Nessuno sapeva la risposta e, inevitabilmente, veniva divorato dal mostro.

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1 C era una volta uno stregone di nome Riccardo che viveva in una grotta. Lo stregone aveva creato un mostro alto e forzuto che passava per le città del regno a chiedere di risolvere un enigma; chiunque non avesse saputo rispondere sarebbe stato divorato! Nel castello rotondo c è stato un omicidio, dentro il castello c erano: il giardiniere, il cuoco, il re e la domestica. La polizia va a indagare; prima chiedono al giardiniere: Sei stato tu a compiere l omicidio? ; No, io stavo raccogliendo l insalata nell orto. Poi chiedono al cuoco che risponde: No, io stavo cucinando vicino al fuoco. Poi chiedono al re che risponde: No, io stavo dormendo nel baldacchino. Poi chiedono alla domestica che risponde: No, io stavo pulendo gli angoli di tutte le stanze. Allora dimmi, risolvi l enigma: chi è stato a commettere l omicidio?. Nessuno sapeva la risposta e, inevitabilmente, veniva divorato dal mostro.

2 In tutto il regno, il re aveva promesso una ricca ricompensa e la mano di sua figlia, la principessa Valentina, a chiunque fosse riuscito a risolvere l indovinello e a sconfiggere così lo stregone. Un giorno arrivò nel regno un contadinello di nome Gastolfo, che volle andare al castello per parlare con il re. Il re, dopo averci pensato un po su, lo fece partire verso la grotta dello stregone. Nel lungo cammino Gastolfo incontrò una vecchietta che gli suggerì come risolvere l indovinello; inoltre gli donò anche tre libbre di carne e una polverina che avrebbe trasformato ogni pasto in un buonissimo arrosto, ma avvelenato! L umile contadinello, durante il tragitto verso la grotta dello stregone, meditava su quale potesse essere la soluzione dell indovinello e, pensa che ti ripensa, gli venne finalmente un idea... Dopo giorni e giorni di cammino, egli finalmente arrivò alla grotta; ma davanti lo stava aspettando un cerbero a tre teste! Solo a quel punto Gastolfo capì a cosa servissero le tre libbre di carne: coraggiosamente, infatti, gettò davanti al muso del mostro i pezzi di carne. Il grande cane si gettò a capofitto su quel pasto inatteso e, dopo averlo divorato, si addormentò di un sonno profondo. Gastolfo entrò quindi nella grotta e, all insaputa dello stregone, sciolse la polverina nella cena che stava cuocendo sul fuoco in fondo all antro. L uomo malvagio si sentì venire l acquolina in bocca al vedere sulla tavola un arrosto così succulento e così mangiò in fretta e furia tutto. Il veleno cominciò a circolare nel suo corpo e lo stregone capì che era arrivata la sua fine! Non avrebbe più creato mostri malvagi che divoravano la gente! Prima di esalare l ultimo respiro, però, udì la voce squillante di Gastolfo che rivelava finalmente la soluzione del mistero: La colpevole è la domestica, perché aveva detto che stava pulendo gli angoli, ma in un castello rotondo non ci sono angoli!. Gastolfo tornò quindi al castello e il re gli diede, come promesso, le ricompense: la mano della principessa Valentina sua figlia, e le ricchezze del regno. Veronica Silvia T. Riccardo

3 C era una volta una ragazza quindicenne di nome Celeste, che viveva in una casa isolata su una collina. Celeste però non era una normale adolescente: aveva infatti due genitori fatati: la fata Clotilde e il mago Giby, che erano diventati delle creature magiche perché da giovani avevano, involontariamente, ingerito una pozione somministrata per sbaglio dai loro genitori, anche loro fate. Celeste non era a conoscenza di questa storia familiare e non era neppure dotata di poteri magici. Un bel giorno però i suoi genitori le dissero: Dobbiamo partire per un lungo viaggio di cinque giorni. Puoi fare tutto quello che vuoi, ma ricordati di non entrare mai in camera nostra e di non aprire l armadio. Quindi i genitori partirono per il viaggio nel mondo fatato. Avevano insistito perché la loro figlia non aprisse l armadio, perché proprio lì c era il passaggio segreto per andare nel loro mondo. Quel passaggio segreto portava a un bosco pieno di animali feroci, soprattutto lupi, e dopo aver oltrepassato il bosco e tutti i suoi pericoli, si arrivava finalmente nel mondo delle fate. La fata Clotilde e il mago Giby erano giustamente preoccupati per Celeste; quella nell armadio era solo un entrata d emergenza al Regno delle Fate, perché una persona comune e persino un mago principiante non sarebbe riuscito a passare senza essere ucciso dai lupi. Così i genitori per intraprendere il loro viaggio presero la strada più lunga, ma sicura, in un altro passaggio. Dopo qualche ora di solitudine, però, Celeste cominciava ad annoiarsi e la sua innata curiosità aumentava: Perché mai i miei genitori non vogliano che io vada dentro la loro stanza e che io non apra l armadio? - continuava a pensare. Incuriosita, perciò,

4 aprì la porta della camera dei genitori, ma la stanza le sembrò assolutamente normale. Sempre più curiosa, allora, dischiuse la porta dell armadio; non c era niente di strano neanche lì dentro Non vedendo nulla di sospetto, spalancò le ante e cominciò a frugare tra i vestiti. Ed ecco che trovò una piccola botola: la aprì e ci cadde dentro. Dopo la lunga discesa, trovò davanti a lei un enorme bosco: il luogo era spaventoso, buio, tetro, freddo e pieno di animali selvatici. La ragazzina cercò subito una via d uscita, ma senza alcun risultato. Cominciò a correre verso una luce: si trattava di una grande strana casa, a forma di enorme fungo, che era abitata nientepopodimeno dagli orchi, ma Celeste, ormai totalmente coinvolta in quella grande avventura, vi entrò. Per fortuna non c era nessuno e, trovandola accogliente, ci dormì. Ma la mattina seguente, quando la ragazza stava ancora dormendo, arrivarono a casa gli orchi. Gli orchi, appena videro Celeste, la buttarono giù dal letto. Quando la poverina si svegliò, si trovò in mano a un orco gigante! Provò più volte a liberarsi, senza riuscirci, e venne rinchiusa in una cella. La mattina dopo gli orchi se ne andarono, ma l orco guardiano aveva perso le chiavi e le aveva lasciate su un divano. Nel frattempo, dopo cinque giorni i genitori erano tornati a casa e non avevano trovato la figlia. Provarono a chiamarla, ma Celeste non rispondeva; essi andarono perciò in camera e videro il loro armadio aperto. Subito si buttarono dentro e in meno di un minuto arrivarono al bosco. Erano terrorizzati perché pensavano di aver perso Celeste per sempre Quando ormai si stava facendo buio, arrivarono alla casa degli orchi, vi entrarono e, trovando Celeste tra le sbarre, cercarono subito di liberarla con le chiavi dimenticate dall orco. Ma la loro Celeste sembrava

5 morta: in realtà era sotto un incantesimo degli orchi magici e qualunque persona, mago o fata, animale... la vedeva così. I genitori erano disperati e provarono qualsiasi magia da loro conosciuta per risvegliare la loro bambina. Provarono pure alcuni incantesimi proibiti e finalmente Celeste si risvegliò. La famiglia fuggì prima che gli orchi tornassero e con un ultimo incantesimo tornarono a casa. Finalmente la fata Clotilde e il mago Giby si resero conto che Celeste ormai era grande e aveva il diritto di conoscere la verità: le dissero perciò dei loro poteri e, per la gioia di averla ritrovata sana e salva, la fecero diventare come loro, cioè una meravigliosa fatina con il potere di far diventare le creature cattive in creature buone. Così Celeste e i suoi genitori da quel momento partirono sempre insieme e fecero lunghi viaggi, per rendere il mondo più bello. Pietro R. Silvia R. Gabriele

6 C era una volta una ragazza orfana di nome Rosa, che viveva in un orfanotrofio da molti anni. La direttrice era molto cattiva verso la povera Rosa: la maltrattava e la sfruttava, obbligandola a preparare i pasti e a prendere l acqua in un pozzo molto lontano. Però un giorno, mentre la sfortunata fanciulla raccoglieva l acqua dal pozzo, un anziana signora le chiese aiuto: Scusa, ragazza, mi aiuteresti a portare questi tre sacchi di patate?. E Rosa le rispose con grande gentilezza: Ma certo, cara signora. - e aiutò la vecchina a portare il pesante sacco fino a giungere nei pressi di una casa enorme. Rosa, un po spaventata per le dimensioni della casa, disse alla vecchietta: Cara signora, devo tornare immediatamente all orfanatrofio, sennò la mia direttrice mi punirà!. La vecchina le rispose dolcemente: Non ti preoccupare, a lei penseremo dopo. Adesso vieni con me, ti porto in un posto speciale.. Perciò Rosa, ancora un po turbata e timorosa seguì la signora in casa, che, una volta posati i sacchi sul tavolo, disse alla fanciulla: Aspettami qui, torno subito!. Rosa annuì. Ma dopo molto tempo la sua ospite non era ancora tornata e Rosa, preoccupata che l anziana signora si fosse sentita male, si addentrò nelle camere di quell immensa

7 casa e arrivò in una strana stanza Davanti a lei c erano tre porte: una grigia, una azzurra ed una stranamente poco visibile, quasi trasparente. Davvero incuriosita, Rosa aprì la porta grigia, ma appena l ebbe aperta, udì la voce della signora alle sue spalle: No! Non aprirla: quella è la porta dell oscurità, dove vivono le streghe!. Ma Rosa era già entrata. In quel mondo il panorama non era certo bello: nell atmosfera tutta grigia si ergeva un castello oscuro, custodito da spiriti guardiani e circondato da prati aridi e secchi. Due spiriti videro la ragazza, la catturarono e la portarono nelle segrete. Rosa era disperata! Magari avesse dato retta alla vecchina! Ma dentro la cella buia i suoi occhi cominciavano a intravedere una misteriosa figura, una strana ragazza con le ali. La creatura fatata subito la rassicurò: No, Rosa, non avere paura: io sono la fata Margherita; mi trovo qui prigioniera da quando le streghe malvage hanno conquistato questo mondo. Rosa era stupefatta, soprattutto per le parole che seguirono: Rosa, per la tua bontà e per la pazienza che hai sempre dimostrato di fronte alle sventure della tua vita, proprio tu sei la prescelta! Sei la salvatrice del mondo, infatti dovrai salvare il principe che è rinchiuso prigioniero nella torre del castello! - disse la fata. Rosa era ancora incredula che le stesse capitando una tale avventura, ma sentì nascere dentro di sé uno strano coraggio. Ma come fare a uscire da quella cella? Margherita le mostrò un passaggio segreto per arrivare alla torre. Durante la notte,

8 allora, Rosa, attenta a non farsi sentire, usò il passaggio segreto per arrivare alla torre, ma i sotterranei del castello sembravano un intricato labirinto. Rosa però non si arrese e alla fine riuscì a trovare la torre e il principe e, facendo sempre attenzione a non far rumore, lo liberò. Ora però lei e il principe dovevano uscire dal mondo grigio delle streghe. Per trovare la porta di uscita, i due giovani dovettero passare in volo attraverso il mondo del cielo, che era fatto tutto di nuvole e di azzurro; poi dovettero passare nuotando attraverso il mondo marino, che era fatto di profondi abissi di acqua trasparente e cristallina. Ma quando stavano già per varcare la porta della realtà, comparve davanti a loro un angelo nero che esclamò: Non passerete mai, non sconfiggerete mai il lato oscuro, la malvagità degli uomini!. E accanto all angelo arrivò anche un ferocissimo drago sputafuoco! Rosa e il principe non sapevano come difendersi: sarebbe stata sicuramente la loro fine e nel mondo avrebbero sempre regnato la cattiveria e il male: Rosa ne sapeva ben qualcosa! Ma per fortuna non erano soli! Dall altro lato della porta si udì la voce della buona vecchina urlare: Aggrappatevi a questa corda!. I due giovani non se lo fecero ripetere e, afferrata velocemente quel mezzo di salvezza, furono tirati e trascinati da una forza invisibile e potentissima Ad un certo punto tutto fu buio Quando riaprì gli occhi, Rosa si ritrovò nel bosco presso il pozzo, proprio dove aveva incontrato la vecchina. Pensò subito di essersi addormentata e che

9 quell incredibile avventura fosse stata solo un lungo sogno; ma quando girò lo sguardo, vide davanti a sé il principe, il quale le disse: Grazie, meravigliosa fanciulla! Salvando me dalla torre delle streghe, hai anche salvato il mondo, che è ritornato bello e buono. Rosa non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie; seguita dal principe, tornò all orfanatrofio. Non si trattava più dell orribile posto che aveva lasciato, ma di una casa grande e accogliente, dove tutti i bimbi erano curati, nutriti, amati. Anche la direttrice non era più la strega crudele che maltrattava gli orfanelli, ma una buona mamma adottiva, piena di premure e di affetto verso tutti i suoi figlioletti. La donna accolse con gioia Rosa e il principe e si offrì di prepararle il corredo e di farle da damigella nel giorno del suo matrimonio. Infatti il bel principe non tardò molto a chiedere la mano di Rosa e i due giovani, che avevano salvato il mondo, vissero per sempre felici e contenti. Alice Gaia Leonardo