Biodiversità, ricchezza di vita di Rita Accogli

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1 Biodiversità, ricchezza di vita di Rita Accogli Ringrazio la dottoressa Somma per avermi invitata a questa conferenza per parlare di biodiversità, un tema che da sempre interessa il mondo scientifico e, da qualche tempo, anche quello politico ed economico, dei sistemi locali e globali. In questa mia relazione farò riferimento al concetto ed al valore della biodiversità, per poi considerare i problemi legati alla conservazione di questo patrimonio comune, una ricchezza di vita come lo ha, appunto, definito la dottoressa Somma ed in quanto tale va conservato; perciò, parleremo di strategie della conservazione, di enti e di istituzioni preposti alla conservazione della biodiversità e quindi di orti botanici. Il termine biodiversità, già da qualche anno sfuggito al gergo scientifico, serpeggia e tende ad estendersi in tutti i settori dello scibile umano e, se prima indicava il grado di varietà biologica e quindi genetica, ora è utilizzato anche per esprimere il grado di varietà degli ecosistemi naturali, dei paesaggi, dei sistemi produttivi, dei saperi e delle tradizioni popolari locali, investendo così anche i livelli culturale, economico, politico (Negri et Veronesi, 2000). L attuale nozione di biodiversità non solo include i numerosi livelli di organizzazione biologica, ma ne considera anche gli aspetti funzionali ed i processi ecologici ed evolutivi che li sostengono; dalla scala locale il problema viene collocato, in maniera successiva, su scale sovra-locali (regionale, nazionale, globale), dove le configurazioni spazio-temporali della biodiversità vengono influenzate anche dal clima e dalla geomorfologia (Pignatti, 2005). La diversificazione delle specie e degli ecosistemi presenti sulla Terra è il risultato di circa 4 miliardi di anni di evoluzione biologica, durante i quali la vita ha raggiunto livelli di complessità sempre più eccezionali, sia in termini di miglioramento delle capacità adattative della specie, sia in termini di interazioni tra le componenti biotiche ed abiotiche dei sistemi naturali, sia acquatici che terrestri. Molti autori assumono che il termine diversità biologica sia stato coniato intorno ai primi anni 80 da Lovejov, Norse e McManus. Certamente, l utilizzo era già frequente negli anni 60. Tuttavia, un utilizzo proprio del termine si deve a Gerbilskii & Petrunkevitch (1955: variazioni comportamentali intra-specifiche e storia biologica). Nel 1986, Rosen utilizzò il termine biodiversità, come contrazione di diversità biologica, come titolo del National Forum on Biodiversity, 27

2 Biodiversità, ricchezza di vita che ebbe luogo a Washington. Nello stesso anno, Norse, Rosenbaum, Wilcove et al., in Conserving Biological Diversity in our National Forests evidenziarono 3 componenti della diversità biologica: 1. diversità genetica (intra-specifica) 2. diversità specifica (numero di specie) 3. diversità ecologica (diversità tra le comunità) Infatti, nonostante la specie rappresenti l unità di misura più utilizzata per valutare il grado di biodiversità, essa non è l unico elemento di biodiversità (Primack et Carotenuto, 2003). La Biodiversità rappresenta una risorsa fondamentale per il futuro dell umanità. L impoverimento della biodiversità, indotto dalla distruzione degli habitat naturali, porta inevitabilmente alla banalizzazione del territorio. Molte specie vegetali, un tempo infestanti di agroecosistemi ormai consolidati (vigneti, oliveti, seminativi), a causa dell uso improprio di erbicidi e pesticidi sempre più potenti, sono in forte rarefazione ed in pericolo di scomparsa e con esse scompaiono molte specie affini che fanno parte del contingente autoctono della flora territoriale (Marchiori, 1996). Scompaiono gli insetti impollinatori, gli anfibi dagli stagni e dalle paludi, i mammiferi, i rettili e gli uccelli che pernottano nei boschi ma vanno ad alimentarsi nei coltivi arborati o a seminativi e tutta una microfauna e microflora che abita negli orizzonti più alti del terreno agrario, nell acqua delle pozze effimere, negli anfratti degli ambienti rupestri. Scompaiono le piante protagoniste delle credenze e leggende popolari, delle sagre, delle fiere stagionali associate alle ricorrenze religiose, le piante che sostenevano settori artigianali esclusivamente locali (concia e colorazione delle pelli, impagliature, intreccio di cannizzi, cesti ed accessori utili ai contadini durante le raccolte), le piante ingredienti essenziali delle misticanze povere ma gustose, dei cataplasmi e dei decotti curativi fatti in casa. Valutare il grado di biodiversità di un ambito territoriale è il primo passo verso lo sviluppo sostenibile ed i programmi di conservazione e di tutela non sono affatto inibitori, perché non tendono a cristallizzare o a mummificare quel che resta, ma ad incrementare, a riqualificare paesaggi ed ambienti naturali, nell ottica di un sano sviluppo economico, conferendo alle comunità locali un ruolo di protagoniste. La rarefazione (o la scomparsa) delle specie spontanee, non si ripercuote solo sul sistema economico e sull equilibrio biologico dell ambiente, ma anche sul sistema dei saperi che vanno a costituire la cultura locale e, quindi, si traduce in perdita di quei valori sociali attribuiti alle specie stesse. È ormai risaputo che l 85% delle varietà alimentari coltivate per millenni è andato perso in pochi decenni a causa di una logica produttivistica che il mercato globalizzante purtroppo ha persuaso, perché, l utilizzo di specie uniformi permetteva anche l uniformità delle tecniche agronomiche (Negri et Veronesi, 2000). Per fortuna, in questi ultimi tempi, grazie 28

3 anche alle frequenti azioni di sensibilizzazione ed alla divulgazione diretta soprattutto alle scuole, a livello locale qualcosa sta cambiando; in un recente incontro che ho avuto con studenti di un Istituto Professionale per l Agricoltura del nostro territorio, è emersa una percezione già acquisita dell importanza della conservazione della biodiversità, non solo delle specie spontanee ma anche di quelle varietà coltivate nel Salento ormai da secoli, che sono patrimonio del territorio, patrimonio di una cultura locale da salvaguardare, da proteggere da conservare. Molti ragazzi sostenevano che la conservazione della biodiversità vegetale si traduce in rispetto e risanamento dell ambiente; altri sottolineavano l importanza della diversificazione delle erbe spontanee per il settore zootecnico; altri rilevavano l importanza salutistica di molte erbe spontanee che rientrano ancora nell alimentazione come ingredienti di piatti tipici ed ancora, alle specie di interesse officinale, quelle impiegate nell erborista nella farmaceutica, e negli impianti di fito-depurazione, per la produzione di bio-massa. Insieme, si è cercato di valutare i possibili impieghi della flora spontanea del nostro territorio nel settore biotecnologico: basti pensare, all utilizzo di coloranti ed aromi vegetali in sostituzione di quelli chimici, all impiego di specie biocide, in alternativa agli erbicidi di sintesi, ai conservanti estratti da specie vegetali da utilizzare nell industria conserviera. Quindi si è concluso che sono ancora molteplici i settori economici per i quali le piante spontanee costituiscono una risorsa per il presente e, a maggior ragione per le generazioni future se si considera il cambiamento di tendenza al quale sono costretti i sistemi produttivi per poter limitare l inquinamento e l impatto ambientale. Ecco perché la biodiversità, è stata riconosciuta quale ricchezza e risorsa per il futuro dell umanità! La biodiversità è stata sempre soggetta a catastrofi e ad estinzioni; nelle ere geologiche passate si sono verificate ben 5 estinzioni di massa: nell Ordoviciano, nel Devoniano, nel Permiano, nel Triassico e nel Cretaceo. In questi ultimi decenni, le devastazioni e manomissioni antropiche del territorio, provocate dall azione di spolio di una sola specie, l uomo, hanno alterato profondamente gli equilibri biologici, compromesso la sopravvivenza sia di specie (vegetali ed animali) che di paesaggi. Gli studiosi oggi parlano di sesta estinzione di massa, perché il tasso con cui scompaiono le specie è aumentato drasticamente. Si è calcolato che, ogni 20 minuti, una specie si estingua irrimediabilmente dalla faccia della Terra con devastante perdita anche degli habitat che esse occupavano. Se le tendenze attuali proseguiranno, entro la metà di questo secolo potrebbero estinguersi 1/3 2/3 di tutte le specie attuali, una perdita di proporzioni geologiche (Primack et Carotenuto, 2003). Le cause degli attuali fenomeni di estinzione vengono, essenzialmente, riassunte dall acronimo HIPPO: 29

4 Biodiversità, ricchezza di vita Habitat destruction - distruzione degli habitat naturali Invasive species - introduzione di specie esotiche invasive Population (human) aumento della densità demografica Pollution - inquinamento Overharvesting sovra sfruttamento. Secondo le previsioni, in un anno scompaiono più di 25 mila specie dalla faccia della Terra su circa 10 miliardi di specie stimate, quindi, circa il 50% delle specie descritte tra i mammiferi, gli uccelli ed i rettili andranno ad essere perdute entro i prossimi 300/400 anni (Leopold A., 2007). La necessità di conservare la biodiversità è ormai un imperativo! La conservazione è sempre spinta da motivazioni etiche, da moti affettivi e, naturalmente, necessita di strategie adeguate ed opportunamente equilibrate, modulate a secondo di ciò che si vuole conservare. L efficienza di un progetto di conservazione che preveda la gestione delle popolazioni selvatiche, non può prescindere però dalla conoscenza delle stesse specie: occorre conoscere la tipologia e natura fisicoecologica degli habitat dove vivono, quali sono le loro esigenze nutritive, come si riproducono, i loro rapporti anche con la fauna e con l entomofauna, con la flora microbiologica del terreno. Sarà l insieme di queste informazioni ad aiutarci a confezionare le strategie di conservazione a carico di ogni specie. Ecco come questa nuova disciplina che è la conservazione, diventa il trait d union di discipline quali l ecologia, la bio-geografia, la bio-genetica, ma anche l economia, la sociologia e la filosofia. In qualsiasi ambito ci si pone, il tema centrale diventa la biodiversità, che può essere studiata sia nel suo valore d uso, cioè il valore economico che ne deriverebbe dal suo utilizzo, sia nel suo valore di non uso, cioè come bene da conservare. Ad esempio, se si parla di paesaggio diventa inevitabile soffermarsi sulle diverse forme di vegetazione che lo caratterizzano e quindi delle specie animali e vegetali che ci vivono e degli equilibri biologici che tra di essi si instaurano, per poi considerare la diversità dei paesaggi di un medesimo territorio e pensare di conservare la bellezza paesaggistica. Se si parla di alimentazione e salute, entrano in campo discipline come l etnobotanica, la farmacopea popolare (sapere empirico), la farmaceutica (sapere scientifico), i settori artigianali, che possono essere recuperati e proposti, assieme alla ricchezza floristica del territorio, come settori di supporto all economia locale. Il guadagno sarebbe assicurato (soprattutto in salute) se si tornasse ad un consumo di alimenti che derivano dalla produzione di antiche varietà locali, diversificatisi nel corso dei secoli grazie ad un arte contadina ormai scomparsa; il valore nutraceutico delle varietà di ortaggi e di fruttiferi locali è elevato, perché quasi sempre elevato (o comunque più idoneo) è il patrimonio proteico, vitaminico, di sostanze antiossidanti e protettrici dei sistemi fisiologici umani, rispetto a quello che si riscontra nei prodotti d importazione. Diventa obbligatorio parlare di biodiversità nelle aree protette, che in questi ultimi tempi sono in aumento, inte- 30

5 ressando molti comuni e province. Nelle aree protette, prioritaria è l indagine per l individuazione non solo delle specie a rischio ma anche degli habitat più vulnerabili o già scomparsi e, quindi, si impongono strategie di conservazione, calibrate alle circostanze, si formulano nuove politiche ambientali, in sostituzione di quelle vecchie, ormai non più idonee. Mentre la conservazione in situ (in un sito che è in natura) della biodiversità riguarda tutti, indistintamente, la conservazione ex situ (in un sito lontano dal luogo naturale di provenienza) riguarda, in particolare, gli Orti Botanici. L IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura riconosce gli Orti Botanici come luogo di elezione per la conservazione della biodiversità, per lo studio bio-sistematico delle flore, per gli scambi delle informazioni scientifiche e, soprattutto, come luoghi di educazione al rispetto della bio diversità e quindi al patrimonio filo genetico della Terra. Secondo le linee guida dell IUCN, ogni Orto Botanico deve, innanzitutto proteggere le specie rare ed a rischio di estinzione sul territorio di pertinenza ed attuare per loro tutte le strategie di conservazione sia in situ che ex situ. Altra importante attività di un Orto Botanico è la gestione delle collezioni vive per facili ed immediati scambi con altri Orti Botanici non solo di contributi scientifici ma anche di specie (piante in toto o i loro semi) perché, conservare il loro germoplasma in banche gemelle, è una garanzia in più di sopravvivenza delle specie stesse (IUCN-BGCS, WWF, 1989). Nell Orto Botanico di Lecce vengono coltivate più di 1600 specie, per un totale di 560 generi e 120 famiglie. Naturalmente priorità e particolare riguardo viene dato alla collezione di specie incluse nelle Liste Rosse (Nazionale e Regionale), cioè delle specie a rischio di estinzione o minacciate in Puglia ed alle specie endemiche della nostra regione; poi abbiamo la collezione delle piante officinali, quella di interesse alimurgico e nutraceutico, una collezione di varietà locali di ortaggi e fruttiferi ed ancora, le collezioni delle specie idrofite, delle specie strutturanti e fisionomizzanti della macchia mediterranea e delle principali associazioni vegetali degli ambienti salentini, la banca del germoplasma (a medio e breve termine) (Accogli et al., 2001). Non si parla mai dell impegno politico che ha un Orto Botanico; infatti, le continue interazioni con le Amministrazioni locali ne fanno un istituzione di riferimento per le politiche ambientali e per la gestione delle risorse del territorio; ne sono prova, i numerosi interventi di recupero e restauro della vegetazione spontanea effettuati dall Orto Botanico in provincia di Lecce. Importanti anche i due interventi di reintroduzione e potenziamento dei popolamenti di specie minacciate, quali Periploca graeca L., nell oasi naturale Le Cesine del comune di Vernole e di Limoniastrum monopetalum (L.) Boiss., sulla fascia costiera del comune di Tricase. Tali interventi sono stati effettuati secondo una procedura che prevedeva il 31

6 Biodiversità, ricchezza di vita coinvolgimento non solo degli amministratori, ma anche di scolaresche e di animatori, per cui sono stati organizzati eventi che prevedevano seminari tematici ed un successivo intervento di trapianto delle piante (propagate e tenute in coltivazione nell Orto Botanico) effettuato dagli stessi amministratori e studenti, a sottolineare il comune impegno per un controllo attivo del territorio, nella salvaguardia della biodiversità. Compito istituzionale molto importante è quello della didattica, rivolta sia a studenti universitari che a studenti di ogni ordine e grado, quindi ad un pubblico differenziato. Un Orto Botanico rappresenta un ponte di conoscenza tra pubblico e mondo scientifico. Le piante diventano per noi uno straordinario mezzo di comunicazione e in un Orto Botanico una guida deve saper informare ma, allo stesso tempo, saper recepire le informazioni dal pubblico, depositario, spesso, di un sapere empirico, che potrebbe essere trasformato in sapere scientifico. Concludendo, la biodiversità è una ricchezza di vita, è una ricchezza del territorio e per il territorio. Quando parliamo del suo valore di uso parliamo del suo valore economico che ne deriva dall utilizzo immediato, ma c è anche un valore di non uso della biodiversità che è il valore estetico, il valore etico ed il fatto che essa rappresenti una opzione per il futuro, una risorsa da mantenere nel tempo. Solo con uno sviluppo sostenibile si potrà garantire alle generazioni future lo stesso patrimonio di cui stiamo godendo oggi noi, anzi, nostro dovere è potenziarlo ed arricchirlo prima di lasciarlo in eredità. BIBLIOGRAFIA ACCOGLI R., ALBANO A., ANNESE B., BLACO M., CAFORIO F., CALABRESE R., CAPA- NO M., MEDAGLI P., MELE C., SCANDURA S., ZUCCARELLO V., MARCHIORI S., 2001 Floristic patrimony of the botanic garden of Lecce. Cahier Options Méditerranéennes: La Cooperazione Italo-Albanese per la valorizzazione della biodiversità, CIHEAM - Bari, Ed. Ricciardi L., Myrta A., De Castro F. IUCN-BGCS, WWF, 1989 Orti Botanici e Strategia della Conservazione. Società Botanica Italiana, Gruppo di Lavoro per gli Orti Botanici e i Giardini Storici. Edizione Italiana, 1995 LEOPOLD A., 2007 Biodiversità. In: CUNNINGHAM W.P., CUNNINGHAM M.A., SAIGO B.W., Fondamenti di ecologia. McGraw-Hill Companies S.r.l., Publishing Group Italia, Milano MARCHIORI S., 1996 Problematiche per la conservazione della diversità vegetale. Atti del Convegno: I presupposti scientifici per la produzione normativa in materia di flora e fauna minore. Rovigo NEGRI V., VERONESI F., 2000 La biodiversità come risorsa. Le Scienze, 378/febbraio

7 PIGNATTI S., 2005 Come misurare la biodiversità. In: S. Pignatti (a cura), 2005 Biodiversità e aree naturali protette. Edizioni ETS PRIMACK R. B., CAROTENUTO L., Conservazione della natura. Zanichelli. 33

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