SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia. SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia
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- Irene Leoni
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1 AA 1999/2000 Facolta' di Ingegneria - Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Insegnamento di Basi di dati Prof. Maristella Agosti Introduzione a SQL Indice dei contenuti: SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia lo standard SQL, i suoi vantaggi e svantaggi elementi base del linguaggio definizione, cancellazione e modifica di strutture dati recupero dati o interrogazioni (query) in SQL alcuni esempi di uso della frase SELECT. 4-BD-ING SQL Il linguaggio SQL permette la definizione, la manipolazione (aggiornamento e recupero) e il controllo di dati in basi di dati SQL. Una base dati SQL è una collezione di tabelle; ogni tabella è costituita da una o più colonne e da zero o più righe; ogni riga contiene un valore per ogni colonna. Le frasi SQL possono essere utilizzate in modo interattivo oppure in un programma applicativo. In generale: uso interattivo (o diretto): la frase SQL è utilizzata da un terminale; se la frase comporta un recupero dati, i dati sono presentati a terminale; uso in un programma applicativo: la frase SQL è usata come parte del processo di esecuzione di un programma; se la frase comporta un recupero dati, i dati sono inseriti in un area di input per quel programma. Nota: il programma applicativo è chiamato host program e il linguaggio in cui è scritto: host language.
2 SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia Date ed eventi importanti: 1/3 1970: E.F. Codd (IBM, Res. Lab. San Jose), pubblica l articolo A Relational Model of Data for Large Shared Data Banks su CACM, 13 (6), June 1970; avvio di esperimenti e ricerche per la realizzazione di linguaggi relazionali, cioè di linguaggi in grado di realizzare le caratteristiche del modello astratto; il linguaggio più significativo è SEQUEL (Structured English Query Language), definito da D. Chamberlin et al (IBM Res.) nel 1974 e implementato nel e denominato SEQUEL-XRM; una versione rivista, denominata SEQUEL/2 (il nome verrà poi modificato in SQL per ragioni legali), viene definita nel ; SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia IBM avvia lo sviluppo di un altro prototipo: System R, operativo nel 1977 e installato in numerosi siti di utenti che forniscono diversi suggerimenti per migliorie e modifiche; giacché il prodotto riceve una buona accoglienza, diventa chiaro che l IBM porterà avanti la tecnologia relazionale; altri produttori cominciano ad investire nello sviluppo di strumenti relazionali, il più importante: ORACLE, Relational Software Inc. (poi diventata Oracle Corp.); 1981: IBM annuncia un prodotto SQL denominato SQL/DS per VSE; nel 1982 viene rilasciato SQL/DS per VM; nel 1983 viene rilasciato un prodotto denominato DB2 compatibile con SQL/DS per l ambiente MVS; 2/3
3 SQL, un linguaggio per la gestione dati: un po di storia negli anni successivi diversi produttori annunciano e rendono disponibili prodotti SQL, fra questi: DG/SQL, Data General Corporation, 1984 SYBASE, Sybase Inc., 1986 INGRES, Relational Technology Inc., 1981 e 1985 IDM, Britton-Lee Inc., 1982 e 1985; 1996: sono disponibili sul mercato circa 100 prodotti che forniscono una delle diverse versioni commerciali (anche chiamate dialetti) di SQL; sono prodotti e versioni per sistemi di calcolo di tutti gli ambienti operativi e dimensioni. 3/3 SQL, lo standard 1982: l ANSI, American National Standards Institute, incarica il suo Database Committee X3H2 di sviluppare una proposta per un linguaggio relazionale standard; la proposta del X3H2, che è sostanzialmente un dialetto di SQL dell IBM, viene ratificata nel 1986; 1987: l International Organization for Standardization (ISO) fa suo lo standard ANSI; questo standard viene identificato come SQL/86; 1989: SQL viene esteso con una Integrity Enhancement Feature (IEF), questa versione estesa viene denominata SQL/89; versioni diverse di SQL vengono adottate in tempi diversi come: standard X/Open (open systems), standard SAA (sistemi IBM), Federal Information Processing Standard (FIPS) per sistemi del governo federale degli USA; 1/2
4 SQL, lo standard un consorzio di venditori, denominato SQL Access Group, lavora alcuni anni per definire un insieme di facilities per favorire la interoperabilità fra implementazioni differenti del SQL; i primi risultati vengono ottenuti nel 1991 quando un prototipo, che riesce a far interoperare 9 diversi DBMS, diventa operativo; questo gruppo diventa parte del X/Open nel 1994 e ora è noto come: X/Open SQL Access Group; dopo il rilascio della prima versione dello standard SQL, i comitati dell ISO e dell ANSI hanno lavorato per raggiungere una nuova versione espansa dello standard, questa nuova versione, denominata SQL2 o SQL/92 viene ratificata come standard ISO/IEC 9075: 1992 nel 1992; nel 1994 e nel 1996 vengono pubblicati due documenti con correzioni tecniche significative. 2/2 INGRES SEQUEL-XRM SEQUEL/2(SQL) Articolo di Codd DB2 System R SQL/DS SYBASE 100 prodotti incarico al X3H2 SQL/89 SQL/86 SQL/ UNIX (Thompson&Ritchie - DEC PDP-7) PASCAL (Wirth) ARPANET (4 nodi) PC MS-DOS
5 Lo standard SQL: vantaggi e svantaggi Vantaggi vengono ridotti i costi di addestramento del personale: gli sviluppatori di applicazioni possono spostarsi da un ambiente all altro senza che sia necessario un nuovo addestramento; portabilità delle applicazioni: le applicazioni possono funzionare senza cambiamenti significativi su di un ampio spettro di sistemi di calcolo e di ambienti operativi diversi; durata delle applicazioni: i linguaggi che sono stati sottoposti a standardizzazione rimangono validi nel tempo; comunicazione fra diversi sistemi: sistemi diversi possono comunicare fra di loro più facilmente; per questo aspetto è da tenere presente il lavoro del X/Open SQL Access Group; l acquirente: si può concentrare sulla scelta della implementazione che e più idonea ai suoi requisiti con la garanzia di mantenere la stessa interfaccia. 1/2 Lo standard SQL: vantaggi e svantaggi Svantaggi portabilità delle applicazioni: spesso è problematica; riduzione della creatività : gli implementatori possono essere indotti a non fornire la soluzione migliore ; SQL è distante da un linguaggio relazionale ideale: questa critica è stata mossa da diversi addetti ai lavori rilevando in particolare che pur essendoci principi consolidati per il progetto di linguaggi formali, non si può dire che SQL sia stato sviluppato utilizzando questi principi; di conseguenza il linguaggio ha: 2/2 una serie di restrizioni, di costrutti ad hoc e di regole speciali che rendono il linguaggio più difficile da definire, descrivere, insegnare, imparare, applicare, implementare; talvolta non fornisce il supporto necessario: sono lasciati come implementation-defined o implementation-dependent aspetti che invece dovrebbero essere esplicitamente inclusi.
6 SQL, significato di: Implementation-defined: vuol dire che chi sviluppa una implementazione di SQL può decidere liberamente come implementare le caratteristiche SQL implementation-defined, però il risultato della decisione deve essere documentato; implementation-dependent: in realtà significa non definito, perché chi implementa può decidere liberamente come realizzare una delle caratteristiche che sono indicate come dipendenti dalla applicazione, ma il risultato della decisione non deve essere necessariamente documentato e può anche variare fra versioni diverse dello stesso prodotto. Esempi: la lunghezza massima di una stringa di caratteri è implementation-defined, la rappresentazione fisica dei dati è implementation-dependent. Tre diversi livelli di SQL Lo standard prevede tre diversi livelli del linguaggio che sono via via più complessi: Entry SQL, Intermediate SQL e Full SQL. Lo scopo dell inserimento di tre diversi livelli del linguaggio è quello di permettere lo sviluppo di implementazioni a stadi successivi. Una realizzazione, allora, può passare nel tempo da un livello di supporto Entry SQL fino al Full SQL. Intermediate SQL Entry SQL Full SQL Full SQL: standard SQL completo Intermediate SQL: sotto-insieme proprio del Full SQL Entry SQL: sottoinsieme proprio dell Intermediate SQL
7 Modi di usare SQL o binding styles Ogni sistema di gestione di basi di dati che aderisce allo standard deve fornire almeno uno dei tre possibili modi di usare SQL: Direct SQL: per l uso interattivo. Embedded SQL: per l uso con linguaggi di programmazione. I comandi SQL sono indicati dalle parole chiave riservate del linguaggio EXEC SQL e vengono scritti con particolari accorgimenti. Sono state definite le modalità d uso per diversi linguaggi di programmazione, certamente per questi linguaggi: ADA C COBOL FORTRAN MUMPS PASCAL PL/I. Questa è la modalità utilizzata normalmente per lo sviluppo di applicazioni. Module SQL: per scrivere procedure il cui corpo è un singolo comando SQL e che vengono compilate separatamente per poter essere utilizzate dai linguaggi che possono chiamare procedure esterne. Il concetto di ambiente SQL (SQL-environment) Un ambiente SQL è una astrazione del concetto di installazione operativa di un DBMS, che include, quindi, componenti cliente e servente. In particolare un ambiente SQL consiste dei seguenti componenti: 1. una implementazione SQL: che può essere pensata come il DBMS propriamente detto, o anche una combinazione di diverse istanze di DBMS, perché vi possono essere più componenti del tipo: SQL-server. Deve supportare operazioni SQL almeno al livello entry, insieme ad almeno uno dei binding styles. 2. Un identificatore di autorizzazione (authorization identifier o authid): questo è un nome riconosciuto dal sistema. 3. Un modulo: che consiste di un insieme di frasi SQL che possono essere compilate da una specifica unita di compilazione (ad es. un programma applicativo). 4. Cataloghi e schemi SQL.
8 Elementi base del linguaggio (1/3) Insieme dei caratteri di SQL (SQL character set): è costituito dai caratteri che sono usati per formare elementi di più alto livello (non primitivi) del linguaggio; questi sono: lettere maiuscole A-Z; lettere minuscole a-z; cifre 0-9; e un insieme di caratteri speciali: il carattere spazio, e i caratteri % & ( ) * +, -. / : ; < = >? _ Tokens (delimitatore o non delimitatore) e separatori sono unita lessicali del linguaggio che servono a delimitare o a separare senza ambiguità elementi delle frasi del linguaggio. Elementi base del linguaggio (2/3) Parola chiave (key word): ogni parola che ha un significato preciso nel linguaggio SQL; alcune parole chiave sono riservate, altre no. Le parole riservate non possono essere usate come nome di oggetti dello schema e della base dati. Alcune delle parole chiave riservate: ALLOCATE ALTER AUTHORIZATION BEGIN BETWEEN CASCADE CASE COLUMN COMMIT DATE EXEC FOR FOREIGN HAVING INTO JOIN KEY LEVEL MAX MIN NULL OPEN PRIMARY PROCEDURE REFERENCES ROWS SCHEMA SELECT SESSION SQL SQLCODE SQLERROR SQLSTATE TABLE UNIQUE VALUE VIEW WRITE Alcune delle parole chiave non riservate: ADA C COBOL DATA FORTRAN LENGTH MORE NUMBER PASCAL PLI SPACE TYPE UNCOMMITED Nota: lo standard non chiarisce la regola in base alla quale una parola deve diventare riservata; le parole chiave sono case-insensitive.
9 Elementi base del linguaggio (3/3) Identificatore (case-insensitive come le parole chiave): regolare: una stringa di non più di 128 caratteri; il primo carattere deve essere una lettera, gli altri possono essere una qualsiasi combinazione dei caratteri lettere, cifre e _; le parole chiave riservate non possono essere usate come identificatori; delimitato: una stringa di non più di 128 caratteri racchiusa fra doppi apici; ad es.: SELECT non e un identificatore valido, perché è identico ad una parola chiave riservata, ma SELECT è un identificatore delimitato valido. Tutti questi oggetti sono identificatori: identificatori di autorizzazione; nomi del catalogo; nomi di variabili intervallo; nomi di moduli e procedure; nomi di parametri, nomi di cursori, nomi di frasi. Lo SCHEMA ha un nome che è un identificatore. Questi oggetti hanno nomi che sono identificatori: domini, tabelle base, viste, vincoli. Definizioni di SQL: parentesi angolari < > permettono di isolare un termine della sintassi parentesi quadre [ ] indicano che il termine all interno è opzionale, ovvero può non comparire o comparire una sola volta parentesi graffe { } indicano che il termine racchiuso all interno può non comparire o essere ripetuto un numero arbitrario di volte la barra verticale indica che deve essere scelto uno tra i termini separati da una barra.
10 SQL supporta i seguenti tipi di domini: CHARACTER(n) CHARACTER VARYING(n) BIT(n) BIT VARYING(n) NUMERIC(p,q) DECIMAL(p,q) INTEGER SMALLINT FLOAT(p) Stringa di lunghezza fissa di esattamente n caratteri (n>0) Stringa di lunghezza variabile fino a n caratteri (n>0) Stringa di un numero fisso di n bit (n>0) Stringa di lunghezza variabile fino a n bit (n>0) Numero decimale, p cifre e il segno, con un numero q di cifre dopo la virgola (0 q p,p>0), la precisione e esattamente di p cifre Numero decimale, m cifre e il segno, con un numero q di cifre dopo la virgola (0 q p m,p>0), la precisione e di almeno p cifre Intero con segno Intero con segno Numero rappresentato con virgola mobile. Domini introdotti in SQL-2 Data e ora: DATE giorno/mese/anno TIME TIMESTAMP Intervalli temporali: INTERVAL inizio [ TO fine ] permette di rappresentare intervalli di tempo, ad esempio la durata di un evento
11 Definizione di schema <schema> ::= CREATE SCHEMA [<nome-schema>] [ [AUTHORIZATION] nome-utente] {definizione-degli-elementi-dello-schema} Esempio: CREATE SCHEMA Facolta AUTHORIZATION Verdi Definizione di relazione -> tabella <tabella-base> ::= CREATE TABLE [<nome-tabella>] (<nome-colonna><tipo-colonna> [<valore-di-default>] [<vincolo-colonna>] {,<nome-colonna><tipo-colonna> [<valore-di-default>] [<vincolo-colonna>] } [<vincolo-tabella> {,< vincolo-tabella> } ] ) Definizione delle relazioni della base dati Facolta 1 Esempio: CREATE TABLE STUDENTI (Nome VARCHAR(20), Cognome VARCHAR(30) NOT NULL, Matricola INT UNIQUE NOT NULL CHECK(Matricola>= AND Matricola < ), CL VARCHAR(2), Indirizzo VARCHAR(60) PRIMARY KEY (Matricola)) 2 Esempio: CREATE TABLE INSEGNAMENTI (Codice CHAR(6), NomeInsegnamento VARCHAR(50), NomeDocente VARCHAR(30) PRIMARY KEY (Codice)) 3 Esempio: CREATE TABLE ESAMI (Matricola INT NOT NULL,Data DATE DEFAULT CURRENT_DATE, Codice CHAR(6) NOT NULL, Voto SMALLINT CHECK (Voto>= 18 AND Voto <= 31) PRIMARY KEY (Matricola,Codice), FOREIGN KEY (Matricola) REFERENCES STUDENTI, FOREIGN KEY (Codice) REFERENCES INSEGNAMENTI)
12 Definizione di relazione: vincoli di integrita su attributi di un ennupla la specifica NOT NULL indica che un attributo non puo assumere il valore NULL; il vincolo e implicito se l attributo fa parte della chiave primaria; la clausola: <controllo-di-valore> ::= CHECK (<condizione>) permette di specificare con una condizione i valori ammissibili dell attributo cui si riferisce; con la condizione e possibile specificare vincoli fra i valori di attributi diversi di una stessa ennupla, ma non si possono coinvolgere attributi di piu tabelle; es1: Data DATE CHECK (Data >= 15/06/98 AND Data <= 18/07/98) es2: Colore VARCHAR(8) CHECK (Colore = rosso AND Luogo = Treviso ) la clausola: <valore-di-default> ::= DEFAULT [<costante> niladic-function NULL] permette di specificare un valore che il sistema assegna di default ad un attributo al momento dell inserimento di una nuova ennupla nella base di dati; il valore puo essere: una costante, il valore assunto da una funzione al momento dell inserimento, il valore nullo; es: Voto SMALLINT DEFAULT?? Definizione di relazione: vincoli di integrita intrarelazionali deve sempre essere specificata la chiave primaria di una relazione e deve essere dichiarata con la clausola: <chiave-primaria> ::= PRIMARY KEY [<nome-chiave>] (<attributo> {,<attributo>} ) quindi la chiave primaria: e una sola per ciascuna relazione, puo essere identificata con un suo nome specifico, puo essere formata anche da piu di un attributo; la chiave primaria e obbligatoria quando si devono introdurre vincoli di integrita referenziale; es: PRIMARY KEY ChiavePrimariaEsami (Matricola,Codice) il vincolo UNIQUE richiede che non vi siano duplicati nei valori dell attributo, quindi l attributo e chiave; e possibile definire chiavi formate da piu attributi: <chiave> ::= UNIQUE (<attributo> {,<attributo>} ) es: UNIQUE (Nome,Cognome)
13 Definizione di relazione: vincoli di integrita interrelazionali (1/2) e possibile definire un vincolo di integrita referenziale su chiavi esterne con la seguente clausola: <chiave-esterna> ::= FOREIGN KEY [<nome-chiave-esterna>] (<attributo> {,<attributo>}) REFERENCES <tabella-base-referenziata> [(<attributo>,<attributo>})] [ON DELETE { NO ACTION CASCADE SET NULL}] <tabella-base-referenziata> e una tabella per la quale e gia stata definita la chiave primaria; il nome (o i nomi di attributi) a cui si fa riferimento mediante la specifica REFERENCES puo (possono) essere omesso (omessi) quando e (sono) uguale (uguali) nelle due tabelle; es: questa scrittura FOREIGN KEY FK1 (Matricola) REFERENCES STUDENTI, FOREIGN KEY FK2 (Codice) REFERENCES INSEGNAMENTI e equivalente a FOREIGN KEY FK1 (Matricola) REFERENCES STUDENTI (Matricola), FOREIGN KEY FK2 (Codice) REFERENCES INSEGNAMENTI (Codice) Definizione di relazione: vincoli di integrità interrelazionali (2/2) Le alternative della clausola ON DELETE specificano le azioni da intraprendere nel caso in cui una operazione di cancellazione su <tabella-base-referenziata> potrebbe violare il vincolo di integrità referenziale: NO ACTION rifiuto dell operazione (default, se il vincolo non e specificato) CASCADE SET NULL devono essere cancellate le ennuple che hanno il valore di chiave esterna uguale a quello della chiave primaria delle ennuple cancellate quando si cancella, su questa tabella assegnare valori nulli agli attributi della chiave esterna.
14 Cancellazione di uno schema <cancellazione-schema> ::= DROP SCHEMA <nome-schema> { RESTRICT CASCADE } la clausola RESTRICT fa fallire l operazione di cancellazione se vi sono ancora dati nella base dati; la clausola CASCADE fa cancellare anche tutti gli eventuali dati presenti nella base dati. Esempio: DROP SCHEMA Facolta Cancellazione di una tabella <cancellazione-tabella-base> ::= DROP TABLE <nome-tabella> Nota: per ogni clausola CREATE, c e una corrispondente clausola DROP; in ogni clausola DROP e possibile specificare RESTRICT o CASCADE a seconda delle operazioni che si vuole vengano realizzate con la operazione di cancellazione. Modifica della definizione di una relazione <modifica-relazione> ::= ALTER TABLE <nome-tabella> [<modifica-colonna> <modifica-vincolo>] <modifica-colonna> ::= ADD [COLUMN] <definizione-colonna> ALTER [COLUMN] <colonna> {SET <definizione> DROP DEFAULT} DROP [COLUMN] <colonna> { RESTRICT CASCADE } <modifica-vincolo> ::= ADD <definizione-vincolo-tabella> DROP CONSTRAINT <vincolo> { RESTRICT CASCADE } Es.: ALTER TABLE STUDENTI ADD COLUMN DataNascita DATE ALTER TABLE INSEGNAMENTI DROP NomeDocente RESTRICT ALTER TABLE STUDENTI ADD COLUMN SiglaFacolta CHAR(4) NOT NULL
15 Operazioni di aggiornamento in SQL <inserimento-tupla> ::= INSERT INTO <nome-tabella> [(<lista-nomi-colonna>)] VALUES (<listavalori-colonne>) Es: INSERT INTO STUDENTI VALUES ( Anna, Turchese,355773, IF, Via Piave, 7 - Treviso ) <cancellazione-tupla> ::= DELETE FROM <nome-tabella> WHERE <condizione> Es: DELETE FROM STUDENTI WHERE Matricola= <modifica-tupla> ::= UPDATE <nome-tabella> SET <nome-attributo> = [<espressione> NULL DEFAULT SelectSQL {, <nome-attributo> = <espressione> NULL DEFAULT SelectSQL } ] [WHERE <condizione>] Es: UPDATE STUDENTI SET CL = IN WHERE Matricola > ESAMI INSEGNAMENTI STUDENTI Nome Cognome Matricola CL Indirizzo Paolo Bianchi IF Via Roma, 57 - Padova Gianna Verdi IF Via Larga, 2 - Rovigo Anna Turchese IF Via Piave, 7 - Treviso Fabio Azzurri IF Via Verdi, 45 - Verona Giorgio Rossi IF Via Venezia, 55 - Verona Codice NomeInsegnamento NomeDocente EN3454 Reti di calcolatori M. Tiglio EN4545 Sistemi operativi R. Pino IN3009 Fondamenti di informatica P. Abete IN7007 Basi di dati R. Faggio Matricola Data Codice Voto /02/96 IN /07/97 EN /02/96 IN /02/97 EN /06/97 IN /02/96 IN /02/97 EN /07/97 EN
16 Recupero dati o interrogazioni (query) in SQL <query> ::= SELECT [DISTINCT ALL] [<lista-colonne> * ] FROM <lista-tabelle> [WHERE <condizione>] [GROUP BY <lista-nomi-colonne> [HAVING <condizione>]] [ORDER BY <nome-colonna> [ASC DESC] {,<nome-colonna> [ASC DESC] } ] dove: <lista-colonne> ::= <nome-colonna> <nome-colonna>,<lista-colonne> <nome-colonna> ::= <nome-colonna> AS <nuovo-nome-colonna> <lista-tabelle> ::= <nome-tabella> <nome-tabella>,<lista-tabelle>. La condizione della clausola WHERE puo essere una condizione semplice o composta, mediante gli operatori AND OR e NOT, da predicati semplici, in cui ciascun predicato rappresenta un confronto tra due valori, oppure il predicato puo assumere una forma piu complessa ed essere un valore confrontato con il risultato della esecuzione di una interrogazione SQL, in questo caso si parla di interrogazioni nidificate. Alcuni esempi di uso della frase SELECT Interrogazione: visualizza i valori degli attributi Nome Cognome e Matricola dello studente che ha il numero di matricola = Query: SELECT Nome,Cognome,Matricola FROM STUDENTI WHERE Matricola = SELECT STUDENTI.Nome, STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola FROM STUDENTI WHERE (((STUDENTI.Matricola)=344567)); Nome Cognome Matricola Gianna Verdi In algebra relazionale: π Nome,Cognome,Matricola ( σ Matricola= (STUDENTI))
17 Interrogazione: visualizza tutte le tuple della tabella ESAMI Query: SELECT DISTINCT * FROM ESAMI SELECT ESAMI.* FROM ESAMI; Matricola Data Codice Voto /02/96 IN /07/97 EN /02/96 IN /02/97 EN /06/97 IN /02/96 IN /02/97 EN /07/97 EN In algebra relazionale: π Matricola,Data,Codice,Voto (ESAMI) Interrogazione: recuperare Nome,Cognome e Voto degli studenti che hanno sostenuto l esame di Codice = EN3454 Query: SELECT DISTINCT Nome,Cognome,Voto FROM STUDENTI,ESAMI WHERE Codice = EN3454 SELECT STUDENTI.Nome, STUDENTI.Cognome, ESAMI.Voto FROM STUDENTI INNER JOIN ESAMI ON STUDENTI.Matricola = ESAMI.Matricola WHERE (((ESAMI.Codice)="EN3454")); Nome Cognome Voto Gianna Verdi 28 Giorgio Rossi 26 In algebra relazionale: π Nome,Cognome,Voto (STUDENTI Matricola=Matricola (σ Codice= EN3454 (ESAMI)))
18 Interrogazione: fornire il numero totale di tuple presenti nella tabella STUDENTI Query: SELECT COUNT (*) FROM STUDENTI SELECT COUNT (*) FROM STUDENTI; Expr Query: SELECT COUNT (*) AS Valore FROM STUDENTI SELECT COUNT (*) AS Valore FROM STUDENTI; Valore 5 Interrogazione: fornire il nome e il cognome dello studente che ha il numero di matricola uguale a insieme ai voti e ai nomi degli esami che ha sostenuto Query: SELECT STUDENTI.Nome, STUDENTI.Cognome, ESAMI.Voto, INSEGNAMENTI.NomeInsegnamento FROM STUDENTI INNER JOIN (INSEGNAMENTI INNER JOIN ESAMI ON INSEGNAMENTI.Codice = ESAMI.Codice) ON STUDENTI.Matricola = ESAMI.Matricola WHERE (((ESAMI.Matricola)=451232)); Nome Cognome Voto NomeInsegnamento Fabio Azzurri 26 Fondamenti di informatica Risposta per la stessa interrogazione ma Matricola=564578: Nome Cognome Voto NomeInsegnamento Giorgio Rossi 25 Fondamenti di informatica Giorgio Rossi 26 Reti di calcolatori Giorgio Rossi 25 Sistemi operativi
19 Interrogazione: prendendo in considerazione la tabella ESAMI, si fornisca in risposta una tabella che per ogni studente fornisce il numero di esami sostenuti e la media: Query: SELECT Matricola, COUNT(*) AS EsSostenuti, AVG(Voto) AS MediaEsami FROM ESAMI GROUP BY Matricola; Matricola EsSostenuti MediaEsami , Interrogazione: prendendo in considerazione la tabella INSEGNAMENTI, si fornisca in risposta una tabella che contenga in ordine alfabetico le denominazioni degli insegnamenti, la tabella deve contenere anche i corrispondenti codici degli insegnamenti Query: SELECT NomeInsegnamento, Codice FROM INSEGNAMENTI ORDER BY NomeInsegnamento NomeInsegnamento Codice Basi di dati IN7007 Fondamenti di informatica IN3009 Reti di calcolatori EN3454 Sistemi operativi EN4545
20 Definizione di vista o tabella virtuale <vista> ::= CREATE VIEW [<nome-vista>] [ (<nome-colonna> {,<nome-colonna>} ) ] AS <query> La vista, o tabella virtuale, e il risultato di una espressione SQL a partire da altre tabelle, sia base che virtuali. La vista non viene memorizzata effettivamente, quando viene usata in una interrogazione viene utilizzata la sua definizione. Def: CREATE VIEW SituazioneEsami (NCognome,NMatricola,NumEsami) AS SELECT Cognome,Matricola,COUNT(Codice) FROM STUDENTI,ESAMI GROUP BY Cognome,Matricola Uso: SELECT * FROM SituazioneEsami SELECT * FROM SituazioneEsami WHERE NMatricola= Interrogazione (query): prendendo in considerazione le tabelle STUDENTI e ESAMI, si fornisca in risposta la tabella che per ogni studente fornisce il cognome, il numero di matricola e il numero di esami registrati SELECT Cognome, Matricola, Count(Codice) FROM ESAMI,STUDENTI GROUP BY Cognome, Matricola; SELECT STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola, Count(ESAMI.Codice) AS ConteggioDiCodice FROM STUDENTI INNER JOIN ESAMI ON STUDENTI.Matricola = ESAMI.Matricola GROUP BY STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola; Cognome Matricola ConteggioDiCodice Azzurri Bianchi Rossi Verdi
21 SELECT STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola, SUM(ESAMI.Voto) FROM STUDENTI INNER JOIN ESAMI ON STUDENTI.Matricola = ESAMI.Matricola GROUP BY STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola; Cognome Matricola Expr1002 Azzurri Bianchi Rossi Verdi SELECT STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola, AVG(ESAMI.Voto) FROM STUDENTI INNER JOIN ESAMI ON STUDENTI.Matricola = ESAMI.Matricola GROUP BY STUDENTI.Cognome, STUDENTI.Matricola; Cognome Matricola Expr1002 Azzurri Bianchi Rossi , Verdi SELECT ESAMI.Codice,COUNT(ESAMI.Codice) FROM ESAMI GROUP BY ESAMI.Codice; Codice Expr1001 EN EN IN SELECT ESAMI.Data,ESAMI.Codice,COUNT(ESAMI.Codice) FROM ESAMI GROUP BY ESAMI.Data,ESAMI.Codice; Data Codice Expr /02/96 IN /02/96 IN /02/97 EN /06/97 IN /07/97 EN4545 2
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