Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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1 Civile Sent. Sez. U Num Anno 2012 Presidente: VITTORIA PAOLO Relatore: SAN GIORGIO MARIA ROSARIA Data pubblicazione: 19/11/2012 SENTENZA sul ricorso proposto da: GIARDINA PASQUALE, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA STOPPANI 1, presso lo studio dell'avvocato CARLO COMANDE', che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato MANGANO MASSIMILIANO, per deleghe in atti;

2 - ricorrente - contro COMUNE DI BAGHERIA, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA VAL DI LANZO 79, presso lo studio dell'avvocato IACONO QUARANTINO GIUSEPPE, rappresentato e difeso dall'avvocato LUPO FRANCESCO; - controricorrente - nonché contro MERCADANTE GIOVANNI; - intimato - avverso la sentenza n. 402/2011 del CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE SICILIANA - PALERMO, depositata il 31/05/2011; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 21/01/2012 dal Consigliere Dott. MARIA ROSARIA SAN GIORGIO; udito l'avvocato Francesco LUPO; udito il P.M. in persona dell'avvocato Generale Dott. RAFFAELE CENICCOLA, che ha concluso per l'ago.

3 Svolgimento del processo 1. - L'ing. Pasquale Giardina ricorre avverso la sentenza con la quale il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, in accoglimento dell'appello del Comune di Bagheria nei confronti della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, sede di Palermo, del 1 febbraio 2010, ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso da lui proposto nei confronti della nota del Dirigente del settore OV - Lavori Pubblici di quel Comune che gli aveva comunicato di non poter ritenere legittimo l'incarico di progettazione e direzione dei lavori relativi allo smaltimento dei liquami urbani, conferito al ricorrente con deliberazione della Giunta comunale n. 392 del 1990, cui erano seguiti l'approvazione del bando di gara e l'aggiudicazione dei lavori. Il ricorso era stato accolto in primo grado. Per quanto rileva nella presente sede, la controversia era stata ritenuta rientrante nella giurisdizione del giudice amministrativo, essendo stata posta nel nulla la deliberazione di conferimento dell'incarico adottata all'esito della fase pubblicistica di scelta del contraente. Il giudice di appello ha invece richiamato l'indirizzo giurisprudenziale secondo il quale il conferimento da parte di un ente pubblico di incarico ad un professionista non inserito nella struttura organica dell'ente medesimo costituisce espressione di autonomia privata ed è funzionale alla instaurazione di un rapporto di parasubordinazione, con conseguente spettanza delle relative controversie alla giurisdizione del giudice ordinario Il ricorso è affidato ad un unico motivo. Resiste con controricorso il Comune di Bagheria. Motivi della decisione 1. - Con l'unico motivo di ricorso si deduce la violazione dell'art. 6, comma 1, della legge 21 luglio 2000, n. 205 e dell'art. 244 del D.Igs. 12 aprile 2006, n. 163, come trasfusi nell'art. 133 del codice del processo amministrativo. Avrebbe errato il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana nel declinare la giurisdizione del giudice amministrativo individuando come giudice munito di giurisdizione il giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro. Il provvedimento impugnato - osserva il ricorrente - si sostanziava nell'annullamento in autotutela dell'incarico di direzione dei lavori affidatogli per un asserito contrasto dello stesso con la sopravvenuta normativa in materia di affidamento degli appalti pubblici, di cui alla legge regionale siciliana n. 7 del 2002, che prevede l'espletamento di procedure ad evidenza pubblica per la scelta del professionista cui conferire gli incarichi di I

4 progettazione ovvero di direzione lavori. Nella specie, l'amministrazione comunale, facendo errata applicazione del principio tempus regit actum, avrebbe ritenuto che l'incarico affidato nel 1992 all'ing. Giardina in modo fiduciario fosse illegittimo per contrasto con la richiamata normativa. Il theme decidendum riguardava, dunque, secondo il ricorrente, la portata ed i limiti della normativa in materia di appalti di servizi contenuta nella legge regionale n. 7 del 2002 e l'applicabilità della stessa al caso di specie: si trattava, dunque, di una questione rientrante tra le controversie relative a procedure di affidamento di pubblici servizi svolte da soggetti tenuti, nella scelta del contraente o del socio, all'applicazione della normativa comunitaria ovvero al rispetto dei procedimenti di evidenza pubblica previsti dalla normativa statale o regionale: controversie devolute alla giurisdizione amministrativa, ex art. 133 del codice del processo amministrativo. Detta giurisdizione sussisterebbe, poi, anche sotto un diverso profilo. Configurandosi il provvedimento impugnato come annullamento di ufficio dell'atto di assegnazione dell'incarico per ritenuta illegittimità sopravvenuta, e non per inadempienze verificatesi nella fase di esecuzione del contratto, e, in quanto tale, espressione del potere di autotutela proprio della p.a. e non dell'autonomia privata della stessa: ciò che escluderebbe in radice la possibilità che si versi nell'ambito della gestione paritetica del rapporto contrattuale, che, sola, giustificherebbe la sussistenza della giurisdizione in capo al giudice ordinario La censura non è meritevole di accoglimento Secondo l'orientamento espresso da queste Sezioni Unite, che il Collegio intende ribadire, il conferimento, da parte di un ente pubblico, di un incarico ad un professionista non inserito nella struttura organica dell'ente medesimo (e che mantenga, pertanto, la propria autonomia organizzativa e l'iscrizione al relativo albo) costituisce espressione non di una potestà amministrativa, bensì di semplice autonomia privata, ed è funzionale all'instaurazione di un rapporto di cosiddetta "parasubordinazione" - da ricondurre pur sempre al lavoro autonomo - pur nella ipotesi in cui la collaborazione assuma carattere continuativo, ed il professionista riceva direttive ed istruzioni dall'ente, onde anche la successiva delibera di revoca dell'incarico riveste natura non autoritativa, ma di recesso contrattuale, con conseguente attribuzione della controversia alla cognizione del giudice ordinario. Ne deriva, quanto alla fase anteriore alla costituzione del rapporto privatistico di lavoro autonomo, che, all'eventuale assenza di un formale procedimento amministrativo (ed a prescindere da eventuali profili - rilevanti sotto altro aspetto - di illegittimità dell'atto), si riconnette una scelta del contraente anch'essa permeata dei caratteri 2 LA.

5 della vicenda soltanto privatistica, sì che i privati possono legittimamente invocare tutela delle proprie situazioni soggettive (quand'anche qualificabili non come diritti soggettivi perfetti, ma come interessi legittimi di diritto privato, così come avviene in tema di offerta o promessa al pubblico) dinanzi al giudice ordinario, restando la P.A. soggetta ai soli principi di imparzialità e buon andamento, ex art. 97 Cost., in una scelta soggetta a valutazioni che ben potrebbero essere compiute da un privato committente (S.U., sent. n. 4 del 2007) Alla stregua delle argomentazioni che precedono il ricorso deve essere rigettato, e va dichiarata la giurisdizione del giudice ordinario. In applicazione del principio della soccombenza, le spese del presente giudizio, che vengono liquidate come da dispositivo, devono essere poste a carico del ricorrente. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso e dichiara la giurisdizione del giudice ordinario. Condanna il ricorrente al pagamento delle spese del giudizio, che liquida in complessivi euro 10200,00, di cui euro 10000,00 per compensi, oltre agli accessori di legge. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio delle Sezioni Unite, il 24 aprile 2012.