BIOGAS IL DIGESTATO: NUOVE REGOLE PER L USO. IL DM 25 FEBBRAIO 2016 SCHEDE DI DIVULGAZIONE

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1 BIOGAS IL DIGESTATO: NUOVE REGOLE PER L USO. IL DM 25 FEBBRAIO 2016 SCHEDE DI DIVULGAZIONE

2 INTRODUZIONE Il 18 aprile 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali 25 febbraio 2016 Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue, nonché per la produzione e l utilizzazione agronomica del digestato (Suppl. Ordinario n. 90 del 18 aprile Serie Generale). Il nuovo DM abroga il DM 7 aprile 2006 (GU 12 maggio 2006, n. 109), che fino a questo momento rappresentava il riferimento per la definizione e l uso agronomico del digestato. Il DM 25 febbraio 2016 detta i criteri che devono essere rispettati affinché il digestato possa essere destinato all impiego agronomico come sottoprodotto. Al di fuori di questa cornice, il digestato viene considerato un rifiuto e il suo impiego rientra nell ambito di applicazione della disciplina dei rifiuti (Parte Quarta del DLgs n. 152 del 3 aprile 2006). SI Il digestato è un SOTTOPRODOTTO Impiego agronomico ai sensi del DM 25 febbraio 2016 Il digestato rispetta i criteri del DM 25 febbraio 2016? NO Il digestato è un RIFIUTO Il suo impiego è disciplinato dalla Parte Quarta del D.Lgs n. 152 del 3 aprile 2006 Qui di seguito si riportano le novità principali introdotte dal DM 25 febbraio 2016 relativamente alla produzione e all uso del digestato. La scheda non è da considerarsi tuttavia esaustiva, per maggiori dettagli e per una trattazione più approfondita si rimanda al testo originale del decreto, consultabile al seguente indirizzo (ultimo accesso giugno 2016): azionegazzetta= &atto.codiceRedazionale=16A02762&elenco30giorni=false

3 LE BIOMASSE DI ALIMENTAZIONE 1 Il digestato destinato ad utilizzazione agronomica è considerato un sottoprodotto quando prodotto da impianti aziendali o interaziendali alimentati esclusivamente con i seguenti materiali: a. Paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso, utilizzati in agricoltura, selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l ambiente né mettono in pericolo la salute umana. Ø sfalci o altro materiale vegetale utilizzato per operazioni di messa in sicurezza o bonifica di siti contaminati; Ø sfalci o altro materiale vegetale proveniente da terreni in cui non sono consentite le colture alimentari, qualora l analisi effettuata sul medesimo digestato riveli la presenza delle sostanze contaminanti; sono considerati RIFIUTI. Se impiegati in un impianto di digestione anaerobica, il digestato che ne esce è considerato un RIFIUTO e pertanto: Ø ne è vietato l impiego agronomico Ø deve essere avviato ad operazioni di valorizzazione energetica, tra cui preferibilmente l incenerimento (art. 23) b. Materiale agricolo derivante da colture agrarie, che, per gli impianti autorizzati dopo l entrata in vigore del decreto, non potrà superare il 30% in peso della dieta dell impianto. Il 30% è una cifra ricorrente. Nel decreto che regola gli incentivi al kwe da fonte rinnovabile (DM 6 luglio 2012) per gli impianti con PN fino a 1 MWe è possibile utilizzare prodotti (leggi: colture dedicate) in miscela con i sottoprodotti (ad esempio gli effluenti zootecnici), fino a un massimo del 30% della dieta dell impianto, mantenendo la tariffa dei sottoprodotti. c. Effluenti di allevamento: liquami, letami e loro assimilati 2. Ai fini dello stoccaggio e della distribuzione agronomica, il digestato tal quale e la frazione non palabile da separazione solido- liquido sono assimilati al liquame, mentre la frazione palabile da separazione solido- liquido è assimilata al letame (art. 3) 1 DM 25 febbraio 2016, art DM 25 febbraio 2016, art. 3, comma 1, lettera c)

4 d. Acque reflue da: aziende dedite alla coltivazione del terreno o alla silvicoltura; aziende dedite all allevamento di bestiame; aziende dedite all allevamento di bestiame, alla coltivazione del terreno o alla silvicoltura che esercitano anche attività di trasformazione o valorizzazione della produzione agricola, inserita con carattere di normalità e complementarietà funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con materia prima lavorata proveniente in misura prevalente dalla coltivazione di terreni di proprietà o a disposizione; piccole aziende agroalimentari: aziende operanti nel settore lattiero- caseario, vitivinicolo e ortofrutticolo che producono non più di 4000 m 3 /anno di acque reflue e non più di 1000 kg/anno di azoto contenuto in dette acque reflue. e. Residui dell agro- industria, a condizione che non contengano sostanze pericolose ai sensi del regolamento CE n. 1907/2006. Nel dettaglio si tratta dei sottoprodotti derivanti da: trasformazione del pomodoro (buccette, bacche fuori misura..); trasformazione delle olive (sanse, acque di vegetazione); trasformazione della frutta (condizionamento, sbucciatura, detorsolatura, pastazzo di agrumi, spremitura di pere, mele, pesche, noccioli, gusci ); trasformazione degli ortaggi (condizionamento, sbucciatura, confezionamento..); trasformazione della barbabietola da zucchero (borlande, melasso, polpe di bietola esauste essiccate, soppressate fresche o insilate ); trasformazione dei semi oleosi (pannelli di germe di granoturco, lino, vinacciolo..); lavorazione/selezione del risone (farinaccio, pula, lolla ); lavorazione dei cereali (farinaccio, farinetta, crusca, tritello, glutine, amido, semi spezzati, amido di riso e proteine di riso in soluzione acquosa da prima lavorazione dei cereali e/o riso..). f. Acque di vegetazione dei frantoi oleari e sanse umide anche denocciolate. g. Sottoprodotti di origine animale (SOA) impiegati in conformità con le prescrizioni previste dal Reg. 1069/2009 e nel regolamento attuativo 142/2011/UE, nonché delle disposizioni approvate nell accordo tra Governo, Regioni e Province autonome. h. Materiale agricolo e forestale non destinato al consumo alimentare di cui alla Tabella 1B del DM 6 luglio 2012:

5 SPECIE ERBACEE ANNUALI Canapa da fibra Cannabis spp Canapa del Bengala Crotalaria juncea L Chenopodio Chenopodium spp. Erba medica Medicago sativa L Facelia Phacelia spp. Kenaf Hibiscus cannabinus L Loiessa Lolium spp. Rapa invernale Brassica rapa L Ricino Ricinus communis L Senape abissina Brassica carinata L. Sorgo Sorghum spp. Tabacco Nicotiana tabacum L. Trifoglio Trifolium spp. SPECIE ARBOREE Acacia Acacia spp. Eucalipto Eucalyptus spp Olmo siberiano Ulmus pumila L Ontano Alnus spp. Paulonia Paulownia spp. Pioppo Populus spp. Platano Platanus spp. Robinia Robinia pseudoacacia L. Salice Salix spp. SPECIE ERBACEE POLIENNALI Cactus Cactaceae spp Canna comune Arundo donax L. Canna d Egitto Saccharum spontaneum L. Cannuccia di palude Phragmites australis L. Cardo Cynara cardunculus L Cardo mariano Silybum marianum L. Disa o saracchio Ampelodesmus mauritanicus L Fico d India Opuntia ficus- indica L. Ginestra Spartium junceum L. Igniscum Fallopia sachalinensis L Miscanto Miscanthus spp. Panìco Panicum virgatum L. Penniseto Pennisetum spp. Saggina spagnola Phalaris arundinacea L. Sulla Hedysarum coronarium L Topinambur Helianthus tuberosus L. Vetiver Chrysopogon zizanioides L. IL DIGESTATO PRODOTTO A PARTIRE DAI MATERIALI DI CUI ALLE LETTERE a, b, c, h È CONSIDERATO DIGESTATO AGRO- ZOOTECNICO SE SONO PRESENTI ANCHE O SOLO MATERIALI DI CUI ALLE LETTERE d, e, f, g, IL DIGESTATO È INVECE CLASSIFICATO COME AGRO- INDUSTRIALE

6 CARATTERISTICHE DI QUALITÀ DEL DIGESTATO L utilizzazione agronomica del digestato è finalizzata al recupero delle sostanze nutritive e ammendanti contenute nello stesso. Il DM 25 febbraio 2016 richiede per il digestato destinato ad utilizzazione agronomica il rispetto di parametri minimi di qualità dal punto di vista agronomico, chimico e microbiologico. Le caratteristiche di qualità sono differenziate per il digestato agro- azootecnico e agro- industriale e sono riportate nell Allegato IX: Digestato agro- zootecnico (Allegato IX DM 25 febbraio 2016) Parametro Valore (min)/(max) Unità di misura Contenuto di sostanza organica 20 % in peso di sostanza secca Fosforo totale 0.4 % in peso di sostanza secca Azoto totale 1.5 % in peso di sostanza secca Salmonella assenza in 25 g di campione t.q. c=0, n=5, m=0, M=0 1 1 n=numero di campioni da esaminare; c=numero di campioni la cui carica batterica può essere compresa tra m e M; il campione è ancora considerato accettabile se la carica batterica degli altri campioni è uguale o inferiore a m; m= valore soglia per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è considerato soddisfacente se tutti i campioni hanno un numero di batteri uguale o superiore a M; M= valore massimo per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è considerato insoddisfacente se uno o più campioni hanno un numero di batteri uguale o superiore a M Digestato agro- industriale (Allegato IX DM 25 febbraio 2016) Parametro Valore (min)/(max) Unità di misura Contenuto di sostanza organica 20 % in peso di sostanza secca Fosforo totale 0.4 % in peso di sostanza secca Azoto totale 1.5 % in peso di sostanza secca Piombo totale 140 mg/kg di sostanza secca Cadmio totale 1.5 mg/kg di sostanza secca Nichel totale mg/kg di sostanza secca Zinco totale 600 mg/kg di sostanza secca Rame totale 230 mg/kg di sostanza secca Mercurio totale 1.5 mg/kg di sostanza secca Cromo esavalente totale 0.5 mg/kg di sostanza secca Salmonella assenza in 25 g di campione t.q. c=0, n=5, m=0, M=0 2 1 per particolari esigenze regionali in caso di valori di fondo dei terreni con elevati tenori di nichel le Regioni possono stabilire un limite più elevato. 2 n=numero di campioni da esaminare; c=numero di campioni la cui carica batterica può essere compresa tra m e M; il campione è ancora considerato accettabile se la carica batterica degli altri campioni è uguale o inferiore a m; m= valore soglia per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è considerato soddisfacente se tutti i campioni hanno un numero di batteri uguale o superiore a M; M= valore massimo per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è considerato insoddisfacente se uno o più campioni hanno un numero di batteri uguale o superiore a M

7 TRATTAMENTI AL DIGESTATO Il digestato può essere utilizzato direttamente in campo senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale. Si considerano normale pratica industriale i trattamenti a carico del digestato finalizzati a migliorarne l efficienza e le caratteristiche nutritive e ammendanti, non a conferirne le caratteristiche ambientali o sanitarie necessarie per consentirne l impiego agronomico. Il decreto fornisce un elenco dei trattamenti ammessi: Tabella 1. Elenco dei trattamenti riportati all art. 33 del DM 25 febbraio 2016 e riconosciuti come normale pratica industriale ai sensi dell art. 24 del medesimo decreto. TRATTAMENTO DEL DIGESTATO NOTE INTERPRETATIVE (art. 33) Disidratazione: riduzione del contenuto di acqua nel separato solido del digestato Sedimentazione del digestato: separazione delle frazioni solide del digestato ottenuta mediante lo sfruttamento dei principi di gravità, in condizioni statiche Chiarificazione: centrifugazione/filtrazione/sedimentazione a carico della frazione liquida ottenuta con una prima separazione solido- liquido del digestato Centrifugazione : separazione solido- liquido con centrifuga Essiccazione ( n. 5) La sedimentazione viene impiegata con successo come tecnica di separazione solido- liquido sul liquame suino; sul digestato non è particolarmente efficace. Centrifugazione ( n. 4) Filtrazione ( n. 6) Sedimentazione ( 2) ( n. 7) 5 Essiccatura della frazione solida Essiccazione del solido separato 6 Filtrazione 7 Separazione solido liquido con tecniche che sfruttano principi fisici differenti In mancanza di specifiche, lo si interpreta come il trattamento di filtrazione su membrane di Micro/Ultra- Filtrazione o di Osmosi Inversa. Sul digestato si opera generalmente con separatori a media efficienza (compressore elicoidale, cilindrico rotante) o alta efficienza (centrifuga, nastro- pressa, filtro- pressa) 8 Strippaggio Strippaggio dell ammoniaca 9 Nitrificazione- denitrificazione 10 Fitodepurazione Rimozione biologica dell azoto attraverso il processo di nitrificazione- denitrificazione

8 Sintetizzando, i processi riconosciuti come normale pratica industriale per il trattamento del digestato sono riconducibili a: separazione solido- liquido attraverso mezzi a media efficienza (compressore elicoidale, cilindrico rotante) o alta efficienza (centrifuga, nastro- pressa, filtro- pressa); filtrazione su membrane; essiccazione della frazione solida da separazione solido- liquido; strippaggio dell ammoniaca; rimozione biologica dell azoto via nitrificazione- denitrificazione; fitodepurazione.

9 STOCCAGGIO Ai fini dello stoccaggio e della distribuzione agronomica, il digestato viene assimilato ai letami e ai liquami 3. In particolare, il digestato tal quale e la frazione liquida da separazione solido- liquido sono assimilate ai liquami, mentre la frazione solida da separazione solido- liquido è assimilata ai letami. Per lo stoccaggio valgono dunque le seguenti regole: MATRICE SEPARATO SOLIDO DEL DIGESTATO DIGESTATO TAL QUALE E SEPARATO LIQUIDO ZONE ORDINARIE (NON VULNERABILI) CONDIZIONI - allevamenti di bovini da latte, bufalini, equini e ovicaprini in aziende con terreni caratterizzati da assetti colturali che prevedono la presenza di medicai, prati di media o lunga durata e cereali autunno- vernini Altri casi PERIODO MINIMO DI STOCCAGGIO 90 giorni 90 giorni 120 giorni MATRICE SEPARATO SOLIDO DEL DIGESTATO DIGESTATO TAL QUALE E SEPARATO LIQUIDO ZONE VULNERABILI allevamenti di bovini da latte, bufalini, equini e ovicaprini in aziende con terreni caratterizzati da assetti colturali che prevedono la presenza di pascoli o prati di media o lunga durata e cereali autunno- vernini In assenza degli assetti colturali di cui sopra ed in presenza di tipologie di allevamento diverse CONDIZIONI - Valle d Aosta, Piemonte, Lombardia, TN, BZ, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana Marche, Abruzzo Umbria, Lazio Tutte le altre Regioni Valle d Aosta Piemonte, Lombardia TN, BZ Friuli Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna Liguria Tutte le altre Regioni PERIODO MINIMO DI STOCCAGGIO 90 giorni 120 giorni 90 giorni 180 giorni 150 giorni 3 DM 25 febbraio 2016, art. 3, comma 1, lettere d), e)

10 UTILIZZAZIONE AGRONOMICA QUANDO L utilizzazione agronomica è vietata nella stagione autunno- invernale, di norma dal 1 novembre, fino alla fine di febbraio, ed in particolare sono previsti i seguenti periodi minimi di divieto: per la frazione palabile da separazione solido- liquido: 90 giorni; per il digestato tal quale o la frazione non palabile da separazione solido- liquido: 90 giorni nei terreni con prati, ivi compresi i medicai, cereali autunno- vernini, colture ortive, arboree con inerbimento permanente o con residui colturali ed in preparazione dei terreni per la semina primaverile anticipata; 120 giorni nei terreni destinati ad altre colture. Il decreto, tuttavia una certa elasticità per i periodi di divieto. Fatto salvo un periodo di divieto continuativo minimo di almeno 60 giorni dal 1 dicembre al 31 gennaio, le Regioni e le Province autonome possono individuare periodi di divieto diversi anche non continuativi, e relative decorrenze. Questo in presenza di colture che utilizzano l'azoto in misura significativa anche nella stagione autunno- invernale (come per esempio le colture ortofloricole e vivaistiche protette o in pieno campo) e tenendo conto dei ritmi e dei periodi di utilizzazione degli elementi nutritivi da parte di dette coltivazioni. QUANTO L utilizzazione agronomica del digestato sia agro- zootecnico che agro- industriale avviene nel rispetto dei limiti dei 170 kgn/ha anno - 1 nelle zone vulnerabili e dei 340 kgn/ha anno - 1 nelle zone non vulnerabili ai nitrati. È bene sottolineare che solo la quota di azoto contenuta negli effluenti zootecnici concorre al raggiungimento dei 170 o dei 340 kgn/ha anno - 1. Nel caso il digestato sia ottenuto anche dalla fermentazione di altre matrici di origine zootecnica come sottoprodotti della lavorazione del latte (scotta, siero, acque reflue di caseificio..) o sottoprodotti di origine animale - SOA- (quali ad esempio grasso o contenuto ruminale), l azoto contenuto in queste matrici, pur essendo di origine zootecnica, non viene conteggiato ai fini del calcolo dei 170 o dei 340 kgn/ha anno - 1.

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