Erasmus a Leuven Diario di Bordo

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1 Erasmus a Leuven Diario di Bordo Vi racconto la prima metà del mio Erasmus, che mi porta da settembre 2011 a settembre 2012 in una bellissima cittadina universitaria a pochi kilometri da Bruxelles. Settembre - Novità, incontri, e birra. L euforia dell inizio ha trainato in modo irrefrenabile tutto il primo periodo di questa esperienza, e ne sono successe di cotte e di crude, ma come ogni storia che si rispetti, non poteva iniziare senza un po di fatica. Ed è qui che entra in gioco la ricerca del posto in cui sto passando un intero anno, un posto in cui possa sentirmi a casa. La vicenda comincia quindi ad Agosto, appena finiti gli esami al Politecnico. Non è che sia così automatico mettersi in moto per trovare una sistemazione. O meglio, il fatto che lo si debba fare è chiaro, ma il come non lo è. Siamo a inizio luglio, e ho un piano: google. Essendo la città ampiamente incentrata sulla vita universitaria, è anche ben farcita di residenze. Piene. Ebbene sì, le uniche postazioni rimaste disponibili presentano dei leggeri inconvenienti, che di solito si traducono nella preoccupante vicinanza a qualcosa di rumoroso o puzzolente. In realtà anche il problema della superficie vivibile non è da escludere: dieci metri quadri di stanza, se non si hanno altri spazi, sono troppo pochi. In un battibaleno la mia strategia si dimostra fallimentare, e mi vedo costretto a ripiegare su qualcosa di terrificante: la segreteria. Prendo il volo, e sono a Leuven. Per uno studente c'è solo una cosa peggiore di dover andare in segreteria, ed è doverci andare con i mezzi pubblici. Grazie al cielo, io ho potuto farlo a piedi. Lungo la strada già immaginavo l'imminente futuro, con una serie di declinazioni pittoresche: la segreteria è chiusa per ferie, dei sette sportelli ne è aperto solo uno, oppure, nel migliore dei casi, ho dimenticato un modulo fondamentale per la mia permanenza. Mi sono trovato piuttosto spaesato quando ho avvistato la sala giusta al primo colpo, senza alcuna coda, e con una segretaria tutta per me. Pure giovane. Apprendo subito che ci sono dei PC con dei database di tutte le stanze disponibili in città, ed un telefono utilizzabile gratuitamente, così come la stampante. Mi sento a cavallo. In un'oretta ho fissato una decina di appuntamenti per il giorno stesso e quello successivo, senza un minuto di sosta, con l'inevitabile logistica che ad una stanza a nord ovest può farne seguire solo una a sud est. Prima di raccontate le mie avventure immobiliari creo un po' di suspense introducendo la tipologia abitativa indigena. Affittare un appartamento e' più raro che trovare un buon affettato (che è, alla meglio, impensabile), non perché sia troppo costoso o perché non siano belli, semplicemente perché nessuno li affitta. Le alternative sono due, quella per i ricchi, e quella per i poveri. Gli "studios" sono delle stanzette più o meno spaziose dotate di camera, cucina, e bagno, tutto condensato. Il prezzo parte dai 400 euro al mese, per cui li scarto senza pensarci nemmeno. Più popolare, sia nel prezzo che nella struttura, sono i numerosi grandi edifici con diverse stanze in affitto, le quali condividono bagno, cucina, e - se fortunati - salotto. I prezzi qui variano dall'onesto al troppo onesto. Si parte. Nella prima casa non c'era nulla al proprio posto: l'intonaco sul pavimento, l'imbottitura delle poltrone sul pavimento, gli scarafaggi sul pavimento. Sì, quel pavimento era piuttosto affollato. Delusione completa, ma via, le prossime saranno meglio. E invece no. Otto case su dieci sono sotto il livello minimo di vivibilità che chiunque potrebbe sostenere. Una mi ha colpito più delle altre, alta e ripida, venti stanze, una

2 cucina, ed un bagno, oculatamente posizionato nel seminterrato. Ironia della sorte, l'unica stanza libera era la soffitta, raggiungibile solo tramite un reticolo di scale ripidissime che non avrebbero lasciato scampo a contusioni assortite. E le altre due su otto? Entrambe carine, fantastico! Che c'è, non sono abbastanza convincente? D'accorto, la racconto tutta. Nel primo caso avrei vissuto con una famiglia. Proprio così, mamma, papà e bambine - pure piccole -. Nel secondo la condizione necessaria ad avere il benestare del padrone era sparire nel weekend. Come dire, non ci siamo. Dopo due giorni di visite speleologiche ero piuttosto demoralizzato, soprattutto perché al momento l'offerta migliore era l'allegra famigliola. Se non altro ricevo un invito a cena da un amico che avevo conosciuto in un precedente viaggio, originario della zona, così mi reco alla sua abitazione. Si capisce già come va a finire, no? Leggermente fuori dal centro città, ma molto vicina al campus universitario, la dimora studentesca si presenta come una villa con giardino inglese decorato con siepi geometriche, piscina al chiuso, e Carrera s. Inutile dire che la cena non è stata la parte interessante della serata, perché su otto stanze dedicate agli studenti, una era ancora libera, con tanto di bagno privato. Due finestre su lati opposti, frigorifero, doccia, poltrona letto, armadio sei ante, e, ciliegina sulla torta, non uno ma ben due lavandini, che non ho ancora capito a cosa possano servire. Firmo il contratto e lascio la caparra, l'indomani posso tornare in Italia tranquillo e farmi le mie vacanze in tutta serenità. Nonostante siano stati veloci e frenetici, questi pochi giorni sono riusciti a darmi un idea della bellezza della città. Visivamente l'impatto è quello delle tipiche cittadine del nord Europa, con mattoni a vista, ed edifici alti, stretti, ammassati. Il punto forte sono le due piazze centrali. Una accoglie il municipio e la cattedrale, e l'altra una quantità incredibile di bar e locali. Sono entrambe bellissime. La natura storicamente cattolica si manifesta in un buon numero di chiese, e nel suggestivo beghinaggio. La superficie è completamente racchiusa da una circonvallazione di due chilometri di diametro, da cui sbuca solamente una parte del campus. La conseguenza più golosa di ciò, è che ci si muove in bici per qualunque spostamento, e, per i più restii a salire in sella, camminare è ugualmente valido. In uno spazio molto ridotto è tuttavia raccolto tutto ciò che serve, dal bowling al cinema, dalla via dello shopping al Mc Donald's. Non voglio dilungarmi sugli aspetti meno personali della storia, per cui lascio il resto della descrizione tra le righe degli altri paragrafi, perché meglio di ciò che è, Leuven può essere raccontata da ciò che vi succede. Questa faticaccia ha avuto i suoi frutti, perché quando torno a Leuven tutto è pronto per farmi godere al massimo il tanto sudato Erasmus. Tutto, oddio Quasi tutto, perché le pratiche burocratiche devono ancora essere sbrigate, e non senza spargimento di sangue. Per circa una settimana ho dovuto preparare il campo per poter essere tranquillo durante l anno, a partire dalla conferma dell iscrizione all università. La sede centrale della segreteria, in cui non ero ancora stato, è situata nel centro città in uno dei tanti edifici storici, e chiaramente è pensata per impressionare chiunque ci entri, con ampi spazi decorati da statue e pavimenti d epoca, affiancate da elementi di design moderno negli uffici. La coda è scoraggiante, ma d altra parte prima o poi la dovrò pur fare. Nell attesa, Algirdas il lituano decide di iniziare una conversazione, comunicandomi che in fondo al salone sono distribuite bevande fresche gratuitamente. Incredulo, sono andato a controllare in prima persona, ed ho ricevuto una coca cola in premio. Il mio primo interlocutore non mi convince appieno, ad ogni modo. Chiaramente oltre la trentina, studia teologia ed il suo tono di voce rasenta la soglia dell udibile. Fortunatamente poco dopo incontro ho incontrato Abel, spagnolo che già avevo avuto modo di conoscere durante la ricerca dell'alloggio, insieme anche ad altri ragazzi. L'invito a fare un giro insieme è presto arrivato, così come lo scambio dei numeri di telefono. Il gruppo, composto da sette spagnoli e me, mi è subito calzato a pennello, da ogni punto di vista. Tuttora sono loro la gente con cui passo la maggior parte del tempo, e ne sono molto felice. Beh, non solo loro, in effetti. Durante uno dei primi pranzi alla mensa siamo stati avvicinati da un Norvegese, al che lo abbiamo

3 subito coinvolto, ed è stato amore a prima vista: Simen è simpaticissimo, sveglio e alla mano. L'ultimo arrivato è stato Sharma, mio amico da anni, che è arrivato a Leuven un po' in ritardo a causa dei problemi burocratici (sì, sempre loro) legati al visto, dal momento che ha la nazionalità indiana, e non è quindi membro dell'ue, nonostante viva a Milano da quindici anni. I momenti più divertenti e felici sono stati in loro compagnia, dalle cene, ai pic-nic, alle partite a pallavolo, alle notti più lunghe. Sono convinto che almeno parte di queste relazioni sia destinata a durare, anche se con modalità differente, e spero proprio che saremo tutti in grado di portarle avanti. Il passo successivo, finalmente, consiste nello spassarmela alla grande, occupazione nella quale mi sono dimostrato meticoloso e puntuale. Si dice che in Erasmus non si faccia nient'altro che ubriacarsi e ballare tutte le notti. Beh, io ogni tanto ho anche studiato. Scherzi a parte, La componente di divertimento ignorante è fondamentale, è ciò che rende questa esperienza ancora più unica, senza stare a farsi troppi problemi. Per i primi tempi il ritmo è stato piuttosto serrato, con serate movimentate almeno un paio di volte alla settimana, ma con il l'andare del tempo ci siamo stabilizzati su ritmi più umani. Le occasioni offerte dalla città sono diverse: c'è il bowling, il cinema in inglese, le sale da bigliardo, le sale giochi, le rispettive abitazioni, ed i locali. Tantissimi locali, in poco spazio. In una sola piazza ce ne sono trentasei, da quello per i rasta, quello per chi vuole bere a poco prezzo, quello per chi vuole sedersi con calma, e quelli per chi vuole ballare. Le discoteche vere e proprie sono anch'esse in centro, e sono cinque o sei, a cinque minuti a piedi l'una dall'altra. Il fatto che Leuven ospiti lo stabilimento principale della Stella Artois, unito alla giustificatissima fama delle birre belga, sarebbe sufficiente a spiegare il consumo notevole di questa bevanda, ma se si specifica che è possibile acquistarne bicchieri da 25 cl ad un solo euro, è tutta un altra storia. L attaccamento della città alla birra è dimostrato chiaramente dall assortimento di gente ubriaca che vaga per le strade grossomodo tutte le sere della settimana, e dal fatto che tra i sampietrini è speso possibile scovare dei frammenti di vetro del bicchiere tipico della Stella. Con l inizio dell università mi avvio verso ottobre, mese ancora denso di novità e di divertimenti. Ottobre - Lezioni, bicicletta, e ancora birra E ora di iniziare a studiare, a quanto pare, e come ogni studente che si rispetti non posso che astenermi dal farlo, in favore di un sacco di altre occupazioni meno costruttive, ma molto più golose. E per questo che ritengo opportuno recarmi a noleggiare una bicicletta, che in effetti è fondamentale per muoversi in città. Il trasporto è un tema scottante per chi studia. Per tre anni sono andato al politecnico con i mezzi pubblici, e come ho già avuto modo di accennare, li odio. La tentazione di entrare nel merito è forte, ma mi limito solo a dire che ogni giorno impiegavo due ore per raggiungere città studi e tornare a Monza, e che la qualità del servizio è sempre stata imbarazzante. Potersi muovere unicamente in bicicletta è un grande passo avanti. Non c'è traffico, non ci sono costi, e nemmeno smog. Questo è uno degli aspetti che più sto apprezzando in assoluto, anche perché tutti sappiamo quale sia la situazione logistica monzese oggi. Dalla mia camera alle aule impiego al massimo cinque minuti, come anche per la biblioteca e la mensa. Il centro città è un po' più distante, ma con un quarto d'ora ci sono. Il fatto poi che tutti (ma proprio tutti) si muovano in bici, ha anche dei bizzarri effetti collaterali, come la frequenza degli scontri tra ciclisti, l'alto numero dei furti di bici tra ragazzi, e la stretta

4 regolamentazione stradale. Le luci la sera sono obbligatorie, ed è proibito viaggiare in due. Sulla maggior parte dei sensi unici è specificato che non si estendono alle bici, e le strade sono sempre affiancate da piste ciclabili. Il povero Manu, spagnolo, è stato beccato a girare senza luci nel centro città, ed è stato fermato e multato di cinquanta euro. Tornando ai mezzi pubblici, non è che si sia in paradiso qui. Il problema del sovraffollamento rimane, come anche quello della puntualità (anche se in minor misura). Il grande vantaggio è che tutti gli studenti hanno l'abbonamento annuale gratuito, che è un risparmio notevole. Il venerdì ed il sabato i le corse sono libere per tutti, senza bisogno di alcun biglietto. Detto ciò, in generale si usano solo quando piove o la temperatura è davvero troppo bassa. In tutti gli altri casi, si pedala. Non c'è bisogno di alcun calcolo per capire quanto sia migliore come situazione a livello di costi e di tempi. Niente macchina significa niente benzina, niente assicurazione, niente parcheggio, ad esempio. Indubbiamente tutto questo mi mancherà, quando tornerò a casa. Ora sì, che sono pronto a buttarmi nel mondo dello studio. Sto frequentando la KUL, Università Cattolica di Leuven. Di lunga tradizione, questa scuola ha sempre avuto delle valutazioni positive nelle varie classifiche, per quanto possa essere rilevante. Il piano di studi comprendeva un totale di dodici corsi, di cui otto nella prima parte dell'anno. Viene naturale chiedersi come mai abbia fatto una scelta così stupida, ma non è stata una decisione mia. Compilare il piano di studi è stato un calvario, soprattutto perché la facoltà di ingegneria matematica del politecnico di Milano offre insegnamenti piuttosto rari, e trovarne di corrispondenti è un po' come cercare il classico ago nel pagliaio. Alla fine il meglio che sono riuscito a mettere insieme aveva uno sbilanciamento di carico piuttosto fastidioso, ma se non altro mi avrebbe permesso di non perdere nulla a livello di crediti. Dopo poche settimane mi sono tuttavia reso conto che non sarei mai riuscito a seguire otto corsi in un semestre, e ho quindi scelto di abbandonarne uno, come ho anche lasciato perdere l'idea di imparare il fiammingo, per via delle cinque ore aggiuntive settimanali che avrebbe richiesto. Dal punto di vista della didattica posso parlare con cognizione di causa solo per i miei corsi di studio, e ci tengo a specificarlo perché a quanto pare l'eccellenza alla KUL si raccoglie attorno ai campi della chimica e della biologia, ben lontano da dove sto io. Benché la struttura sia macroscopicamente simile a quella di provenienza, ho trovato parecchie differenze nell'approccio. Il livello teorico di conoscenza delle diverse materie, così come il grado di approfondimento, è sicuramente superiore al politecnico, perché l'attenzione qui è spostata sugli aspetti più pratici, con progetti e lavori personali che non ho mai dovuto fare in precedenza. Le lezioni, tutte in inglese, sono state comprensibili dalla prima all'ultima, e ho sempre trovato disponibilità e gentilezza da parte dei professori, che è una qualità più che rara. Le esercitazioni invece sono molto più approssimative, e sono più viste come uno spazio predefinito per le domande, che come una spiegazione passo passo dei tipici problemi che potrebbero essere materia d'esame. Le prove finali dei corsi hanno modalità molto varie, e molte sono divise in più parti, che possono coinvolgere una prova orale, una scritta, la presentazione di un articolo o lo sviluppo di un progetto. Per tirare le somme, posso dire di essere soddisfatto di quello che ho imparato in questi quattro/cinque mesi, sia per il contenuto fine a se stesso, sia per il fatto che ho appreso una metodologia differente da quella a cui sono stato abituato. Volendo fare un confronto finale tra Politecnico e KUL sceglierei di tenere il livello didattico italiano, con l'organizzazione e la "cordialità" del clima belga. Dal punto di vista del divertimento anche ottobre ha mantenuto un alto livello, con numerose feste delle più varie forme. Un esempio abbastanza rilevante è stato l hat party, a cui non si poteva accedere se non muniti di cappello, possibilmente ridicolo. Ce n erano un po di tutti i colori, dal mio con paillette

5 dorate, a copricapi leopardati, a caschi di banane ed elmi vichinghi. Simen, di cui vi ho già parlato, si presenta accompagnato da un amico norvegese in visita per qualche giorno, entrambi dotati di coppola. Martin, l amico, è molto amichevole e simpaticissimo, e dopo qualche chiacchiera insieme ci dà la sua disponibilità di guida nel caso in cui capitassimo dalle parti di Oslo. Noi (ossia io e gli spagnoli), che già stavamo pianificando un viaggio per novembre, non ci siamo fatti scappare l occasione e abbiamo approfittato di un offerta di Ryanair per andare a congelare nell estremo nord. Così ci avviamo al penultimo mese dell anno, con un volo in programma, e poche conoscenze didattiche accumulate. Novembre Patate, Oslo, e musica La barriera più alta, il fastidio meno sopportabile, la nostalgia più grande. Il cibo. Quanto mi piaccia mangiare lo sanno tutti, sia a livello di quantità, sia a livello di qualità. Il mio amore per la cucina italiana non ha limiti: la reputo superiore a tutte le altre di un ampio margine, senza possibilità di errore. Fatte queste premesse, spero sia chiaro quanto grave sia la situazione. La tradizione culinaria locale si basa sulle seguenti leccornie: patate frittissime, panini abominevoli, e pizza surgelata. A dirla tutta c'è anche il cioccolato, ma, guarda caso, a me non piace. Ora, le possibilità di nutrimento che mi si prospettano sono diverse, ognuna problematica a modo suo... I fast food in città sono numerosi: McDonald's, Subway, Quick Burger, ed altri. Di certo non sono un grande fan di questa scelta, ma se capita una volta ogni tanto non mi dispiace affatto. In effetti, ogni tanto ci vado a finire, però non può essere la consuetudine, sia per il prezzo, sia per l'untuosità. Parlando di untuosità non si può non citare gli onnipresenti "Frituur", che offrono una vasta gamma di oscenità gastronomiche sulle quali per pudore non mi soffermo, ma di cui parlo con cognizione di causa perché, mio malgrado, le ho assaggiate. Con un euro e qualcosa si può avere una porzione piccola di patatine. Piccola nel senso che, anche con una fame da lupo e con tutta la buona volontà del mondo, non sono riuscito a finirla. Gli hamburger sono dotati di vita propria, e non sono una buona compagnia, meglio lasciarli dove sono. Arriviamo alla mia fonte di sostentamento primaria: la mensa. Ce ne sono tre in tutto, e tutte sono gigantesche (circa mille posti di capacità ciascuna), e sempre piene. I piatti offerti variano dalle polpette, allo stufato, a delle minacciosissime salsicce nere. Ognuno di questi è servito con una porzione di verdure assortite, ed un contorno a scelta tra patate fritte, purè, patate lesse, e riso. Udite udite, questi ultimi sono serviti a volontà, il che è un eccellente rimedio alla fame più feroce (la mia). La qualità di questi alimenti è accettabile, e tutto sommato non mi dispero più di tanto. Per la cronaca, c'è anche la pasta, sulla quale non mi dilungo per ovvi motivi. Le bevande sono irrilevanti, dal momento che si può prendere liberamente l'acqua del rubinetto, che, al fine di risparmiare, è perfetta. Il prezzo di un pasto completo soddisfacente varia dai 2.70 ai 4.10 euro, e di solito la cifra è la prima. Tutto sommato, il servizio offerto è più che buono. Visto che sono uno chef provetto (non è affatto ironico), l'ultima chance è attivarsi in prima persona. A livello di qualità del risultato questa opzione non teme confronti, ma i limiti sono diversi. Il più ovvio è il tempo, perché spesso mi trovo a non averne. Anche la cucina alle volte si rivela ostile, perché è piccola, perché ha i fornelli elettrici, e perché è sempre sommersa di stoviglie sporche che i miei incivili inquilini pensano non debbano essere lavate. L'ostacolo maggiore ad ogni modo è la materia prima. Non è che pretenda di avere l'esselunga con la sua imbattibile qualità stellare, però qui stiamo proprio raschiando

6 il fondo. Parte ora la lunga cantilena lamentosa dei beni di primissima necessità che è impossibile reperire in qualunque supermercato nel raggio di seicento chilometri. Il burro è terribile. Non so il perché o il per come, non so nemmeno se accademicamente sia superiore o inferiore a "quello italiano", ma lo trovo immangiabile. La salvia è rarissima ed il basilico è spropositatamente costoso. Qualunque cosa al banco gastronomia è al limite della commestibilità, dai salumi ai formaggi, e ne ho provati tanti. Il pane, fortunatamente, è buono, e la pasta si trova senza difficoltà, anche se costa il doppio che in Italia, così come il grana. Grazie al cielo con un po' di pazienza si riesce a reperire anche la passata rustica con basilico Cirio, e pure i pelati senza pelle. In conclusione, se pensate che sia troppo schizzinoso e rompiscatole, è vero, anche perché tutto sommato mi diverto, però vi garantisco che, anche oggettivamente parlando, non si va tanto lontano da come l'ho messa giù. Se, invece, siete in disaccordo con tutto quello che ho scritto per esperienza personale, beh, in tal caso ho il dispiacere di annunciarvi che avete perso il senso del gusto. Ricordate che vi ho detto di Oslo? Beh, è ora di partire. Io, Jesus, Ana, Paula, Paula, Elena, Abel e Lucia siamo la squadra, e Martin ci aspetta come capitano. Siamo stati accolti da una nebbia densa e scoraggiante, che però è restata in aeroporto, fortunatamente. Con mezzi di fortuna raggiungiamo l ostello, con la camera da otto pronta ad essere colonizzata. Una sola doccia è un problema già di per sé, figuriamoci con cinque donne. I tempi inevitabilmente si sono spesso dilatati a sproposito per questo inconveniente, ma tutto sommato l avevo messo in conto, ed è risultato più un motivo di divertimento che un peso. La città è moderna, pulita, e buia. Il fatto che il sole tramonti alle cinque ha creato degli scompensi metabolici per cui alle sette ero già pronto per andare a dormire. Inutile dire che non è mai andata così. Per due giorni abbiamo camminato guidati dal gentilissimo Martin, mantenendo anche un buon ritmo e visitando quasi tutto ciò che ci era stato consigliato. L impianto olimpico del salto sciistico è incredibilmente suggestivo, con la sua mole mastodontica e l estetica curata. Purtroppo, la nebbia ha pensato di tornarci a trovare in quel momento, ma tutto sommato credo che abbia anche in parte contribuito all impatto della struttura. Il tasto dolente è stato il costo dei beni di prima necessità. Un menù medio da Mc Donald s, per intenderci, costa il corrispettivo di undici euro, cioè una follia. Ci siamo dunque arrangiati un po approssimativamente fino all ultimo giorno, quando siamo stati invitati da Martin a cenare al ristorante. Solo io e Jesus abbiamo accettato, perché gli altri erano spaventati dal conto finale. Non che io non lo fossi, sono sincero, però la mia gola ha vinto, ed alla fin fine ho potuto gustare un fantastico filetto di cervo in salsa di ribes accompagnato da birra danese. Fino ad ora è la cosa più buona che abbia mangiato lontano dall Italia, senza che sia stata cucinata da me. Dopo aver comprato un regalo per la nostra guida torniamo a Leuven, con la consapevolezza che il livello di divertimento sta per abbassarsi notevolmente per via degli esami incombenti, ed in effetti si comincia pian piano a mettersi sotto, anche perché molti dei corsi prevedono progetti da sviluppare durante tutto l arco del semestre, con scadenze intermedie. Nel mentre sono venute a trovarmi mia madre e la mia ragazza, portando entrambe doni a mo di re magi nella forma di bresaola, sfogliatelle, grana, e torrone. Sono stato contento di entrambe le visite a loro modo, anche perché hanno contribuito a non farmi sentire nemmeno minimamente nostalgia di casa, che forse altrimenti avrei un po sofferto. Sì, per il cibo.

7 Ma novembre non ha ancora esaurito le sue risorse, e scopro che il mio dipartimento universitario organizza una jam session aperta a tutti, e decido di farci un salto. Suono la chitarra da molto tempo, ed ho sempre avuto una buona attività dal punto di vista della musica dal vivo, ed ho pure dovuto lasciare l ottimo gruppo in cui suonavo prima di partire, per cui la voglia di trovare un buon ambiente musicale è tanta, ed è stata una priorità assoluta dal primo momento in cui ho messo piede in Belgio. Appena entrato nel locale mi rendo conto che il livello è poco più che rasoterra, ma non mi scoraggio ed inizio a bermi qualche birra a cinquanta centesimi per ingannare il tempo. Tra tutti i ragazzi che si alternano sul palco ne ho individuati alcuni che potrebbero forse fare al caso mio e vado subito a conoscerli. Non ottengo molto, ma una cantante Terry, si mostra disponibile e decidiamo di incontrarci per provare qualcosa. Lei è molto soddisfatta del risultato, e mi chiede di accompagnarla in un paio di date che aveva in cantiere, io accetto anche senza compenso, tanto per divertirmi. La prima delle due è stata molto interessante, nell ambito della finale di selezione per un concorso del genere di X Factor, ma di livello leggermente inferiore. Sono stato soddisfatto della prestazione, e la location era davvero eccellente. La cosa positiva è stata che sono anche riuscito a prendere qualche altro contatto per altre eventuali collaborazioni. La seconda serata, molto più modesta, è stata meno soddisfacente, soprattutto perché abbiamo suonato all aperto con un freddo feroce, ma tutto sommato sono riuscito a divertirmi lo stesso. Mi avvio verso dicembre con un progetto musicale in corso, e dei corsi che richiedono molti progetti. Dicembre Studio e ritorno E infine arrivata la famigerata ora in cui tutti si rinchiudono in casa per aggiornare lo stato di facebook, e per studiare a tempo perso. Le serate a ballare sono solo un ricordo e si inizia a frequentare la biblioteca. Io sono piuttosto fortunato, perché quella del mio dipartimento è a due minuti da casa, ed è davvero un ottimo posto per studiare. Per la prima volta nella mia vita ho potuto studiare in una sala in cui il divieto di parlare era osservato. Caratteristica è anche l usanza di andare in giro senza scarpe per la struttura, che a quanto pare è condivisa senza problemi anche dai supervisori. In sostanza dunque le giornate si svolgono in un alternarsi di lezioni, studio, mensa, e qualche serata occasionale in compagnia del solito gruppo. Dal punto di vista musicale sono stato raggiunto da un altra proposta, questa volta dal gruppo degli studenti internazionali. Anche qui, il livello non mi stimola, fatta eccezione per un arrogante pianista sudafricana, Tarynne, con cui ho suonato diverse volte. Credo che la collaborazione con lei possa portare ad un prodotto di livello, per cui sono ansioso di vedere come si svilupperà nel secondo semestre. Durante la preparazione di uno dei tanti progetti, per il corso di ottimizzazione, ho modo di conoscere Attila, l assistente ungherese del docente, che è molto disponibile ad aiutarmi, ma soprattutto è simpaticissimo, e si firma citando le frasi di Abatantuono. Come se ciò non bastasse, un giorno in cui stavamo pranzando insieme, la sua sedia si è rotta mandandolo gambe all aria in mezzo alla mensa, e lui per tutta risposta si è messo a bestemmiare in italiano sotto gli occhi di tutti, in una scena davvero inverosimile grazie alla quale ho riso per ore ed ore. Il ventidue di dicembre ho prenotato il volo di ritorno per trascorrere le feste in Italia, e i sindacati del Belgio, pochi mesi dopo aver ottenuto un governo, decidono di scioperare, creando molta

8 preoccupazione presso tutti quelli che come me avevano in un certo senso urgenza di spostarsi tra città e città. Fortunatamente lo scioperò non ha coinvolto gli assistenti di volo, ed ho solo dovuto prendere un taxi fino all aeroporto, condiviso con altri ragazzi per dividere i costi. Così sono tornato tra un sacco di gente che avevo voglia di vedere e che aveva voglia di vedermi, coccolato dalle donne di famiglia con tutti i miei cibi preferiti in quantità industriale. Durante le due settimane trascorse in Italia ho potuto avere l ennesima conferma di come ogni cosa abbia pro e contro. Il fatto che sia impossibile muoversi a Monza senza rimanere imbottigliati nel traffico è stato l urto maggiore, magramente bilanciato dalla possibilità di spostarmi all asciutto quando piove. Con queste considerazioni e diverse altre ho trascorso quindici piacevoli giorni, in cui chiaramente non sono riuscito a studiare nemmeno un po, e nemmeno a rilassarmi, ma di cui sono stato molto contento. Gennaio Esami, esami, esami Una volta tornato in terra belga la prospettiva comprendeva sette esami, di cui sei in dieci giorni, ed il settimo poco più tardi. Per circa venti giorni non ho fatto altro che studiare, aprendo e chiudendo con la biblioteca, dalle otto e mezza alle dieci. Purtroppo non c è molto altro da dire, perché è stato davvero così. In corso d opera mi sono reso conto dell infattibilità della cosa, e due esami su sette sono stati rimandati ad agosto. Dei restanti cinque, quattro sono andati bene, ed uno un po meno, ma l esito è ancora ignoto. Adesso, 30 gennaio, inizia la fase di raffreddamento, e mi aspetto che nella prossima settimana si risveglino tutti gli umori festaioli assopiti per così tanto tempo. Il prossimo semestre mi aspetta la possibilità di vivere i vari aspetti che ho raccontato fino ad ora, ma in una situazione più stabile che mi permetterà di capire meglio cosa sia buono e cosa meno. Sono certo che comunque i colpi di scena e le novità non tarderanno ad arrivare, ma questo lo scoprirete nella prossima puntata. Davide Longoni, 30 gennaio 2012

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