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1 SILA the breath of the world

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3 Università Iuav di Venezia Facoltà di Architettura Tesi di laurea specialistica in Architettura per il Paesaggio Geografie Parallele: nuove forme di rappresentazione per la Laguna di Venezia SILA the breath of the world di Elena Scaini Relatore Prof. Agostino De Rosa Correlatori John Luther Adams Dr. Stefano Guerzoni (CNR - ISMAR) prof. Renato Bocchi prof. Marcello Mamoli

4 A chi riesce nell impresa di rendere ogni mia giornata unica, intensa e speciale, alla mia famiglia e a Simone.

5 site analysis landform landform details landscape phenomena phenomena simulations john luther adams SILA - fairbanks SILA - venezia project drawings project simulations

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7 Musica non è ciò che faccio. Musica è come vivo. Non è un espressione di me stesso. È come comprendo il mondo. John Luther Adams

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9 Introduzione Le moderne tecnologie consentono di rappresentare in modo dinamico anche la dimensione temporale di un sistema complesso. Condizioni e modificazioni naturali e antropiche hanno contribuito a rendere particolarmente interessante l ecosistema veneziano, caratterizzato da un incessante alternarsi delle maree e da processi di sedimentazioni dei materiali. Questa tesi si propone di sviluppare nuovi metodi di rappresentazione che interessano i mutamenti che avvengono in tempo reale all interno del complesso ecosistema lagunare veneziano, realizzando in fase conclusiva un'installazione permanente di tipo ambientale-acustica e cromo-luministica che rifletta al suo interno ciò che accade all esterno. L intento è così quello di calibrare l ambiente interno sulla percezione di un fruitore-tipo controllato da software in grado di rielaborare i dati rilevati e monitorati dagli istituti di ricerca presenti nel territorio, che in questo modo diventano parte attiva del progetto. Lo spazio vuole essere per il fruitore un'opportunità per rilassarsi e trascorre del tempo in un luogo stimolante ed accogliente e nel contempo uno strumento per comprendere più a fondo le complesse dinamiche dell'ecosistema lagunare, incluse quelle altrimenti non rilevabili dal nostro sistema sensoriale. A differenza però di molte altre installazioni ambientali e artistiche che già hanno interessato Venezia, non si tratta qui soltanto di interpretare la città attraverso suggestioni e percezioni sensoriali, poiché pur essendo il risultato finale cui si aspira un prodotto artistico multimediale e multi sensoriale, esso deriva da processi e dati scientificamente rilevati costruiti. 9

10 Schema stratigrafico della laguna 10 2

11 La laguna di Venezia La laguna di Venezia è il più ampio esempio di laguna costiera nell'area dell'alto Mar Adriatico, con una lunghezza di circa 50 chilometri e una larghezza compresa tra i 10 e gli 11 Km. La forma del bacino ricorda quella di fino spicchio di arancia con la convessità rivolta verso NordOvest. La laguna è compresa tra le foci storiche del Piave a Nord-Est e dell'adige a Sud-Ovest, più precisamente tra le odierne foci del Sile e del Brenta-Bacchiglione. La sua superficie è di 549 km (,ovvero circa 50 mila ettari), il 67 per cento dei quali è costituito da specchi d'acqua, il 25 per cento da barene e l'8 per cento da isole. Il 15 per cento del totale è arginato da valli da 2 pesca, in tutto 24, per una superficie complessiva di 9 km. La profondità degli specchi d'acqua varia tra i pochi centimetri delle paludi interne e qualche decina di metri in corrispondenza dei porti e dei canali di navigazione. L'ampiezza dell'intero bacino scolante, su cui insistono i confini amministrativi di due province, quella di Padova e quella di Venezia, è di 1840 kmq. Otto sono i comuni i cui territori sono in parte compresi all'interno della laguna o fanno parte della gronda: Jesolo, Musile di Piave, Quarto d'altino, Venezia, Mira, Campagna Lupia, Codevigo e Chioggia. Il bacino idraulico dell'entroterra agrario è esteso per 202 mila ettari e scolante in laguna attraverso una ventina di punti di immissione di acque dolci. La laguna è separata dal mare da un cordone litoraneo costituito da 4 lidi sabbiosi, stretti e lunghi: Cavallino, Lido, Pellestrina e Sottomarina. Il ricambio delle acque dovuto alle maree è pari a 800 milioni di metri cubi al giorno, con una delle maggiori escursioni del bacino Mediterraneo. Lo scambio idrico con il Mare Adriatico avviene attraverso le tre bocche di porto del Lido, di Malamocco e di Chioggia, nelle proporzioni del 40 per cento per la prima e per la seconda e del restante 20 per la terza. 11

12 landscape phenomena landform

13 Batimetrie dei fondali I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono sia di origine naturale (i processi guidati dall energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi biogeochimici, i processi biologici) sia legati all azione dell uomo (principalmente prodotti grazie all energia dei combustibili fossili). Il peso relativo di questi fattori determina l entità dei fenomeni in modo differente a seconda dei luoghi, delle forme, dei processi presenti nelle diverse aree della laguna. I processi e i fattori che contribuiscono ad incremenatre i fenomeni di squilibrio morfologico sono: - i processi di subsidenza ed eustatismo; - il moto ondoso da vento e da natanti; -lecorrentidimarea; - le attività di pesca sui bassi fondali; - le attività di dragaggio lungo i canali; - le eventuali modifiche del territorio eseguite dall uomo; quelli invece che contribuiscono a stabilizzare il sistema sono: - la presenza di fanerogame marine; - la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia; - gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare. Il maggior effetto di stabilizzazione dei fondali è dato dallo sviluppo di praterie di fanerogame marine; sono piante superiori che, grazie allo sviluppo dell apparato radicale, sono in grado di stabilizzare il sedimento e di attenuare il moto ondoso attraverso una maggiore resistenza data dall insieme di ciuffi fogliari. Il fenomeno dell acqua alta è una delle cause che aumentano l instabilità morfologica del sistema velme-barene: la modifica della soglia di quota che demarca la presenza delle velme (caratterizzate da una struttura sedimentologica non troppo compatta e stabile) e delle barene (caratterizzate da una presenza vegetazionale stabilizzante del terreno) ha aumentato la quantità di fondali poco compatti (bassi fondali e velme) e più soggetti a processi erosivi a scapito di quelli più stabili (le barene). 13

14 I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono sia di origine naturale (i processi guidati dall energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi biogeochimici, i processi biologici) sia legati all azione dell uomo (principalmente prodotti grazie all energia dei combustibili fossili). Il peso relativo di questi fattori determina l entità dei fenomeni in modo differente a seconda dei luoghi, delle forme, dei processi presenti nelle diverse aree della laguna. I processi e i fattori che contribuiscono ad incremenatre i fenomeni di squilibrio morfologico sono: - i processi di subsidenza ed eustatismo; - il moto ondoso da vento e da natanti; -lecorrentidimarea; - le attività di pesca sui bassi fondali; - le attività di dragaggio lungo i canali; - le eventuali modifiche del territorio eseguite dall uomo; quelli invece che contribuiscono a stabilizzare il sistema sono: - la presenza di fanerogame marine; - la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia; - gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare. Il maggior effetto di stabilizzazione dei fondali è dato dallo sviluppo di praterie di fanerogame marine; sono piante superiori che, grazie allo sviluppo dell apparato radicale, sono in grado di stabilizzare il sedimento e di attenuare il moto ondoso attraverso una maggiore resistenza data dall insieme di ciuffi fogliari. Il fenomeno dell acqua alta è una delle cause che aumentano l instabilità morfologica del sistema velme-barene: la modifica della soglia di quota che demarca la presenza delle velme (caratterizzate da una struttura sedimentologica non troppo compatta e stabile) e delle barene (caratterizzate da una presenza vegetazionale stabilizzante del terreno) ha aumentato la quantità di fondali poco compatti (bassi fondali e velme) e più soggetti a processi erosivi a scapito di quelli più stabili (le barene). La morfologia della laguna di Venezia è caratterizzata da acqua poco profonde (profondità media di circa 1 metro) sottoposte ad un doppio ricambio giornaliero ad opera delle ingressioni mareali, che ne favoriscono l ossigenazione. Di solito dal retroterra si ha un afflusso di acque dolci mentre dal mare giungono acque salate, la salinità quindi all'interno del bacino sarà generalmente più bassa che nel mare aperto e si avrà un gradiente negativo di salinità che andrà dallo sbocco a mare agli afflussi di acqua dolce interni. Con il passare del tempo, a mare progrediscono altre barre sedimentarie che innalzandosi tendono a diminuire la turbolenza nel tratto di costa prospiciente, le bocche si interrano e la laguna si chiude", diventando un lago retrodunale, ancora salmastro ma soggetto a progressiva dolcificazione mano a mano che l'afflusso di acque dolci aumenta e la linea di costa si allontana. In questo complesso lagunare si vengono quindi a formare tra le più importanti forme morfologiche delle zone umide. A partire dalla terraferma avremo quindi paludi costiere d'acqua dolce; i dossi e le zone di terra emersa verso 14

15 il mare daranno luogo a sistemi di dune parallele più o meno ricoperte da vegetazione e le giovani spiagge si inizieranno a coprire di piante pioniere. I principali fattori che condizionano i fenomeni morfologici in laguna sono: - di origine naturale (i processi guidati dall'energia dei fiumi, delle correnti e delle maree, i processi biogeochimici, i processi biologici) - di origine antropica (ovvero principalmente prodotti grazie all'energia dei combustibili fossili). Il peso relativo di questi fattori determina: 1. Fenomeni di squilibrio morfologico: - i processi di subsidenza ed eustatismo; - il moto ondoso da vento e da natanti; -lecorrentidimarea; - le attività di pesca sui bassi fondali; - le attività di dragaggio lungo i canali; - le eventuali modifiche del territorio eseguite dall'uomo; 2. Fenomeni di equilibrio morfologico: - la presenza di fanerogame marine; - la presenza di sedimenti ad elevata percentuale di sabbia; - gli apporti di sedimenti provenienti dal bacino scolante e dal mare. La complessità della morfologia lagunare svolge un ruolo di importanza fondamentale anche nel garantire la depurazione e la continua circolazione della acque: la riduzione e la graduale scomparsa di velme e barene, l'erosone dei bassifondi, l'appiattimento dei fondali, il degrado della qualità dell'acqua e dei sedimenti sono quindi importanti indicatori delle trasformazioni in atto. 15

16 morfologia lagunare Intervalli di profondità >0,5 0,25/0,1-0,25 / 0,1-0,5 / -0,25-0,75 / -0,5-1 /-0,75-1,25/-1-1,5/-1,25-2/-1,5-2,5/-2-5/-2,5-10 / -5 < -10

17 Morfologia storica dalle origini ad oggi La laguna di Venezia ha da qualche tempo assunto le caratteristiche di una laguna deltizia, ma mentre la parte nord conserva queste caratteristiche, nella parte meridionale gli interventi dell uomo hanno in larga misura isolato la laguna dal suo bacino fluviale. La storia della laguna si può far risalire a circa seimila anni fa, diecimila anni dopo la fine della glaciazione Wurmiana. In quei tempi si estendeva una parte dell'antica pianura veneta generata dai depositi alluvionali dei numerosi fiumi che la solcavano scendendo dalle Alpi, come il Brenta e il Piave, o affiorando lungo la linea delle risorgive come il Dese e il Sile. Lungo la costa, tra le foci dei fiumi, l'apporto di sabbie aveva generato una lunga fascia di alte dune. Il progressivo abbassamento del suolo (subsidenza) dovuta alla compattazione dei sedimenti alluvionali e a movimenti della crosta terrestre e l'aumento del livello del mare (eustatismo) seguito alla fusione delle calotte glaciali, fecero sì che il livello medio del mare superasse quello delle aree retrostanti le dune. Il mare invase così la pianura penetrando attraverso le foci dei fiumi e rendendo salmastre le paludi. Il cordone delle dune costiere dopo l'ingressione marina venne a formare quelle strette isole parallele alla costa, dette cordoni litoranei, che si trovarono così a separare dal mare uno specchio acqueo interno. Anche la progressiva formazione di scanni sabbiosi ha sicuramente rivestito un importante ruolo nella architettura dei lidi. È questo un processo simile a quello che si può notare ai giorni nostri nel delta del Po, dove le sabbie trasportate dal fiume si depositato ai lati della foce in lunghe barre parallele alla costa, gli scanni appunto, che accrescendosi poi vengono a delimitare dei bacini semichiusi. La ricerca scientifica ha contribuito a fare luce sull'origine ed evoluzione di questa laguna: dall'analisi stratigrafica della distribuzione dei sedimenti si possono riconoscere le formazioni lagunari generatesi in epoche distinte. Il livello dell'antica pianura è ancora riconoscibile in quanto costituito da un'argilla molto compatta, conosciuta come caranto, che si trova sotto uno strato variabile di sedimenti lagunari, che varia da qualche metro verso la gronda ad una decina di metri verso i lidi. È proprio su questo solido suolo antico che i costruttori di Venezia, 17

18 gronda ad una decina di metri verso i lidi. È proprio su questo solido suolo antico che i costruttori di Venezia, superando lo strato più recente e meno compatto, infiggevano i pali destinati a sostenere le costruzioni. La comunicazione tra questo nuovo bacino e il mare avveniva, come tuttora, attraverso le antiche foci dei fiumi divenute bocche di porto, mentre i fiumi si trovarono a sfociare non più direttamente in mare ma nel bacino lagunare alle spalle del cordone litoraneo. L'articolarsi dei rapporti tra fiumi e mare in presenza di un bacino di sedimentazione ha via via portato alla strutturazione di forme lagunari simili ad una complessa rete di canali e bassifondi di isole e barene. Le marce, contrastando l'energia delle acque fluviali, influenzarono la deposizione dei solidi sospesi causando la sedimentazione verso la terraferma dei sedimenti più fini come le argille, seguite dai limi ed infine dalle sabbie. Questa sedimentazione differenziata conferisce tuttora ai fondali lagunari una distribuzione a fasce parallele alla linea di costa. La "prima laguna" era diversa dall'attuale, era meno estesa ed era probabilmente attraversata dagli antichi dossi fluviali emergenti. L'antico dosso del Brenta, per esempio, protendendosi in quello che oggi è il bacino centrale, divideva la laguna in due specchi d'acqua distinti che si sono poi uniti circa 4000 anni fa. In tutta la genesi più volte le acque hanno invaso (fenomeno detto di trasgressione marina) e si sono ritirate (regressione marina) dall'area occupata dall'attuale laguna. In epoca protostorica e storica questi fenomeni si sono verificati più volte in seguito a variazioni del livello del mare combinate con fenomeni di subsidenza. Nell'età imperiale romana buona parte della laguna era costituita da zone emerse ordinatamente centuriate, come hanno suggerito osservazioni dal satellite e studi storici. Tale analisi è confortata da una moltitudine di ritrovamenti archeologia avvenuti, anche recentemente, soprattutto nell'arca torcellana e in laguna nord. Le trasgressioni marine verificatesi in epoca tardo romana e durante il Medioevo avrebbero ulteriormente ampliato i modesti stagni salati retrodunali, vestigia di lagune più antiche, a scapito dei campi coltivati e delle aree dulcicole, spingendo gli abitanti a ritirarsi sulle isole e conferendo alla laguna un aspetto simile all'attuale. Trasformazionidal1300adoggi Alla fine del XIV secolo, in seguito a ingenti alluvioni, iniziano le operazioni di deviazione del fiume Brenta, ritenuto il principale responsabile dell'interrimento lagunare. Nel XV secolo, continuano i lavori di deviazione della foce del Brenta (1440), le cui acque vengono spostate a sud e convogliate nel porto di Malamocco con lo scavo del Canale Maggiore. Nel XVI secolo si verificano problemi per la salvaguardia dell'ambiente lagunare. Allontanamento dal bacino 18

19 lagunare delle foci dei maggiori fiumi, causa dell interrimento e delle aree paludose. Deviazione di Brenta e Piave con creazione del Canale del Cavallino. Nel 1610 terminato il Taglio Novissimo che, congiungendo Mira con il porto di Brondolo, incanala le acque eccedenti ai bisogni della navigazione del fiume Brenta. Tracciata la linea di "conterminazione lagunare" che definisce il bacino lagunare. A fine XVII secolo ultimato Taglio del Sile per deviare il fiume nel vecchio alveo del Piave. Decretata la diversione del Piave al Porto di S. Margherita. Nuova rotta degli argini verso Cortellazzo e fortificazione delle difese. Nel XVIII secolo i principali interventi riguardano le opere di difesa dei litorali con la costruzione dei murazzi. Lavori alle bocche di porto per mantenerle navigabili; scavato il canale Rocchetta che conduce al porto di Malamocco. Nel XIX secolo interventi per valorizzare il porto, il commercio lagunare e Venezia stessa: costruzione del ponte ferroviario translagunare e della Porta Grande dell Arsenale. Ultimata la sistemazione del porto di Malamocco, inizia quella del porto di Lido e il Brenta. Nel XX secolo completamento costruzione moli del Lido, la bocca di porto assume la struttura attuale. Lavori alla bocca di Chioggia. Creata la prima Zona Industriale e scavati il canale Vittorio Emanuele per la navigazione Marghera- Lido e il Canale dei Petroli tra Marghera e Malamocco. Accesso automobilistico a Venezia, costruzione Tronchetto, arginatura valli da pesca, bonifiche agricole. 19

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21 Subsidenza ed eustatismo Ci sono stati quindi periodi nei quali la laguna ha espanso le sue acque verso terraferma ed altri nei quali sono prevalsi i fenomeni di interrimento. I principali fattori che fanno evolvere una laguna in una direzione o nell'altra sono quindi: la subsidenza e l'eustatismo - agenti su scala regionale o globale - da una parte, e la sedimentazione e i fenomeni erosivi, agenti su scala locale, dall'altra. Sarà il bilancio di questi fattori principali a decidere in che direzione evolverà la laguna. La subsidenza è l'abbassamento del suolo e può essere sia di origine naturale che antropica. La prima è provocata principalmente dal compattamento dei depositi alluvionali più recenti, più veloce verso la costa, nonché dalla deformazione tettonica di strati più profondi. Il fenomeno non è costante nello spazio e nel tempo; nella laguna di Venezia aumenta passando dalla terraferma al litorale e da Nord verso Sud, risultando massima a Chioggia. La subsidenza di origine antropica si può imputare allo sfruttamento della acque di falda, soprattutto per uso industriale. Estraendo ingenti quantità d'acqua dal sottosuolo, la pressione della falda diminuisce e il terreno soprastante si abbassa quasi come un'automobile a cui vengano sgonfiate le gomme. Per questo motivo l'abbassamento del suolo, che sarebbe stato di meno di due centimetri per le sole cause naturali, dal dopoguerra agli anni del boom economico raggiunse ed in qualche luogo superò la decina di centimetri. In seguito alla rigida regolamentazione degli emungimenti oggi il fenomeno è drasticamente diminuito. Recenti studi effettuati dal Magistrato delle Acque, con la collaborazione del CNR-ISMAR e di altri consorzi di bonifica, hanno accertato (mediante confronti di livellazione effettuati in periodi diversi) che la zona centrale della Laguna è stabile, mentre sono in forte subsidenza le zone a nord e a sud della laguna stessa: la causa, oltre a quella sopra citata, è anche ascrivibile alla perdita di massa di terreni torbosi presenti in quelle zone. L'eustatismo è la variazione del livello medio del mare dovuta a cause climatiche. Nel caso di un suo aumento si parla di eustatismo positivo mentre nel caso opposto il fenomeno viene indicato come eustatismo negativo. Dall'ultima glaciazione in poi la tendenza generale è stata verso un aumento del livello medio dei mari, anche se ci sono state delle oscillazioni più o meno ampie all'origine di trasgressioni e regressioni marine. Durante il nostro secolo l'entità dell'eustatismo è stata di oltre un millimetro all'anno. 21

22 erosione delle barene

23 Sedimentazione ed erosione In un ambiente dinamico quale la laguna, i fenomeni di sedimentazione ed erosione devono essere visti come due aspetti di uno stesso processo evolutivo; sarà l'alterno prevalere dell'uno o dell'altro a determinare la direzione del cambiamento. L'erosione dei fondali e delle barene ad opera dei venti e delle maree - non più compensata come un tempo dall'apporto solido fluviale - è accentuata dalla realizzazione dei grandi canali per la navigazione commerciale che hanno aperto la strada all'onda di marea. L'eccessiva profondità dei varchi portuali e la conseguente aumentata idrodinamica sono anche responsabili dell'impoverimento morfologico della Laguna. Con l'aumento della portata delle bocche la gran massa d'acqua che entra ed esce dalla Laguna non trova più ostacoli e trascorre con gran forza e rapidità. Assistiamo così a una perdita annuale verso il mare di circa un milione di metri cubi di sedimento e a una tendenza alla omogeneizzazione delle quote dei canali e delle barene. A causa dell'erosione, la superficie delle barene nel corso dell'ultimo secolo si è quasi dimezzata passando dai 90 kmq del 1901 ai 47,5 attuali, comprese le casse di colmata. Per risalire ed espandersi o per defluire non necessita più di inalvearsi nei piccoli canali ma trascorre liberamente per i fondali (si espande cioè per 'laminazione'), erodendo e livellando le emergenze e trascinando limi erosi a riempire i canalicoli e i ghebi. Le azioni umane più dirette si concretizzano però nell'eccessivo moto ondoso generato dai natanti e nell'impatto sul fondale dei recenti attrezzi da pesca come turbosoffianti e rasche utilizzati per la raccolta dei molluschi. La regimentazione dei grandi flumi, come il Piave, hanno drasticamente diminuito l'apporto solido che alimentava le spiagge al punto di far prevalere i fenomeni di erosione su quelli di accumulo. La Laguna sta diventando così un vero braccio di mare, una baia marina, dai fondali profondi, piatti e non articolati. Un bilancio dei sedimenti eseguito dal Consorzio Venezia Nuova nel 2000 individua l ammontare totale del materiale 3 3 trasportato in laguna a circa m /anno. Dei sedimenti rimessi in sospensione, però, solo m /anno 3 provengono dal bacino scolante, mentre m /anno si originano dall erosione delle barene e m /anno dall erosione dei bassifondi. 3 Di questi sedimenti, m /anno si depositano in laguna e in parte interrano i canali, mentre altri m /anno escono dalle bocche di porto. 23

24 concentrazione di sedimenti Sabbia Sabbia siltosa Silt sabbioso Silt Silt argilloso Argilla siltosa Silt argilla

25 I sedimenti dei fondali: la classificazione granulometrica La conoscenza dei fondali della laguna è importante, non solo per ragioni biologiche, ma anche semplicemente per ragioni pratiche di navigazione. Anche se in laguna non esistono secche rocciose e il fondo è generalmente fangoso o sabbioso, la sua consistenza può variare molto. Se si eccettua l eventuale pericolosa presenza di relitti o di rottami abbandonati semisommersi, il tipo di fondo più duro e temuto è la cosiddetta marogna, costituito da incrostazioni madreporiche, che può formarsi e scomparire nel giro di qualche anno. In ordine di pericolosità segue la soléra o capégno, fondo molto compatto, sabbioso misto a frammenti taglienti di conchiglie. I fondali sabbiosi generalmente non danneggiano le imbarcazioni e hanno vantaggio di poter essere percorsi senza sprofondare, cosa che accade invece, in maniera più o meno preoccupante, con i fondali melmosi. Questi ultimi, infatti, non presentano tutti la medesima composizione e, conseguentemente, cedevolezza: in alcuni si sprofonda fino al ginocchio, in altri addirittura fin quasi alla vita. Gli esperti sono in grado di orientarsi saggiando la natura e la consistenza del fondale. I sedimenti della Laguna di Venezia sono rappresentati da sabbia, sabbia siltosa, silt sabbioso, silt argilloso ad argilla siltosa. Esse sono definite in relazione alle dimensioni dei granuli che nella sabbia sono compresi tra 2 e 0,062 mm, nel silt tra 0,062 e 0,004 mm e nell'argilla sono inferiori a 0,004. Il termine "pelite" infine viene usato per indicare l'insieme del silt e dell'argilla, cioè il materiale fine di dimensione inferiore alla sabbia. Nella Laguna si osserva una prevalenza di peliti rappresentate in particolare dal silt argilloso e, in misura minore, dal silt sabbioso; il materiale più grossolano, nel quale la sabbia è presente con valori percentuali alti o medi, ha una diffusione inferiore: la distribuzione del materiale molto fine, rappresentato dall'argilla siltosa, è molto ridotta e localizzata solo all'estremità NE del bacino settentrionale. La diffusione areale dei sedimenti superficiali nella Laguna ha un comportamento che non differisce in generale da quello tipico di analoghi ambienti lagunari ove si riscontra una diminuzione progressiva della granulometria procedendo dalle bocche di porto verso l'interno, passando gradualmente da alte percentuali della frazione sabbiosa a prevalenza di quella peltica. Questo meccanismo di diffusione è legato alla velocità delle correnti di 25

26 marea e quindi della capacità di trasporto del sedimento per trascinamento o sospensione; questa energia dell'ambiente presenta i valori massimi alle bocche di porto e va smorzandosi verso l'interno dei bacini lagunari in conseguenza alla diminuzione della sezione dei canali, alle variazioni della profondità e della morfologia del fondo ed in particolare al passaggio dai canali profondi ai ghebi, paludi e zone di bassi fondali. Conseguentemente dove maggiore è la velocità della corrente di marea si verifica l'accumulo dei materiali più grossolani (sabbie, sabbie siltose) mentre nelle zone più interne dove la velocità è minima si hanno le condizioni favorevoli alla deposizione dei materiali più fini (silt argilloso, argilla siltosa); la deposisione del silt sabbioso e del silt avviene in condizioni intermedie a quelle estreme sopra indicate. L'erosione e la risospensione del sedimento di fondo e di quello asportato dai bordi delle barene sono provocati anche dall'azione del moto ondoso generato dai venti predominanti di scirocco e bora; questi fenomeni possono essere in parte favoriti dal rimaneggiamento dei fondali provocato dagli organismi bentonici e nectonici o per interventi antropici che riducano la resistenza e coesività dei fondali. Ulteriori indicazioni sulle caratteristiche dei sedimenti sono fornite dalla valutazione della percentuale dei carbonati, della materia organica e dalla quantità, misurata in ppm, dell'idrogeno solforato. I carbonati sono rappresentati essenzialmente dalla calcite e dalla dolmite; quest'ultima prevale nettamente in tutta la Laguna sulla calcite, che in alcune aree limitate del bacino meridionale è anzi totalmente assente. Il tenore dei are inoltre si riscontra una diminuzione dei carbonati da N a S con riduzione della loro percentuale da 49% a 33%. I carbonati hanno quindi una distribuzione inversa a quella della sabbia la cui quantità nei sedimenti aumenta invece da N a S; inoltre mentre nella parte settentrionale sono associati ad elevati tenori di sabbia nella parte meridionale le percentuali maggiori si rilevano nei sedimenti scarsamente sabbiosi. La materia organica appare legata alla granulometria del sedimento ed a particolari condizioni idrodinamiche locali.questa attività dinamica delle acque limita la deposizione e concentrazione organica e impedisce l'instaurarsi di condizioni favorevoli ad un ambiente ossido-riducente. Secondo osservazioni condotte nei bacini meridionale e centrale la materia organica appare anche legata ad alcuni elementi presenti in traccia nei sedimenti (particolarmente Pb e Cr). La concentrazione della materia organica è soggetta a variazioni stagionali con valori massimi in corrispondenza al periodo estivo e minimi in quello invernale. Un'analoga dipendenza stagionale e le caratteristiche ambientali condizionano la presenza nei sedimenti dell'idrogeno solforato che deriva dalla decomposizione di composti organici solforati e dalla riduzione dei solfati da parte di batteri solforiduttori. L'idrogeno solforato è prevalentemente associato a sedimenti di tipo peltico, il loro colore varia dal grigio scuro al nero, la fauna bentonica è assente o si osservano soltanto frammenti e conchiglie intere, annerite, di molluschi. Oltre che dal punto di vista biologico, la complessità della morfologia lagunare svolge un ruolo di importanza fondamentale anche nel garantire la depurazione e la continua circolazione della acque: la riduzione e la graduale scomparsa di velme e barene, l erosione dei bassifondi, l appiattimento dei fondali, il degrado della qualità dell acqua e dei sedimenti sono quindi importanti indicatori delle trasformazioni in atto. 26

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28 Aspetti caratteristici dell ambiente lagunare La laguna di Venezia, come tutte le aree costiere, deve il suo aspetto attuale agli apporti solidi (provenienti dai fiumi che vi sfociano) a quelli provenienti dal mare (ad opera delle correnti mareali). Nella sua vastità e complessità, non si presenta come uno specchio d acqua uniforme, ma si diversifica dal punto di vista morfologico in una molteplicità di ambienti caratterizzati da uno spiccato dinamismo, con conseguenti rapide evoluzioni negli aspetti paesaggistici e biologici dei singoli habitat. Fare una distinzione tra aree emerse ed aree sommerse in laguna è un compito arduo se non impossibile in quanto il continuo gioco delle maree crea un rapporto indissolubile tra terra e acqua. Impercettibili differenze di altimetria danno così vita ad un mosaico di ambienti diversi ma riconoscibili, popolati da piante e animali che si sono ritagliati gomito a gomito il loro spazio vitale. L area lagunare comprende il sistema suolo (o fase emersa) costituito dall insieme delle terre emerse, di natura artificiale o naturale (litorali, casse di colmata, isole e argini) rappresenta l 8% di tutta la superficie della laguna; il sistema d acqua (o fase sommersa, il restante 92%), che comprende i canali (12%), i bassifondi, le velme e le barene (80%). Le barene sono considerate parte del sistema acqua, in quanto una delle loro principali funzioni è quella di regolare l idrodinamica lagunare senza opporsi all espansione delle maree. In base alla più o meno diretta influenza dell azione marina attraverso le tre bocche di porto, la laguna può essere anche suddivisa in: -laguna aperta (o viva), ovvero lo specchio acqueo aperto all espansione di marea, comprese le velme e le barene ed 2 escluse le isole e le casse di colmata, per una superficie di 420 km ; tali zone comprendono le bocche di porto e le aree circostanti, e si estendono all interno della laguna in modo irregolare, secondo il percorso dei principali canali ed in dipendenza della presenza di isole barene, paludi, laghi, fino al confine con la cosiddetta laguna morta. Gli effetti delle maree si manifestano in fondali con alta presenza di componenti sabbiose; inoltre i valori di ossigenazione si mantengono buoni in seguito agli scambi con il mare aperto, e la salinità si mantiene elevata e relativamente costante (Torricelli et al., 1997); 28

29 -laguna chiusa all espansione di marea (o morta), ovvero l insieme delle valli da pesca, comprese le loro isole 2 interne le velme e le barene, ma esclusi i loro argini di delimitazione, per una superficie di 85 km. Questa parte di laguna è caratterizzata dall estrema variabilità di alcune proprietà delle acque, in particolare notevoli possono essere le oscillazioni di temperatura, salinità e concentrazione di ossigeno disciolto. Questa intensa variabilità delle condizioni delle acque si unisce a quella della composizione dei fondali, che presenta una maggiore abbondanza delle frazioni sottili nelle zone più interne e confinate, e percentuali maggiori di componenti grossolane, principalmente sabbiose, in prossimità delle bocche di porto, verso l ambiente marino (Torricelli et al., 1997); 2 -argini, che occupano una superficie di 7,5 km ; -isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti e comprese le casse di colmata, per una superficie complessiva di circa 29 2 km. Procedendo dal mare verso l interno, gli ambienti che si incontrano sono: 1 - le bocche di porto 2 - i litorali sabbiosi con le loro dune 3 - i canali e i ghebi 4 - le barene 5 - le velme 6 - gli ambienti acquei delle valli da pesca 7 - le isole e le aree di bonifica 8-ifiumiegliambientifluviali 29

30 bocche di porto bocca del Lido bocca di Malamocco bocca di Chioggia

31 Le bocche di porto Le bocche di porto sono i varchi nel cordone litoraneo attraverso cui le acque della laguna sono in continuo rapporto con quelle del mare, sono le luci di flusso e deflusso della marea, ossia del perenne movimento dell'acqua verso mare o dal mare, fenomeni fondamentali per la vita delle lagune. All'interno del bacino la propagazione dell'onda di marea è influenzata principalmente dalla profondità dei canali di porto e dei canali interni, dalla profondità ed estensione delle zone di basso fondale, dalla natura dei fondali marini... Tre sono gli accessi alla laguna di Venezia provvisti di moli foranei che mirano ad evitare l'interrimento e quindi a tenere attivo il canale di navigazione di accesso alla laguna: - bocca di porto di Lido -bocca di porto di Malamocco -bocca di porto di Chioggia Essi sono segnalati al largo da boe di "atterraggio e di introduzione". Un insieme di fari (Faro del porto di Lido, Faro aeromarittimo di Murano, Faro della Rocchetta, Faro di Chioggia) servono la navigazione al largo. Le tre bocche di porto determinano la presenza di tre bacini idraulici interni, separati da una linea spartiacque ideale, per cui all'interno della laguna le acque si dividono in tre parti indipendenti tra di loro, tre zone che sono rispettivamente in collegamento con ciascuna delle tre bocche di porto. Dalle bocche di porto si irradiano le arterie lagunari, canali che si ramificano progressivamente verso la gronda lagunare con una diminuzione della profondità e all'interno delle barene dove prendono il nome di ghebi. 3 Durante i movimenti di marea il volume idrico scambiato è enorme: 310/370 milioni di m. Ciò vuol dire che dei circa milioni di m di acqua che la laguna ospita, quando ci sono le grandi basse maree (ad esempio invernali), la laguna si svuota quasi per metà (ed è per questo che c'è un'elevata escursione di marea), ma questo è fondamentale per i suoi equilibri biochimici, perché c'è un ricambio e un'ossigenazione, quindi una capacità di autodepurazione. È questo il fenomeno che garantisce la salute biotica della laguna; in assenza di esso ci sarebbe un ristagno e una concentrazione di nutrienti inquinanti che determinerebbe un'eutrofia totale. 31

32 Ai primi dell'ottocento la profondità delle tre bocche di porto si attestava tra i -3,5 e i -4,5 m. La costruzione dei moli foranei, cioè delle grandi dighe che dai lidi si protendono in mare, aumentò la profondità delle bocche di porto, necessarie alla navigazione e di conseguenza l'officiosità (cioè lo scambio mare/laguna). Alla fine dell'ottocento la profondità raggiungeva i -7 m al Lido e i -10 m a Malamocco. Nel secolo scorso l'industria portuale in rapida ascesa e l'espansione delle attività industriali necessitavano di fondali ancora più profondi; Si diede avvio dunque a campagne di scavo che portarono la bocca di Malamocco a -14,5 m e si tracciarono i canali Vittorio Emanuele (-10 m) e Malamocco-Marghera o dei petroli (- 14,5 m) che attraversano la Laguna come una profonda ferita. La gran massa d'acqua che entra ora in Laguna da questi varchi così profondi, com'era prevedibile, ha innescato fenomeni di auto-erosione: nel 1997 la bocca di Malamocco si era portata a -17 m. Sempre a Malamocco, dentro la bocca, si trova ora il punto più profondo dell'adriatico, -57m. E' intuitivamente evidente la qualità del dissesto da questa gran massa d'acqua che entra in un bacino ristretto. La maggiore ufficiosità delle bocche (cioè l'aumentato scambio mare/laguna) è anche in gran parte responsabile dell'incremento delle acque alte. Semplificando al massimo i risultati degli studi di Pirazzoli (CNR Francia) e di D'Alpaos (ordinario di idraulica all'università di Padova) si può dire che prima della costruzione delle dighe foranee l'onda di marea proveniente dal mare subiva un'attenuazione della sua ampiezza nel superare le bocche di porto, poco profonde, ora invece, non trovando ostacoli ma anzi fondali profondi, penetra più facilmente in Laguna. Secondo Pirazzoli le maggiori crescite dei picchi di marea si verificarono negli anni '30, '50 e '60 del secolo scorso, quando si scavarono maggiormente le bocche di porto. 32

33 I litorali I litorali costituiscono la zona di confine tra terra e mare. La morfologia di un litorale e le modificazioni cui è soggetto nel tempo dipendono da: - l'apporto sedimentario dei fiumi (soprattutto quelli di tipo alpino), -le correnti marine, -il tipo di fondale, -l'azione dei venti, - pressione antropica. In alcune zone i venti e il moto ondoso accumulano la sabbia per cui si ha un ampliamento dell'arenile sul quale si possono formare più serie di dune, in altre vi è un continuo impoverimento di sabbia e mancano le dune. I materiali solidi trasportati dalle acque, specialmente durante le piene, raggiungono la costa e qui, per la diminuzione della velocità che si ha nell'incontro con le acque marine, sabbie e fanghi, iniziano a depositarsi sul fondo. Nella fascia a ridosso della costa, la sedimentazione interessa soprattutto i materiali a granulometria non finissima e si vengono a depositare sabbie. Il decorso delle correnti che scorrono lungo costa distribuisce il materiale in lunghe barre pericostali parallele alla linea di costa. Per il continuo accumulo di sedimenti vengono a formarsi lunghe strisce sabbiose che lentamente emergono. È questo un classico fenomeno di avanzamento delle coste, le barre di foce lentamente verranno stabilizzate e fissate dalla vegetazione pioniera e quindi anche i venti porteranno altri materiali che contribuiranno alla formazione di dune costiere sopraelevate che avranno alle loro spalle una laguna più o meno salmastra. I litorali che fanno da confine alla Laguna di Venezia rappresentano una sorta di argine naturale della laguna verso il mare e hanno caratteristiche che li differenziano tra loro: i litorali di Sottomarina e del Cavallino sono collegati alla terraferma, mentre i litorali del Lido e di Pellestrina sono due lunghissime isole, in alcuni tratti poco profondi, formate solo da argini artificiali, i murazzi, che negli ultimi anni sono stati rinforzati con moli a pettine e spiaggette con sabbia prelevata a largo sul fondale marino (sabbia avente una tipologia simile alla sabbia di ripascimento). L'ecosistema litoraneo non ha una fisionomia omogenea, ma presenta un mosaico di biotopi numerosi e ben caratterizzati con comunità viventi e situazioni ambientali diverse, che si presentano come delle fasce parallele tra di loro e parallele alla linea di battigia. 33

34 cordoni litoranei

35 La battigia e la fascia di sabbia nuda La prima fascia è costituita dalla zona dove si infrangono le onde, la battigia, dove troviamo una grande quantità di materiale spinto dalla risacca e accumulato lungo la "linea di deriva". Si accumulano numerose conchiglie, foglie di piante acquatiche e abbondante detrito vegetale, che si trova così ad essere alla base della catena alimentare di questo ambiente che richiama, in particolare durante le stagioni migratorie, numerose specie di uccelli. Alla battigia segue una fascia di sabbia nuda, ancora troppo influenzata dalle acque marine per permettere l'insediarsi di specie vegetali, dove si insediano i turisti durante la stagione estiva. La spiaggia più interna Vi è una zona in lieve pendenza, dove la sabbia sciolta e sufficientemente dissalata consente l'instaurarsi di popolamenti discontinui e molto diradati di piante 'pioniere" che trattenendo la sabbia, permettono l'attecchimento di altre specie (piante psammofile"). Le dune Le dune sono formate dalla deposizione delle particelle di sabbia ad opera dei venti contro ostacoli naturali oppure, più raramente, artificiali. Tra le specie vegetali troviamo una graminacea molto resistente, l'agropiro che comincia a trattenere in maniera molto più decisa la sabbia durante tutto il periodo dell'anno e l'ammofila, che può emergere con i suoi germogli dai depositi di sabbia consentendo alla duna di crescere in altezza. Le dune interne Oltre le dune vi è una zona dove il dilavamento delle piogge e lo sviluppo della vegetazione hanno arricchito il terreno di sedimenti più fini e di detrito vegetale. Due sono gli ambienti principali che la caratterizzano: quello costituito dalle aree più elevate ed asciutte e quello delle umide depressioni retrodunali, dove i sedimenti più argillosi favoriscono la presenza di giuncheti accompagnati da canneti negli avvallamenti più profondi. Compaiono qui anche arbusti di salici ed altre essenze igrofile. Il bosco litoraneo Laddove la vegetazione si può esprimere più liberamente si nota la fascia a Ginepro oltre alla quale infine si insedia il bosco litoraneo. Poi vi sono specie arboree tipiche di ambienti più umidi e continentali quali la Roverella, gli Olmi e il Pioppo bianco e il Leccio. 35

36 canali e ghebi

37 Canali eghebi Dalle bocche di porto si snodano grandi alvei lagunari, dei grandi canali, che in alcuni casi sono collegati sul margine interno della laguna (la gronda lagunare) con le foci fluviali.le acque dolci degli immissari che alimentano (e alimentavano) la laguna, si espandono seguendo le vie d'acqua principali, le stesse attraverso cui avviene il deflusso delle maree o il riflusso delle acque marine. Questi alvei si ramificano progressivamente verso la gronda lagunare con una diminuzione della profondità e all'interno delle barene dove prendono il nome di ghebi. Con il termine dialettale di ghebi si indicano i canali di piccole dimensioni, aventi alvei serpeggianti, il cui andamento tortuoso è dovuto alla corrente, cioè al flusso e riflusso, quindi ai microfenomeni di accumulo e di erosione. Ad ogni cambio di marea, in corrispondenza di ogni bocca di porto, l'acqua penetra in laguna attraverso un canale principale che man mano si suddivide. Sono i ghebi poi che trasportano, anche negli angoli più nascosti della laguna, l'acqua vivificatrice che depura in modo perpetuo l'intera laguna. Esistono due tipi di canali: - canali naturali ad andamento tortuoso, - canali artificiali ad andamento rettilineo. Il Canale dei Petroli (che congiunge la bocca di Porto di Malamocco con le banchine di Porto Marghera) è stato realizzato con lo scopo di permettere l'accesso in laguna a navi di tonnellaggio sempre maggiore e raggiungere direttamente la zona industriale senza passare per il centro storico di Venezia apportando però notevoli disturbi al delicato equilibrio dell'ecosistema lagunare come un'erosione delle barene nella zona del bacino di Malamocco e la scomparsa delle ramificazioni che si trovano alla fine dei canali, i ghebi. 37

38 barene-lagunaaperta

39 Le barene La barena rappresenta un territorio piatto che generalmente emerge di pochi centimetri rispetto al livello medio delle maree e viene sommerso solo durante le maggiori alte maree. In alcune zone centrali leggermente depresse, i chiari di barena, si può verificare un ristagno di acqua salmastra con conseguente concentrazione di cloruri a causa dell'evaporazione e quindi abbassamento del suolo per contrazione dei sedimenti. Molto spesso in ambiente lagunare si possono osservare barene intere popolate da poche specie soltanto. Questa semplificazione è dovuta all'elevato livello di specializzazione della flora lagunare, ossia le specie vegetali adattate a vivere in questo ambiente così peculiare e difficile sono relativamente poche. Si tratta di specie alofile, amanti del sale. A causa delle notevoli specializzazioni delle piante, anche piccole variazioni del tasso di umidità e di salinità, dell'altezza rispetto al livello medio di marea, del contenuto in sostanza organica e della compattezza del terreno, influenzano la distribuzione delle specie nei diversi siti ambientali. Dai bassifondi lagunari si innalza tutta una serie di isole e isolotti di altezza variabile sul livello medio del mare, la cui distinzione è basata sul tipo di copertura vegetale presente, che a sua volta riflette le condizioni ambientali locali come le variazioni di salinità e le condizioni del terreno. Questi ambienti spesso si compenetrano rendendo ancora più articolato e dinamico l'ecosistema. Dai bassifondi il terreno si eleva, a volte in maniera netta, a volte in maniera graduale a formare le barene, basse e piatte isole limo-argillose costituite per lo più da sedimenti. Queste formazioni hanno il bordo rialzato e vanno degradando verso il loro interno, spesso occupato da una particolare velma detta chiaro di barena, mentre a volte l'area interna è costituita da vere e proprie paludi. Sono solcate da numerosi piccoli ghebi ed ospitano sulla loro superficie deboli depressioni ellittiche larghe pochi metri, dette pàciare, dove l'acqua è più dolce dopo le piogge e più salata nei caldi giorni estivi quando il sole fa evaporare l'acqua marina. A seconda della loro elevazione, comunque giocata su pochi centimetri, e delle associazioni vegetali che ospitano, all'interno delle barene si possono individuare almeno tre fasce definibili come barena bassa, barena media e barena alta. 39

40 - La barena bassa è in genere costituita da un leggero declivio che sale dalle velme e che vede succedersi allo zostereto una associazione pioniera annuale, il salicornieto, costituito essenzialmente da Salicornia, che inizia a consolidare i sedimenti su cui si impianterà poi una duratura fascia di Spartina maritima che con i suoi rizomi consoliderà ulteriormente il terreno. La barena bassa viene sommersa almeno una volta al giorno dalla marea trovandosi attorno al livello medio delle alte maree di quadratura. -la barena media dove l'associazione caratteristica è il Limonieto che vede come pianta dominiate il Limonio, la "lavanda di mare" che colora di lilla le barene sul finire dell'estate. -Ciuffi di Puccinellia inframmezzandosi al Limonio preludono alla barena alta, dominata dal puccinellieto, che le conferisce l'aspetto di una prateria. La barena alta viene inondata solo durante le più alte maree. Queste fasce si alternano ogni qual volta vi sia una variazione dell'altimetria del terreno. Le barene costituiscono un ambiente ricco di risorse per gli uccelli acquatici, sia per quanto riguarda l'alimentazione ma soprattutto come sede di nidificazione. Laddove il terreno si eleva oltre il limite delle alte maree di sizigie, sia che ci si trovi di fronte ad una recente opera dell'uomo come una sacca o un argine sia che ci si trovi di fronte alle vestigia di antiche isole, il terreno è occupato dall'agropireto: sono queste le motte (mote). 40

41 Le velme Quando la bassa marea fa defluire le acque lagunari verso il mare, emergono le velme, un ambiente complementare alla barena. Questo territorio viene periodicamente sommerso dall'acqua, precisamente due volte al giorno, in concomitanza con le alte maree. Le velme sono caratterizzate da una quasi totale assenza di vegetazione, ma quando queste superfici fangose emergono, soprattutto ai loro margini, spesso vediamo delle piante filamentose, simili ad alghe; si tratta di specie idrofite e la più diffusa in laguna è la Zostera ( Zostera noltii), che può sopportare anche lunghi periodi di emersione e riesce a vivere in diverse condizioni di salinità e temperatura e si trova nei fondali lagunari e marini poco profondi, mai in mare aperto e dovunque venga superata la profondità di un metro. Una specie di alga molto interessante è l' alga bruna, con le fronde ramificate lunghe anche 30 centimetri. Galleggia grazie alla presenza di numerose vescicolette piene d'aria. Le velme ospitano organismi resistenti a temporanee emersioni, alcuni Anellidi e Crostacei. Gli uccelli che frequentano questi ambienti appartengono al gruppo dei Limicoli, chiamati così per il loro continuo frugare nelle sabbie e nei limi, alla ricerca degli invertebrati che vi vivono. Tra i Limicoli possiamo ricordare il Cavaliere d'italia, la Pettegola, l'airone cenerino, l'airone bianco maggiore e la Garzetta. Diffuso, come peraltro in tutti gli ambienti lagunari, è il Gabbiano reale. Il regime alimentare dei limicoli è molto vario (Anellidi, Molluschi, Crostacei), ma la dieta di ogni specie è legata alla forma e alla lunghezza del becco; ci sono specie che esplorano lo strato superficiale del fango, altre gli strati più profondi. Anche la diversa lunghezza delle zampe garantisce una migliore distribuzione delle specie, poiché ognuna raggiunge zone più o meno profonde. In questo modo le specie non vi è competizione perché ognuna ha una sua nicchia ecologica. 41

42 valli da pesca

43 Le valli da pesca Le valli da pesca sono delle aziende ittiche arginate che occupano buona parte dei bacini nord e sud della laguna di Venezia. La vallicoltura è un particolare sistema di allevamento e gestione delle specie ittiche presenti in laguna basato sul loro regime migratorio e praticato da tempo immemorabile. I primitivi abitanti dei bassi fondali litoranei, praticando la pesca, avevano osservato un processo costante che si verificava in tutte le lagune, nei bassi fondali e nelle foci dei fiumi per cui, in certi mesi dell'anno, alcune specie di pesci allo stato neonato entrano attraverso le bocche di porto ( montata), trovano in essa il loro pascolo ottimale e si accrescono. In altri periodi escono ( calata) dalla laguna o per riprodursi, o per sfuggire alle gelate invernali, o ad un'acqua troppo calda d'estate. Da queste osservazioni è scaturita l'elaborazione di sistemi di cattura e in seguito di recinzione di vasti tratti salmastri nei quali il pesce restava intrappolato al momento della discesa verso il mare. 2 Nella laguna di Venezia il loro sviluppo complessivo copre un'area di circa 92 Km, che costituisce 1/6 della superficie lagunare. Il fatto di essere separate dalla laguna da recinzioni fisse le esclude dal flusso e riflusso della marea: l'introduzione delle chiusure fisse nelle valli è stata dettata dall'esigenza di sottrarre l'ambiente vallivo dalla variabilità dell'ambiente lagunare. La valle da pesca è un'area artificializzata, ma che mantiene elevati livelli di naturalità, contribuendo alla protezione dell'ambiente lagunare. Funzionamento della valle da pesca I pesci nell'alto Adriatico si riproducono in mare, nella zona delle tegnue, dove i numerosi anfratti delle rocce li proteggono dalle correnti e dai possibili predatori. Durante la fase giovanile invece si spostano all'interno della laguna, perché qui trovano cibo e non ci sono predatori. E' proprio questa abitudine dei pesci di spostarsi verso l'interno che viene sfruttata dai vallicoltori, che raccolgono il pesce durante la fase di montata e ne impediscono l'uscita dalla valle sbarrandone l'ingresso. L'unico pesce che viene allevato in valle e che non si riproduce in Adriatico è l'anguilla. Secondo alcuni studiosi, le valli da pesca probabilmente esistevano in laguna ancora prima della fondazione della 43

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