Prima settimana e cammino del cuore dell esercitante



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Transcript:

CORSO DI FORMAZIONE Sr. Maria Paola Aiello, S.A. L UOMO SOVVERTE IL PROGETTO CREATORE, MA DIO NON LO ABBANDONA: L ESPERIENZA DELLA MISERICORDIA Prima settimana e cammino del cuore dell esercitante RAPPORTO CON IL PRINCIPIO E FONDAMENTO Il Principio e Fondamento pone il credente in una visione globale di Dio, dell uomo e del mondo: l uomo creato da Dio è orientato verso Dio e troverà la sua pienezza di vita in Dio. L uomo, tendendo sempre all amorosa ricerca della volontà di Dio, cammina verso il compimento del Regno ed è chiamato a collaborarvi. Questa visione è conforme alle prime pagine della S. Scrittura (Gn 1 e 2). L evoluzione del processo degli EE è provocata dal fatto che la realtà (dell esercitante e dell ambiente) non concorda con la concezione positiva del senso e del fine dell esistenza, che l esercitante ha compreso a partire dalla propria iniziale esperienza di preghiera. Vi è una tensione tra questa concezione positiva (sono fatto per Dio, e a lui voglio aderire) e la realtà così com è. Questa tensione esisteva anche prima nella vita dell esercitante, ma a seguito dell esperienza positiva fatta all inizio degli esercizi, egli non può impedire l interrogativo dell altro aspetto della realtà. Qual è l altro aspetto della realtà che si impone? da una parte, ogni sorta di sofferenza e di miseria dall altra, l inerzia dell esercitante stesso di fronte al piano di Dio prima meditato. In termini biblici: il peccato e la morte. Da una parte, la sofferenza e la morte, mentre l esercitante crede che Dio è buono, è il Signore della vita; dall altra, il male, il peccato e il proprio peccato, mentre l esercitante vuole vivere la sua relazione con Dio. Da qui la crisi. A questo punto comincia l itinerario degli Esercizi, che mettono in movimento un cammino di liberazione, un esperienza di liberazione in un integrazione del male, del peccato. Tale processo di integrazione avviene nella misericordia di Dio. L uomo è di fatto peccatore e sconvolge il piano di Dio. La misericordia di Dio, in Cristo Gesù morto e risorto, fa ritornare il peccatore nel cammino verso la salvezza. Il senso più vero della prima settimana non sarà quello di esaminarsi sui propri peccati non ancora perdonati. Si tratta, al contrario, di meditare sulla propria esperienza passata, e in parte presente, di essere peccatori, esperienza di salvezza che Dio opera nei confronti di tutta la realtà del male. Il senso profondo della prima settimana è bene espresso dall esclamazione della notte di Pasqua, O felix culpa : proprio nel peccato si manifesta l amore misericordioso di Dio. È la storia di continua salvezza operata da Dio in Cristo Gesù nei nostri confronti. CONTENUTO DELLA PRIMA SETTIMANA Il contenuto è la redenzione, o meglio la redenzione di questo esercitante concreto. Dunque l esercitante dovrà confrontarsi con la situazione di uomo-peccatore in cui si trova. Dovrà

guardare la realtà del male, del peccato. Solamente all interno di un esperienza di peccato può essere desiderato e sperimentato il dono della salvezza, della redenzione. Spesso l esercitante, nella concezione che si è fatto del male e del peccato nel mondo e nella propria vita, è ancora lontano dalla realtà, soprattutto dal modo in cui Dio vede il male e il peccato. È vittima di un atteggiamento oggi molto diffuso, anche fra i cristiani, risultato di un attenuazione tale da portare a celare, quando a non percepire, il male e il peccato e, ancora di più, a non sperimentare il senso del peccato. Sia il livello affettivo, che quello dell agire, che quello della conoscenza dovranno essere coinvolti. Anche in colui che è pronto a fare gli Esercizi e che cerca di pensare e vivere secondo la fede, vi è una specie di accecamento che fa sì che egli non veda ciò che succede intorno a lui, attraverso lui e in se stesso, che non lo veda con gli occhi di Dio, cioè in verità e secondo la realtà (EE, 48, 63, 4). È necessario dunque che l esercitante si apra al messaggio e alla testimonianza portata dalla Rivelazione. È necessario innanzitutto un approfondimento e un ampliamento delle conoscenze e della comprensione ad opera dell intelligenza (cfr il metodo di preghiera proposto per questa fase degli Esercizi: la meditazione). Si tratterà di avere presente sia l aspetto etico-morale (in termini biblici il peccato), sia l aspetto fisico-esistenziale (in termini biblici la morte). Guardando il male presente nel mondo la persona prende coscienza del proprio contributo dato al male. L esperienza della propria colpa, del proprio peccato, impedisce alla persona di fuggire la realtà del male che essa stessa ha causato. Molti esercitanti non trovano nella loro vita azioni con conseguenze disastrose di cui si sentano spontaneamente colpevoli. Diranno (e corrisponde a verità) di aver vissuto una vita onesta, cristiana, secondo i criteri comunemente riconosciuti. In termini biblici fanno parte piuttosto della categoria del figlio maggiore della parabola di Luca 15, oppure dei farisei, piuttosto che dei pubblicani o dei peccatori. Se improvvisamente devono sentirsi peccatori, potrebbe esserci il rischio di non sincerità e di violenza interiore. Per questo sarà utile porli di fronte alle pagine della S. Scrittura che parlano del peccato, non solamente in riferimento alle conseguenze (la morte), ma come un concatenamento dei peccati particolari di ciascuno, in modo tale che possiamo parlare di una storia di peccato (EE, 55-61). In questo modo, è più probabile che l esercitante si riconosca, con le sue piccole colpe, i suoi atteggiamenti apparentemente innocenti e le sue debolezze, corresponsabile di questa storia di peccato, che ha procurato tanta sofferenza e infelicità (EE, 58-61). Apparirà allora evidente che l ordine apparente di una vita per bene, che non si pone molti interrogativi, che non si lascia mettere in discussione, è un criterio ingannatore, perché è scosso unicamente dalle trasgressioni (il figlio maggiore si riteneva giusto perché apparentemente non aveva trasgredito...), mentre non si lascia scuotere, mettere in crisi dalla mancanza d amore né dalle omissioni. Così l esercitante potrà aprirsi e vedere, all interno del suo comportamento buono, ciò che ha rifiutato a Dio e agli altri, in termini di amore. L esercitante dovrà inoltre sperimentare che la concezione della libertà oggi diffusa, che rappresenta l uomo come se si trovasse in terreno neutro disponendo della scelta libera tra il bene e il male, non si applica all uomo reale, storico, così come la Bibbia ce lo presenta e come risulta dall esperienza. L uomo, nella situazione attuale, è incapace, con le sue sole forze, di fare il bene; porta in sé le conseguenze del peccato ed è sottoposto a pressioni di male. L esercitante dovrà provare come un evidenza questa mancanza di libertà (EE 47, 59, 60, 61) dell uomo non redento, affinché si volga verso il Cristo Salvatore che lo libererà da questo stato votato alla morte (Rm 7, 24). I CINQUE ESERCIZI PROPOSTI NELLA PRIMA SETTIMANA Primo esercizio: EE, 45-53 2

È la meditazione sul peccato in quanto interessa la storia dell umanità: - il peccato degli angeli - il primo peccato della storia dell umanità, la trasgressione di Adamo ed Eva, con tutte le conseguenze che ne sono derivate - il peccato di un qualsiasi anonimo uomo. Questa meditazione, che non riguarda direttamente i peccati personali dell esercitante, finisce per coinvolgerlo, facendogli prendere coscienza della propria condizione di peccatore: anch egli fa parte di un mondo e di una storia in cui il peccato è entrato fin dagli inizi. Lo svolgimento dell esercizio vorrebbe far nascere il confronto: anch io ho commesso più volte il peccato, eppure sono tuttora in vita, perdonato, graziato. Allora l esercitante sentirà vergogna e confusione (EE, 48: richiesta di grazia e frutto di questa meditazione che evidenziano un intenso linguaggio affettivo). Questa meditazione è fatta ai piedi di Cristo in croce per me, per la mia salvezza. Dal Cristo crocifisso l esercitante avverte gli viene donata grazia, perdono, benevolenza (cfr Gal 2,20). Sentendosi salvato, nonostante i suoi tanti peccati, nel colloquio si domanderà: cosa ho fatto per Cristo, cosa faccio per Cristo, cosa devo fare per Cristo, esprimendo così un desiderio di ricambio d amore (EE, 53). Per questa meditazione possono essere di aiuto pagine bibliche come Gn 3-11, 2Sam 11-12, Ap 3, 14ss Secondo esercizio: EE, 55-61 È una meditazione sui peccati personali. La richiesta di grazia evidenzia il senso profondo di questo esercizio: chiedere grande, intenso dolore e lacrime per i miei peccati (EE, 55). La meditazione mira ad approfondire il senso del peccato, la consapevolezza dei propri peccati, ma sempre davanti a Dio misericordioso, in dialogo con Gesù mio Salvatore. La grazia, espressa in termini fortemente affettivi, è quella della contrizione che sgorga dalla consapevolezza dell intrinseca malizia del peccato. L esercizio conduce ad accrescere il desiderio di sperimentare nella propria affettività un profondo dolore fino alle lacrime. Svolgimento dell esercizio: - percorrere la propria vita e far emergere tutti i peccati che la costellano, in una visione panoramica rimanendo sotto lo sguardo di Gesù; - vagliare la malizia intrinseca di ogni peccato anche se non fosse proibito (EE, 57); - segue la presa di coscienza di chi sono io che ho peccato e di chi è Dio contro cui ho peccato, in un confronto tra la personale radicale peccaminosità e miseria creaturale e la santità di Dio contro cui ho peccato (EE, 59); - a questo punto dal cuore dell esercitante dovrebbe sgorgare una esclamazione di ammirazione con grande affetto passando in rassegna tutte le creature, come mi hanno lasciato in vita e conservato in essa (EE, 60), anche se con i miei peccati non ho mantenuto un retto rapporto con tutta la creazione, cose e persone: ho dunque sperimentato la misericordia del Signore verso di me che ha permesso che io continuassi a vivere nonostante il mio peccato. L esercizio si conclude con un colloquio di misericordia, ragionando e ringraziando Dio nostro Signore, perché mi ha dato vita sino a ora, proponendo di emendarmi con la sua grazia per l avvenire (EE, 61). L esercitante è invitato a sviluppare il desiderio di un ricambio d amore. Possono sostenere questa meditazione testi biblici come Lc 15, il Sal 51, alcune pagine di Isaia ed Ezechiele. Terzo e quarto esercizio: EE, 62-64 Sono una ripetizione del primo e del secondo esercizio e un riassunto del terzo, secondo la 3

pedagogia di non offrire nuova materia, ma di approfondire per meglio sentire e gustare le cose internamente (EE, 2), permettendo alla grazia di raggiungere l affettività profonda dell esercitante. La novità è costituita dal triplice colloquio, indirizzato a Maria, al Figlio e al Padre per chiedere la grazia per tre cose : - che io senta profonda cognizione dei miei peccati e disgusto per gli stessi ; - perché senta il disordine delle mie attività in modo che, detestandolo, mi corregga e mi ordini ; - chiedere la conoscenza del mondo perché, detestandolo, allontani da me le cose mondane e vane. Questa è la grazia e il frutto più profondo della prima settimana. Per l esercitane si tratta di ottenere dal Signore non solo che si penta di tutti i suoi peccati, non solo che maturi un autentico e sincero senso del peccato e che ne provi sincero dolore fino alle lacrime (la contrizione), ma anche che insieme a questo pentimento senta non solo il desiderio di correggersi e ordinarsi, ma ancora più profondamente che si sviluppi una ricreazione dell affettività profonda nei confronti del peccato. Con questa grazia si chiede che cresca una specie di disgusto, alla luce della fede, verso tutto ciò che è peccato, che è difetto o disordine nell affettività, e verso il mondo, lo spirito mondano con le sue vanità e lusinghe. L esercitante chiede a Maria, che gli ottenga dal Figlio, al Figlio perché gli ottenga dal Padre, e al Padre stesso, la grazia di un nuova istintività, di una nuova inclinazione rettamente ordinata. Se attraverso la meditazione del proprio peccato l esercitante riceve la grazia di modificare la propria istintività e affettività prima, riceve come una specie di preservazione spontanea, affettiva nei confronti del peccato. Per la meditazione ripetere il primo e secondo esercizio, notando e facendo pausa sui punti in cui ho sentito maggiore consolazione o desolazione o maggiore sentimento spirituale (EE, 62), e ripercorrere assiduamente le cose contemplate negli esercizi precedenti (EE, 64). Quinto esercizio: EE, 65-71 Meditazione sull inferno, verità di fede su cui S. Ignazio invita l esercitante a soffermarsi attraverso le immagini suggerite dalla S. Scrittura. E un invito a prestare la massima attenzione all intrinseco rapporto tra peccato e morte eterna, come conseguenza del rifiuto dell amore salvifico offerto da Dio in Cristo Gesù. Questo esercizio va collocato nell orizzonte dell amore e compreso in un coinvolgimento dell esercitante, insieme a tutta l umanità, in una storia di peccato e di salvezza. Con questo esercizio, che vorrebbe far applicare i sensi immaginativi per raggiungere il sentire profondo, si vuol portare a compimento il frutto raggiunto nelle precedenti meditazioni. L esercitante ha infatti meditato intorno al peccato oggettivo dell umanità; ha maturato un più autentico senso del peccato fino a sentirne l intrinseca malizia e le conseguenze; ha percorso la propria personale storia di peccato sentendosi peccatore amato ricolmo della misericordia di Dio; ha ricevuto il dono della contrizione sentendo detestazione per il peccato, per il disordine e per le cose vane e mondane; ha fatto l esperienza di ritrovarsi in vita per la misericordia del Signore mentre tutte le creature avrebbero potuto rivoltarsi contro. E ora, guardando al futuro, desidera e vuole evitare il peccato e servire il Signore per amore. È l esperienza del proprio peccato e della propria creaturale peccaminosità, a fargli sentire che l amore autentico è accompagnato dall umiltà: desidera aborrire il peccato per amore del Signore ma tiene conto anche del timore della morte eterna (EE, 65: richiesta di grazia). Per entrare in questa meditazione e poterne ricevere il frutto sperato, possono essere di aiuto alcune pagine bibliche ed evangeliche in particolare, come le parabole del ricco epulone, della zizzania, del convito, del giudizio, o ancora alcuni ammonimenti di Gesù nel discorso della montagna. Inoltre, alcune situazioni esistenziali portate al limite estremo possono facilitare l esercitante a prendere consapevolezza e a sentire cosa possa essere la perdita di Dio per sempre. IL CAMMINO DEL CUORE DELL ESERCITANTE 4

In prima settimana è essenziale che l esercitante accolga la verità su se stesso. La penetrazione ad opera dell intelligenza è dunque importante. Ma la conoscenza intellettuale non è sufficiente. Affinché la verità diventi una forza determinante per la propria vita, la persona dovrà provare per essa un desiderio autentico, in altri termini, dovrà amarla. E anche se l amore non è unicamente sentimento, ha qualcosa che si lega al sentimento. Altrimenti è freddo. Dunque in questa fase si opera una specie di educazione dell affettività (EE 63, 48, 55, 65 vocabolario affettivo) e una purificazione del sentimento, del sentire. Una affettività deviata, nel senso che trascina l uomo a nascondere la verità, dovrà essere rettificata, ordinata, convertita. La conversione di una persona è essenzialmente una conversione della sua affettività, da una affettività che reagisce egoisticamente a una affettività che risponde amando, orientata a Dio. Una conversione sarà durevole o no nella misura in cui la sfera dell affettività sarà trasformata nella conversione stessa. Due passi sono ordinariamente necessari: prima si tratta di superare la tendenza a interpretare la propria situazione come innocente (senza peccato, a posto), tendenza che sul piano affettivo si manifesta attraverso una falsa pace e una falsa sicurezza; si tratta dunque di fare verità; poi, generalmente, viene lo scoraggiamento, nel momento in cui non è più possibile nascondere la crisi (EE 314, 315); sarà necessario maturare un atteggiamento di fiducia. Le due situazioni affettive da superare si oppongono entrambe alla realtà dell esercitante: l interpretazione innocente della propria situazione oscura la verità in cui la persona si trova e impedisce di prendere le misure serie che conducono a un cambiamento (E 314, quelli che vanno di peccato mortale in peccato mortale); lo scoraggiamento spinge a rinunciare al cammino intrapreso (EE 315.2). Questi stati affettivi non sono neutri, ma complici effettivi del male, del peccato. Per questo è decisivo riconoscerli, esaminarli, controllarli, superarli. Questa fase si presume sia stata preparata da una fase positiva vissuta nel P. e F., in cui è maturata la fiducia, la speranza. I primi passi nella prima settimana sono dunque spesso sostenuti da una situazione affettiva positiva, dove vi è una certa gioia a scoprire concatenamenti nuovi in un tema tanto difficile, come quello del peccato, del male, della morte. La difficoltà comincia quando non vi sono più novità da scoprire e in modo particolare quando la persona riconosce che è lei stessa ad essere messa in discussione. L esercitante dovrebbe essere toccato nella propria affettività, nel proprio cuore, ha capito che bisognerebbe che fosse toccato e invece non lo è. Sorgono allora nella meditazione la noia e l aridità. Sorgono le distrazioni. Vorrebbe cambiare qualcosa, fare altro. Alcuni possono essere assaliti da tentazioni. Diventa penoso mantenere il tempo fissato per la meditazione. La persona si chiede: a cosa serve tutto questo sforzo? In tale situazione, due pericoli minacciano l esercitante. Il primo è quello di abbandonare tutto, e questo può avvenire in modi diversi: - si abbandonano completamente le meditazioni o come minimo si accorciano (EE, 12); - si cerca nuova materia di meditazione e più interessante. In questo caso il processo di educazione dell affettività, che inizia appena, viene arrestato. Le prime seti provate nel cammino interiore e richieste da sensazioni egocentriche, spingono l esercitante a rimpiangere le cipolle d Egitto. Contro questo pericolo esiste un solo rimedio: tener duro (EE, 318, 319, 325, 327, 13). Si esige qui un atteggiamento di lotta contro se stessi: portare una cura particolare all inizio della meditazione; non solo mantenere il tempo fissato, ma aggiungere qualche minuto (EE 319, 325); non aver pena, pietà per se stessi, ma pregare Dio e adorarlo. Non rompersi la testa per cercare il perché e l origine di questa aridità o della desolazione, ma 5

semplicemente continuare a pregare (EE 13, 321). Il secondo pericolo consiste, per l esercitante, nel costruirsi delle sensazioni. In realtà possiamo mettere in movimento la nostra affettività solamente in maniera indiretta (non possiamo obbligarci a provare un sentimento, una emozione...), cioè con sforzo di penetrazione, con convinzione personale, tramite avvenimenti esterni (EE 48, 50). Di conseguenza, ogni tentativo di produzione diretta di reazioni affettive è destinato a fallire. Conduce a tensione e, a lungo termine, a scoraggiamento e talvolta è accompagnato da malesseri fisici (mal di testa, di stomaco, insonnia...). S. Ignazio indica che lo stato di salute è in rapporto con la situazione interiore e che, eventualmente, ci sono delle misure da prendere. La generosità e lo sforzo dell esercitante devono puntare sulla preghiera (EE 319). Spesso l aridità cede presto il posto a una nuova consolazione. Ma è anche possibile, soprattutto nell ultima parte del percorso, che i periodi di aridità durino più a lungo (EE 322, 325, 327). La preghiera prende allora sempre più la forma di una preghiera di speranza e di una attesa orante. Si sviluppa così una nuova forma di preghiera, più profondamente consapevole, di quanto non lo fosse fino allora, della propria impotenza, perché l esercitante scopre, su un punto molto personale, di dipendere dall aiuto del Creatore e Signore (EE 63: intensità della domanda). Ci vuole del tempo per condurre a buon fine l educazione dell affettività. Dal punto di vista delle meditazioni, questo significa che saranno necessarie molte ripetizioni. Dunque: attesa orante, supplica, richiesta di una confusione interiore, di profondo intenso dolore, della compunzione del cuore. Questo può avvenire lentamente e senza drammi, o con alti e bassi numerosi, con l alternanza della consolazione e della desolazione, con svolte e cambiamenti a volte drammatici (quando emerge, ad esempio, un problema da tempo rimasto sepolto). Può così svilupparsi una confusione interiore profonda e una esperienza affettiva del bisogno di essere salvati. La guida degli Esercizi potrebbe impedire questo processo se non prendesse in maniera seria l esigenza biblica di conversione, e se non offrisse all esercitante il tempo di cui ha bisogno. Spontaneamente si vorrebbe evitare al povero esercitante lo sforzo di aspettare di sentire, che il cuore, gli affetti siano toccati, che giunga il dono della compunzione. Si potrebbe allora rimanere alla sola buona volontà che è del tutto insufficiente. Quando l esercitante cessa di considerare la propria situazione come innocente, può apparire una nuova reazione affettiva: il terrore di fronte alla propria situazione apparentemente senza speranza, lo spavento di essere rigettato, rifiutato, e la stessa disperazione (EE 57-60, 71). L aridità può trasformarsi in uno scoraggiamento che abbraccia tutto. Quando appaiono tali segni, significa che il periodo in cui si riteneva innocente la propria vita è superato. Si tratta di fortificare la speranza e la fiducia. La guida è ora chiamata a essere testimone della grazia e della misericordia di Dio. Col suo comportamento deve risvegliare il coraggio e la fiducia. Se la confusione e la disperazione, eventualmente sotto forma di scrupoli (EE 345-351), diventano preponderanti, e se l esercitante cade in ruminazioni demoralizzanti, la guida dovrà proporre nella fede dei mezzi per non cedere al potere distruttivo (EE 325-327, 320). L esperienza conferma (a meno di casi patologici che non si sarebbero dovuti far entrare in prima settimana) che dopo un tempo più o meno lungo di attesa orante e di lotta, la grazia e il perdono, provati come esperienza personale, saranno offerti come dono all esercitante. Potremo così sintetizzare il cammino del cuore: all inizio falsa certezza di innocenza; poi periodo di scoraggiamento; infine un sentimento profondo di riconoscenza, di meraviglia per essere vivo, peccatore amato perdonato salvato, in una relazione più personale col proprio Creatore e Salvatore. 6

LA PREGHIERA DELL ESERCITANTE IN PRIMA SETTIMANA È importante prestare attenzione al metodo della meditazione in Prima Settimana. Si tratta di accogliere e riconoscere l altro aspetto della realtà, cioè il male, il peccato, la sofferenza e la morte, di riconoscere e accogliere il proprio peccato e i propri limiti e di esserne toccato affettivamente. Questo riassume il frutto che l esercitante desidera ricevere nella preghiera. È importante anche vagliare e ordinare il proprio mondo interiore, immaginativo, il proprio immaginario, al contenuto della meditazione. In questa fase assume un significato fondamentale la preghiera preparatoria, suggerita da S. Ignazio per ogni esercizio di preghiera (EE, 46): è la richiesta a Dio affinché la preghiera sia orientata unicamente a Lui, alla realizzazione del senso e del fine della vita (cfr Principio e Fondamento). L esercitante è inoltre invitato a rimanere fedele alla richiesta di grazia propria di ogni singolo esercizio di preghiera. Il procedere della meditazione conduce, quindi, la persona innanzi tutto a rendersi presente a un fatto, ad accogliere un evento: è il tempo della memoria. Poi l esercitante è invitato a procedere alla comprensione della pagina biblica, alla penetrazione con la riflessione dell intelligenza, con una preghiera che presta attenzione al contenuto oggettivo. Vengono percepiti dei concatenamenti, si integrano le conoscenze e le esperienze vissute. Si scoprono cose nuove che sono messe in luce. Questo lavoro che mette in moto l intelligenza può essere anche di tipo intuitivo, nel senso che, più che pensieri astratti, emergono impressioni suggestive, chiarimenti, precisazioni che avvicinano poco a poco alla realtà. Infine, la meditazione vorrebbe favorire il sorgere di reazioni dell affettività: è il proprio della volontà. La penetrazione è accompagnata da alcuni movimenti del cuore. All inizio può esserci curiosità, interesse, oppure noia o indifferenza. Poi può nascere la gioia di una nuova scoperta. Oppure l esercitante, malgrado la buona volontà, non percepisce niente, c è il vuoto o la desolazione. Egli comincia a confrontarsi con la propria vita e riconoscerà, per esempio, che non vive le esigenze contenute nel testo su cui sta pregando o si sente portato ad identificarsi con l uno o l altro personaggio, con l uno o l altro peccatore. Questa constatazione può rimanere a livello intellettuale, senza provocare una reazione esistenziale. Sarà piuttosto soddisfatto di aver trovato qualcosa di cui pentirsi. Così, poco a poco, l affettività si risveglia, si mette in movimento, anche se i sentimenti possono essere ancora superficiali, applicati al proprio rapporto con quanto è emerso e meno, forse ancora, al proprio rapporto con Dio. Perché la meditazione conduca a ricevere la grazia chiesta all inizio, è importante vegliare a che l esercitante ritorni continuamente alla preghiera per ottenere il frutto della meditazione (è il colloquio che dovrebbe attraversare tutto l esercizio e non essere relegato unicamente al termine: EE, 54, 61, 63, 71). La richiesta di grazia potrà essere meglio precisata nel corso della preghiera concretizzandosi verso una direzione, un punto preciso ancorato nella vita, nell esperienza dell esercitante, nel suo rapporto con Dio. Con le ripetizioni (EE, 62, 64), essenziali al percorso, il peso cade sempre più sul lato affettivo: rimanere più tempo sul contenuto che già è risuonato nell affettività profonda (mentre si ricapitola rapidamente il momento dell accogliere e della penetrazione intellettuale). L esercitante può rimanere più a lungo su quel punto che lo ha toccato, raggiunto, per cui la sua preghiera di richiesta di perdono, di ringraziamento o di supplica si personalizza e diventa più intensa. Così la preghiera si orienta in profondità in direzione del centro, del cuore della persona, del suo dialogo con Dio. Sarà necessario che la guida degli Esercizi faccia in modo che questa evoluzione non sia soffocata da troppa materia, oppure che non decolli a causa di un contenuto troppo povero, oppure che non degeneri in una sterile introspezione. INTEGRAZIONE DI ELEMENTI ESTERNI 7

Gli Esercizi spirituali vorrebbero favorire un processo di trasformazione della persona e contribuire ad attualizzare la metànoia biblica nel senso più radicale. Questo cambiamento raggiunge tutte le dimensioni della persona, tutte le sue facoltà, tutta la sua affettività. A questa profondità l esercitante scopre che non può salvarsi con le sue proprie forze. Questo è possibile solo se esce da se stesso e accoglie la grazia. La grazia è l unica vera condizione per la salvezza. E essa la forza trasformante e il motore di tutto il processo. Ma la grazia non agisce senza l uomo. Dunque bisogna mettere in moto tutte le condizioni, tutti i mezzi, compresi quelli esterni. Ancora di più, è un segno che la grazia ha raggiunto il cuore dell esercitante quando questi impiega tutti i mezzi possibili per collaborare al cambiamento riconosciuto necessario. Si tratta dell impiego del tempo, dell esattezza nella levata, del mangiare, bere, ecc. E l atmosfera, l ambiente esterno che concorre all umore e alle reazioni dell affettività sensibile e spirituale. Colui che ha compreso che la propria affettività non è in accordo con la verità del cammino che sta facendo, ma che al contrario essa è complice con un mondo di illusioni in cui tutto è giudicato inoffensivo, può essere conseguente con se stesso solamente se cerca di creare l atmosfera esterna che contribuisca all educazione dell affettività che si sta operando interiormente (cfr EE, Note complementari). Così le meditazioni di questa fase del cammino si incarnano, per così dire, nel corpo stesso dell esercitante in una consonanza sentita. IL FRUTTO DELLA PRIMA SETTIMANA Il frutto essenziale è la coscienza di essere peccatori amati e perdonati, è l esperienza profonda e contemporaneamente realistica della salvezza, per apprezzare il dono della misericordia di Dio in Cristo Gesù. Nel processo della Prima Settimana viene avviata una integrazione positiva del male e del peccato, per giungere a sentirsi salvati, continuamente salvati. Criterio fondamentale per vagliare il percorso intrapreso: finché l esercitante tiene all idea che si è fatto degli EE e all immagine che ha del proprio cammino spirituale e da essa si lascia guidare; finché non rimette se stesso a Dio, da cui riceverà tutto con fiducia, non ha ancora fatto l esperienza liberatrice che la sua sicurezza riposa nella grazia e nel perdono e che non ha bisogno di niente altro. Così la disponibilità e quasi l inclinazione a rimanere più a lungo in questa fase è uno dei criteri per entrare nella seconda settimana. Questa disposizione va insieme al desiderio dell esercitante di continuare gli EE, se per esempio ha una decisione da prendere. Ma mentre all inizio poteva essere dominato da una certa ansietà di trovare la risposta al suo problema, ora egli è in pace circa quella questione (per esempio, accettare o meno una responsabilità), perché ha sperimentato che Dio lavora, ma che lavora diversamente da come immaginiamo. Da ciò deriva un criterio positivo: la sicurezza fiduciosa in Dio. Questo può essere sperimentato in maniera diversa. L esercitante non nasconde più in maniera ansiosa la sua debolezza e i suoi difetti, i suoi peccati e i suoi torti; ma al contrario può riconoscerli liberamente, non solamente davanti a Dio e a se stesso, ma anche davanti agli altri. Questa libertà interiore sarà il segno che ha fatto l esperienza di essere perdonato per pura grazia. Questa libertà interiore va di pari passo con una relazione personale e più profonda col Cristo, che incarna questo perdono per l esercitante, oppure con una relazione col Padre di Gesù Cristo, in cui è inclusa una relazione col Cristo che non è il Tu a cui questo esercitante particolare si rivolge, ma è il passaggio al Padre. 8

Un altro criterio è un autentica umiltà, un umiltà che è verità. Umiltà, verità in cui l esercitante non deve esercitarsi con le proprie forze, ma che è il risultato della verità che Dio ha fatto su di lui e sulla sua situazione. Si manifesta nel fatto che non si pongono più rivendicazioni, si è coscienti di avere un solo diritto, quello al castigo e che tutto ciò che si riceve è un frutto della grazia. Presso molti questo criterio si manifesterà così: l esercitante scenderà dai suoi ideali elevati. Un altro criterio ancora è una certa libertà di comportamento circa i propri bisogni. Ci sono bisogni vitali e desideri dei sensi sentiti come tali. Forse danno filo da torcere ogni tanto, ma la persona non vi cede così semplicemente. Cerca di vivere una certa tolleranza di frustrazione, senza aver bisogno di altre soddisfazioni compensatrici. Criterio importante è la fiducia circa il futuro. L accettazione della propria povertà concerne la struttura del proprio essere creaturale e storico; riguarda perciò anche il futuro. L esercitante fonda la propria serenità non sulla certezza che non sperimenterà più la propria peccaminosità e povertà; anzi, nonostante la grazia, prevede che toccherà con mano la propria fragilità e il proprio peccato. Un ulteriore criterio è la volontà seria di opposizione al peccato e il ricorso a mezzi opportuni per combatterlo. Volontà nutrita più dall amore che dal timore e che conti sull aiuto divino e meno sul proprio impegno anche se indispensabile. Volontà che miri a una conversione continua dell affettività, cioè a creare una nuova maniera di sentire e di reagire di fronte al peccato. L autentico senso del peccato controbilancia le inclinazioni e affezioni spontanee egoistiche, diventa come un nuovo sentire, crea una nuova spontaneità, che fa aderire (come d istinto, nuovo istinto) a Cristo Salvatore e fa percepire il peccato come repellente. Se la Prima Settimana illustra il sovvertimento del piano creatore di Dio, attraverso il susseguirsi delle meditazioni e il cammino del cuore che mette in movimento ne è anche la ricomposizione. L esercitante, che ha maturato la consapevolezza di essere peccatore amato e continuamente salvato da Gesù che muore in croce per i suoi peccati, sente sgorgare dal fondo del cuore il desiderio di una risposta d amore, che si esprime nello stare con Gesù, suo Salvatore. È questo il vissuto spirituale profondo che consente di entrare nella fase successiva, nella Seconda Settimana. Suggerimento bibliografico: F. ROSSI DE GASPERIS, s.j., Sentieri di vita, La dinamica degli Esercizi ignaziani nelle Scritture. I. Principio e Fondamento e Prima Settimana, ed. Paoline, 2005. S. RENDINA, s.j., L itinerario degli esercizi Spirituali di Sant Ignazio di Loyola, ed. AdP, 1999 e La pedagogia degli Esercizi, ed. AdP, 2002. 9