PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI CON SORDITÀ
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- Demetrio Pandolfi
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1 Tel Fax Codice Meccanografico: MIIC8CB00V - Codice Fiscale: Posta elettronica segreteria: MIIC8CB00V@istruzione.it - Posta elettronica didattica: barozzi.bocconi@tiscali.it Sito: Scuola dell'infanzia Statale Via Giambologna, 30 - Tel Scuola Primaria Statale Via F. Bocconi, 17 - Tel Scuola Primaria Statale Via G. Romano, 2 - Tel Scuola Secondaria di 1 grado "Confalonieri Via C. Vittadini, 10 - Tel PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI CON SORDITÀ della Scuola dell Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado
2 Sommario Premessa 3 1 DEFICIT E HANDICAP SORDITÀ: HANDICAP CHE NON SI VEDE COMUNICARE CON I SORDI: CAPIRE E FARSI CAPIRE LA COMUNICAZIONE DEI SORDI: LINGUA DEI SEGNI E CULTURA I METODI RIABILITATIVI IL PROGETTO DIDATTICA INCLUSIVA QUAL È IL COMPITO DELL INSEGNANTE DI SOSTEGNO? CONSIGLI UTILI ALL INSEGNANTE DI SOSTEGNO ACCORGIMENTI PER RENDERE FUNZIONALE LA COMUNICAZIONE CON L ALUNNO SORDO L ACCOGLIENZA DEI BAMBINI SORDI NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA L ACCOGLIENZA DEI BAMBINI SORDI NELLA SCUOLA PRIMARIA L ACCOGLIENZA DELL ALUNNO SORDO NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO ALCUNE ATTIVITÀ DA REALIZZARE NEI PRIMI GIORNI DI SCUOLA COMUNICAZIONE SCUOLA-FAMIGLIA SERVIZI RIVOLTI ALLE FAMIGLIE 16
3 PREMESSA Premessa doverosa a questo Vademecum sull approccio alla sordità è: ogni bambino/a ragazzo/a adulto/a sordo è diverso, cioè ha diverso tipo e grado di sordità, diversa capacità di articolare, modo di acquisire il linguaggio, inteso come modalità di comunicare. Le difficoltà di comunicazione con una persona sorda spesso derivano da pregiudizi. Si pensa che i sordi siano muti. L apparato vocale dei sordi, spesso, è integro e alcuni bambini sordi possono imparare a regolare l emissione dei suoni. Inoltre, secondo chi considera la sordità unicamente da un punto di vista clinico e riabilitativo, il sordo che non usa il linguaggio verbale è muto. Ogni muto diventa parlante in una prospettiva socioculturale, se riesce a fare propri gli strumenti della comunicazione, qualunque sia la modalità di linguaggio. La facoltà di linguaggio - e non la sua modalità- è quella che permette di costruire la comunicazione e di uscire dal mutismo. Un altro pregiudizio consiste nel pensare che i sordi abbiano un ritardo mentale complessivo. Il loro è un deficit sensoriale e non cognitivo. La sordità non comporta, di per sé, disfunzioni cerebrali o psichiche. I problemi del bambino sordo riguardano l acquisizione della lingua verbale, perché questa viaggia sulla modalità acustica, che, nel bambino sordo, è deficitaria. Bisogna, quindi, sfruttare le capacità integre, tra cui la vista. A causa di questi pregiudizi, spesso, il bambino sordo resta escluso dalla comunicazione linguistica verbale, esclusione che causa problemi nello sviluppo della lingua parlata in termini di tempi e modi. Problemi da cui possono anche derivare complicazioni a livello cognitivo e psicologico. 1. DEFICIT E HANDICAP La parola sordità generalmente è usata per indicare sia il deficit sensoriale uditivo, sia l handicap derivatone. Fra le due accezioni esiste una profonda differenza. Il deficit indica la quantità o la qualità della perdita uditiva (le quali si misurano con la diagnosi audiologica). Le implicazioni socio-psicologiche del deficit non sono misurabili oggettivamente. 3
4 L handicap conseguente alla sordità è l impossibilità di percepire e decodificare i suoni ambientali e, in particolare, quelli prodotti dalla voce per comunicare. La mancanza dell udito significa, solo, l assenza di una delle modalità sensoriali attraverso cui il bambino interagisce con l ambiente, assenza che è compensata dall uso della vista. La compensazione non è solo una sostituzione di una funzione con un altra, ma anche un processo di ristrutturazione globale del comportamento e della psiche del bambino. Il bambino sordo ha le stesse potenzialità di apprendimento del bambino udente, la differenza è nell uso privilegiato nei sordi del canale visivo, invece di quello uditivo. La sordità- se è un problema- è un problema che nasce nel rapporto dell individuo con la società. La famiglia, la scuola, le istituzioni devono e possono trovare un modo per adattarsi alle esigenze del bambino sordo e accoglierlo in un ambiente che gli permetta una crescita adeguata. 2. SORDITÀ: HANDICAP CHE NON SI VEDE L handicap che deriva dalla sordità è nascosto, invisibile allo sguardo. È difficile da mettere a fuoco in tutti i suoi aspetti. La sordità non si vede, si riconosce solo al momento di comunicare. A scuola, spesso, i compagni giudicano male i compagni sordi per alcuni atteggiamenti di chiusura e irritabilità, senza tener conto che è lo scontro quotidiano con le barriere della comunicazione a rendere diffidenti e, a volte, polemici i ragazzi sordi, e non la sordità stessa. L impossibilità di instaurare con gli altri una relazione significativa espone le persone sorde ad una serie di frustrazioni, che spesso vengono espresse attraverso il linguaggio del corpo, non potendo le stesse ricorrere al linguaggio verbale, come le persone udenti. Un altra conseguenza della sordità come handicap nascosto è il distacco che spesso gli udenti manifestano nei confronti delle persone sorde, gli udenti non riescono a trovare un modo per comunicare. Questo può accadere se gli udenti sono i genitori di un bambino sordo: se adottano esclusivamente il linguaggio verbale (come unica modalità di comunicazione con il proprio figlio), nel tempo sperimentano un senso di frustrazione per il rapporto incompleto. 4
5 3. COMUNICARE CON I SORDI: CAPIRE E FARSI CAPIRE Per permettere alla persona sorda una buona lettura labiale la distanza, nella conversazione, non deve superare il metro e mezzo. La fonte luminosa deve illuminare il viso di chi parla e non di chi è sordo. Bisogna parlare con il viso rivolto alla luce. Chi parla deve tenere ferma la testa. Il volto di chi parla deve essere all altezza degli occhi della persona sorda. Bisogna parlare chiaramente e distintamente. Non bisogna storpiare la pronuncia. Il tono della voce può essere normale. Non si deve usare un modo infantile. È importante mettere in risalto la parola principale della frase. È importante che l espressione del viso sia in relazione con il tema del discorso. Non tutti i suoni della lingua sono visibili sulle labbra: bisogna permettere, allora, di vedere chiaramente quello che è visibile. Quando si pronunciano nomi propri o termini poco usati è meglio scrivere e, se la si conosce, usare anche la dattilologia (alfabeto manuale). Per una persona sorda, se non si conosce la LIS e non è presente un interprete, è difficile seguire una conversazione di gruppo, una lezione, una conferenza. Bisogna almeno aiutarlo a capire gli argomenti principali con parole-chiave, accompagnate da gesti naturali. 5
6 4. LA COMUNICAZIONE DEI SORDI: LINGUA DEI SEGNI E CULTURA Nel 1995, a Trieste, si è tenuto il primo convegno nazionale sulla LIS, al quale hanno partecipato sordi e udenti di vari paesi. Gli studi sulla cultura sorda italiana, in ambito accademico, sono ancora poco sviluppati rispetto alle altre nazioni e l Italia, purtroppo, è uno dei tre Paesi europei in cui la Lingua dei segni non è stata ancora riconosciuta, benché il Parlamento Europeo 1 nel 1988 abbia invitato tutti i Paesi ad abolire ogni ostacolo esistente all utilizzo della lingua dei segni. Una tappa importante, in questo campo, è stato il convegno Cultura del gesto, cultura della parola- Viaggio antropologico nel mondo dei sordi (organizzato nel 1966 all Università La Sapienza di Roma da un gruppo di studenti del dipartimento di studi glotto-antropologici). Questo è stato il primo convegno ad affrontare, in Italia, in chiave antropologica, i temi relativi alla sordità. È emersa un ipotesi di partenza per una disciplina antropologica della sordità che consideri l analisi della sordità come una generatrice di cultura. Una cultura difficile da definire, perché non esiste un paese dei sordi, ma che molti sordi identificano proprio con la lingua dei segni. Questa lingua non è solo portatrice della comunicazione e del linguaggio dei sordi, ma è il mezzo di una percezione del mondo tutta particolare, che si basa sulla visione, senza l accompagnamento del suono. La LIS è l unica lingua che può essere acquisita spontaneamente attraverso la vista, che è integra nelle persone sorde. Ed è grazie a questo canale visivo che, grazie alla logopedia, passa anche l acquisizione della lingua parlata. I segni usati dalle persone sorde non sono un semplice insieme di gesti, ma hanno una grammatica precisa, hanno regole come una vera e propria lingua. I sordi l hanno sempre usata, ma spesso di nascosto, perché la maggior parte delle persone udenti considera i segni poveri e ritiene che utilizzando la LIS non si impari la lingua vocale. 1 risoluzione del parlamento europeo del 17 giugno
7 Nel 1880, con il Congresso internazionale di Milano si affermò la superiorità educativa del metodo oralista e del suo uso come unico metodo per l insegnamento ai sordi. Attualmente l atteggiamento è in parte mutato, soprattutto grazie a molti studiosi di vari Paesi. Le ricerche sono iniziate all inizio degli anni Settanta, quando il linguista americano W. Stokoe dimostrò che la ASL (American Sign Language) ha tutte le caratteristica morfologiche, grammaticali e sintattiche di ogni lingua naturale. Come tutte le lingue, anche le lingue dei segni si differenziano da Paese a Paese. Nel 1965, fu proprio Stokoe il primo a descrivere, nel dizionario della lingua dei segni americana, la cultura sorda in termini sociali. Tutto ciò che la sordità produce è cultura. Il suo lavoro fu veramente rivoluzionario e, a partire da esso, altri ricercatori hanno iniziato a studiare le diverse lingue dei segni. Ricercatori italiani, udenti e sordi, dell Istituto di Psicologia del Cnr di Roma, da vent anni studiano la LIS e hanno dimostrato che, come la ASL, è una vera e propria lingua. 5. I METODI RIABILITATIVI Nell educazione al linguaggio del bambino sordo è possibile scegliere tra vari percorsi riabilitativi, questo grazie anche agli studi della dottoressa Virginia Volterra (Cnr di Roma) che hanno dimostrato che l oralismo non è l unico metodo. 1. Metodi Oralisti: escludono nell educazione al linguaggio parlato e scritto, qualsiasi uso dei segni. Questi metodi puntano da un lato sull allenamento acustico per usare i residui uditivi, ove ci siano, dall altro sul potenziamento della lettura labiale. Altra caratteristica di questi metodi è privilegiare la PRODUZIONE, rispetto alla COMPRENSIONE (che è invece preponderante soprattutto nelle prime fasi dell acquisizione spontanea del linguaggio nel bambino udente). L intervento logopedico è incentrato su alcuni punti essenziali: - diagnosi precoce - esatta valutazione del deficit - immediata protesizzazione 7
8 - collaborazione della famiglia nell intervento logopedico - integrazione nelle scuole normali. Questi aspetti sono comuni anche ai metodi misti (quelli che utilizzano i segni nella terapia). La grande differenza non consiste solo nell uso di segni, ma anche in un approccio più morbido verso la famiglia e nella scelta degli ambiti in cui operare, considerando ogni caso. 2. Metodi misti: il metodo logopedico misto o bimodale utilizza l italiano segnato (IS), la parola è accompagnata al segno corrispondente. Vengono quindi integrate le modalità acustico-verbale e quella visivo-gestuale (la lingua unica è l italiano). A volte si usa l italiano segnato esatto (ISE): si usano cioè, per tutte le parti del discorso che non hanno segni (articoli, preposizioni, etc ) gli evidenziatori, cioè dei (segni artificiali) e la dattilologia (alfabeto manuale). L obiettivo è comunque quello di migliorare la competenza nella lingua parlata e scritta, dando priorità (rispetto ai metodi oralisti) alla comprensione rispetto alla produzione. 3. Educazione bilingue: consiste nell esporre il bambino sordo contemporaneamente alla lingua vocale e alla lingua dei segni. Concretamente, per quanto riguarda il bambino sordo figlio di udenti, è difficile esporlo precocemente alla LIS, poiché i genitori non la conoscono o, se la conoscono, per loro non è la prima lingua. Un altra difficoltà consiste nel fatto che non tutte le persone sorde sono pienamente competenti nella LIS e quindi in grado di trasmetterla, anche se, in questi ultimi anni, molti sordi si sono impegnati nel perfezionamento e nell insegnamento della LIS. 6. IL PROGETTO DIDATTICA INCLUSIVA Nel nostro istituto è presente, dall anno scolastico 2008/09 il Progetto di didattica inclusiva per l inserimento scolastico di alunni con sordità (ex progetto VIVI LIS-SCUOLA, proposto e sostenuto dall ENS- sez di Milano). 8
9 Tramite l uso contestuale della lingua italiana parlata e scritta e la Lingua dei Segni Italiana (LIS), il suddetto progetto si pone come ponte fra due mondi, quello dei sordi e quello degli udenti, realizzando un arricchimento esperienziale e socio/culturale per le generazioni più giovani e garantendo pari opportunità di apprendimento e di partecipazione alla vita scolastica del bambino. L approccio con questa modalità di relazione fin dalla scuola dell infanzia permette ad ogni bambino, udente o sordo, di essere introdotto e di partecipare spontaneamente ad una quotidianità che, attraverso diversi canali, porta ad una conoscenza del mondo e ad una collaborazione tra le persone ricca e di grande stimolo. Nelle nostre scuole sono presenti delle classi bilingue Italiano/Lingua dei segni italiana all interno delle quali, grazie alla presenza di un assistente alla comunicazione, i bambini sordi possono prendere parte alla vita scolastica al pari dei compagni udenti, in quanto tutte le informazioni vengono tradotte in LIS; nello stesso tempo, grazie alla continua esposizione alla lingua e a laboratori dedicati, i bambini udenti apprendono la lingua dei segni, soprattutto grazie al Laboratorio LIS con un educatore sordo. I bambini sordi, visto il grave deficit sensoriale, non hanno l opportunità di accedere ai contenuti attraverso l udito, perciò fanno ricorso ad una comunicazione di tipo visivo-gestuale. Per tale ragione, compito degli insegnanti è di utilizzare metodologie didattiche che rendano i contenuti visivamente accessibili. 6.1 QUAL È IL COMPITO DELL INSEGNANTE DI SOSTEGNO? L insegnante di sostegno, come prima cosa, ha il dovere di conoscere la storia clinica del bambino, attraverso la lettura della Diagnosi Funzionale depositata in segreteria e le esperienze scolastiche precedenti, attraverso la lettura del PEI (Piano Educativo Individualizzato) dell anno scolastico precedente. Insieme agli altri insegnanti della classe effettua delle osservazioni sistematiche durante la prima parte dell anno, per poter poi redigere insieme a loro il PEI relativo all anno scolastico in corso. Essendo un insegnante specializzato, il suo compito è far sì che i contenuti disciplinari esposti dai docenti curricolari, siano accessibili anche al bambino sordo, utilizzando strategie didattiche visive, 9
10 facendo ricorso alle immagini. L insegnante di sostegno deve, inoltre, intervenire per rendere accessibili i testi, attraverso semplificazioni e facilitazioni degli argomenti più complessi. Trovandosi ad operare in una classe bilingue, è compito dell insegnante di sostegno far sì che le due lingue vengano adeguatamente trasmesse ai bambini, sfruttando il canale visivo. È utile creare dei cartelloni murali per focalizzare l attenzione sulle parole chiave di un dato argomento, affiancando alla parola scritta in italiano anche il relativo segno LIS e le immagini. 6.2 CONSIGLI UTILI ALL INSEGNANTE DI SOSTEGNO Lo studente sordo apprende con molta più facilità se il linguaggio verbale, che per lui è puramente astratto, è affiancato a qualcosa di visivo e tangibile. È auspicabile procurarsi in anticipo il materiale visivo relativo all argomento che verrà proposto e servirsi della LIM, qualora fosse disponibile, per favorire l attenzione e la concentrazione in maniera accattivante ed efficace. Per favorire la trasmissione dei contenuti attraverso il canale visivo, è utile fare ricorso a mappe concettuali, schemi e soprattutto materiale multimediale. Se non si conosce la LIS, trovare un modo per comunicare con il bambino sordo. È possibile usare la dattilologia o scrivere; se il bambino non è in grado di scrivere, ricorrere al disegno per farsi capire. 7. ACCORGIMENTI PER RENDERE FUNZIONALE LA COMUNICAZIONE CON L ALUNNO SORDO: La sordità è una disabilità invisibile, non è cioè evidente al primo sguardo e, quando la disabilità è solo sensoriale e non intellettiva, è facile compiere degli errori, rendendo inconsapevolmente più difficile l apprendimento al bambino sordo. L insegnante di una classe bilingue ITALIANO/LIS dovrà dunque favorire l inserimento del bambino sordo, attraverso una serie di strategie che facilitino la comunicazione. Di seguito vengono elencate alcuni semplici accorgimenti da adottare in classe: predisporre, se possibile, i banchi a ferro di cavallo. Il bambino dovrebbe occupare una posizione che gli permetta di avere una visione del numero maggiore possibile di compagni e soprattutto dell insegnante, in modo che possa facilmente rendersi conto di quello che 10
11 succede intorno a lui (compagni che parlano, chi entra/esce dalla porta, eventuali segnali luminosi). Se ciò non fosse possibile, fare in modo che il bambino sia seduto tra i primi banchi, in modo che non ci siano ostacoli tra lui, l insegnante e l assistente alla comunicazione e che possa nello stesso tempo avere una buona visuale della lavagna. L aula dovrebbe essere sempre ben illuminata. L interlocutore deve sempre mantenere una posizione frontale e la fonte luminosa deve illuminare il suo volto, senza creare delle zone d ombra. Durante la comunicazione con un bambino sordo è necessario non voltargli mai le spalle, ma permettergli di visualizzare il viso di chi parla. Il tono della voce deve essere normale, non servono alterazioni. Risulta utile, invece, parlare più lentamente, pronunciando in modo chiaro e corretto le parole. Sarebbe opportuno fare dei discorsi lineari e coincisi, evitando l uso continuo di subordinate, che rendono il discorso troppo articolato e di difficile comprensione. Per qualsiasi tipo di comunicazione, utilizzare una giusta mimica facciale, in modo che il bambino possa comprendere lo stato d animo dell interlocutore e dunque, comprendere il messaggio che si intende trasmettere. Quando la comunicazione è mediata da un assistente alla comunicazione, è molto importante far capire al bambino chi è che sta parlando. Dunque, non chiedere all assistente alla comunicazione di spiegare al bambino ciò che si intende dire, ma esporre il messaggio guardando il bambino, chiedendo una traduzione. È importante far in modo che il bambino si senta parte attiva della classe spiegando tutto quello che succede all interno dell aula. Le spiegazioni di argomenti nuovi dovrebbero avvenire in presenza dell assistente alla comunicazione o dell insegnante di sostegno. Durante le verifiche è indispensabile accertarsi che l alunno sordo abbia compreso tutte le richieste, attraverso un adeguata e non approssimativa traduzione in lingua dei segni, altrimenti il risultato della verifica è da considerarsi inattendibile. 11
12 8. L ACCOGLIENZA DEI BAMBINI SORDI NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA Per un adeguata accoglienza dei bambini sordi: Prima dell inserimento Colloqui con i genitori, terapisti, nido altra scuola; Visita alla scuola dei genitori e del bambino con assistente alla comunicazione. Inserimento Tempi d inserimento graduali (vedi protocollo); Verifica livello LIS di partenza (lessico e sintassi). Tempo della routine Predisposizione dei contrassegni per identificare gli oggetti personali (armadietto, asciugamano, cambio ecc...); Cartellone appello in LIS (nome e contrassegno, presenti-assenti); Calendario giornaliero in LIS (giorno, mese, stagione, tempo meteorologico); Pranzo: rito del buon appetito in LIS. Tempo della consegna Giochi di memorizzazione dei segni-nome 2 dei compagni e delle insegnanti; Giochi di socializzazione a piccolo gruppo o a coppie con materiale LIS realizzato dalle assistenti alla comunicazione (tombola, domino, memory, gioco dell oca) recanti scritte, dattilologia, foto del segno. Attività didattiche in LIS con il supporto dell assistente alla comunicazione; Laboratorio LIS con educatore sordo (1h alla settimana). Tempo della libera decisione Giochi negli angoli strutturati della classe (casetta, costruzioni, manipolazioni). In assenza di tale figura si prediligono attività quali educazione motoria o attività graficopittoriche. 2 Segno nome: è come il nostro soprannome, legato a caratteristiche fisiche o caratteriali, serve ad identificare ogni persona. 12
13 9. L ACCOGLIENZA DEI BAMBINI SORDI NELLA SCUOLA PRIMARIA Presentare tutti i compagni e le insegnanti, affiancando alla persona il nome in dattilologia. È utile predisporre dei cartellini con il nome di ogni bambino accompagnato dal nome in dattilologia da dare ad ogni bambino, oppure da collocare sopra ogni banco. Insieme all educatore sordo o all assistente alla comunicazione, attribuire dei nomi-segno ad ogni compagno e agli insegnanti (se educatore ed assistenti non dovessero essere presenti, attribuirli insieme al bambino). Creare dei cartelloni con i nomi segno e fare l appello ogni mattina. 13
14 Creare un agenda visiva che permetta al bambino di visualizzare quanti più termini possibili legati alla quotidianità (giorni della settimana, mesi dell anno, stagioni, ieri-oggi-domani, ) accompagnati da un disegno o da una foto del segno corrispondente. Dotare la classe di abecedario murale, cartelli con i numeri in cifra ed in parola e alfabeto manuale. Creare, con l aiuto del bambino sordo, un abecedario in LIS, dotato di segni e immagini. Creare dei cartelloni con le parole-chiave relative ad ogni disciplina e posizionarli, se possibile, di fronte a lui e non alle spalle. 14
15 10. L ACCOGLIENZA DELL ALUNNO SORDO NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO In classe, far sedere il/la ragazzo/a davanti alla cattedra e alla lavagna. La cattedra, quindi l insegnante, deve avere avanti la luce del sole. Se è possibile disporre i banchi, non in colonna ma a ferro di cavallo o in modo che l alunno sordo possa vedere le labbra del maggior numero possibile di compagni. Il primo giorno di scuola insegnare l alfabeto manuale a tutta la classe. Fare l appello in dattilogia e assegnare, facendosi aiutare dall alunno sordo, il segnonome 3 ad ogni compagno ed insegnante. Scrivere in modo sintetico ma chiaro, l argomento alla lavagna Non parlare mai muovendosi o voltando le spalle. Consegnare all alunno sordo degli schemi (con parole-chiave, connessioni) sull argomento della lezione. Utilizzare, se non ci sono assistenti alla comunicazione, disegni e semplificazione dei testi e delle domande di comprensione ALCUNE ATTIVITÀ DA REALIZZARE NEI PRIMI GIORNI DI SCUOLA Cartelloni murali con foto di ogni alunno, il suo nome e il segno-nome. Cartelloni per ricostruire con foto, cartoline, disegni, fasi significative della vita o elementi della famiglia di ogni alunno. Giochi a gruppo che permettano l utilizzo della dattilologia, per favorire la socializzazione tra alunni. Un uscita didattica nelle prime due settimane di scuola, per favorire la socializzazione, con l organizzazione di giochi/percorsi natura etc. Attività di mimo per spiegare storia e/o alcuni testi di italiano (favole e fiabe). 3 Segno nome: è come il nostro soprannome, legato a caratteristiche fisiche o caratteriali, serve ad identificare ogni persona. 15
16 11. COMUNICAZIONE SCUOLA-FAMIGLIA Questo progetto vuole soddisfare anche l esigenza delle famiglie di partecipare attivamente alla vita scolastica dei loro figli, sostenendole, quando necessario, nella loro funzione genitoriale ed inserendole in una rete di servizi. Il Progetto Didattica Inclusiva risponde alla richiesta delle famiglie, che optano per un educazione bilingue ai fini della riuscita dei progetti di vita dei propri figli, offrendo loro la possibilità di vederli crescere serenamente in famiglia, evitando di doverli iscrivere in scuole lontane da casa, ricorrendo obbligatoriamente ai convitti SERVIZI RIVOLTI ALLE FAMIGLIE Per i genitori sordi è attivo, presso la segreteria di via Bocconi, un telefono cellulare a cui inviare tutte le comunicazioni. Sono previsti durante l anno scolastico incontri con i terapisti che seguono il bambino. Sono previste osservazioni all interno della classe in cui sono inseriti i bambini sordi da parte della psicologa che segue il progetto d inclusione. Le insegnanti hanno cura di programmare le attività didattiche tenendo conto della presenza o assenza dell assistente alla comunicazione. 16
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