistico di scuola» unica nazionale non possa tenere conto dei diversi contesti, ma c'è anche chi è contrario al sistema dei quiz a crocette (15%) e chi vorrebbe che sia vietato usare la prova per un voto di rendimento (14%). Per il 14% degli studenti consultati l'invalsi è inutile per via delle irregolarità che si verificano puntualmente a causa del boicottaggio di prof o studenti. Questi sono alcuni degli effetti di una protesta contro la scuola dei quiz che, di anno in anno, si estende tra gli studenti e le famiglie. Il sondaggio ha anche registrato la scarsa conoscenza dei contenuti dei test da parte degli studenti: 1 su 5 non ha idea su cosa serva. Polemiche e sospetti convergono soprattutto sul «Questionario dello studente», anonimo, a causa delle domande sul contesto familiare e socio-economico degli studenti. Il 27% sostiene di non capirne la funzione, il 17% rifiuta di dare informazioni all'invalsi, il 18% critica la correttezza dei professori e crede che potrebbero usare i risultati dei test per altre finalità non appropriate ai loro compiti didattici. A promuovere il boicottaggio delle prove ci sono i Cobas di Piero Bernocchi: «Se si effettuasse un referendum sul Ddl Renzi e l eliminazione degli insulsi quiz Invalsi - sostiene Bernocchi - i No stravincerebbero. La nostra opposizione è fatta per conto della scuola "bene comune" contro l immiserimento materiale e culturale provocato dalla scuola-quiz aziendalistica». Oggi a Roma, davanti al ministero dell?istruzione a Trastavere, a partire dalle 10, i Cobas animeranno un presidio. E parteciperanno alle manifestazioni studentesche di protesta in varie città. L Unione degli Studenti invita oggi al boicottaggio: «L Invalsi è un preciso modello di scuola antidemocratico, escludente e nozionistico» «la sua valutazione fissa gli obiettivi minimi e massimi in termini di qualità e giustifica le politiche del Miur, senza potervi incidere realmente». «Il boicottaggio coinvolgerà migliaia di scuole - sostiene Danilo Lampis (Uds) - Oggi sarà una nuova giornata di opposizione contro un governo che rifiuta il confronto con chi si mobilita contro la riforma Renzi-Giannini-Pd e mantiene un atteggiamento sfacciatamente anti-democratico». ro. ci.

MARTEDÌ 12 MAGGIO 2015 il manifesto pagina 3 POLITICA Lavoro Mentre arrivano nuovi dati strabilianti sui contratti, scoppiano le contraddizioni sullo strumento per combattere la povertà. Grillo: sono i sindacati a bloccarlo N ell ormai estenuante balletto di cifre sui mirabolanti risultati del Jobs act entra in gioco anche l Inps. Se fino al mese scorso il teatrino della propaganda era composto solo da ministero del Lavoro - che anticipava i dati sulle nuove attivazioni di contratti - poi puntualmente smentiti dall Istat che certificava l aumento della disoccupazione, da ieri anche Tito Boeri ha deciso di far sentire la sua voce. Aumentando il coro governativo, il neo presidente dell Insp ha inaugurato un nuovo strumento dal titolo roboante: «Osservatorio sul precariato». E se i dati di gennaio e febbraio avevano avuto poca eco, ecco che con marzo si può tracciare un bilancio trimestrale. E il bilancio - come cinguetta Boeri su twitter - per l Inps è assai positivo: «Il lavoro che cresce è più stabile. Non solo grazie alla decontribuzione ma anche al contratto a tutele crescenti». I numeri sono questi: rispetto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato crescono (+91.277), mentre diminuiscono i contratti a termine (-32.117) e le assunzioni in apprendistato (-9.188). Nel periodo considerato l aumento complessivo delle nuove assunzioni è di 49.972 unità. Nei primi tre mesi del 2015 le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 470.785, il 24,1 per cento in più rispetto all analogo periodo del 2014: una percentuale neanche troppo alta, considerati gli 8 mila euro di incentivi governativi. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine, comprese le trasformazioni degli apprendisti, sono state 149.041 (l incremento rispetto allo stesso periodo del 2014 è del 5 per cento). Pertanto, la quota di assunzioni CITTADINANZA M5s, Sel e Pd a favore. Ma senza il governo non si farà Reddito, vicini solo a parole con rapporti stabili è passata dal 36,61 per cento del primo trimestre del 2014 al 41,84 per cento del primo trimestre del 2015. In realtà se al dato sulle attivazioni (470.785) sottraiamo quello sulle cessazioni dei contratti (416.675) il dato reale di nuovi contratti è di solo 54mila. Numero senz altro Massimo Franchi A parole non siamo mai stati tanto vicini al varo del reddito di cittadinanza. Le dichiarazioni e le proposte di M5s, di Sel e delle varie anime del Pd - ieri anche Stefano Fassina sosteneva che «ci sono le condizioni per trovare unità sul tema» - sono tutte favorevoli per varare «una misura di contrasto alla povertà che in Europa manca solo da noi e in Grecia», come ora tutti si affrettano a ricordare. Nella realtà della politica però le cose sono più complicate. Ed è difficile che l auspicio del vicepresidente della Camera M5s Luigi Di Maio - «proviamo a farla diventare legge in un mese» - si realizzi. Esistono infatti tanti strumenti simili con tanti nomi diversi che come piccoli ruscelli dovrebbero unirsi nell unico fiume del reddito minimo. A parte il problema nominalistico - reddito di cittadinanza, reddito minimo o «reddito di inserimento», come lo chiama Stefano Fassina - la lotta alla povertà in Italia infatti è stata combattuta con troppi strumenti poco efficaci e in competizione fra loro. In più allo studio ve ne sono di nuovi. Se con il suo primo decreto il Jobs act ha già ridisegnato l Aspi (assicurazione sociale per l impiego) della Fornero con la sciarada di sigle Naspi, Dis Coll e Asdi per chi perde il lavoro, tra le deleghe ancora da presentare ce n è una che apre al reddito di cittadinanza. Ma i tecnici e i professori che la stanno ideando per il ministero del Lavoro immaginano la misura come una forma di integrazione al reddito del nucleo familiare; non di un assegno di 780 euro per tutti, come vuole il M5s. La donna che al Senato sarà chiamata a fare sintesi della tante proposte già presentate è la napoletana Annamaria Parente. Un passato in Cisl (viene dal feudo delle Poste), un presente da renziana. Già relatrice sulla delega del Jobs act, ora si ritrova la patata bollente. «In commissione con i componenti del M5s il clima è molto positivo - racconta - stiamo concludendo le audizioni, in gran parte volute da loro. Ma da qui a dire che nel giro di un mese potremo varare il reddito di cittadinanza come lo immaginano loro, credo ci sia Jobs Act / BOERI: «IL LAVORO CRESCE ED È STABILE GRAZIE AL TUTELE CRESCENTI» L Inps si unisce alla propaganda: «+25% di tempi indeterminati» La Cgil: è merito solo degli incentivi, bastavano quelli e si potevano mantenere i diritti invece cancellati La Uil: favori solo ad imprese PENSIONI, FIATO SOSPESO FINO A VENERDÌ. SINDACATI INASCOLTATI Il giorno della verità per milioni di pensionati sarà venerdì. Al consiglio dei ministri Pier Carlo Padoan presenterà il decreto per ottemperare alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni ma al contempo prevederà rimborsi a scaglioni: totali per le pensioni più basse (il blocco era da 3 volte la minima, circa 1.400 euro lordi) parziale o nullo per le più alte. I sindacati intanto continuano a chiedere un incontro a Poletti. «Siamo ancora in attesa», ha ricordato Carla Cantone dello Spi Cgil. I tempi sono stretti ed è probabile che la convocazione arriverà dopo venerdì. Rendendo impossibile il confronto sul decreto. positivo ma che - come detto - lo era già stato nei mesi scorsi prima della doccia gelata dell Istat. Che a differenza di Inps e ministero del Lavoro certifica l occupazione. E non il numero dei contratti. Forti dell endorsement dell economista bocconiano ed ex editorialista di Repubblica, il governo gonfia il petto. Matteo Renzi affida alla pagina Facebook il commento: «I dati ci dicono che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la macchina finalmente è ripartita: dopo cinque anni di crollo costante, tornano a crescere gli occupati». Continuando a confondere numero dei contratti e posti di lavoro. Di tutt altro tono la lettura dei sindacati. «Non ci troviamo di fronte ad una vera svolta, ma ad un grande regalo alle imprese e a meno diritti per i lavoratori - commenta il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino -. Il saldo netto non è una "vera svolta", considerando anche che i dati si riferiscono ai mesi in cui ha vigenza l esonero contributivo della legge di stabilità e non il Jobs act». Per Sorrentino «non occorreva, dunque, cancellare diritti per far aumentare il tempo indeterminato», che poi si chiede «se basteranno i soldi e se le imprese che beneficiano di questo "doping" renderanno veramente stabili questi rapporti di lavoro o se finito l incentivo torneranno a licenziare, visto che il governo non li ha resi selettivi». Critica anche la Uil. «Nelle oscillazioni continue di cifre e percentuali, oggi è il giorno dell'ottimismo - dice il segretario generale Carmelo Barbagallo -. Se i dati odierni sull occupazione fossero confermati pure dall'istat, anche noi ne saremmo contenti. La trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato è un fatto positivo, ma questo percorso è stato costruito con una riduzione delle tutele. Noi ci proponiamo di utilizzare i prossimi rinnovi contrattuali per attenuare questo rapporto di forza favorevole, ora, solo agli imprenditori». m. fr. molta fantapolitica». «Al momento oltre alle misure di sostegno al reddito ci sono quelle di contrasto alla povertà, come il Sia (il sostegno all inclusione attiva, lo strumento lanciato dall ex ministro Giovannini) che il governo ha rifinanziato». Per Parente unire tutti i vari ruscelli in un unico fiume appare «molto problematico, anche perché c è anche tutto il tema del lavoro nero e dei controlli». «Per me bisogna stabilire delle priorità verso alcune categorie dopo che il governo e la Ragioneria ci definiranno le risorse disponibili». Il quadro è però «in pieno mutamento» e «se arriverà un indicazione di accelerare da parte del governo, noi siamo pronti», chiude Parente. Annamaria Parente, relatrice al Senato: «Il clima è buono, ma difficile unificare i tanti strumenti in uno solo» C è poi un altro tema fondamentale. Nelle parole di Grillo - ma non nelle posizioni di molti altri Ms5 - il reddito di cittadinanza è in alternativa agli attuali ammortizzatori sociali. Per il comico genovese «non bisogna legare le persone ai posti di lavoro», ribadendo l idea di abolire tout court la cassa integrazione (che, a parte quella in deroga, è però pagata non dallo Stato ma dalla mutualità degli stessi lavoratori e dalle imprese con una piccola aliquota mensile). Ieri Grillo ha ribadito nuovamente il concetto: «Se l avessero voluto l avrebbero già fatto il reddito di cittadinanza. Manca la volontà politica. Non vogliono i sindacati, ci sono gli ammortizzatori sociali». In realtà anche tra i sindacati le posizioni sono più articolate. Se è vero che sono storicamente contrari ad una forma di reddito slegato dal lavoro, negli ultimi anni le posizioni sono molto cambiate. La Fiom e parte della Cgil sono da tempo favorevoli ad uno strumento che integri il reddito per assicurare - ad esempio - il diritto allo studio per i figli degli operai. Ma di certo Cgil, Cisl e Uil sono contrari ad intaccare gli attuali ammortizzatori sociali, seppur in via di ridefinizione con il Jobs act. Il rischio che intravedono è quello che il governo sfrutti la proposta dei M5s per sottrarre risorse al capitolo generale del lavoro: varare un piccolo surrogato per poche categorie che sarebbe comunque molto lontano dalla proposta lanciata dal M5s. Un rischio tuttaltro che esagerato. DALLA PRIMA Piero Bevilacqua Una gigantesca metamorfosi Sembrano non vedere la gigantesca metamorfosi che ha cambiato la natura del capitalismo contemporaneo. Un modo di produzione che da tempo ha sparigliato le carte, imposto un nuovo gioco. E il cuore del nuovo gioco è la scomparsa della piena occupazione, obiettivo keynesiano messo da parte come un ferrovecchio da un ceto politico- oggi il Pd di Renzi che ha capito quali servigi chiede il capitalismo finanziario per elargire i suoi favori. Ma, insieme alla scomparsa della piena occupazione, quale orizzonte di una politica possibile, si è schiusa un'altra dirompente novità. Per paradossale che possa sembrare, oggi la fasce d'età della vita lavorativa, si vanno visibilmente restringendo. Si entra sempre più tardi nel mondo del lavoro. Spesso i giovani sono spinti a continuare gli studi perché non trovano occupazione e continuano a gravare sui redditi familiari. Al tempo stesso, si esce dal lavoro molto prima di un tempo. E' vero che le riforma Fornero e le altre riforme pensionistiche in Europa tendono ad allungare la permanenza nel lavoro, ma gli imprenditori hanno altre vedute. Questo restringimento dell'età lavorativa in Italia ha almeno due gravi esiti. I giovani (almeno la maggioranza più fortunata) cercano protezione nel guscio della famiglia, rattrappendo aspirazioni e prospettive. Coloro che non ce l'hanno o non si accontentano, si rivolgono al welfare criminale. E' dunque auspicabile che sia lo Stato a fornir loro un reddito, guastando l'etica capitalistica del lavoro, o preferiamo - come sempre più per tutto il resto, la scuola, la sanità,i trasporti - affidarci al mercato? Un mercato criminale, naturalmente, fra i più efficienti della Penisola. Stiamo perdendo le migliori intelligenze della presente generazione, che scappano nei grandi centri d'europa e degli Usa mentre il presidente del Consiglio e il suo governo ingannano gli italiani con le fumisterie della cosiddetta "buona scuola". Così come è tragica la condizione degli anziani che perdono il lavoro e non hanno ancora la pensione. Queste figure, che la riforma Fornero ha fatto ingigantire, facendone le vittime sacrificali di una riforma ispirata dal panico e da una cultura produttivistica, non hanno nessuna famiglia a cui appoggiarsi. Quella famiglia in genere debbono reggerla coi loro magri redditi. Il reddito minimo toglierebbe dalla disperazione tante persone che hanno decenni di fatiche alle spalle e un futuro di incertezza. Aumenterebbe la domanda interna, di cui l'economia italiana ha un evidente bisogno. Costituirebbe la strada per ridurre le disuguaglianze sociali, offrirebbe a tanti nostri giovani un punto di partenza per intraprendere, studiare, continuare ricerche avviate. Un reddito minimo potrebbe creare quel margine di sicurezza in grado di spingere tanti nostri ragazzi a fare volontariato: volontariato di assistenza alle persone, di cura del decoro urbano, di difesa dell'ambiente e del paesaggio, di assistenza ai bambini e ai ragazzi che abbandonano la scuola. Tutto dipende dal clima che si respira nel paese, se è di lealtà tra governanti e governati, di esaltazione e difesa del bene comune. Tutto dipende dalla creatività della politica, che deve uscire dalla routine impiegatizia che l'affligge, e deve saper suscitare le energie latenti della nostra società, in attesa di un messaggio di verità e di prospettiva.

pagina 4 il manifesto MARTEDÌ 12 MAGGIO 2015 AMMINISTRATIVE COMUNALI A Trento eletto Andreatta ma i dem calano. Ballottaggio a Bolzano. Bassa affluenza Pd avanti piano, Fi vede verde Sebastiano Canetta Ernesto Milanesi U rne da scorporare per bene, al di là delle apparenze. In Trentino Alto Adige evapora l 8% degli elettori, si crepa l autonomismo a statuto speciale e nei piccoli Comuni s insediano i commissari oppure un drappello di sindaci salvati dalla matematica. Certo, Matteo Renzi si è complimentato con Alessandro Andreatta che a Trento ha conquistato al primo turno il secondo mandato. Ma nei 97 seggi ha ottenuto il 53,7% rispetto al 64,4% del 2009. E non basta, perché il Pd in un lustro ha perso un migliaio di consensi e con il 29,6% si ritrova stellarmente lontano dai quasi 25 mila voti delle Europee che valevano il 49%. Altrettanto clamoroso è il sorpasso della Lega (secondo partito in città con il 13,1%) ai danni del Cantiere Civico di Lorenzo Dellai, ormai ex padre-padrone del modello sussidiario all ombra delle Dolomiti. Meno di 500 voti separano poi il Paat del presidente Ugo Rossi (inchiodato al 9,8%) dal M5S. Con 2.160 voti, invece, L Altra Trento a Sinistra ha un seggio in consiglio ai danni di Forza Italia che tracolla al 4%. «Già alle Europee avevamo cominciato a riunire la frammentarietà della sinistra. Con questo risultato abbiamo dimostrato che uniti si può EUROPARLAMENTO Spinelli da Strasburgo lascia l Altra Europa Eletta al parlamento europeo da capolista dell altra Europa per Tsipras, malgrado in campagna elettorale avesse spiegato che avrebbe rinunciato al seggio e coltivato il movimento, Barbara Spinelli si trova da oggi nella condizione opposta: resta parlamentare a Strasburgo ma «prende le distanze» dall Altra Europa, se ne va. «Ritengo che non sia più all altezza del progetto per cui era nata: superamento dei piccoli partiti di sinistra, conquista degli astensionisti e dell elettorato deluso da Pd e M5S (dunque un elettorato non esclusivamente di sinistra) ed elaborazione di nuove idee su un Unione ecologicamente vigile e solidale», ha spiegato Spinelli, annunciando che d ora in poi sarà una deputata indipendente nel gruppo di Sinistra Europea. Che poi è lo stesso gruppo al quale continuano ad aderire gli altri due eletti con l Altra Europa, Curzio Maltese ed Eleonora Forenza. «Pensare che Spinelli aveva deciso di tenere il seggio perché con il nostro Marco Furfaro "non ci sarebbe stata certezza di affidabilità per la tenuta del progetto"», ha commentato Nicola Fratoianni di Sel. Mentre Marco Revelli per l Altra Europa si è detto «colpito e addolorato» «proprio ora che la nostra comunità - ne convengo, ancora inadeguata al progetto - si sta muovendo nella direzione da noi auspicata. Sono convinto che le tante cose che continueremo a fare insieme accorceranno le distanze». red. pol. BOLZANO, IL PALAZZO MUNICIPALE. A DESTRA (FOTO LAPRESSE) GIOVANNI TOTI. SOTTO PAOLO FERRERO continuare a rappresentare istanze, bisogni e speranze della nostra gente» commenta soddisfatta Antonia Romano, insegnante e coordinatrice dei Comitati Tsipras che si era candidata sindaco. Nessuno vestirà la fascia tricolore in 5 comuni con meno di 3.000 abitanti. Serviva almeno il 50% dei votanti, calcolato senza gli elettori all estero, per insediare sindaci e consiglieri spesso senza alcuna concorrenza. Non si è addirittura votato a Castelfondo (640 abitanti) per mancanza di candidati. A Mezzano, clamorosamente è sfuggito un solo voto: 723 schede su 1.446 elettori. Salvo errori di calcolo, arriva il commissario come a Roncegno Terme, Samone e Brez. Oppure a Ortisei, in val Gardena: la partecipazione è crollata dal 76,5 al 40,3%. C era soltanto l Svp con 17 aspiranti consiglieri per 18 posti in aula. L altro scorporo riguarda proprio la Südtiroler Volkspartei che dall 8 maggio 1945 monopolizza Daniela Preziosi È giorno di brindisi per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista. È soddisfatto per il risultato del primi giro di amministrative del nord: «A Bolzano siamo a due cifre, va bene anche Aosta e Trento. Un bel risultato per far partire la costituente della sinistra». Segretario, ci spieghi cos è questa costituente della sinistra che proponete. Bisogna lavorare all unità delle forze di sinistra per costruire uno spazio in cui possano partecipare a pari grado tutti, iscritti e non ai partiti. E i non iscritti solo la maggioranza da coinvolgere. Lo avevamo detto al congresso dell anno scorso, usando lo slogan «costruire la Syriza italiana». Oggi la rilanciamo a partire dalle tante novità, come l uscita di Civati dal Pd. Una cosa chiamata costituente della sinistra non rischia di tenere alla larga gli elettori meno propensi alle appartenenze ideologiche? La parola sinistra si può declinare in molti modi. Io userei una triade in ordine alfabetico: antiliberista, del basso contro l alto, di sinistra. Un processo che prende il meglio di Syriza e il meglio di Podemos: mette insieme la critica al liberismo e la critica alla politica come cosa separata. Non penso a un partito ma a una soggettività con pochi elementi chiari di programma e la capacità di tenere assieme i mille modi in cui oggi la gente fa politica: penso ai comitati, ai tanti insegnanti che in questi anni hanno resistito. Gente che sa che la patrimoniale è una necessità perché i ricchi sono sempre più ricchi. Che ha capito che è falsa la tesi che non ci sono i soldi.: i soldi ci sono, ma li stiamo continuando a regalare alla speculazione finanziaria. L anno scorso abbiamo dato 85 miliardi di interessi agli speculatori. La crisi non è scarsità, ma ricchezza maldistribuita. Il contrario di quello che dicono Renzi, Grillo e Salvini. Per chi ha visto nascere e morire alleanze e federazioni di sinistra, uno dei dettagli rivelatori della durata è se vengono sciolti o no i partiti che si mettono insieme. Vi scioglierete? No, ma il problema è dove risiede la sovranità. l Alto Adige. Dal capoluogo alla periferia, una serie di tonfi inequivocabili. A Bolzano, il Pd in versione bilingue con 6.541 voti diventa il primo partito perché la Stella Alpina si ferma a 6.105. Ma per il sindaco servirà il ballottaggio: l uscente Luigi Spagnolli non va oltre il 41,6% e dovrà vedersela con Alessandro Urzì (Fi, Unitalia e Alto Adige nel cuore) che riparte dal 12,7%. E appena 92 voti separano l escluso dal secondo turno Carlo Vettori (Lega) dalla coalizione rossoverde ed ecosolidale capace di raggiungere il 10,5% dei consensi. «Siamo contenti: abbiamo centrato l obiettivo della vigilia. Ma siamo preoccupati per il risultato della Lega: una Bolzano xenofoba e molto di destra è un dato allarmante» afferma Cecilia Stefanelli. Si riferisce al 7% di voti a Giovanni Benussi, appoggiato anche da Casa Pound. Il quartier generale Svp è alle prese con una sconfitta storica. Sconfitte brucianti a Vipiteno e La Lega si mangia gli azzurri, bene la sinistra, batosta per l Svp. Aosta al renziano Centoz San Candido, a Selva di Val Gardena e Villabassa. Ma domenica notte i risultati erano da incubo in troppi feudi: Appiano, Dobbiaco, Naz Sciaves, Campo di Trens e Prato allo Stelvio hanno voltato le spalle. E si profila un secondo tempo da incubo perfino a Merano con Gerhard Gruber che riparte dal 24,4% nella sfida decisiva con Paul Rosch dei Verdi, al 22,1. Ballottaggio cruciale anche in Trentino: a Rovereto il sindaco uscente Andrea Miorandi (centrosinistra autonomista ) dovrà rincorrere Francesco Valduga (Verdi, Popolari e civiche) che ha raggiunto il 38,1%. Decisivi, sulla carta, i consensi del centrodestra (18,8% a Marco Zenatti) e del M5S che con Paolo Vergnano vanta il 7,5%. Insomma, lo statuto speciale a Nord Est non regge alla prova dei drastici tagli (ospedali, contributi e fondazioni varie) e della crisi di rappresentanza Paat & Svp. Se i dem esultano in pubblico, manifestano in privato tutta la loro disillusione sulla futura governabilità della Regione affidata a Rossi. I veri rottamatori del Nazareno in compenso hanno trovato una nuova icona. Fulvio Centoz, 40 anni, nuovo sindaco di Aosta con il 54,18% grazie all alleanza con Union Valdotaine, Stella Alpina, Creare Vda. Renziano Dop, è il segretario regionale del Pd e incarna la vocazione maggioritaria a senso unico. Vice-sindaco sarà Antonella Marcoz, dell Uv. Emorragia di elettori anche in Valle d Aosta (meno 5%). Nel nuovo consiglio comunale vanno tre seggi a Alpe, due a Lega e Movimento 5 Stelle, uno a Uvp e soprattutto a L Altra Valle d Aosta che ha ottenuto il 3,7% dei consensi. SINISTRA Ferrero (Prc): Renzi è di destra, dal Pd usciranno molti. Leader? Non ne vedo, meglio così «Subito una costituente di sinistra» Io non propongo una federazione con diritti di veto, ma una costituente vera con piena sovranità. E dove ci saranno differenze politiche, si facciano referendum fra chi ne fa parte. Non dobbiamo riverniciare quello che c è già o fare una nuova sinistra arcobaleno. Anche perché oggi l opposizione non basta più, la sinistra deve candidarsi a governare con un progetto politico nuovo. Ero contrario alla sinistra di governo quando significava governare con il Pd, ma ora non possiamo più limitarci alla testimonianza, dobbiamo proporre un alternativa concreta e non ideologica su cosa si può fare sul lavoro, sul reddito. Ha lanciato la costituente già al congresso di un anno fa. Nel frattempo è successo di tutto. Continua a fare la stessa proposta? Non rivendico primogeniture e non sono affezionato alle formule. Se c è una parola migliore, benissimo. La sostanza per me è che si costruisca un processo che colga tutti gli elementi di novità, compresi i volti chi lo deve rappresentare. Ferrero non si candida a portavoce, per essere chiaro. La crisi del neoliberismo si vede da anni, ma oggi si vede a livello di massa. La crisi del Pd oggi è evidentissima, a me interessa che questa consapevolezza diffusa ora trovi un soggetto all altezza della sfida. Porte aperte a chi esce dal Pd? ELEZIONI «Cifre sotto al 4%, Silvio è superato» Forzisti nel baratro, Fitto va all attacco Andrea Colombo I l disastro è completo e non serve arrampicarsi sugli specchi, come fa Deborah Bergamini, anello fondamentale del cerchio poco magico che ha strangolato definitivamente Forza Italia: «In fondo questi risultati non sono così peggiori degli ultimi». In parte è vero. Ma il quadro complessivo ricorda più Hiroshima dopo la deflagrazione che non Caporetto o Waterloo. Il successo indiscutibile della Lega, che mette insieme il triplo dei voti dell ex alleato maggiore ma in alcune realtà va ben oltre, affonda ulteriormente il coltello nella ferita azzurra. Quel che rende il dato, già terrificante, persino peggiore è che la disfatta trentina arriva non dopo un terremoto nel regno di Arcore ma alla sua vigilia. Formalmente, Fi è ancora un partito unito. Di qui all estate non lo sarà più. Fitto, che sta con un piede e mezzo fuori dal partito ma esita a compiere il passetto finale perché è sempre bene far ricadere colpe e responsabilità sugli altri, lo dice chiaramente: «Il centrodestra messo in campo da Berlusconi è abbastanza superato». E perché mai, allora, il viceré pugliese resta nel vascello ormai obsoleto? «Perché Fi, per detta dei suoi Per me il percorso o è unitario o non ha nessun senso. Chi se ne va dal Pd non solo sta criticando quello che è diventato quel partito, ma sta proponendo anche contenuti politici con cui sono in sintonia, dal lavoro al welfare. Dal Pd si aspetta altri addii? Sì, altri prenderanno atto che lì non c è possibilità di cambiare le cose. Noi dobbiamo aprire subito il processo costituente, e tenerlo aperto. Anzi, per l ultimo che arriverà, come dice il vangelo, uccideremo il vitello grasso. Come sceglierete il leader? È l ultimo problema. Questa attenzione ossessiva sul leader è l altra faccia del senso di impotenza sociale. In un paese in cui la gente viene convinta che non conta niente, si aspetta il miracolo, l uomo della provvidenza. Francamente non vedo Pablo Iglesias candidarsi a fare il leader qui in Italia. E allora impariamo dal movimento della scuola: un protagonismo di massa e dal basso, che sta obbligando il governo a trattare, ma non c è un leader. Così dobbiamo fare noi, poi nel percorso i migliori verranno fuori. Di leader ne abbiamo avuti, anche a sinistra, ma se non c è un progetto un leader non regge oltre sei mesi. A proposito di leader, per Landini chi si candida in politica è fuori dalla coalizione sociale. Fa bene. Con la coalizione sociale lavora sui contenuti, cosa di cui c è ultrabisogno. Ma come un sindacalista che si candida in politica dà le dimissioni, così chi sta nella coalizione sociale non lo fa per raccogliere consenso in politica. Questo vuol dire che chi come lei sta in un partito sta fuori dalla coalizione sociale? Non necessariamente. Quello della rappresentanza è un terreno specifico, ma non l unico della politica. Landini ha preso il meglio dell autonomia sindacale. Noi invece dobbiamo fare una sinistra che si pone anche sul terreno della rappresentanza. E penso che fra questi due progetti ci possa essere una sinergia più che positiva. Barbara Spinelli lascia la lista dell Altra Europa, dice che vi siete snaturati. Mi dispiace, ma confido che il percorso che stiamo facendo possa farla ricredere. stessi esponenti, non c è più». Una tipica non-risposta. In realtà la decisione di don Raffaele e dei suoi «ricostruttori» è già presa. L operazione, con tanto di fondazione di un nuovo gruppo parlamentare al Senato e la fuoriuscita di 14 deputati a Montecitorio, dovrebbe scattare già questa settimana, ma all ultimo momento una parte dei ribelli ha iniziato a proporre un rinvio: meglio dopo le regionali, quando l ecatombe di Fi renderà chiare a tutti le ragioni dell addio. Questione di giorni o di settimane, il risultato non cambia. Sul fronte opposto, quello dei forzisti che guardano a Renzi, il distacco non si verificherà probabilmente sino alla vigilia della pausa estiva, quando a palazzo Madama arriverà il secondo voto sulla riforma istituzionale. E probabile che a quel punto una parte dei dissidenti Pd non riuscirà più a tenere il piede in due staffe. Fossero anche pochi senatori, basterebbero per mettere la riforma a rischio. I «verdiniani», e forse anche qualche altro senatore capace di fare con oculatezza i propri conti e tornaconti, dovrebbero in quel caso rompere gli indugi e offrire il loro appoggio al fiorentino, seguendo la pista aperta da Sandro Bondi e Manuela Repetti. Lo faranno, tanto più se l esito delle elezioni del 31 maggio rispetterà le previsioni e il mesto anticipo trentino. Ma l elemento che più di ogni altro indica un declino irreversibile è l'inadeguatezza assoluta delle risposte da parte dello stato maggiore azzurro. Giovanni Toti, delfino e candidato con poche chances di successo in Liguria, non sa cosa dire e non riesce a nasconderlo: «I risultati sono ampiamente deludenti e ritengo siano il frutto di inadeguatezza di ricette, litigi, totale incapacità della nostra classe dirigente». La diagnosi è precisa. La cura inesistente: «Ripensamento della struttura in quella zona e nomina di un commissario». Acqua fresca. Ma dare le colpe a Toti sarebbe crudele e ingiusto. Il timone non lo tiene lui ma Berlusconi, ed è a Berlusconi, con la sua fumosa idea di dar vita ai «Repubblicani» come massima proposta, che va addebitata la débacle. «Il Partito repubblicano? Lo stiamo facendo. Non quello americano: quello di La Malfa, che stava sotto il 5%», chiosa feroce un dirigente azzurro. Berlusconi non ha più idee né progetti. Gli elettori lo sentono e lo puniscono. Ma la Lega, con tutto il suo trionfo, si trova per certi versi nella stessa situazione. Salvini ha fatto un miracolo portando un partito che pareva cadavere a raggiungere il 13% e a umiliare senza pietà il gigante di Arcore. Ma questo risultato, anche se sarà confermato dal test del 31 maggio, non gli permette di ambire a una vittoria nelle future elezioni politiche. Non che la cosa lo impensierisca molto. La Lega, a differenza di Forza Italia, è un partito che sa e può benissimo vivere all opposizione e di opposizione. Ma resta il fatto che la vera carta vincente di un Renzi tutt altro che invincibile sta oggi nell assenza di un qualsiasi progetto potenzialmente vincente alla sua destra.

MARTEDÌ 12 MAGGIO 2015 il manifesto pagina 5 SOCIETÀ TORINO Eternit, si decide oggi il processo bis per omicidio volontario Dopo la denuncia del manifesto, mal di pancia anche nel governo per i tagli della spending ai centri di ricerca per l agricoltura Eleonora Martini «N essuna chiusura», per la sede di Rovigo del Cra, l unico centro in Italia autorizzato a coltivare piantine di marijuana e a fornirle allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che da pochi mesi ha avviato la fase sperimentale per la produzione del primo farmaco italiano a base di cannabis. E «nessun ridimensionamento delle ricerche» scientifiche sull uso terapeutico della canapa. Lo assicura il commissario straordinario Salvatore Parlato replicando al manifesto che domenica in prima pagina ha dato la notizia dei tagli imposti dalla spending review renziana sull ente pubblico di ricerca e sperimentazione in agricoltura. La notizia della chiusura era giunta venerdì sera al direttore del centro di Rovigo, ma evidentemente nemmeno nel governo c è unità di vedute riguardo una tale ipotesi. «Mi impegnerò per approfondire cosa sta succedendo, questo taglio non rientra nei nostri programmi di governo, anzi siamo convinti che serve attenzione alla sperimentazione controllata di cannabis per scopi terapeutici», ha detto il sottosegretario all Economia Pieropaolo Baretta, del Pd, in visita a Rovigo domenica mattina, secondo quanto riportato ieri da alcuni quotidiani locali del Polesine. Ma è lo stesso Parlato a spiegare che «la prima bozza di riforma del nuovo Ente, ancora in discussione, prevede l articolazione in 16 sedi principali, compresa l amministrazione centrale di Roma, e 14 sedi distaccate». Lo scrive in una nota, il commissario nominato il 2 gennaio 2015 con il compito di predisporre «entro 120 giorni dalla data della sua nomina» un piano di riforma del Cra (nel quale è confluito l altro ente pubblico di ricerca agroalimentare, l Inea), per ridurne le «articolazioni territoriali di almeno il 50%», come impone la legge 190 del 23 dicembre 2014. I primi incontri con i sindacati di categoria, però, sono previsti solo per il prossimo 20 maggio, e Parlato, che nel merito dovrebbe essere ascoltato domani in audizione informale dalla commissione Agricoltura della Camera, spiega che «nel caso specifico di Rovigo le attività di ricerca e di sperimentazione proseguiranno come vero e proprio "Laboratorio di ricerca"». Dunque, non la chiusura, come scritto nel foglio numero nove del piano (riguardante le sedi di Foggia e Bergamo e quelle distaccate di Caserta e Bologna, tutte «mantenute», mentre verrebbe «chiusa» anche la sede di Osimo, e «accorpata» quella di Vercelli) - parole che avevano messo in allarme l intera struttura, fiore all occhiello della ricerca italiana sulla marijuana - ma solo una «diversa denominazione», scaturita «esclusivamente dalla specificità delle attività, che nel caso di Rovigo è rivolta alla Canapa da fibra e per altri usi, tra i quali il terapeutico». Nelle ambizioni del piano triennale di riorganizzazione dell Ente, aggiunge il commissario straordinario, in realtà c è l integrazione e l estensione degli «obiettivi strategici sulle colture industriali, tra le quali rientra la Canapa, allargando le attività di ricerca alla valorizzazione ecosistemica nell ampio contesto dell uso sostenibile ed efficiente delle risorse naturali». In questa ottica, «le ricerche in corso sulla Canapa non solo non saranno ridimensionate, ma potranno avvalersi di ulteriori sinergie, per una più adeguata dimensione scientifica della ricerca». In sostanza il commissario rassicura il personale del Cra di Rovigo e degli altri centri che subiranno la «razionalizzazione» imposta dai tagli di Renzi: «La nuova riorganizzazione - conclude Parlato - valorizzerà le grandi professionalità dei ricercatori pubblici in agricoltura ed efficienterà la struttura sotto il profilo economico e amministrativo». Una precisazione importante, visto che anche l Istituto farmaceutico militare di Firenze si augura di ottenere velocemente l autorizzazione dell Aifa, in modo da trasformare in farmaco «entro luglio» le prime infiorescenze che saranno PIANTE DI CANAPA NEL CENTRO CRA DI ROVIGO FOTO REUTERS SALUTE Il commissario straordinario del Cra, Salvatore Parlato: «La sede di Rovigo non chiude» Cannabis terapeutica, dietrofront raccolte a giugno. Al momento, però, spiega il generale Giocondo Santoni, a capo della "business unit" fiorentina, «la produzione di raccolto è limitata in quanto destinata alla sperimentazione e nell'ordine di alcuni chili. Su larga scala è prevista per dopo l'estate, una volta terminata la sperimentazione e una volta che avremo attivato una nuova serra da 150 metri quadri, per un tipo di produzione più industriale». Armi /NIGRIZIA: DALL ITALIA QUASI 2 MILIARDI DI ESPORTAZIONI L affondo del papa: «Non c è la pace perché i potenti vivono sulle guerre» Luca Kocci «P erché i potenti non vogliono la pace? Perché vivono sulle guerre» e «guadagnano con le armi». Davanti a 7mila alunni delle scuole primarie, che ieri mattina hanno partecipato ad un udienza nell aula Nervi in Vaticano nell ambito di un iniziativa promossa dalla fondazione «La fabbrica della pace» (animata dalla psicoterapeuta Maria Rita Parsi), papa Francesco mette da parte il discorso ufficiale e risponde a braccio a 13 domande dei bambini, affrontando con inevitabile immediatezza e semplicità di linguaggio temi come la guerra, gli armamenti, la pace, ma anche il carcere e la disabilità («A me non piace dire che un bambino è disabile, questo bambino ha un abilità differente, non è disabile»). La semplicità della comunicazione permette a Bergoglio di andare al nocciolo delle questioni, peraltro già affrontate in altre occasioni. «I potenti, alcuni potenti, guadagnano con la fabbrica delle armi, e vendono le armi a questo Paese che è contro quello, e poi le vendono a quello che va contro questo. È l industria della morte», dice Bergoglio rispondendo ad un bambino egiziano di Torpignattara, popolare quartiere delle periferia romana. «Si guadagna di più con la guerra. Si guadagnano i soldi, ma si perdono le vite, si perde la cultura, si perde l educazione, si perdono tante cose». E per singolare coincidenza le parole del papa arrivano subito dopo la diffusione dei dati del 2014 sull export italiano di armamenti, anticipata dal mensile dei missionari comboniani Nigrizia: 1 miliardo e 879 milioni di euro di esportazioni autorizzate dal governo (+34% rispetto al 2013), con quasi un terzo delle armi italiane (il 28%) finite nei Paesi del nord Africa e del Medio Oriente. «Tutto gira intorno al denaro aggiunge Francesco, il sistema economico gira intorno al denaro e non intorno alla persona, all uomo, alla donna» e «si fa la guerra per difendere il denaro». «La pace è prima di tutto che non ci siano le guerre», ma la pace è anche «giustizia», dice il papa, che fa ripetere in coro ai bambini una costante delle catechesi «popolari» di Bergoglio, non limitata ai bambini «dove non c è giustizia, non c è pace». «Tutti siamo uguali prosegue, ma non ci riconoscono questa verità, non ci riconoscono questa uguaglianza, e per questo alcuni sono più «felici» degli altri. Ma questo non è un diritto! Tutti abbiamo gli stessi diritti! Quando non si vede questo, quella società è ingiusta. E dove non c è la giustizia, non può esserci la pace». Nel carcere non c è giustizia e non c è perdono, dice anche papa Francesco (che, nella telefonata di qualche giorno fa per informarsi sulla sua malattia, ha invitato all udienza anche Emma Bonino, paladina, insieme ai Radicali, dei diritti dei detenuti). «È più facile riempire le carceri che aiutare ad andare avanti chi ha sbagliato nella vita», che «aiutare a reinserire nella società chi ha sbagliato», aggiunge Bergoglio. «Tutti cadiamo. Ma la nostra vittoria è non rimanere «caduti» e aiutare gli altri a non rimanere «caduti». E questo è un lavoro molto difficile, perché è più facile scartare dalla società una persona che ha fatto uno sbaglio brutto e condannarlo a morte, chiudendolo all ergastolo», «la soluzione del carcere è la cosa più comoda per dimenticare quelli che soffrono». Discorso socialmente avanzato quello di Francesco, all interno di una giornata che tuttavia presenta un elemento di confusione: la partecipazione ad un udienza papale, in orario scolastico, di 7mila alunni delle scuole primarie metà frequentanti istituti statali, metà istituti cattolici, con la benedizione del ministero dell Istruzione, come ha ricordato lo stesso Francesco al termine del suo discorso. Non si tratta di un attività di culto la normativa non permette di organizzarle durante le lezioni, ma comunque di un iniziativa a forte connotazione confessionale. Mauro Ravarino TORINO I l caso Eternit ritorna in tribunale. Finito con un nulla di fatto il primo processo, annullato in Cassazione, le aule del Palazzo di Giustizia di Torino si preparano nuovamente a ospitare i familiari delle vittime. Questa mattina si apre, infatti, l'udienza preliminare del procedimento Eternit bis, dove il magnate svizzero Stephan Schmidheiny dovrà rispondere di omicidio doloso per la morte di 258 persone, decedute, tra il 1989 e il 2014, a causa dalla diffusione d amianto a Casale Monferrato (Alessandria) a Cavagnolo (Torino) e, in parte, a Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Solo 68 sono ex lavoratori, gli altri sono cittadini residente nelle vicinanze dei quattro stabilimenti. Tutti luoghi dove di amianto si continua a morire: il picco è atteso tra il 2020 e il 2025. Il reato di omicidio non si può prescrivere. Proprio i giudici della Corte di Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, avevano sottolineato come le contestazioni mosse dalla Procura di Torino fossero più idonee a reggere altri reati, come le lesioni e l omicidio. I pm, Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, ipotizzano varie aggravanti quali i motivi abietti, la volontà di profitto e il mezzo insidioso (l amianto). Schmidheiny, «nonostante sapesse della pericolosità dell amianto», avrebbe «somministrato comunque fibre della sostanza». Il primo processo, che ha avuto una rilevanza storica e mediatica (una causa con tre mila vittime), è stato capovolto in ultimo grado di giudizio: la condanna per l'imprenditore svizzero, ora in Costa Rica, confermata in appello è stata annullata dalla Corte Suprema. E, così, i risarcimenti civili. Questa volta l'impianto cambia. Se precedentemente l'accusa si era incentrata su un reato cosiddetto «collettivo», il disastro ambientale, nell Eternit bis viene contestato a Schmidheiny l'omicidio volontario per ogni singolo caso di decesso per malattie amianto - correlate (soprattutto mesotelioma pleurico), in cui le indagini hanno consentito di evidenziare il nesso di causalità tra l esposizione alle polveri liberate e la morte della vittima. L'attesa è alta. All'alba da Casale Monferrato partono i pullman carichi di familiari. A Torino sono state allestite due maxi aule per ospitarli. Gran parte dell'udienza sarà dedicata alle richieste di costituzione di parte civile. Fra le carte, che la difesa potrebbe giocare, c'è quella della competenza territoriale e quella del «ne bis in idem», sostenere cioè che questo processo non va celebrato perché Schimdheiny è stato già prosciolto per prescrizione dall'accusa di disastro ambientale. Cgil Cisl Uil Piemonte si sono costituite parte civile nel nuovo processo Eternit e garantiscono il patrocinio ai familiari delle vittime attraverso un pool di avvocati delle rispettive organizzazioni. «È la prosecuzione - sottolineano in una nota i segretari regionali Laura Seidita (Cgil), Marcello Maggio (Cisl) e Francesco Lo Grasso (Uil) - di un impegno profuso in tutti questi anni, a tutela dei lavoratori». Manca all'appello lo Stato italiano: «Vogliamo ricordare sostiene, infatti, l'afeva (Associazione familiari vittime amianto) l'impegno assunto dal presidente Renzi, durante gli incontri a Roma successivi alla vergognosa sentenza della Cassazione, di costituire questa volta anche lo Stato come parte civile al quale ribadiamo la nostra annosa richiesta di svolgere un ruolo attivo e di coordinamento al fine di attivare le iniziative occorrenti per ottenere giustizia, prima di tutto per le vittime, sia in sede penale che in sede civile».