Memoriale della Shoah di Milano BINARIO 21

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1 Memoriale della Shoah di Milano BINARIO 21 1

2 Enti Fondatori: Comune di Milano Regione Lombardia Provincia di Milano Ferrovie dello Stato Comunità Ebraica di Milano Fondazione CDEC Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Associazione Figli della Shoah Comunità di Sant Egidio Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Questa brochure è stata realizzata grazie al generoso contributo di NSEC Srl, leader nel campo della sicurezza informatica. La società, situata nel cuore di Milano, vanta l esperienza di un team di professionisti internazionali e focalizza la propria strategia sulle necessità primarie in termini di sicurezza sia delle aziende sia degli utenti privati. Sponsor: Europa Risorse Esselunga Bernardo Caprotti Progetto grafico e realizzazione a cura di: 2 NSEC Srl Piazza Velasca, Milano Tel Fax Via Ezio Biondi, Milano Tel r.a. Fax

3 Fondazione per il Memoriale della Shoah di Milano Binario 21 Roberto Jarach* Un centro di incontro e di confronto, un laboratorio per la convivenza dove dialogo e conoscenza possano porre le basi per la formazione dei giovani, che avranno la responsabilità di guidare una società sempre più multietnica e multiculturale. Questo è lo scopo delle attività della Fondazione per il Memoriale della Shoah di Milano, che avrà il compito di recuperare alla vista dei cittadini di Milano e dei visitatori di passaggio un luogo simbolo della deportazione degli ebrei e degli altri perseguitati verso i campi di concentramento e di sterminio dell Europa nordorientale. In copertina La facciata della Stazione Centrale di Milano, dai cui sotterranei partirono i convogli piombati carichi di detenuti ebrei diretti ai campi di sterminio nazisti. Il primo convoglio partì il 6 dicembre 1943 diretto ad Auschwitz, l ultimo il 15 gennaio 1945 si fermò al campo di transito di Fossoli (Carpi). Foto Civico Archivio Fotografico Milano Un primo impegnativo compito, che richiederà ingenti risorse fi nanziarie per il recupero e l allestimento del Memoriale nella zona sottostante il piano dei binari della Stazione Centrale di Milano, dove furono caricati su carri bestiame i prigionieri in partenza dalle carceri di San Vittore. Ma anche la realizzazione di un centro polifunzionale dove ospitare incontri, dibattiti, mostre per ricordare le atrocità del passato, ma soprattutto dove creare occasioni di dialogo e di confronto fra le culture e per educare i giovani, quali protagonisti della vita degli anni a venire, a superare le barriere linguistiche, culturali, sociali e perché la barbarie del XX secolo che vide nella Shoah il segno del massimo degrado dell umanità, non possa ripetersi. Non solo, quindi, un luogo della memoria, come debito doveroso verso chi non è più tornato dai viaggi verso lo sterminio, ma un luogo vivo per chi avrà domani la responsabilità di migliorare la società e i rapporti umani. È un impegno gravoso per il quale la Fondazione richiede l aiuto materiale di chi ne condivide gli scopi istituzionali e il sostegno per le attività che potranno essere avviate e realizzate appena approntati i nuovi locali. La nostra ambizione è di poter effettuare un opera di recupero di un luogo così emblematico e ricco di contenuti storici per la città e per il territorio all altezza della tradizione multiculturale della città di Milano. Le istituzioni promotrici della Fondazione ne sono diventate Soci fondatori impegnandosi a contribuire alla realizzazione del Memoriale e a sostenerne le attività: contiamo ora su numerose adesioni di privati, enti e società per il raggiungimento dei nostri obiettivi e ringraziamo sin d ora chi vorrà aiutarci. * membro del Comitato dei promotori 3

4 Un idea diventa realtà Milena Santerini* 4 Quando, nel 1997, la Comunità di Sant Egidio cominciò a ricordare la deportazione verso Auschwitz-Birkenau avvenuta dalla Stazione Centrale il 30 gennaio 1944, pochi avrebbero immaginato che in quei locali spogli e bui dei sotterranei di via Ferrante Aporti, da cui era partita Liliana Segre con tanti altri, sarebbe nato un Memoriale della Shoah. Oggi, il progetto di mettere a disposizione della città e delle giovani generazioni un luogo autentico della deportazione diviene realtà, con l obiettivo di trasmettere una memoria non retorica ma viva degli eventi della seconda guerra mondiale. Fin dagli inizi, il Memoriale è stato pensato per i giovani, nell intento di lasciare in eredità il ricordo dei tanti uomini, donne e bambini fi niti in quelle tenebre. Man mano che si allontanano gli eventi, infatti, cambia profondamente la sensibilità con cui i giovani ascoltano la narrazione dello sterminio. Neo-antisemitismo, globalizzazione, confl itti internazionali mutano il contesto in cui si trasmette la memoria. La vicenda della Shoah appare come una pagina della storia su cui occorre fermarsi, e un punto di non ritorno nella coscienza dell umanità: ma come spiegarlo alle nuove generazioni? È evidente che occorre evitare il rischio di una stanchezza dell Olocausto dato dalla sovraesposizione del tema, in particolare sui mass media, soprattutto in occasione di date come il Giorno della Memoria. Il progetto educativo del Memoriale vuole invece evitare ogni retorica, legando la storia, cioè la lettura attenta dei fatti, alla memoria, ovvero le voci delle singole vicende umane. Attraverso la suggestione del luogo autentico, l utilizzo dei mezzi audiovisuali, l attenzione ai metodi interattivi, il progetto del Memoriale potrà contribuire a formare nei giovani una coscienza critica e un impegno civile anche per il futuro. * docente di Pedagogia Generale (Scienze della Formazione primaria) all università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

5 Perché un memoriale Ferruccio De Bortoli* Perché la memoria? Perché ricordare? Ce lo domandiamo spesso. Anche dopo la più grande delle tragedie la vita continua. E guardare avanti è un obbligo, una necessità. La civiltà del diritto non prescinde dall oblio, ma non per i reati di genocidio. La Shoah è la tragedia. L unico progetto tentato fi nora, concepito nel cuore dell Europa più civile e colta, con lo scopo di eliminare un intero popolo. Non ha eguali, ma non si può dire che semplicemente per questo non possa ripetersi. La memoria è un dovere morale, un impegno civile. Se rituale è inutile. Se strumentale, persino pericolosa. Se scolora nella banalità allontana la percezione del dolore, l immensità del sacrifi cio, la forza dirompente di quei corpi senza carne, di quei volti muti e sofferenti, eppure così dignitosi. La memoria autentica scongiura la formazione di un vuoto alle nostre spalle. Attenua quella comprensibile tendenza alla rimozione del passato che toglie gradatamente senso agli avvenimenti, spingendoli nel pozzo della storia fi no a confonderli con tanti altri. Il ricordo è un esercizio salutare: apre la mente e i cuori, ci fa guardare all attualità con meno pregiudizi e minori ambiguità. Il ricordo è protezione dalle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell antisemitismo e del razzismo. Purtroppo ancora diffusi in un mondo nel quale c è ancora chi nega il diritto a esistere di Israele Sopra Milano, binari della Stazione Centrale. Su questi binari transitarono, fra il 1943 e il 1945, 15 convogli RSHA: carri bestiame sui quali furono stipati migliaia di ebrei diretti alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Sono gli stessi binari sui quali oggi transitano i treni in partenza e arrivo dal capoluogo lombardo. Foto Civico Archivio Fotografi co Milano 5

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7 e persino lo stesso Olocausto. Chi ha conoscenza critica della storia trova più facilmente il buon senso e la saggezza della quotidianità; non fatica a comprendere o ad accettare chi ha etnia o religione diversa dalla sua. Chi ha buona memoria è un cittadino migliore. Un educatore più attento. Quest anno la Giornata della Memoria cade nel settantesimo anniversario delle leggi razziali italiane che, come ha ricordato il Presidente Napolitano, prepararono l Olocausto anche in Italia e suscitarono orrore negli italiani rimasti consapevoli dei grandi valori della nostra tradizione civile e culturale. Per la minoranza ebraica italiana scrisse De Felice la persecuzione colpì tanto più quanto più inaspettata. Come faccio a spiegare ai miei bambini ricordò Memo Bemporad che non possono più andare a scuola con i loro amici? Ci ho provato, ma alle loro domande non so che cosa rispondere. Furono poche le domande e pochi i dubbi allora. L orrore e la tragedia erano già seminascosti nel tranquillo autunno di un Italia ancora serena e ignara del proprio destino. Era un venerdì di metà novembre del 1938, quando sulla prima pagina dei giornali apparve l annuncio dell approvazione delle leggi per la difesa della razza. Nello stesso giorno, in un piccolo riquadro c era la notizia dell assegnazione del Nobel per la fi sica a Enrico Fermi, che lo ritirò e non torno più in Italia. Non tornarono più anche molti ebrei milanesi. Ma non tornarono più da Auschwitz. Erano partiti, in più di 600, dai sotterranei della Stazione Centrale, una mattina fredda e nebbiosa del 30 gennaio del 1944, in una Milano tranquilla e ancora addormentata. In dicembre, dallo stesso binario, ne partirono altri 250 e fi no al maggio del 1944 molti ancora da lì furono deportati e uccisi. In quei sotterranei sorgerà il Memoriale della Shoah. Per ricordarsi di ricordare. * Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Nella pagina a fi anco A sinistra A destra in alto Graffi ti come questi non sono rari nelle nostre città, la parola ebreo è spesso divenuta un vero e proprio insulto. La stella gialla imposta a Elsa Gross, internata nel ghetto di Theresienstadt. Auschwitz-Birkenau,selezione di deportati verso la morte sulla Hauptstrasse: essi venivano giudicati abili al lavoro oppure inabili. Gli inabili venivano inviati alle camere a gas senza registrazione. 7

8 Il processo nazista di sterminio sistematico degli ebrei, avviato tra la fine del 1941 e gli inizi del 1942, prevedeva che le vittime dell Europa occidentale venissero deportate con trasporti ferroviari fino ai centri di sterminio allestiti dal Terzo Reich. All arrivo, la maggior parte dei deportati era selezionata per l uccisione immediata in camere stagne sature di gas venefico, mentre un minor numero era destinato al lavoro schiavo, anch esso spesso conclusosi con la morte. 8

9 La deportazione degli ebrei dalla Stazione Centrale Il Memoriale della Shoah di Milano (Binario 21) sorge in un area della Stazione Centrale di Milano, situata a livello stradale, sotto i binari ferroviari ordinari. L area era adibita al carico e scarico della posta e aveva accesso diretto su via Ferrante Aporti. Tra il 1943 e il 1945, durante l occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana, essa fu il luogo ove gli ebrei, prelevati dalle carceri di San Vittore, venivano caricati su carri bestiame destinati ai campi nazisti di concentramento Nella pagina a fi anco L arrivo ad Auschwitz-Birkenau di un gruppo di deportati ebrei in attesa della selezione. Il valore documentario di questa immagine risiede nel fatto che una delle strutture dello sterminio (Krematorium) è chiaramente visibile sullo sfondo in alto al centro. e di sterminio (Auschwitz- Birkenau, Bergen-Belsen) o instradati verso campi di raccolta e transito situati in territorio italiano (Fossoli e Bolzano). Ogni carro veniva stipato con numerose decine di persone. Una volta piombato, esso veniva dapprima posizionato su un carrello traslatore, che si muoveva lungo un enorme galleria, poi immesso su un ascensore montavagoni e sollevato fino a raggiungere un binario di manovra all aria aperta, situato fra i binari 18 e 19. Lì i carri venivano agganciati al locomotore e aveva inizio il trasporto. La Stazione Centrale di Milano fu il luogo di partenza anche di alcuni convogli di deportati politici, avviati a Mauthausen, o, assieme a deportati ebrei, a Fossoli. Fra il 1942 e il 27 gennaio 1945, il campo di Auschwitz-Birkenau fu il più grande dei centri di sterminio allestiti dal regime nazista. Lì vennero uccisi anche migliaia di ebrei, di ambo i sessi e di ogni età, deportati dalla nostra Penisola. Per una parte di essi, l area della Stazione Centrale di Milano, oggi destinata a Memoriale della Shoah, fu l ultimo lembo di suolo italiano calpestato. In alto Mappa dell Europa con i principali itinerari di deportazione verso Auschwitz. Foto: Martin Gilbert, 2000 Milano Centrale 9

10 Convogli di deportati ebrei partiti da Milano dicembre 1943 per AUSCHWITZ 30 gennaio 1944 per AUSCHWITZ 11 febbraio 1944 per FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 22 febbraio) 30 marzo 1944 per FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 5 aprile) 19 aprile 1944 per BERGEN-BELSEN 27 aprile 1944 per FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 16 maggio) 14 maggio 1944 per FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 16 maggio) 9 giugno 1944 per FOSSOLI (da lì per Auschwitz il 26 giugno) FOSSOLI VERONA 10 Foto 1 e 2: le deportazioni sistematiche degli ebrei provenienti dai territori occupati dalle truppe nazifasciste furono organizzate dall Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (RSHA). I detenuti venivano stipati in carri bestiame, senza acqua né cibo, servizi igienici, sotto il sole cocente o al gelo dell inverno... All arrivo li attendeva la selezione: per la camera a gas oppure per diventare manodopera schiava. Foto 3: i nazisti procedevano alla selezione dei deportati sulla Bahnrampe di Auschwitz- Birkenau. Quelli destinati alla camera a gas nella foto compaiono in colonna sullo sfondo e sono diretti verso i Krematorium I e II. Foto 4: immagine scattata all arrivo ad Auschwitz- Birkenau di uno dei convogli di ebrei provenienti dall Ungheria nel periodo tra fine maggio e metà giugno Il bambino in primo piano trovò la morte pochi minuti dopo l arrivo, come tutti gli altri bambini che, una volta giunti ad Auschwitz-Birkenau, venivano inviati alle camere a gas o divenivano cavie per esperimenti medici. Foto 5: il Krematorium II in costruzione ( ). Foto 6: ricostruzione della sala forni del Krematorium II di Auschwitz-Birkenau.

11 agosto 1944 per VERONA (da lì per Auschwitz il 2 agosto) 17 agosto 1944 per BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre) 7 settembre 1944 per BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre) 17 ottobre 1944 per BOLZANO (da lì per Auschwitz il 24 ottobre) Giorno e mese ignoti del 1944 per BOLZANO (da lì per Ravensbrück e Flossenburg il 14 dicembre) 15 dicembre 1944 per BOLZANO 15 gennaio 1945 per BOLZANO (La lista dei trasporti è tratta da L. Picciotto Fargion, Gli ebrei in provincia di Milano: 1943/1945. Persecuzione e deportazione, 2 ed., Provincia di Milano, Milano 2004) Auschwitz Birkenau BOLZANO 11

12 Il viaggio di Liliana Segre Gli ebrei italiani vivevano da perseguitati fin dal 1938 a causa delle leggi razziali fasciste; con l occupazione tedesca, dopo l 8 settembre 1943, non ebbero più scampo: iniziò una vera e propria caccia all uomo. Liliana Segre aveva allora 13 anni e suo padre, Alberto Segre, ne aveva 44. Tentarono di espatriare, furono respinti dagli svizzeri alla frontiera, vennero arrestati da italiani, incarcerati prima e deportati poi ad Auschwitz. Liliana sola è miracolosamente sopravvissuta. Da anni testimonia nelle scuole e nelle università perché quelle tragiche vicende non siano dimenticate. 12 Nella pagina a fi anco Alberto Segre nato a Milano il 12 dicembre 1899, morto ad Auschwitz il 27 aprile 1944 con in braccio la sua piccola Liliana, nata a Milano il 10 settembre 1930, sopravvissuta. Foto Liliana Segre Negli ultimi giorni di gennaio il quinto raggio del carcere di San Vittore si era riempito di ebrei che arrivavano da tutta Italia; eravamo circa settecento. Nella nostra cella entrarono timidamente due sposini di Torino, Aldo e Bianca Levi, quasi a chiederci scusa della forzata ospitalità. Si sistemarono sulla branda dove dormiva Papà; lui si mise sul pagliericcio, per terra, vicino a me. Dormivamo pochissimo, stavamo zitti per non disturbare gli altri. Faceva freddo, dormivamo vestiti. Aspettavamo notizie. Nell attesa fi ngevamo un distacco benevolo, quasi ottimista. In realtà non parlavamo che del nostro destino e un ansia devastante trasformava ogni nostra azione, anche la più sciocca, in un caso irripetibile. A un certo punto, credo nel pomeriggio, entrò nel raggio un tedesco che lesse i nomi di quelli che sarebbero partiti il giorno dopo per ignota destinazione. Erano circa 600 nomi, non fi niva più. Pochissimi furono i non chiamati, quasi tutti coniugi o fi gli di matrimoni misti. Rino Ravenna, sentito il suo nome, senza una parola, si allontanò dal gruppo dei condannati. Sul paletot nero, ormai impolverato e grigiastro, risaltava il collo di canapina dal quale i nostri aguzzini avevano strappato la guarnizione di astrakan. Poco dopo sentimmo un tonfo sordo. Si era buttato giù dal ballatoio dell ultimo piano ed era morto sul colpo, là, sull impiantito del raggio.

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14 Era sfuggito al viaggio. Noi tutti ci preparammo a partire; ci furono distribuiti dei cestini di carta con sette porzioni di gallette, sette di mortadella, sette di latte condensato. Perché sette? Perché sette? Come facevo a guardare mio Papà? Come facevo a chiedergli la ragione di quello che ci stava accadendo? In quelle ultime ore a San Vittore tacevo; ma ogni tanto mi allontanavo da Lui, correvo come una pazza su su fi no alle grandi celle comuni dell ultimo piano per vedere tutta quella gente sconosciuta che si preparava a partire, con gesti uguali. Era la deportazione annunciata, ne facevo parte anch io, la principessa del mio Papà. La mattina dopo, il 30 gennaio 1944, una lunga fi la silenziosa e dolente uscì dal quinto raggio per arrivare al cortile del carcere. Attraversammo un altro raggio di detenuti comuni. Essi si sporgevano dai ballatoi e ci buttavano arance, mele, biscotti, ma, soprattutto, ci urlavano parole di incoraggiamento, di solidarietà e di benedizione! Furono straordinari; furono uomini che, vedendo altri uomini andare al macello solo per la colpa di essere nati da un grembo e non da un altro, ne avevano pietà. Fu l ultimo contatto con esseri umani. Poi caricati violentemente su camion, traversammo la città deserta e, all incrocio di via Carducci, vidi la mia casa di corso Magenta 55 sfuggire alla mia vista dall angolo del telone: mai più. Mai più. Arrivati alla Stazione Centrale, la fi la dei camion infi lò i sotterranei enormi passando dal sottopassaggio di via Ferrante Aporti; fummo sbarcati proprio davanti ai binari di manovra che sono ancora oggi nel ventre dell edifi cio. Il passaggio fu velocissimo. SS e repubblichini non persero tempo: in fretta, a calci, pugni e bastonate, ci caricarono sui vagoni bestiame. Non appena un vagone era pieno, veniva sprangato e portato con un elevatore alla banchina di partenza. Fino a quando le vetture furono agganciate, nessuno di noi si rese conto della realtà. Tutto si era svolto nel buio del sotterraneo della stazione, illuminato da fari potenti nei punti strategici; fra grida, latrati, fi schi e violenze

15 terrorizzanti. Nel vagone era buio, c era un po di paglia per terra e un secchio per i nostri bisogni. Il treno si mosse e sembrò puntare verso sud. Andava molto piano, fermandosi a volte per ore. Dalle grate vedevamo la campagna emiliana nelle brume dell inverno e stazioni deserte dai nomi familiari. Gli adulti dimostravano un certo sollievo visto che il treno non era diretto al confi ne; alla sera però ci fu un inversione di marcia e quella notte nessuno dormì. Tutti piangevano, nessuno si rassegnava al fatto che stavamo andando al nord, verso l Austria; era un coro di singhiozzi che copriva il rumore delle ruote. Dai vagoni piombati saliva un coro di urla, di richiami, di implorazioni: nessuno ascoltava. Il treno ripartì. Il vagone era fetido e freddo, odore Nella pagina a fi anco Il Krematorium III di Auschwitz, gemello del Krematorium II. Entrò in funzione il 25 giugno 1943 per restare in uso fino al novembre I Krematorium erano le strutture della morte, costituite da spogliatoi, camere a gas e forni crematori utilizzati dai nazisti per attuare la soluzione finale della questione ebraica. di urina, visi grigi, gambe anchilosate; non avevamo spazio per muoverci. I pianti si acquietavano in una disperazione assoluta. Io non avevo né fame, né sete. Mi prese una specie di inedia allucinata come quando si ha la febbre alta; quando riuscivo a rifl ettere pensavo che forse, senza di me, Papà avrebbe potuto scappare da San Vittore, saltare quel muro come aveva proposto un altro internato, Peppino Levi, o forse no. Mi stringevo a Lui, che era distrutto, pallido, gli occhi cerchiati di rosso di chi non dorme da giorni. Mi esortava a mangiare qualcosa, aveva ancora per me una scaglia di cioccolato; la mettevo in bocca per fargli piacere, ma non riuscivo a inghiottire nulla. Nel centro del vagone si formò un gruppo di preghiera: alcuni uomini pii, tra i quali ricordo il signor Silvera, si dondolarono a lungo recitando i Salmi; mi sembrava che non fi nissero mai: erano i più fortunati. Le ore passavano, così le notti e i giorni, in un abulia totale: era diffi cile calcolare il tempo. Pochissimi avevano ancora un orologio e anche quei pochi privilegiati non lo guardavano più. Ogni tanto vedevo qualcuno alzarsi a fatica per cercare di capire dove fossimo, guardando dalle grate, schermate con stracci per riparare dal gelo quel carico umano. Si vedeva un paesaggio immerso nella neve, si vedevano casette civettuole, camini fumanti, campanili... Prima che cominciasse la Foresta Nera, il treno si fermò e qualcuno poté scendere tra le SS armate fi no ai denti, per prendere un po d acqua e vuotare il secchio immondo. Anch io e il mio Papà scendemmo e vedemmo per la prima volta, scritto con il gesso sul vagone: Auschwitz bei Katowice. Capimmo che quella era la nostra meta. Il treno ripartì quasi subito e la notizia della nostra destinazione gettò tutti in una muta disperazione. Fu silenzio in quel vagone in quegli ultimi giorni. Nessuno più piangeva, né si lamentava. Ognuno taceva con la dignità e la consapevolezza degli ultimi momenti. Eravamo alla vigilia della morte per la maggior parte di noi. Non c era più Sopra Liliana Segre e il suo papà Alberto fotografati nel Quando fu arrestata con suo padre al confi ne svizzero, Liliana aveva solo 13. Incarcerati a Como, a Varese e infine a Milano a San Vittore, furono deportati ad Auschwitz il 30 gennaio Separata per sempre dal papà, Liliana sopravvisse e fu liberata a Ravensbrück nel Foto Liliana Segre niente da dire. Ci stringevamo ai nostri cari e trasmettevamo il nostro amore come un ultimo saluto. Era il silenzio essenziale dei momenti decisivi della vita di ognuno. Poi, poi, all arrivo fu Auschwitz e il rumore assordante e osceno degli assassini intorno a noi. 15

16 Memoriale della Shoah di Milano Caricati violentamente su camion, traversammo la città deserta e, all incrocio di via Carducci, vidi la mia casa di corso Magenta 35 sfuggire alla mia vista dall angolo del telone: mai più. Mai più. Liliana Segre, tredicenne, ricorda il 30 gennaio 1944 Il Memoriale permanente della Shoah e il Laboratorio della Memoria, sistema di spazi integrati dedicati al dialogo e alla ricerca, rivelano questa stazione nascosta. Il progetto è un percorso che presentifi ca al visitatore il vuoto, l assenza, la frattura, determinati dalla Shoah, l esperienza di una mancanza che si oggettiva attraversando la sequenza degli spazi riempiti dalle voci dei sopravvissuti (Sala delle Testimonianze), da proiezioni in movimento (Cannocchiale della Discriminazione), dai vagoni aperti (Binario della Destinazione ignota), dal Ricordo (Muro dei Nomi). Proiezioni al vero riassumono la quotidianità della discriminazione: non reperti museali, ma silenziose storie in movimento. Nel vano di sollevamento dei vagoni, luogo simbolico e oggettivo della connessione tra Milano e Auschwitz, un periscopio unisce idealmente passato e presente. L immagine del binario esterno da cui partirono i deportati è rifl essa: dall interno del Memoriale si scorge il passaggio dei convogli, oggi come allora, la quotidianità della Stazione Centrale. Il Laboratorio della Memoria offre una sala per dibattiti, presentazioni e proiezioni, uno spazio disponibile per esposizioni, una biblioteca specializzata e un book shop, oltre a spazi accessori, utilizzabili anche indipendentemente dall area del Memoriale. Nella pagina a fi anco Itinerario effettuato durante il trasferimento dei deportati dal carcere di San Vittore alla Stazione Centrale. Foto di Donato Bella A sinistra 16 Da questo binario nascosto della Stazione Centrale di Milano, cui si accedeva tramite un sottopassaggio, il 30 gennaio 1944 partì un convoglio RSHA con 605 esseri umani diretti ad Auschwitz. Solo 20 sopravvissero.

17 Memoriale Stazione Centrale Piazza Repubblica Corso Magenta angolo Via Carducci Largo Cairoli Piazza Duomo carcere di San Vittore

18 Sezione trasversale

19 Pianta generale del piano terreno-rialzato MEMORIALE MURO DEI NOMI LUOGO DI RIFLESSIONE LABORATORIO DELLA MEMORIA MOSTRE TEMPORANEE BIBLIOTECA Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Progetto preliminare: Prof. Arch. Eugenio Gentili Tedeschi, Arch. Guido Morpurgo Progetto definitivo-esecutivo: Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati Superficie lorda di pavimento totale: 7000 mq in parte seminterrato 19

20 20 Sezione longitudinale: posizionamento del Memoriale

21 Pianta del piano seminterrato BOOKSHOP DEPOSITO LIBRI BIBLIOTECA BAR DEPOSITO DEPOSITO DEPOSITO BIBLIOTECA AUDITORIUM 21

22 I 605 nomi che riempiono muti questo spazio, rappresentano il carico umano del convoglio RSHA partito la mattina del 30 gennaio 1944 dalla Stazione Centrale di Milano con destinazione Auschwitz-Birkenau. 22 Abenaim Ettore, Abenaim Mario, Abenaim Mario, Abenaim Oreste, Abenaim Ottorino, Abenaim Renzo, Abenimolo, Abolaffia Rebecca, Abraham Hilde Fanny, Abrahamson Betti, Acco David Dario, Ackerman Feige, Adato Amata, Alhaique Emilio, Altmann Hinde, Altschueler Samuel, Anscherlik Augusta, Anscherlik Franca, Anscherlik Paola, Aschenasj Sally, Ascoli Margherita, Ass Ester, Astrologo Silvia, Attal Davide, Attal Dina Bona, Attias Giacobbe Giacomo, Attias Giacomo, Attias Nella, Attias Vitale, Auerhahn Israel, Auerhahn Mosè, Aufrecht Anna, Azria Luigi, Azzarelli Lina, Bachi Armando, Bachi Arturo Enrico, Bachi Avito, Bachi Michele, Bachi Pia, Bardavid Amalia Caden, Bardavid Ester, Baruch Baruch Baruch Flora, Baruch Giosuè Alessandro, Baruch Isacco, Baruch Mosè, Baruch Rita, Baruch Salomon Silvio, Baruch Salvatore, Baruch Violetta, Basevi Adele, Bassani Giuseppe Benedetto, Bayona Carlo, Bayona Dora, Bayona Isacco, Bayona Lucia, Beer Lazar, Belgrado Mario, Bemporad Adolfo, Bemporad Lelia, Benaroyo Fortunata, Benedetti Elena, Benedetti Jole, Benedetti Valentina, Benvenisti Giannina, Berl Silvio, Bermann Moritz, Berndt Elisabetta, Bernheim Luisa, Besso Elsa Jolanda, Besso Lina, Besso Menachem, Bick Max Herbert, Bick Paula, Bick Sigismondo, Bidussa Elsa, Bincer Giovanni, Blinder Etta, Bloch Katherina, Blonder Sara, Boccara Sciaula Dori, Böhm Michelangelo, Bolaffi Annita, Borgetti Ernestina, Brasch Elsa, Brasch Heinrich, Brauer Jolanda, Brauner Jolanda, Brogi Giuseppe, Buchsbaum Kurt, Bueno Dino Bueno Silla, Bueno Sirio Renzo, Caffaz Ida Caivano Angelina, Calò Fernando, Calò Fiorella, Calò Mario, Calò Matilde, Calò Sara, Camerino Aurelia, Camerino Benvenuta, Camerino Ettore Felice, Camerino Eugenia, Camerino Jole, Cantoni Margherita, Carmi Adele Cassuto Nathan, Chimichi Piero Coen Aronne, Coen Gilda, Coen Giuseppe, Coen Vittorio Angelo, Coen Beninfante Franco, Cohen Rachele, Cohn Erich, Colombo Alessandro, Colombo Decima, Colombo Elda, Colombo Elsa, Colombo Federico Giacomo, Colombo Rita, Colonna Leo, Cottignoli Bruno, Cszopp Bernardo, Curiel Amelia, Cuzzeri Amalia, Cuzzeri Elisa, Cuzzeri Irma, Damidt Erna, Dana Sara, Danon Davide, Danon Joel, David Sandor, De Benedetti Elisa, De Benedetti Ernesta, De Benedetti Esterina, De Benedetti Giacomo, De Benedetti Vittorio, De Semo Vittorino, Del Vecchio Emma, Della Torre Pia, Della Pergola Giulio, Dente Anna, Dente Matilde, Dente Moise Morris, Deutsch Nada, Deutsch Zeliko, Diena Ester Wanda, Di Gioacchino Anna, Dina Salomone Moisè Davide, Dina Smeralda, Disegni Anna, Drechsler Lina Sali, Dresner Lisa, Echl Barbara, Epstein Simon, Eskenasi Bora, Eskenasi Marina, Fano Bice, Fano Cesare, Fano Fausta, Fano Guglielmo, Farchy Michele, Feintuch Anna, Feintuch Henia, Feintuch Jakob, Feintuch Manfredo, Feintuch Mayer, Feintuch Rosa, Feith Maurizio, Feliks Maurizio, Ferrari Angela, Ferro Ferruccio, Fiedler Joseph, Finzi Gina, Finzi Contini Dora, Fiorentino Iginia, Fiorentino Salvatore, Fiorentino Samuel Emilio, Fitzer Feige Adele, Fleischer Amalia, Foà Augusto, Foà Bianca, Foà Giacomo, Foà Italo, Foà Wanda Debora, Forti Anna, Forti Elda, Forti Giulio, Forti Ida, Forti Lina, Forti Lucia, Forti Marianna, Fraenkel Arturo, Fraenkel Walter, Franchetti Olga, Franco Luisa, Frankel Margherita, Frassineti Alfredo, Frassineti Rodolfo, Fresco Dora, Freund Anna Elena, Friedrich Andrea, Frisch Azriel, Frisch Fritz Efraim, Frisch Leni, Frisch Max, Fubini Mario, Fuchs Oscar Moritz, Fuerst Arturo, Funaro Mattia Ernesto, Gabbai Salomone, Galletti Piera, Garda Donato, Geltner Minka Sara, Geltner Renée, Geltner Salomone, Genazzani Lia, Gerstl Matilde, Ghiron Enrichetta, Giuli Enrica, Giuli Sergio, Goldberg Elisabetta, Goldfarb Rosa, Goldfrucht Lea, Goldschmiedt Giorgio, Goldstein Oscar, Golombek Elena, Gormezzano Stella, Grauer Marco, Grauer Samuel, Grauer Tito, Grossberger Francesca, Gruenberger Erico, Guglielmi Gino, Haas Sabine, Haim Giza Hakim Matilde, Halua Allegra, Halua Rachele, Hanau Margherita, Harmik Isak, Harpfen Arturo, Haselnuess Anna, Haselnuess Lea, Hasson Abner, Hasson Edith Nelly, Hasson Gilberto, Hasson Jean Pierre, Hauser Bela, Hazan Maurizio, Heier Fanny, Heiman Wanda Vera, Hendrix Gertrude, Herzberg Maddalena, Heymann Clara, Heymann Elena, Hirschen Haendel, Hirschhorn Lea, Hirschl Vera, Hoffmann Olga, Hohn Zora, Horitzki Adele, Horitzki Regina, Horowitz Gisella, Horvatic Ivana, Jabes Giuseppe Enrico, Jacchia Beatrice, Jacchia Diana, Jacchia Dina, Jachia Alberto, Jacob Diamante, Jacoby Paolo Jeret Marie, Johanan Anna Adalgisa, Jona Giorgio, Jona Giuseppe, Jona Massimo, Jona Roberto, Jordan Rosa, Jung Bertha, Kabiljo Levi, Kahlberg Hans, Kalmann Ulrich, Karpeles Anna, Karpeles Arturo, Katz Ethel, Katzenstein Ester, Kaufmann Sofia Sara, Kirschen Regina Maria, Koen Milo, Koen Nina, Koen Oscar, Koffler Leopoldo, Koffler Michael, Kohn Margherita, Koretz Amalia, Kramm Emil, Krzentowsky Salomone, Krzentowsky Simeone, Labi Wanda, Lacher Brucha, Landmann

23 Moses, Landmann Walter Heinz, Laniado Bahia, Lascar Italia, Lascar Luciana, Lascar Wanda, Latis Leone, Latis Liliana, Lattes Leone Davide, Leblis Giuseppe, Leinberg Marco, Leoni Arturo, Levi Aldo, Levi Aldo, Levi Angelo Giacomo, Levi Anita, Levi Arrigo, Levi Carlo, Levi Celestina, Levi Cesarina, Levi Clotilde, Levi Elda, Levi Elide, Levi Elios Natale, Levi Emilia, Levi Emilio, Levi Giannetta, Levi Giuseppe, Levi Margherita, Levi Marietta, Levi Ugo, Levi Zelinda, Levitan Alessandro, Levy Rudolf, Lind Kurt, Lind Moses, Loewenthal Helmuth, Loewenthal Ugo, Loewy Alice, Loewy Charlotte, Lublinsky Lipa, Lumbroso Edwin, Luzzatti Silvio, Mano Gioia Perla, Marcos Sara, Matatia Camelia, Matatia Nino, Mauer Frimeta, Melauri Paolo, Menascè Farida, Menasci Roberto Raffaello, Mendelsohn Abraham, Mendelsohn Benzion, Mendelsohn Israel, Mendelsohn Jechiel, Mendelsohn Miriam, Mendes Ida, Mendler Leopold, Millul Egisto Mario, Modiano Flora, Modiano Isacco, Modiano Laura, Modigliani Milena, Molco Oreste Sergio, Momigliano Ester Tranquilla, Montalcini Virginia, Morais Alberto, Morais Carlo, Morais Graziella, Morpurgo Abram Alberto, Morpurgo Alice Annetta, Morpurgo Bianca Maria, Morpurgo Maura, Morpurgo Oscar, Moses Clara, Moses Frieda, Moses Hedwig, Nacamulli Iside, Nacamulli Ruggero, Nagler Giacomo, Nagler Salo, Nathan Fritz, Nathan Fritz, Nathansen Samuel, Negri Guglielmo, Nemes Maria, Neuberger Ugo, Neufeld Irma, Neufeld Paolina, Norsa Giulio, Norsa Mario, Norsa Sergio, Norzi Marco, Nuernberg Salomone, Oblath Ivan Gelza, Orefice Edoardo, Orefici Guido, Orvieto Guido Fortunato, Orvieto Leone Alberto, Osimo Ada, Ostrowka Alfredo, Ottolenghi Dorina, Ottolenghi Enrica, Ottolenghi Giacomo Salvador David, Ottolenghi Gianni, Ottolenghi Giorgio, Ovazza Ada, Ovazza Alessandro, Pacifici Loris, Pacifici Luciana, Padovani Grazia Lidia, Paggi Goffredo, Passigli Giuseppe, Passigli Goffredo, Passigli Leone, Passigli Lidia, Perlmutter Gilmo, Perugia Giacomo, Pescarolo Eleonora, Piazza Angelo, Piazza Maria Luisa, Pickholz Augusta, Pinsk Regina, Pinto Vera, Pinto Wanda, Piperno Aldrato, Piperno Odorico, Piperno Rambaldo, Piperno Renzo, Piperno Sigfrido Ezio, Pisetzky Arturo, Plesneri Rachele, Polacco Enrica, Polacco Giulia, Polacco Giuseppe, Polacco Mosè, Polacco Regina, Popper Alice, Prato Laura, Prister Margherita, Procaccia Aldo, Procaccia Amedeo, Procaccia Elda, Procaccia Paolo, Rabà Lanciotto, Rabà Lina, Rabbeno Carla, Raffael Emilia, Ragendorfer Benno, Ragendorfer Lucia, Rajner Darko, Rajner Hela, Reggio Gisella, Reggio Iole, Reggio Rina, Reitzmann Alexander, Revere Ines, Revere Olga, Richetti Vittorina, Richter Sigfried, Riesenfeld Berthold, Riesenfeld Hans, Rimini Enrichetta, Ritter Ester, Rodriguez Berta, Rosenberg Friedrich, Rosenberg Otto, Rosenfeld Bertha, Rosenfeld Haim Enrico, Rosenfeld Ottone, Rosenholz Emilia, Rosenholz Ester Elsa, Rosenholz Leone Lajb, Rosenkranz Feige, Rosenthal Otto, Rossi Sergio Pellegrino, Roth Sabina, Rozay Teodoro Elia, Rubinfeld Chaim, Rubinfeld Edward, Rubinfeld Enrica, Rutkowski Maria, Sacerdote Claudio, Sacerdote Giacomo, Sacerdote Laura, Sacerdote Luciana, Sacerdoti Camilla, Sadun Amiel, Sadun Diodato Gastone, Sadun Lya, Sadun Vittorio Emanuele, Salambrassi Vassiliki Basilia, Samaia Angelo, Sanguinetti Umberto, Saphier Henni, Schatz Jakob, Schlesinger Luisa, Schnapp Gerda, Schnapp Littman Eisig, Schocenstein Sonja, Schoenstein Rosette, Schotten Irma, Schulmann Gabriel, Schwertfinger Ester, Segall Maximilian, Segre Alberto, Segre Annetta, Segre Liliana, Segrè Isidoro, Segrè Marianna Fanny Nella, Servi Fernanda, Servi Lucia, Sezzi Augusto, Siebzehner Joseph, Silvera Lelio, Silvera Violetta, Simon Max Guenther, Sinigaglia Livia, Sleidinger Arturo, Slukin Anna, Solal Olga, Sonino Paola, Sorani Aldo, Soria Davide, Spitz Ella, Spizzichino Alfredo, Spizzichino Iride, Spizzichino Rina, Stabholz Menasse, Staineri Emanuele, Subert Edvige, Syrkus Paul, Talmatzky Gersch, Talmatzky Regina, Talmatzky Valerio, Tedeschi Eugenia, Tedeschi Giacomo, Tedeschi Mafalda Ida, Tempel Adele Anna, Timberg Sabina, Todesco Angela, Treves Adelaide, Urbach Kurt, Urbach Leo, Urbach Liliana, Usigli Silvia, Vamos Alberto, Vamos Mira, Varon Bohor Nahman, Varon Ida, Varon Moisè, Varon Signurù, Verderber Leo, Vigevani Eda Anna Tesaura, Vitale Aldo, Vitale Cesare Sanson, Vitale Elvira, Vitale Emilia, Vitale Eugenio, Vitale Italo, Vitale Rosa, Vitale Sergio, Vitta Simone, Vivante Salvatore, Vogelmann Schulim, Vogelmann Sissel Emilia, Waldbaum Meta, Wallach Lotte, Weinberger Haim Joseph, Weinreich Hilda, Weiss Alfredo, Weiss Felicita, Weiss Franco, Weiss Hermann, Weiss Mira, Weisskopf Alois Jacob, Weisz Desiderius, Weisz Elisabetta, Weisz Hilda, Wessler Elvira, Wiener Max Israel, Witzmann Ida, Wohlgemuth Alexander, Wohlgemuth Ella, Wohlgemuth Herta, Wohlgemuth Margherita, Wohlgemuth Max, Wohlgemuth Siegfrid, Wolf Rachele, Wolfstein Margarethe, Yeni Isak, Yohai Rebecca, Zaccar Allegra, Zaduk Ivan Alfredo, Zamorani Amalia, Zamorani Elsa, Ziegler Jack, Ziegler Joseph, Ziegler Liana, Ziegler Susanna, Zimmermann Giulia, Zucker Jacob. I 20 nomi evidenziati sono i nomi di coloro che sopravvissero alla deportazione [da Liliana Picciotto, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall italia ( ), Mursia, Milano 2002]. 23

24 Per non dimenticare: Sissel Vogelmann di 8 anni, deportata dal Binario 21 il 30 gennaio 1944, uccisa all arrivo ad Auschwitz-Birkenau il 6 febbraio FONDAZIONE MEMORIALE DELLA SHOAH di MILANO ONLUS Sede legale: Via Sally Mayer, Milano - Codice Fiscale Per info: segreteria@memorialeshoah.it Per donazioni: INTESA SAN PAOLO COORDINATA ITALIANA: R IBAN: IT73 R

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