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Transcript:

RACCONTO TRATTO DAL LIBRO DONNE CHE RACCONTANO IL LAVORO a cura di Roberta Griffini, Francesca Matichecchia, Debora Roversi, Marzia Tanzini Disegno di Pat Carra Filcams Cgil Milano

GABRIELLA tanti master, poco lavoro, grandi speranze Fino a qualche mese fa lavoravo in un call center e mi occupavo prevalentemente di recupero crediti, anche se in modo un pò anomalo. Ho fatto il colloquio in questa azienda che cercava figure che avevano esperienza di lavoro in società finanziarie e io l avevo e così mi hanno assunto subito con un contratto a tempo indeterminato. un brutto affare Ho fatto un paio di settimane di formazione e poi ho iniziato con il ricevere le chiamate di persone che volevano una nostra consulenza o informazioni per capire cosa facevamo esattamente. A chiamarci erano persone, spesso disperate, che avevano dei debiti e che non riuscivano a pagare, quindi noi ci facevamo raccontare la situazione e poi spiegavamo qual era l iter da seguire per cercare di risolverla. La sola consulenza legale noi la vendevamo a 390 euro e, una volta acquistata, i clienti venivano contattati dall ufficio legale che rispiegava, in modo più dettagliato, che cosa avremmo fatto per loro. Preciso che, generalmente, gli avvocati dell ufficio legale erano neolaureati e alcuni neanche iscritti all albo. Una situazione tipica era che una persona ci chiamava perché aveva un prestito, per esempio di 10 mila euro, che non riusciva a pagare per vari motivi; allora veniva da noi proposta e venduta una consulenza legale, il nostro ufficio legale consigliava al cliente di non pagare più il prestito per diventare moroso e, a quel punto, avremmo contattato noi l agenzia finanziaria per quello che in gergo si chiama saldo straccio, cioè una trattativa con l obiettivo di abbassare quel debito da 10 mila a 6 o 7 mila euro. Questo, ovviamente, comportava degli aspetti negativi: innanzitutto il cliente moroso veniva inserito nel database dei cattivi pagatori e poi la somma ribassata concordata, il più delle volte, doveva essere saldata in un unica soluzione o quasi, e in aggiunta doveva essere pagato il lavoro della nostra agenzia; 2

quindi a conti fatti al cliente non conveniva, anzi si ritrovava a dover cacciare comunque tanti soldi (e subito) e a non poter neanche più chiedere prestiti. I pagamenti avvenivano quasi sempre con cambiali, assegni o carte di credito. Per i primi tre mesi mi sono occupata del primo step, cioè ricevevo le prime telefonate e cercavo di vendere ai clienti la consulenza legale, poi sono stata mandata su ad un altro piano dove si faceva la vendita vera e propria: dopo che un cliente aveva deciso l acquisto della consulenza e dopo che aveva parlato con i legali arrivava il momento di comunicargli il preventivo, cioè quanto doveva pagare per far sì che gli si riducessero i debiti. I preventivi andavano da mille a 30 mila euro. Io a quel punto rispiegavo tutto al cliente illustrandogli anche i pro e i contro. Una volta comunicata la cifra del preventivo stabilivamo insieme a lui il piano di pagamento, entravamo praticamente nelle sue tasche: Quanto mi devi dare? 30 mila? Mi dai adesso un anticipo di 5 mila e il resto me lo dai o in assegni o in cambiali, in modo tale che tutto fosse tracciato, così il cliente era legato mani e piedi a noi oltre che alle società finanziarie; noi ovviamente iniziavamo ad intervenire con le società finanziarie una volta che il cliente ci aveva pagato. Quello che noi facevamo era solo il saldo straccio cioè la trattativa, che i clienti avrebbero potuto far da soli, ma molti, un pò per la disperazione e un pò per la difficoltà ad esprimersi, a chiedere e a parlare con la finanziaria, decidevano di affidarsi a noi. A volte mi è capitato di telefonare fuori dal lavoro con il mio telefono privato a dei clienti disperati per sconsigliare assolutamente di affidarsi alla nostra agenzia e di lasciar perdere e di fare da soli. Se i miei responsabili avessero saputo questa cosa, avrei sicuramente perso il posto di lavoro, però io ho una coscienza. Si rivolgevano a noi anche degli evasori fiscali, in quel caso era molto difficile riuscire a risolvere i problemi perché le cartelle esattoriali erano quasi sempre molto alte. Tutto questi passaggi avvenivano o per telefono o per mail, per capirci io non ho mai visto un cliente di persona. Una volta finito con me, la pratica passava ad un altro step, che secondo me era il peggiore, cioè rispondere ai clienti che avevano pagato il nostro servizio e 3

volevano sapere a che punto fosse la trattativa con la finanziaria. Chi lavorava in questo step veniva chiamato coccolatore perché ripeteva al cliente sì, non si preoccupi, stiamo facendo, siamo in trattativa, ci vuole pazienza.... C erano anche colleghi molto scorretti che omettevano di dire al cliente che, oltre ai soldi che dava a noi inizialmente per essere seguito, poi doveva anche tirare fuori i soldi per saldare il debito con la finanziaria. Praticamente il cliente pensava di aver risolto tutto subito ed invece si trovava indebitato due volte! Ad un certo punto, qualche mese fa, nell arco di una settimana, ci siamo ritrovati per tre volte in ufficio la Finanza a fare controlli e perquisizioni; poco dopo il responsabile della società è stato arrestato con accuse di concussione, riciclaggio di denaro sporco e affiliazione al clan dei casalesi. A quel punto abbiamo scoperto che c era da tempo in corso un indagine da parte della procura e nell arco di una settimana la società ha chiuso tutto, è stato dichiarato il fallimento e siamo rimasti senza lavoro in 183 persone; inoltre questa società non ha neanche pagato i contributi. L esperienza lavorativa peggiore della mia vita, quasi da film (drammatico). Eppure di esperienze professionali ne ho avute molte lavoratrice eclettica, donna poliedrica Prima di fare questo lavoro ho lavorato per una finanziaria, ma non è stata un esperienza positiva perché lì si lavora a provvigioni e non era per me una fonte di guadagno, perché sono una persona pulita e onesta. Inoltre non avevo conoscenze, non potevo certo andare dalla mia mamma o da mia sorella a cercare di convincerle a fare la cessione del quinto o a chiedere un finanziamento! Il lavoro precedente alla finanziaria invece mi piaceva, avendo fatto un master in economia e valorizzazione delle istituzioni culturali mi avevano dato la possibilità di fare uno stage, naturalmente non pagato, presso il Ministero dei Beni culturali, dove mi occupavo dell allestimento del catalogo e della fruizione dei dati per i non addetti ai lavori, cioè per chi era interessato ad avere informazioni o ad acquistare un oggetto d arte ma, non essendo nel giro o un esperto, non sapeva come fare. 4

Finito lo stage mi hanno detto che non c era possibilità di assunzione, nonostante il mio lavoro fosse stato molto apprezzato. In seguito sono riuscita a trovare lavoro in una società di servizi per il Polo museale romano dove mi è stato affidato il progetto Roma pass cioè una card che ti permetteva di entrare nei diversi musei romani ad un prezzo ridotto, quindi io giravo nei musei, facevo la reportistica, la pubblicizzavo ecc. Questa azienda poi ha vinto la gara di appalto per il Palazzo delle esposizioni di Roma, all interno del quale c era il bookshop quindi la libreria e il merchandising e io mi occupavo di merchandising, quindi dovevo vendere. Pian piano i miei responsabili cercavano di farmi crescere, magari facendomi fare ordini o dandomi qualche responsabilità in più, ma purtroppo, dopo due rinnovi, sono stata lasciata a casa. Quel lavoro mi piaceva molto, l aspetto negativo era che Natale, Capodanno, Pasqua, domeniche lavoravo sempre. In seguito mi sono trasferita a Milano perché il mio compagno aveva ricevuto un offerta di lavoro lì e, visto che io ero in quel momento disoccupata, ho pensato di iniziare a cercare nella nuova città. Io sono originaria di un paesino campano, ma i miei genitori hanno sempre consigliato a me e alle mie sorelle di andarcene, perché lì non avremmo avuto futuro e quindi abbiamo fatto l università ad Urbino che è stato il primo posto dove siamo andate a vivere da sole per poi spostarci a Roma. Appena mi sono trasferita a Milano ho lavorato da Sky, al call center, dovevo vendevo abbonamenti e avevo un contratto part time che mi permetteva di poter frequentare un master di secondo livello in previdenza complementare. voglio realizzarmi, costi quel che costi Adesso che sono nuovamente disoccupata sarei disposta anche a trasferirmi all estero se dovessi ricevere una buona offerta, perché ci tengo ad essere una donna appagata sotto il profilo lavorativo e anche economico: per me l indipendenza economica viene prima di tutto. In questo momento ho un compagno con cui convivo da tre anni e ci sposeremo a giugno; ho voluto fortemente il matrimonio perché voglio che la mia relazione sia alla luce del sole, legale e con tutti i pro e i contro, ci tengo molto; mentre non voglio figli, non perché non ami i bambini, anzi i miei nipotini li adoro, ma perché non voglio precludermi delle possibilità, soprattutto 5

lavorative. Per il momento non me la sento di diventare mamma e chissà magari un giorno me ne pentirò, ma ora ho le idee chiare. Non credo che i figli siano tutto nella vita, credo che ci siano donne che vogliono soddisfare esigenze diverse da quella delle maternità. C è anche da dire che spesso si dice e si pensa che essere mamma ti impegna 24 ore su 24, ma questo perché le mamme stesse ne sono convinte o, per meglio dire, le mamme italiane. Credo che questo approccio derivi da un nostro problema culturale, probabilmente quello che scatta nella testa è che se lascio un figlio lontano da me una notte o decido di portarlo con me perché devo andare a fare una trasferta di lavoro allora sono una cattiva mamma, ma io non credo che sia così. Avendo girato molto il mondo mi accorgo che per le mamme francesi, tedesche, inglesi ecc. non è così perché c è una cultura differente; i figli generalmente li portano con loro, nei viaggi di piacere o di lavoro, e comunque non si sentono in colpa se si allontanano da loro e se fanno qualcosa che sia per se stesse e non per i figli. In Italia c è anche il pregiudizio verso le donne che non vogliono avere figli, perché se non vuoi fare figli diventi una donna anomala, ma io non penso affatto sia così, penso invece che una donna debba sempre avere la piena libertà di scegliere. 6