Rischio microclimatico: gli ambienti severi freddi

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1 Rischio microclimatico: gli ambienti severi freddi Condizioni microclimatiche estreme di sia all aperto che in ambienti chiusi costituiscono un fattore di rischio per la salute dei lavoratori. In questo primo contributo si analizza il tema degli ambienti severi freddi. A cura della Redazione di Wolters Kluwer Italia Quali sono gli ambienti severi? Il microclima di un ambiente di lavoro è costituito da un complesso di parametri fisici (temperatura dell aria, temperatura media radiante, velocità dell aria, umidità relativa) attività metabolica abbigliamento 1 ed è un elemento molto importante nella valutazione dei rischi. Infatti l ambiente termo-igrometrico in cui opera un lavoratore non solo può comprometterne la sicurezza e salute, ma può essere non adeguato alla attività e creare così vere e proprie sensazioni di disagio (discomfort). Per questo motivo è fondamentale conoscere le caratteristiche ambientali del luogo di lavoro ed eventualmente prendere quelle misure (azioni collettive e DPI), necessarie per mitigare le condizioni avverse del microclima 2. Il comfort microclimatico è importante in tutti gli ambienti di lavoro ed il D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i., comprende nel Titolo VIII (art. 180) il microclima tra gli agenti fisici che, secondo l art. 181, devono essere presi in considerazione nella valutazione dei rischi. Benché mancante di un capo specifico (come per altri agenti fisici) a livello legislativo, il microclima deve essere comunque valutato. A tal fine si prendono come riferimento le norme tecniche e le buone prassi, in modo da identificare ed adottare le più adeguate misure. Premesso ciò, gli ambienti dal punto di vista delle condizioni (micro)climatiche possono essere distinti in: ambienti moderati, in cui si possono raggiungere condizioni di comfort ambienti severi in cui tali condizioni non possono essere garantite e pertanto ci si deve preoccupare di assicurare la salute e la sicurezza. Negli ambienti moderati il lavoratore non corre generalmente rischi per la salute ed è possibile raggiungere la condizione di benessere termico, una sorta di equilibrio tra soggetto ed ambiente, ottenuta mediante un attivazione minima dei meccanismi di termoregolazione per mantenere costante la temperatura corporea intorno ai normali 37 C. Negli ambienti severi, invece, non si possono realizzare condizioni di comfort termico ed è necessario individuare pertanto opportune misure di protezione. Possiamo avere due tipologie di ambienti severi: caldi, dove il lavoratore può non riuscire a dissipare calore oltre un certo limite con i meccanismi di termoregolazione (vasodilatazione e sudorazione), con conseguente innalzamento 1 Caratterizzante gli scambi termici tra ambiente e persona. 2 Sia esterno, per i lavoratori che si trovano ad operare all aperto, che interno nei locali in cui è svolta l attività.

2 della temperatura centrale. Si va dal deficit idrico, a quello sodico, all esaurimento della sudorazione, alla sincope da calore e alle ustioni da calore, in caso di esposizione a fonti di calore radiante; freddi, dove il lavoratore non riesce, oltre certi limiti, a trattenere calore all interno del corpo mediante i meccanismi di termoregolazione (vasocostrizione e brivido), con conseguente abbassamento della temperatura centrale. Il raffreddamento globale può portare al rischio di ipotermia fino alla morte per fibrillazione cardiaca, mentre il raffreddamento locale può comportare il rischio di congelamento delle estremità. Per la valutazione si deve tener conto sia del raffreddamento globale (corpo intero) che di quello locale ovvero di alcune parti specifiche come viso ed estremità (mani e piedi). In questo contributo si affrontano le tematiche per gli ambienti severi freddi, riportando solamente le misure gestionali di prevenzione e protezione. Con le medesime indicazioni, si procederà con il prossimo per gli ambienti caldi. Non si presenta in entrambi i casi una trattazione teorica di tutti gli indici di benessere termico che scaturiscono da alcune norme tecniche, cui si rimanda. Si riporta solo il loro elenco nella Tabella 1. Tabella 1 Principali norme tecniche in materia di ambienti di lavoro e condizioni microclimatiche Per gli ambienti moderati Per gli ambienti severi caldi Per gli ambienti severi freddi Per tutti i tipi di ambienti UNI EN ISO 7730:2006 Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale UNI EN ISO 7933:2005 Ergonomia dell ambiente termico - Determinazione analitica ed interpretazione dello stress termico da calore mediante il calcolo della sollecitazione termica prevedibile UNI EN Ambienti caldi. Valutazione dello stress termico per l uomo negli ambienti di lavoro, basata sull indice WBGT (temperatura a bulbo umido e del globotermometro) UNI EN 342:2004 Indumenti di protezione - Completi e capi di abbigliamento per la protezione contro il freddo UNI EN 511:2006 Guanti di protezione contro il freddo UNI EN ISO 11079:2008 Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione e interpretazione dello stress termico da freddo con l utilizzo dell isolamento termico dell abbigliamento richiesto (IREQ) e degli effetti del raffreddamento locale UNI EN ISO 7726:2002 Ergonomia degli ambienti termici - Strumenti per la misurazione delle grandezze fisiche UNI EN ISO 8996:2005 Ergonomia dell ambiente termico - Determinazione del metabolismo energetico UNI EN ISO 9886:2004 Ergonomia - Valutazione degli effetti termici (thermal strain) mediante misurazioni fisiologiche UNI EN ISO 9920:2009 Ergonomia dell ambiente termico - Valutazione dell isolamento termico e della resistenza evaporativa dell abbigliamento UNI EN ISO 12894:2002 Ergonomia degli ambienti termici - Supervisione medica per persone esposte ad ambienti molto caldi o molto freddi Alcune condizioni microclimatiche di benessere termo-igrometrico negli ambienti di lavoro interni Condizioni di benessere in periodi invernali (con riscaldamento) e con riferimento ad attività leggere, fondamentalmente sedentarie: la temperatura operativa deve essere compresa tra 20 C e 24 C; a differenza verticale di temperatura dell aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) deve essere minore di 3 C;

3 la temperatura superficiale del pavimento normalmente deve essere compresa tra 19 C e 26 C, ma si possono progettare sistemi di riscaldamento a pavimento a 29 C; l asimmetria della temperatura radiante dovuta a finestre o ad altre superfici fredde verticali deve essere minore di 10 C (rispetto ad un piccolo elemento piano verticale posto a 0,6 m dal pavimento); l asimmetria della temperatura radiante dovuta ad un soffitto caldo (riscaldato) deve essere minore di 5 C (rispetto ad un piccolo elemento piano orizzontale posto a 0,6 m dal pavimento); l umidità relativa deve essere compresa tra il 30% e il 70%. Con riguardo alle condizioni di benessere estive per le stesse attività: la temperatura operativa deve essere compresa tra 23 C e 26 C; la differenza verticale di temperatura dell aria tra 1,1 m e 0,1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) deve essere minore di 3 C; l umidità relativa deve essere compresa tra il 30% e il 70%. Alcuni esempi di ambienti severi freddi Gli ambienti severi freddi sono molto diffusi e coinvolgono un gran numero di attività e comparti. Numerose sono le attività lavorative che si possono svolgere in ambienti severi freddi, predisponendo così l operatore all ipotermia. Si pensi a chi opera all aperto, soprattutto nelle ore serali e notturne, in condizioni climatiche avverse come nevicate e forte vento. Il vento infatti crea condizioni peggiorative del comfort termico e fa percepire una temperatura più bassa rispetto a quella reale. Agisce in tal senso anche un elevata umidità relativa. Lavoratori che operano in tali condizioni possono essere agricoltori, boscaioli, addetti alle manutenzioni (in condizioni ordinarie e di emergenza), operatori del soccorso, ecc. Situazioni di ipotermia insorgono anche in lavoratori che operano in ambienti interni: magazzinieri in locali o celle frigorifere comparto agroalimentare (conservazione e lavorazione frutta e verdure, quarta gamma, macellai) personale sanitario (celle mortuarie, laboratori di analisi). Azioni gestionali e DPI Innanzitutto è necessaria la prevenzione, evitando, se possibile, di operare in ambienti severi freddi, esponendosi all ipotermia. Se la permanenza in tali condizioni è inevitabile (ad esempio perché l alterazione delle condizioni climatiche renderebbe impossibile il ciclo di lavoro), farlo in condizioni di sicurezza. Un vestiario adeguato, che protegga tutto il corpo, è condizione fondamentale per operare. È necessario pertanto fornire ai lavoratori indumenti isolanti asciutti, idonei a mantenere la temperatura interna del corpo al di sopra dei 36 C, prestando particolare attenzione alla difesa di mani, piedi e testa, più sensibili al freddo 3. I vestiari che consentono di operare in ambienti termici severi, connessi a basse temperature 4, presentano il pittogramma di Figura 2. Si tratta per lo più di indumenti multistrato come indicato nella Figura 3, che mostra anche il posizionamento dello strato isolante termico. Esso è correlato all impermeabilità all aria e opzionalmente all acqua come indicato nella Tabella 2 (si veda per completezza la norma UNI EN 342:2004). Fondamentale per la protezione dal freddo è anche l isolamento termico, che è presente accoppiato ad altri tessuti, con modalità diverse secondo quanto riportato per esemplificare le situazioni esistenti, in Figura 3. 3 INAIL, Ambienti severi freddi Prevenzione e protezione. 4 Tali indumenti proteggono anche contro altri agenti, ad esempio l acqua o la pioggia e possono essere quindi anche impermeabili.

4 Figura 2 Pittogramma di indumento contro le basse temperature Tabella 2 Livelli prestazionali degli indumenti per la protezione dal freddo Se l abbigliamento è insufficiente a garantire la neutralità termica, è necessario valutare e agire sulla durata limite di esposizione e il tempo di recupero. In funzione del carico di lavoro previsto (e del valore di equivalent wind chill temperature 5 ) è possibile calcolare dei valori limite per la lunghezza massima dei turni di lavoro, da alternare a periodi di riscaldamento al fine di ridurre il rischio di ipotermia, con l introduzione di un organizzazione del lavoro che limiti la durata di permanenza del lavoratore negli ambienti troppo freddi 6. 5 Formula che esprime l effetto combinato del vento e della temperatura. 6 A cura di Contarp: R. Bevilacqua, R. Piccioni Ambienti freddi - Prevenzione e protezione 2 - Conoscere il rischio / Agenti fisici / Stress termico luglio 2013.

5 Figura 3 Stratigrafia di un indumento contro le basse temperature

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