} Figura 2.1: Schema geologico dell'appennino Meridionale (da Pescatore et al., 1999)
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3 Il margine orientale dcl Bacino di Lagoncgro era costituito dall1lto morfologico della: - Piattaforma Carhonatica Apula. caratterizzata da unità stratigrafiche di significato p~1lcoambicntz1lc analogo ai carbonati della Pi~ittaforma Appenninica. ADr-MTIC SEA ~~-;.;.L:. uj ~ '= TYRRHENIAN SEA o 30km } Figura 2.1: Schema geologico dell'appennino Meridionale (da Pescatore et al., 1999) 1. Depositi Plio-Quaternari e vulcani del Quaternario. 2. Depositi del Miocene 3. Unità interne dal Cretaceo all'oligocene (Unità Liguridi) 4. Carbonati di acque superficiali del Meso Cenozoico della Piattaforma Appenninica. 5. Successioni di mare superficiale e profondo dcl bacino Lagonegrese, Numidico e Irpino dal Basso-Medio Triassico al Miocene. 6. Carbonati di acque superficiali della piattaforma Apula del Meso-Ccnozoico. 7. Vulcani 8. Fronte di Thrust della catena A seguito delle prime fasi tettoniche il quadro paleogeografico descritto subisce alcune iniziali modifiche: la Piattaforma Appenninica viene smembrata. e direttamente coinvolta nella defomrnzione compressiva al fronte della catena appenninica. I caratteri sedimentari delle successioni bacinali mutano radicalmente: la sedimentazione nel settore occidentale del bacino non è più controllata da un margine carbonatico ma dal fronte della catena in avanzamento. Le arenarie vulcanoclastiche della Formazione delle Tufiti di Tusa e le quarzareniti del Flysch Numidico sono le unità che sedimentano durante le prime fasi di deformazione. Con la
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16 ani sotropia. La caratteri stica di questi paraml'lri è quella di poter essere considerati traccianti naturali o ambientali, in quanto naturalmente prese nti nelle acque sotterranee. Sia che rimangano inalterati nel lèmpo. sia che mutino le loro caral!cri stichc. essi sono legati alla sttiria ùclk acque e quindi potenzialmente in grado di dare informazioni sui percorsi seguiti dalle aree di alimentazione a quelle di uellusso. Seguendo quinui un approccio multi tracciante. si è eseguita una mutua verifica dci modelli tratti da ciasc un tracciante naturale, arrivando a definire il sistema idrogeologico. Fig. 2.3 Area industriale di Tito Scalo con ubicazione delle perforazioni eseguite 2.4 Rilievi freatimetrici All'interno del sistema alluvionale e lacustre. e sui suoi contorni, sono stati monitorati, mediante misure dirette, i cinquantasei punti acqua costituenti la rete di monitoraggio completa realizzata, per i quali, è stato possibile studiare le caratteristiche principali. Nella tabella allegata (tab. I), per ognuno di essi, è indicata l'ubicazione, espressa in coordinate UTM Ed 50, la profondità del foro, la quota rispetto al livello del mare, ed il livello statico della falda. I rilievi freatimetrici sono stati ripetuti più volte dal mese di marzo a maggio La ricostruzione della morfologia della superficie piezometrica (fig. 2.4) ha consentito di
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18 758,95 778,30 S3 775,69 25 S , , , , 77 S , , , ,05 S , , , ,80 SNA , , , ,41 SNA , , , ,41 SNA , , , ,22 SNA , , , ,23 SNB , , ,61 30 ìn pressione SNA , , , ,38 SNA , , , ,71 SNB , , ,66 778,66 SNB , , , , , , ,28
19 La folda, localizzata entro depositi eterogenei cd ctcromctrici. finemente stratificati e a permcabilitù \ariabilc, quasi munque all'interno della piana. è a bassa profòndità dal piano cam1x1gna. compresa fra pochi centimetri e qualche metro: c c ce zio n~ilmcntc in corri spondc1va di sondaggi a quota topografica maggiore. si è rilevata ad un a profondità superiore ai dicci m. l rili c\'i pi ezometrici eseguiti. anche se ripetuti entro un intervallo temporale limitato a soli due mesi. non hanno c\'idcnziato variazioni energetiche significative. N Veccho corso F. Tora /v Piezometria NFiume Tora o Kilometers Fig. 2.4: Rilievo freatimetrico (Maggio 2007) 2.5. Rilievi con metodologie fisiche o geofisiche Per integrare le conoscenze, riguardanti gli elementi idrogeologicarnente significativi, nell'ambito della studio idrogeologico dei siti regionali inseriti nell'anagrafe nazionale dei siti inquinati, per il monitoraggio idrogeologico dell'area industriale di Tito, il Laboratorio di Idrogeologia Applicata (LabIA) ha utilizzato alcune delle metodologie geofisiche, entrate da tempo nelle indagini idrogeologiche, in ausilio alla ricostruzione del modello stratigrafico, per riconoscere i circuiti delle acque sotterranee, e per individuare i livelli a permeabilità maggiore entro cui il flusso si va a concentrare.
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26 Detr iti Oepos; \1 Quoc. t erna ri ooom : - -- ::::::: T'C. Fig.:2.7cSc. zione orizz mdustriale di Tito S calo - ontale della temperatu ra d elle acque sotterranee nella piana Prove d. 1 portata Un cont n b uto significa(. alluvionale. de!r area mdustriale. ivo.. per. la definizi one o iormto del modello dall'e.. piana lacustre emung1mento. dt Tito Scalo. è stat r. secuz1one tdrodmamieo d1 prove della di. Le prove d. J portata oltre a. produttività d e Il' acqutlèro. inte venficare l'cff tctenza. dei oz. rappresentano dunq ue un parte rcettato. e a definirne i pnnctpali.. p z1, sono finalizzate a st' tmare la caratterizzazione dcli e ~.alde. essenziale per l'identitì 1eazione. d parametri e1. serbatoi idrodinamici nei.. e la, esse
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Fig. 2a Distorsione della linea equipotenziale conseguente all immissione in falda dell elettrolita nel pozzo N 29
1 INDICE 1. PREMESSA.... pag. 2 2. SONDAGGI ELETTRICI VERTICALI...... pag. 2 3. MISURA DELLA DIREZIONE DEL FLUSSO IDRICO IN FALDA...... pag. 3 4. PRESENTAZIONE DEI DATI E RISULTATI OTTENUTI.. pag. 3 FIGURE
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