Fondamenti di Urbanistica. La città ottocentesca e le origini dell urbanistica moderna



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Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria. Facoltà di Architettura Fondamenti di Urbanistica prof. Alessandra Barresi La città ottocentesca e le origini dell urbanistica moderna A cura di Elisabetta Amagliani a.a. 2008-09 Corso di laurea in Architettura (I anno quinquennale)

rivoluzione industriale e trasformazioni urbane il piano per Barcellona di Cerdà la Parigi di Haussmann il Ring di Vienna piani e trasformazioni in Italia

LA FORMAZIONE DELLA CITTÀ INDUSTRIALE Il processo di innovazione tecnologica che porta alla nascita della cosiddetta rivoluzione industriale alla metà del XVIII sec. in Inghilterra. In particolare vengono approfondite le seguenti tematiche: Le innovazioni tecnologiche I mutamenti determinati La rete dei trasporti L espansione della città

LA CITTA LUOGO DEGLI UOMINI LIBERI La città nasce in opposizione al signore. Nasce allora come il luogo della libertà. E in effetti nella città gli uomini sono diventati, da servi, liberi. Sono diventati libera merce, possono vendere la loro capacità di produrre ( la loro forza lavoro ) a chi sappia e possa impiegarla nel processo produttivo. Il processo produttivo ha bisogno che gli uomini siano liberi, anzi, libera merce, perché cosi possono essere liberamente usati nel processo produttivo.

LA CITTA LUOGO DELLA COMPLESSITA La città diviene più complessa e si lega in sistemi alle altre città, agli altri luoghi rilevanti del territorio. Il sistema di produzione capitalistico sviluppa in modo intenso la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione. Le unità produttive (le fabbriche) si specializzano e si frammentano e si moltiplicano, aumentano le relazioni tra loro: nella città, e tra le città. Aumentano enormemente i traffici, gli scambi, le comunicazioni: di conseguenza, la rete infrastrutturale. Si marcia verso la internazionalizzazione dell economia.

LA CITTA : : LA NUOVA DIMENSIONE La città accresce enormemente le proprie dimensioni: da borghi di poche migliaia di abitanti si passa a città di centinaia di migliaia. perché aumenta enormemente la popolazione totale, per la grandissima capacità di concentrazione di forza-lavoro che la produzione capitalistica possiede

LA CITTA DALL AFFERMAZIONE ALLA CRISI L affermazione del sistema capitalistico-borghese porta a un fortissimo sviluppo della città. La città si afferma come casa della società, in funzione di valori propri alla collettività in quanto tale. Il capitalismo provoca il gigantesco sviluppo della città, ma introduce pesanti elementi di crisi.

La rivoluzione industriale La storia dell urbanistica moderna è legata ai mutamenti prodotti sulla società e sul territorio dalla rivoluzione industriale. FRA LA SECONDA METÀ DEL XVIII SECOLO E LA PRIMA METÀ DEL SECOLO XIX SECOLO, CON L AFFERMARSI L DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI HA INIZIO UN RAPIDO E INTENSO PROCESSO DI URBANIZZAZIONE.

La rivoluzione industriale L espressione rivoluzione industriale è stata introdotta da Karl Marx. Applicata dapprima all Inghilterra, in seguito fu estesa a tutti i paesi che hanno subito o subiscono una spinta all industrializzazione. Al tempo stesso essa implica una trasformazione delle strutture economiche e dell organizzazione sociale, e il passaggio delle occupazioni dal settore primario, ossia dall agricoltura, ai settori secondario e terziario (A. Saitta, La civiltà contemporanea, Laterza, Bari, 1970). PER RIVOLUZIONE INDUSTRIALE SI INTENDE IL REPENTINO PROCESSO DI SVILUPPO DELLA TECNOLOGIA APPLICATA ALLA PRODUZIONE INDUSTRIALE CHE HA INIZIO IN INGHILTERRA A PARTIRE DALLA METÀ DEL XVIII.

I MUTAMENTI DETERMINATI Il primo mutamento significativo è l aumento della popolazione dovuto alla diminuzione del coefficiente di mortalità. (In Inghilterra la popolazione passa da 6,5 milioni abitanti nel 1750 a 14 milioni abitanti nel 1831) Cambia la distribuzione degli abitanti sul territorio con lo spopolamento delle campagne e la concentrazione intorno a nuclei urbani sempre più grandi. Cambia l organizzazione del lavoro che dalla produzione familiare diffusa sul territorio passa alla produzione industriale concentrata in grandi officine prima vicino ai corsi d acqua e poi alle miniere di carbone.

INCREMENTO DEMOGRAFICO ED ESPANSIONE URBANA Lo sviluppo della produzione industriale richiede grandi concentrazioni di manodopera e mercati di consumo; masse di contadini abbandonano le campagne per trasformarsi in proletariato urbano ed alimentano questo processo. Espansione urbana ed incremento demografico sono rese possibili da due importanti fattori: l affermarsi del liberismo nell economia economia e nella società e il riconoscimento della proprietà privata (sancita dalla Rivoluzione francese, poi codificata dal Codice civile napoleonico del 1804 e da lui estesa a tutta Europa); l affermarsi di nuovi sistemi di trasporti affermarsi di nuovi sistemi di trasporti, in primo luogo la ferrovia, con importanti effetti su meccanismi e modalità dello sviluppo urbano

La rete dei trasporti Le esigenze del commercio, specie per il trasporto delle merci, inducono lo sviluppo della rete dei trasporti. Gli estuari e i corsi dei fiumi sono congiunti in reticoli di canali resi navigabili. Sono organizzati servizi privati per il trasporto di passeggeri e merci. In seguito all invenzione della locomotiva a vapore di Stephenson comincia lo sviluppo della ferroviaria (1825), dapprima privata e poi di gestione statale (1844)

Per capire i problemi della crisi Il processo conflittuale di affermazione del sistema capitalistico-borghese provoca: un enorme sviluppo della produzione di beni materiali un parallelo sviluppo dei diritti soggettivi e della democrazia Ciò provoca a sua volta un aumento della popolazione (non più falcidiata dalle carestie e dalle pestilenze) e un parallelo aumento della quota accentrata nelle città (che sono diventate il luogo della produzione)

Più quantità e più esigenze Le città sono aumentate enormemente di dimensione: da poche decine di migliaia di abitanti, a centinaia di migliaia, e a volte milioni, di abitanti. I cittadini sono tutti ugualmente portatori di diritti, quindi di esigenze che pretendono di essere soddisfatte. NASCE UNA FORTISSIMA DOMANDA DI FRUIZIONE DI FUNZIONI URBANE: di mobilità, di incontri, di scuola, di salute, di ricreazione, di sport, di spettacolo, di comunicazione, di cultura, di bellezza.

meno capacità di governo Parallelamente a queste trasformazioni quantitative e a questa esplosione della domanda urbana, si assiste ad una grave trasformazione nel sistema dei valori e delle regole. Si sono affievoliti i valori, le ragioni e le regole della comunità in quanto tale, e hanno assunto il predominio le ragioni e le regole dell individualismo. Si è di conseguenza fortemente ridotta la capacità di governo in nome di INTERESSI COMUNI

La rendita fondiari urbana Uno dei PUNTI NODALI di questa crisi è la questione della rendita fondiaria urbana (Profitto generato dal valore del suolo, dalla sua vendita o affitto). C è una contraddizione strutturale tra la funzione sociale della città e l appropriazione privatistica della rendita fondiaria. Il trionfo della classe borghese e del sistema di produzione capitalistico, trasforma radicalmente il rapporto tra città e suolo urbano: in termini di diritti, di valori economici, di soggetti e loro ruoli, di configurazione degli spazi e costruzione della città.

Aiuta a comprenderlo con molta chiarezza il libro di un urbanista svizzero, Hans Bernoulli. La città nasce su un suolo indiviso. Dalla non divisione del suoloderiva la possibilità di regolare e trasformare, di governare le trasformazioni della città in funzione di interessi comuni. Quando prevale l appropriazione privata del suolo urbano cominciano a entrare gli elementi di crisi.

Nell Europa medievale, la proprietà indivisa del suolo consentiva insomma che la città fosse bella e funzionale. I lotti edificabili erano stati assegnati in uso a tempo indeterminato: e il canone era immutabile. Nell ambito di determinate regole urbanistiche (la dimensione dei lotti, la larghezza del fronte su strada, la realizzazione d un elemento di portico o d un marciapiede di determinata larghezza sul fronte principale) ogni abitante del borgo poteva disporre del suo lotto di terreno. Cosi il signore della città era padrone del suolo urbano, e ogni singolo abitante era padrone della propria casa.

La piccola imposta, il canone del locatario, venne a poco a poco considerata come un noioso cavillo: anzi in essa si avvertiva persino un sentore di schiavitù. Già nel XIV secolo alcuni proprietari di casa se ne liberarono pagando in una sola volta un capitale pressappoco corrispondente a quello del tasso periodico. In tal modo il Comune che quasi dappertutto era subentrato al Signore - principe o Vescovo - perdette la sovranità sul suolo. Era in tal modo cominciato un deplorevole processo di sbriciolamento.

Nel 1789 la nobiltà perde in Francia (ma tendenzialmente nell intera Europa) il suo potere: subentra la borghesia come classe egemone. Il regime fondiario delle città libere era derivato, come abbiamo visto, dalla circostanza che il suolo era originariamente del signore. Adesso tutto cambia.

LA GRANDE TRADIZIONE DEL TERRENO INDIVISO DELLA CITTÀ, DELLA CITTÀ PADRONA DEL SUO SUOLO, VIENE DUNQUE ABBANDONATA E DISSOLTA. La borghesia, che aveva inventato e promosso la dimensione sociale nella fabbrica (un luogo dove gli individualismi non possono sopravvivere alla catena di montaggio), non riesce a proiettare quella medesima dimensione nella città. L abbandona all individualismo più sfrenato, alla speculazione più devastante.

Il suolo urbano non è più la base della casa della società, il fondamento dell ordine e della bellezza della città: DIVIENE UNA MERCE come quelle che le fabbriche producevano a getto continuo. Ognuno può vendere il proprio terreno al più alto prezzo raggiungibile sul mercato. Questa speculazione viene metodicamente condotta dalle società fondiarie. Si tratti dunque di milionari o di grandi impresari o di società rurali o di amministrazioni demaniali, Si vende sempre al miglior offerente, all asta, il terreno ad altissimo prezzo. E secondo la giacitura e le condizioni generali, si raggiungono prezzi veramente molto più elevati che non vendendo un campo di patate o un grasso terreno rurale (H. Bernoulli, La città e il suolo urbano, 1951)

Enormi sono le conseguenze di questa trasformazione nel destino delle città. L edilizia stessa dimostra come la città sia divenuta fortemente dominata dalla speculazione fondiaria. Poiché la massima rendita si ottiene col massimo sfruttamento del suolo; meglio costruire su un dato lotto cinque piani piuttosto che tre, oppure tre quarti dell area piuttosto che un quarto. La speculazione fondiaria provoca un frazionamento tale da moltiplicare gli angoli fabbricativi, un progressivo aumento delle altezze di fabbricazione. La grande maggioranza delle ragioni di crisi della città, anche contemporanea, è riconducibile alla contraddizione tra il carattere collettivo, comunitario, sociale della città e le caratteristiche individualistiche di taluni fondamentali aspetti dell organizzazione della produzione o del consumo. Questo è il peccato d origine con cui l urbanistica moderna da due secoli si scontra (E. Salzano).

Come risultato, si assiste ad un progressivo degrado della città e delle sue strutture fisiche, contraddistinto dai seguenti elementi: elevatissime densità residenziali, che portano ad un addensamento di popolazione all interno dei centri storici o alla realizzazione di slums nelle periferie, con condizioni di vita ai limiti della sopravvivenza; insufficienza cronica dei sistemi a rete e di smaltimento dei rifiuti che comporta un notevole peggioramento delle condizioni igieniche e ambientali, causa di frequenti epidemie, fra cui quella che colpisce Napoli nel 1885; promiscuità tra funzioni inconciliabili: la contiguità fra aree residenziali e spazi per la lavorazione industriale è uno dei principali elementi di degrado e causa delle pessime condizioni di vita dei lavoratori; elevato livello di congestione all interno della città, la cui morfologia e struttura viaria sono inadeguate ad ospitare accresciuti livelli di traffico e nuovi mezzi di trasporti.

elementi della crisi le difficoltà d accesso ai beni comuni il problema della casa l inquinamento dell aria, dell acqua, del suolo la perdita d identità il paradosso del traffico. La città è stata storicamente il luogo degli incontri e delle relazioni: sta degenerando nel luogo delle segregazioni e dell isolamento

La crisi della città industriale Vediamo quali sono le conseguenze della rivoluzione industriale sulla città e sulla società dell epoca. In particolare: Le condizioni igienico-sanitarie Le condizioni sociali Le ragioni economiche Le radici dell urbanistica La nascita delle utopie e della moderna legislazione urbanistica

Le condizioni edilizie Il repentino conurbamento nei centri industriali porta alla necessità di costruire nuovi alloggi: saturando gli spazi vuoti degli isolati costruendo nuovi quartieri periferici La costruzione dei nuovi edifici è opera di speculatori, i jenny builders, che non potendo aumentare gli affitti, traggono profitto abbassando la qualità dei nuovi quartieri. Le carenze igieniche diventano insopportabili per l accostamento promiscuo ed il numero elevatissimo di edifici.

Le condizioni igieniche In città l addensamento e l estensione senza precedenti dei nuovi quartieri operai rendono pressochè impossibile lo smaltimento dei rifiuti, lungo le strade corrono i rigagnoli delle fogne scoperte, ogni angolo è coperto di immondizia, il fango e la melma coprono le strade. Nei medesimi spazi il traffico industriale è promiscuo a quello residenziale: circolano i carri, i pedoni, vagano gli animali, giocano i bambini. Le officine adiacenti alle case le investono con i loro fumi tossici, le coprono di pulvisco, inquinano i canali.

Le condizioni sociali La povertà, condizione accettata da secoli senza speranza, viene ora riconosciuta come un male che può e deve essere affrontato e vinto. Nascono le prime associazioni di lavoratori.

LE RADICI DELL URBANISTICA MODERNA Le radici dell urbanistica moderna sono proprio qui, nel momento in cui le gravi situazioni della città industriale provocano non solo il DISAGIO, ma anche la PROTESTA delle persone che vi sono coinvolte. L urbanistica abbandona per sempre la posizione di apparente distacco dai conflitti sociali, conservata fino ad allora all ombra del potere assoluto. L impegno dell urbanistica non è relegato ai soli aspetti tecnico-distributivi, ma si carica di un significato sociale che non l abbandonerà più. Nel periodo che va da Waterloo (1815) alla rivoluzione del 1848 gli aspetti tecnici e quelli politici della ricerca urbanistica si presentano fortemente uniti, quasi incorporati uno nell altro.

La nascita delle utopie e della legislazione Fin dalle sue origine l urbanistica moderna mette in luce il suo doppio carattere: scientifico e moralistico. Si cominciano a delineare le motivazioni che distinguono l azione responsabile dei suoi promotori attuali, da quella subalterna ed evasiva degli artisti di un tempo. Nell ambito di questo impegno esistono due linee d azione nettamente divise: c è chi persegue un modello ideologico globale tipologici del Public Health Act (1875) in alternativa alla città esistente (gli gli utopisti) chi invece partendo dalle esigenze tecniche connesse allo sviluppo industriale, tenta di correggerne i difetti (i funzionalisti)

LA CITTÀ COME LUOGO DEI CONFLITTI Conflitto tra interessi collettivi e interessi individuali Conflitto tra pubblico e privato Conflitti nell impiego delle risorse: la questione della rendita urbana

La ristrutturazione della città esistente è il terreno di azione su cui si misura la nascente pianificazione urbanistica. Nella seconda metà dell Ottocento molte capitali europee subiscono più o meno profondi e brutali interventi di ristrutturazione, per poter essere adeguate alle nuove esigenze della circolazione e della produzione industriale.

INFRASTRUTTURE ED ESPROPRI Negli anni dello sviluppo dell industria le infrastrutture erano eseguite e gestite dai privati: lo Stato si limitava alla sorveglianza. In Inghilterra le strade fino alla metà del Settecento erano affidate alle parrocchie, che le mantenevano mediante il lavoro gratuito dei parrocchiani (le corvée). Nella seconda metà del secolo si sollecitano i privati a realizzare strade a pedaggio e si sviluppa la costruzione di canali. È del 1825 prima ferrovia a vapore, e del 1835 l abolizione delle corvée per la manutenzione delle strade. Nel 1844 lo Stato comincia a subentrare ai privati nella gestione delle ferrovie, (fino ad allora si pensava di far utilizzare l infrastruttura da qualsiasi utente pagante), e nel 1858 inizia l abolizione dei pedaggi stradali

In Francia lo sviluppo è diverso. Con la rivoluzione borghese lo Stato, fin dall ultimo decennio del Settecento si occupa direttamente della costruzione e gestione della rete stradale lasciata dal sistema della monarchia feudale. Le guerre napoleoniche sollecitano alla costruzione di strade d interesse strategico, per le quali non era prescritto pedaggio. In Francia la prima ferrovia entra in funzione nel 1838. Una novità importante è costituita dal modo in cui lo Stato si organizza per far fronte alle nuove necessità: nello stesso anno in cui entra in esercizio la prima ferrovia, viene affidato a un corpo tecnico dello Stato (Conseil général des ponts et chaussées) il compito di redigere un piano generale delle ferrovie.

Per effetto di questo forte sviluppo delle vie di comunicazione si manifestano modificazioni sostanziali dell assetto del territorio: ma nessuno ne tiene conto, perché l urgenza porta ad affermare una legislazione specializzata e settoriale. Unica conseguenza di rilievo: si sviluppa la legislazione sugli espropri. In effetti, se si voleva che i percorsi delle strade, delle ferrovie, dei canali fossero continui e senza inefficienze di tracciato, non si poteva contrattare con ogni proprietario l acquisto del terreno necessario. Nella nascente federazione degli Stati uniti d America fu sufficiente cacciare a fucilate le mandrie di bisonti e le tribù dei pellirossa. In Europa fu necessario affrontare la questione delle espropriazioni per pubblica utilità.

Nascono così le prime leggi che regolamentano la prassi delle espropriazioni. Leggi necessarie nel nuovo regime delle garanzie borghesi Il suolo non è più del Signore o della collettività: è di proprietà privata, e la proprietà privata è il fondamento della società borghese. Si poteva (e si doveva) imporsi ad essa quando un interesse collettivo (un interesse di tutti) lo esigeva: ma si dovevano stabilire compensazioni adeguate e procedure che fossero garanzia per i proprietari colpiti. In Francia già esistevano leggi parziali approvate nel 1810 e 1833; esse furono perfezionate nel 1841 proprio in connessione con il piano ferroviario. In Inghilterra si legifera tra il 1842 e 1845. In Italia nel 1865, all indomani dell Unità d Italia.

L IGIENE SANITARIA E SOCIALE E LA REGOLAMENTAZIONE EDILIZIA Verso la metà dell Ottocento si comincia a prendere coscienza delle gravi condizioni igieniche determinate dalle caotiche agglomerazioni: comincia ad affermarsi, sulla base di indagini sulle condizioni di vita nelle grandi aree urbane, una regolamentazione igienica ed edilizia.

In Inghilterra si istituiscono le nuove amministrazioni locali elettive, a cui vengono dati grandi poteri per la tutela dell igiene e la regolamentazione edilizia. In Francia, dopo l epidemia di colera del 1849 viene emanata una legge che disciplina le caratteristiche degli alloggi e consente l esproprio delle case malsane, che può essere decretato non solo con legge ma anche con semplice atto amministrativo. Ma il segno più vistoso impresso all urbanistica in Francia (e in particolare nella sua grande capitale, Parigi, simbolo dell Impero e al tempo stesso massima concentrazione di abitanti e di potere, di cultura e di merci) lo dà la politica urbanistica di Napoleone III e del suo Prefetto di Parigi, il barone Haussmann. Quest ultimo trasforma una città, formatasi nel medioevo e nell età della monarchia, ricca di storia e di bellezza, di grandezza e di lusso tipiche di una capitale nell epoca delle monarchie assolute, ma anche di povertà e di disordine dovuti all anarchia dello sviluppo nella fase industriale, nella grande capitale di un moderno Impero politico ed economico

Il piano per la città dell Ottocento Il prevalere dell individualismo nell organizzazione della città da luogo ad anarchia, disagio, inefficienza. Occorre regolare lo sviluppo urbano con uno strumento che riesca a dare coerenza a cose che erano diventate incoerenti e contraddittorie. La pianificazione nasce come un insieme di regole, dettate dall autorità pubblica, miranti a dare ordine alle trasformazioni della città e a fornire una cornice all interno della quale potessero esplicarsi le attività degli operatori privati.

La pianificazione Come si può, oggi, progettare una città e un territorio capaci di superare la crisi in atto? La pianificazione territoriale e urbanistica, componente e metodo guida di un azione pubblica democratica di governo del territorio, appare oggi lo strumento capace di superare la crisi della città e del territorio. LA PIANIFICAZIONE NASCE COME TENTATIVO DI DARE UNA RISPOSTA POSITIVA ALLA CRISI DELLA CITTÀ DELL OTTOCENTO.

Le innovazioni parziali, gli interventi settoriali (le strade, le fognature, l edilizia, la bonifica igienica) di regolazione pubblica dei processi di trasformazione urbana trovano presto la loro composizione nel PIANO URBANISTICO. In Francia, in Gran Bretagna e in Germania gli industriali cominciano a far progettare i quartieri operai, realizzando insediamenti nei quali le strade sono regolarmente tracciate, le case collocate in un giusto rapporto tra loro e con gli spazi pubblici, alle case si aggiungono quantità spesso notevoli di parchi pubblici e giardini, scuole e altri servizi sociali.

In Gran Bretagna si progettano le prime città giardino : secondo le teorie di Ebenezer Howard, gli urbanisti inglesi Parker e Unwin progettano nei primi anni del XX secolo una città di 35mila abitanti, Letchworth, a 30 km a nord di Londra. Sempre in Gran Bretagna si teorizzano le città satelliti, per contribuire a decongestionare le grandi città rese ipertrofiche dall industrializzazione: inizia una politica del territorio.

Piani urbanistici e trasformazioni anche per le grandi città europee: 1853-1870 - grands travaux di Haussmann a Parigi 1857 - prima urbanizzazione pianificata di Vienna 1859 - piano di Barcellona, progettato da Ildefonso Cerdà 1864 - piano di sistemazione e ampliamento della nuova capitale d Italia, Firenze. Nasce l urbanistica l moderna e sono stati foggiati i suoi primi strumenti, le cui potenzialità saranno sviluppate in tutto il secolosuccessivo.

Il Piano per Barcellona di Ildelfonso Cerdà città compatta

A metà del XIX secolo Barcellona è la città più attiva di un paese non ancora industrializzato.

La cinta muraria A metà del XIX sec Barcellona A metà dell 800 La cinta muraria è in una situazione critica. La popolazione continua a crescere grazie allo sviluppo dei traffici portuali e all avvio del processo di industrializzazione (la densità abitativa è di 864 ab/ha, la più alta in Europa). Ma la cinta muraria, imposta da Filippo V nel 1719 a conclusione della guerra di secessione, ne comprime la crescita (divieto di edificazione raggio 10 Km) Le mura e la Cittadella segnano il controllo di Madrid su una città con forti spinte autonomiste che sfociano in numerose rivolte urbane 69.500 abitanti nel 1750 115.000 abitanti nel 1770 130.000 abitanti nel 1800 150.000 abitanti nel 1850

L ing. Ildefonso Cerdà viene incaricato di redigere il rilievo cartografico della città e nel 1858 viene bandito un concorso per l ampliamentol a cui partecipano 13 progettisti tra cui Cerdà. Il concorso è vinto dall arch. A. Rovira y Trias, tuttavia già nel 1855 Cerdà insieme al rilievo cartografico aveva presentato al Ministero un suo Piano urbanistico che aveva ricevuto l approvazione governativa. Nel 1859 il Ministero dei LL.PP. (presso il quale Cerdà godeva di solidi appoggi) emette un ordinanza che suscita profonda indignazione imponendo che l Ensanche dovesse seguire il tracciato di Cerdà.

A partire dai problemi locali, l ingegnere Ildefonso Cerdà (1815-1876) elaborerà una teoria universale, la Teorìa general de l Urbanizaciòn, pubblicata nel 1867 sotto forma di trattato. Lo spunto è dato dall abbattimento delle mura nel 1854 e dalla necessità di allentare la congestione che grava sul centro urbano. Cerdà disegna un piano di espansione (ensanche o eixample) scientificamente commisurato ad alcuni dati statistici: il grado di affollamento, i tassi di sviluppo demografico ed economico.

Il progetto Rovira Secondo il progetto di Rovira la città si organizzava intorno ad una grande piazza centrale situata alla congiunzione con la città vecchia. Il Progetto è organizzato attraverso anelli concentrici e le sue proporzioni sono modulate secondo gli insegnamenti dei grandi trattati dell architettura classica. La forma a ventaglio dell espansione fa perno sullo snodo con la città vecchia che quindi conserva il suo ruolo ordinatore del tessuto. Il progetto dal punto di vista sociale sostiene la divisione per parti della città, in relazione al pregio e alla vicinanza dal centro.

Il progetto Cerdà Secondo il progetto di Cerdà una nuova maglia si sovrappone al tessuto esistente La grande innovazione della città di Cerdà sta nella concezione delle vie e degli isolati. Secondo Cerdà la vita urbana si compone di due funzioni essenziali:. la sosta e il movimento.

L isolato è il luogo della residenza individuare e familiare; la via è il luogo della comunicazione con il mondo esterno, con la natura e con la società La città moderna deve essere il più possibile omogenea per assicurare l equivalenza di tutti i lotti edificabili. Le strade sono larghe 20 mt salvo gli assi principali di 60-80 mt. Gli isolati hanno un lato di 113 mt con quattro smussature di 20 mt che formano gli spazi di relazione pubblica (piazze) e facilitano la circolazione viabilistica.

L idea compositiva si basa dunque su un estesa lottizzazione a maglie regolari innervata da cinque assi stradali di rango superiore e dal sistema delle vie ferrate, in parte sotterranee.

Cerdà progetta una maglia ortogonale basata sulla MANZANA, isolato-tipo di misure e caratteristiche costanti (lato di 113 metri). A definire questo modulo sono le relazioni ottimali che Cerdà stabilisce tra: numero di abitanti e superficie complessiva, tra area coperta ed area scoperta, tra popolazione e servizi collettivi (verde scuole, ospedali). Ciascuna di queste relazioni è espressa in un rapporto matematico che, una volta codificato, prenderà il nome di standard.

MANZANA, isolato-tipo

L edificabilità inizialmente è prevista da Cerdà solo su due lati dell isolato nelle diverse possibili combinazioni. Il 65% del lotto è destinato a verde ottenendo una densità insediativa di circa 250 ab/ha

quartiere = 25 isolati distretto = 4 quartieri settore = 4 distretti 1 scuola ogni quartiere 1 mercato ogni 4 quartieri 1 parco urbano ogni 8 quartieri 1 ospedale ogni 16 quartieri Superlotti (4 lotti) x edifici pubblici

L attuazione dell Ensanche L attuazione dell Ensanche già dal 1860 non avviene in coerenza con i principi di Cerdà Se il rispetto della trama viaria e la forma degli isolati sono diventati il punto di forza di un processo di espansione che è durato decenni punti di debolezza sono stati: a) il processo di densificazione, in parte spontaneo in parte determinato dalle pressioni della rendita immobiliare, che ha vanificato il rispetto dell isolato aperto a favore di corti chiuse con conseguente forte incremento della densità edilizia b) la mancata realizzazione di molti servizi e aree verdi previste

L incremento progressivo Progetto originale: 2 soli lati costruiti e 65% della sup. dell isolato a verde Alla fine dell 800 la sup. edificata è già il 70% e l edificabilità è resa consentita su tutti 4 lati La profondità ammessa dai 16 mt iniziali ai 24,4 mt pari a 7 piani oltre al PT e all attico E reso edificabile il cortile interno (h=4-5 mt) Si passa dai 977 ab/isolato del periodo 1890-1940 ai 3087 ab/isolato del 1953

Il processo di densificazione è inesorabile fino al 1976 quando viene approvato il nuovo Piano Generale che stabilisce il max di 1944 ab/isolato (inizia la decongestione)