LIFE-GHOST Pubblicazione finale

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1 LIFE-GHOST Pubblicazione finale

2 TECNICHE PER RIDURRE GLI IMPATTI DELLE RETI FANTASMA E AUMENTARE LA BIODIVERSITA NELLE AREE COSTIERE DEL NORD ADRIATICO 1 luglio ottobre 2016 Autori: Da Ros L., Alfare L., Delaney E., Fiorin R., Moschino V., Nesto N., Picone M., Riccato F., Tonin S. Progetto grafico e impaginazione Syscom.it Srl, Udine Stampato nel mese di ottobre 2016 Fotografia di copertina: Piero Mescalchin Questa pubblicazione e un prodotto del progetto Life-Ghost (LIFE 12 BIO/IT/ GHOST) realizzato con il contributo della Commissione Europea nell ambito del Programma LIFE+

3 INDICE PREFAZIONE 1. IL PARTENARIATO 2. IL PROGETTO LIFE-GHOST 2.1 La problematica generale 2.2 Il contesto ambientale 2.3 Le finalita del progetto 3. LE AZIONI 3.1 Realizzazione di un database sulla biodiversita degli habitat rocciosi e di indagini bibliografiche sulla valutazione economica dei servizi eco-sistemici Il database sulla biodiversita Indagini bibliografiche propedeutiche all azione di valutazione economica 3.2 Come mappare e quantificare le reti fantasma negli habitat rocciosi del mar Adriatico settentrionale Individuazione delle aree da monitorare Mappatura delle reti fantasma 3.3 Come rimuovere e riciclare le reti fantasma che impattano la biodiversita delle tegnu e Attivita di campo e protocolli di rimozione Sviluppo di una strategia di smaltimento/riciclo del materiale recuperato 3.4 Sviluppo di una proposta di regolamento per la gestione delle reti fantasma Codice di Condotta Proposta di Regolamento 3.5 Monitoraggio e valutazione degli impatti della rimozione delle reti fantasma sulla biodiversita 3.6 Implementazione della valutazione contingente e del costo/beneficio della rimozione delle reti da pesca 3.7 Disseminazione ad un pubblico generico, agli stakeholder e alla comunita scientifica Il Piano di Comunicazione Monitoraggio delle attivita di Comunicazione Scelta del giusto mezzo di comunicazione 3.8 Strumenti di comunicazione Sito web Notice boards Layman s report After Life Communication Plan 3.9 Il coinvolgimento degli stakeholder 3.10 Networking con altri progetti 4. RISULTATI OTTENUTI 5. LEZIONI APPRESE 6. BIBLIOGRAFIA

4 PREFAZIONE Il progetto LIFE-GHOST: Tecniche per ridurre gli impatti delle reti fantasma e aumentare la biodiversita nelle aree costiere Nord Adriatiche e stato co-finanziato dalla Commissione Europea nell ambito del programma LIFE+ Biodiversita (programmazione 2012). Il progetto ha contribuito a valutare, attraverso approcci innovativi, la presenza e gli impatti causati delle reti e attrezzi da pesca persi o abbandonati sui fondali marini lungo la costa veneta, in particolare sulle aree rocciose di elevato valore naturalistico note con il nome di tegnu e. Al progetto hanno partecipato tre istituzioni italiane: l Istituto di Scienze Marine del CNR, Venezia, che ne e stato il coordinatore, e i due partner: Dipartimento di Progettazione e pianificazione in ambienti complessi dell Universita IUAV di Venezia e la societa privata Laguna Project. Il progetto e iniziato nel 2013 ed e finito nel 2016 con un budget complessivo di 1.127,020 euro, di cui 544,763 a contributo europeo. Il presente rapporto descrive i principali risultati raggiunti dal progetto durante i tre anni di attivita, presentando inoltre una panoramica sulla problematica delle reti fantasma e dei loro effetti su ambiente ed attivita economiche, ed illustrando le modalita operative che hanno consentito di valutare l entita del problema nelle aree di tegnu a dell Alto Adriatico e, successivamente, di sviluppare strategie gestionali finalizzate al ripristino di buone condizioni ecologiche nelle aree risultate impattate. Il documento e organizzato in capitoli che trattano i vari aspetti affrontati in ciascuna fase progettuale. Come consuetudine per tutti i progetti LIFE, queste consistono in azioni preparatorie, concrete, di monitoraggio e di disseminazione. Dopo aver presentato la problematica affrontata dal progetto GHOST, gli obiettivi ed il contesto ambientale, vengono dapprima illustrate le azioni preparatorie, resesi necessarie per l aggiornamento delle caratteristiche ecologiche dell area di studio e la localizzazione e quantificazione delle reti fantasma presenti. Le successive attivita sono state svolte con lo scopo di rimuovere le attrezzature dai fondali, valutare la fattibilita tecnica dei trattamenti meccanici e chimici piu idonei al recupero dei materiali raccolti, e consentire di tracciare possibili percorsi di riciclo nell ambito generale della definizione delle piu efficaci misure di gestione del fine vita delle attrezzature da pesca. Quest ultima attivita e stata svolta in collaborazione con le autorita locali ed i rappresentanti di categoria del comparto ittico. Gli interventi di rimozione, effettuati con modalita implementate ad hoc per le aree marine costiere particolarmente ricche in biodiversita e pertanto particolarmente fragili, sono stati successivamente monitorati per documentare il graduale recupero delle comunita biologiche nelle aree bonificate e determinare il valore economico associato all aumento della biodiversita, dimostrando in tal modo la sostenibilita economica di tali interventi di recupero ambientale. Negli ultimi capitoli viene inoltre dettagliata la strategia e gli strumenti di comunicazione utilizzati nell ambito del progetto, nonche le attivita di networking realizzate, ponendo in giusto risalto i risultati raggiunti. Nell ambito del coinvolgimento degli stakeholder e dei cittadini, l'obiettivo e stato quello di ottenere un aumento di consapevolezza, soprattutto nei confronti dei problemi ambientali causati dalle reti fantasma. Le attivita di networking hanno invece avuto lo scopo di creare un rete di contatti tra istituzioni scientifiche e realta produttive imprenditoriali che potrebbe rappresentare un punto di aggregazione e condivisione di future iniziative finalizzate ad individuare soluzioni in grado di ridurre la presenza di reti fantasma ed altri rifiuti plastici in mare. 2

5 1. IL PARTENARIATO Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) (promotore e coordinatore del progetto) Team ISMAR: Luisa Da Ros, Loredana Alfare, Alfredo Boldrin, Eugenia Delaney, Vanessa Moschino, Nicoletta Nesto L Istituto di Scienze Marine del CNR (ISMAR-CNR) e stato istituito nel 2001 dall'aggregazione di diversi istituti italiani del CNR che si occupavano a vario titolo di ricerca sul mare. Le sedi territoriali sono percio molteplici: Ancona, Bologna, Genova, La Spezia, Lesina (Foggia), Trieste e Venezia. In ISMAR vengono condotte ricerche in aree polari, oceaniche e mediterranee per studiare l evoluzione degli oceani e dei margini continentali, l influenza dei cambiamenti climatici sulla circolazione oceanica, l acidificazione, i cicli biogeochimici e la produttivita dei mari, l ecologia marina ed i fattori naturali ed antropici che impattano gli ecosistemi marini e marino costieri. Universita IUAV di Venezia Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in ambienti complessi (partner di progetto) Team IUAV: Stefania Tonin, Margherita Turvani, Laura Fregolent, Greti Lucaroni IUAV e stato fondato nel 1926 come Istituto Universitario di Architettura di Venezia, a partire dal 2001 l'ateneo e diventato Universita IUAV di Venezia ed ha affiancato, alla storica Facolta di Architettura quella di Pianificazione del Territorio. Il Dipartimento di Progettazione e pianificazione in ambienti complessi promuove programmi di studio e di ricerca in pianificazione, design, architettura e arti nei settori riguardanti gli utilizzi del territorio, le trasformazioni socio-economiche della citta e l'ambiente. Sviluppa metodologie di ricerche su differenti scale spaziali e temporali al fine di comprendere l'evoluzione e la complessita delle connessioni strutturali e sistemiche che definiscono un territorio. Laguna Project s.n.c. (partner di progetto) Team Laguna Project: Federico Riccato, Riccardo Fiorin, Marco Picone Laguna Project e una societa fondata nel 2006 che svolge attivita di monitoraggio ambientale in ambito lagunare e marino costiero. Fornisce supporto alle attivita di ricerca di istituti pubblici e privati che operano lungo l'arco costiero del nord Adriatico e possiede competenze nel campo dell'ecologia e della modellistica. In particolare si occupa di campionamenti qualitativi e quantitativi di sedimenti e materiale biologico (necton, benthos, plancton) di acque interne, lagunari e marine costiere, identificazione tassonomica dei principali taxa di macro/meio benthos, valutazioni di impatto ambientale e di incidenza su ecosistemi acquatici terrestri, censimenti visuali in immersione di benthos e necton, studio degli stock ittici e redazione di programmi di sfruttamento degli stessi. 3

6 2. IL PROGETTO LIFE-GHOST 2.1 La problematica generale Abbandonate - accidentalmente o intenzionalmente - e trasportate dalle correnti nell ambiente marino senza subire sostanziale biodegradazione, le cosiddette reti fantasma possono continuare a pescare senza alcun controllo anche per periodi prolungati intrappolando non solo pesci ma anche molte specie di animali marini protetti, come le tartarughe. Gli uccelli marini che si tuffano per predare le carcasse dei pesci impigliati possono rimanere a loro volta avviluppati, cosi come puo accadere a cetacei grandi e piccoli. Si stima che almeno mammiferi e un milione di uccelli marini muoiano ogni anno a causa dell intrappolamento in reti da pesca abbandonate o per ingestione dei detriti che da queste originano, ed e stato inoltre calcolato che su scala globale la perdita di pesci e crostacei commercialmente rilevanti ammonti a circa il 10% del pescato (UNEP, 2005). Non essendo segnalati sulle carte nautiche, le reti e gli attrezzi da pesca dispersi in acqua o sui fondali (conosciuti in inglese con l acronimo ALDFG - Abandoned, Lost or Discarded Fishing Gear) costituiscono un pericolo per la navigazione in quanto possono avvilupparsi alle eliche e causare danni alle imbarcazioni. La loro presenza puo inoltre implicare ulteriori effetti negativi sugli habitat di fondo, che ne vengono alterati sia fisicamente che funzionalmente, e puo contribuire ad aumentare i rischi per chi pratica attivita ricreative soprattutto di tipo subacqueo. Se si considera poi che le reti perse o abbandonate possono essere sospinte dalle correnti marine per lunghe distanze prima di terminare la loro corsa su qualche fondale, non e da sottovalutare il rischio associato alla loro potenziale capacita di veicolare e diffondere specie aliene, che spesso costituiscono una delle minacce piu gravi per la biodiversita degli ecosistemi marini. Da non dimenticare, inoltre, che i materiali polimerici di cui sono per lo piu costituite le reti, persistendo a lungo nell ambiente marino possono originare per abrasione meccanica o per processi di decomposizione fotochimica, frammenti plastici sempre piu piccoli contribuendo cosi all aumento della concentrazione di microplastiche nella colonna d acqua e nel sedimento. E questa una nuova tipologia di inquinamento, assai subdola, la cui importanza nelle acque marine si e iniziato a valutare solo di recente e che sembra essere ormai molto diffusa negli oceani. L UNEP ha pubblicato nel 2005 un rapporto nel quale stimava la quantita di rifiuti scaricati annualmente nell oceano in ben 6.4 milioni di tonnellate, di cui il 10% costituito da attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). A livello di Mediterraneo, dati riguardanti la presenza di reti fantasma sono scarsi, sebbene l ampio uso di tramagli e trappole in una realta molto diffusa di pesca a piccola scala ed il numero molto elevato di imbarcazioni, in particolare nella flotta peschereccia di Grecia e Italia (FAO, ), suggeriscono una possibile loro significativa presenza. Recentemente interventi coordinati di mappatura e rimozione degli ALDFG sono stati condotti, oltre che dal progetto GHOST, anche da DeFishGear (Derelict Fishing Gear Management System in the Adriatic Region) e GIONHA (Governance and Integrated Observation of marine Natural Habitat), che hanno contribuito ad ampliare significativamente la conoscenza del fenomeno. 2.2 Il contesto ambientale locale Con il termine locale dialettale di tegnu e vengono indicate particolari formazioni rocciose di origine parzialmente organogena, disseminate nel tratto di mare fra Trieste e Chioggia. Pur presentando una distribuzione molto discontinua, esse possono considerarsi disposte lungo tre bande parallele poste alla distanza di 3-5 miglia, miglia e 20 miglia dalla costa, con profondita che vanno da 8 a 40 m (Stefanon & Boldrin, 1979; Mizzan, 1995). Le loro dimensioni sono molto variabili, da pochi m 2 fino a qualche km 2 e l elevazione dal fondale puo arrivare da pochi decimetri fino a qualche metro, soprattutto a maggiori profondita (Mizzan, 2010). I primi studi sulle tegnu e sono stati finalizzati alla tipizzazione morfologica e strutturale di questo ambiente (Stefanon, 1967, 1970; Braga & Stefanon, 1969; Stefanon & Mozzi, 1972). I risultati hanno chiarito che, dal punto di vista litologico, le tegnu e sono costituite da tre tipi di roccia: rocce sedimentarie clastiche formatesi per cementificazione carbonatica dei sedimenti o detrito organogeno; rocce sedimentarie formatesi in seguito a processi chimici che 4

7 hanno portato alla precipitazione di carbonati e alla cementificazione dei sedimenti a seguito della probabile fuoriuscita di metano dal fondale e dalla successiva reazione di questo con l acqua marina; rocce organogene prodotte dall azione di organismi costruttori sia animali che vegetali provvisti di guscio calcareo che stratificandosi possono portare alla formazione di strutture molto estese. La localizzazione di questi affioramenti rocciosi in un ambiente di acque eutrofiche e poco profonde ha favorito lo sviluppo di comunita animali e vegetali caratterizzate da un elevato numero di specie e notevole biomassa per unita di superficie, per le vantaggiose condizioni protettive offerte dal substrato solido, per il buon gradiente verticale determinato dall elevazione di queste strutture sul fondale sabbioso e per la grande disponibilita di materiale organico sospeso o sedimentato come fonte di cibo. Le comunita biologiche tipiche di questi ambienti sono principalmente costituite da poriferi, tunicati, celenterati (colonie di antozoi e anemoni), policheti (soprattutto serpulidi), bivalvi, crostacei cirripedi e briozoi. La componente vegetale risulta minore rispetto quella animale a causa dell elevata torbidita delle acque ed e costituita essenzialmente da alghe bentoniche appartenenti al gruppo delle Rhodophyta. Le specie di interesse comunitario segnalate nell area sono rappresentate esclusivamente da specie pelagiche che vi transitano o vi sostano temporaneamente per il pascolo: si tratta dei rettili chelonidi Caretta caretta (tartaruga marina) e Chelonia mydas (tartaruga verde), e del mammifero marino Tursiops truncatus (tursiope). Negli ambienti di tegnu a risultano presenti anche diverse altre specie meritevoli di protezione tra cui il mollusco bivalve Pinna nobilis, elencato nella lista di specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa (allegato IV della Direttiva 92/43/CEE). L'effetto tigmotropico (di richiamo) delle tegnu e unito all'alta produttivita del bacino Alto-Adriatico favorisce lo sviluppo di una ricca e diversificata comunita ittica, offrendo zone riparate per la riproduzione e protezione degli stadi giovanili (ARPAV, 2010). Non deve stupire quindi che queste aree, proprio per la loro ricchezza faunistica, siano assiduamente frequentate da pescatori professionisti e sportivi, oltre che da subacquei attratti dalla ricchezza della biodiversita locale. 2.3 Le finalita del progetto Il progetto LIFE-GHOST recependo la necessita, ormai riconosciuta a livello internazionale, di promuovere iniziative per affrontare efficacemente i problemi causati dagli ALDFG, e stato focalizzato sulla realizzazione di attivita indirizzate principalmente a localizzare la presenza e quantificare gli impatti delle reti ed attrezzature perse o abbandonate sui fondali dell Alto Adriatico ricchi di biodiversita per la presenza delle tegnu e. Il progetto ha inoltre valutato economicamente i benefici ecosistemici associati alla rimozione di tali attrezzature ed ha elaborato un approccio gestionale idoneo a contribuire alla riduzione del fenomeno dell accumulo in mare di questa tipologia di rifiuti, individuando opportune modalita di conferimento a terra e verificando la possibilita di riciclare i componenti plastici di cui sono costituite. I principali obiettivi del progetto sono: valutare la presenza e l impatto degli ALDFG sulla biodiversita delle tegnu e; promuovere misure concrete di recupero e conservazione dello stato ecologico di tali ambienti attraverso l elaborazione di appropriate strategie gestionali; stimare il valore economico dei benefici per l ecosistema associabili all aumento di biodiversita conseguente alla rimozione degli ALDFG; valutare l impatto delle reti fantasma sulle comunita zoo-bentoniche ed ittiche che caratterizzano le tegnu e; favorire l incremento della biodiversita degli ecosistemi e degli habitat delle aree di tegnu a utilizzando procedure di mappatura e recupero delle reti fantasma verosimilmente applicabili in ambienti mediterranei equivalenti; predisporre strategie per un adeguato conferimento e smaltimento delle reti recuperate e/o in disuso e per un loro possibile riutilizzo in nuove filiere produttive. Le attivita di campo sono state focalizzate, all interno di un area marina predefinita e corrispondente a circa km 2, su 15 sub-aree a reef naturali ed una a reef artificiale corrispondenti ad una superficie totale di 2125 ha. 5

8 3. LE AZIONI 3.1 Realizzazione di un database sulla biodiversita degli habitat rocciosi e di indagini bibliografiche sulla valutazione economica dei servizi eco-sistemici L aggiornamento delle conoscenze sul particolare ecosistema delle tegnu e dell Alto Adriatico e stato effettuato con un duplice obiettivo: 1) organizzare e valutare criticamente i dati disponibili sulla biodiversita di questi habitat; 2) realizzare una rassegna sulla letteratura scientifica riguardante i principali studi di valutazione economica di ecosistemi marini simili al fine di impostare lo scenario di valutazione da utilizzarsi nello studio di valutazione contingente Il database sulla biodiversita La realizzazione di un database sulla biodiversita delle comunita macrozoobentoniche ed ittiche delle tegnu e localizzate nella zona costiera della regione Veneto ha consentito di aggiornare ed organizzare le informazioni esistenti sull argomento. I risultati di questa azione preparatoria hanno contribuito all analisi ecologica e alla valutazione della stima del valore socio-economico di questo particolare ecosistema, fornendo allo stesso tempo una linea conoscitiva di base indispensabile alle successive attivita del progetto riguardanti la valutazione dell efficacia delle azioni di rimozione in termini di aumento di biodiversita. Per la realizzazione del database e stata effettuata la raccolta bibliografica di tutte le informazioni disponibili sulle comunita macrozoobentoniche ed ittiche degli habitat rocciosi (sia naturali che artificiali) localizzati lungo la fascia costiera veneta. Tutti i dati raccolti sono stati successivamente organizzati qualitativamente e quantitativamente. Complessivamente, sono stati raccolti una settantina di articoli e una decina di rapporti tecnici. Tecnicamente, si e scelto di considerare esclusivamente dati riguardanti liste di specie corredati da eventuali abbondanze, e solo se attribuibili a specifiche tegnu e e a periodi temporali certi. Cio ha reso indispensabile un ulteriore approfondimento sulla tipologia geologica di ciascuna area, la localizzazione geografica e gli indici ecologici (ove disponibili). L analisi dei dati raccolti evidenzia che per ben 50 siti localizzabili in Alto Adriatico vi sono state segnalazioni riguardanti la biodiversita macro-zoobentonica e/o ittica. La gran parte delle aree riconosciute (43) sono risultate essere tegnu e, 5 sono riferibili a barriere artificiali (soffolte e lunate) costruite negli ultimi anni lungo la fascia costiera veneta nell ambito degli interventi per la difesa della citta di Venezia dalle acque alte e 2 sono i relitti dei mercantili Villa e Wrmark (Fig. 1). Fig. 1 - Localizzazione geografica dei 50 siti considerati nel database. 6

9 Complessivamente sono state riconosciute nell area 740 specie animali, appartenenti in gran parte ai phyla dei Mollusca (38 %), Crustacea (16.4%), e Anellida (12.2%). Tra queste, 12 specie sono elencate in liste di protezione (Tab.1) e 97 invece sono riferibili a organismi di interesse commerciale. Possiamo concludere che la ricchezza in specie che caratterizza i popolamenti macrozoobentonici ed ittici delle tegnu e e risultata superiore rispetto a quelle registrate in altri habitat a coralligeno (Ballestreros, 2006). Specie Classe (Ordine) Phylum/ Subphylum Lista di protezione Aplysina aerophoba Demospongiae Porifera Annesso II da ASPIM; UNEP-RAC/SPA annex II Aplysina cavernicola Demospongiae Porifera UNEP-RAC/SPA annex II Geodia cydonium Demospongiae Porifera Annesso II da ASPIM; UNEP-RAC/SPA annex II Interesse commerciale Homarus gammarus Malacostraca Crustacea Annesso III da ASPIM; BERNA Ap. 3 + Lithophaga lithophaga Bivalvia Mollusca Annesso II da ASPIM; BERNA Ap. 2; Habita Ap. 4; UNEP-RAC/SPA annex II Maja squinado Malacostraca (Decapoda) Crustacea Annesso III da ASPIM; BERNA Ap.3 + Paracentrotus lividus Echinoidea Echinodermata Annesso III da ASPIM + Pinna nobilis Bivalvia Mollusca Annesso II da ASPIM; Habitat Ap. 4; UNEP- RAC/SPA annex II Sciaena umbra Actinopterygii Vertebrata Annesso II da ASPIM; BERNA Ap. 3 + Spongia (Spongia) officinalis Demospongiae Porifera Annesso II da ASPIM; BERNA Ap. 3 + Tethya sp. Demospongiae Porifera Annesso II da ASPIM; UNEP-RAC/SPA annex II Umbrina cirrosa Actinopterygii Vertebrata Annesso III da ASPIM; BERNA Ap.3 + Tab.1 - Specie elencate in liste di protezione. + Gli indici di diversita di Shannon e di Simpson, calcolati esclusivamente in quei campioni in cui il dato di abbondanza era riportato come N di individui m -2, hanno evidenziato valori di biodiversita elevati e generalmente simili in tutte le tegnu e, indicativi di una elevata complessita delle comunita presenti (Fig. 2). Fig. 2 - Indici di diversita calcolati nei siti considerati nel database. 7

10 3.1.2 Indagini bibliografiche propedeutiche all azione di valutazione economica La finalita di questa azione preparatoria era di raccogliere le informazioni necessarie per costruire uno scenario di valutazione economica del miglioramento della biodiversita marina nelle tegnu e che fosse il piu realistico e affidabile possibile. L attivita si e svolta secondo due direttrici principali: la prima, relativa all analisi e alla ricostruzione della letteratura economica avente come obiettivi sia la ricognizione dello stato dell arte del metodo di valutazione adottato (valutazione contingente), sia l identificazione dei principali servizi ecosistemici (di fatto i benefici economici goduti dall uomo) forniti dall habitat delle tegnu e. La seconda direttrice, invece, e identificabile con gli sforzi compiuti per la formulazione del disegno preliminare dello scenario di valutazione da condividere con la popolazione della citta di Venezia attraverso l organizzazione di alcuni focus group tematici. L analisi della letteratura relativa al metodo della valutazione contingente applicato ai temi della biodiversita marina e agli ecosistemi simili alle tegnu e, ovvero le barriere coralline, ha permesso di risolvere alcune questioni metodologiche che sono state poi utili per definire lo scenario di valutazione. In particolare, dalla rassegna sono emerse importanti indicazioni su come fissare il ventaglio di prezzi da cui poi ricavare la Disponibilita A Pagare (DAP) delle persone quale metodo di pagamento, come stimarla (con quale funzione) e come presentare le informazioni nel questionario di valutazione per meglio convalidare e giustificare i risultati economici. Inoltre, sono state individuati i principali servizi e funzioni ecosistemiche delle tegnu e facendo un parallelismo con quelli delle barriere coralline (Tab. 2). Produzione di cibo Habitat per popolazioni residenti e di passaggio Produzione di materia prima (alghe, sabbia, ecc.) Opportunita ricreative (pesca sportiva, turismo, attivita subacquee, ecc.) Capacita di regolare i disturbi naturali e antropici (ad esempio la conservazione e mantenimento della disponibilita dei nutrienti, protezione della costa e del sedimento, ecc.) Opportunita e usi culturali, educativi e religiosi Tab.2 - Funzioni e servizi delle tegnu e. Le indicazioni ottenute dalla rassegna della letteratura esistente hanno consentito la stesura di una prima bozza di questionario e di scenario di valutazione da sottoporre nei focus group previsti nell ambito di questa azione. Le interviste effettuate sono state utili per capire quale fosse la percezione e la conoscenza delle tegnu e da parte dei cittadini veneziani, verificare la completezza e la comprensione delle informazioni fornite, testare il modo con cui le informazioni sono state proposte, controllare la plausibilita e la comprensione delle funzioni e dei servizi offerti dalle tegnu e, definire al meglio il veicolo di pagamento dell offerta iniziale utilizzato per ottenere la disponibilita a pagare per il bene oggetto di studio. 3.2 Come mappare e quantificare le reti fantasma negli habitat rocciosi del mare Adriatico settentrionale Questa azione preparatoria ha avuto come obiettivo la quantificazione dell entita del problema riguardante la presenza di ALDFG nei fondali delle tegnu e. Le attivita sono state divise in due fasi. Prima di tutto sono state circoscritte, grazie ad interviste e analisi di dati ambientali, le aree target dove la presenza di reti fantasma e stata ipotizzata essere piu probabile sulla base dei criteri stabiliti. Su queste sono state condotte successivamente tutte le attivita di mappatura acustica e i rilievi subacquei finalizzati a quantificare in modo puntuale tipologie e quantita dei materiali individuati sui fondali Individuazione delle aree da monitorare Le aree da mappare in dettaglio sono state individuate grazie all elaborazione ed integrazione di dati e informazioni ottenuti principalmente da tre fonti: la letteratura scientifica ed i siti web, che hanno consentito di ottenere l esatta localizzazione cartografica degli affioramenti rocciosi gia individuati lungo le coste del litorale veneziano; i tracciati dei sistemi Blue Box installati sui pescherecci di maggiori dimensioni (lunghezza > 15 m) che trasmettono al Centro di Coordinamento Nazionale Pescherecci (CCNP) e ai Centri di Controllo di Area dei Pescherecci (CCAP) dati relativi a posizioni, velocita e rotte delle imbarcazioni; 8

11 i questionari realizzati allo scopo, con cui si invitavano gli operatori della pesca e i divers locali a segnalare eventuali avvistamenti di reti abbandonate in mare e/o di probabili aree di fondale marino dove a loro conoscenza risultassero abbandonati materiali da pesca. Integrando opportunamente le informazioni ottenute, e stato possibile individuare le aree in cui focalizzare le successive attivita di mappatura, confidando sulla maggiore probabilita di presenza di ALDFG, tenendo conto anche delle seguenti informazioni: segnalazioni della presenza degli ALDFG da parte dei sommozzatori e dei subacquei; segnalazioni di aree di incaglio o possibilita di incaglio degli strumenti da pesca su ostacoli sommersi; sovrapposizione o vicinanza dei tracciati di pesca con la presenza di tegnu e. In base a questi criteri e stato possibile non solo assegnare i maggiori livelli di probabilita di presenza di ALDFG nell area di studio a 22 sub-aree, ma anche assegnare ad ognuna una scala di probabilita, cosi come evidenziato nella Fig. 3. Fig. 3 Mappa delle sub-aree a maggior impatto per la presenza di ALDFG (in chiaro l area di indagine del Progetto GHOST) Mappatura delle reti fantasma Nelle 15 aree a cui era stata attribuita la maggior probabilita (molto alta e alta) di presenza degli ALDFG sono state quindi condotte successive approfondite indagini acustiche e rilievi subacquei finalizzati in particolare a mappare in dettaglio gli affioramenti rocciosi presenti, creando mappe georeferenziate in alta risoluzione sulle quali sono stati successivamente individuati e posizionati gli ALDFG. L indagine ha interessato, oltre alle 15 aree naturali descritte sopra (superficie totale di 20 km 2 ) anche una scogliera artificiale sommersa (soffolta), predisposta a ridosso del litorale veneziano come difesa dalle mareggiate (superficie di 1.25 km 2 ). Ognuna delle aree di studio e stata esplorata sul campo utilizzando dall imbarcazione un sonar ad alta risoluzione (High-Resolution Scanning Sonar series 1171, Kongsberg Maritime) che, grazie ad un software (Sonar Processing Software MS1000, Kongsberg Mesotech), ha consentito di ottenere in tempo reale la rappresentazione grafica del fondale. Lo strumento, calato sul fondo per mezzo di un verricello, ha restituito mappe circolari aventi raggio di 100 m. Successive fotocomposizioni delle immagini cosi ottenute hanno permesso di creare mappe dettagliate di ciascun affioramento roccioso esplorato (Fig. 4). 9

12 A B Fig. 4 - (A) Tegnu a Cavallino Vicina. Esempio di immagine del fondale ottenuta dai dati acquisiti con sonar HRSS -MS 1000 e successivamente elaborati graficamente. (B) Particolare che mostra la presenza sul fondale di telai metallici. Le indagini subacquee effettuate in seguito alla mappatura strumentale hanno consentito l identificazione univoca degli ALDFG precedentemente localizzati dal sonar sulla superficie di ciascuna tegnu a. In base alle loro caratteristiche funzionali, gli ALDFG sono stati successivamente categorizzati secondo quattro principali tipologie: reti passive (es. tramagli e altre reti da posta); reti attive (es. strascichi, cocce, volanti); rifiuti della pesca (es. porzioni di attrezzi o strumenti da pesca, o di materiali connessi all ambito pesca come cime, scotte, tiranti, manichette per draghe idrauliche, fasce elastiche, corpi morti, intelaiature metalliche, ecc.); rifiuti da acquacoltura (es. calze per mitili). Le attivita di mappatura hanno evidenziato la presenza di 347 strumenti e altri rifiuti della pesca in ben 8 affioramenti rocciosi naturali (sui 15 monitorati), oltre che nella soffolta antistante il litorale del Lido (Fig. 5). Considerando questo risultato, e tenuto conto di recenti stime che per la sola area del Golfo di Venezia indicano la presenza di oltre 3000 tegnu e (Gordini et al., 2010), e ipotizzabile che un numero superiore a ALDFG possa essere distribuito sui fondali rocciosi Tegnu a Malamocco Tegnu a Cavallino Vicino Tegnu a D'Ancona Tegnu a LA1 Tegnu a A1 Tegnu a Canestrei sud Tegnu a Nadio Tegnu a Pivetta Tegnu a Tette Soffolta Lido Fig. 5 Numero di ALDFG mappati nelle diverse sub-aree. 10

13 Gli oggetti riferibili alle attivita di pesca mappati dai fondali sono soprattutto reti attive e rifiuti generici originati dall attivita in mare, rappresentando rispettivamente il 36% e il 31% del totale; le reti passive ed i rifiuti dell acquacoltura sono risultati essere invece due frazioni percentualmente meno rilevanti (rispettivamente 23% e 10%) (Fig. 6). 10% 31% 23% 36% Rifiuti della pesca Reti attive Reti passive Rifiuti da acquacoltura Fig. 6 - Percentuali relative a ciascuna delle 4 categorie di ALDFG in cui sono stati raggruppati gli ALDFG rinvenuti. Le osservazioni raccolte ci permettono di concludere che un numero maggiore di ALDFG si riscontra nelle tegnu e piu estese e di maggior elevazione, localizzate entro le tre miglia dalla costa, e in quelle situate in prossimita delle principali rotte dei pescherecci. Inoltre, le reti attive risultano diffuse piuttosto uniformemente su tutta l area sia entro che oltre le 3 miglia, facendo ipotizzare che le cause della loro presenza siano da attribuire all incaglio accidentale su tegnu e non note durante le normali operazioni di pesca a strascico (da notare che tale tipo di pesca non e consentita entro le tre miglia). Al contrario, il ritrovamento di rifiuti della pesca raggruppati in aree specifiche induce a ritenere che l abbandono di attrezzature non piu usate o comunque obsolete e da dismettere venga attuato deliberatamente. Infine, la distribuzione delle reti passive suggerisce una perdita accidentale, dovuta a condizioni meteorologiche avverse o anche a conflitti territoriali con altre tipologie di pesca attiva praticate contemporaneamente nell area. La fauna incrostante, in particolare spugne, briozoi, ostriche e pectinidi, risultata nel complesso molto scarsa e posizionata su un numero limitato di strumenti, ha mostrato un aumento di distribuzione sulle strutture rigide, le corde e le scotte; la colonizzazione delle reti, similmente modesta, e attribuibile quasi esclusivamente ad alcuni esemplari di ascidiacei coloniali (es. Aplydium conicum). Da segnalare tuttavia che talvolta le reti o parti di esse sono risultate essere utilizzate come supporti per la deposizione delle uova da parte di seppie (Sepia officinalis) e calamari (Loligo vulgaris). Tra gli organismi intrappolati, pure in numero limitato, i piu presenti sono risultati i crostacei decapodi, tra cui in particolare ricordiamo un granchio facchino di grosse dimensioni (Dromia personata). 3.3 Come rimuovere e riciclare le reti fantasma che impattano la biodiversita delle tegnu e Le attivita di rimozione delle attrezzature rilevate sui fondali hanno consentito di liberare ampie superfici di tegnu a con l obiettivo di ripristinare condizioni ecologiche precedenti alla presenza di questa tipologia di rifiuti. Contestualmente, e grazie alla collaborazione di alcune aziende private del territorio, e stata realizzata una sperimentazione a piccola scala per valutare la fattibilita tecnica di alcune opzioni di recupero/riciclo delle componenti plastiche, che costituiscono la porzione piu significativa in termini quantitativi e maggiormente impattante dal punto di vista ambientale delle reti da pesca Attivita di campo e protocolli di rimozione Le attivita di rimozione realizzate sul campo hanno conseguito l importante obiettivo di eliminare dalla porzione dei substrati rocciosi del litorale veneziano risultata piu impattata tutte le reti e altri attrezzi da pesca incagliati o comunque presenti. 11

14 La rimozione degli ALDFG effettuata mediante intervento subacqueo e risultata essere un attivita complessa, che richiede il coordinamento tra un equipe scientifica ed una tecnica/subacquea, dispendiosa per i lunghi tempi necessari e per i costi, e non priva di rischi. Tuttavia, va sottolineato che questo tipo di operazione e inevitabile qualora sia necessario intervenire in aree dove l uso di creeper o attrezzature simili, adatte piuttosto a fondali sabbiosi profondi interessati dalla presenza di grandi reti pelagiche abbandonate o perse (condizioni queste non presenti nell area di studio), rischierebbero di danneggiare sia l habitat sia le specie la cui salvaguardia e proprio tra gli scopi dell intervento stesso. Nell ambito del progetto e stato quindi messo a punto un protocollo tecnico di rimozione, specifico per aree marine particolarmente fragili, che presentano strutture simili a scogliere sommerse sul fondo, e la cui ricchezza in termini di biodiversita necessita di adeguata protezione. Lo schema procedurale che e stato sviluppato rappresenta una guida base che illustra passo per passo le varie fasi della gestione in campo delle attivita di rimozione degli ALDFG: indagini preliminari, stima della rimovibilita, rimozione vera e propria e conferimento. Il protocollo e stato progettato come schema esportabile in contesti ambientali che presentano caratteristiche simili alle aree di tegnu a, e modulabile, introducendo gli opportuni eventuali adattamenti, in funzione di situazioni operative diverse e qui non considerate. I principali step procedurali possono essere cosi schematizzati: 1. identificazione della tipologia di ALDFG (Fig. 7); 2. valutazione del grado di coesione col fondale sulla base di una classificazione oggettiva (Fig. 8); 3. valutazione del possibile impatto della rimozione su specie, animali o vegetali, protette da Direttive europee; 4. pianificazione e rimozione in sicurezza ed economia; 5. conferimento a terra degli ALDFG rimossi. Le attivita di rimozione in campo sono state realizzate osservando tutti gli step previsti dal protocollo tecnico che ne hanno consentito la verifica operativa, testando l efficacia delle procedure ideate. Tutte le 8 aree naturali e la scogliera artificiale del Lido impattate da ALDFG sono state bonificate. Ulteriori attivita di rimozione di reti sono state condotte a seguito di segnalazioni di alcuni cittadini anche in zone del litorale non comprese nell area di progetto, in particolare lungo una scogliera artificiale (diga foranea) di Punta Sabbioni e su alcuni pennelli frangiflutti del litorale di Jesolo. Nel corso delle attivita di recupero sono stati complessivamente rimossi dai fondali del golfo di Venezia 362 ALDFG corrispondenti ad un peso secco complessivo di 513,54 kg. L analisi dei dati relativi agli ALDFG recuperati dai fondali ha evidenziato che le categorie rifiuti della pesca e dell acquacoltura e reti passive ne raggruppano la maggior parte, rappresentando rispettivamente il 34% e il 32% del totale; meno presenti le reti attive (26%) e le nasse e trappole (8%) (Fig. 9). Rete/Attrezzo Tramaglio o barracuda Rete derivante Nasse da seppie Nasse da crostacei Strascichi vari Reti volanti Reti con cassa Calze per mitili Corpi morti Cordame Esche artificiali Categoria Reti da posta o passive Trappole e gabbie Reti da traino o attive Rifiuti della pesca e dell'acquacoltura Rete/Attrezzo Materiali plastici Piombo/ Stagno Tramaglio o barracuda x x Rete derivante Nasse da seppie Nasse da crostacei Strascichi vari x x Volanti x x x x x Ferro/ acciaio Reti con cassa x x Calze per mitili x Cemento Corpi morti x x x Cordame Esche artificiali x x x Fig. 7 - Schemi che illustrano come categorizzare gli ALDFG e identificarne la composizione. 12

15 NO È possibile effettuare una rimozione delle porzioni di attrezzo non in contatto con gli organismi? SI NO Sono a rischio habitat o specie di interesse comunitario? SI Adagiato/appoggiato Valuta il grado di coesione col fondale Incagliato ma privo di organismi incrostanti Incagliato con presenza di incrostati Parzialmente inglobato/ insabbiato Completamente inglobato NO La rimozione è effettuabile in sicurezza? SI Pianificare la rimozione Fig. 8 - Schema esemplificativo per la valutazione del grado di rimovibilita degli ALDFG dai fondali rocciosi. Nessuna rimozione Kg Barracuda Tramagli Lime in piombo Reti da posta o passive Trappole/nasse Trappole e gabbie Strascico Volanti Reti da traino o attive Reste per mitili Cime, tiranti Corpi morti Telai metallici Guaine Rifiuti della pesca e acquacoltura Cavi/trecce metalliche Fig. 9 - Tipologia e quantitativi di ALDFG recuperati dalle aree oggetto di studio. 13

16 3.3.2 Sviluppo di una strategia di smaltimento/riciclo del materiale recuperato In una economia circolare in ciascuna fase del ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione alla fase conclusiva, l attenzione va focalizzata sulle potenzialita di riutilizzo e riciclo dei materiali usati che, superando il vecchio concetto di rifiuto (con tutte le sue accezioni negative), devono diventare invece nuove risorse da far rientrare nel ciclo produttivo. Nel pacchetto sull Economia Circolare presentato dalla Commissione Europea, la gestione dei rifiuti riveste quindi un ruolo preminente e, incoraggiando le opzioni che generano i migliori risultati sul piano ambientale, si stabilisce un ordine di priorita che assegna il primo posto alla prevenzione, seguita da preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia e, da ultimo, smaltimento (Fig. 10). Sostenibilità massima Prevenzione Riutilizzo / Riuso Riciclo Recupero energia Smaltimento Fig Principi dell economia circolare e gerarchia dei rifiuti. Sostenibilità minima Tra i materiali da riciclare, particolare attenzione va riservata alla plastica, il cui uso in Europa e cresciuto in maniera costante, mentre i livelli di riciclo sono ancora a meno del 25% e circa il 50% e destinato alla discarica. La Commissione intende elaborare una strategia per affrontare le sfide poste dalle materie plastiche e adottare anche misure per ridurre in misura significativa i rifiuti marini. In questo contesto le attivita di progetto sono state finalizzate a fornire alcune indicazioni operative per l implementazione di un sistema di gestione degli attrezzi da pesca nella fase conclusiva del loro ciclo di vita; il sistema di gestione una volta implementato potra contribuire a ridurre gli impatti dell abbandono in mare delle attrezzature e, in accordo con la gerarchia dei rifiuti, a limitare lo smaltimento in discarica. In generale, e stato osservato che le cause dell abbandono volontario in mare delle attrezzature da pesca sono da ricercarsi nell assenza di infrastrutture per il loro conferimento a terra, attitudini e comportamenti scorretti, scarsa conoscenza del potenziale tecnologico disponibile, condizioni meteomarine avverse. Sulla base di queste premesse, per raggiungere l obiettivo di definire un sistema di gestione appropriato, il lavoro si e articolato secondo due direttrici principali: un analisi del contesto territoriale che ha previsto l inquadramento normativo della problematica di gestione dei rifiuti della pesca e la definizione degli aspetti logistico-organizzativi legati alle fasi di conferimento e trasporto dei materiali a impianti di trattamento, con relativa stima dei costi associati; uno studio sperimentale nel cui ambito, a partire dalla caratterizzazione merceologica ed analisi dei campioni recuperati dai fondali, sono state effettuate prove sperimentali di ripulitura e successive prove di riciclo dei materiali da recuperare (costituiti da reti abbandonate in mare e reti dismesse perche non piu operative). Da sottolineare che l opportunita di considerare nel quadro di gestione complessivo non solo le attrezzature da pesca recuperate dai fondali, ma anche quelle dismesse/sequestrate dagli operatori, e emersa a seguito delle attivita di coinvolgimento degli stakeholder locali e nazionali, cosi come l opportunita di estendere la valutazione per il riciclo anche ai materiali di scarto delle attivita di mitilicoltura. Nella realta veneta i porti pescherecci sono spesso 14

17 carenti di infrastrutture idonee al conferimento delle attrezzature da dismettere e per questo gli operatori della pesca hanno subito manifestato, nelle riunioni di progetto che li hanno coinvolti, l esigenza di definire le modalita di realizzazione e implementazione di un sistema di raccolta organizzato (Fig. 11). Operatori Capitanerie di Porto Attività di pesca e/o acquacoltura Attività di sequestro Associazione ambientaliste/ volontari Iniziative di rimozione dai fondali Invio materiali al pretrattamento per pulizia Il pretrattamento ha avuto successo? NO Aziende per riciclo meccanico? NO SI SI SI Tavolo di concentrazione NO Esiste un centro di conferimento? Sono presenti incrostazioni? NO Riciclo meccanico per produzione materia prima secondaria SI SI Invio al centro di conferimento SI Aziende per riciclo meccanico? NO Aziende per riciclo meccanico? NO SI Riciclo chimico (pirolisi) con produzione di carburante Separazione merceologica Analisi materiali plastici Smaltimento in discarica M C P Individuazione della filiera di recupero o riciclo Fig Schema decisionale per la gestione degli attrezzi da pesca e acquacoltura. L analisi dettagliata della situazione locale ha evidenziato carenze di governance locale, sottolineando la necessita di una regia regionale che: realizzi l infrastrutturazione dei porti pescherecci; definisca i costi di gestione ed i soggetti che devono accollarsi la spesa; individui opzioni di smaltimento diverse dall avvio in discarica. Nel corso del progetto inoltre sono state segnalate dai pescatori ingenti quantita di rifiuti derivanti da attivita di mitilicoltura nel pescato, e gli stessi miticoltori hanno lamentato la crescente difficolta di smaltire opportunamente in discarica i residui plastici della loro attivita. I risultati dello studio territoriale hanno quindi consentito di ottimizzare la strategia di gestione delle reti dismesse, riconoscendo come cruciale la fase di conferimento a terra delle reti abbandonate dismesse o recuperate dai fondali e quella di raccolta e trasporto, per massimizzare il recupero in funzione delle soluzioni impiantistiche individuate. La modalita di raccolta piu efficacie dal punto di vista del rapporto costi benefici, e anche sulla base del gradimento espresso dagli operatori a seguito di interviste condotte nell ambito del progetto, potrebbe essere quella da effettuarsi periodicamente con specifiche campagne di raccolta, e il conferimento dovrebbe essere previsto presso un area specifica presidiata da parte di un operatore durante il giorno e chiusa nelle ore notturne. I risultati dello studio sperimentale hanno consentito la caratterizzazione merceologica degli attrezzi raccolti sui fondali, le cui parti plastiche (di fatto le reti) sono costituite prevalentemente da poliammide, polipropilene e polietilene. Inoltre, la ricerca di mercato effettuata per individuare aziende operanti a livello locale nel campo della termovalorizzazione e del riciclo delle materie plastiche ha consentito di escludere la termovalorizzazione come possibile opzione di recupero per l elevata presenza di cloro nel materiale recuperato e per difficolta meccaniche della triturazione delle reti stesse. 15

18 Al contrario, il riciclo meccanico e risultata un operazione fattibile tecnicamente, ed e stato possibile individuare operatori locali disponibili sia ad effettuare dei trattamenti di pulizia, sia a realizzare prove di riciclo vero e proprio. Va inoltre sottolineato che e stata identificata nel riciclo chimico mediante pirolisi una possibile alternativa al riciclo meccanico, che potrebbe originare carburanti di seconda generazione. Sfortunatamente, l assenza sul territorio nazionale di impianti autorizzati all esercizio ha impedito la realizzazione di prove specifiche sui campioni di progetto. L esito delle prove di riciclo effettuate con i materiali recuperati dal mare e stato positivo: e stato messo a punto un sistema di pulizia efficace ed i materiali ottenuti sono stati in seguito avviati a triturazione, densificazione ed estrusione (Fig. 12). A B Fig. 12 Campioni di materiali ottenuti da reti recuperate dai fondali dopo trattamenti sperimentali di triturazione (A), densificazione ed estrusione (B). 3.4 Sviluppo di una proposta di regolamento per la gestione delle reti fantasma L elaborazione di una Proposta di Regolamento, destinata ai decisori politici, e stata affiancata a quella di un Codice di Condotta destinato agli operatori della pesca. Entrambi questi documenti, pur da angolazioni diverse, convergono verso la medesima finalita di individuare e proporre comportamenti individuali e/o azioni di governance adeguate a prevenire e mitigare il fenomeno degli ALDFG, almeno nel contesto regionale esaminato dal progetto. Le proposte sono state formulate dopo aver attentamente analizzato sia il contesto legislativo internazionale e nazionale, sia la situazione locale come evidenziata dai dati raccolti nell ambito del progetto. In particolare, ci si e riferiti a: principi, politiche e misure cogenti, relative in particolare alla gestione dei rifiuti e alla perdita e all abbandono degli attrezzi generati durante l attivita di pesca, proposti e/o adottati a livello internazionale e nazionale per minimizzare gli impatti della pesca; l insieme dei dati quantitativi e qualitativi riguardanti l individuazione e la caratterizzazione degli attrezzi da pesca mappati nelle aree oggetto di studio, allo scopo di identificare le principali cause che determinano la presenza di attrezzature da pesca perse e/o abbandonate nelle tegnu e del Nord Adriatico e, di conseguenza, di individuare le piu adeguate strategie gestionali relative a possibili misure preventive e curative. Per quanto riguarda l analisi della normativa, il quadro di riferimento e molto complesso e, per affrontare correttamente ed in modo organico l argomento, e stato necessario contemplare gli indirizzi e le disposizioni di molteplici materie che, tuttavia, fanno capo a due ambiti principali: la protezione del mare e delle sue risorse e la gestione dei rifiuti. L analisi degli indirizzi strategici e delle disposizioni vigenti effettuata nell ambito dell azione ha evidenziato una fondamentale convergenza dei principi ispiratori e della loro applicazione ai diversi livelli di competenza (europeo, nazionale e regionale). Si e riscontrata, inoltre, una sostanziale completezza della legislazione nell affrontare la materia della gestione dell ambiente marino e dei suoi rifiuti, in quanto le disposizioni afferenti alle due macro-materie contemplano una pluralita di situazioni e forniscono istruzioni operative sia per la prevenzione che per la gestione e la mitigazione del fenomeno delle marine litter e quindi anche degli ALDFG. Per la gestione dei rifiuti abbandonati in mare (casualmente o volontariamente), per esempio, esistono molteplici e concrete misure definite a piu livelli che, se doverosamente applicate, permetterebbero una gestione del fenomeno sana ed efficace. 16

19 Le attivita preliminari condotte nell ambito dell azione hanno permesso di evidenziare come, nonostante esistano varie disposizioni volte a gestire concretamente il problema degli ALDFG, a livello locale queste non siano sufficienti per impedire il verificarsi del fenomeno. Sul piano pratico si e evidenziato come non esista lungo le coste venete la sostanziale applicabilita e, conseguentemente, applicazione delle normative vigenti. Cio deriva dal fatto che la maggior parte del naviglio da pesca veneto non ormeggia in aree classificate come portuali, piuttosto utilizza approdi, anche lungo banchine cittadine che, per consuetudini derivanti dagli usi del passato, sono destinate allo stazionamento delle imbarcazioni da pesca. In tal modo, il naviglio da pesca e escluso dal campo di applicazione della normativa vigente per le aree portuali ed i relativi piani di gestione dei rifiuti prodotti dalle imbarcazioni, compresi i pescherecci. D altra parte, le aree cittadine dove stazionano i pescherecci, non essendo aree portuali, non debbono essere dotate di idonee strutture per il conferimento di rifiuti derivanti dall attivita di pesca. Gli operatori della pesca e dell acquacoltura interpretano tale situazione di fatto a proprio vantaggio: non avendo a disposizione strutture adeguate per il conferimento del loro rifiuto, comprese le attrezzature e le reti da pesca dismesse, si sentono legittimati ad abbandonarli lungo le banchine o a gettarle in mare Codice di Condotta Gli operatori della pesca e dell acquacoltura sono stati coinvolti in un processo di sensibilizzazione ed educazione finalizzato a promuovere l adozione di comportamenti propri di un attivita di pesca piu responsabile, essenzialmente indirizzati alla corretta gestione del rifiuto generato dalla loro attivita, e a porre in atto accorgimenti tecnici e consapevoli per la prevenzione della perdita di attrezzature in mare. Il processo di sensibilizzazione e culminato con la condivisione di un Codice di buone pratiche per limitare la perdita e l abbandono delle attrezzature da pesca in mare, contenente buone pratiche e comportamenti virtuosi che contribuiscono alla riduzione del fenomeno della perdita e dell abbandono volontario di queste attrezzature in mare. In particolare, il documento ha avuto lo scopo di promuovere l esercizio di una pesca piu responsabile e sicura, pur tutelando gli interessi degli operatori, e di contribuire alla salvaguardia degli stock ittici, diminuendo il rischio anche per gli organismi di interesse commerciale di rimanere intrappolati in reti perse o abbandonate in mare. Le buone pratiche ed i comportamenti virtuosi proposti nel Codice di Condotta sono stati strutturati in 4 schede tematiche: 1) segnalare e marcare correttamente gli attrezzi da pesca; 2) non pescare in aree a rischio di perdita di attrezzi e con condizioni meteo marine avverse; 3) recuperare sempre gli attrezzi perduti; 4) gestire correttamente le attrezzature dismesse ed il materiale di consumo utilizzato durante le attivita di pesca e acquacoltura. Il Codice di Condotta e stato quindi negoziato con gli operatori di settore nell ambito di incontri organizzati presso le principali marinerie venete (Caorle, Chioggia e Porto Tolle), durante i quali e emerso che alcuni dei comportamenti suggeriti sono condivisi dai pescatori e talvolta gia applicati Proposta di Regolamento Le conclusioni del progetto relative alle raccomandazioni ed indicazioni tecniche individuate come strumenti effettivi per una gestione sostenibile della problematica delle reti fantasma sono state depositate presso il Consiglio Regionale del Veneto con la mozione N 173 La Regione intervenga per limitare la presenza dei rifiuti in mare con strategie e progetti concreti. Il documento riassume le valutazioni e le indicazioni operative individuate per ridurre il fenomeno della pesca fantasma, che prevedono in particolare la predisposizione di idonei sistemi di conferimento a terra e l attivazione di azioni di concertazione con i consorzi obbligatori per il riciclo e il recupero dei rifiuti, per la definizione di un piano di gestione regionale dei rifiuti della pesca e la valutazione delle possibili opzioni di riciclo e riuso di tali materiali in accordo con le migliori tecnologie disponibili. 17

20 18 Le valutazioni conclusive del progetto sono dettagliate nel documento tecnico di supporto Raccomandazioni operative per una gestione efficace di reti e attrezzi da pesca abbandonati e persi in mare (ALDFG). Le raccomandazioni sono volte non solo a curare e mitigare gli effetti del fenomeno, ma anche a prevenirne il protrarsi sul lungo periodo. Le misure proposte combinano raccomandazioni orizzontali, che nascono da principi guida consolidati a livello internazionale, a raccomandazioni di ordine locale, che scaturiscono dagli studi e dalle analisi condotti dal progetto GHOST sul fenomeno della gestione delle reti fantasma nell area veneta. A livello orizzontale, il progetto GHOST si e ispirato ed ha condiviso le raccomandazioni elaborate dalla FAO (FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper No. 523, UNEP Regional Seas Reports and Studies No. 185, Abandoned, lost or otherwise discarded fishing gear ) che poggiano su principi guida ampiamente condivisi a livello internazionale. Con le raccomandazioni di ordine locale, tali principi sono calati nella realta veneta e alto adriatica, assumendo un impostazione circostanziata e pragmatica, volta a suggerire interventi di medio e lungo periodo per la prevenzione, la mitigazione e la cura del fenomeno. Oltre alle raccomandazioni operative presentate alla Regione Veneto, nuove linee guida finalizzate a prevenire e/o mitigare l impatto degli ALDFG sono state proposte a livello provinciale e gia introdotte nel Piano per la gestione delle risorse alieutiche delle lagune della Provincia di Venezia per limitare questo fenomeno in ambiente lagunare. In particolare, nell Azione A12-R Interventi per la riduzione dell abbandono di attrezzi da pesca e per la riduzione della pesca fantasma del Piano e stata introdotta una modifica al regolamento che prevede l obbligo di segnalare lo smarrimento di attrezzi da pesca a seguito di eventi meteo o altri eventi non ponderabili. 3.5 Monitoraggio e valutazione degli impatti della rimozione delle reti fantasma sulla biodiversita La presenza degli ALDFG incagliati o adagiati sugli affioramenti rocciosi rappresenta una potenziale causa di stress ambientale per l'ecosistema marino legata non soltanto alla pesca fantasma, l'effetto probabilmente piu noto e documentato (Macfadyen et al., 2009; Large et al., 2009; Good et al., 2010, Arthur et al., 2014), ma anche al rilascio di microplastiche e altri contaminanti che possono entrare nella rete trofica (Sundt et al., 2014), nonche all'alterazione delle comunita bentoniche sessili e vagili, conseguente all'effetto "mascheramento" del substrato e alla frizione degli ALDFG sulle superfici colonizzate dalle comunita biologiche (Macfadyen et al., 2009). La rimozione delle reti fantasma ha consentito di disporre di substrati liberati, da utilizzare come aree di studio per la valutazione ex post della capacita di recupero delle comunita bentoniche ed ittiche degli affioramenti rocciosi una volta eliminato il fattore di stress. Il monitoraggio, iniziato nei momenti immediatamente successivi alla rimozione degli ALDFG, ha riguardato le comunita bentoniche ed ittiche di 5 affioramenti rocciosi scelti come aree test ed ha previsto 5 campionamenti stagionali in un arco complessivo di 18 mesi a partire da dicembre 2014 (T0, in corrispondenza della rimozione dell'aldfg) fino a giugno 2016 (T4). Per monitorare nel tempo l'evoluzione delle comunita senza arrecare disturbo alle medesime (in particolare per la fauna e la flora bentonica), sono stati adottati dei metodi di campionamento non distruttivo gia consolidati: il rilievo fotografico delle comunita bentoniche e l'underwater visual census per la comunita ittica (Molin et al., 2008; Ponti et al., 2011; Thresher & Gunn, 1986; Francour, 1999). I dati raccolti (numero di individui / specie/taxa, la copertura per ogni specie/taxon) sono stati utilizzati per calcolare tre indici di biodiversita, utilizzati per stimare il recupero delle comunita : ricchezza di specie, l'indice Margalef e l'indice di Shannon. I valori degli indici calcolati nelle aree bonificate sono stati confrontati con quelli calcolati nelle loro aree di riferimento corrispondenti. Si e assunto che la comunita avesse ottenuto il pieno recupero in seguito alla rimozione degli ALDFG qualora i parametri citati avessero raggiunto un valore pari o superiore al 75% del medesimo parametro calcolato nell'area di riferimento. Tali riferimenti sono stati identificati in porzioni di tegnu e indagate non interessate dalla presenza degli ALDFG, per il benthos, e in una tegnu a scarsamente impattata da ALDFG per la fauna ittica. Tutti i risultati hanno evidenziato nel complesso che nei mesi successivi alla rimozione degli ALDFG la comunita bentonica sessile in ognuna delle 5 aree campione monitorate ha mostrato un graduale miglioramento, valutabile come raggiungimento di un livello di biodiversita paragonabile a quello dell'area di riferimento (Fig. 13). Il grado di recupero che emerge dall analisi degli indici, tuttavia, va considerato in relazione al solo sviluppo orizzontale delle comunita, dal momento che la crescita verticale degli organismi e risultata del tutto trascurabile

21 (dell ordine di qualche mm) sia per la fauna relitta, ossia gli individui gia presenti al momento della rimozione degli ALDFG, sia per gli organismi di nuova crescita. Per il raggiungimento di uno sviluppo verticale confrontabile con quello delle aree di riferimento sono infatti necessari tempi di osservazione piu lunghi rispetto a quelli del progetto, anche dell ordine di alcuni anni, in particolare in relazione ad alcuni taxa di Poriferi e Tunicati, i cui tassi di crescita sono molto bassi (Turon et al., 1998; Garrabou and Zabala, 2001; Pansini et al., 2011; Lopez-Legentil et al., 2005). Fig. 13 Evoluzione dei popolamenti bentonici nelle aree di tegnu a liberate dagli ALDFG (T0= subito dopo la rimozione degli ALDFG, T1 = dopo 4 mesi, T2 = dopo 7 mesi, T3 = dopo 11 mesi, T4 = dopo 18 mesi). Nel complesso la risposta della comunita ittica alla rimozione degli ALDFG e risultata non lineare; un aumento della biodiversita e comunque stato osservato verso la fine del periodo di monitoraggio (ai tempi T3 e T4) rispetto al momento iniziale con indici che si avvicinano e talora superano la media annuale del sito di riferimento. I pesci pelagici hanno mostrato valori di abbondanza e ricchezza che non sono variati significativamente durante i 18 mesi di monitoraggio, confermando l'ipotesi che la presenza/assenza di ALDFG non influisce in modo significativo su questa comunita. Al contrario, e stato possibile individuare una relazione positiva tra rimozione degli ALDFG e aumento delle numerosita delle specie bentoniche e cripto bentoniche, probabilmente come conseguenza della maggiore disponibilita di nicchie ed anfratti negli affioramenti rocciosi liberati dagli ALDFG che hanno potuto essere utilizzati in modo permanente come rifugio o nido (soprattutto per bavose, ghiozzi, scorfani, gronghi e sciaenidi) o temporaneamente come un nascondiglio per la caccia o appostamenti (Fig. 14) T0 T1 T2 T3 T4 Fig Andamento del numero di esemplari appartenenti a specie di fondo o criptiche, cumulato per i 5 siti d'indagine. 3.6 Implementazione della valutazione contingente e del costo/beneficio della rimozione delle reti da pesca L ecosistema delle tegnu e produce delle funzioni e dei servizi che hanno, non solo un valore biologico, ma anche un valore economico per il genere umano. La tutela di tali funzioni e servizi e pertanto di interesse per l umanita e il buon funzionamento del sistema economico. Una appropriata valutazione economica puo, quindi, essere un valido supporto alle scelte che devono essere attuate dai governi centrali e locali per la salvaguardia delle tegnu e e delle loro funzioni e servizi, permettendo cosi un confronto tra i costi e i benefici della realizzazione delle diverse azioni e politiche destinate alla regolazione, gestione e miglioramento di esse. Questa azione aveva la finalita di stimare il valore economico del miglioramento della biodiversita nelle tegnu e a seguito di interventi di rimozione totale e/o parziale degli ALDFG rinvenuti nelle aree oggetto di attenzione. 19

22 Per realizzare tale obiettivo, e stato predisposto un questionario di valutazione contingente, metodo di valutazione appartenente alla famiglia delle tecniche di valutazione non di mercato che permette di stimare direttamente il valore di un bene che generalmente non ha un prezzo di mercato, come la maggior parte delle risorse naturali. Il questionario di valutazione contingente e stato perfezionato grazie all organizzazione di numerosi focus group (13 in totale, 9 solo in questa azione) in 4 diverse citta italiane (Venezia, Bari, Roma e Livorno), 107 partecipanti, e alla collaborazione con gli esperti biologi del progetto. Nella tabella 3 sono riportate le principali caratteristiche socio demografiche dei partecipanti ai focus group. Caratteristiche Bari (N=17) Livorno (N=18) Roma (N=16) Venezia (N=56) Reddito medio familiare ,03 (17.137,92) ,14 (9.467,20) Eta media 39,41 (13,08) 37,00 (13,35) ,59 (19.684,56) Tab. 3 - Principali caratteristiche socio-demografiche dei partecipanti (Dev. Stand. tra parentesi) ,48 (19.074,85) 41,94 (14,05) 39,37 (12,06) Laurea 0,35 (0,49) 0,33 (0,49) 0,37 (0,50) 0,30 (0,46) Diploma di scuola superiore 0.53 (0.51) 0.39 (0.50) 0.50 (0.52) 0,62 (0,49) Occupato 0,59 (0,51) 0,83 (0,38) 0,94 (0,25) 0,70 (0,46) Componenti familiari (n) Reddito medio familiare 2,88 (0,99) 2,89 (1,13) 3,06 (1,06) 3,19 (1,11) 8,47 (5,73) 7,06 (3,81) 11,00 (4,34) 7,41 (2,78) Il questionario finale di valutazione comprende 40 domande (escluse quelle socio-demografiche) e si compone di 9 diverse sezioni tematiche. La somministrazione del questionario e avvenuta a dicembre 2015 attraverso il metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) e sono state raccolte 4000 interviste, di cui 1000 nel Veneto. La tabella 4 riassume le principali caratteristiche socio-demografiche del campione intervistato. Variabili Media Dev. Standard Maschi 0,52 0,50 Eta 40,39 13,53 Diploma 0,23 0,50 Laurea 0,23 0,42 Componenti familiari 3,14 1,17 Bambini < 15 anni 0,15 0,42 Reddito medio familiare ( /anno) 27,432 16,843 Tab. 4 - Caratteristiche socio demografiche del campione (N=4000). In particolare, la sezione 8 del questionario rappresenta il cuore del lavoro, qui si presenta lo scenario di valutazione al rispondente. Basandosi sulla conoscenza e la familiarita costruita passo passo nelle sezioni precedenti, sulla formazione di opinioni e preferenze che l intervistato e stato in grado di sviluppare grazie alle nuove conoscenze, e il riconoscimento delle problematiche specifiche man mano introdotte, e stato a questo punto possibile introdurre lo scenario di valutazione e procedere alla raccolta delle preferenze e della disponibilita a pagare dei rispondenti per gli interventi conservativi e migliorativi. In particolare, sono stati previsti 4 scenari di valutazione: rimozione di una rete o di una porzione di rete (intervento totale o parziale); rimozione di svariate tipologie di attrezzature da pesca, ad esempio le nasse; rimozione di rifiuti generici della pesca, ad esempio cordame, calze da mitili ed esche artificiali; monitoraggio continuativo attraverso l adozione di un nuovo Regolamento che prevede azioni attea prevenire comportamenti dannosi per la biodiversita. 20

23 Per ciascuno scenario e stato chiesto al rispondente di scegliere se era d accordo o meno di contribuire con una certa cifra, casualmente selezionata all interno di un vettore di pagamento ( 2,00; 5,00; 10,00; 15,00; 20,00; 30,00; 40,00; 50,00; 70,00; 100,00), e da corrispondersi in un unica soluzione, alla realizzazione dell intervento di rimozione nelle zone di tegnu a dell Alto Adriatico. La stima della DAP per ciascuno scenario proposto e illustrata nella Figura ,81 19,64 10,39 12,09 18,15 27,08 6,62 7,34 Italia Veneto SCENARIO 1 SCENARIO 2 SCENARIO 3 REGOLAMENTO Fig Valutazione economica degli scenari di valutazione. Considerando, invece, la disponibilita a pagare media familiare relativa al progetto di rimozione di ALDFG, senza distinzione di scenari specifici e senza covariate, otteniamo una DAP pari a 15,34 per il campione nazionale e 19,90 per il campione del Veneto. Questi valori sono stati poi utilizzati per calcolare i benefici totali derivanti dalle operazioni di ripristino della biodiversita nelle tegnu e dell Alto Adriatico e sono anche i valori di input per l analisi costi-benefici. Per completare l analisi costi-benefici, sono stati calcolati anche i costi sostenuti per le operazioni di sopralluogo, rimozione e smaltimento effettuate durante il progetto, valori che saranno, in seguito, opportunamente confrontanti con i benefici stimati precedentemente. La tabella 5 riassume i principali elementi valutativi. Costi sopralluogo Costo di romozione Costi di smaltimento COSTI VOCE DI COSTO IMPORTO Personale addetto specializzato Personale addetto alla barca (pilota) 7520 Materiale attrezzature/bombole Mezzi di trasporto/imbarcazione Carburante 4700 Scan sonar Totale Costi Sopralluogo Sommozzatori Personale addetto alla barca (pilota) 5600 Materiale attrezzature aggiuntivi rispetto ai costi sostenuti per attivita sopralluogo 1600 Mezzi di trasporto/imbarcazione Carburante benzina 3500 Totale Costi Rimozione Affitto scarrabile 122 Gestione formulari 6 Trasporto in discarica 732 Totale Costi Smaltimento 860 TOTALE Tab. 5 - Schema riepilogativo dei costi diretti (lordi, IVA inclusa), per tipologia di costo per l'attivita di sopralluogo, rimozione e smaltimento effettuata nelle tegnu e. 21

24 La realizzazione dell Analisi Costi Benefici richiede la definizione di alcune importanti ipotesi di lavoro, quali la scelta del tasso di sconto da utilizzare, i beneficiari degli interventi di rimozione, il periodo di manifestazione dei benefici e dei costi. Semplificando notevolmente il lavoro compiuto nell ambito di questa azione, si considera qui uno solo degli scenari valutativi previsti, quello relativo alla scelta della popolazione della Regione del Veneto come beneficiaria degli interventi realizzati. Considerando quindi, un tasso di sconto pari al 5% (come suggerito dalla UE, 2014), un numero di famiglie residenti in Veneto pari a , un periodo di manifestazione dei costi e dei benefici pari a 3 anni (durata del progetto Ghost), si ottiene un rapporto Benefici/Costi estremamente positivo, come illustrato nella tabella 6. Anno 0 Anno 1 Anno 2 Anno 3 Totale Benefici (aggregati famiglie) Benefici (aggregati famiglie) scontati con r=5% Costi Costi scontati con r=5% Rapporto Benefici (aggregati famiglie)/costi 216,1 250,1 Tab. 6 - Tabella Costi-Benefici per le famiglie residenti in Veneto. In conclusione, si puo affermare che l esito dell Analisi Costi - Benefici (ACB) avvalora l efficienza economica e l opportunita sociale di realizzare operazioni di rimozione di ALDFG e di ripristino della biodiversita nelle tegnu e dell Alto Adriatico come quelle intraprese nel corso del progetto GHOST, il rapporto Benefici/Costi e superiore ad 1. Inoltre, in questa azione e stata anche dimostrata l efficacia degli interventi di rimozione degli ALDFG attraverso l applicazione di uno studio di costo-efficacia i cui risultati hanno confermato un risultato positivo relativamente alla comparazione tra i costi degli interventi (Tab. 5) e il miglioramento della biodiversita dell habitat delle tegnu e, espressi da indicatori di efficacia quali Margalef e Shannon. 3.7 Disseminazione ad un pubblico generico, agli stakeholder e alla comunita scientifica In un epoca di iper-comunicazione, la difficolta principale per un progetto e quella di riuscire a raggiungere in maniera mirata target specifici, ne consegue quindi che lo strumento scelto per comunicare influisce sull efficacia della strategia adottata. Una strategia di comunicazione, per essere efficace, deve utilizzare canali e strumenti comunicativi di diversa natura ed integrati tra loro che permettano al progetto di instaurare una relazione duratura con gli stakeholder. La strategia di comunicazione adottata dal progetto GHOST ha individuato i seguenti obiettivi: diffondere informazioni sia sulle attivita di progetto sia sui prodotti sviluppati all interno di esso mettendo in risalto gli aspetti innovativi; informare e creare un legame con gli stakeholder sin dalle prime fasi del progetto, finalizzando questo rapporto alla spendibilita dei risultati; ridurre il gap tra il mondo della ricerca ed i cittadini attraverso la valorizzazione del lavoro svolto dai ricercatori e dagli enti coinvolti; portare all attenzione di possibili enti finanziatori i risultati del progetto in modo da generare eventuali nuovi finanziamenti; attrarre potenziali partner per progetti futuri; stimolare la creazione di prodotti e/o servizi attraverso sperimentazioni Il Piano di Comunicazione Il primo step per una comunicazione impact oriented e di redigere un Piano di Comunicazione (PC) che assicuri la massima divulgazione delle attivita e dei risultati progettuali a dei target specifici individuati nella prima fase del 22

25 progetto. Il PC quindi riassume la strategia generale di comunicazione (obiettivi, contenuti, messaggio, immagine coordinata) e la declina operativamente su tutti i mezzi, strumenti e azioni che si intende realizzare per raggiungere i diversi target (Fig. 16). Piano di comunicazione Strategie e contenuti Mezzi, strumenti, azioni Messaggio Immagine coordinata Pubblicità Promozione Uff. Relazione esterne Sito internet Social media Stampati gadgets Fig Contenuti del Piano di Comunicazione. Il Piano di Comunicazione elaborato dal progetto LIFE-GHOST ha sviluppato una strategia di comunicazione basata sui seguenti requisiti: mantenere una comunicazione costante durante il progetto al fine di non interrompere il flusso di informazioni; ricordarsi che la comunicazione interna e altrettanto importante di quella esterna in quanto assicura una comunicazione programmata e condivisa verso l esterno; utilizzare strumenti e linguaggi differenziati per la comunicazione esterna indirizzata verso i principali target: comunita scientifica, stakeholder, societa civile; elaborare una strategia di comunicazione sintetica sui social media. Il PC e stato elaborato nei primi sei mesi di progetto ed inserito sul sito web. Le milestones identificate nel documento cosi come la tempistica prevista per la organizzazione di eventi e produzione di deliverables sono state rispettate Monitoraggio delle attivita di comunicazione Tutte le attivita di comunicazione devono essere monitorate, come stabilito dal Piano di Comunicazione. Il monitoraggio infatti serve a capire se la strategia di comunicazione adottata va nella giusta direzione e se i risultati e l efficacia della comunicazione sui target di riferimento sono appropriati. Questa attivita permette di attuare una tecnica correttiva nel caso in cui ci fosse un feedback negativo. Durante il progetto e stato effettuato un monitoraggio per ogni strumento di comunicazione utilizzato: ad esempio nel caso del sito web e stato utilizzato Google Analytics per monitorare il numero di visite e la loro durata (Fig. 17). Nel caso di Facebook e YouTube, invece, le indicazioni sono venute dal numero di likes e dalle visualizzazioni. Fig Statistiche del sito web da 1 gennaio 2014 al 31 ottobre

26 3.7.3 Scelta del giusto mezzo di comunicazione Attualmente esiste una grande varieta di mezzi di comunicazione, il problema e di trovare il piu appropriato per il target di riferimento. Nella tabella 7 sono elencati gli strumenti di comunicazione utilizzati durante il progetto che come si puo notare sono numerosi, cosi come il numero di persone raggiunte. N. Mezzi di comunicazione Persone raggiunte 4 Questionari Focus Groups Conferenze Seminari Visite scolastiche (seminari per ragazzi) 99 9 Esposizioni/fiere Workshops Articoli stampa Articoli scientifici Comunicati stampa Newsletters Brochures + Layman Manuale Video-Videoclips Posters/Factsheets Concorsi fotografici Banners-Roll-ups Facebook YouTube Sito web Tavole rotonde 50 Tab.7 - Mezzi di comunicazione utilizzati e persone raggiunte da dicembre 2013 a ottobre Dai feedback ricevuti risulta evidente che il mezzo di comunicazione piu efficace risulta essere Facebook, sia per il numero di persone raggiunte che per l impatto avuto dalle news ivi pubblicate. Questo dimostra che una comunicazione costante e veloce risulta essere quella piu efficace. Altra conferma e venuta dalle visualizzazioni delle due videoclips di 3 minuti ciascuna realizzate utilizzando una tecnica infografica accattivante. In questo senso avere preferito accorciare i tempi e distinguere i prodotti in due brevi videoclips e un video della durata di 8 minuti invece dei 20 previsti dalla proposta progettuale si e rivelata una scelta vincente (3798 visualizzazioni su Facebook e YouTube). Il sito web pur avendo dato dei buoni risultati ha mostrato di essere un mezzo di comunicazione riservato piu che altro agli addetti del settore che al grande pubblico. I prodotti cartacei, messi a disposizione durante tutta la durata del progetto nei vari eventi organizzati o partecipati, hanno dimostrato di non attrarre particolarmente l attenzione del pubblico. Riguardo agli eventi organizzati dal progetto, la partecipazione si puo considerare soddisfacente per quegli eventi indirizzati ad un pubblico piu vasto (ad esempio stakeholders meetings, info points) meno se parliamo di eventi a carattere tecnico. Se prendiamo in considerazione la stampa possiamo affermare che almeno lettori sono stati raggiunti soprattutto per merito dell articolo pubblicato da La Repubblica (tiratura di copie) in occasione della conferenza finale di progetto e dell articolo pubblicato da La Nuova di Venezia (tiratura di copie). Altri lettori sono stati raggiunti con varie pubblicazioni a carattere scientifico e divulgativo. 3.8 Strumenti di comunicazione Sito web Il sito web di progetto rappresenta un canale di diffusione a livello nazionale ed internazionale nonche uno strumento per agevolare e sostenere l'interazione con e tra i partecipanti al progetto. Il sito web bilingue (italiano e inglese) e stato concepito come un "portale web" con sezioni per la diffusione e la pubblicazione delle notizie e dei prodotti (Fig. 18). 24

27 Il sito presenta diverse sezioni dedicate, di cui le piu importanti sono le seguenti: Home page: la pagina principale comprende una breve descrizione del progetto, un riquadro con le news, una sezione denominata Recycling corner dove sono illustrati esempi di varie ditte che utilizzano le reti da pesca recuperate e le riciclano. Sempre dalla Home page e possibile collegarsi ai social media quali Facebook e YouTube (Fig. 19). Il progetto: questa sezione presenta una descrizione dettagliata del background, degli obiettivi, delle azioni e dei risultati attesi. Fig. 18 Sito web di progetto. Partners: presentazione del team di progetto attraverso un breve curriculum delle persone coinvolte. Per ogni persona sono riportati il ruolo svolto nel progetto e il contatto. Downloads: sezione suddivisa in prodotti tecnici (rapporti tecnici, questionari, atlante fotografico, banca dati) e in prodotti di disseminazione (brochures, posters, rassegna stampa, newsletters, factsheets, videoclips, Layman report, ecc.). News ed Eventi: sezione contenente le news e gli eventi organizzati dal progetto e ai quali il progetto ha partecipato. Gallery: galleria fotografica suddivisa in tre sezioni a seconda che le foto riguardino meetings, foto scattate dal team di progetto o inviate dal pubblico. Networking: questa sezione riporta delle brevi schede di altri progetti o iniziative che affrontano lo stesso tema del progetto LIFE-GHOST e con le quali sono stati stabiliti contatti o sviluppate iniziative congiunte. Links: elenco di siti internazionali, nazionali e di progetti europei che possono essere di interesse per i visitatori del sito. Fig. 19 Social networks di progetto (Facebook, YouTube). E stata inoltre creata un area riservata ai partner di progetto, suddivisa per Azione, che funge da archivio in modo che tutti i documenti siano sempre disponibili Notice Boards Il Programma LIFE + prevede che ogni progetto realizzi dei pannelli che descrivano le attivita progettuali e che questi siano posizionati in posti strategici e accessibili al pubblico (Fig.20). Nell arco del progetto sono stati realizzati 6 notices boards (formato roll-up) cosi strutturati: 2 Roll-up generali che illustrano gli obiettivi e e attivita del progetto; 1 Roll-up per partner contenente le attivita progettuali dei singoli partner; 1 Roll-up contenente i risultati del progetto. 25

28 Fig. 20 Notice boards di progetto. I notice boards a carattere generale sono stati esposti durante i diversi eventi organizzati e partecipati dal team di progetto mentre quelli contenenti le attivita dei singoli partner sono stati esposti nelle rispettive sedi Layman s report Il Programma LIFE+ prevede che alla fine del progetto i beneficiari producano un breve rapporto a carattere divulgativo rivolto a un pubblico non specialistico. Lo scopo di questo documento e di informare il pubblico sugli obiettivi, attivita e i risultati ottenuti. La diffusione del rapporto e avvenuta attraverso: pubblicazione del documento sul sito web del progetto; invio tramite posta elettronica ad una mailing list; distribuito durante gli eventi organizzati dal progetto e durante eventi organizzati da altri enti (fiere, workshops etc.). Il Layman Report e stato pubblicato in lingua italiana ed inglese ed e stato distribuito attraverso i canali sopra citati. Il rapporto, di fatto, e il documento cartaceo piu utilizzato per divulgare le attivita e i risultati After-Life Communication Plan Lo scopo dell After-Life Communication Plan e volto ad illustrare come i partner di LIFE-GHOST daranno continuita alle attivita di diffusione e di comunicazione sviluppate nel corso del progetto e come intendono diffondere i risultati ottenuti nei 5 anni successivi alla chiusura del progetto stesso. Il documento contiene una descrizione delle attivita future, degli strumenti e dei prodotti che saranno realizzati dai partner di progetto. L After-Life Communication Plan del progetto LIFE-GHOST e focalizzato su 8 azioni principali: distribuzione del materiale di disseminazione; mantenimento del sito web e dei social media; mantenimento della di progetto; partecipazione alle attivita e ai meetings di networking con altri progetti europei; proseguimento della collaborazione tra partners e stakeholders; aggiornamento del data base sulla biodiversita ; distribuzione del Codice di Condotta e del Manuale Operativo; capitalizzazione dei risultati di progetto. 26

29 3.9 Il coinvolgimento degli stakeholder Aver portato a conoscenza degli stakeholder le attivita e i risultati di progetto ha significato condividerne il valore. Questo processo di condivisione ha instaurato un circolo virtuoso, gli stakeholder infatti, ma anche i cittadini hanno trasmesso attraverso il passa parola informazioni importanti che sicuramente aiutano ad intraprendere comportamenti piu consoni al mantenimento di un mare pulito. Inoltre una buona comunicazione sulle finalita e gli obiettivi prefissati ed una buona disseminazione dei risultati hanno aumentato considerevolmente le probabilita di successo del progetto cosi come il coinvolgimento degli stakeholder, avvenuto fin dalle prime fasi in modo da assicurare una buona ricaduta del lavoro svolto (Fig. 21). Fig. 21 Partecipazione degli stakeholder a vari eventi organizzati dal progetto. Il coinvolgimento degli stakeholder e quindi una attivita trasversale che permette di interagire il piu possibile con le persone e gli enti che hanno un interesse nella tematica progettuale. Le categorie di stakeholder individuate sono le seguenti: Pescatori; Cooperative di Pesca e Acquacultura; Divers; Associazioni ambientaliste; Guardia Costiera; Autorita portuali; Ditte di riciclaggio delle reti; Autorita locali (Comuni, Regione Veneto, Provincia); Rappresentanti di progetti con tematiche simili; Universita ed Enti di Ricerca; Aziende per il trattamento dei rifiuti; Studenti ed insegnanti; Cittadinanza. Nella fase iniziale del progetto si e proceduto alla identificazione degli stakeholder stilando un elenco in modo da poterli contattare e informare sulle attivita progettuali, in seguito e stato creato un data base continuamente aggiornato, contenente una lista di circa 500 stakeholder suddivisi per tipologia, area geografica e competenza. Per un fattivo coinvolgimento degli stakeholder sono stati usati gli strumenti descritti nella Tab. 7. Considerando che l area di progetto e di dimensioni piuttosto ridotte e quindi gli stakeholder direttamente interessati non costituiscono un numero rilevante, possiamo affermare che la loro partecipazione si puo considerare piu che soddisfacente soprattutto per quanto riguarda i rappresentanti degli enti locali e delle associazioni di pescatori. Meno soddisfacente la partecipazione di singoli pescatori e divers nonostante nei loro confronti si siano utilizzati strumenti indirizzati ad personam e gli incontri siano stati programmati in orari e giorni a loro favorevoli. Le ragioni possono essere molteplici, dalla poca disponibilita di tempo, presenza di attivita similari svolte da altri progetti nella zona, cambiamenti di referenti istituzionali ecc Networking con altri progetti L'obiettivo di questa azione consiste nell individuazione di progetti nazionali ed europei, finanziati nell'ambito di vari programmi ed iniziative, che operano in settori affini a quello di LIFE-GHOST, al fine di creare una rete che coinvolga tutti i progetti interessati alla riduzione dei rifiuti marini in generale e alla pesca fantasma in particolare. Le attivita di networking hanno sostenuto il progetto nella campagna di comunicazione e informazione attraverso 27

30 scambi di informazioni e trasferimento di buone pratiche individuate in altri progetti o iniziative, quali DEFISHGEAR, MERMAIDS, GIOCONDA, TARTALIFE, LIFE-SMILE, MARLISCO, REEF CHECK ITALIA, BLUE LINE SYSTEM e SOSREDES (Fig. 22). Fig. 22 Eventi di Networking. L azione si e svolta attraverso: identificazione e contatti con altri progetti nazionali e comunitari, che lavorano sui tematiche simili; partecipazione agli incontri e ai workshop organizzati da altri progetti e partecipazione di questi ultimi agli eventi organizzati dal LIFE-GHOST; creazione di una sezione del sito web di progetto per la condivisione delle informazioni, tra i vari progetti finanziati dalla Unione Europea sui rifiuti marini, sulla pesca fantasma e il ripristino della biodiversita in ambito marino. Tra le azioni di networking piu rilevanti si segnala la cooperazione con la Global Ghost Gear Initiative (GGGI) iniziata nel novembre Il progetto LIFE-GHOST e membro dell Iniziativa cosi come altre organizzazioni internazionali che affrontano la problematica della pesca fantasma a livello globale (FAO, UNEP, CSIRO, Ghostfishing ecc.). La GGGI ha creato 3 gruppi di lavoro: Build evidence; Define best practices and inform policies; Catalyse and replicate solutions. Il progetto GHOST fa parte del primo gruppo di lavoro ed ha il compito di reperire dati sugli ALDFG a livello di Mediterraneo da includere in un data base in via di creazione che sara inserito su un portale open access da parte della CSIRO-Australia. Sono stati quindi contattati diversi progetti al fine di acquisire i dati sul recupero delle reti e altri attrezzi da pesca che sono stati inseriti in un data base assieme ad una relazione sui tipi di pesca e sui relativi attrezzi utilizzati nel mar Adriatico. L attivita di networking ha incluso anche progetti che pur non trattando la stessa tematica del progetto LIFE-GHOST condividono la stessa area di intervento (Laguna di Venezia) e si occupano del ripristino degli ambienti appartenenti all ecosistema lagunare come i progetti LIFE-SERESTO e LIFE-VIMINE. Con alcuni progetti/iniziative sono stati stipulati degli accordi scritti di collaborazione (TARTALIFE, VIMINE, SERESTO, GGGI, ISTITUTO DELLA PESCA DI SAN PAOLO (BRASILE), POLIZIA DI STATO GRUPPO SOMMOZZATORI) che prevedono l organizzazione di attivita in comune, scambio di dati e informazioni, pubblicazioni congiunte ecc. 28

31 4. RISULTATI OTTENUTI I risultati ottenuti dal progetto in relazione alle attivita sopra descritte sono sintetizzati qui di seguito: compilazione di una banca-dati contenente tutte le informazioni disponibili sulle comunita biologiche delle tegnu e situate nella zona costiera della Regione Veneto; rimozione completa di reti fantasma e altri materiali di rifiuto della pesca da 9 aree costiere impattate. Complessivamente sono stati monitorati 12 Km 2 di fondali da cui sono stati eliminati 514 Kg di materiale; valorizzazione della biodiversita delle aree bonificate grazie al ripristino funzionale dei relativi habitat; graduale incremento della biodiversita, monitorata per 18 mesi in 5 aree liberate dagli ALDFG, i cui indici di diversita, valutati alla fine dello studio, sono migliorati fino a risultare confrontabili con quelli dei siti di riferimento non impattati; analisi del valore economico del miglioramento della biodiversita negli ambienti marini studiati (tegnu e in particolare) e produzione di indicazioni di policy in ordine all individuazione, quantificazione e scala economica dei principali impatti di rimozione di questa tipologia di rifiuti; analisi dei costi-benefici finalizzata a valutare opportunita e convenienza economica delle attivita di rimozione e smaltimento dei rifiuti dai fondali marini secondo opzioni di gestione alternative; pubblicazione di un Codice di condotta per l adozione di comportamenti e pratiche di pesca responsabile, condiviso con gli operatori della pesca dell area interessata dal progetto, recante indicazioni di buone pratiche per limitare perdita e abbandono di rete e altre attrezzature da pesca in mare; formulazione di raccomandazioni operative per una gestione efficace degli ALDFG; pubblicazione di un protocollo tecnico per la gestione degli ALDFG in aree marine costiere con descrizione delle procedure piu idonee e sostenibili da adottare responsabilmente per minimizzare gli effetti ambientali piu impattanti (dalla rimozione in aree marine di pregio alla gestione a terra del rifiuto); contributo alla diffusione di una maggior consapevolezza tra gli stakeholder e i cittadini, sulla problematica dei rifiuti marini e in particolare delle reti fantasma attraverso attivita di formazione e informazione sul tema e sugli effetti ambientali connessi agli ALFDG. 29

32 5. LEZIONI APPRESE Le attivita realizzate nei tre anni di progetto sono state finalizzate al raggiungimento di risultati specifici dal punto vista del miglioramento ambientale, attraverso interventi concreti messi in atto in una specifica area marina costiera particolarmente ricca di biodiversita. Tuttavia, sono stati raggiunti anche molti altri obiettivi, il cui significato trascende il limite territoriale dell area in cui sono state focalizzate le varie attivita. Possiamo menzionare, ad esempio, la messa a punto di procedure tecniche di valore generale, o anche l approfondimento normativo che ha messo in luce specifici gap e difficolta gestionali nell ambito del coordinamento dei servizi di raccolta e smaltimento a terra dei rifiuti marini plastici, con particolare focus sui rifiuti generati dalle attivita di pesca. Gli indubbi successi ottenuti dal progetto sono stati raggiunti anche grazie all impegno e disponibilita individuale dei partecipanti, che si sono messi in gioco apportando le loro conoscenze ed esperienze pregresse, ma anche e soprattutto grazie alla maturazione di nuove specifiche esperienze. Queste ultime rappresentano un bagaglio di nuove consapevolezze che vanno senz altro condivise per essere utilmente ed efficacemente tenute in giusta considerazione nella progettazione di future simili iniziative. Di seguito alcune considerazioni che riteniamo possano essere di utilita generale: Nella realizzazione del database sulla biodiversita delle tegnu e ci siamo dovuti confrontare con la difficolta, dal punto di vista metodologico, di identificare con il nome aggiornato ogni singola specie segnalata in letteratura, dal momento che nel corso del tempo la nomenclatura scientifica e la classificazione di molte specie erano cambiati e si era manifestato quindi il rischio reale di sovrastimare il numero delle specie recensite. Di conseguenza, abbiamo dovuto porre particolare attenzione all aggiornamento della nomenclatura delle specie seguendo la classificazione piu recente, cosi come riportata nel catalogo zoologico WoRMs, recuperabile nel seguente sito web: I dati relativi alle abbondanze dei diversi taxa sono risultati estremamente variabili e dipendenti non solo dalla tipologia di tegnu a (quindi sicuramente dipendenti dalle condizioni microambientali degli specifici habitat di pertinenza) ma anche dalla metodologia di campionamento utilizzata, per cui eventuali futuri confronti tra siti o tra misure ripetute nel tempo nell ambito dello stesso sito dovranno necessariamente tener conto di questa fonte di variabilita. Nell ambito delle attivita di mappatura dei fondali, l High Resolution Side Scan Sonar (HRSS), benche sia uno strumento di elevatissima precisione e idoneo a segnalare su fondali incoerenti anche oggetti di ridotto ingombro, quali cavi e spezzoni di reti, non puo essere considerato pienamente efficiente per la rilevazione di quegli ALDFG che si trovano completamente adagiati su substrati rocciosi. In questi casi, per ottenere un analisi di dettaglio della condizione dei fondali e indispensabile l intervento subacqueo diretto. Per quanto concerne la programmazione delle attivita di rimozione di ALDFG con operatori subacquei, si consiglia di valutare molto attentamente le condizioni meteorologiche della zona e privilegiare lo svolgimento delle attivita in un arco temporale per quanto possibile breve, ricorrendo ad una maggior numerosita di operatori, piuttosto che dilazionare le attivita avendo a disposizione un numero minore di subacquei. L utilizzo di strumenti da taglio adeguati (ad es. tronchesi di medie/grandi dimensioni, con lunghezza superiore a 60 cm) si e rivelato indispensabile data la resistenza del materiale. L implementazione delle attivita partecipative che hanno portato alla stesura e condivisione del Codice di buone pratiche per limitare la perdita e l abbandono delle attrezzature da pesca in mare e risultata particolarmente problematica. Il processo di avvio del coinvolgimento degli operatori della pesca e risultato infatti piu complicato del previso, per la necessita di dover superare l iniziale diffidenza subito manifestata dai pescatori nei confronti della reale utilita delle attivita promosse dal Progetto. Il processo partecipativo e risultato piu efficace dal momento in cui ci si e rivolti alla figura di un facilitatore, che ha contribuito a risolvere positivamente gli iniziali atteggiamenti diffidenti, se non ostili, dei pescatori, e quando si sono maggiormente coinvolti i rappresentanti delle associazioni di categoria e/o delle organizzazioni di produttori o delle cooperative di pesca, cioe persone nelle quali i pescatori avevano gia riposto la loro fiducia e demandato la tutela dei loro interessi presso i tavoli di concertazione e di proposta politica locale e/o nazionale. Inoltre, altre buone prassi adottate per favorire la partecipazione agli incontri previsti per la negoziazione e per la diffusione del documento, che nel nostro caso si sono rivelate davvero molto utili, sono state quelle di prevedere modalita interattive nell organizzazione degli incontri partecipativi, e di svolgere gli stessi a livello locale, evitando convocazioni uniche presso una sede centrale, che in genere costringe i partecipanti a trasferimenti poco graditi e percepiti sempre come imposizioni o come attivita troppo onerose. Privilegiando riunioni circoscritte a singole marinerie, e usufruendo se possibile 30

33 di locali che le stesse organizzazioni del ceto peschereccio talvolta possono mettere a disposizione, come e successo nel nostro caso, si creano condizioni piu amichevoli e percepite immediatamente come collaborative, che dispongono i partecipanti alla partecipazione proattiva. Per quanto riguarda le attivita finalizzate alla stesura della Proposta di Regolamento, il processo di coinvolgimento degli stakeholder istituzionali e del comparto amministrativo regionale e stato complicato dall avvicendarsi di interlocutori diversi, determinato dallo svolgimento di elezioni amministrative locali nel periodo del progetto. Risulta quindi consigliabile programmare le attivita di sensibilizzazione e i relativi incontri con il personale tecnico-amministrativo piu resiliente, e possibilmente meno implicato nell avvicendamento dei referenti politici, e di privilegiare figure istituzionali in grado di garantire continuita al percorso di condivisione, che dovrebbe essere fortemente finalizzato ad aumentare la consapevolezza delle amministrazioni locali sulle tematiche progettuali. Per quanto concerne lo sviluppo di una gestione unitaria degli attrezzi da pesca e mitilicoltura a fine ciclo di vita, e le potenzialita dell applicazione di nuove tecnologie di trattamento e riciclo possiamo suggerire che, attraverso un loro possibile sviluppo a livello industriale, si potrebbe innescare un ciclo virtuoso di trasformazione di materiali non piu utilizzabili dagli operatori in risorse per altre filiere. Per raggiungere questo risultato sarebbe pero necessario: ottenere la collaborazione di tutti gli stakeholder interessati, dagli operatori della pesca e acquacoltura, alle amministrazioni locali, alle aziende che producono e riciclano plastica; agire per ridurre i rischi associati all abbandono degli attrezzi da pesca in mare, beneficiando delle opportunita derivanti dallo sviluppo tecnologico e sensibilizzando gli operatori della pesca e mitilicoltura; al fine di identificare correttamente i rischi e le opportunita legati alle diverse opzioni di gestione (riciclo meccanico, riciclo chimico, smaltimento in discarica), si dovrebbe migliorare notevolmente la quantita e la qualita delle informazioni relative al mercato degli attrezzi da pesca e mitilicoltura. I dati rilevanti riguardano le quantita di plastica utilizzate dagli operatori e la catena produttiva; questi dati dovrebbero essere suddivisi per ciascun tipo di plastica, come ad esempio poliammide, polipropilene, polietilene ad alta densita ; sebbene non sia stato possibile sperimentare l applicabilita del riciclo chimico ai campioni di progetto si raccomanda l approfondimento di tale opzione non solo nel caso delle reti da pesca e mitilicoltura, ma anche come opzione da applicare alle altre plastiche recuperate dal mare; i prodotti ottenuti dai trattamenti sperimentati nel progetto possono inoltre essere ottimizzati con specifici accorgimenti quali: miglior pulizia dei materiali in fase di conferimento, avvio a riciclo di maggiori quantita di reti composte dallo stesso polimero, linea di riciclo specifica per ogni materiale. Il metodo utilizzato per la valutazione della comunita incrostante ha dato ottimi risultati per quanto concerne l osservazione della comunita in pianta ortogonale mentre e risultato quasi del tutto inutile per quanto concerne le foto su piano inclinato. La lentezza con cui la comunita incrostante si sviluppa in altezza non ha dato modo di osservare accrescimenti in verticale. Sarebbero occorse tempistiche maggiori per apprezzare il ripristino anche in altezza della comunita dopo le azioni di rimozione delle reti, inoltre la tecnica non distruttiva del visual census puo essere di aiuto a valutare gli effetti della rimozione delle reti sulla sola componente criptica dei popolamenti ittici. Il valore monetario del miglioramento della biodiversita delle tegnu e dell Alto Adriatico potrebbe essere opportunamente utilizzato per stimare il valore economico di esistenza di altri affioramenti rocciosi simili, distribuiti variamente lungo le coste italiane. Il metodo utilizzato si e dimostrato essere il piu efficace e adatto per valutare il valore di esistenza dei beni ambientali ma per una futura linea di ricerca si potrebbero ottenere risultati ancora piu interessanti se si riuscisse a combinare la valutazione economica del miglioramento della biodiversita con l approccio delle funzioni ecosistemiche, valutare quindi non la biodiversita di per se ma l interdipendenza dei diversi servizi ecosistemici che producono benefici per l uomo. Nel campo della Comunicazione possiamo affermare che e necessario prendere atto dei cambiamenti avvenuti di recente in questo campo e quindi per il futuro e consigliabile privilegiare social networks, pubblicazioni digitali, video o videoclips a tecnica mista di durata molto breve. In questo modo si raggiunge un pubblico piu vasto, si rispetta maggiormente l ambiente (meno utilizzo di carta per le pubblicazioni e meno metallo e plastica per realizzazione DVD). E importante inoltre sottolineare che la riduzione di prodotti stampati risulta vantaggiosa anche dal punto di vista economico. 31

34 32 Nel caso di GHOST, abbiamo quindi preferito ridurre le quantita, che nella proposta progettuale risultavano piuttosto considerevoli, dei prodotti a stampa, privilegiando la realizzazione di ulteriori prodotti divulgativi, meno impattanti dal punto di vista ambientale, ma chiaramente piu attraenti per il pubblico e piu efficaci dal punto di vista della comunicazione.

35 6. BIBLIOGRAFIA ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto), Le tegnu e dell Alto Adriatico: valorizzazione della risorsa marina attraverso lo studio di aree di pregio ambientale. Volume realizzato nell ambito di: INTERREG III A / Phare CBC Italia Slovenia VI Piano Nazionale Triennale della Pesca e dell Acquacoltura LEADER PLUS Interventi per la salvaguardia e la valorizzazione di un oasi marina di ripopolamento denominata Tegnu a di Porto Falconera, 206 pp. Arthur, C., Sutton-Grier, A. E., Murphy, P., Bamford, H., Out of sight but not out of mind: Harmful effects of derelict traps in selected U.S. coastal waters. Marine Pollution Bulletin 86(1-2), Braga, G., Stefanon, A., Beachrock ed Alto Adriatico: aspetti paleogeografici, climatici, morfologici ed ecologici del problema. Atti Ist. Veneto Sc. Lettere ed Arti, 127, FAO, Statistical Office of the European Communities (EUROSTAT). EU Fishery economic report European Union Mediterranean and Black Sea fishing fleet, FIRMS Reports. In: Fishery Resources Monitoring System (FIRMS) [online]. Rome. Updated 11 January [Cited 14 January 2015]. Francour, P., A critical review of adult and juvenile fish sampling techniques in Posidonia oceanica seagrasses beds. Naturalista Siciliano, 23 (Suppl.), Garrabou, J., Zabala, M., Growth dynamics in four Mediterranean Demosponges. Estuarine, Coastal and Shelf Science, 52, Good, T.P., June, J.A., Etnier, M., Broadhurst, G., Derelict fishing nets in Puget Sound and the Northwest Straits: patterns and threats to marine fauna. Marine Pollution Bulletin, 60, Gordini, E., Ciriaco, S., Borme, D., Cibic, T., Falace, A., Faresi, L., Marocco, R., Odorico, R., Trezze o "grebeni": biotopi e geotopi dell'alto Adriatico. In: Le "trezze dell'alto Adriatico: Studio di alcune aree di particolare pregio ambientale ai fini della valorizzazione delle risorse alieutiche locali. Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, OGS, 241pp. Large, P. A., Graham, N. G., Hareide, N-R., Misund, R., Rihan, D. J., Mulligan, M. C., Randall, P. J., et al., Lost and abandoned nets in deep-water gillnet fisheries in the Northeast Atlantic: retrieval exercises and outcomes. ICES Journal of Marine Science, 66, Lopez-Legentil, S., Ruchty, M., Domenech, A., Turon, X., Life cycles and growth rates of two morphotypes of Cystodytes (Ascidiacea) in the western Mediterranean. Marine Ecology Progress Series, 296, Macfadyen, G., Huntington T., Cappel R., Abandoned, lost or otherwise discarded fishing gear. UNEP Regional Seas Reportsand Studies, N 185; FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper, N 523. Rome, UNEP/FAO, 115 pp. Mizzan, L., Substrati solidi naturali del litorale veneziano: potenzialita e prospettive. ASAP Azienda Sviluppo Acquacoltura Pesca, Venezia. 46 pp. Mizzan, L., Introduzione sul contesto territoriale. In: Le tegnu e dell Alto Adriatico: valorizzazione della risorsa marina attraverso lo studio di aree di pregio ambientale. Volume realizzato nell ambito di: INTERREG III A / Phare CBC Italia Slovenia VI Piano Nazionale Triennale della Pesca e dell Acquacoltura LEADER PLUS Interventi per la salvaguardia e la valorizzazione di un oasi marina di ripopolamento denominata Tegnu a di Porto Falconera, Molin, E., Bocci, M., Picone, M., Penna, G., Zanovello, G., Analisi fotografica del megabenthos in tre affioramenti rocciosi (tegnu e) del Golfo di Venezia (Nord Adriatico). Biologia Marina Mediterranea, 15, Pansini, M., Monconi, R., Pronzato, R., Fauna d Italia. Porifera I Calcarea, Demospongiae (partim), Hexactinellida, Homoscleromorpha. Calderini Editore, pp

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37 35

38 PARTNER CNR-ISMAR Arsenale, Tesa Castello 2737/F Venezia IUAV Santa Croce, Tolentini Venezia LAGUNA PROJECT Sestiere di Castello Venezia OSSERVATORI: Regione Veneto -Direzione Difesa del Suolo - Tutela delle acque e difesa idraulica Provincia di Venezia - Ufficio Caccia Pesca Comando Generale delle Capitanerie di Porto Rari Nantes Venezia Club Sommozzatori Mestre Societa Cooperativa San Marco - Pescatori di Burano Coopesca - Organizzazione Produttori e Lavoratori della Pesca S.r.l. Chioggia info@life-ghost.eu

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