Atti della Lectio Magistralis

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1 Atti della Lectio Magistralis

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3 Renzo Piano fare Architettura Sala Europa - Palazzo dei Congressi BolognaFiere CERSAIE - giovedi 1 ottobre 2009 Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica: Buongiorno a tutti, benvenuti. È una giornata memorabile per Bologna, per Cersaie, per il mondo della ceramica. Ringrazio e do il benvenuto all architetto Piano per aver scelto, in una delle sue rare conferenze, proprio il nostro mondo. Sono inadeguato a parlare di architettura, d altra parte ne sono esonerato grazie al fatto che l architetto non ha bisogno di presentazioni. Mi permetto solo di ricordare che Renzo Piano usa molta ceramica nei suoi progetti e questo non può che farci piacere. L architetto Piano sa anche che la ceramica italiana si sta evolvendo: l eccellenza manifatturiera dell industria Made in Italy sta affiancando alle tradizionali funzioni di protezione ed igienico sanitarie delle superfici, una valenza della piastrella italiana sempre più quale vero elemento del progetto architettonico. Grazie di nuovo all architetto Renzo Piano per essere qui con noi oggi: non voglio sottrarre altro tempo alla Lectio Magistralis. Passo la parola all assessore Duccio Campagnoli per un saluto. Duccio Campagnoli, assessore alle attività produttive della Regione Emilia-Romagna: Grazie davvero al maestro Renzo Piano per essere qui, anche da parte della Regione Emilia Romagna. Oggi lei riceve un omaggio straordinario: questa sala è piena, ma sono piene anche tutte le sale intorno. Magari dovremmo pensare a un palazzo congressi più grande per la sua prossima venuta. Grazie davvero. So, voglio dirlo, che tra i tanti suoi Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

4 impegni ha scelto di essere qui con il Cersaie, con questo grande appuntamento dell industria italiana della ceramica, e so che lo ha fatto per il momento che stiamo attraversando: la sua presenza è anche una grandissima rappresentazione di fiducia e speranza in ciò che ancora l industria italiana saprà fare. Grazie quindi da una terra che è innanzitutto una terra di artigiani, di fabbricatori, una terra del Made in Italy che lei rappresenta in maniera straordinaria: questo non è un vezzo, non è un artificio, che non è una citazione, ma è un grande incontro tra cultura, scienza, tecnologia, grande lezione di umanità. Grazie ancora per essere qui. Aldo Colonetti, direttore IED - Istituto Europeo di Design: Buongiorno. Volevo solo togliervi due minuti della conferenza di Renzo Piano. Il titolo Fare Architettura non ha bisogno, credo, di altre spiegazioni. È il senso di questo mestiere. Credo che sia la specificità del mestiere di Renzo Piano, come lui stesso ha sottolineato nella conferenza stampa di poco fa. È un mestiere di cantiere. Non che l architetto non pensi, ma se non fa è un architetto mancato e noi abbiamo avuto molti architetti mancati perché appunto pensavano che il disegno fosse sufficiente per fare le cose. Seconda osservazione: a me piace sempre citare, quando si parla con un grande progettista, che può essere un architetto, un musicista, che il mondo è pieno di anime belle, come diceva il grande Hegel. Le anime belle sono quelle persone che, pur pensando di avere una grande idea, non la realizzano perché temono che la sua concretizzazione possa essere di basso livello. È il rischio. L architettura è un mestiere in cui bisogna rischiare. E quindi non sempre ciò che si realizza è ciò a cui si è pensato, ma sta in questo, credo, la qualità dell architettura. Ultima osservazione poi chiudo. Questo non è un incontro casuale: è l inizio di un progetto. Esiste a Genova la Fondazione Renzo Piano, la quale è una bottega e soprattutto un luogo in cui arrivano giovani architetti da tutto il mondo. Su questa esperienza abbiamo pensato che il modo migliore per fare architettura fosse stringere un alleanza tra la tua Fondazione e Confindustria Ceramica, per dare borse di studio ai giovani architetti, perché questo è un mestiere straordinario, ma è anche molto difficile. Questa è la ragione per cui credo tu abbia accettato l invito. Volevo ringraziare le persone che hanno reso possibile questo progetto e questa giornata: Renzo, il presidente Franco Manfredini, Franco Vantaggi, Armando Cafiero, Graziano Sezzi, Cristina Faedi, Andrea Serri e tutti i vostri bravi collaboratori. E poi Lia Piano della Fondazione, Franco Origoni e Francesca Bianchi. A te Renzo, grazie per essere venuto. Renzo Piano: Grazie. Parlo a braccio come sempre perché non riesco a preparare le conferenze, poi diventano un po statiche. Intanto vorrei chiarire una cosa: io sono qui per far vendere ceramica. Voi non avete capito, ma quando uscite ciascuno di voi deve comprare una piastrella. Certamente vale la pena quantomeno che andiate a vedere il quartiere fieristico qui a fianco, perché è una mostra straordinaria. Sono qui per parlare di architettura, ma nel parlare di architettura si parlerà anche di questo, perché l architettura è fatta di materiali, ambito che sia io che il mio ufficio, il Building Workshop, prediligiamo da sempre, ritenendolo fondamentale in ogni progetto. Il lavoro fatto sui materiali è un lavoro molto importante. I materiali sono antichi, a volte antichi quanto la Terra, e vanno reinventati. Per noi i materiali non sono solo i compositi, ma ci sono materiali antichi come la terracotta, la ceramica, la pietra, la terra stessa. Quindi questo legame con i materiali c è ed è molto forte. Parliamo di fare architettura. Questo titolo è venuto naturale, perché per me tutto comincia da lì. Ogni architetto comincia da qualche parte. C è l architetto che comincia, come molti miei amici, da una visione, poi pian piano arriva al costruire. C è chi invece comincia dal costruire e poi, se è bravo, arriva alla Fare architettura comincia per me dal fare, dal conoscere, da quel positivo senso della necessità che guida le migliori cose. E solo quando la capacità di rispondere ad un bisogno reale riesce a coincidere con i desideri, con i sogni, è lì che l architettura diventa straordinaria. 4 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

5 L architettura è un arte antichissima, è l arte di produrre protezione per il genere umano. Ma guardate che anche la più umile capanna ha sempre rappresentato qualcosa di più del semplice riparo. Ha sempre celebrato e rappresentato qualcosa di più. L architettura è tutto questo. visione. Per noi è quasi sempre così: si parte dal fare. C è una fatica del fare, c è una fatica del costruire, come anche una bellezza del costruire stesso: una bellezza straordinaria che è la bellezza dell ingegno, c è la bellezza del confine, dell esplorare l espressione dei materiali, delle nuove tecniche. L architettura è arte, su questo non c è dubbio. È un arte straordinaria. Direi un arte di frontiera, un arte contaminata, ma non date alla parola contaminata un valore solo negativo, perché in certi casi non è male che sia contaminata dalle realtà, perché così si arricchisce. È un arte di frontiera, un arte corsara, nel senso che c è anche tanta rapina. L arte è rapina nel migliore dei casi, purché sia rapina a viso scoperto e fatta per restituire. Tutta l arte è rapina; la musica è rapina come lo è la cinematografia. L architettura un arte corsara, di chi accetta di correre rischi, come si diceva prima. È anche fare errori. È un arte che corre il mondo. Poco fa mi chiedevano cosa consiglio ai giovani: correte, scoprite il mondo. Tornate a casa per favore, ma scoprite il mondo. Fare architettura comincia comunque, per me, dal fare, dal partire, da quella forza della necessità che guida le migliori cose. E naturalmente si capisce subito che non finisce lì, l architettura non è mai solo costruire, è l arte di celebrare, del rappresentare, è l arte dei desideri. E solo quando la capacità di rispondere a un bisogno reale riesce a coincidere con i desideri, ai sogni, è lì che l architettura diventa straordinaria. Quindi cominciate pure da dove volete. L architettura è un arte antichissima, è l arte di produrre protezione per il genere umano. Guardate che anche la più umile capanna in qualche maniera ha sempre rappresentato qualcosa di più del semplice riparo. Ha sempre celebrato, ha sempre rappresentato qualcosa di più, ha sempre raccontato una storia: l architettura è tutto questo. Torneremo su questo tema, ma sappiate che si parte sempre da questa complessità, secondo la mia esperienza. Ora andiamo attraverso questa corsa che sarà volutamente disordinata. Questa è una foto [1] - deve essere il in cui c è mio padre. Io non ci sono nella foto ma ero presente, avevo 10 anni. Ci sono cresciuto sui cantieri: mio padre era un costruttore, e queste cose contano. Quando passi la tua infanzia nei cantieri il miracolo del costruire ti resta addosso e questa è una delle mie radici. Qui vedete Genova, il suo porto, le sue navi. [2] Sono cose che non si spiegano. Tra l altro sono cose che finché non hai 50 anni non le capisci, poi pian piano cominci a capire che le radici contano davvero e tornano sempre a galla. Queste sono le cose importanti e naturalmente Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

6 quelle forme di navi sono presenti in qualche mia costruzione. Questa è una specie di strana nave che ritroviamo in mezzo al Marais a Parigi. [3] Parlo di questo perché c è sempre questa dimensione dietro, che è una dimensione mentale. Il fare architettura è costruire, è mettere insieme dei pezzi. Questi sono pezzi in fusione da 10 tonnellate, sono i terminali delle travi Gerber, ma nel momento in cui le studi, le calcoli, hai sempre una specie di patrimonio tuo che ti guida: è per questo che in realtà, il mondo pragmatico del fare, e il mondo immaginifico che ti resta dentro, per fortuna si confondono continuamente. Questi pezzi diedero luogo a Beaubourg [4], la mia prima grande esperienza con Richard Rogers. Io avevo 33 anni, lui un po di più. Abitavamo a Londra allora, eravamo una specie di Beatles, e vincemmo il concorso con 681 partecipanti. Ancora oggi non ho capito come abbiamo potuto vincere, e soprattutto come abbiano potuto farcelo fare, però funziona molto bene e oggi è amato. Gli edifici che contano non entrano subito nella ritualità, hanno bisogno di guadagnarsi l affetto. Oggi questo edificio è amato, è entrato negli affetti, la piazza e l edificio funzionano, sono diventati punti d incontro. Avevo 40 anni quando fu inaugurato. Scopri improvvisamente che l architettura è il mondo della cultura, della società. Io l avevo già scoperto perché avevo avuto la fortuna di crescere nell Università di Milano nel periodo in cui si facevano le occupazioni. Di notte occupavo l università e di giorno andavo a lavorare da Franco Albini, e questa idea, questa sensibilità sociale, questa ansia di sociale esisteva già. Beaubourg è stato il caso in cui il costruire ha espresso queste considerazioni attraverso l idea di fabbrica, che molti ci contestavano, ma noi naturalmente eravamo felicissimi, perché questa rappresentazione della fabbrica era ciò che serviva per contrastare l idea intimidente di un centro culturale di pietra. Doveva quindi essere una fabbrica, ma doveva esprimere questo senso di apertura, di tolleranza. Era cultura per la strada, un inizio per confondere sacro e profano. In questa esperienza si unirono tutti e tre i fattori, quello del costruttore, del sognatore e dell umanista. Eravamo umanisti senza saperlo, eravamo dei ribelli: Beaubourg non ha creato la trasformazione dei musei, ma l ha interpretata. È stato il momento in cui i musei hanno iniziato ad essere vissuti in maniera più aperta, in modo meno intimidente. Questo è un altro progetto, subito dopo Beaubourg, che ha una valenza completamente opposta. Io ho lavorato molto con l Unesco e questo è stato il primo progetto, intorno agli anni 80. Facemmo un unità portatile montata nel centro di Otranto [5], e qui si lavorò sull idea che un centro storico debba essere studiato nell unità, le pietre insieme alla gente. Non immaginate gli scempi che si fanno quando si decide di demolire: non solo si butta giù e si cancellano le tracce, ma soprattutto si manda via la famiglia che è dentro alla casa e nella quale non tornerà più, interrompendo in questo modo questa spirale virtuosa, questa connessione che c è tra le pietre e le persone. È un fatto che si perpetua a fin di bene, ma è disastroso. Non è 6 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

7 La partecipazione è un tema sempre presente nel mio lavoro. Il bravo architetto deve saper ascoltare, e quando a parlare non è una persona, ma sono tante, è ancora più difficile. Ho fatto tante assemblee, ho passato la vita a discutere ed è attività difficilissima. Ma non per questo significa che bisogna abbandonarla. vero che i centri storici crollano, ma è vero che bisogna trovare delle tecniche conoscitive, diagnostiche. Qui sviluppammo molto delle tecniche rubate letteralmente dalla medicina, per capire e per fare delle diagnosi molto più precise. La partecipazione, ragione per cui vi parlo di questo progetto, è un tema che ritorna continuamente nel mio lavoro, perché sappiate una cosa, soprattutto voi giovani che farete architettura: ascoltare è una delle arti più difficili. Più difficile non è l arte di obbedire, ma ascoltare. Ascoltare significa capire, e quando la gente parla non dice mai la verità, cosa che succede anche, credo, per i medici. Un bravo architetto deve saper ascoltare, e quando a parlare non è una persona, ma sono tante, è ancora più difficile, perché quelli che hanno meno da dire sono quelli che parlano di più. Ed è una cosa molto delicata. Quello che vedete qui è un assemblea in piazza ad Otranto[6]. Ne ho fatte tante di assemblee, ho passato la vita a discutere, ed è difficilissimo. Ma il fatto che sia difficile non significa che bisogna abbandonarlo. E soprattutto non obbedire è una cosa delicata perché alcuni possono rimanere delusi, ma bisogna tener duro. Non è un arte popolare, diciamo la verità. Come non è popolare il medico che dice la verità al paziente, il quale voleva avere una certa malattia e invece ha un altra cosa. Questo del lavoro di gruppo è importantissimo. Questa è una scena di lavoro in team nel giardino di casa mia mentre lavoravamo sulla Menil Collection [7]. L idea di lavorare in gruppo è una cosa molto importante, ma anche particolarmente difficile, perché tutti dicono che si lavora in gruppo, ma in realtà si lavora a cascata. Il team work è bellissimo, ma si realizza quando l informalità raggiunge i livelli per cui ci si dimentica chi ha detto cosa e chi ha inventato cosa. È un ping-pong continuo, rapido. Io non sono mai riuscito a separare il momento creativo dell architetto da quello dell ingegnere o del tecnico, o del costruttore. Talvolta i costruttori arrivano con delle idee geniali; talvolta, purtroppo, arrivano con quella famosa parola impossibile, e allora devi spiegare che in realtà è perfettamente fattibile. Mio padre era un costruttore, io sono cresciuto in quel clima, ed è bellissimo. Adesso c è un grande nuovo tema che costringe a lavorare insieme, per cui il team work è diventato fondamentale: è il tema della sostenibilità, il rapporto con l ambiente e con il contesto di un edificio. Questa è una sezione della Menil Collection a Houston con un sistema di illuminazione indiretta [8]. Gli elementi che vedete con questa strana forma curva sono dei pezzi di ferro-cemento, letteralmente rubati da una tecnica messa a punto da Pier Luigi Nervi [9]. Questo è l interno. Ve lo faccio vedere perché è un luogo dove nella complessità dell essere architetti venne in luce una cosa splendida: il contemplare il pezzo d arte nella luce naturale. Si tratta del primo degli edifici in cui abbiamo lavorato sulla luce naturale che arriva su tutto l edificio. La Menil Collection a Houston è una straordinaria collezione d arte. In questa immagine dall interno del museo vedete le trasparenze [10]. Qui veniva ancora Reyner Banham, che era un critico d architettura straordinario e scrisse The Architecture of Well-Tempered Environment, un libro sull architettura delle cose impalpabili. E questa è un architettura fatta di luce, di trasparenza, di leggerezza: la luce in questo museo diventò un elemento importante del nostro lavoro. Qui si passa dal contemplare un opera d arte a fare di un museo un pezzo di civic pride, di appartenenza alla città. Questo è il laboratorio dove si fanno i pezzi, ed è sulla strada: ciò che solitamente si nasconde, qui è visibile. Le persone possono vedere il laboratorio dove si costruisce, ed è molto importante visto che parlo di fare architettura [11]. Questa struttura è stata fatta con delle fusioni di acciaio duttile, una specie di ghisa ad alta resistenza. La manualità del museo, il fare pezzo per pezzo, somiglia Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

8 a questo lavorare sul dettaglio [12]. Questa è un immagine del laboratorio di restauro, anch esso su strada. Ecco un altra dimensione che volevo spiegare, una dimensione più sottile: fare un edificio come se fosse uno dei pezzi della collezione. Qui siamo nella baia di Osaka e questo che vedete è il suo aeroporto [13]. Quando ci fu il terremoto di Kobe, l epicentro fu nei pressi dell areoporto stesso: Kobe fu distrutta e questo edificio, che era già costruito, si mosse di solo 50 centimetri, elasticamente, e non ci furono danni, anzi non si ruppe nemmeno un vetro. È un lavoro di cui vado molto fiero. Quando costruimmo l aeroporto di Osaka era il più grande aeroporto al mondo. L arte di ascoltare, di osservare di cui vi parlavo prima esiste nei confronti della gente, ma esiste anche nei confronti dei luoghi. Perché i luoghi parlano, hanno storia. L aeroporto è lungo due chilometri ed è come un grande aliante appoggiato al mare. È leggerissimo e molto mobile. Fare architettura significa lavorare con molta gente, in L architettura ha sempre una triplice dimensione. Una dimensione estetica espressiva; la dimensione umana, che ha a che fare con la gente, con il rapporto con la città; l invenzione scientifica e tecnologica. Una delle forze dell archittetura è che non bisogna mai spiegare tutto, perchè altrimenti si corre il rischio di venire fermati. questo cantiere abbiamo avuto diecimila operai. Due furono le imprese per costruire l aeroporto, ciascuna delle quali cominciò a lavorare da un estremo e si ritrovarono nel mezzo, esattamente al centro, cosa che solitamente non avviene mai. E questa gente era orgogliosissima di lavorare nel cantiere [14]. Tra l altro non abbiamo mai avuto un incidente mortale su 38 mesi. Non è fatale che ci siano morti sui cantieri: è semplicemente mancanza di attenzione. La scena ripresa in questa foto mostra il momento in cui si scaldano i muscoli prima di iniziare il lavoro. In sottofondo, e la foto ovviamente non lo può mostrare, c è una musica assolutamente improbabile che li accompagna in questa ginnastica buffissima. Quando lasciano il cantiere, tutti i giorni, è come se si aspettassero il terremoto. E nonstante su 38 mesi di cantiere si siano registrati 36 terremoti, più o meno uno al mese, nessuno 8 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

9 si è fatto male. Queste foto le faccio vedere perché non è architettura, ma è fare architettura. Questa è una foto sul cantiere [15]: gli uomini che lavorano non utilizzano nemmeno le scarpe per avere il piede più sensibile, utilizzano le infradito [16]. La forma strutturale di questo edificio è curva. La stazione centrale è nel mezzo, poi ci sono queste due ali che contengono treni per spostarsi lungo i due chilometri [17]. Questa è la cattedrale all interno dell edificio [18]. Il giorno dell inaugurazione ho fatto chiedere al primo ministro se avesse capito che sarebbe venuto fuori questo edificio. Lui mi ha guardato e mi ha detto no. È una delle forze dell architettura: non bisogna proprio spiegare tutto, perché altrimenti ti fermano. E questo fu molto vero per Beaubourg, perché quando ci fu la grande apertura la metà degli invitati rimase stupita, credeva che fossero solo le impalcature, e noi dovemmo spiegare che invece era proprio finito così. Qui siamo a Roma [19]. Faccio un salto geografico, ma questo fa parte del continuo muoversi, spostarsi sulla terra. Questo è un mestiere di avventura proprio perché ti sposti di continuo. C è sempre questa triplice dimensione: una dimensione estetica, espressiva; la dimensione umana, che a che fare con la gente e con il rapporto con la città; poi c è l invenzione scientifica, tecnologica. Questa è una sala per 2780 persone [20]. È una cassa armonica di legno e questi pezzi di legno sono tutti scolpiti. Qui si è partiti dal suono per arrivare a dar forma all involucro che lo accoglie. Questo è il cantiere della chiesa di Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, un cantiere di pietra [21]. La pietra è un materiale straordinario. Una volta si scalpellava, oggi ci sono macchine digitali che la tagliano in modo preciso e fanno sì che tu possa fare delle cose straordinarie [22]. Facciamo un salto a Berlino, città drammatica. Nel 1989 cade il muro, nel 91 fanno un concorso ad invito con 15 architetti che noi vinciamo, per realizzare cinque o sei edifici. A proposito di luoghi che parlano, Berlino lo fa fin troppo, ma non gli edifici, perché erano spariti tutti. Il luogo dove abbiamo costruito, Postdamer Platz, era diventato vuoto perché nel 61 fu fatta tabula rasa con l inizio della guerra fredda e la costruzione del muro [23]. Era un luogo vuoto, di soffernza, pieno solo di fantasmi. Le tracce del passato sono importanti per l architettura, perché sono una guida, danno disciplina. Il foglio bianco, la tabula rasa, fanno paura. Questo di Berlino fu un progetto molto drammatico perché il foglio bianco c era, ma era intriso di paura e tensione. Si tratta di un altro cantiere con 5000 operai all opera, di cui solamente 500 tedeschi; gli altri venivano da ogni parte del mondo. Come mi fece notare l amico Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano, quello era il luogo della più terribile intolleranza che la storia moderna dell umanità abbia mai registrato, e venne ricostruito da persone di ogni provenienza. Dato che il luogo era troppo grande, non potevamo pompare l acqua perché avremmo abbassato la falda freatica. Dopo un mese di studi trovammo una soluzione: costruimmo un lago, ci mettemmo delle navi e mandammo giù dei palombari che fecero le fondazioni in acqua, per un anno e mezzo. Questa è avventura [24-25]. Vi racconto queste cose perché per me questo mestiere straordinario è fatto di una miscela di cantiere, scarpe sporche, invenzione tecnica, sfida alla forza di gravità, e insieme a questo devi pensare agli utensili del tuo tempo, all utilità e a cambiare il mondo. Perché in qualche modo cambi sempre il mondo: sostituisci un luogo di intolleranza con un luogo di tolleranza. Io tendo a considerare sempre questa dimensione. Visto che avevo promesso di parlare di ceramica, sappiate che mai come nella città di Berlino, la

10 ceramica è uno dei materiali che abbiamo usato di più [26]. L avevamo già usato in precedenza, ma a Berlino tutta la pelle che respira è fatta di ceramica. È una ceramica che consente di creare una doppia pelle, un materiale straordinario che soprattutto viene dalla terra e torna alla terra. E appartiene al nostro immaginario. Da Berlino faccio un salto in mezzo al Pacifico [27]. Qui siamo a Nord di Oakland nella Nuova Zelanda, a est di Sidney, in Nuova Caledonia, e questo è il sito dove noi siamo stati scelti, per concorso internazionale, per fare la sede di un centro culturale, il primo e unico in tutto il Pacifico, intitolato a Jean Marie Tjibaou, leader del popolo Kanak. La loro è una cultura del gesto, non sfocia in quadri, o opere, è soprattutto una cultura del movimento, della danza, del suono. Questo è un edificio stranissimo costruito in legno, un altro materiale straordinario, antico come il mondo e che si può reinventare all infinito [28]. C è un altra cosa stupenda che è possibile fare col legno, che stiamo facendo ora: usi 1000 metri cubi di legno, ne pianti 2000 e tra trent anni qualcun altro ha esattamente lo stesso legno che hai usato tu. È un energia naturale. È una cosa a cui non si pensa spesso, ma sarebbe meglio pensarci di più perché sarebbe molto bello se si facesse in Italia, anzi, si deve fare ed è perfettamente fattibile; noi lo stiamo facendo in America. Il legno non inquina, è riciclabile ed è un energia rinnovabile. Noi, ovviamente, in questo caso lo abbiamo usato perché fa parte della cultura locale. Questo è un progetto a metà strada tra l architettura e l antropologia. L architetto è anche un po antropologo, e lo deve essere. Il legno era il materiale giusto. Tra l altro questi edifici, quando i venti soffiano, iniziano a cantare, hanno un suono, e queste sono tutte cose letteralmente rubate a una cultura. I Kanaki lo hanno riconosciuto come un edificio loro. Sono dieci unità, ciascuna dedicata a una funzione, quali la danza, il canto, la mediateca e così via. È un vero paradiso terrestre. Torno in America. Qui siamo su Madison tra la 35esima e la 36esima. È la Morgan Library a New York, inventata da J. P. Morgan, ricchissimo banchiere che aveva i soldi e che, a differenza dei nostri, lui li dava [29]. Nacque tutto con Mc Kim, il grande architetto di New York, nel Quello che abbiamo fatto noi è stato demolire tutto quello che non serviva, tenere tre edifici storici e costruire la nuova Morgan Library. Questa è la terza collezione al mondo di libri antichi. La vera cassaforte di libri è sottoterra, ma questa foto del modello rappresenta l intero edificio compresa la piazza interna [30]. Abbiamo fatto un taglio a dieci centimetri dalle fondazioni e l edificio è stato incastrato nel taglio. Il posto più sicuro per mettere questa collezione di libri antichi era proprio la roccia ed è da lì che è iniziato tutto. La prima cosa a cui ho pensato è stata proprio di bucare la roccia [31]. Questa è una sala da concerti che viene usata molto a New York, perché, oltre al resto, nella collezione della Morgan ci sono gli spartiti di Beethoven, di Mozart [32]. È una collezione davvero straordinaria. Questa è una visione notturna dell edificio, e ve la faccio vedere perché è una strana composizione degli spazi 10 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

11 proprio perché portate una folata di urbanità. Il piano terra non è chiuso sulla città, addirittura dall auditorium si vede il traffico. Siamo partiti con questo quartiere due giorni dopo l 11 settembre Dopo la riunione, iniziai a lavorare sull idea di non costruire un bunker, e insistetti su questo. D altronde la sicurezza di un edificio viene dalla trasparenza, l apertura è un idea di tolleranza. Un edificio trasparente è più sicuro di un edificio opaco, perché percepisci meglio, capisci meglio. I proprietari del New York Times, hanno 150 anni di storia alle spalle, quindi evidentemente sono capaci di cogliere queste sottigliezze. Ed è sempre così: dietro a un edificio che riesce c è sempre un cliente bravo. Senza La ceramica è uno dei materiali che abbiamo usato di più nei nostri progetti. L avevamo già usato prima di Berlino, dove tutta la pelle che respira è fatta di ceramica. È una ceramica che consente di creare una doppia pelle, un materiale straordinario che soprattutto viene dalla terra e torna alla terra. E appartiene al nostro immaginario. interni ed esterni, dove l antico non è stato sbeffeggiato, distrutto, ma è stato valorizzato dal fatto che si è aggiunto qualcosa [33]. È un idea molto europea, il fatto cioè che le città si sviluppano per stratificazioni: il nuovo strato non cancella quelli precedenti, ma li valorizza. New York è una città atmosferica, è una città che cambia in continuazione. L idea, nel fare la sede del New York Times, era costruire una torre, alta 250 metri, dove catturare questa mobilità della luce, del colore, attraverso la ceramica [34]. E queste baguettes, che chiamiamo così perché sono un progetto iniziato a Parigi e poi continuato a New York, sono 360mila pezzi di ceramica bianca [35]. E visto che gli edifici catturano la luce e ne prendono il colore, con la ceramica questo è ancora più possibile da realizzare, infatti la sede del New York Times è un edificio molto luminoso [36]. Come sempre c è una ragione molto concreta e molto pratica perché, per un edificio a torre, o fai un vetro riflettente per bloccare il gradiente termico, o fai una cosa come quella che abbiamo fatto. Se calcoli con attenzione il ritmo di queste baguette fai qualcosa che non riceve mai direttamente il sole, ma dall interno vedi fuori [37]. E questo è quello che viene fatto, abbiamo lavorato su questa logica in modo rigoroso. Anche qui è la pura forza di necessità che ti guida, ma in realtà non abbiamo mai e poi mai dimenticato il fatto che New York è una città atmosferica, continuamente metamorfica, che i grattacieli finiscono nel cielo e che questa è l ottava strada, tra la 40esima e la 41esima, con il risultato che questo progetto aveva il compito di ristabilire l urbanità per la città di New York. Arthur Sulzberger, che fu mio cliente per questo progetto, lo disse: abbiamo scelto Renzo Piano Building Workshop un buon cliente non si riesce ad andare da nessuna parte, perché hai bisogno di amore, di affetto, di sostegno, di qualcuno che ti dia una mano. Fare un edificio è un po come attraversare il far-west: succede di tutto. Bisogna assolutamente che il cliente sia lì. L architettura non è un arte facile. È un arte di frontiera, un arte contaminata ma per fortuna che è contaminata, perché sono tutte queste cose che ne fanno un arte Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

12 stagione, attraccava al porto di San Francisco diventando un museo. Vincemmo il concorso e si iniziò a pensare a cosa fare. Non volevo fare qualcosa di troppo alto, e quindi doveva esser basso. È un edificio molto grande, di 50 mila metri quadri, pagato per un terzo dal governo della California e per due terzi da privati. Lavorare in California, all interno del Golden Gate Park a San Francisco è una cosa delicata. Naturalmente eravamo già lì, ma costruire non è facile. Abbiamo fatto un lavoro di ascolto e discussione con il cantiere, con gli ecologisti, ma non con lo scopo di convincere. Quando si discute e c è un lavoro di partecipazione, ma si va con malafede, cercando di convincere, allora è molto brutto; io non ci vado nemmeno, non serve a niente. La gente se ne accorge subito. Il problema non è convincere, il problema è capire. La verità è che discutere, purchè tu tenga la rotta, fa un miracolo: rende i progetti migliori. E questo molti non lo capiscono. Se ci metti l autorità, Per esperienza vi dico di non credere a niente. Quando vi dicono è impossibile, voi non credeteci. D altronde fare forme nuove, cose nuove, non è molto difficile: lo fanno tutti. Quello che è difficile è fare forme nuove che abbiano un senso. Per questo bisogna partire, in modo contemporaneo, da tutti i singoli aspetti. straordinaria. Pericolosa, per chi la fa e anche per chi la riceve, ma straordinaria. La sede del New York Times è un edificio metamorfico, che prende e accoglie la luce. All interno le baguette hanno un loro ruolo, ma non escludono l esterno, lo fanno percepire. Questa è un immagine del giardino che è al centro, fatto a partire dalla sala dell Auditorium [38]. Al di là del giardino c è la reception e ancora più lontano si intravede il traffico dell ottava avenue. È un edificio che è costato 800 milioni di dollari, e ovviamente ci sono stati momenti buoni e momenti cattivi. Per esperienza vi dico di non credere a niente. Il produttore della baguette in ceramica ci disse che il costo era di 50 dollari l una. Al cliente, che fece il calcolo sulle necessarie, risposi che si poteva fare con molto meno: alla fine costarono 9 dollari l una. Quando vi dicono è impossibile, voi non credeteci. Casomai datemi una telefonata! Tutti mentono, perché sono pigri, non è nemmeno cattiveria. D altronde fare forme nuove, cose nuove, non è molto difficile: lo fanno tutti. Quello che è difficile è fare forme nuove che abbiano un senso. Per questo bisogna partire in modo contemporaneo da tutti i singoli aspetti. Qui siamo in California, San Francisco, e questa è la California Academy of Sciences [39]. È un grande museo della scienza nato nel 1850, culla del National Geographic, e che nacque come una nave a vela che durante la buona stagione andava a solcare i mari del mondo per raccogliere reperti e, con l arrivo della brutta anche un po di coraggio e ti ci giochi la faccia, quando è il momento giusto puoi decidire. L arte dell ascolto è un arte delicata. È fatta di coraggio, di grande umiltà, e soprattutto di molta lealtà. Il progetto più complicato, il lavoro più grosso che abbiamo in America oggi è il nuovo campus della Columbia University ad Harlem, a New York. E un progetto del genere, se non si fosse discusso con la gente, non sarebbe stato possibile realizzarlo. Bisogna capire. Quando hai capito, alla fine devono ammettere che quel che spieghi è giusto. Questo per dire che il miracolo a San Francisco è avvenuto proprio perché abbiamo discusso. L edificio che loro chiamano Exhibit n.1 è classificato Platinum nel Leed System, ed è quindi un edificio che consuma pochissima energia, nel quale abbiamo riciclato tutto [40-41]. Il tetto è ricoperto solo di specie vegetali locali e che non hanno bisogno d acqua [42]. Queste essenze, che abbiamo sviluppato con gli scienziati, sono state selezionate per quattro anni affinchè anche lo stesso contenitore, alla fine, diventasse terra [43]. Le essenze native non hanno bisogno di essere innaffiate, hanno bisogno solo di acqua atmosferica. Come si vede, la Rain Forest sotto respira, anzi guarda. Quando c è troppo caldo, queste specie di bocche si aprono [44]. È un edificio che respira, che dialoga con l ambiente, che vive al ritmo della terra. Non basta fare degli edifici che consumano poco, bisogna fare degli edifici che interpretano, che celebrano questa nuova situazione. Intorno vi sono delle cellule 12 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

13 fotovoltaiche che contribuiscono a coprire circa il 7% del fabbisogno [45]. È un edificio fatto tutto riciclando: abbiamo usato per le strutture acciaio riciclato al 95% [46]. È un edificio per la natura, ma non basta risparmiare i soldi, bisogna anche trovare un espressione, un linguaggio. Alcuni pezzi del vecchio museo erano rimasti miracolosamente sani dopo diversi terremoti, e li abbiamo tenuti, integrandoli con la parte nuova [47]. Qui siamo a Londra, a Oxford Street e questo è il progetto di un edificio che stiamo costruendo, è quasi finito [48]. St. Giles è un complesso piuttosto complicato ed è uno dei più grandi progetti che abbiamo a Londra [49]. Ne parlo perché qualcuno pensa che Londra sia una città noiosa e senza colore. Il materiale utilizzato è la ceramica [50]. È vero che la ceramica è un materiale che ha caratteristiche straordinarie: ha durata, brillantezza, colore vivace, forte. È un edificio fatto di tante facce, di tanti frammenti, ogni frammento ha un colore diverso, quindi ha questo strano gioco inatteso, un improvvisa esplosione di colore nel centro di Londra. Londra è una città che ha colore, ma ce l ha solo in piccole parti, nei negozi, e quindi abbiamo pensato che fosse interessante introdurlo in maniera più forte. Qui siamo a Punta Nave, a Genova, e questo è il nostro ufficio-laboratorio [51]. Abbiamo una specie di teleferica che sale e porta all ufficio. È un luogo magico, che ha a che fare con l acqua, e dove il mare è una costante presenza [52]. L attività di far modelli è un attività che ci piace molto, lo facciamo in continuazione [53]. Lo facciamo perché si fanno schizzi, simulazioni al computer, modelli con macchine digitali, ma in tutto questo correre il modello è sempre un aspetto importante, perché aiuta molto. Noi facciamo molti prototipi; è impossibile realizzare un edificio senza passare attraverso la prototipizzazione soprattutto quando quello che tu vuoi realizzare è qualcosa di assolutamente originale mai fatto prima. Il modello è un aspetto molto importante perché è un modo per rendere fisica un idea. L architetto ha una specie di condanna: se sbaglia, quando se ne accorge è troppo tardi. Per questo il nostro mestiere è pericoloso. Un architettura che non piace impone a tutti di vivere immersi nel brutto per parecchio tempo. È una responsabilità molto grossa e uno dei modi per correre meno il rischio è fare i prototipi, pezzo per pezzo. Non sono fatti per convincere i clienti, ma sono fatti per noi, sono parte essenziale del progetto. Questo è l interno della nostra Fondazione, la caverna di Alì Babà, dove teniamo tutto il materiale [54]. Abbiamo anche questo spazio, che noi chiamiamo classroom, dove facciamo molti seminari e dove si riuniscono spesso gli studenti [55]. Abbiamo una quindicina di studenti che vengono per sei mesi da Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

14 È un mestiere antico, complesso, ti lascia sempre indeciso tra l essere un tecnico, uno scienziato, uno storico, un antropologo, un umanista, un topografo, un geografo in verità sei tutto questo assieme. E come diceva Margarite Yourcenar, creare, in qualsiasi mestiere, è un po come guardare nel buio: dopo un po si comincia a vedere qualcosa. tutte le Università del mondo. Abbiamo delle convenzioni con tredici università, principalmente con Harward con cui abbiamo un programma didattico. In questo momento abbiamo sette studenti che stanno a bottega nella Fondazione, la quale accoglie i giovani non dando solo informazioni, ma vivendo insieme a loro. I giovani, da qualsiasi parte del mondo provengano, devono capire che l architettura è un mestiere serio e molto complesso, con cui ti trovi ogni volta di fronte a situazioni sempre diverse e questo genera progetti tutti originali, non per puro eclettismo ma perchè diverse sono le persone, la natura, il clima. L architettura è dunque un avventura straordinaria. Stiamo attraversando un periodo complicato di priapismo mediatico: c è tra gli architetti una diffusa ansia da prestazione. L avventura nell architettura è reale, tant è che molti di questi edifici li abbiamo costruiti scavando nella roccia, in alcuni abbiamo avuto tempeste, terremoti, a Berlino abbiamo trovato bombe inesplose. E poi hai l avventura dello spirito, sei sempre alla frontiera, cerchi sempre di far qualcosa di diverso. È un mestiere antico, complesso, ti lascia sempre indeciso tra l essere un tecnico, uno scienziato, uno storico, un antropologo, un umanista, un topografo, un geografo in verità sei tutto questo assieme. E come diceva Margarite Yourcenar, creare, in qualsiasi mestiere, ma anche per l architettura, è un po come guardare nel buio. Bisogna avere il coraggio di guardare nel buio. Voi sapete che quando entrate in una stanza buia non vedete niente, ma dopo un po si comincia a vedere qualcosa. Bisogna esser capaci di guardare nel buio con coraggio e senza scappare. Grazie della vostra attenzione. Franco La Cecla, antropologo: Ascoltandoti sembra che tutto sia molto sereno, sembra che ci sia una grande forza serena che praticata riesce a superare tutto il resto. Io mi ricordo di un tuo articolo dell 82 sul Corriere della Sera in cui tu parlavi anche di rabbia, cioè di come la rabbia fosse una componente fondamentale del fare architettura. Era lo stesso articolo in cui tu dicevi che ci sono degli architetti dell inutile. La mia domanda è questa: oggi come oggi, a parte questa magnifica visione serena dell architettura, io credo che ci sia in fondo a gran parte delle cose che fai della rabbia ambiziosa, cioè il fatto che l architetto non è un architetto dell inutile, ma è uno che dà risposte. La mia impressione è che ce n è un bisogno più che mai adesso, perché per esempio in Italia con una cosa come quella dell Abruzzo, gli architetti avrebbero l opportunità di proporre, di ascoltare le visioni della gente e non lo fanno. Allora è un po questo, visto che tu ci trascini verso un altro tipo di 14 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie 2009

15 Edi.Cer. SpA - L utilizzo delle immagini e dei testi è subordinato ad una autorizzazione scritta da parte di Edi.Cer. SpA pratica, sarebbe interessante se ci insegnassi la rabbia in questo senso. Renzo Piano: Di rabbia ce n è tanta anche in quello che avete visto, non l ho tirata fuori, ma hai ragione. Io sono stato sempre molto critico verso gli architetti, specialmente verso gli architetti artisti o pseudo-artisti. Ho appena detto che per me l architettura è un arte sublime, ma che molto spesso è mistificata. L architettura è un nobile mestiere, è bellissimo, è straordinario. Ed è fatto davvero di rabbia, ma di una rabbia non triste, non rassegnata, è una rabbia attiva, per cui io più che rabbia la chiamo ribellione. È un continuo andare avanti e indietro. Ragazzi, non fatevi fregare. La ribellione è il sistema più a buon mercato per trovare sè stessi. Non la ribellione per sè stessa, ma la ribellione perché sei convinto di una cosa e tieni duro. La rabbia in questo senso c è, ci deve essere e porta sempre a tanti risultati. Io sono stato fortunato perché nei miei progetti mi sono trovato sempre in momenti di passaggio, a Beaubourg, a Berlino, a New York Tutte queste cose sono dei misti di gioia e rabbia. E quindi hai ragione. Franco Manfredini: Grazie architetto Piano per averci dato il privilegio di immergerci nella sua poesia, nella sua arte e di aver potuto apprezzare la sua intelligenza. Veramente grazie per questa giornata. Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura Renzo Piano a Cersaie 2009 Conferenza promossa da e organizzata da Stesura testi ed impaginazione a cura della redazione di M A G A Z I N E Direttore editoriale Andrea Serri Redazione Valentina Candini Simona Malagoli Valentina Pellati Foto Vincenzo Conelli Luciano Busani Direzione, redazione, amministrazione: Edi.Cer. SpA - Viale Monte Santo, Sassuolo (Modena) tel fax cod.fisc redazione@confindustriaceramica.it I testi sono stati rivisti dai singoli relatori Stampa Arbe Industrie Grafiche Chiuso in tipografia il 19/10/2009 Atti della Lectio Magistralis Fare Architettura - Cersaie

16 Copia gratuita. Vietato l utilizzo a fini commerciali. La versione PDF degli Atti è consultabile sul sito web

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