Foto di Elisabetta Errani Emaldi

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1 Foto di Elisabetta Errani Emaldi

2 Nel Tunnel della Morte il Labirinto della Vita Soggetto e sceneggiatura di: Elisabetta Errani Emaldi (S.I.A.E.) Copyright All rights reserved Sottotitolo Premonizione di un incontro e contatti telepatici con un giovane passionale che teme il suo passato. Quando il destino ci guida verso un'esperienza che servirà alla nostra crescita interiore Copyright valid for life Document on Real Time Timestamping Server Status : "Successfully deposited" FILENAME :DEP PDF.SCENEGGIATURANELTUNNELDELLAMORTEILLABIRINTO...pdf

3 Personaggi: 1. Elisabetta, protagonista, trentottenne, italiana. 2. Un hostess, uno steward, passeggeri. 3. Rossana, sorella della protagonista, quarantatreenne, italiana. 4. Ornella, altra sorella, trentasettenne, italiana. 5. Rosina, madre della protagonista, sessantaquattrenne, italiana 6. Viola, amica di Elisabetta, quarantatreenne, italiana 7. Marzia, amica di Elisabetta, ventinovenne, italiana. 8. Gabriele, lo spasimante di Elisabetta, trentaquattrenne, italiano. 9. Amica di Gabriele, ventenne, spagnola. 10. Proprietario della taverna, cinquantenne, spagnolo. 11. Un cameriere, trentenne, bell aspetto, italiano. 12. Anna, amica di Elisabetta, ventinovenne, italiana. 13. Un cameriere, quarantenne, bell aspetto, italiano. 14. Due uomini sui quarant anni. 15. Un cameriere in divisa, elegante, sui quarant anni italiano. 16. Un cameriere in divisa che serve le pizze. 17. Barista, amico di Gabriele. Gruppo di amici di Gabriele. 18. Marco, giovane musicista trentenne italiano. 19. Due amici di Elisabetta americani, sui quarant anni. 20. Un barista con cameriera. Gruppo di turisti americani e cantante 21. Una giovane donna al volante. 22. Giovanna, amica di Elisabetta, trentasettenne, italiana. 23 Umberto, fratello di Elisabetta, cinquantenne. 24. Walter e Antonietta, cognati di Elisabetta. 25. Due passeggeri, maschio e femmina, italiani. 26. Un cameriere, due uomini e una donna, italiani. 27. Padre e madre di Gabriele. Una donna lungo la strada. 28. Plutarco, cane di Gabriele e il suo pappagallo. Copyright valid for life Document on Real Time Timestamping Server Status : "Successfully deposited" FILENAME :DEP PDF.SCENEGGIATURANELTUNNELDELLAMORTEILLABIRINTO...pdf

4 1. Prima dei titoli Dissolvenza in apertura (Dissolve to fade-in). Lo schermo è nero. Appare una dicitura. "Prendi prima coscienza di te stesso all interno, poi pensa e agisci. Ogni pensiero vivente è un mondo in preparazione; ogni atto reale è un pensiero manifestato. Il mondo materiale esiste perché un idea cominciò a giocare nella coscienza divina". Aurobindo Dissolvenza in chiusura (Dissolve to fade-out). 2. Notte. Esterno. Giardino davanti alla casa di Elisabetta. Lentamente il nero svanisce in un profondo blu notte, dove le nuvole grigie corrono spinte dal vento. Si cominciano a distinguere i contorni sempre più nitidi del giardino e della casa di Elisabetta nella notte; le luci dei lampioni sulla strada illuminano le due statue bianche davanti alla porta e quella più grande al centro del giardino, che risaltano nell oscurità, avvolte dalla furia del vento che fischia acuto contro i muri, fra l ulivo, mentre i tre lunghi cipressi si piegano, la magnolia sbatte contro la ringhiera del balcone provocando rumori metallici che si mescolano allo scricchiolio dei rami. Al secondo piano la luce accesa nella stanza da letto brilla nel buio, risplendendo attraverso le persiane che danno sul balcone. A intervalli, scorrono i titoli. 3. Esterno. Notte. Giardino dietro casa. Il lampione acceso sotto un grande pino che scricchiola per la potenza del vento, illumina il gazebo ricoperto da una pianta rampicante, con sotto un tavolino e sgabelli in pietra. Poi all improvviso il giardino brilla sotto i raggi della luna, che appare fra le nubi grigie che corrono nel cielo, lasciando cadere tutto intorno un manto argentato e facendo risaltare la fontana (in stile neoclassico), i grandi vasi a forma di calice e il pozzo con pianta di rosa rampicante spoglia, arrotolata attorno al supporto di ferro battuto. Le betulle e la grossa quercia spoglia, nel giardino del vicino, brillano d argento, mentre oscillano paurosamente al fischiare misterioso del vento. Chiude sul titolo/main Title.

5 4. Dicembre Esterno. Città di Alfonsine. Interno casa di Elisabetta. Notte. Stanza da letto. Stanza ampia di colore bianco, con grande letto in ottone, tenda di raso color avorio che cade sulle spalliere del letto raccolta in cima da un drappo in batik (tessuto indonesiano), fantasia bordeaux e avorio. Sulla tenda di raso è fissata in posizione centrale un icona greca con Madonna e bambino. I tendaggi al finestrone del balcone, in eguale tessuto bordeaux avorio. Mobili in smalto bianco con specchiere celesti. Sedia in vimini e tavolino smaltati in bianco, indonesiani con sopra una grossa Bibbia bordeaux. Elisabetta indossa una lunga camicia bianca ricamata in rosa, è una donna longilinea, statura media, sui trentotto anni, viso rotondo, occhi neri, capelli a caschetto. Fuori il temporale imperversa, lei dal centro della stanza s avvicina al letto e va sotto le coperte. La luce dell abat-jour trema ad ogni colpo di vento, che s abbatte contro il finestrone del balcone, con fischi che stridono acuti contro i muri della casa e fra un coro di continui scricchiolii di rami, che fanno pensare al rumore delle onde del mare che si cullano violente contro gli alberi. Al peso di quelle raffiche, mille cigolii si trasformano in misteriosi lamenti, che fuggono lontano nella notte. Infine si siede sul letto, spegne l abat-jour; intanto le luci dei lampioni sulla strada entrano violente attraverso le persiane a disturbare l oscurità. Osserva quei raggi luminosi che irradiano la stanza, poi si stende, ed ascolta in silenzio il lento dissolversi del temporale, mentre il fischiare del vento si dilegua lontano accarezzando leggermente le fronde degli alberi intorno alla casa. Al sopraggiungere della quiete s addormenta profondamente e sogna (dissolvenza con effetto flou): ode una nota di chitarra che la sveglia di soprassalto nella notte fonda, accompagnata da un forte dolore, allora si sveglia di soprassalto si siede sul letto a riflettere, poco dopo scende e va a sedersi sulla sedia di vimini. ELISABETTA: - (sussurra) Quella triste nota di chitarra cela un mistero che ora non riesco a svelare, ma un giorno lo scoprirò. Dissolvenza incrociata per scandire il passare del tempo (Dissolve to fade-over). 5. Nove mesi dopo. Ventisei settembre Pomeriggio. Esterno aeroporto di Venezia. Inquadratura aeroporto di Venezia. Appare un cartello. Stacco su cartello (Cut to). AEROPORTO DI VENEZIA

6 Un aereo atterra, corre sulla pista e si ferma, gli addetti in tuta da lavoro avvicinano la scala, la porta dell aereo si apre, un hostess e uno steward lasciano uscire i passeggeri. Inquadratura dei passeggeri, stacco, primo piano di Elisabetta, vestito a giacca sportivo arancione, con i capelli al vento, mentre scende dalla scaletta dell aereo con una borsa nera da viaggio. Dissolvenza (Dissolve to). 6. Interno. Pomeriggio. Hall dell aeroporto di Venezia. Annunci, passeggeri che vanno e vengono con carrelli pieni di valigie. Primo piano di Elisabetta mentre va incontro alle sorelle Ornella e Rossana, trascinando una valigia. Rossana veste un vestito a giacca rosso, altezza media, capelli ricci castani, viso rotondo, occhi neri. Ornella indossa pantaloni e giacca sportiva bianchi, altezza media, capelli rossi, viso ovale, occhi neri. Le tre donne si abbracciano felici. ORNELLA: - Hai fatto buon viaggio? Le tre donne si avviano all uscita ELISABETTA: - Un po di turbolenza sull Atlantico, per il resto tutto a posto. ROSSANA: - (curiosa)come mai, dopo nove mesi di Caraibi a bordo di una nave da crociera, non sei abbronzata? Entrano nel grande parcheggio e si avvicinano all auto. ELISABETTA: - In questi anni intorno al mondo ho preso tanto di quel sole da farne una indigestione. Le tre donne sorridono, poi Rossana apre il cofano della macchina e Ornella sistema la valigia; salgono a bordo e partono entrando nel traffico caotico delle strade di Mestre. Dissolvenza (dissolve to). 7. Ore diciotto. Esterno. Alfonsine. Interno casa di Elisabetta. L automobile delle tre donne corre su una strada in mezzo alle campagne romagnole, avvolte dai colori autunnali, che brillano sotto il sole di fine settembre. Appare un cartello. Stacco sul cartello. Cut to.

7 ALFONSINE L automobile attraversa la piazza di Alfonsine e imbocca via G. Verdi, poi si ferma davanti al cancello della casa di Elisabetta dove le tre donne scendono dall automobile sorridendo. Elisabetta apre il cancello che stride, poi guarda la pianta di banano di fianco alla porta d entrata. ELISABETTA: - In gennaio, quando sono partita, le grandi foglie della pianta di banano cadevano bruciate dal gelo, ora sono belle e imponenti. In quel mentre la porta si apre e appare la madre Rosina che, asciugandosi le mani nel grembiule, va incontro ad Elisabetta. ROSINA: - Oh! Finalmente ti posso riabbracciare. Si abbracciano commosse. ELISABETTA: - Mamma, sei in forma! Le sorelle prendono la valigia dalla vettura. ROSINA: - Anche tu sei bellissima. ELISABETTA: - Ti ringrazio mamma, per esserti occupata della mia casa e del giardino durante la mia assenza. ROSINA: - Figurati, lo sai che per me è un passatempo. Rosina apre la porta di vetro ed entrano nel lungo corridoio. Elisabetta guarda la scala che sale al piano superiore con maschere indonesiane, quadri con papiri egiziani e altri oggetti appesi ai muri. ELISABETTA: - Non vedevo l ora di tornare a casa e dormire nel mio letto grande, in questo meraviglioso silenzio. La madre si ferma al centro del corridoio, di fronte ad un mobile, dove una grande statua thailandese del Buddha dorata brilla davanti a un grande specchio quadrato, con ai lati pitture indonesiane. ROSINA: - Già, se penso al rumore che c è a bordo delle navi e alle cabine strette, dove ti ho visto dormire, allora ti capisco. Il corridoio é pieno di quadri e oggetti che Elisabetta ha comprato in giro per il mondo. Sotto la scala spicca un tappeto con sopra uno stupendo salottino in velluto rosso, tavolino con grosse conchiglie e vaso con fiori secchi, ai muri maschere indiane e oggetti vari. Sopra la porta della cucina una grossa maschera africana di legno scuro con lance. Le due donne entrano in cucina, la tavola è apparecchiata, dalla finestra con tende bianche all uncinetto i raggi

8 del sole irradiano la cucina facendo risaltare i mobili bianchi. Quadri, specchi e oggetti vari ornano i muri. ELISABETTA: - Mamma, non dovevi disturbarti tanto! Intanto entrano le sorelle. ROSINA: - Adesso ci sediamo a mangiare qualcosa, poi ci racconterai come hai trascorso questi mesi a bordo. Mentre le quattro donne si siedono al tavolo, dalla finestra aperta si ode il cinguettio allegro degli uccelli. ELISABETTA: - Sono felice di essere con voi sulla terra ferma, qui la mia casa non rischia di essere travolta dai violenti uragani dei Caraibi. Chiude, mentre le quattro donne sorridono. Dissolvenza incrociata. (Dissolve to fade over). 8. Esterno. Giardino di Elisabetta. Fine ottobre. Al tramonto. Elisabetta indossa un paio di pantaloncini neri aderenti e una camicetta multicolore, sta rastrellando le foglie sul prato verde dietro alla sua casa nel giardino, quando ode lo stridio del cancello che si apre, appoggia il rastrello ad un grande vaso a forma di calice con piante e va ad accogliere l ospite che sta entrando. Vede Viola che sta chiudendo il cancello. L amica è una donna robusta, statura media, viso rotondo, occhi scuri, capelli rossi lunghi e ricci, veste un lungo e largo vestito blu, con grossi fiori bianchi. ELISABETTA: - Ciao Viola, vieni, andiamo a sederci sotto al gazebo. VIOLA: - Allora ti sei decisa a lasciare la tua vita da eremita e ad accettare i miei inviti. Le due donne raggiungono il gazebo. ELISABETTA: - Se questi inviti mi fossero rivolti da un uomo affascinante, uscirei subito. Siedono intorno al grande tavolo in pietra, il sole invia i suoi raggi colorati fra i rami del grande pino che ondeggia lievemente sotto la spinta del vento. VIOLA: - Se continui a rifiutare i miei inviti ad uscire, gli uomini affascinanti li vedrai col lanternino. Le due donne scoppiano in una risata.

9 ELISABETTA: - Come vedi non ne sento l esigenza, per ora mi basta scrivere, dipingere e occuparmi del giardino. Un coro di cinguettii proviene dagli alberi attorno. VIOLA: - Insomma, vuoi piantare le radici in questo eremo? Viola si accende una sigaretta. ELISABETTA: - (sorridendo) Tu non capisci, quando io sbarco ho bisogno di stare sola con me stessa, circondata dalla pace di questo giardino. A proposito come va il tuo lavoro da impiegata all U.S.L.? VIOLA: - (soffia fuori il fumo che ha inalato) Bene, grazie! Il sole sparge il suo colore rosso fuoco, striato di giallo e arancione dorato, nel cielo che risalta fra i rami degli alberi. ELISABETTA: - Dammi alcune settimane e vedrai che ritorneremo a ballare allo Stork Club a Milano Marittima. VIOLA: - (sorridendo) Speriamo! Stacco sul tramonto del sole, che filtra tra i rami del pino. Dissolvenza incrociata a simulare il passare del tempo. Dissolve to fade-over. 9. Notte. Sogno. Interno stanza da letto di Elisabetta. Primo lunedì di dicembre Mattino, ore 9,30. Elisabetta sta entrando con un fazzoletto in testa in una chiesa semivuota, un anziano le indica qualcuno che la sta aspettando vicino all altare. Alza lo sguardo e vede il Pontefice che l attende. Con sorpresa e stupore s inginocchia su una panca davanti all altare, di fronte a sua Santità, che le sorride dolcemente, mentre alza la mano destra. PONTEFICE: - Devo informarti che un giovane farà un voto per sposarti. ELISABETTA: - (incredula) Io spero che lo chiederà anche a me. Il Papa la fissa serio. PONTEFICE: - Ricordati, vivrai esperienze paranormali.

10 Stanza semibuia illuminata dalla luce dei lampioni che entra dalla persiana del balcone. Elisabetta apre gli occhi, poi li chiude, li riapre, si siede sul letto e riflette pensierosa. ELISABETTA: - (voce fuori campo - voice off screen) Deve essere un sogno premonitore, il messaggio non è creazione del mio desiderio inconscio, poiché non desidero trovare un marito, non frequento la chiesa e poi, mai metterei un fazzoletto in testa. Dissolvenza incrociata. Dissolve to fade over. 10. Giovedì pomeriggio ore 15,30, prima settimana di dicembre Interno casa di Elisabetta. Giornata senza sole e fredda. Marzia (statura media, magra, occhi castani, viso rotondo, capelli ricci e scuri, indossa giaccone nero con sciarpa e pantaloni dello stesso colore grigio argento), entra nel giardino e va a suonare il campanello. Elisabetta esce dalla cucina (indossa un paio di pantaloncini aderenti arancione e un maglione nero) e va ad aprire all amica. Marzia entra infreddolita. MARZIA: - Ciao! È un freddo boia! Elisabetta chiude la porta di casa. ELISABETTA: - Ora ti faccio un tisana alla frutta, così ti scaldi. MARZIA: - Volentieri, grazie! Pensa, il notaio per cui lavoro mi ha dato alcuni giorni di ferie, così sono venuta a fare quattro chiacchiere. Vanno a sedersi in cucina. ELISABETTA: - Sai mi ha appena telefonato Viola, stasera passerà a prendermi, per andare a ballare allo Stork Club. MARZIA: - Dimmi, hai raccontato il sogno del Papa a Viola? Elisabetta prende in mano il bollitore, aggiunge dell acqua dal rubinetto, lo posa sul fornello e accende il gas. ELISABETTA: - Sì, ma lei non mi ascolta con interesse, perché non crede molto nei sogni premonitori. Mette sul tavolo due tazze con i cucchiaini e la zuccheriera. MARZIA: - Le tue sorelle ci credono, vero?

11 Apre l armadio della cucina, prende due bustine di tisana da una scatola, le mette dentro le tazze. ELISABETTA: - Spesso discuto con Ornella sui probabili messaggi dei sogni, infatti ho previsto alcuni eventi della sua vita, poi ella stessa ha avuto premonizioni. L acqua bolle, prende il bollitore e versa il liquido nelle tazze. MARZIA: - Ma anche Rossana ci crede. Elisabetta posa il bollitore sul fornello e si siede al tavolo di fronte a Marzia. ELISABETTA: - Sì, Rossana ha avuto significativi sogni telepatici. Mentre Marzia mescola la tisana, Elisabetta ne beve un sorso della sua. ELISABETTA: - Anche mia madre ha sogni premonitori, tutti ne hanno, ma la gente purtroppo non ci fa caso, perché è troppo indaffarata a pensare ad altre cose. Marzia beve un po di tisana. MARZIA: - È vero, anche mia madre ne ha avuto. ELISABETTA: - (sorridendo) Sfortunatamente molti non sanno che attraverso l analisi dei propri sogni, oltre che dalle premonizioni, l uomo può imparare a conoscere se stesso e liberarsi da paure e problemi vari. MARZIA: - Probabilmente hai ragione. Dissolvenza incrociata. Dissolve to fade-over. 11. Giovedì sera, ore 9,30. Interno casa di Elisabetta. Un auto si ferma sulla strada davanti al giardino di Elisabetta, ne esce Viola in pelliccia di volpe con una sigaretta in mano, intanto Elisabetta apre la porta sul balcone e s affaccia indossando un magnifico vestito nero, con il busto ricamato a rose e perle rosse. ELISABETTA: - Viola, quando hai finito di fumare, suona il campanello. Viola infastidita comincia a camminare avanti e indietro nervosa. VIOLA: - Va bene!

12 Elisabetta indossa la pelliccia, spegne la luce e scende giù per le scale, apre la porta ed esce in giardino. VIOLA: - Quanto rompi per un po di fumo. ELISABETTA: - Il fumo nuoce alla tua salute e a tutti quelli che respirano il tuo veleno passivo, perciò non lamentarti. Le due donne escono dal giardino e s avviano all auto. VIOLA: - Va bene, bisbetica domata, sei peggio di mia madre. Elisabetta scoppia a ridere fragorosamente, poi le due donne salgono a bordo dell auto, Viola inserisce una cassetta di musica romantica e partono. L auto attraversa Alfonsine e si immette nella statale. 12. Notte. Milano Marittima. Interno Stork Club. Una musica romantica risuona nel locale pieno di gente. Elisabetta è seduta di fronte a Viola, ad un tavolino vicino alla pista, piena di coppie che ballano. Viola indossa un elegante vestito rosso ornato con nastrini in velluto nero, fermati da strass, che luccicano a contatto delle luci colorate del locale. Poco dopo, un bel giovane distinto (Gabriele), alto, magro, elegante, con vestito a giacca scuro, camicia bianca, capelli neri tirati indietro alla Rodolfo Valentino, occhi scuri, viso lungo, si siede accanto ad Elisabetta fissandola serio. GABRIELE: - Credimi, se ti dico che una donna di classe come te, non si incontra tutti i giorni. Elisabetta lo fissa incredula. GABRIELE: - Ti supplico, non mandarmi via, concedimi un po del tuo tempo. Sorpresa continua a fissarlo in silenzio, curiosa di sapere le cause del forte dolore che legge in quel bel volto triste. Intanto un uomo invita Viola a ballare, ella si alza in piedi e lo segue. Gabriele fissa Elisabetta, con un sorriso. GABRIELE: - Ti ho visto scendere dall auto, nel piazzale dello Stork e non ho potuto trattenermi da un esclamazione d ammirazione, per la tua personalità e quel modo di camminare che mi fa impazzire. Elisabetta osserva la sofferenza che traspare dal volto del giovane.

13 ELISABETTA: - Scusami, ma mi stai trascinando in un vortice di feelings terribilmente tristi, non avrai per caso venduto la tua anima straziata al demonio? GABRIELE: - (sorpreso) Secondo te io avrei venduto l anima al diavolo? Beh, non nascondo che se avessi potuto, l avrei fatto! Spiegami come si fa ad invocarlo. Alle parole del giovane Elisabetta rimane di ghiaccio. ELISABETTA: - Insomma, tu venderesti davvero l anima al principe dell oscurità? GABRIELE: - Certo che lo farei, così lui mi darebbe tutto quello che gli chiederei, col suo aiuto potrei avere anche te. ELISABETTA: - Senti, non ti chiamerai disperato, per caso? GABRIELE: - (con l ingenuità d un bambino) No! Io mi chiamo Gabriele! ELISABETTA: - (con stupore) Allora Gabriele, ascoltami bene, vendere l anima al demonio vuol dire rimanergli schiavo per l eternità. Ti sembra il caso di fare tale sacrificio, per beni materiali? GABRIELE: - Certo, perché no! ELISABETTA: - (nervosa) Se vuoi un consiglio, il pensiero è energia che crea, quindi se non vuoi finire nei pasticci e pentirtene amaramente, elimina quel pensiero negativo dalla tua mente. Gabriele fissa Elisabetta intimidito. GABRIELE: - Insomma, dimmi perché dovrei pentirmene amaramente. ELISABETTA: - (sospirando) Ripeto, il pensiero è un energia che crea, quindi ci porta a realizzare ciò che desideriamo. Per esempio, se ti metti in testa di rapinare una banca, e cominci a fantasticarci sopra, prima o dopo farai la rapina. Ecco perché insisto nell affermare che il male va eliminato prima che si radichi nella mente e se ne paghino le conseguenze. Gabriele fissa Elisabetta stupito. GABRIELE: - Certo che tu mi stupisci, non avrei mai pensato che, qui allo Stork, avrei incontrato una ragazza come te. Elisabetta lo fissa negli occhi. ELISABETTA: - Sento che hai la rivoluzione dentro al cuore, tu hai bisogno di tanto amore e di quella pace che cerchi inutilmente.

14 GABRIELE: - Come fai a sapere che io ho bisogno d amore e di pace? ELISABETTA: - (sorridendo) Vedi, ognuno di noi porta stampato nel volto, occhi e movimenti l essenza di se stesso. Infatti, un attento osservatore può leggere nei lineamenti del viso altrui la cattiveria, l odio, l egoismo, la bontà, i pregi, eccetera. Gabriele si muove nervosamente sulla poltrona. GABRIELE: - Tu mi fai paura! ELISABETTA: - (sorridendo) Non capisco perché tu hai paura di me, non sono io Lucifero! Scoppia in una risata. GABRIELE: - È quel tuo modo di parlare del bene e del male, che m impressiona. Elisabetta osserva le belle mani di Gabriele, poi lo fissa negli occhi. ELISABETTA: - Gabriele, tu non dovresti avere timore della verità, ma preoccuparti dei tuoi pensieri negativi che, sommati a tutti quelli d ogni essere umano, creano i mali del mondo. GABRIELE: - (stringendo la mano ad Elisabetta.) Mi credi se io affermo che mi sto innamorando di te, anche se non vorrei che mi succedesse, perché non è il momento giusto? ELISABETTA: - (lasciando la mano) Non ci innamoriamo quando lo vogliamo, ma solo al momento opportuno, per far si che certi disegni si compiano e per evolvere attraverso lo scambio della nostra conoscenza. GABRIELE: - (mormora) Tu mi sconvolgi, perché ci credo. Devi sapere che sono stato trascinato fuori di casa da un amico. Pensa che sono stato male e non ho dormito e mangiato da quattro giorni. ELISABETTA: - (curiosa) Dio Santo, ma che cosa ti è capitato di tanto grave? GABRIELE: - (sospirando penosamente) La mia donna mi ha lasciato per tornare con il marito. Pensa che qualche ora fa mi chiedevo come avrei fatto a dimenticarla, e ora che ho incontrato te, di lei non me ne importa più niente. ELISABETTA: - (agitandosi sulla poltrona) Hai intenzione di prenderti gioco di me? GABRIELE: - Ti prego, credimi, fino a poche ore fa ho sofferto terribilmente per una donna che ha quattordici anni più di me. Abbiamo vissuto due anni insieme, l amavo molto, pensa che sono stato in casa per

15 quattro lunghi giorni a suonare la mia chitarra ed a ubriacarmi nel dolore; quindi trovo molto strano che tu abbia quest effetto su di me. ELISABETTA: - (sussurra) Che strano, quattro giorni fa la tua donna ti ha lasciato, mentre io ho avuto la premonizione d un incontro. GABRIELE: - Che cosa? ELISABETTA: - (sorridendo) Non importa. Dimmi piuttosto che lavoro fai. GABRIELE: - (balbetta insicuro) Io lavoro all ospedale, guido l ambulanza. Ma posso sapere come ti chiami? ELISABETTA: - Indovina! GABRIELE: - Sì, adesso faccio l indovino! Dopo una pausa riprende a parlare. GABRIELE: - Ho capito, ti chiami dea dell amore. La donna scoppia in una risata fragorosa. ELISABETTA: - Hai una fantasia creativa, complimenti! GABRIELE: - (sorride divertito) Sei tu la mia musa ispiratrice, il tuo potere arcano sveglia la mia modesta vena poetica. Appare Viola. VIOLA: - Scusami Elisabetta, ma è tardi, io domani devo andare a lavorare. Elisabetta e Gabriele si alzano in piedi, lui le prende una mano. GABRIELE: - Ti aspetto sabato, ti prego di non mancare. Elisabetta lascia la mano di Gabriele. ELISABETTA: - Non mancherò. Le due amiche se ne vanno. 13. Notte. Esterno. Parcheggio dello Stork Club. Auto che corre nelle strade di campagna nella notte. Escono dal locale, e si avviano al parcheggio. Gli alberi spogli ricoperti di brina brillano sotto le luci dello Stork. Le due donne

16 tremanti salgono sull auto. Poi Viola si accende una sigaretta, pensierosa. VIOLA: - Non mi dire che hai già incontrato l uomo che ti chiederà di sposarti, come ti ha predetto il Pontefice nel tuo sogno. ELISABETTA: - Se saranno rose, fioriranno! Viola si gira, la fissa. VIOLA: - È un bel ragazzo, anche molto fine. Spero diventi una bella storia d amore a lieto fine. ELISABETTA: - (seria) Tu lo sai come la penso, non m interessa che finisca bene, l importante è apprendere dall esperienza l essenza che nutre lo spirito di conoscenza. Viola, mentre fuma nervosa, fissa l amica, poi avvia il motore infreddolito. VIOLA: - Elisabetta, finiscila di appesantirmi il cervello con questi discorsi filosofici, alle due di notte. Elisabetta sorride, intanto Viola fa marcia indietro, esce dal parcheggio, poi inserisce una cassetta di Lucio Battisti. Infine partono lungo la strada deserta, costeggiata di pini e campi ricoperti d un manto di brina bianco, che brilla sotto i raggi lunari che risplendono sotto un cielo nero, trapuntato di stelle. 14. Interno casa di Elisabetta. Sabato pomeriggio. Salotto con camino acceso. Corridoio. Elisabetta sta sistemando un ceppo di legna nel caminetto acceso. Il camino è bianco rifinito in marmo nero, sopra al quale stanno oggetti vari, appese alla cappa figure indonesiane. Di fronte al camino un mobile in bianco e nero con vari oggetti provenienti da tutto il mondo, al centro del mobile il televisore con sopra un dipinto in seta indiano, ai lati due vetrine piene di bicchieri e oggetti vari. Grande finestra, tende lunghe e bianche, con divano in pelle nera, sistemato su un tappeto colorato, al centro un tavolino con il piano di vetro che mostra una pittura indiana su seta. Di fronte alla finestra in fondo alla stanza due poltrone in pelle nera, sopra appesi al muro due grandi ventagli rossi e neri con dipinti indonesiani dorati. Sta attizzando il fuoco e le scintille fuggono dalle fiamme su per la cappa del camino, squilla il campanello, allora ella posa l attizzatoio, va ad apre la porta alla sorella Rossana.

17 ELISABETTA: - Ciao Rossana, vieni in casa. ROSSANA: - Ciao, allora vai a ballare questa sera? Vanno a sedersi nel salotto davanti al caminetto. ELISABETTA: - Certo sorellina, devo incontrare Gabriele, un uomo misterioso e triste, che mi attira moltissimo, anche se ho la strana sensazione che soffra per delle colpe gravissime. ROSSANA: - Che ne sai, probabilmente sta soffrendo davvero per la sua donna. ELISABETTA: - (sospirando) Sono sicura che non ha mangiato e dormito per quattro giorni, ubriacandosi nella disperazione per la perdita della sua dolce metà, comportandosi come un bambino capriccioso, che fa le bizze perché ha perso il suo giocattolo preferito. Rossana scoppia in una risata. ROSSANA: - Non tutti sono come te, che ci ragioni sopra, ognuno di noi ha reazioni diverse, quando viene lasciato. ELISABETTA: - Hai ragione, però se amiamo davvero la persona che ci ha lasciato, dovremmo accettare la sua scelta, senza pretendere che ritorni da noi, anche quando non ci ama più. ROSSANA: - Si potrebbe soffrire meno se fossimo più razionali, ma purtroppo pretendiamo sempre quello che non possiamo avere. ELISABETTA: - Infatti, pensare che Gabriele venderebbe la sua anima al demonio per dei beni materiali, mi fa capire quanto sia forte la sua brama nell inseguire quella che è solo un illusione. Rossana scoppia in una risata. ROSSANA: - Probabilmente scherzava! ELISABETTA: - Credimi, non stava scherzando. ROSSANA: - Non è facile comunque capire un uomo che conosci da poco. ELISABETTA: - Hai ragione. Dissolvenza. Dissolve to. 15. Sabato. Ore ventidue. Esterno. Automobile in corsa per la statale 16 che va verso Milano Marittima. Dancing Stork Club in lontananza, nella notte fredda e buia.

18 Inquadratura, poi panoramica dell auto di Viola, mentre corre lungo strade di campagna che portano a Milano Marittima, con sottofondo valzer viennese diffuso dalla radio di bordo. Stacco su interno auto, primo piano di Elisabetta pensierosa, poi di Viola, mentre sorride. VIOLA: - Mi chiedo chi è quello che ha il potere di farti pensare tanto, al primo incontro. Non sarà un amore a prima vista? ELISABETTA: - (seria) Devo ammettere che sono attratta dalla sua anima che mi sembra straziata dal dolore, vorrei aiutarlo ad essere felice, nonostante gli avvenimenti tristi della sua vita. Viola prende una sigaretta, se la mette in bocca e l accende seria. VIOLA: - Sei proprio strana, solo le anime in pena riescono a colpirti tanto. Io non ti capisco, stai sola per degli anni interi, come un eremita, poi ti fai fulminare da un disperato. Mi domando quando incontrerai un uomo degno di te. ELISABETTA: - (ridendo divertita) Cara Viola, niente succede per caso, tutto ha ragione d essere, per la maturità interiore dell essere umano. Viola rallenta, spegne la sigaretta, si gira verso Elisabetta. VIOLA: - Ricominci? Tu lo sai che io non la penso come te. ELISABETTA: - Viola, se mi fai certe domande io ti rispondo con la mia esperienza. Viola continua a guidare in silenzio. Stacco su Stork Club, con panoramica, mentre appare in lontananza, sul tetto, una grossa insegna fosforescente, che spicca tra le luci e i rami neri dei pioppi nudi nella notte buia e fredda. 16. Interno dancing Stork Club. Elisabetta indossa un vestito rosso fiammante con un decolté ricamato di perle e giacca nera, Viola invece un completo con gonna lunga a fantasia multicolore, con giacca nera. Le due donne passano fra la gente e vanno a sedersi ad un tavolino di fronte al bar. VIOLA: - (sussurra) Sta arrivando la tua anima straziata, felice come una pasqua. Elisabetta scoppia a ridere, poi alza lo sguardo, e vede Gabriele che si avvicina, le prende una mano, gliela stringe fra le note di una canzone romantica.

19 GABRIELE: - Sai ho avuto paura che tu non venissi, e avevo tanta voglia di vederti. Elisabetta gli sorride felice. Trasportato da sensazioni piacevoli, Gabriele le si siede accanto. GABRIELE: - Sei la donna che ho sempre sognato, tra l altro anche bellissima. Spero con tutto il cuore che tu senta quello che sto provando io. ELISABETTA: - Sento che stai dicendo ciò che pensi. Viola ascolta in silenzio. GABRIELE: - Non ti ho ancora conquistata, non so nemmeno se ce la farò, ma, credimi, tremo dalla paura di perderti e questo mi fa soffrire. Viola fissa Elisabetta, le strizza l occhio, si alza e se ne va. Elisabetta fissa Gabriele seria. ELISABETTA: - Gabriele, dovresti rilassarti, altrimenti la vita diventa un inferno. Gabriele è emozionato. Elisabetta lo fissa presa da un forte sentimento. GABRIELE: - I tuoi occhi neri, mi coinvolgono in un turbine di sensazioni indescrivibili. Ti andrebbe di ballare con me? Elisabetta si alza in piedi, mentre le note d una chitarra risuonano intorno. ELISABETTA: - Hombre que buena idea! GABRIELE: - (sorpreso) Magnifico, parli spagnolo! Sai che io ho vissuto otto mesi a Barcellona? Vanno verso la pista da ballo. ELISABETTA: - Spiegami che cosa hai fatto per tanto tempo in Spagna? Iniziano a ballare un lento. GABRIELE: - Sono partito con un amico per fare le vacanze, poi abbiamo finito il denaro, così siamo stati costretti a rimanere. ELISABETTA: - (curiosa) Spiegami che cosa hai fatto laggiù in quelle condizioni disperate. GABRIELE: - (stringendola a lui) I primi giorni sono stati terribili, poi degli africani ci hanno ingaggiato a vendere ricordini di Barcellona ai

20 turisti italiani. Ad ogni modo, quando abbiamo guadagnato abbastanza denaro per il viaggio, abbiamo deciso di restare. ELISABETTA: - Mi chiedo perché non hai chiesto aiuto ai tuoi genitori. GABRIELE: - Io ero già maggiorenne, avevo ventotto anni, comunque non sapevano niente di me, perché io non ho mai telefonato e tanto meno scritto. Elisabetta, stretta a Gabriele, riflette sulle sue parole, mentre ballano circondati da coppie che si stringono felici. ELISABETTA: - Spero che tu stia scherzando. GABRIELE: - Non sto per niente scherzando, non sono mai andato d accordo con i miei genitori, quindi partivo quando volevo e tornavo quando ne avevo voglia. ELISABETTA: - (scioccata) Ma chi sei tu? Parti per le vacanze, finisci il denaro, così resti in Spagna per otto mesi, senza avvisare tua madre. Scusa, ma penso che tutto questo sia mostruoso, hai pensato al dolore che le hai procurato? Gabriele rimane in silenzio per un attimo. GABRIELE: - (serio) Hai ragione, vorrei essere migliore, anzi tento di diventarlo, però non è così facile. Devi stare attenta con me, perché se potessi ti porterei via anche il tuo denaro. Capisci cosa intendo quando ti dico che vorrei davvero essere migliore. ELISABETTA: - (scandalizzata) Se tu desideri veramente cambiare in meglio, sei già sulla buona strada, perché il pensiero è energia che crea, quindi dal momento che te ne rendi conto stai già migliorando. GABRIELE: - (felice) Elisabetta, parli come un libro stampato! Elisabetta scoppia a ridere divertita, poi i lenti finiscono, Gabriele la prende per mano e ritornano al tavolino. ELISABETTA: - (fissandolo) Ti va di raccontarmi altre avventure vissute in Spagna? GABRIELE: - Se ti fa piacere, volentieri. Elisabetta annuisce. 17. Dissolvenza in apertura (Dissolve to fade-in) Gabriele, mentre racconta, ha un flash back che viene descritto nella scena 18.

21 GABRIELE: - Allora: a Barcellona avevo conosciuto una bella spagnola, che mi piaceva molto, così la invitai a cena in una di quelle taverne dove si spende poco. Io non avevo altro che mille pesetas, tutto ciò che possedevo, per quella ragione ordinai due hamburger con patatine fritte e caffè. Quando arrivò il conto, ebbi l amara sorpresa di dover pagare 1200 pesetas, allora mi offrii come lavapiatti, ma il proprietario si arrabbiò e strappò l orologio dal polso della mia amica e poi ci buttò fuori dal locale. 18. Notte. Interno. Barcellona. Taverna. Una taverna semibuia con tavoli rettangolari in legno scuro, pochi clienti che mangiano su tavoli spogli, muri lugubri, sui quali stanno appese fotografie incorniciate di toreri nell arena, che combattono il toro, in varie pose. Un piccolo bar, con al centro una coppia di ballerini di flamenco in ceramica a colori, di fronte una vetrata che dà sui vicoli nascosti di Barcellona. Una giovane spagnola ben vestita, sui vent anni, altezza media,longilinea, viso rotondo, occhi scuri, capelli neri e lunghi, è seduta al tavolo nella taverna spagnola con Gabriele (capelli lunghi, con vestiti sportivi). I due stanno mangiando un hamburger con patatine fritte, intanto scherzano e ridono insieme, mentre viene servito loro il caffè. Infine il cameriere, un uomo robusto e rozzo, media altezza, capelli e barba nera, con addosso un grembiule bianco, porta il conto. Gabriele guarda imbarazzato la cifra, e tira fuori dal portafoglio mille pesetas, poi si propone di lavare i piatti. Intanto la ragazza si alza in piedi sconvolta e il cameriere con un gesto furioso le afferra il polso e le strappa l orologio, la ragazza è terrorizzata, ma l uomo spinge i due fuori dalla porta. Dissolvenza in chiusura. Dissolve to fade-out. Inquadratura di Elisabetta e Gabriele seduti al tavolino nel dancing. ELISABETTA: - (scrutandolo perplessa) Purtroppo quando si è scorretti si innescano delle cause-effetto poco gradevoli. GABRIELE: - Quando ho raccontato l accaduto ai miei amici africani, hanno affermato che quel prepotente si meritava una lezione, perché si era comportato da cafone. Così una notte, sono andati alla taverna e gli hanno spaccata la vetrina. ELISABETTA: - (brontola) Io non capisco, Gabriele; tu per primo hai fatto un errore, quindi avresti dovuto ritornare dal proprietario per scusarti e pagare le duecento pesetas; sono sicura che ti avrebbe restituito l orologio della tua amica. Gabriele fissa Elisabetta serio.

22 GABRIELE: - (ammette) Già hai ragione, ma lui è stato troppo egoista, per il valore di appena duemila lire. ELISABETTA: - Quanti anni hai? GABRIELE: - Ne ho trentaquattro, ma allora ne avevo solo ventotto. Ti prego, aiutami a diventare migliore! ELISABETTA: - (sorride) Io posso tentare, ma ricorda che sono terribilmente severa. GABRIELE: - (serio) Sei un angelo! ELISABETTA: - (scherzando) Sì, un angelo dalle ali nere! Gabriele scoppia a ridere. ELISABETTA: - (aggiunge) Ripeto, quando si sceglie il male, si entra in una spirale di sofferenza implacabile, perché la scintilla divina che é in noi ci farà riflettere attraverso il rimorso. La pace è una pietra preziosa, che si guadagna soltanto quando abbandoneremo il male per il bene. GABRIELE: - (sospira più volte) Credimi io ho paura di me stesso e mi chiedo se potrò mai uscire da questo inferno. Elisabetta accarezza una mano a Gabriele. ELISABETTA: - A te sembra tutto così difficile, perché sei confuso, ma poi se t impegni, sinceramente, riuscirai a respingere le illusioni, che ti impediscono di vederci chiaro e la tua mente s illuminerà. I limiti ci sono perché li accettiamo, prova ad eliminarli e vedrai che potrai ottenere ciò che vuoi. GABRIELE: - (felice) Tu non sai quanto bene mi fanno le tue parole. Gabriele chiama il cameriere e ordina due cocktail al kiwi. GABRIELE: - Gabriele, ti dispiace dirmi dove hai dormito quando non avevi più il denaro per pagarti una pensione? Inquadratura dei due personaggi, della gente che balla sulla pista e dell orchestra, mentre si ode la voce di Gabriele raccontare. GABRIELE: - Si dormiva nelle panchine dei parchi, nei giardini pubblici di Barcellona, pensa che in quei giorni ho scoperto che c erano delle persone più disperate di noi. Infatti una notte, mentre passeggiavo per la città insieme a un mio amico, passammo vicino ad un mucchio d immondizia; giocando ho dato un calcio in mezzo al pattume e ho sentito che c era qualcosa di morbido, poi ho udito un lamento e quando ho guardato sotto gli stracci, umidi e sporchi,

23 con sorpresa ho visto per terra una poveraccia che mi fissava con gli occhi sbarrati. Mi sono sentito male e per farmi perdonare le ho dato un po di denaro. Elisabetta fissa Gabriele pensierosa, mentre arriva il cameriere e serve i drinks. ELISABETTA: - Certo che questa esperienza ti rimarrà impressa per tutta la vita. GABRIELE: - Sì, è vero, non l ho dimenticata, ma toglimi una curiosità, mi dai il tuo numero di telefono? ELISABETTA: - (sorridendo) Certo, adesso siamo amici. GABRIELE: - Elisabetta, se dipendesse da me, uscirei con te domani sera, ma forse tu hai degli impegni più importanti. Elisabetta prende dal portafoglio il suo biglietto da visita e glielo porge. ELISABETTA: - Tu telefona se vuoi, poi vedremo. Dissolvenza incrociata. (Dissolve to fade-over). 19. Domenica sera. Ore diciotto e trenta. Interno. Esterno. Davanti alla casa di Elisabetta. Strade di campagna Ristorante Il Cantuccio. Il vento soffia e fischia tra gli alberi e le mura della casa di Elisabetta. Un auto si ferma sulla strada. Elisabetta è nel corridoio, indossa un elegante tailleur blu elettrico, prende il cappotto nero appeso all attaccapanni, se lo infila ed esce con la borsa in mano. Il vento l aggredisce, mentre attraversa il giardino, infine sale sull auto di Anna (una donna bellissima, alta, magra, capelli lunghi e scuri, occhi neri, indossa un elegante vestito verde smeraldo). ELISABETTA: - (sorridendo) Ciao Anna, hai visto che terribile serata abbiamo scelto per uscire? ANNA: - (sorridendo) È sicuramente una sera adatta per andare a mangiare la pizza alla vecchia fattoria, che ora è diventata il ristorante Il Cantuccio così ci scalderemo davanti al camino. Anna accende il motore e parte, il vento fischia intorno e la pioggia inizia a cadere abbattendosi rumorosa contro la vettura. ELISABETTA: - Il rumore della pioggia che s abbatte contro l auto mi dà la sensazione d udire un orchestra dai toni sgarbati, che strimpella nel buio.

24 Anna scoppia a ridere, mentre l auto corre lungo strade di campagna. ANNA: - Mi chiedo se sarà davvero il temporale ad ispirare il tuo animo poetico. ELISABETTA: - Chissà? Panoramica (Pan-Shot) della vecchia fattoria con le luci che brillano confuse fra gli alberi che combattono contro un vento violento e burrascoso. Anna parcheggia l auto, le due donne scendono e corrono all entrata della fattoria. Dissolvenza Dissolve to. 20. Sera. Interno Ristorante Il Cantuccio. Attraversano la sala con pochi clienti e vanno a sedersi di fronte alla finestra. Le luci sono soffuse, sui tavoli di legno tovaglie gialle con due candele bianche accese e vaso di fiori al centro. Si ode il crepitio del fuoco acceso nel grande camino nell angolo della sala, tutto rifinito in legno scuro, dello stesso colore di tavoli e delle grosse travi del soffitto. Alle finestre tendine all uncinetto, bianche come i muri del salone. Si presenta il cameriere. ANNA: - Allora va bene una bottiglia di Sangiovese e due pizze ai funghi? Elisabetta annuisce ed il cameriere, un uomo alto, robusto, viso rotondo, capelli e occhi neri, sui quarant anni, con un grembiule bianco, scrive l ordine e se ne va. ANNA: - Scommetto che Gabriele ti avrà telefonato e sarà triste, perché non ti ha trovato. ELISABETTA: - (sospirando) Sento, purtroppo, che ha uno strano potere su di me, recepisco il suo desiderio di avermi con tutte le sue forze. In ogni caso, so che sarebbe meglio lasciarlo andare, per il mio bene. ANNA: - (brontolando) Insomma Elisabetta, non ti capisco, una volta che trovi qualcuno che ti piace, dovresti smetterla di fare tante storie. ELISABETTA: - Non hai torto, il mio problema è sentire che Gabriele nasconde un passato terribile. ANNA: - (seria) Mi sembra di capire che non hai prove, sono solo presentimenti, che tu hai recepito dai suoi discorsi. Vero?

25 Intanto il cameriere porta il vino in tavola, ne fa gustare un po ad Anna che annuisce, allora l uomo riempie i due bicchieri e se ne va. ELISABETTA: - (pensierosa) Cara Anna, la verità si scopre anche ascoltando con attenzione. Vorrei sapere cosa penseresti tu, se l uomo che t interessa ti dicesse nel modo più innocente possibile di stare attenta, perché se potesse ti deruberebbe del tuo denaro, poi t implora di aiutarlo a diventare migliore. Anna fissa preoccupata l amica, intanto il cameriere serve le pizze. Elisabetta sorseggia un pò di vino. Anna prende la forchetta ed il coltello. ANNA: - Probabilmente è un povero disperato, che ha bisogno di un indirizzo e credo che ha incontrato la persona che può aiutarlo. Elisabetta taglia la pizza. ELISABETTA: - Gabriele non vuole solo il mio aiuto, vuole anche me, quindi sarà difficile aiutarlo, perché io non mi innamoro facilmente, poi non ho intenzione di farlo soffrire. Però so cosa devo fare: quando mi telefona gli farò credere di essere tornata con il mio ex, così egli non si farà illusioni sul mio conto, ed io potrò aiutarlo. ANNA: - (ridendo) Sperando che non sia troppo tardi. 21. Notte. Esterno. Automobile. Interno casa di Elisabetta. L auto di Anna si ferma davanti a casa, Elisabetta guarda l orologio. ELISABETTA: - Anna, sono appena le ventuno e qualche minuto, perché non entri a bere un drink? ANNA: - Volentieri, andiamo. La pioggia ha smesso di cadere, il vento si sta calmando, le due donne scendono dall automobile. Mentre stanno attraversando il giardino, odono un auto che rallenta, Elisabetta si gira e vede l auto di Gabriele che sta passando. ANNA: - Sei pronta a recitare la tua commedia? Perché tra poco Gabriele ti telefonerà. ELISABETTA: - (nervosa) Se la commedia servirà a farlo soffrire di meno, io sarò pronta a recitarla. Elisabetta apre la porta di casa, entrano, si tolgono il cappotto, lo appendono e vanno nel salotto. ELISABETTA: - Ti va bene una vodka fredda alla pesca?

26 Anna si siede in una poltrona sotto i ventagli indonesiani. ANNA: - Va benissimo, grazie! Elisabetta prende due bicchierini dall armadio e li posa sul tavolino, poi va in cucina a prendere la vodka dal frigo e torna, poi versa l alcol. ELISABETTA: - Ne berrò un pò anch io, con la speranza di prendere coraggio per raccontargli una bugia. Le due donne stanno sorseggiando la vodka, quando squilla il telefono. Anna si alza in piedi. ANNA: - Lasciami rispondere! ELISABETTA: - (agitata) No, ti prego lascialo squillare! ANNA: - Per quale ragione? ELISABETTA: - Guarda che non è facile raccontare bugie. ANNA: - (decisa) Tu lascia fare a me! Elisabetta si alza in piedi e segue Anna, che prende su la cornetta. ANNA: - Pronto.Mi dispiace, non sono io, lei ha sbagliato numero. Elisabetta fissa l amica senza parole. Anna mette giù la cornetta. ANNA: - Gabriele ha una bellissima voce, comunque non ti preoccupare, fra qualche minuto ritelefonerà. In quel mentre il telefono ricomincia a squillare, Elisabetta alza la cornetta. GABRIELE: - Sei tu Elisabetta? ELISABETTA: - (facendo l occhiolino all amica) Sì, sono io, dimmi! GABRIELE: - Sai, prima ho sbagliato numero, mi ha risposto una signora gentile, solo che pensavo di parlare con te, allora ho affermato Qui parla il demonio! La donna si è fatta una risata e mi ha risposto che ho sbagliato numero. Elisabetta scoppia a ridere. ELISABETTA: - È meglio che ci scherzi sopra, e preghi Dio, perché il demonio non decida di ronzarti attorno, altrimenti vedrai i sorci verdi, poi avresti bisogno di un esorcista per poterti liberare della sua corte spietata.

27 I tre scoppiano a ridere divertiti. GABRIELE: - Spero di non disturbare, ho sentito le risa di qualcun altro. ELISABETTA: - Non ti sbagli, c è una mia amica. GABRIELE: - Sei uscita con lei, vero? Ti ho telefonato dopo le diciannove, e non c eri, volevo invitarti a mangiare una pizza. ELISABETTA: - A quell ora ero già uscita con Anna. GABRIELE: - (sospirando) Sono deluso, perché sognavo di uscire con te! Vieni a bere qualcosa con me se ti vengo a prendere adesso? Anna fa segno all amica di andare. ELISABETTA: - Non vorrai che mandi via Anna? Sento, comunque, il dovere di informarti che è raro che io mi innamori di qualcuno, quindi uomo avvisato mezzo salvato. Poi c è un altra cosa da non sottovalutare, il mio ex mi ha invitata a cena. GABRIELE: - (di là dal filo si odono alcuni sospiri). Ecco, se avevi intenzione di demolirmi, ci sei riuscita! Spero che tu non torni con lui. Ho sempre pensato che non ha senso ricominciare una storia finita. Tu sei troppo intelligente, per non averlo capito. Ti telefonerò a metà settimana, per sapere com è andata. Elisabetta fissa Anna che sta ascoltando in silenzio. ELISABETTA: - Naturalmente stai tentando di tirare acqua al tuo mulino, ma ti prego di promettermi di riflettere su quello che ti ho detto. GABRIELE: - (sospira nervoso) Non te lo posso promettere, perché nella mia mente ci sei solo tu ed io non voglio perderti, adesso che ti ho incontrata. ELISABETTA: - Non mi ritenere però responsabile se soffrirai. Ciao! Elisabetta riappende. ANNA: - Mi sembra che stai facendo sul serio. Comunque è un bugiardo, mi aveva solo scambiata con te al telefono, non mi ha parlato di demonio come ti ha riferito. ELISABETTA: - (seria) Certo, ma anche noi lo siamo, mi sembra che ci siamo raccontati una bugia ciascuno, non ti pare? ANNA: - (sorridendo) Hai ragione, vediamo solo le bugie degli altri.

28 ELISABETTA: - (soddisfatta) Comunque sono felice di averlo messo in guardia, così dovrà difendersi per forza. 22. Sogno. Lunedì mattina ore otto. Interno stanza da letto di Elisabetta. Elisabetta dorme, indossa una camicia da notte rosa di pizzo, si gira verso la luce che filtra dalla finestra del balcone e si sveglia, siede sul letto, sbadiglia, poi prende la sveglia dal comodino, guarda l ora, infine si stende di nuovo nel letto, chiude gli occhi e vede riaffiorare nella sua mente, in flash back, il sogno che ha avuto durante la notte: vede Gabriele nudo che cammina imbarazzato, mentre lei si trova con una fetta di torta in mano, che vorrebbe assaggiare, ma si rifiuta e la posa sul piatto, poi la tentazione diventa irresistibile, allora la prende dal piatto e ne addenta un pezzo; mentre mangia la fetta di torta dolcissima, guarda fuori dalla finestra e vede, nell oscurità della notte, una grossa buca piena d immondizia, che risalta per la varietà dei colori dei rifiuti. Nervosa, scende dal letto, si siede sulla sedia indonesiana, si mette le mani sul viso. ELISABETTA: - Oh! Dio mio, non avrò davvero incontrato un demonio? Primo piano su di lei mentre si toglie le mani dal volto e riflette in silenzio. Poi si alza in piedi, cammina avanti e indietro per la stanza. ELISABETTA: - (analizza il sogno a voce alta) Allora, analizzando questo sogno, capisco che in un primo momento rifiuto la torta, che rappresenta Gabriele e la sua passione, ma poi il suo vivo interesse per me mi coinvolgerà al punto da farmi cadere nella sua rete d attrazione. Così, frequentandolo, scoprirò cose terrificanti sul suo passato e, di conseguenza, egli si sentirà nudo ed imbarazzato. Va a sedersi sulla poltrona a meditare su ciò che ha appena affermato. Stacco su (Cut to PP) primo piano dell icona greca che si trova sopra al letto. 23. Interno. Studio di Elisabetta. Martedì pomeriggio. Studio con mobile basso in bianco e marron, che prende due pareti ad angolo, con sopra tre scaffali di libri e oggetti vari. Appesi alle pareti bianche quadri e dipinti. Grande finestrone con tendaggi a fantasia, che s affaccia sul balcone. Computer e scrivanie con candelabri. Di fronte al finestrone,carrello con colori e pennelli. Elisabetta indossa un paio di pantaloni stretti, arancioni, maglione nero e un grembiule bianco, sta davanti al cavalletto, al centro della stanza, a dipingere, mentre Marzia fissa il dipinto pensierosa. ELISABETTA: - (mentre continua a dipingere) Sai, ho riflettuto molto sul sogno e dopo un analisi approfondita dei miei desideri inconsci e di

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