Dipartimento di Scienze della Formazione Università di Roma Tre Anno accademico 2017/2018

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1 Dipartimento di Scienze della Formazione Università di Roma Tre Anno accademico 2017/2018 Corso di laurea in Formazione e sviluppo delle risorse umane Insegnamento Politica economica e gestione delle risorse umane Docente Prof. Aldo Gandiglio Seconda parte LEZIONE 1 MERCATO DEL LAVORO E RISORSE UMANE: DEFINIZIONI, STATISTICHE, RILEVAZIONI, INDICATORI

2 Definizioni, statistiche, rilevazioni, indicatori Iniziamo col dotarci di un cassetto degli attrezzi per poter leggere ed interpretare i complessi fenomeni che caratterizzano il mercato del lavoro, con una particolare attenzione alle problematiche delle risorse umane. Molto spesso nel dibattito economico e politico, nei confronti tra le parti sociali, anche solo negli articoli di giornale, si fa riferimento ai disoccupati, o ai tassi di disoccupazione, all occupazione, ai salari e retribuzione lorde, o a tassi di iscrizione all università, di passaggio dopo il diploma, o a tassi di ripetenza o abbandono, dispersione scolastica, e a altre grandezze delle quali si intuisce il contenuto, ma di cui spesso non se ne comprende del tutto il significato, per cui diventa difficile apprezzare appieno i termini di un confronto, cogliere la dimensione di problemi che hanno impatti sociali rilevanti, come sta avvenendo in questo periodo di particolare crisi economica. Si inizierà col proporre le definizioni dei più rilevanti indicatori statistici utilizzati per l'analisi del mercato del lavoro e dei sistemi dell istruzione e della formazione, unitamente alle modalità con cui questi vengono calcolati; ciò permetterà di approfondire il confronto tra la realtà italiana e quella degli altri paesi, in quanto larga parte di questi indicatori sono ormai comunemente utilizzati da tutta la comunità scientifica mondiale. Le forze di lavoro, occupazione, disoccupazione Quando si parla di tassi di occupazione o di disoccupazione si fa solitamente riferimento ai dati prodotti dagli Istituti di Statistica dei diversi paesi attraverso le indagini realizzate presso un campione di famiglie. 2

3 L ISTAT applica una metodologia stabilita da Eurostat, l ufficio statistico dell Unione Europea, e definita con un apposito regolamento, adottando definizioni che fanno riferimento a quelle dell International Labour Office (ILO) e con modalità di rilevazione analoghe a tutti i Paesi europei 1. La rilevazione trimestrale campionaria sulle forze di lavoro ha subito nel tempo numerose modifiche, ed ora è caratterizzata da una rilevazione continua, distribuita su tutte le settimane dell anno e pubblicata con cadenza mensile e trimestrale, al posto della precedente in cui la rilevazione avveniva in una specifica settimana di ciascun trimestre 2. La popolazione in età lavorativa (15 anni e oltre, e spesso riferita alla classe anni) è ripartita in tre gruppi distinti: occupati, in cerca di occupazione, inattivi. 3 I primi due gruppi fanno parte delle forze di lavoro, detta anche popolazione attiva, mentre gli inattivi vengono anche detti non forze di lavoro. Per occupato si fa riferimento alla persona (con almeno 15 anni) che, nella settimana che precede quella in cui viene condotta l intervista, ha svolto almeno un ora di lavoro retribuito (o non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente) in una qualsiasi attività. Gli occupati si articolano in: Occupati dipendenti permanenti o a tempo indeterminato: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da contratto, per il quale non è definito alcun termine. Occupati dipendenti a termine: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da contratto, per 1 L Eurostat riporta le rilevazioni condotte in tutti I paesi europei, con possibilità di giungere a disaggregazione dei dati sino a livelli territoriali analoghi alle nostre Province. Vedi Employment and unemployment (Labour Force Survey). 2 Partecipano all indagine sulle Forze di lavoro in qualità di rispondenti circa 250mila famiglie (per un totale di circa 600mila individui) in un anno. Per ciascun trimestre vengono intervistati circa 150 mila individui, appartenenti a oltre 60mila famiglie residenti in circa comuni di tutte le province del territorio nazionale. Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi; segue un interruzione per i due successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente intervistata per altri due trimestri. Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. L intervista alla famiglia viene effettuata mediante tecnica mista Capi (Computer assisted personal interview) e Cati (Computer assisted telephone interview). 3 Per un approfondimento sui contenuti dell attuale rilevazione vedi ISTAT, OCCUPATI E DISOCCUPATI, Febbraio 2018, 4 aprile 2018 (Glossario: pag. 7-) +Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf 3

4 il quale è espressamente indicato un termine di scadenza. Occupati indipendenti: coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di subordinazione. Per persone in cerca di occupazione si fa riferimento ai non occupati (di età compresa tra 15 e 74 anni) che: - hanno effettuato almeno un azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un attività autonoma) entro le due settimane successive; - oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l inizio del lavoro. La popolazione residua appartiene alle non forze di lavoro (detta anche inattiva) viene anche distinta in: popolazione in età non da lavoro, inferiore a 15 anni; cercano lavoro non attivamente, che vengono anche definite forze di lavoro potenziali e in alcune comparazioni vengono sommate alle persone in cerca di occupazione; cercano ma non disponibili a lavorare; non cercano ma disponibili a lavorare, non cercano e non disponibili a lavorare A questa ripartizione tradizionale, con definizioni che nel tempo hanno subito lievi modificazioni, sono state aggiunti nuovi indicatori complementari, definiti a livello europeo, che offrono un informazione che va oltre la distinzione tra occupati, disoccupati e inattivi, quali: NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani in età anni non più inseriti in un percorso scolastico/formativo ma neppure impegnati in un attività lavorativa; forze lavoro potenziali, comprendenti gli inattivi disponibili a lavorare e inattivi che cercano lavoro; sottoccupati a part-time, lavoratori a orario ridotto che vorrebbero svolgere un numero maggiore di ore di lavoro, ma non ne hanno l opportunità. 4

5 Attraverso i valori assoluti della rilevazione sulle forze di lavoro è possibile costruire numerosi indicatori (rapporti %) che permettono di trarre valutazioni sintetiche relativamente agli andamenti storici, comparazioni territoriali nazionali ed internazionali. Anche se il principale obiettivo della nuova indagine rimane la produzione delle stime ufficiali degli occupati e delle persone in cerca di occupazione, vi sono novità riguardanti le informazioni sul tema dell istruzione e della formazione. Viene evidenziata la separazione tra educazione di tipo formale e attività di formazione, secondo la recente rivisitazione operata in sede comunitaria dei concetti e delle variabili di interesse per l indagine sulle forze di lavoro. Mentre precedentemente si limitava a rilevare la partecipazione a corsi di formazione professionale o ad altri corsi, ora l apprendimento al di fuori del sistema di istruzione viene esteso ad un insieme di attività: dai seminari alle lezioni private, dalle conferenze all Università della terza età. Il numero degli indicatori che vengono utilizzati solitamente è molto ampio, e questi sono costruiti anche per analizzare fenomeni specifici e per particolari categorie di persone. Gran parte degli indicatori fanno riferimento a definizioni condivise a livello internazionale, non solo a livello europeo, presso l OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Intanto, per un primo approfondimento sul mercato del lavoro vengono solitamente utilizzati i seguenti indicatori: tasso di attività (rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione in età lavorativa); tasso di occupazione (rapporto tra gli occupati e la popolazione in età lavorativa). tasso di disoccupazione (rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro) e, di recente, viene affiancato anche un tasso di disoccupazione costruito come gli altri due (occupazione e attività), come rapporto tra disoccupati e la popolazione di riferimento. 5

6 E necessario prestare attenzione alle classi di età cui si riferiscono gli indicatori sopra riportati, in quanto (a parte quelli specifici per distinte classi di età) la popolazione di riferimento può essere estesa fino a 64 anno e spesso anche oltre, come ormai avviene in molte rilevazioni (fino a 74 anni). Italia, forze di lavoro e indicatori, anni , (migliaia di unità e %). FORZE DI LAVORO (15-64) POPOLA- INATTIVI Anno Persone in ZIONE Occupati cerca di Totale (15-64) (15-64) occupazione Tasso di attività (15-64) Tasso di occupazione (15-64) Tasso di disoccupazione ,9 58,6 6, ,3 57,4 7, ,0 56,8 8, ,1 56,8 8, ,5 56,6 10, ,4 55,5 12, ,9 55,7 12, ,0 56,3 11, ,9 57,2 11, ,4 58,0 11,2 Fonte: ISTAT, Indagine sulle forze di lavoro, Anni vari (*) dati non destagionalizzati Inoltre, le informazioni aggiuntive a livello disaggregato per sesso, territorio, età, permettono di osservare uno spaccato di grande articolazione e dinamicità (negativa in questi anni, ed in ripresa 6

7 negli ultimi tre) degli indicatori che, invece, sembrerebbero mutare poco nell attraversamento della crisi se analizzati a livello aggregato. Tasso di occupazione (15-64 anni) e giovanile ( anni) per sesso e ripartizione geografica Tasso di occupazione (15-64 anni) Tasso di occupazione (15-24 anni) Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine 2008 (media) Totale 58,6 70,1 47,2 24,2 29,0 19,2 Nord 66,9 76,1 57,6 31,9 37,0 26,5 Centro 62,8 73,0 52,7 25,1 29,3 20,6 Mezzogiorno 46,0 61,1 31,3 16,9 21,5 12, (media) Totale 55,7 64,7 44,8 15,6 18,2 12,8 Nord 64,3 71,8 56,9 20,3 23,1 17,3 Centro 60,9 68,4 53,6 15,5 18,0 12,9 Mezzogiorno 41,8 53,4 30,3 10,6 13,2 8, (media) Totale 58,0 67,1 48,9 17,1 20,1 13,9 Nord 66,7 74,2 59,2 22,0 25,1 16,8 Centro 62,8 70,4 55,3 17,7 20,5 14,8 Mezzogiorno 44,0 55,9 32,2 11,4 14,4 8,3 7

8 Tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) e giovanile ( anni) per sesso e ripartizione geografica Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) (15-24 anni) Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine 2008 (media) Totale 6,7 5,5 8,5 21,2 18,8 24,7 Nord 3,9 2,9 5,2 12,4 10,4 15,1 Centro 6,1 4,6 8,2 19,5 16,9 23,0 Mezzogiorno 12,0 10,0 15,6 33,6 30,1 39, (media) Totale 12,7 11,9 13,8 42,7 41,3 44,7 Nord 8,6 7,8 9,7 32,7 31,1 34,8 Centro 11,4 10,4 12,5 42,4 40,5 45,0 Mezzogiorno 20,7 19,1 23,3 55,9 54,1 58, (media) Totale 11,2 10,3 12,4 34,7 33,0 37,3 Nord 6,9 5,9 8,3 24,0 21,6 27,1 Centro 10,0 9,1 11,0 31,0 30,2 32,2 Mezzogiorno 19,4 17,9 21,8 51,4 48,8 55,6 8

9 I giovani NEET La crisi economica, che ha portato ad un forte aumento delle difficoltà di inserimento per le giovani generazioni, ha spinto la Commissione europea, nell ambito dell iniziativa Youth on the Move, ricompresa nella strategia Europa 2020, ad un monitoraggio sistematico della situazione dei giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (Neet, Not in education, employment or training) e all'elaborazione di politiche comuni su un segmento di popolazione che presenza particolari problematiche di alto rischio di esclusione. I crescenti valori di tale aggregato di popolazione giovanile (15-29 anni, e anche anni) segnalano le difficoltà e i ritardi nella transizione dallo studio al lavoro, la scarsa capacità del mercato di includere i giovani, e l accentuarsi di fenomeni di skill mismatch e di scoraggiamento. Ma, più ancora, la prolungata assenza dal mercato del lavoro e dal circuito formativo rischia di rendere più difficile le possibilità di reinserimento in qualsivoglia processo formativo e/o di esperienza lavorativa e di aumentare i periodi di disoccupazione e i fenomeni di dipendenza dalle prestazioni sociali. Occorre osservare che i Neet sono identificati per quello che non fanno (non studiano, non sono in formazione e non lavorano 4 ) piuttosto che per quali ragioni, volontarie o involontarie, risultano esclusi o si escludono dal circuito formativo o lavorativo. Di conseguenza comprendono un mix eterogeneo di giovani con livelli di esclusione sociale molto differenziati e che si trovano nelle più 4 Per ISTAT, la popolazione dei NEET è costituita da tutti i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione regionali della durata superiore a 6 mesi; tuttavia, nel novero di costoro, sono anche inclusi tutti gli individui che frequentano corsi di formazione regionali con durata maggiore ai 6 mesi o 600 ore, per i quali non è richiesto un titolo di studio per l accesso alla frequenza. Tuttavia, in considerazione della struttura del mercato del lavoro in Italia e dei processi di transizione dal mondo dell istruzione al lavoro, soprattutto negli anni più recenti l analisi sulla mancata partecipazione delle fasce più giovani della popolazione viene di fatto estesa fino a includere gli under 35. 9

10 diverse condizioni professionali, alcune delle quali basate su scelte individuali, temporanee o determinate dalla fase ciclica negativa della recessione. In Italia, dati ISTAT 2016, la quota di giovani Neet ha ancora una dimensione molto ampia: circa 2,2 milioni di giovani (+400mila da prima della crisi: 15,2% nel 2007), pari al 24,3% della popolazione in età anni, anche se in diminuzione negli ultimi due anni. E ancora la più elevata tra i paesi dell Unione (con un valore media del 14,2 per cento) e nettamente superiore a Germania (8,8 per cento), Francia (14,4 per cento) e Regno Unito (12,3 per cento). La presenza di Neet fra i giovani con diversi livelli di istruzione è cambiata nel corso della crisi. Mentre nel 2008 i Neet erano più diffusi tra i giovani con al più la licenza media (21,5 per cento), negli anni successivi la crescita dell aggregato ha coinvolto essenzialmente i giovani con medio e alto titolo di studio (+8,6 punti e +5,9 punti, rispettivamente). I NEET rappresentano il bacino potenziale dei giovani eleggibili alla Garanzia Giovani. L istituzione della Garanzia Giovani nasce dalla Raccomandazione della Commissione europea dell aprile 2013, finalizzata a contrastare l inattività giovanile e a favorire un più agevole ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. In essa si invitano gli Stati membri a porre in essere azioni volte a garantire che tutti i giovani 15-24enni ricevano, entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale, un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio extra-curriculare. La strategia persegue l obiettivo di prevenire la disoccupazione di lunga durata in linea con l approccio preventivo introdotto dalla Strategia europea per l occupazione del 97 e con la logica degli obiettivi posti da Europa Nello specifico la Garanzia Giovani intende contribuire al raggiungimento di tre obiettivi: che il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni abbia un lavoro, che gli abbandoni scolastici siano inferiori al 10% e che almeno 20 milioni di persone siano sottratte alla povertà e all'esclusione sociale. (ISFOL, Rapporto sulla Garanzia Giovani in Italia, Roma, 2016) 10

11 Il Piano italiano Garanzia Giovani è oggetto di un'attività di monitoraggio e valutazione dell'attuazione degli interventi, finalizzati a documentare il numero e le caratteristiche dei destinatari raggiunti, nonché l'avanzamento della spesa e gli effetti delle misure sulla situazione occupazionale dei beneficiari, e a individuare eventuali azioni correttive. I Rapporti sull'attuazione della Garanzia Giovani in Italia sono disponibili nella sezione Biblioteca Anpal del sito dell'anpal. Disoccupati, inattivi, sottoccupati. Indicatori complementari al tasso di disoccupazione Per meglio analizzare il mercato del lavoro sono stati definiti a livello europeo nuovi indicatori complementari al fine di offrire un informazione che vada oltre la tradizionale distinzione tra occupati, disoccupati e inattivi. Tale tripartizione è sempre apparsa troppo semplificata per riuscire a cogliere un mercato del lavoro sempre più frammentato e diversificato, e tale segmentazione si è dilatata specialmente oggi che la crisi provoca dinamiche proprio nelle fasce più marginali. Due nuovi indicatori danno conto di parte della popolazione inattiva che manifesta una qualche disponibilità a lavorare 5, collocandosi così tra chi lo cerca attivamente (disoccupati) e chi, tra gli 5 Il primo riguarda gli inattivi disponibili a lavorare, ovvero coloro che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane ma sono subito disponibili a lavorare. Il secondo indicatore riguarda gli inattivi che cercano lavoro, ma non sono subito disponibili a lavorare. La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette forze di lavoro potenziali. 11

12 inattivi, non manifesta alcuna disponibilità. La somma dei due indicatori relativi agli inattivi (detta forze di lavoro potenziali ) ai disoccupati fornisce la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo. Un terzo indicatore infine è quello dei sottoccupati part time. Al contrario della disoccupazione, non si è in presenza di mancanza di lavoro ma di una situazione lavorativa subottimale o indesiderata. Tra questi, il segmento più vicino alle situazioni di criticità individuate dalla disoccupazione è rappresentato dai lavoratori a orario ridotto che vorrebbero svolgere un numero maggiore di ore di lavoro, ma non ne hanno l opportunità. E evidente che la precarietà, unita ad una ridotta retribuzione, rendono vicine le criticità della disoccupazione, con i conseguenti rischi di entrare, o permanere, nell area della povertà. L elevato livello di mancata partecipazione che caratterizza il nostro Paese suggerisce la persistenza di meccanismi di scoraggiamento che deprimono l ingresso nel mercato del lavoro di ampie fasce di popolazione: coloro che non cercano lavoro ma vorrebbero lavorare erano circa 2.7 milioni negli anni prima della crisi e sono saliti sino a superare nel 2014 le 3,6 milioni di unità, per poi scendere a 3.2 milioni circa nel IV trimestre del Tra questi, oltre la metà (1.770mila) è scoraggiato, ovvero dichiara di non aver cercato lavoro perché ritiene di non riuscire a trovarlo. Di seguito, si fornisce uno schema che illustra (anche se riferito al 2012) come si articolano le principali grandezza che caratterizzano il mercato del lavoro e la popolazione potenzialmente attiva. 12

13 Nell tavola seguente, una articolazione delle tipologie in cui si articola l aggregato degli inattivi, ed il motivo dell inattività. 13

14 Fonte: ISTAT Nota trimestrale congiunta sulle tendenza dell'occupazione -IV trimestre

15 L occupazione e la produzione: i dati della Contabilità Nazionale Sempre l ISTAT fornisce un altro dato riconducibile all occupazione, le Unità di lavoro - Ula (o Equivalente tempo pieno), che sono utilizzate in Contabilità Nazionale come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi rientranti nelle stime del prodotto interno lordo (PIL) in un determinato periodo di riferimento (anche queste definizioni sono condivise a livello europeo nell ambito del Sistema europeo dei conti, Sec95). L unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestato nell anno da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o da lavoratori che svolgono un doppio lavoro. Questo concetto non è più legato alla singola persona fisica, ma risulta ragguagliato a un numero di ore annue corrispondenti a un occupazione esercitata a tempo pieno. Appare evidente la discordanza tra le due grandezze, aldilà delle modalità di rilevazione e stima. Infatti, per le Forze di lavoro si contano le teste, in quanto la fonte di rilevazione è la persona, che può svolgere anche un doppio lavoro (quindi produce di più di un altro occupato a tempo pieno), oppure può svolgere un lavoro a tempo parziale (quindi meno di un occupato a tempo pieno); inoltre, il lavoro nero trova qualche riscontro nel calcolo della produzione, al contrario della rilevazione sulle Forze di lavoro. Vedi, anche per un approfondimento sui più recenti andamenti dell occupazione: Lezione 1 - Allegato LAVOCE.INFO - Gli occupati risalgono, le ore lavorate no (Guzzi - Lisciandro) 15

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17 FONTI AMMINISTRATIVE Oltre alle statistiche ufficiali, di fonte ISTAT, vi sono altri giacimenti di informazioni, che non hanno origine, e quindi non sono rilevati né organizzati per offrire analisi statistiche, ma che sono i risultati di procedimenti amministrativi, quali archivi amministrativi, anagrafi di imprese, movimenti di iscrizione di lavoratori. La differenza sostanziale e che il dato amministrativo nasce per la gestione di un provvedimento, mentre l informazione statistica è organizzata e diffusa per la conoscenza. I vantaggi: economicità per l utilizzo dei dati a fini statistici, non vi alcuna molestia per l intervistato, sovente i dati si riferiscono alla totalità della popolazione e costituiscono utili archivi di base. Gli svantaggi: non coincidenza fra le definizioni usate per uno stesso fenomeno (categoria, utenza) tra dati amministrativi e quelli di fonte statistica, modifiche legislative /o regolamentari che pregiudicano la confrontabilità dei dati, scarso controllo della qualità dei dati, informazioni secondarie mancanti in quanto non rilevanti per l uso amministrativo. Le fonti amministrative più importanti sono quelle rispetto alle quali esiste l obbligo di iscrizione e/o dichiarazione formale di determinate informazioni (INPS, Camere di Commercio, Centri per l impiego, ed anche anagrafi comunali, scuole, università, ecc.). E da ricordare che spesso vi sono divergenze, anche rilevanti, relative ad un medesimo fenomeno osservato attraverso fonti di informazioni diverse. A dicembre 2017 è stato pubblicato ll mercato del lavoro. Verso una lettura integrata, frutto del lavoro congiunto di Istat, Ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, che documenta i primi risultati delle attività di sperimentazione dell integrazione delle fonti amministrative e statistiche sul fenomeno e offre le analisi basate sull'utilizzo congiunto dei dati provenienti dalle diverse istituzioni coinvolte. 17

18 La pubblicazione intende fornire informazioni armonizzate, complementari e coerenti sulla struttura e sulla dinamica del mercato del lavoro in Italia e implementare un Sistema informativo statistico condiviso. Il rapporto affronta tematiche come la relazione tra l andamento ciclico dell economia e quello del mercato del lavoro, l impatto dei fattori demografici, il ruolo della competitività e delle strategie d impresa nella creazione di occupazione, i nuovi tipi di lavoro e i mutamenti normativi, la complessità e l evoluzione delle forme di lavoro indipendente, la relazione tra lavoro e salute e altri temi di attualità e rilevanza. Per una breve panoramica delle principali fonti del mercato del lavoro e le informazioni di dettaglio sui più recenti andamenti della domanda ed offerta del mercato del lavoro vedi anche la già citata pubblicazione dell'istat Lezione 1 - Allegato ISTAT Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell'occupazione -IV trimestre

19 ISTRUZIONE E FORMAZIONE: fonti e indicatori Riguardo a tali macro aree di policy, le necessità di approfondimento non vertono tanto sui contenuti delle definizioni, quanto sugli indicatori che vengono utilizzati nel dibattito scientifico e politico, che spesso non sono a conoscenza di un pubblico più vasto. Si inizierà offendo indicazioni sui giacimenti di informazioni statistiche in Italia curate a livello istituzionale, mentre per le numerose indagini condotte su problematiche particolari (territori circoscritti, segmenti di popolazione scolastica, categorie, ecc.), così come per le informazioni di fonti internazionali, si farà specifico riferimento al momento della trattazione nei capitoli seguenti). Per l istruzione, per tutti i livelli scolastici sino all università, le fonti statistiche possono essere così riassunte: a) nel sito alla voce Istruzione, le pubblicazioni relative alla scuola statale (scuole, classi, alunni, insegnanti), agli alunni con cittadinanza non italiana delle scuole statali e non statali, i notiziari relativi agli esiti degli scrutini, i dati relativi agli esami di stato; b) nel sito alla voce università, la rilevazione degli studenti iscritti in corso e fuori corso, i laureati per anno solare, con possibilità di ottenere direttamente aggregate o particolareggiate per sedi universitarie, facoltà, corsi di laurea, ecc. c) nel sito dell ISTAT, oltre ai dati dell istruzione (scuole statali e non statali) negli Annuari statistici, sono di grande interesse le rilevazioni campionarie sulla transizione istruzione-lavoro che si pongono l obiettivo di analizzare, anche in ottica comparativa, il rendimento dei diversi titoli di studio sul mercato del lavoro; diplomati, laureati, dottorati di ricerca. Sono utilissime, anche perché permettono analisi ormai ventennali, le informazioni riportate tra gli Indicatori per le politiche di sviluppo, ove i dati sono disaggregati per regione e partizioni territoriali; 19

20 d) Nel sito Consorzio di 75 Atenei Italiani, si trovano informazioni e approfondimenti su tematiche inerenti la condizione giovanile, gli studi universitari, l'occupazione dei laureati. Oltre a rendere disponibili online i curriculum vitae dei laureati, per favorire l incontro fra Laureati, Università e Aziende, ogni anno pubblica un Rapporto sul Profilo dei laureati per approfondire le caratteristiche e le performances dei laureati e un Rapporto sulla Condizione occupazionale dei laureati dopo uno, tre e cinque anni dalla conclusione degli studi, con le prospettive del mercato del lavoro e le relazioni fra studi universitari e sbocchi occupazionali. Diversa appare la situazione delle informazioni per l area della formazione. Anzitutto, mentre per l istruzione, aldilà delle differenze tra i Paesi, vi è persino una classificazione internazionale di riferimento 6, per la formazione, invece, i perimetri entro cui collocare le diverse esperienze di riferimento sono molto incerti e di non facile definizione e quantificazione. Si parla, infatti di un sistema di lifelong learning, di cui le parti più rilevanti e più strutturate sono la formazione professionale offerta per favorire l occupabilità delle persone (giovani e non) e la formazione continua rivolta ai lavoratori, cui segue una vera e propria galassia di iniziative di formazione permanente rivolta agli adulti. In sintesi: a) per la formazione professionale, essendo una competenza primaria delle Regioni, con iniziative formative in larga parte cofinanziate attraverso i Fondi Strutturali europei (Fondo Sociale Europeo), le informazioni primarie sono organizzate presso gli Assessorati regionali che hanno la responsabilità della formazione e dei fondi europei. A livello centrale, l INAPP con le diverse collane informative e rapporti mette a disposizione quadri riepilogativi nazionali, regionali e approfondimenti sui sistemi formativi regionali; 6 UNESCO, ISCED International Standard Classification of Education. 20

21 b) per la formazione continua, anche se una parte non secondaria viene finanziata attraverso il Fondo Sociale Europeo, il sistema formativo è ancora più complesso con una molteplicità di iniziative, attori e fonti di finanziamento. Basti ricordare le attività formative finanziate dai Fondi Paritetici Interprofessionali, quelle finanziate da leggi statali e gestite anche da Regioni e Province come la legge 236/93 e 53/00, sino alle attività promosse direttamente dalle imprese. Un approfondito quadro riepilogativo è riportato nel rapporto annuale sulla formazione continua, presentato al Parlamento dal Ministero del Lavoro, e curato dall ISFOL e da Italia Lavoro 7. c) per la formazione permanente, che può, in una accezione ampia, ricomprendere tutte le diverse tipologie di formazione per la popolazione di anni (come negli indicatori utilizzati nei confronti europei), dall istruzione media al dottorato di ricerca, la formazione professionale, la formazione continua rivolta agli occupati, tutte le altre iniziative formative rivolte agli adulti, sino a quelle informali ed auto-gestite. All interno di questo aggregato, si fa anche riferimento ad un insieme più circoscritto quale l istruzione per gli adulti (EdA), che fa riferimento ad un assetto istituzionale in modificazione, oggi costituito dai Centri territoriali permanenti per l educazione degli adulti (CTP) e dai corsi serali negli Istituti superiori. E, comunque, un aggregato di iniziative che viene rilevato ed analizzato in profondità. A livello europeo, con riferimenti anche alla realtà italiana, l Eurostat ha condotto tra il 2005 e 2007 la prima Adult Education Survey (AES), e che sarà prodotta con una periodicità quinquennale, come per la Continuing Vocational Training Survey (CVTS); nel 2011 vi è stata una seconda edizione e la terza nel L ISTAT e l INAPP, in numerose pubblicazioni e ricerche, offrono informazioni sulle tipologie di attività e sulla spesa 8 ; 7 Per l edizione più recente: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ISFOL, XV rapporto sulla Formazione Continua, Roma, dicembre 2014, che contiene anche i risultati della indagine quinquennale CVTS (Continuing Vocational Training Survey) promossa dall Eurostat e realizzata in Italia da una partnership scientifica tra ISTAT e INAPP. Inoltre: ISTAT, La partecipazione degli adulti alle attività formative,anno 2012, Roma, 2 dicembre L ultima indagine è stata effettuata nei mesi maggio-agosto 2017 e3d è in corso di elaborazione 8 L ISTAT, che ha realizzata in Italia l indagine AES dell Eurostat, ha ampliato il questionario europeo nell ambito dell inchiesta Multiscopo I cittadini e il tempo libero, rivolgendosi anche a coloro che non partecipano alle attività formative. L indagine più recente è stata condotta a metà del

22 al riguardo, si ricorda che la Rilevazione continua sulle forze di lavoro dell ISTAT contiene informazioni sulla formazione permanente. Da ultimo, stanno entrando a regime le indagini sui livelli delle competenze di giovani ed adulti, quali: a) le indagini OCSE PISA sulle competenze dei quindicenni, attraverso i punteggi medi in lettura, matematica e scienze, con l offerta di uno spaccato informativo che rappresenta una caratterizzazione in divenire della dotazione del capitale umano del territorio. E ciò sia in termini dinamici, sia con i confronti intertemporali tra le regioni, considerando la quota di studenti in difficoltà, con scarse competenze, ma anche a riguardo degli studenti con elevate competenze. A queste risultanze si affiancano con ulteriori indicazioni, ed anche confronti, le rilevazioni nazionali realizzate dall INVALSI, (l ultima si riferisce all anno scolastico , ed è stata effettuata nel mese di aprile), che restituiscono a ciascuna scuola una serie d informazioni sul funzionamento in termini di apprendimenti prodotti in un ottica comparativa e longitudinale. b) Il Programme for International Assessment of Adult Competencies (PIAAC), una iniziativa dell OCSE volta a misurare (mediante la somministrazione di test su base campionaria) il livello di possesso di quelle competenze o abilità chiave (key skills) nell elaborazione delle informazioni che sono considerate essenziali per la piena partecipazione di cittadini adulti al mercato del lavoro e alla vita sociale di oggi. In particolare PIAAC misura, per adulti tra 16 e 65 anni, il livello di possesso delle competenze chiave nei seguenti campi: alfabetizzazione di base o literacy, alfabetizzazione matematico-scientifica o numeracy 9. Le più recenti sono state effettuata nel 2012 e 2015; di tali indagini recentemente è stato reso pubblico un interessante 9 Nella distribuzione dei valori attorno alla media, la situazione italiana appare molto pesante nel confronto internazionale, e più ancora, circoscrivendo il raggiungimento del livello 3, quello che PIAAC valuta corrispondere al possesso delle competenze necessarie minime per poter vivere e lavorare in modo adeguato al giorno d oggi, oltre il 70% degli italiani risulta non possederle. 22

23 sintetico approfondimento 10. Di tali informazione si darà conto nella successiva Lezione 4, tra le problematiche relative al capitale umano. E evidente che appare difficile cogliere attraverso una serie di indicatori l ampiezza, la complessità e la problematicità delle diverse dimensioni caratterizzanti i sistemi dell istruzione e della formazione. Tuttavia, di seguito, vengono riportati gli indicatori che più comunemente vengono utilizzati per fornire una prima chiave interpretativa della dimensione dei sistemi osservati, lasciando ad altri capitoli l utilizzo di indicatori più mirati ai fenomeni e problemi che saranno specificatamente trattati, in particolare quelli relativi alla qualità dell istruzione ed alla misurazione del livello di apprendimento. Gli indicatori più comunemente usati sono: tasso di scolarità (iscrizione, partecipazione), rapporto (%) tra gli studenti iscritti ad un livello di istruzione e la popolazione residente appartenente alla corrispondente classe teorica di età. Ad esempio, per la scuola secondaria superiore l'età teorica considerata è anni, per l'università è Per la scuola può assumere valori superiori a 100 per la presenza di ripetenze o anticipi di frequenza; tasso di passaggio, rapporto (%) tra gli studenti iscritti ad un anno t su promossi (o licenziati) anno t- 1. Solitamente viene utilizzato nel misurare la transizione tra un ciclo di studi ed il successivo; tasso di scolarizzazione (livello di istruzione), quota (%) della popolazione di una classe di età teorica (convenzionale) in possesso di un titolo di studio. Oltre a definire il livello di istruzione raggiunto, viene spesso utilizzato per misurare la quota di popolazione che non ha raggiunto un determinato livello di studio (ad esempio, per la popolazione 15-19, chi è in possesso almeno la 10 OECD - ADULT SKILLS IN FOCUS n. 5/2017, Do socio-economic disparities in skills grow between the teenage years and young adulthood, /March en 23

24 licenza media inferiore), ed in questi casi più è basso il valore è migliore è la situazione. E anche uno degli indicatori per misurare la dispersione scolastica, cioè l abbandono e il non raggiungimento di un livello di istruzione; tasso di produttività, rapporto (%) tra il numero di chi ha terminato un ciclo (diplomati-laureati) e gli iscritti al 1 anno (immatricolato) di x anni precedenti (a seconda del ciclo formativo); spesso questo tasso viene sostituito, per la secondaria superiore, dal tasso di maturità (diplomati sulla media della popolazione di anni) e. per l università, la % dei laureati sulla popolazione corrispondente 11 ; tasso di abbandono (abbandono), rapporto (%) tra gli studenti iscritti ad un anno t-1 e quelli che nel successivo anno t non risultano iscritti nella classe (o livello) successiva, né sono tra i ripetenti della stessa classe. A volte viene calcolato con gli abbandoni durante l anno scolastico. Oppure, come si è detto poco avanti, per misurare la quota di popolazione che ha raggiunto un determinato livello di studio (ad esempio, per la popolazione 15-19, chi è in possesso almeno la licenza media inferiore) e che non prosegue, o non è coinvolta, in un altro ciclo formativo. 11 Le classi di età sono molto variegate, come avviene anche nel caso di altri indicatori, e vanno da anni, come nel caso degli indicatori per le comparazioni relative alla Strategia Europa 2020, sino a classe puntuali, quali 23 anni, adottate nel rapporti dell INAPP, ad esempio, per le lauree triennali riferite al 1 ciclo, diplomi universitari, ecc, 24

25 Di seguito si riporta un quadro sintetico dell attuale scolarizzazione in Italia, attraverso gli indicatori appena descritti. Indicatori del sistema formativo in Italia; anni Secondaria superiore Università Indicatore % Indicatore % Tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria superiore (a) 93,6 Tasso di passaggio (1) 61,3 Tasso di scolarizzazione superiore (b) 80,5 Tasso di immatricolazione (2) 55,4 Livello di istruzione della popolazione adulta (c) 40,3 Tasso di iscrizione (3) 40,3 Tasso di maturità (d) 76,5 Laureati su popolazione 25enne (4) 32,1 Tasso di produttività (e) 68,6 Laureati su popolazione anni (5) 26,2 Note (a) % della popolazione in età anni che frequenta la scuola secondaria superiore (b) % della popolazione in età anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore (c) % della popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondario inferiore (d) % dei maturi sulla media della popolazione in età anni (e) % dei maturi rapportati agli iscritti al 1 anno della secondaria superiore 5 anni prima (1) % degli immatricolati per la prima volta in rapporto ai diplomati del precedente anno scolastico (2) % degli immatricolati in complesso in rapporto alla media dei giovani in età anni (3) % degli iscritti in rapporto alla popolazione in età anni (4) Laureati dei corsi di laurea triennali, diplomi universitari, scuole dirette a fini speciali (5) Popolazione che ha conseguito un titolo di studio universitario o equivalente (indicatore della Strategia Europa 2020) NB: In grassetto indicatori con valori aggiornati al 2016 Fonte: ISTAT, Noi Italia 2018; ISTAT, Indicatori politiche di sviluppo -Istruzione e formazione, Roma,

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