COMUNE DI PENNA SAN GIOVANNI RELAZIONE FAUNISTICA

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1 COMUNE DI PENNA SAN GIOVANNI (Provincia di Macerata) RELAZIONE FAUNISTICA per il ripristino di una vecchia opera di presa e per la realizzazione di un impianto idroelettrico sul torrente Tennacola in località Pedegnano COMMITTENTE Diletti Maurizio & C Camerino, agosto 2012 Studio zoologico a cura di: dott. Andrea Brusaferro

2 INDICE 1. PREMESSA 2. DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI 3. INQUADRAMENTO FAUNISTICO 4. SPECIE SENSIBILI E VALORE FAUNISTICO DELL'AREA 5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 6. PROGRAMMI DI MONITORAGGIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

3 1. PREMESSA Su incarico della ditta Diletti Maurizio & C. è stata redatta la seguente relazione faunistica a supporto del progetto di ripristino di una vecchia opera di presa sul torrente Tennacola, con realizzazione di un impianto idorelettrico in località Pedegnano, nel comune di Penna San Giovanni. La presente relazione ha lo scopo di: descrivere i popolamenti faunistici dei vertebrati sotto forma di check-list, con relativo status conservazionistico e indicazione di appartenenza alle Liste Rosse dei vertebrati o ad altre misure di conservazione; individuare le specie particolarmente sensibili al tipo di intervento o di globale valore naturalistico (endemiche, localizzate, ecc.); valutare gli effetti diretti o indiretti provocati dai previsti interventi progettuali che potrebbero ripercuotersi, non solo sulle singole specie, ma anche sulla zoocenosi che contraddistingue l ambiente fluviale del torrente Tennacola. Lo studio faunistico è stato elaborato tenendo conto dei dati esistenti in letteratura e attraverso un analisi delle potenzialità faunistiche. Per alcune specie di Mammiferi è stato fatto riferimento al Progetto del Sottosistema faunistico di cui all art.64bis delle NTA del Piano Paesistico Ambientale Regionale prodotto dall Università di Urbino in collaborazione con l Università di Camerino. Per i Rettili e gli Anfibi ci siamo riferiti all Atlante degli Anfibi e Rettili d Italia. Per la fauna ittica ci siamo riferiti ai dati della Carta Ittica provinciale. Di ogni specie elencata viene indicato: lo stato delle specie, in relazione al pericolo di estinzione, desunto dalla classificazione operata nella Lista Rossa Nazionale dei Vertebrati redatta dal WWF; sulla base di tale classificazione le diverse specie sono considerate: - C) in pericolo critico quando è altissimo il rischio di estinzione in natura nel futuro immediato; - P) in pericolo quanto è altissimo il rischio di estinzione in natura nel prossimo futuro; - V) vulnerabili quando è altissimo il rischio di estinzione in natura nel futuro a medio termine; - B) a più basso rischio quando lo stato di conservazione non è privo di rischi; l appartenenza all elenco delle specie per le quali la Direttiva Habitat (92/43/CEE) richiede l istituzione di zone speciali di conservazione (allegato II) o per le quali necessita una rigorosa protezione (allegato IV) o il cui sfruttamento potrebbe formare oggetto di misura di gestione (allegato V); l appartenenza all elenco in allegato I della Direttiva Uccelli (74/409/CEE), che riporta le specie di uccelli che necessitano misure di conservazione degli habitat e che richiedono l istituzione di zone di protezione speciali ;

4 l appartenenza alle categorie SPEC 1/2/3 in Birds in Europe Their Conservation Status rispettivamente: (1) specie di interesse conservazionistico globale, in quanto classificate globalmente minacciate, dipendenti da misure di conservazione o a status indefinito; (2) specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa con uno sfavorevole stato di conservazione in Europa; (3) specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa ma che presentano comunque uno favorevole stato di conservazione in Europa 2. DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Il progetto prevede il ripristino di una vecchia opera di presa in disuso, la realizzazione della vasca di alimentazione, la posa di una condotta interrata e la costruzione di un vano turbina per la generazione elettrica. Tutto l'intervento si svilupperà su un asse di circa 600 metri, che costeggerà il torrente Tennacola lungo la sponda destra. Il salto netto utile sarà di circa 9 metri. 3. INQUADRAMENTO FAUNISTICO L'area interessata dall'intervento è ubicata in corrispondenza della sponda destra del torrente Tennacola, defluente nel territorio comunale di Penna San Giovanni in località Pedegnano. L'alveo del torrente è compreso tra la quota 288 metri del settore montano e la quota 282 metri di quello vallivo. Il tratto di interesse si colloca nel settore pedemontano collinare, definito come Zona dei ciprinidi superiori, caratterizzato da acque mediamente veloci, fresche e ossigenate, con eventuale modesta presenza di inquinanti. Il fondo è ciottoloso, ghiaioso o sabbioso. Le specie dominanti sono il barbo (Barbus plebejus) e il cavedano (Leuciscus cephalus), le altre specie comuni sono la rovella (Rutilus rubilio), l'alborella (Alburnus a. alborella) e il vairone (Telestes muticellus), mentre più rara è la trota fario (Salmo trutta trutta). La popolazione di cavedano è molto abbondante e il sito sembra essere in grado di sopportare troficamente la popolazione, ma non riesce a far fronte a un numero maggiore di individui. Le popolazioni di trota fario sono seminaturali in quanto soggetti, nel corso degli anni, a successivi ripopolamenti al fine di soddisfare le esigenze alieutiche dei pescatori locali; la popolazione, tuttavia, mantiene una certa capacità biogenica autonoma, che rende molto naturale o omogenea la struttura demografica di questo salmonide. La vallata che comprende il tratto di fiume in oggetto ospita un erpetofauna consistente. L eccellente copertura vegetale, i substrati ricchi di detrito pedogenico (clastico e vegetale), costituscono l habitat ideale per la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). E molto consistente la presenza di specie ad ampia diffusione, come la rana verde dei fossi (Rana bergeri), il rospo comune (Bufo bufo) e la rana appenninica (Rana italica). Nel versante soggetto a maggiore irraggiamento, si rinvengono le specie di rettili più comuni: la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la biscia dal collare (Natrix natrix), il biacco (Coluber viridiflavus) ed il saettone (Elaphe longissima). Interessante è la presenza, abbastanza rara e

5 localizzata, della biscia tessellata (Natrix tessellata), unica specie di rettile potamofilo, nonché dell orbettino (Anguis fragilis). L ambiente ripariale fortemente integrato con affioramenti rocciosi costituisce un ambiente molto interessante per gli uccelli che vi nidificano e che vi svernano. E importante sottolineare la presenza potenziale del merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). La massima diversità specifica viene comunque raggiunta lungo l'alveo del torrente; in questi ambienti vivono l usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Turdus merula) ed alcuni fringillidi canori come il cardellino (Carduelis carduelis) e il verdone (Carduelis chloris). Molto ricca ed abbondante è anche la presenza di rapaci notturni come l allocco (Strix aluco), la civetta (Athene noctua) ed il barbagianni (Tyto alba); tale ricchezza è anche dovuta alla presenza massiccia e satellitare su tutto il territorio di numerosi ruderi che costituiscono importanti siti riproduttivi per gli Strigiformi e non solo (si pensi ai chirotteri). La comunità di mammiferi è costituita prevalentemente da specie comuni, di ampia valenza ecologica e di esteso areale distributivo e risulta ampiamente rappresentativa della realtà faunistica dell Italia mediterranea. Il quadro faunistico locale rispecchia i rapporti numerici esistenti tra le singole specie all interno dei principali taxa del contesto nazionale. Pesci Lista rossa Direttiva C P V B Habitat Trota fario Salmo trutta trutta * Alborella Alburnus a. alborella Barbo Barbus plebejus Lasca Chondrostoma genei * Cavedano Leuciscus cephalus Rovella Rutilus rubilio * Vairone Telestes muticellus * Allegato II IUCN Anfibi Salamandra Salamandrina terdigitata Rospo comune Bufo bufo Rana appenninica Rana italica Rana agile Rana dalmatina Rana verde dei fossi Rana bergeri Lista rossa Direttiva C P V B Habitat * Allegato II,IV IUCN Rettili Lucertola muraiola Podarcis muralis Lucertola campestre Podarcis sicula Lista rossa C P V B Direttiva Habitat IUCN

6 Ramarro Lacerta bilineata Luscengola Chalcides chalcides Orbettino Anguis fragilis Biscia dal collare Natrix natrix helvetica Biscia tessellata Natrix tessellata Biacco Coluber viridiflavus Saettone Elaphe longissima Vipera comune Vipera aspis Uccelli SPEC Legge Lista rossa Direttiva 157/92 C P V B Uccelli Airone cenerino Ardea cinerea nidificante Sparviere Accipiter nisus sedentaria Part.Prot. * Poiana Buteo buteo sedentaria Part.Prot. Gheppio Falco tinnunculus sedentaria 3D Part.Prot. Allocco Strix aluco sedentaria Part.Prot. Barbagianni Tyto alba sedentaria 3D Part.Prot. Civetta Athene noctua sedentaria 3D Part.Prot. Allegato I Assiolo Otus scops sedentaria 2D Part.Prot. Beccaccia Scolopax rusticola svernante 3 w Cacc. * Tortora Streptopelia turtur nidificante 3D Cacc. Colombaccio Colomba palumbus svernante Cacc. Picchio verde Picus viridis sedentaria 2D Prot. Allodola Alauda arvensis sedentaria 3V Cacc. Pettirosso Erithacus rubecula sedentaria Prot. Usignolo Luscinia megarhynchos nidificante Prot. Saltimpalo Saxicola torquata sedentaria 3D Prot. Merlo Turdus merula sedentaria Cacc. Tordo bottaccio Turdus philomelos svernante Cacc. Tordo sassello Turdus iliacus svernante Cacc. Cesena Turdus pilaris svernante Cacc. Codibugnolo Aegithalos caudatus sedentaria Prot. Cinciarella Parus caeruleus sedentaria Prot. Cinciallegra Parus major sedentaria Prot. Rampichino Cerchia brachydactyla sedentaria Prot. Ghiandaia Garrulus glandarius sedentaria Cacc. Gazza Pica pica sedentaria Cacc. Cornacchia grigia Corvus c. cornix sedentaria Cacc. Storno Sturnus vulgaris sedentaria Cacc. IUCN

7 Verdone Carduelis chloris sedentaria Prot. Cardellino Carduelis carduelis sedentaria Prot. Zigolo nero Emberiza cirius sedentaria Prot. Mammiferi Legge Lista rossa Direttiva IUCN 157/92 C P V B Habitat Riccio europeo Erinaceus europaeus Toporagno appenninico Sorex saminiticus Toporagno d acqua Neomys fodiens Mustiolo Suncus etruscus Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon Crocidura minore Crocidura suaveolens Talpa Talpa sp. Ratto nero Rattus rattus Topo selvatico Apodemus sylvaticus Surmolotto Rattus norvegicus Arvicola di Savi Pitymys savii Scoiattolo comune Sciurus vulgaris * NT Puzzola Mustela putorius Donnola Mustela nivalis Faina Martes foina Tasso Meles meles Volpe rossa Vulpes vulpes Cacc. Cinghiale Sus scrofa Cacc. Capriolo Capreolus capreolus Cacc. 4. SPECIE SENSIBILI E VALORE FAUNISTICO DELL'AREA Le specie di interesse conservazionistico e naturalistico sono 18, cioè il 25% del totale (18/72). L habitat di 9 delle 18 specie elencate è costituito, esclusivamente o in parte significativa, dalle formazioni ripariali spontanee, ivi comprese le fasce di transizione (ecotoni e fasce boscose adiacenti). All interno dei questo gruppo le specie da prendere in debita considerazione sono: vairone; trota fario; salamandrina dagli occhiali; biscia tessellata.

8 Altre specie da prendere in debita considerazione sono lo sparviere e il barbagianni. Tra i Mammiferi ricordiamo l istrice e lo scoiattolo, il cui habitat è costituito prevalentemente dagli ambienti boscosi lungo i versanti. All interno del sito progettuale, l'ambiente di maggior interesse è rappresentato dal tratto a monte occidentale. Il progetto si colloca in aree in cui non sono presenti degradi degli habitat terrestre e acquatico e non risultano significative patologie delle specie animali presenti nell'area di intervento. Il sito in questione non sembra rappresentare un sito di importanza strategica per la fauna dell Appennino e non è inserito in nessuna direttiva comunitaria (SIC, ZPS ed Important Bird Area) o nazionale. Non sono presenti elementi naturali unici. L ambito fluviale si colloca nella zona dei ciprinidi superiori del settore pedemontano collinare, caratterizzato da acque mediamente veloci, fresche e ossigenate, con eventuale modesta presenza di inquinanti. Le specie autoctone dominanti sono il barbo (Barbus plebejus) e il cavedano (Leuciscus cephalus), le altre specie comuni sono la rovella (Rutilus rubilio) e l alborella (Alburnus a. alborella). Queste specie sono molto abbondanti nei bacini idrici della Provincia di Macerata e non sono inserite nelle liste di conservazione nazionale e internazionale. La popolazione di cavedano è molto abbondante e il sito sembra essere in grado di sopportare troficamente la popolazione di tale specie. Il cavedano è un ciprinide di dimensioni medio grandi che sembra risentire meno dell inquinamento sia di origine urbana che industriale, tendenzialmente reofilo, come habitat di elezione sceglie il tratto medio dei corsi d acqua di maggiori dimensioni, dove si trova associato ad altri ciprinidi in particolare il barbo e la lasca; le piene o le secche improvvise o comunque le variazioni del deflusso possono influire sul livello di frega. Il barbo è specie gregaria e bentonica diffusa principalmente nelle acque correnti e ben ossigenate dei fiumi appenninici; la riproduzione ha luogo dalla fine di aprile all inizio di giugno quando la temperatura dell acqua oscilla fra i 16 e i 17 C. In questo periodo le femmine depongono due o tre volte; la strategia di una multipla deposizione sembra essere intepretata come un adattamento alla variabilità del regime idrico dei bacini in cui la specie è diffusa. Il valore delle risorse naturali, è stato valutato in base alla presenza di fauna, dovuta alla conservazione degli ambienti, alla loro estensione e alla presenza di corridoi biologici. Viene fornita la seguente classificazione: 0 - Valore nullo: strutture antropiche 1 - Valore basso: coltivi senza alberi, impianti arborei specializzati 2 - Valore medio: arbusteti, coltivi con alberi, boschi di piccole dimensioni 3 - Valore elevato: boschi di medie dimensioni, pascoli, fascia ripariale, ambiente fluviale 4 - Valore elevatissimo: ambienti rocciosi, boschi di dimensioni significative

9 L assenza di ricerche specifiche non permette una suddivisione tra le diverse associazioni vegetali presenti e d altra parte per le comunità ornitiche forestali ciò che più di tutto determina la ricchezza e diversità è la struttura della vegetazione con particolare riguardo all età degli alberi e alla presenza o meno di sottobosco. In questo senso quindi boschi maturi e ricchi di sottobosco ospitano più specie di quelli giovani e poveri di arbusti e piccoli alberi. Ancor più importante è la dimensione del bosco, come noto aree piccole ospitano meno specie di quelle grandi e nella comunità tendono a prevalere quelle ubiquiste rispetto a quelle strettamente boschive. In questo senso sarebbe importante avere dei criteri certi per definire la soglia che distingue un bosco grande da uno piccolo. Questa soglia tuttavia varia di specie in specie ed è fortemente condizionata dalla distanza dei boschi piccoli da quelli grandi; una piccola superficie boscata può ospitare più specie di una un po più grande se è vicina ad un complesso forestale ampio (effetto source-sink). In assenza di dati puntuali per questa distinzione per boschi piccoli si intenderanno solo quelli di pochi ettari isolati da altri boschi più grandi. In generale si può comunque affermare che nell area oggetto dell indagine le comunità forestali, pur essendo ricche e diversificate, non presentano specie di elevatissimo valore conservazionistico. Questo deriva dal generale degrado che quest ambiente ha subito a causa del secolare assoggettamento al governo a ceduo che ha determinato una semplificazione della struttura d età e la conseguente scomparsa delle specie legate ai grandi alberi secolari. All'ambiente fluviale è stato conferito un valore medio perché, in genere, tali ambienti sono un importante momento di raccordo tra le diverse aree poste lungo il suo corso. La fascia ripariale rappresenta l unico corridoio utilizzabile dalla fauna terrestre per spostarsi lungo la valle. Il valore naturalistico del fiume è pertanto strettamente correlato con l estensione della fascia ripariale. Gli arbusteti rappresentano in genere una fase dinamica della vegetazione successiva ad un disturbo significativo del ambiente. Il suo collocarsi all interno di una serie dinamica, influisce notevolmente sulla comunità animale ospitata che, almeno per quanto riguarda gli uccelli è piuttosto povera numericamente anche se interessante sotto il profilo conservazionistico. In genere negli arbusteti sono presenti specie tipiche del sottobosco, come il merlo, la capinera, lo scricciolo ecc.; accanto ad esse questi ambienti sono i luoghi di elezione di alcune specie della famiglia delle Silvie tipicamente mediterranee che ritrovano in essi la caratteristica struttura della macchia. In particolare nell area sono presenti l occhiocotto, la sterpazzolina e il canapino.una certa importanza gli arbusteti la rivestono anche come luogo di rifugio e sviluppo per molte specie di lepidotteri, soprattutto quando sono inseriti in un contesto agricolo e quindi rappresentano delle isole di vegetazione naturale tra le colture. Nell area di studio questa situazione si verifica di rado dato che non sono presenti superfici significative di paesaggio agrario semplice. Le aree coltivate, a differenza di quanto in genere si crede, rappresentano attualmente uno degli habitat più importanti per la conservazione della biodiversità in Europa; circa la metà delle specie classificate SPEC sono legate a quest ambiente. In particolare sono importanti le aree ad agricoltura marginale in cui gli effetti dannosi della modernizzazione (semplificazione del paesaggio, uso della chimica, riduzione dei cicli di coltivazione ecc.) si sono fatti sentire con minor

10 intensità. D altra parte sono queste anche le aree dove più forte e rapida è la perdita di questo habitat per l abbandono delle colture. Nelle aree agricole la maggior parte delle specie presenti non sono legate direttamente alle colture erbacee ma alle strutture seminaturali o naturali ad esse collegate (siepi, bordi erbosi, filari alberati ecc.) o alle colture legnose (frutteti, alberate ecc.). Questo spiega l importanza che hanno le poche zone in cui il paesaggio agrario si è conservato integro. Tra le specie da segnalare la maggior parte è quindi legata a quello che abbiamo chiamato Agroecosistema con elementi diffusi arborei ed arbustivi intendendo raggruppare in questa categoria le aree in cui siano presenti o strutture vegetali naturali come ad esempio le siepi o forme tradizionali di coltura mista legnoso/erbacea come appunto le alberate. Nei coltivi semplici, cioè caratterizzati soprattutto dalle colture erbacee, le specie più importanti sono quaglia, allodola e strillozzo, la presenza di queste specie è legata comunque al mantenimento di forme colturali tradizionali come le rotazione essendo la loro presenza certamente limitata dalle pratiche dell agricoltura intensiva. Ben diverso è il discorso quando si analizzano le aree agricole con notevole dotazione di patrimonio arboreo ed arbustivo. Qui la diversità risulta più alta cosi come il valore complessivo della comunità composta in molti casi da specie in forte decremento sia di popolazione che di areale. Risulta interessante notare come anche specie apparentemente comuni siano state inserite tra quelle meritevoli di conservazione; il caso più ecclatante è forse il merlo comune un po ovunque nelle nostre campagne. La spiegazione va ricercata nei criteri che hanno guidato la definizione del grado di interesse, il merlo (Turdus merula) è SPEC 4, una specie cioè il cui status di conservazione è favorevole ma la cui popolazione è concentrata in Europa e la cui sopravvivenza è strettamente legata alle azioni avviate a livello continentale. 5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Si ritiene nullo il rischio di eliminazione di specie protette, in quanto la procedura di esecuzione dei lavori non comporta una perdita significativa di habitat destinato alla riproduzione od a qualunque altra attività del ciclo biologico. Non immettendo inquinanti di nessun genere e prevedendo, in caso di guasti al sistema di lubrificazione, un pozzetto di sicurezza, per le eventuali perdite, l'opera non modifica gli equilibri degli ecosistemi locali. Per quanto riguarda il disturbo alla fauna, le aree di cantiere innescano fenomeni di disturbo alla fauna ivi presente, sia essa stanziale, oppure di passaggio. Sarebbe preferibile provvedere alla realizzazione dell intervento fuori dal periodo riproduttivo (marzo-giugno); i lavori, inoltre, dovranno essere svolti nelle ore centrali della giornata (dalle 9.00 fino alle 17.00) evitando di intervenire alla mattina presto o al crepuscolo, cioè nei momenti più delicati per tutta la fauna presente. La perdita di habitat nella realizzazione dell intervento di scavo non costituisce una percentuale rilevante rispetto alle potenzialità offerte dal territorio; ugualmente se viene preso in

11 considerazione la frammentazione dello stesso. Nel complesso si ritiene che l intervento possa determinare una trascurabile alterazione dell ecosistema faunistico. Per quanto riguarda il rilascio dell acqua nell alveo fluviale l alterazione dell ecosistema rimane trascurabile qualora la temperatura dell acqua in alveo non subisca variazioni significative di temperatura (>3 gradi); diversamente, l intervento comporterebbe un alterazione dell ecosistema molto alta, non solo per il tratto fluviale a valle, ma produrrebbe anche interruzioni significative delle vie di dispersione della fauna ittica (trota fario), interrompendone il flusso in maniera definitiva. I periodi critici nei quali è necessaria una maggiore attenzione per il mantenimento del D.M.V. sono due: il primo riguarda l arco temporale novembre marzo in cui ha luogo la riproduzione della trota fario. Lo sviluppo delle uova di questo salmonide avviene con lentezza, determinata in 450 C/giorno (Gandolfi et al, 1991): ciò significa che, con una T media dell acqua di 10 C, la fuoriuscita dall uovo avverrà in 45 giorni, periodo nel quale le acque non devono subire grosse variazioni nei flussi, nella limpidezza e nei livelli di ossigenazione e gli alvei non devono essere minimamente alterati. Il secondo riguarda il periodo febbraio maggio, nel quale si esplica l attività riproduttiva delle due specie di anfibi più sensibili. La rana appenninica e la salamandrina dagli occhiali possono maggiormente risentire delle fluttuazioni/diminuzioni dei flussi idrici, in quanto hanno ovodeposizione riacofila ed epilitica. Si ritiene di poter garantire la sopravvivenza dell ittiofauna garantendo il 30% della portata media nel periodo riproduttivo febbraio-maggio. 6. PROGRAMMI DI MONITORAGGIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI Al fine di conoscere in dettaglio gli esiti e gli impatti dell opera, riteniamo necessarie le seguenti operazioni: monitoraggio dell ittiofauna a monte e a valle della presa ad un anno dal funzionamento della minicentrale idroelettrica a pieno regime. Misurazione della temperatura nel punto di presa e in quello di rilascio dell acqua con frequenza almeno mensile e per un periodo di dodici mesi. Qualora si dovessero registrare mutamenti significativi nei parametri sopra citati (temperatura e popolamento ittico), dovranno essere adottate misure di mitigazione che potranno prevedere anche nuove valutazioni dei D.M.V..

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