Viva la Vida 1954. Oil on masonite, 59 x 50.7 cm Frida Kahlo Museum, Mexico City, Mexico



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Transcript:

FRIDA KAHLO Una grande pittrice, molto amata in Messico, ma non solo. La sua pittura - molto intensa - comunica sensazioni di dolore e solitudine ma anche di grande forza, dignità ed amore per la vita. Il suo VIVA LA VIDA è stato il suo ultimo saluto. Lo ha scritto otto giorni prima di morire (1954) mentre stava terminando il suo ultimo quadro, in mezzo alle sue angurie cariche di quel rosso vivo sempre ricorrente nei suoi quadri. Viva la Vida 1954. Oil on masonite, 59 x 50.7 cm Frida Kahlo Museum, Mexico City, Mexico E' questo grido, questo desiderio continuo di gioia di vivere che ci sorprende sapendo che all'età di diciotto anni, in seguito ad un incidente, viene impalata da una sbarra di metallo dell'autobus su cui ritornava da scuola insieme ad Alex, suo compagno e amico: la sua spina dorsale viene fratturata in tre punti nella regione lombare, il bacino schiacciato, il piede destro spezzato, le pelvi rotte trapassate da parte a parte dal corrimano, situazione che le impedirà di conoscere la maternità, se non per pochi mesi, perché avrà solo aborti. Il riassunto della sua tragedia lo vediamo in un dipinto del 1944 intitolato La colonna spezzata. In esso si vede il corpo dell autrice, aperto in due parti tenute insieme dal busto ortopedico, al posto della spina dorsale deteriorata c è una colonna ionica spezzata che simboleggia la sua vita sostituita da un rudere che sta andando in pezzi. Un esempio del dolore seguito alle mancate maternità è invece il quadro, Henry Ford Hospital o Il letto volante eseguito a Detroit città che odiava ma dove restò per stare vicino al marito Diego Rivera. Qui ebbe il suo secondo aborto: stette in ospedale tredici giorni e il secondo iniziò a disegnare prima lei poi un feto. Qui Frida usa una tecnica che ricorda le opere votive messicane: tele di piccole dimensioni dipinte con colori ad olio su metallo con al centro la disgrazia da commemorare. Frida appare su un letto d'ospedale col ventre ancora rigonfio per la gravidanza sostenuta e il materasso sottostante impregnato di sangue, gli

edifici sul fondo evocano il desolante paesaggio industriale di Detroit, luogo del drammatico evento. Dalla mano di Frida fuoriescono rivoli sanguigni collegati agli oggetti della sua tragedia psicologica: il feto perduto, l inefficiente struttura ossea del bacino, il fiore e la lumaca, che alludono invece alla sessualità femminile e a un ciclo di fertilità ormai terminato. Dolore, solitudine, tristezza, disgrazia, desolazione sono i sentimenti che questo quadro suscita ma Frida riuscirà a superare anche questa mancanza di maternità trasferendo il suo amore sui bambini degli altri, sui nipoti e sui figli di Rivera e Lupe o come qualcuno afferma sugli animali come le scimmiette e i pappagalli o ancora sulla raffigurazione di frutta e fiori sempre così vivi nei colori. Per l'intera vita porterà con sé un dolore continuo e lacerante ma nonostante le trentadue operazioni, Frida Kahlo inneggerà alla vita con quella allegria che ha sempre ostentato in pubblico per nascondere invece la tristezza, il dolore, l'angoscia e la sofferenza che manifesterà sempre e comunque nei suoi quadri: un misto di dolore ma anche di forza, quella sola forza capace di reagire anche a situazioni che non hanno rimedio. E proprio in questa immobilità forzata e duratura Frida troverà nella pittura il tramite, lo strumento per esprimere tutta se stessa con quel suo linguaggio particolare, di uno stile arcaico e nel contempo moderno. Era nata nel 1907 da padre ebreo di origine ungherese (o tedesca?): era un giovane immigrato in Messico, sofferente di crisi epilettiche, fotografo di successo preciso e meticoloso nell'eseguire con cura luci ed ombre. Da suo padre forse prende quella precisione nel descrivere minuziosamente ogni particolare usando anche minuscoli pennelli di zibellino: tranne che per pochissimi quadri, Frida prediligerà il formato minore (30x37cm), più intimo, più suo, più adatto a raccontare quello che provava, come vedeva e percepiva il mondo, il fuori, l'altro. Da piccola era un monello e anche se a sei anni si ammala di poliomielite e dovrà stare per nove mesi in camera, dopo la malattia fece di tutto - dalla boxe, al calcio, alla lotta libera al nuoto - per poter ristabilire l'uso della gamba destra che rimase invece sempre piccola: per nascondere indossava anche tre o quattro calze e scarpe dal tacco speciale che le lasciarono quel modo di camminare lievemente saltellante tipico dei passerotti. Con il padre si recava spesso in giro a passeggiare nei parchi, era la prediletta delle sei figlie forse perché l'unica che sapesse come lui cosa significasse la malattia e l'isolamento. Dopo la sua nascita la madre si ammalò e lei, come si usava una volta, fu allattata da una balia: quando dipinse il quadro" La mia balia ed io" si dipinse piccola nel corpo ma con la testa da adulta, la bocca semiaperta, lo sguardo fisso

mentre le viene donato quel latte-sangue messicano che sgorga da un seno sezionato e dall'altro gocciolante come lo è il cielo che fa da sfondo a una foresta tropicale: latte dato da una donna il cui volto è una maschera tribale, un misto di mistero e morte, primitivo e folkloristico. Se la nutrice india ricorda da una parte la raffigurazione di una divinità-madre precoloniale, dall'altra si fonde con il motivo cristiano della Madonna col Bambino, venendo così a simboleggiare l'origine meticcia della pittrice. Diversamente dalle raffigurazioni delle Madonne col Bambino in cui si manifesta l'affetto e il legame tra la madre e il figlio, la relazione qui rappresentata sembra fredda e distante, sensazione sottolineata anche dal fatto che la nutrice e la bambina non si guardano negli occhi: la lattante viene sì nutrita, ma senza ricevere affetto e attenzioni. Frida Kahlo fece propria l'arte messicana, quella indigena, delle masse a cui legò anche l'impegno politico (fu membro della Lega giovanile comunista) sfociato in solidarietà e accoglienza a Lev Trockij 1 quando arrivò in Messico nel 1937. Fu fotografata dai più famosi e importanti fotografi e quasi sempre sceglie il suo costume prediletto quello delle donne di Tehuantepec, famose oltre che per la loro bellezza e fascino anche per il fatto di essere donne coraggiose, forti e intelligenti In tutte le foto si vede una Frida dallo sguardo diretto e penetrante, ironico e sensuale, interrogativo e ammiccante che poi ritroveremo sempre nei suoi autoritratti dove si dipinge con caratteristiche ed estrose acconciature e riccamente ingioiellata. Nel '28 conobbe Diego Rivera: lui aveva quarant'anni ed era un artista molto famoso, lei venti di meno. Sapeva che lui era un noto seduttore e il loro primo incontro fu molto particolare. Anche se brutto, grande e grasso (alto un metro e ottanta, nel '31 pesava centocinquanta chili) Rivera conquista moltissime donne e Frida (che era alta un metro e sessanta e pesava quarantanove chili) si separerà da lui solo quando lo seppe amante anche di sua sorella Cristina. Solitamente il suo è un disegno minimalista-primitivo: penetra nel particolare va a cogliere il dettaglio e lo ingigantisce, come le foglie che diventano a volte alberi; anche l'interno di un frutto, di un fiore viene ingigantito, così il corpo viene come "sezionato" per mostrarne tutto quello che si trova dentro, fin nelle viscere. E il quadro forse più grande per dimensioni e più famoso è Le due Frida (1939, 172 x 173 cm.) dove le apparenti ferite altro non sono che quelle psichiche prodotte dalle vicende della vita. I visi sono rivolti a chi le sta guardando, sono duri e alteri e sono così fieri di mostrare il dolore: due folte sopracciglia li 1 Leader politico russo antistalinista, nel 1927 fu espulso dal partito e nel 1929 esiliato. Dall'estero continuò a difendere il vecchio bolscevismo, sostenendo nei suoi libri l'avvenuta degenerazione della rivoluzione. Condannato a morte in contumacia ai processi di Mosca (1936), dopo lunghe peregrinazioni si stabilì nel 1937 a Città del Messico dove fu assassinato da agenti di Stalin.

evidenziano, così come le labbra rosse e la peluria dei baffi che fanno risaltare i lineamenti (particolari che conserverà sempre nei suoi quadri). Così penetrante lo sguardo che è lo spettatore a distogliere il suo. Il cuore trafitto, squartato è la Frida lasciata da Rivera che veste l'abito bianco di foggia europea macchiato di quel sangue che viene trattenuto, chiuso, fermato da una mano che impugna una pinza emostatica. L'altro cuore invece è integro, è la Frida vestita da messicana, quella amata da Rivera, che tiene in mano un piccolo medaglione con Diego bambino. Le due sono sedute sulla stessa panchina si tengono per mano e sono allo stesso tempo legate da un filo-cordone-vena che parte dal cuore sano per arrivare al cuore malato, dolente, trafitto dalla separazione: dietro le spalle delle due donne lo sfondo di un cielo tempestoso carico di brutti presagi. Infatti, quando arrivarono i documenti del divorzio il quadro "Le due Frida" era quasi terminato dopo che ci aveva lavorato per circa tre mesi. Nel 1938 il poeta e saggista surrealista André Breton vide per la prima volta il suo lavoro: ne rimase talmente stregato da proporle una mostra a Parigi e proclamò che Frida fosse una surrealista creatasi con le proprie mani. Quello che può essere considerato il suo lavoro più surrealista è Ciò che l acqua mi ha dato : immagini di paura, sessualità, memoria e dolore galleggiano nell acqua di una vasca da bagno dalla quale affiorano le gambe dell artista. In quest opera così enigmatica sono chiari i riferimenti a Dalì soprattutto per l insistenza sui dettagli minuti. Dall acqua nascono le visioni con cui ella popola la composizione, frutto di un sogno ad occhi aperti in cui la vita e la morte convivono. Al centro del dipinto è visibile la pittrice nuda e cadavere, strangolata da una corda in cui camminano un equilibrista e alcuni insetti. Vicino a lei, nell acqua galleggia un abito tradizionale messicano: uno di quegli ornamenti con cui l artista amava coprire il proprio corpo, una delle maschere poste sopra un dentro percepito dall autrice come spezzato e sanguinante. Il sangue compare anche sul piede destro della donna immersa nella vasca da bagno. Estremamente surreale è anche il suo diario personale, iniziato nel 1944 e tenuto fino alla morte, si tratta di una sorta di monologo interiore scandito da immagini e parole. Per molte immagini il punto di partenza era una macchia di inchiostro o una linea, come se usasse la tecnica dell automatismo per

verificare le sue nevrosi. In ogni caso, nonostante l accento posto sul dolore, sull erotismo represso e sull uso di figure ibride, la visione di Frida era ben lontana da quella surrealista: la sua immaginazione non era un modo per uscire dalla logica ed immergersi nel subconscio, ma piuttosto il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso un simbolismo. La sua idea di surrealismo era giocosa, diceva che esso è la magica sorpresa di trovare un leone nell armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie. Frida, fedele alle proprie origini e alla propria originalità rifiutò la definizione che le venne data di artista surrealista: "Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni". Frida amava vestirsi alla maniera tradizionale, da vera Tehuana, circondarsi degli animali più insoliti e di esemplari di arte popolare messicana. Ecco perché oggi la sua casa di Coyoacán, la famosa Casa Azzurra (Casa Azul) è diventata un museo, ricco di oggetti rari e preziosi, come le famose statuette precolombiane che la pittrice tanto amava, oltre che di cimeli personali. Frida si era portata il Messico dentro le mura di casa, dal momento che le condizioni di salute sempre precarie la costringevano a periodi di invalidità e solitudine sempre più lunghi. Perché Frida del suo Messico non poteva fare a meno proprio come oggi è il Messico a non poter più fare a meno di Frida Kahlo. Perché Frida è stata l artefice di una rivoluzione non solo artistica, grazie ai suoi quadri che l ormai celebre definizione di Andrè Breton ha paragonato a bombe avvolte in nastri di seta. A distanza di 100 anni dalla sua nascita, Frida Kahlo ha fatto ancora parlare di sé. Il Messico non poteva che accogliere l evento con una celebrazione degna di una grande artista: ha ospitato ad Agosto 2007 la più grande collezione mai vista della pittrice nel Palacio de Bellas Artes con la mostra Frida Kahlo 1907-2007 Omaggio Nazionale. Le ultime parole che scrisse nel suo diario sono "Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più."