In questo numero. LO SPECIALE EXPO 2015 Annamaria Gai. INTERVISTA LABORATORI Annamaria Gai

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1 Numero 2 / Marzo-Aprile-Maggio 2015 Lo speciale 4 L intervista 8 Musica 12 La testimonianza 16 Notizie dalla FIAGOP 22 In questo numero LO SPECIALE EXPO 2015 Annamaria Gai INTERVISTA LABORATORI Annamaria Gai NOTIZIE DALLA FIAGOP Le psicologhe Simona Bellini e Elvia Roccia

2 Sommario numero 2 Marzo-Aprile-Maggio 2015 Editoriale 3 di Franco Sarchioni Lo speciale 4 di Annamaria Gai L intervista 8 di Annamaria Gai Musica 12 di Giovanna Francese La testimonianza 16 di Giovanna Francese Attività UGI 18 di Marcella Mondini Pedalando per non dimenticare 20 di Michela Colombo Notizie dalla Fiagop 22 di Simona Bellini e Elvia Roccia Per i più piccini 24 di Lina Colacillo Eventi in città 26 di Giovanna Francese Manifestazioni 27 di Marcella Mondini e Manuela Miglietta I sostenitori di casa UGI 31 Donazioni 32 Il Giornale dell UGI DIRETTORE RESPONSABILE Noemi Penna REDAZIONE Annalisa D Orta Annamaria Gai Emma Sarlo Postiglione Franco Sarchioni Giovanna Francese Giulia Bellan Lina Colacillo Manuela Miglietta Marcella Mondini SEGRETERIA DI REDAZIONE Michela Colombo IMPAGINAZIONE E REVISIONE Michela Colombo Michele Tursi FOTOGRAFIE Aldo Giarelli Giancarlo Dalla Francesca PROGETTO GRAFICO Lucia Di Sarli STAMPA Foehn Snc Autorizzazione Tribunale di Torino n 3113 del 21/12/81 LEGGE SULLA PRIVACY L UGI fa presente che i dati dei Soci (nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, ) sono inseriti all interno di un archivio e utilizzati solo per lo scopo di rinnovo di tesseramento, invio giornale, comunicazioni sull andamento dell attività dell associazione e convocazione dell assemblea ordinaria. Questa informazione è data ai soci e sostenitori ai sensi dell art. 10 della legge n 675/96 per ottenere il consenso al trattamento dei dati nella misura necessaria al raggiungimento degli scopi statutari. Se il socio o sostenitore non intende accordare il proprio consenso, dopo aver preso visione di quanto sopra, è pregato di inviare una comunicazione scritta alla sede dell UGI. Se la segreteria non riceverà un contrordine procederà all utilizzo dei dati. In copertina: Città di Torino Disegno realizzato da DANILO SICIGNANO 2

3 L editoriale Il gatto di zio Peppino Dopo innumerevoli editoriali ho da tempo esaurito il mio repertorio e non mi rimane che scrivere o dell Expo di Milano o del gatto di zio Peppino che mi guarda accucciato sul tavolo. Poiché dell Expo è meglio che leggiate quanto scritto con maggior competenza della mia nelle pagine che seguono, preferisco condividere una riflessione sul già citato gatto che mi ritrovo in stanza per un impegno imprevisto del suo padrone. E la prima volta che resto solo con lui, non ci siamo mai visti prima, conduciamo due vite completamente diverse e non abbiamo nulla in comune, a cominciare dai gusti alimentari. Se anche miagolasse non capirei nulla, lui lo sa e probabilmente è proprio per questo che, per saggezza felina, sta zitto. Cerca comunque di relazionarsi con me, lo sento e apprezzo il suo discreto sforzo di attirare la mia attenzione. Allunga la zampa e io, resistendo a fatica alla tentazione di provare sulla sua coda l intero repertorio di nodi da marinaio per sfogare su di lui le mie preoccupazioni ed ansie, entro piano piano nel suo gioco: gli accarezzo la zampa che mi agita davanti in un movimento semplice, infantile ma ammaliante. Gira la testa dall altra parte eppure sono certo che mi guardi. Allunga le zampe per stirarsi ma vorrebbe che io le toccassi. Lo guardo furente per la mia situazione e i pensieri che lui non ha mai provato e che quindi non potrà mai capire, e lui, fingendo di non accorgersene, improvvisa una smorfia che, se fosse umana, sarebbe un sorriso di quelli che disarmerebbero una testata nucleare già innescata. Perché sta con me se non l ho chiamato non lo so, non vuole niente in cambio e la sua pazienza è irritante, eppure se adesso se ne andasse, richiamato dal padrone, sentirei di perdere qualcosa. Forse quando entriamo in una stanza e non sappiamo la lingua del suo ospite potremmo provare ad imitare il suo modo di relazionarsi. Se qualcuno volesse provarci mi piacerebbe conoscere il risultato dell incontro, ma per favore non chiamate adesso: sono troppo occupato a perdere i miei pensieri tra la coda del gatto di zio Peppino. FRANCO SARCHIONI Presidente UGI In breve Il 18 aprile si è svolta presso il Museo Nazionale dell Automobile la cerimonia di premiazione della IX edizione del Concorso Letterario UGI. Quest anno il titolo era incentrato sulla tematica sportiva in onore di Torino capitale europea dello sport e il bando prevedeva due novità, cioè due nuove categorie di elaborati: canzoni e video. La premiazione si è svolta come sempre in un clima di festa e oltre alla consegna dei premi lo IED (Istituto Europeo di Design) ha mostrato in anteprima un estratto di un lavoro fatto in collaborazione con l UGI. Infatti i ragazzi hanno realizzato una serie di corti d animazione con protagonista Ugino. Inutile parlare del grande successo riscosso. Come gli anni scorsi, si è consolidato il gemellaggio con il premio Inedito delle Colline torinesi che ha dato al vincitore del primo premio della scuola secondaria di secondo grado la possibilità di partecipare gratuitamente al loro bando di concorso che si aprirà nel mese di settembre. L appuntamento per UGI è invece ad ottobre con la X edizione che sarà ricca di novità. Acquista il biglietto EXPO e aiuterai l UGI! 3

4 EXPO 2015 Slow Food: Gaetano Pascale Quanto è importante, per Torino, partecipare ad Expo 2015 con Slow Food e quale contributo questa importante realtà può offrire alla kermesse milanese? Per quanto riguarda Slow Food, vorremmo portare e amplificare ad Expo la voce di tutte le persone che lavorano per costruire sistemi alimentari in grado di coniugare cibo per tutti, sostenibilità economica, ambientale e sociale. A partire dai contadini, che attualmente costituiscono l anello più debole della catena e che invece potrebbero diventare il tassello più importante del mondo della produzione alimentare. Insieme a loro ci sono pescatori, allevatori, artigiani, piccoli trasformatori, che continuano a svolgere eroicamente il proprio lavoro, nonostante tutto. Quali sono i messaggi principali che, secondo Lei, dovrebbero essere trasmessi ai più giovani, gli adolescenti, attraverso Expo 2015? Bisogna innanzitutto restituire ai più giovani gli strumenti per effettuare scelte consapevoli in campo alimentare. Da questo punto di vista Expo 2015 sarà fondamentale perché si potrà raccontare ai ragazzi di quali e quante connessioni porta con sé il cibo: dall ambiente alla salute, dall economia alle relazioni sociali. Secondo Lei, le nuove generazioni sono abbastanza sensibili alle tematiche poste dall Expo e da Slow Food e sono in grado di coglierne davvero l importanza per il loro futuro? In linea generale le nuove generazioni mi sembrano più sensibili rispetto al passato, sui temi ambientali e sociali legati all alimentazione, però il livello di conoscenza credo sia ancora insoddisfacente, le scuole che provano a introdurre un approccio multidisciplinare all educazione alimentare sono ancora poche eccezioni. Come s immagina, realisticamente, il ruolo dei giovani in un domani mondialmente più equo da un punto di vista alimentare? Immagino e spero che i giovani possano essere un po più protagonisti, a prescindere dal fatto che siano solo consumatori (ma più consapevoli delle scelte rispetto a quanto accade attualmente), oppure coinvolti direttamente nella produzione, trasformazione o distribuzione del cibo. Sicuramente un sistema alimentare più equo e diffuso può fornire loro tante buone opportunità. In che maniera possono integrarsi, in modo efficace e socialmente utile, i sistemi agricoli e produttivi della filiera alimentare dei paesi più in difficoltà con quelli di matrice occidentale? Dobbiamo partire dal fatto che l agricoltura, tanto dei paesi più poveri quanto di quelli ricchi, dovrebbe essere rivolta prima di tutto a soddisfare le esigenze alimentari delle persone che vivono nei luoghi in cui viene praticata. 4

5 Per fare ciò non ci sarebbe bisogno di mettere in piedi politiche alimentari complesse, basterebbe assecondare le vocazioni territoriali di ciascuna area geografica. Oggi purtroppo non è così, perché è stato immaginato di concentrare la produzione nelle mani di pochi soggetti che poi dovrebbero provvedere a soddisfare il fabbisogno alimentare di tutto il pianeta. Questo sistema ha mostrato tutti i suoi limiti, producendo eccedenze da un lato e fame e malnutrizione dall altro. Cosa le nostre nuove generazioni dovrebbero/ potrebbero imparare da quelle dei popoli stranieri in difficoltà e viceversa: cosa questi ultimi dovrebbero/ potrebbero apprendere dai nostri giovani? Lo scambio delle esperienze è sempre molto utile. Quello che sicuramente i nostri giovani possono imparare dai coetanei dei paesi più poveri riguarda la capacità di coniugare la voglia di affermarsi, tipica di ogni gioventù, con il rispetto dei diritti fondamentali delle fasce più deboli dell umanità, aspetto che nella nostra società si è un po perso. Dall altra parte i giovani dei paesi emergenti possono apprendere dai nostri, una capacità di visione complessiva che, per mancanza di strumenti adeguati, talvolta gli è preclusa. E proprio per stimolare questo scambio stiamo organizzando un edizione speciale di Terra Madre Giovani, a Milano dal 3 al 6 ottobre. In quell occasione migliaia di contadini, allevatori, pescatori e studenti da tutto il mondo si ritroveranno per scambiarsi consigli, confrontarsi e discutere del futuro. Per garantire il diritto al viaggio per questi ragazzi avremo bisogno anche del vostro aiuto: basta una piccola donazione su per fare la differenza e dare una speranza al futuro del nostro cibo. Cosa deve cambiare, prioritariamente, secondo Lei, perché si possa davvero innescare un reale ed efficace sistema equo-solidale della filiera alimentare? Si deve partire dalla mentalità della gente o dalla pratica? A mio parere bisogna agire su tre livelli. Innanzitutto bisogna dare strumenti tecnici più adeguati ai piccoli produttori, che possano costituire la spina dorsale di sistemi alimentari più virtuosi. Spesso queste realtà produttive sono infatti viste come ancorate al passato, in verità possono essere molto innovative se la ricerca scientifica tiene conto delle loro specifiche esigenze. Poi c è bisogno di modificare il quadro normativo, oggi troppe leggi finiscono per penalizzare il mondo della piccola produzione: dalle norme sull etichettatura a quelle igienico-sanitarie. Infine bisogna costruire una cultura alimentare più diffusa. In fondo chi effettua la scelta sono i cittadini, oggi sono molto influenzati dai grandi mezzi di comunicazione, se si riuscisse ad avere una maggiore conoscenza di tutti i meccanismi che regolano la produzione del cibo ci sarebbero scelte più consapevoli. Per risolvere le problematiche della fame nel mondo e delle disparità esistenti attualmente in tal senso, è più una questione di quantità o di qualità del cibo disponibile? I numeri che diffonde la FAO dicono che il cibo prodotto attualmente basterebbe per circa 11 miliardi di persone, siamo 7 miliardi e circa 900 milioni soffrono la fame o la malnutrizione. È evidente che non è questione di quantità, ma solo di modalità produzione e di distribuzione. Gaetano Pascale Se vogliamo realmente soddisfare il diritto al cibo di ogni essere umano, dobbiamo far emergere modelli di produzione diffusi. Il nostro progetto dei Orti in Africa, per esempio, mira proprio a creare gli strumenti adatti a produrre il cibo per quei popoli che più di altri ne soffrono la carenza. Slow Food ha come motto buono, pulito, giusto riferito al cibo e punta molto sulla rivalorizzazione delle tradizioni territoriali locali; ma come possono essere efficacemente integrate, in quest ottica, una visione locale ed una visione mondiale? In realtà non credo che esista una visione locale contrapposta ad una mondiale. I sistemi locali fanno parte del sistema globale. La globalizzazione comporta tanti vantaggi che possono essere colti da tutti, si pensi alla possibilità di scambiare le esperienze maturate in ogni angolo del pianeta o all opportunità che deriva dalla messa in rete delle conoscenze e delle tecnologie. Si tratta semmai, parlando di cibo, di affermare che i sistemi locali di produzione, distribuzione e consumo, garantiscono più vantaggi per tutti rispetto a sistemi di produzione globali che devono far viaggiare molto di più le merci, mortificano la biodiversità e producono profitti solo per pochi. Annamaria Gai 5

6 Lo speciale DONA CON EXPO... un opportunità concreta per rendere reale un progetto di vita 6

7 Per ogni biglietto EXPO acquistato attraverso il nostro sito, l UGI riceverà una percentuale in denaro rendendo possibile la realizzazione del progetto IL CIBO E CASA MIA. Ogni settimana le famiglie con i figli malati di tumore ospiti di Casa Ugi e di altre case di accoglienza ricevono le borse della spesa con alimenti adeguati, oltre che alle terapie in atto, all etnia, alla cultura, al paese d origine e alle tradizioni alimentari. Il cibo della propria terra si inserisce nella ricostruzione quotidiana di un momento di intimità famigliare così importante per chi è costretto a vivere lontano da casa per lunghi periodi nell incertezza che la malattia propone costantemente. Ogni borsa della spesa diventa in tal modo colore, odore e sapore di casa! 7

8 L intervista Aria di novità in Casa UGI! Arrivano i laboratori per gli adolescenti L UGI non si ferma mai e infatti introduce un altra grossa novità tra le attività interne, tutta dedicata agli adolescenti: dei laboratori molto particolari. Cosa c è di meglio del poter provare, insieme ad esperti e personaggi del mondo della musica, ad essere dei dj, dei cantanti, degli autori di testi musicali oppure dei fotografi, dei montatori video o dei disegnatori di cartoni animati; o ancora avere l opportunità di partecipare ad interessanti e divertenti incontri ed uscite alla scoperta della natura o del favoloso mondo del cinema? Sì perché è proprio questo quello che Casa UGI intende offrire agli adolescenti. Come? Grazie a una serie di eventi in cui i giovani possano imparare divertendosi e sperimentare le tante potenzialità e applicazioni delle nuove tecnologie magari, chissà, anche in vista di una futura professione specialistica in uno dei campi sopraccitati. Sì, ma dove si potrà mai svolgere tutto ciò? La risposta è facile: accanto alla Sala Giochi, dove è stato ricavato uno spazio apposito, attrezzato da sala di registrazione musicale (con tanto di mixer, microfoni, casse e tastiere professionali) e da studio video, grafico e fotografico (con fotocamera e computer Apple per la realizzazione, il montaggio o l animazione video e con tanto di luci, sfondi ed attrezzature tipiche di un vero e proprio set), senza dimenticare, ovviamente, una linea per una doppia connessione internet ad hoc. A gestire i laboratori saranno tutti specialisti, in parte scelti attraverso una vera e propria selezione tra i giovani volontari UGI, in parte invece esperti di realtà esterne come artisti del mondo della musica in collaborazione con la casa di produzione discografica Mescal; docenti dello IED (Istituto Europeo di Design) di Torino; naturalisti della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e professionisti educatori del Museo Nazionale del Cinema che, grazie al contributo della Reale Mutua Agenzia Antonelliana, attiverà una serie di incontri sulla storia, la nascita e l evoluzione del cinema tra strumentazioni, tecnologie, trucchi ed effetti speciali. Ma sentiamo direttamente dalle voci di alcuni di coloro che hanno organizzato i laboratori e che si occuperanno di condurli, quali curiosità e ulteriori informazioni possiamo carpire! Cominciamo con la Dott.ssa Paola Traversi, Responsabile Servizi Educativi del Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ci spiega più nello specifico di cosa tratteranno i laboratori del progetto di cinema che si svolgeranno tra l Aula Paideia, all interno della Mole Antonelliana, e Casa UGI. Cosa faranno, praticamente, i ragazzi nel corso dei laboratori a tema cinematografico offerti dal Museo del Cinema di Torino? La media literacy (le conoscenze e le abilità per l accesso ai media e ai linguaggi audiovisivi e per comprenderne e valutarne criticamente i diversi aspetti) è ormai una competenza fondamentale nella vita di tutti i giorni e un fattore determinante per una cittadinanza attiva e responsabile. Così come si impara a leggere e a scrivere, è fondamentale imparare a codificare, analizzare e valutare anche immagini, suoni, video, ed essere in grado di utilizzare i mezzi per la comunicazione e la creazione dei contenuti. È in questo contesto che si inseriscono i laboratori di alfabetizzazione e sperimentazione del linguaggio cinematografico del Museo, che consentiranno ai ragazzi di avvicinarsi al cinema attraverso una pluralità di approcci, con metodologie basate sull esplora- 8

9 zione e la scoperta, il coinvolgimento e la sperimentazione attiva, per favorire una fruizione più consapevole del cinema e dei sui codici e l acquisizione di tecniche basilari di realizzazione e produzione audiovisiva. Come ad esempio, far comprendere ai ragazzi gli elementi del linguaggio cinematografico attraverso la ricreazione sul set di una celebre scena cinematografica. O ancora, come nasce e come si compone la colonna sonora di un film; quali sono stati e come si realizzano i primi trucchi ed effetti speciali della storia del cinema; qual è il ruolo della luce nella resa di un immagine filmica, dal punto di vista dello stile e del senso che trasmette; quali sono i processi e le diverse fasi della produzione per realizzare un film di animazione. Quali sono gli obiettivi primari della vostra collaborazione con Casa UGI e come è nata l idea di questa interazione? L obiettivo primario è quello di offrire anche ai ragazzi di Casa UGI l occasione di divertirsi e di mettersi in gioco, mettendo loro a disposizione l esperienza formativa e sociale del Museo. Da istituzione culturale la cui principale istanza era quella di conservare e valorizzare la memoria del cinema, il Museo del Cinema si è infatti trasformato negli anni in una realtà orientata anche verso la creazione di iniziative culturali per il sociale, cogliendo le straordinarie opportunità comunicative ed emotive offerte dal cinema. Dal 2007 abbiamo avviato diversi progetti in collaborazione con l O.I.R.M. Sant Anna e con il reparto di Neuropsichiatria. L idea del progetto a Casa UGI è parte di un iniziativa più ampia nata su sollecitazione della Rete Oncologica Piemonte e Valle d Aosta che ha visto anche l avvio di un cineclub presso il reparto Oncologia del Regina Margherita. Secondo Lei, questi laboratori potranno anche appassionare i giovani UGI alle tecnologie del cinema, tanto da far loro scoprire un eventuale percorso professionale da seguire in futuro? Sia nell Aula Paideia del Museo, sia presso Casa UGI, i ragazzi potranno imparare divertendosi, guardando e creando immagini e video. I laboratori proposti si fondano su una metodologia mirata a ispirare la creatività e offrire nuovi stimoli per l apprendimento. Oltre a trasmettere e veicolare competenze di base su alcune tecniche cinematografiche, i partecipanti potranno acquisire anche competenze trasversali utili per un più generale metodo di indagine e di comprensione della realtà, attraverso strumenti, modelli operativi e metodi meta-cognitivi che stimolano la curiosità e l approfondimento. Come, ad esempio, il lavoro di squadra, in cui ciascuno mette in atto le proprie abilità per il raggiungimento di un obbiettivo comune. Infine, la visione condivisa di quanto prodotto insieme induce a un autovalutazione spassionata, tra la meraviglia di aver creato in così poco tempo un qualcosa di tangibile e i propositi di ripetere, anche autonomamente, l esperienza di produzione audiovisiva. 9

10 L intervista Passiamo ora a chi si occuperà della sezione fotografica del laboratorio UGI (che ha già avuto una mini sessione di 4 incontri di 2 ore ciascuno a novembre): Michele Tursi, un veterano di Casa UGI esperto di grafica e fotoritocco ed Alice Seren Rosso, giovane fotografa di professione. Come spiegherete ai ragazzi UGI cosa vuol dire fotografia e come farla in maniera corretta e professionale? MICHELE: A questa domanda può rispondere sicuramente meglio di me Alice: di fatto è lei la fotografa. La mia presenza in questo progetto è infatti più legata alla postproduzione e più precisamente al fotoritocco. Avendo lavorato nel campo tipografico ho discrete conoscenze del programma Photoshop con il quale si possono effettuare dei veri e propri miracoli sulle fotografie! ALICE: L obiettivo primario di questo laboratorio è far capire ai ragazzi come, tramite basi tecniche, possano dare libero sfogo alla propria creatività nel fissare la realtà attraverso la fotografia. Per condurre i giovani UGI in questo percorso, le spiegazioni teoriche su cosa sia la fotografia s intrecciano all applicazione pratica. Partendo dalle informazioni tecniche sul funzionamento della macchina fotografica e sulle sue varie impostazioni, si passa all approfondimento su come adattare questi due elementi alle differenti situazioni (luce, tempo atmosferico, location interna o esterna) o ai diversi generi di soggetti (persone, oggetti, paesaggi) e alla loro composizione (disposizione nello spazio). Per quanto riguarda il metodo adottato è semplice e diretto, coinvolgente, divertente e poco scolastico, adatto all età dei ragazzi coinvolti, che pur essendo come tutti gli altri, hanno maggior bisogno di distrarsi dalla realtà che vivono quotidianamente. L attrezzatura che l UGI mette a disposizione è professionale e completa (da una macchina fotografica Nikon ultimo modello, a fondali, luci e tavolo per stilllife), in modo tale che i ragazzi possano imparare a creare vere e proprie composizioni e sperimentare differenti tecniche. Perché avete deciso di partecipare a questo progetto, che cosa vi appassiona di più? MICHELE: Ci siamo accorti, noi volontari addetti alla Sala Giochi per bambini, che questo spazio per quanto attrezzato non poteva bastare a soddisfare le esigenze di giovani di età diverse. Se è infatti un ambiente ideale per i più piccoli che, con i propri genitori possono giocare, leggere, scherzare e rilassarsi, non è uno spazio in grado di soddisfare altrettanto bene le esigenze degli adolescenti. Ecco l idea di creare un nuovo locale, pensato proprio per loro, con laboratori dedicati ad attività che possano coinvolgerli insegnando qualcosa di utile. La nostra partecipazione è soltanto legata alla speranza che questo progetto possa regalare ai ragazzi UGI momenti di spensieratezza, aggregazione e passione. Una cosa è certa, i volontari di Casa UGI sono pieni di idee e sono pronti a metterle in campo. Il resto verrà da se. Mi piace pensare che questo progetto, come altri, possa essere una sorta di trampolino per un eventuale professione futura: sarebbe semplicemente meraviglioso. ALICE: Ho aderito a questo progetto perché la fotografia è la mia grande passione, tanto da averne fatto la mia professione! Desidero trasmettere ai giovani quest arte per offrire loro conoscenze in più e chissà uno stimolo per il loro futuro hobbistico o professionale. Fare fotografia e guardare il mondo attraverso un obiettivo, quali abilità e competenze in più può sviluppare nei giovani? MICHELE: In un mondo, dove tutto viaggia alla velocità della luce, la fotografia diventa quasi indispensabile. La vita è fatta di momenti: gioia, dolore, amore, amici, emozioni, sensazioni, ecc Quante volte è capitato di prendere in mano una vecchia foto? La guardiamo e come d incanto ricordiamo tutto di quel preciso momento: il giorno, il mese, l anno e cosa stavamo facendo. Provate ad immaginare se quella stessa foto non fosse mai esistita: quella pagina della 10

11 vostra vita, probabilmente, l avreste già dimenticata. Non solo. L abilità del fotografo sta nell osservare. Sono tante le cose che accadono attorno a noi, ma non ce ne rendiamo conto. Perché? Non siamo più abituati ad osservare. Corriamo, corriamo, mentre sarebbe bello di tanto in tanto fermarsi e scattare qualche foto. Spero di trasmettere questo mio pensiero ai nostri adolescenti. ALICE: Condivido appieno la visione di Michele alla quale aggiungo soltanto che la mia finalità in questo specifico laboratorio è anche quella di sviluppare, in un clima di collaborazione Alice Seren Rosso Michele Tursi e confronto, le capacità e la creatività dei ragazzi nell ottica di far crescere in loro il gusto del bello inteso sia in senso soggettivo sia in senso oggettivo. A raccontarci il mondo musicale dei laboratori UGI è invece Domenico De Biasio, vero e proprio factotum di UGI, attivissimo nell organizzazione delle attività con bambini e ragazzi, nonché gestore dei social network della onlus. Ci sono delle difficoltà particolari nell avvicinarsi alle strumentazioni ed alle applicazioni del mondo musicale che bisogna aspettarsi e tener presenti? Sì. Per ogni cosa ci sono delle difficoltà, ma con la giusta costanza e una buona dose di impegno si possono superare. Anche perché più ci si applica con determinazione e senza scoraggiarsi maggiore è il senso di gratificazione. Poi ogni strumento ha una sua tecnica ed impostazione personale, e quindi per ognuno di essi ci sono difficoltà diverse, che possono variare dal posizionamento delle mani, alla lettura degli spartiti, ecc. Un consiglio: bisogna partire sempre dalle basi e dalle cose più semplici per arrivare poi a quelle più elaborate. Che cosa della musica ti piace di più, perché hai scelto di approfondire questo settore? Mi sono avvicinato alla musica perché quando ero piccolo rimanevo incantato a guardare e ad ascoltare mio nonno e suo fratello che suonavano la fisarmonica...insieme a un merlo indiano! Mio nonno modulava il fischio come se fosse uno strumento e in tutto questo si inseriva anche il merlo indiano. Quindi già dall'infanzia venivo cullato da tutta questa melodia che mi trasmetteva sensazioni di gioia e felicità. Ho scelto di approfondire questo settore perché crescendo sentivo sempre di più l esigenza di ricreare questa sensazione. Associavo la musica ai valori caldi della famiglia. Ed è così che ho iniziato a suonare prima la chitarra, poi il basso (il mio grande amore) e il contrabbasso. Giovani tra i giovani, cosa ti aspetti dalla collaborazione a questo nuovo progetto? Domenico De Biasio Sicuramente mi aspetto che i nostri ragazzi stiano bene e si sentano a loro agio, riescano a condividere confidenze e a comunicare tra di loro. Che ci sia in sostanza uno scambio di emozioni, idee e personalità. E quale migliore strumento per fare tutto ciò se non la musica e l arte in generale (fotografia, cinema, disegno, letteratura)? Ringraziando davvero di cuore tutti gli attori ed i protagonisti che hanno accettato di collaborare con l U- GI prestando il proprio tempo e la propria professionalità, speriamo davvero che questa nuova iniziativa possa rappresentare, per i giovani UGI, una finestra divertente e appassionante alla scoperta di professioni, ruoli e tematiche che, sebbene di solito non facilmente accessibili, rappresentano sicuramente un mondo pieno di fascino. Annamaria Gai 11

12 Musica Per la rubrica Sounds Good de Il Giornale dell UGI Intervista a LUCA VICINI detto Vicio Dei Subsonica è quasi inutile parlare. Sono un gruppo molto conosciuto ed apprezzato, il cui esordio è datato 1996 a Torino. La formazione attuale è composta da: Samuel Umberto Romano detto Samuel (voce), Massimiliano Casacci detto Max (voce e chitarra), Davide Di Leo detto Boosta (voce e tastiera), Enrico Matta detto Ninja (batteria), Luca Vicini detto Vicio (basso). La loro musica, di genere pop rock, ottiene da subito un notevole successo di pubblico ed ambiti riconoscimenti quali il Premio Amnesty Italia, MTV Europe Music Award, Italian Music Awards, Grinzane Cavour. Anche la loro attività è un crescendo che li vede coinvolti già nel 1998 in quasi 150 concerti live. Che ricordare ancora? La collaborazione con musicisti e cantanti di fama internazionale e, per restare in Italia, il Festival di Sanremo nel 2000 con la canzone Tutti i miei sbagli, singolo che diventa da subito uno tra i più venduti. Nel 2002 Amorematico raggiunge il traguardo del disco d oro, seguito a ruota da Amorematico Tour, in vari paesi europei. Il 1998 vede i Subsonica all Eurosonic Festival di Graninga dei Paesi Bassi; li vede a Torino, la loro città, come protagonisti al Palazzetto Olimpico dello spettacolo Volumi all Idrogeno, durante la celebrazione di Torino capitale mondiale del libro. Tanti sono gli altri loro successi lungo il cammino, per arrivare al 2014 con l album Una nave in una foresta, che debutta nell anno al numero 1 della classifica italiana. Oggi abbiamo con noi Luca Vicini, Vicio, bassista del gruppo, con cui chiacchieriamo un po. I Subsonica sono un gruppo musicale di Torino, molto apprezzato nella città ma non solo. Puoi raccontarmi la genesi della vostra collaborazione musicale? La genesi della band è datata 1996, con l incontro tra Samuel e Max. L unione si concretizza con un progetto musicale di canzoni interessanti; intanto si unisce anche Boosta, amico del cuore di Samuel. Lui e Boosta già li conoscevo, perché avevamo collaborato a metà anni 90, quando non eravamo ancora i Subsonica. Al nocciolo formato dai tre, si unisce una sezione ritmica composta da Pierfunk e Ninja. Anche lui lo conoscevo, per via del Centro Jazz, dove già a 18 anni era una superstar. Un batterista incredibile. I Subsonica nascono così, all ombra dei Murazzi, quando la serata tipo era stare fino alle sei del mattino ai Murazzi e lì c era tutto, club culture, movimento e personaggi di ogni tipo. Hai suonato jazz. Ho studiato al centro jazz nei primi anni novanta: ottima esperienza! Tornando al gruppo, la sincronicità della vita ha fatto sì che ci ritrovassimo nel 1999, quando Pierfunk 12

13 abbandona la via per motivi suoi personali. Nasce la formazione attuale, che va avanti ormai da più di 15 anni: un unione così forte da poterla definire un matrimonio a cinque. Quindi tra voi il rapporto professionale, ma anche l amicizia. Non saprei se definirla così, in realtà l amicizia è una cosa più quotidiana, mentre ciò che c è tra noi è di un ottava superiore, fratellanza, unione societaria, appunto quasi un matrimonio. Il piacere di essere insieme uno con l altro, soprattutto sul palco. Ci si capisce, c è armonia e cerchiamo di mantenerla per noi, per i tecnici, per chi lavora con noi. Un qualche episodio che ha caratterizzato il gruppo? Quando c è stato l episodio dell undici Settembre ci siamo subito riuniti tutti, come se ci fosse un gran bisogno di stare insieme. In realtà, anche se sembriamo un po duri, quando ci troviamo, di solito nella nostra casa di registrazione sopra Pinerolo, viviamo come dei boy scouts, piacevole atmosfera. Si cucina anche insieme! Sai cucinare, che cosa? Così sembra, me la cavo. Non mi piace la carne rossa, preferisco il pesce: lo compro a Porta Palazzo o in val di Susa da un mio caro amico che gestisce un banco al mercato. A me piace il mare e tutto ciò che lo evoca. Mi definisco un pesce fuor d acqua, sono assolutamente un uomo di mare! Tu di dove sei? Sono originario di Bussoleno, con mamma calabrese e papà di Alessandria. Il Piemonte mi appartiene poco, non mangio latticini, né carne, non mi piace il freddo. Torniamo al mare, cosa ti caratterizza che gli appartiene? Il caldo, il sole, l acqua, il pesce, il nuoto. Nuoto, quando riesco, tre volte alla settimana. Sportivissimo dunque? Abbastanza, pratico anche mountain bike, visto che la Valsusa è ricca di percorsi cross-country! Parliamo del successo dei Subsonica. A quale album o pezzo sei affezionato in modo particolare. La nave in una foresta direi, mi emoziona ascoltarlo e suonarlo, è un pezzo che sento molto rappresentativo. Al secondo posto metto Terrestre (2005) perché coincide con un periodo della mia vita di dieci anni fa, molto luminoso, molto vivo. Aggiungo anche la canzone Di Domenica, in particolare la frase che dice sono cambiamenti solo se spaventano. Il cambiamento è vita, non dovrebbe mai spaventare! A proposito, mi spieghi la metafora di La nave in una foresta, grazie. Arriva da un proverbio piemontese, che dice più o meno: na barca nt in bosc, che significa sentirsi in difficoltà. Potrebbe anche essere inteso come noi il gruppo, siamo la nave o barca e la foresta è ciò che ci circonda. Chi scrive i testi delle canzoni? Prevalentemente Max e Samuel. Una bella unione tra introspezione (Max) e emozione diretta (Samuel). Con noi collabora spesso anche Luca Ragagnin, un nostro amico scrittore o, come lo definiamo, complice di parole. Una domanda importante: sei soddisfatto delle tue scelte di vita? Puoi non rispondere. Perché no? Sono soddisfatto sennò non sarei qui a parlare con te. Non rinnego nulla. Il tuo percorso musicale è cambiato? Poiché come tu dici è un percorso, la via cambia sempre quando si cammina e cambia il panorama. Sarebbe noioso se fosse sempre tutto uguale. Cerco di essere intuitivo, capire cosa contraddistingue un periodo, ciò che ha da venire. Mai girarsi indietro, guardare con grande rispetto ciò che è stato, ma proprio perché è stato bisogna lasciarlo là. Nel tuo lavoro è difficile restare te stesso? Bisogna lavorare seriamente e molto su se stessi, si è adulati quindi mai perdere di vista il quotidiano. Ricordarsi sempre chi sei è il mio motto. L adulazione nei concerti bisogna capire che è relativa ad una maschera che si indossa in quel momento e con cui non ci si può identificare. Essere sempre se stessi, riconoscere i momenti in cui c è una maschera e non. 13

14 Musica È difficile reggere un concerto? No, girare in mountain bike è più stancante. Quella del concerto, per me, è una realtà da vivere attimo per attimo con equilibrio. Essere se stessi. Non sono, quindi, un grande fan di droghe e derivati per cercare distacco o adrenalina. Il concerto stanca, ma è anche soddisfazione e questo basta e compensa. Vicio, mi racconti una tua giornata tipo? Una giornata tipo, ci provo. Io pongo molta attenzione allo studio di me, perché sono convinto che prima di tutto occorra stare bene con se stessi, solo così puoi aprirti al mondo. Se hai cose irrisolte con te stesso non dai nulla agli altri. Per cui pratico prima di tutto su di me meditazione ed esercizio fisico. La filosofia orientale mi aiuta molto in queste pratiche. Lavoro con i Subsonica a seconda delle necessità del momento; sono anche produttore artistico per altri musicisti; registro, prendo pezzi musicali e li porto alla stesura finale nel mio studio, a casa mia. Leggo molto, appena posso. Per cui medito, pratico sport ogni giorno; in ordine colazione, sport, lavoro, pratiche meditative. Del lato oscuro parliamo la prossima volta, quando vuoi. Vai con i valori che fanno parte della tua vita. Al primo posto metto l essere sinceri con se stessi, mai uniformarsi, perché solo così non si hanno conflitti inutili. Detesto l ipocrisia e ritengo l amicizia importantissima. Forse una forma d amore invidiabile. Ascoltando i SUBSONICA Sono seduta in salotto, una condizione di calma e di completo relax. Vicino a me il gatto fa le fusa tranquillo, si gode le carezze e il silenzio; è una situazione ideale per ascoltare musica, e sia andiamo con Una nave in una foresta, l ultimo album dei Subsonica del 24 settembre 2014, anno in cui il gruppo ha festeggiato 18 anni di carriera. Questo titolo mi attira, è fantastico. Chissà come ci sta una nave in una foresta; certo non bene, visto che una nave naviga negli oceani, ha bisogno di elemento liquido; ma con la fantasia ogni viaggio è possibile, quindi mettiamo questa nave in una foresta. Però ora mi torna in mente che il titolo ha un senso, è un vecchio proverbio piemontese, riadattato con parole italianissime. Mio nonno lo ripeteva sempre quando qualcosa non andava bene, quando intorno le cose, come si dice, non giravano. Vabbè, ora basta con gli indugi ed ascolto proprio questa di canzone, Una nave in una foresta, questa che dà il titolo al CD che lancio. A volte ti vedi unico Altre volte ti senti intrepido A volte ti vedi stupido Altre volte ti credi libero Però è proprio vero, ci si sente così, ogni giorno mille volte un po felice, altre mille inadeguato e timoroso, sicuramente spesso deficitario. A volte ti vedi limpido A volte ti senti arido Un bel messaggio con le sensazioni di ogni giorno, tra le nostre gioie e le sconfitte, ma ascolto attentamente e cosa scopro, scopro che il messaggio non si conclude nell attesa solitaria ed inconcludente di Un cassetto pieno di promesse Stanze vuote da riempire ma propone un attesa appagante, un futuro di adeguate promesse e momenti migliori con E l amore? L amore per se stessi per poter andare verso gli altri sinceramente. L amore è una vibrazione universale che ci tiene uniti tutti, ma è difficile arrivarci. Ho dei dubbi sulla visione tradizionale dell amore a due perfetto. La cosa più grande sarebbe coniugare amicizia ed amore. Beato chi ci riesce. Da te, Vicio, un messaggio per i ragazzi che ti leggeranno. Ricordatevi di voi, almeno due volte al giorno. Assaporare un frutto, l odore e il gusto del caffè ogni occasione può essere quella buona per concentrarsi sul momento. Davvero grazie, magari con un appuntamento per raccontarci il tuo lato oscuro. Certo, ciao Giovanna. Giovanna Francese Ci sarà un tempo Nuove note da ridisegnare Il nostro mondo scivola, va lentamente verso un altro E sempre questa canzone ci lascia immagini delicate e luminose insieme: Il fiore nella tempesta Una lacrima ad una festa 14

15 Il mattino in una finestra I colori della campagna Certo che mi piacciono queste frasi, forse anche al mio gatto, che dorme beato, piacciono. Starà sognando la foresta? E chi lo può sapere! Comunque il CD mi offre il brano successivo, Tra le labbra. Già questo titolo promette bene, è una bella immagine, sa di cose non dette, di attese, di parole forse solo sussurrate. Ascolto e... Resto ad aspettare Salvo solo se il tuo sì si accende tra le labbra Vorrei saper pregare Aspetto di sapere Come mi aspettavo, la canzone narra di un attesa, un palpito leggero, quasi un battito di ali sono le parole che esprimono il pensiero di questa attesa. Una canzone delicata, forse su di un amore che deve nascere. Ma dai, la canzone successiva si intitola Lazzaro! È il famoso personaggio del Vangelo (secondo Giovanni) risuscitato da Gesù che costituisce il motivo della canzone e che ritorna nel ritornello con l invito Alzati e cammina Per scoprire di essere vivo come non mai Resuscita un pezzo alla volta la volontà Un invito magnifico, per tornare a vivere pienamente la realtà, ad essere se stessi, dopo Un emozione scaduta Una certezza tradita Un ambizione svenduta Mi concentro con sempre più attenzione, come se tra queste note e parole si dipanasse una storia, la storia della vita di ogni giorno. Il ritmo mi prende e divento io a essere protagonista di tutte queste emozioni, sempre più coinvolta. Le parole di Attacca il panico sono tristi, sanno di male di vivere, di delusione... Il cielo copre tonnellate di oscurità Ogni giorno una nuova ostilità Ma non bisogna fermarsi qui, ci dice la canzone, occorre vivere comunque, cercare di superare i nostri drammi, le ansie. Com è vera questa cosa, la speranza è la vita stessa, senza è un nulla tutto ciò che si compie: Nuova aria tra le nuove carceri Ogni giorno la mia rinascita Sì questo si deve realizzare, rinascere ogni momento, in ogni respiro vedere il nuovo. Il pezzo successivo ha un titolo buffo, Di Domenica. Buffo perché è quasi sospeso, non è netto, non è La domenica, con il giorno definito, ma esprime una possibilità. E cosa ci troviamo dentro? Ci troviamo la bellezza e la gioia del giorno di festa, con tutta la freschezza di un affetto, l alchimia dolce di un amore vissuto pienamente, raccontato dalle parole: Non avrai paura di me Nel letto dolce della Domenica Sono sentimenti Sono cambiamenti Che frasi toccanti. Tenere, tenere. Man mano che la musica procede ecco il coinvolgimento con Cerchi degli alberi, che richiamano gli anni che sono passati, mentre però rimane grande ed importante, nonostante il tempo che vola via, la favolosa promessa fatta. Mi hai giurato che il tempo non ci cambierà Perfetto, la musica si sente in tutta la stanza e mi colpisce il titolo Specchio che leggo sulla Copertina del CD. Mi ricorda le favole, la regina cattiva di Biancaneve che cerca la sua bellezza nell immagine riflessa; così la mia attenzione è ben desta, le parole con le note girano intorno, sono leggermente tristi, malinconiche; certo non si può essere sempre felici, e i Subsonica raccontano un momentaneo peso di esistere, così: Sii più gentile con l anima fuori servizio Non è tutto perfetto Sfiorando il precipizio Il cuore non mi parla spesso, ha smesso Però ragazzi, quanto sono piacevoli il ritmo e la musica! Guarda un po, la canzone successiva si intitola Ritmo Abarth, e forse non a caso. Dopo la tristezza la gioia. Essa recita: Voglio portarti al limite Cammino sull occasione Freni che non voglio toccare Scorderai la scatola nera dei fallimenti È un invito a vivere un incontro, ci sarà questo incontro, sembra molto importante! Cosa dico, forse questo incontro così importante non c è stato...ma c è una gran bella poesia nelle canzoni dei Subsonica. E la nostalgia raccontata in Licantropia, quando recita: Il tramonto ha il suo picco di poesia Lo fotografo per te che non sei mai stata mia mentre sulla scena si vede così distinto un tu che Appanni le finestre con il respiro Immagine Il CD è quasi concluso, anzi si conclude con il pezzo Il terzo paradiso... e io sono triste perché sta finendo! Ma quale sciocchezza sto dicendo... è sicuro che lo possa risentire da subito. Aspetto un momento però, mi beo delle parole e delle note che recitano: Il primo paradiso è quello naturale, segno di una nuova umanità Sì, lo trovo un augurio davvero condivisibile. Giovanna Francese 15

16 La testimonianza FLORA SEFTIUC La sua esperienza a Casa Ugi con la figlia Andrea A Casa UGI c è una saletta, detta la Biblioteca, con tanto colore alle pareti, perché è piena di libri per bambini, di pennarelli e matite colorate. Qui i piccoli ospiti possono venire con i loro genitori, prendere un libro, o qualunque altra cosa messa a loro disposizione. Oggi occupo questa stanza con Flora Seftiuc, la mamma di Andrea, che chiacchiera con me riguardo alla sua esperienza e mi porge un interessante testimonianza di vita. Ciao, il tuo nome e una tua sommaria presentazione, che potremo ampliare lungo l intervista. Mi chiamo Flora e sono la mamma di Andrea, attenta è una femmina, perché da noi in Romania è un nome femminile. Sì sono Romena, di Costanza, una città situata sulla sponda occidentale del Mar Nero, centro industriale ed importante porto. Un tempo era una città di appartenenza turca, fondata dai Greci, si chiamava Tomi, ed è per questo che oggi ha una popolazione così eterogenea; ci sono Greci, Turchi, insomma è una popolazione mista. Andrea, tua figlia, quanti anni ha? Ha 18 anni, frequenta il Liceo scientifico in Romania, il migliore di Costanza, è la prima della classe, le piace proprio tanto studiare. Adesso è un po triste perché non ha avuto buone notizie riguardo alla sua salute. È brava sai e non solo nello studio. Lei ama dipingere e poco prima di arrivare in Italia nel 2005 ha preso un premio per la pittura su vetro poi subito dopo è arrivata la malattia. Perché dici non ha avuto buone notizie circa la sua salute, di che cosa si è ammalata? Perché da poco le hanno trovato delle metastasi ai polmoni, e solo ieri mi ha detto: Mi si sono rovinati tutti i sogni mentre io, come sempre, cerco di sostenerla dicendole di stare tranquilla, si risolverà anche questa, come altre volte. Lei si è ammalata ben dieci anni fa di Sarcoma di Ewing alle ossa. Dimmi di questa cosa bella, il suo amore per lo studio Oh sì, Andrea studia molto nonostante la malattia, ha una valigia piena di libri con sé, soprattutto le piacciono la biologia, la chimica. Mi dice: Se non imparo bene, cosa faccio io. È davvero un motivo di vita imparare per lei! Il suo futuro sarà tra queste materie. Bene, tu prima hai parlato del 2005, data in cui siete arrivate in Italia. Ma già per le cure? Per me è difficile parlarne. Lei aveva 7 anni, era felice, serena, una bambina sorridente e faceva nuoto. Un giorno mi dice di avere un gran male ad una gamba ed io penso ad una botta; le metto la crema e tutto passa, ma dopo una settimana durante una notte Andrea si sveglia con tanto male a quella stessa gamba. Immediatamente facciamo una visita dal nostro medico che mi rassicura affermando che la bambina stava crescendo e quindi i dolori potevano essere normali; io però ero preoccupata, perché non mangiava e dimagriva a vista d occhio. Le prenoto un controllo da un ortopedico molto bravo che la visita e, senza lastre ed esami, diagnostica un tumore e propone l immediato taglio della gamba. Inenarrabile l angoscia di una tale diagnosi e prospettiva. Un incubo. Intanto mio marito ha l indirizzo di un altro medico. Riceve a Bucarest, perché a Costanza non c è l oncologia pediatrica e ci andiamo. Quella stessa sera, pensa, ci hanno rubato tutto quello che avevamo portato con noi in auto, valigie, vestiti, soldi siamo rimasti senza niente. La diagnosi diventa poi chiara: sarcoma al perone. Comunque a Bucarest propongono immediatamente la chemio per Andrea, quindi o tagliare la gamba, o rivolgerci altrove, ad esempio in Italia, per un altro tipo di cure. Per l Italia avremmo dovuto avere euro, tantissimi per noi. Scusa, ma tutti questi soldi per cosa? Per avere a posto gli incartamenti, se no avremmo dovuto aspettare a lungo e con Andrea che stava male non si poteva aspettare! Comunque inizia le cure in Romania, 4 cicli di chemioterapia. E poi con i soldi come avete fatto? Un amico che abbiamo in Italia ha messo la foto di Andrea, da un benzinaio con richiesta di aiuto e finanziamenti. Una signora che aveva avuto lo stesso problema vede la foto, parla con un giornale che si prende a carico la raccolta di soldi per mia figlia. 16

17 Quindi l Italia? Sì, così siamo arrivati a Bologna dal professor Mercuri (purtroppo è già mancato), luminare nella cura dei tumori ossei, che trapianta ad Andrea un innesto di perone e calcagno, e devo proprio dirlo, rinuncia a qualsiasi onorario per se stesso: noi non abbiamo pagato neanche la visita. Scrive quindi ad un suo amico dell Ospedale Regina Margherita, il Professor Brach che prende in cura Andrea e la segue nella malattia. È durante tutto questo che conosco L UGI. Casa UGI non esisteva ancora in quegli anni, come avete fatto? L UGI aveva sede presso le suore di Santa Monica, di via Spotorno 57. E lì siamo restate per due anni. Ero sola con la bambina, mi viene da piangere e piango a ripensarci, un dolore grande, anni di grande dolore. L UGI mi ha dato una mano immensa. Non piangere, pensa a chi ti è stato vicino, questo ha vinto. UGI c è stata sempre, non so come raccontare, forse posso dire così... io sola con Andrea che soffriva: UGI c era; il carrello, le stampelle: UGI c era; ho dovuto lavorare di notte ed UGI c era. UGI mi ha anche aiutata con il permesso di soggiorno. Molto chiaro. Parliamo di Andrea, cosa è poi successo? Ne ha passate tante, ha fatto anche il trapianto di cellule staminali. Nel 2007, brutte notizie, recidiva ai polmoni. Però ne è sempre venuta fuori. Certo perché era qui in Italia. In Romania non avrebbe potuto affrontare tutto questo. Com è la sanità in Romania? Gli Ospedali sono pubblici? Pubblici, ma solo di nome; in sostanza non trovi niente, non ci sono cure specifiche nei reparti. Non basta, è anche difficilissimo entrarci. Oncologia pediatrica è solo a Bucarest ad esempio, non a Costanza, che è pure una città molto importante dello Stato. Quindi voi da quando siete in Italia vi siete appoggiati a Casa UGI? Sempre qui. Non ho parole per ringraziare, per me sono angeli, no no è dir poco, sono di più. Un sostegno non indifferente. È un luogo dove si può stare, dove ti senti bene; nessuno ti guarda come fossi diversa; i volontari ti aiutano e quando piangi ti chiedono perché. Quando sei a pezzi. Non solo: la solitudine, l essere straniera, il non conoscere la lingua, sono tutte cose che uccidono, che ti fanno stare malissimo. Proprio in queste condizioni è importante la condivisione, la solidarietà. Non so se ci riuscirò, ma ho un progetto in mente. Mi piacerebbe portare l UGI anche in Romania, nella mia città. Non so come si può fare, laggiù il volontariato non si conosce, la gente non è abituata a farlo. Però già aiuto una signora di Vercelli che manda a Costanza degli indumenti raccolti in Italia. Una bella idea aprire una struttura come questa in Romania! Sono davvero tanti i bimbi ammalati che hanno bisogno. Cercherò di riuscirci. Torino ti piace? Tantissimo! Ho amiche che ho conosciuto qui in Casa UGI, persone che avevano i figli in questa casa; Torino è una città che mi dà la tranquillità, mi fa stare bene. Non solo questo, ho visto il Duomo, la Consolata, Superga, il Palazzo Reale. Ah Porta Palazzo, come mi piace! Anche ad Andrea piace con tutti quei colori, le montagne di frutta, i profumi, le persone, tanta gente che va e viene. Ti dico ancora un particolare: a Torino ho imparato a cucinare la pasta! Brava, ma in Romania non la usate? Raramente, come contorno. Da noi si mangiano soprattutto patate che si producono nel Nord-Est del paese. Prima dell intervista vera e propria, quando si chiacchierava tra di noi, dicevi che nella tua zona ci sono molte vestigia romane. Quali? Prima ti dico di questo particolare, che mi affascina; a Costanza, che è il più grande porto del Paese, c è un Faro, come quello di Genova. Si vede da molto lontano, dal mare; io adoro il mare, le sue spiagge. Ah scusa, i reperti romani sono mura, sono mosaici appartenenti a pavimentazioni; restano dei sarcofagi e un casinò costruito su mura romane. Non ricordo altro. Potrai ripassare tra poco le vestigia romane, mi pare che tu abbia detto che torni in Romania per Pasqua. Sì, torno con Andrea che però ama molto il cibo di Torino, tantissimo. Lei mangia molto bene qui, anche di più come quantità. Vuoi comunicare ancora qualcosa in questa intervista, a qualcuno, a Torino, a chi vuoi tu. Se posso esprimerli liberamente. Certo, perché non dovresti! Avevo tanta paura di parlare in questa intervista, perché i ricordi non mi fanno bene. Hai visto che ho pianto e stavo per farlo anche di più. Sono anni che vivo in questa realtà della malattia. Me ne sono accorta eccome e ti facevo per questo un altra domanda, per sviare l argomento e la tensione. Mi sento stanca, stanca, ma l importante è il risultato. All inizio non sapevo che è una guerra da combattere. La strada è ancora lunga, ma con le persone UGI riesco a vedere una luce. Posso scrivere queste belle frasi? Oh, sì. Ma non sono affatto un poeta; però tu sei la persona che mi sa far parlare, che mi tira fuori cose che non sapevo di riuscire più a dire. Io non so parlare bene, ho imparato al mercato, segnando con il dito la frutta e la verdura, così i venditori mi dicevano il nome. Un sorriso, per te. Ti chiamo Andrea; vuoi? Sì, andiamo insieme da Andrea. Giovanna Francese UNA BUONA NOTIZIA! I controlli effettuati da Andrea dopo questa intervista hanno dato esito negativo: Andrea sta bene ed è potuta tornare a casa in Romania con la sua famiglia. 17

18 Attività UGI La Collaborazione con VIP (Vivere in Positivo) Ciò che rende le associazioni di volontariato ancora più forti e utili è l aiuto reciproco. Lavorare in rete è una forma di collaborazione che dà solo buoni frutti. E quanto sta accadendo in questi tempi all UGI con la collaborazione dei VIP. I ragazzi dei VIP (Vivere in Positivo) vengono a Casa UGI ogni seconda domenica del mese per intrattenere i nostri ospiti con giochi e passatempi di vario tipo. Un ottima iniziativa che ci aiuta tantissimo e soprattutto riempie di attività uno dei giorni più lunghi della settimana, la domenica! I bambini con le famiglie approfittano di questo servizio volentieri apprezzando chi sacrifica un giorno di festa per sollevare chi non sta bene ed è costretto a vivere lontano da casa per lungo tempo. Il cibo è casa mia La fondazione Carrefour ci ha dato la possibilità di accedere ad un bando dedicato alle Associazioni Onlus purché sia incentrato sul cibo. Abbiamo aderito molto volentieri con il progetto Il cibo è casa mia : ogni settimana forniamo alle famiglie ospiti di Casa UGI e a quelle che si trovano presso altre strutture di accoglienza borse della spesa con alimenti adeguati, oltre alle terapie in atto, all etnia, alla cultura, al paese di origine e alle tradizioni alimentari. I premi vanno da un contributo massimo di ,00 ad un minimo di 3.000,00. I risultati si sapranno al termine della stagione estiva. L UGI al Salone del Libro 2015 Anche quest anno l UGI ha potuto essere presente al Salone del Libro. Siamo riconoscenti al dottor Picchioni, presidente della Fondazione del Libro, che ci ha concesso uno stand a titolo gratuito! E così i 5 giorni di salone, intensi e molto interessanti, sono passati velocemente tra laboratori dei nostri volontari e quelli dello IED (Istituto Europeo di Design) che ci ha aiutato ad intrattenere i bambini in visita con numerose attività ludicocreative. Gli ospiti di eccellenza sono stati Tommaso dei Perturbazione e Emiliano Moretti del Torino FC. Tommaso ha promesso di venire a intrattenere i bambini in Casa UGI e di partecipare ad uno dei laboratori che stiamo organizzando per gli adolescenti. Moretti invece ha lasciato una sua maglia, usata in Europa League, che è stata messa all asta su ebay. Anche Margherita Oggero ci ha raggiunti allo stand per un breve saluto. La partecipazione al Salone è per noi molto utile anche solo per le tante persone con cui abbiamo parlato delle nostre attività e dei nostri progetti. Arrivederci al prossimo anno! 18

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20 Pedalando per non dimenticare Torino-Wimmelbach in bicicletta per l UGI Lorenzo Spanò è volontario UGI da oltre 30 anni, da quando al suo bambino fu diagnosticata una grave malattia. Sono trascorsi molti anni da allora e il suo bambino, ora uomo, è guarito ed è in buona salute. Ma l amore che Lorenzo nutre per l UGI è sempre lo stesso, così come l entusiasmo che mette in tutte le cose che fa per l associazione. Lorenzo, oltre ad essere un marito, un padre ed un nonno felice, ha anche una grande passione: la bicicletta. Il suo più grande desiderio è sempre stato quello di conciliare la passione per la bicicletta e l amore per l UGI. Il sogno si è concretizzato quando, nel 2013, Lorenzo ha organizzato il suo primo viaggio: Torino-Palermo in bicicletta - Pedalando per non dimenticare, più di mille km per incontrare e far visita a tutte le famiglie che aveva conosciuto e con cui si erano istaurati importanti legami d affetto e rapporti di amicizia e, ovviamente, per portare il messaggio dell UGI attraverso tutto il territorio italiano, promuovendone le attività, una tra tutte il 5x1000. Quest anno Lorenzo ha deciso di partire nuovamente (il 1 giugno) e le sue due ruote lo porteranno in Germania, precisamente a Wimmelbach. Lì ad attenderlo ci sarà il suo caro amico Gerd, si conoscono da tanti anni e sono sempre rimasti in contatto, nonostante nessuno dei due parli la lingua dell altro. Ma il linguaggio dell amicizia va ben oltre, infatti Gerd per il suo ultimo compleanno ha organizzato una raccolta fondi nel suo paese, di cui è anche Sindaco e ha cercato di trasmettere il messaggio dell UGI ai suoi concittadini, i quali hanno risposto con calore e gioia. Lorenzo pedalerà con il cuore, portando con sé l entusiasmo, la sua famiglia, tutta L UGI e i suoi volontari che danno agli altri senza nulla chiedere in cambio. Molti saranno gli incontri che farà lungo il suo tragitto, che si concluderà con l abbraccio al caro amico che ha saputo sostenere, anche da lontano, l attività dell UGI. Un abbraccio che unisce e dà speranza, attenua la fatica e il dolore. Perché il bene e la solidarietà non hanno confini e non conoscono il tempo. Seguite la nuova avventura di Lorenzo su

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22 Notizie dalla FIAGOP Pensieri e considerazioni in relazione al Convegno Fiagop Io, adolescente con tumore: l ospedale che vorrei (Le psicologhe Simona Bellini e Elvia Roccia) Il 15 febbraio scorso si è tenuto a Milano, nell ambito delle celebrazioni della XIII Giornata Mondiale Contro il Cancro Infantile, il convegno organizzato dalla Fiagop Io, adolescente con tumore: l ospedale che vorrei. Come si poteva intuire dal titolo del convegno, ciò che è risultato essere nuovo, rispetto ai precedenti incontri è stato l intervento e la presenza dei ragazzi che hanno vissuto un esperienza di malattia oncologica. Sono stati presenti, al di là di ogni aspettativa, per tutta la giornata! Se sovente dai convegni si torna a casa con una sensazione di saturazione dovuta al troppo medicalese, questa volta non è andata così: il linguaggio è stato quello del cuore perché sono stati i ragazzi a far sentire la loro voce attingendo alla loro esperienza di pazienti oncologici. Attraverso le loro narrazioni è emerso il disorientamento nel momento della comunicazione della diagnosi: Ho capito che avrei avuto un cambiamento di vita, una sensazione di disorientamento sul cosa fare fai i conti con un altro te stesso ; il cambiamento nell interpretazione della realtà: Accontentarsi all improvviso delle piccole cose ; e, allo stesso tempo, l essere arrabbiati per la malattia e per i limiti che essa impone. Durante il convegno le emozioni provate sono state molto intense ed hanno toccato tutti i presenti. È stato chiaro fin dall inizio che i ragazzi non avrebbero utilizzato frasi di circostanza o teorie elaborate da altri: con estrema onestà è stata descritta la difficoltà di relazione sia con il mondo degli adulti: La malattia ci tiene con le mani legate, vincolati al genitore/adulto che si prende cura di noi sia con i coetanei che non vivono la malattia Perché non sanno cosa sia la sofferenza, non ci sono abituati, hanno paura delle angosce e tendono non affrontarle. Rispetto al supporto psicologico i ragazzi sottolineano l importanza Di un aiuto psicologico a porta aperta, un sostegno non imposto ma funzionale al bisogno. Particolarmente toccante il video Non c è un perché realizzato dalla Fiagop per sottolineare l importanza della diagnosi precoce. Gli adolescenti si sono posti come i diretti interlocutori dei medici e hanno fatto comprendere quanto sia delicato il momento della comunicazione della diagnosi e lo hanno fatto a loro modo, lanciando messaggi forti capaci di sigillare l alleanza/fiducia medico-paziente: Non bisogna ascoltare quello che dicono i genitori ma quello che dicono i dottori. Risuona più volte, nella stanza del convegno, l interrogativo che accomuna tutti i malati oncologici: Perché è successo a me?, commoventi i tentativi di risposta dei ragazzi che partono da una ricerca di senso fino ad approdare alla più profonda spiritualità. Vengono trattati dai ragazzi i temi dell affettività e della sessualità che creano, in sala, il silenzio in segno di profondo rispetto. Un ulteriore argomento di cui si è discusso ha riguardato i luoghi per gli adolescenti durante il percorso di cura. Dalle parole dei ragazzi emerge la necessità di avere Dei laboratori dove poterci incontrare e conoscere perché Solo chi sta passando il tuo stesso percorso ti capisce veramente in alcuni momenti. Infine si parla di sport e i ragazzi, ancora una volta, danno messaggi da veri sportivi nella vita come si coglie dalle loro stesse parole: Ho dovuto rinunciare all attività sportiva ma la pallavolo rimarrà la mia più grande passione ed anche: Lo sport è vita, impari a rispettare le regole, e a divertirti. C è l emozione di metterti in gioco. L amore per lo sport mi ha reso in grado di affrontare la competizione e la medaglia è la guarigione, è la vita. Abbiamo vissuto gli interventi dei ragazzi come un dono, come un gesto di generosità ed altruismo: la loro capacità di parlare senza riserve e con ferma lucidità del loro percorso di cura ha reso la nostra esperienza del convegno trasformativa e carica di emozioni. Sovente con gli adolescenti viviamo, da professioniste, la difficoltà di creare dei ponti per poterli raggiungere e poter creare degli spazi di pensiero all interno di un percorso di cura fatto di continue azioni e di oggettività. Alcuni ragazzi accettano di essere accompagnati fin dal momento della diagnosi, altri chiedono il nostro intervento nel momento in cui le cure sono terminate perché come dicono durante i colloqui: Prima non pensavo di avere bisogno di aiuto andavo dritto per il mio percorso come se fossi su un treno ad alta velocità. Gli interventi del convegno ci hanno dato, ancora una volta, il messaggio che solo un intervento flessibile ma allo stesso tempo resistente e costante può consentire l incontro al di là della porta. 22

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24 Per i più piccini In una casa di campagna, vivevano diversi animali, che convivevano in armonia fra di loro. C era un mulo, un gregge di pecore, conigli, tacchini, maiali e un portentoso gallo, con coloratissime piume, circondato da tante galline. Tra queste galline vi era Violetta, una gallina chioccia, cioè mamma di otto pulcini. Violetta era una mamma attenta ai suoi piccoli, insegnava loro a beccare fra l erba e a saper riconoscere i pericoli. Infatti, nei dintorni della grande fattoria, vi era un fitto bosco, in cui viveva la volpe Grigia ghiotta di galline e di pulcini. Nella sua vita, mamma Violetta non si era mai avventurata nel pericoloso bosco e aveva ripetutamente spiegato ai suoi piccoli pulcini sul pericolo della temibile volpe Grigia. Tuttavia, nella nidiata dei pulcini, tutti di colore giallo paglierino, vi era Celeste, un piccolo galletto, con tre piume di colore celeste: il colore del cielo. Celeste fu un eccezione. Ebbe codesto nome da mamma Violetta, poiché quando uscì dal guscio dell uovo, sul suo piumaggio c erano anche tre piume di colore celeste. Egli si distingueva fra i suoi fratelli non solo per le tre diverse piume, bensì anche per la sua grande curiosità. Celeste aveva l indole di un coraggioso esploratore: voleva conoscere altri luoghi. Tuttavia, fu proprio in una giornata come tante, che Celeste si defilò fra l erba alta, fino ad entrare nel temuto bosco. Quel giorno, il sole era alto e scaldava con i suoi raggi i campi nei dintorni della fattoria e Violetta era lì, che gironzola con i suoi piccoli. La grande chioccia era goduta e aveva allargato beatamente le ali al tepore dell aria, infilando il becco, in basso, fra le piume per grattarsi, e questo le impedì di vedere la fuga del suo piccolo Celeste. Egli difatti, spinto dalla sua curiosità, si era inoltrato nel bosco e già esplorava la fitta vegetazione. Sentiva tanti e sconosciuti rumori che a volte lo facevano sobbalzare, ma la sua indole lo spingeva a proseguire. Alzava la testolina per guardare gli altissimi tronchi degli alberi, beccava fra l erba come nei campi della sua fattoria e saltellava gioioso per le sue nuove scoperte. Poi, quando sentiva cinguettare gli altri uccelli, rispondeva: Cip cip! Cip cip! Celeste gioiva della sua libertà. Al contrario, nella fattoria mamma Violetta era preoccupata e lo stava cercando. Richiamava il piccolo con il suo tipico verso: Coccodè! Coccodè! Coccodè! Però, ormai Celeste era lontano e non sentiva mamma Violetta. Tuttavia, mentre piroettava, il piccolo avvertì il 24

25 vuoto sotto le zampette e cadde in una trappola. Il pulcino si era scorticato le zampette e non riusciva più a risalire. Invocava aiuto: Ciiip ciiip! Ciiip ciiip! Quando, finalmente, sentì arrivare qualcuno. Era Rubino, un cinghiale chiamato così, per il suo muso color rosso. Rubino aveva un pelo scuro e pungente. Era amico di quasi tutti gli abitanti del bosco e aveva il compito di aiutare le creature in difficoltà. Infatti, Rubino stese, velocemente, un bastone di legno e invitò Celeste a salirci e a sgambettare fino al bordo del profondo fosso. Il pulcino, quando venne su, era pieno di fango, ma venne ripulito dallo strusciare del muso umido di Rubino. I due, dopo, si sedettero e condivisero anche una buona cena in allegria, poiché, entrambi, erano curiosi di conoscersi. Poi, Rubino raccomandò Celeste di prestare attenzione agli incontri con le creature del bosco e aggiunse: Comunque se hai bisogno di aiuto, chiamami. Io vengo. Dopodiché, Rubino alzò il codino, lo fece girare su se stesso e si congedò da Celeste. A questo punto è necessario sapere che Rubino, oltre alla bontà, aveva anche dei poteri magici. Uno di questi era quello di far dissolvere il prepotente che non rispettava le piccole creature. Il suo compito era appunto quello di osservare che nessuno approfittasse della debolezza dell altro. Tuttavia, gli abitanti del bosco, erano quasi tutti consapevoli della presenza dei prepotenti. Sapevano che erano sempre in agguato e che avrebbero cercato in tutti i modi di divorare uno di loro, forse proprio il più debole. Comunque, la loro la vita nel bosco si svolgeva in modo sempre uguale: sveglia al mattino, ricerca del cibo e dell acqua e alla sera riposo nei propri giacigli. Le creature notturne facevano lo stesso, solo che iniziavano alla sera e andavano a riposare alle prime luci dell alba. Ormai la notte aveva ricoperto tutto il bosco, tanto da non distinguere un filo d erba, e Celeste rimasto solo si appollaiò sotto un grande masso. Al mattino seguente, si svegliò e mentre pettinava le sue piume, passò di lì la volpe Grigia. Il pulcino salutò Grigia con il suo delizioso: Cip cip! Cip cip! E anche Grigia rispose al saluto, ma pregustava già con gli occhi, di divorare il piccolo Celeste. Infatti, appena questi si distrasse, Grigia si avvicinò per farne un sol boccone. Ma il caso volle che Rubino passasse di lì e, prontamente, dai suoi occhi sparò una specie di raggio laser che bloccò all istante Grigia. Celeste si salvò. Poi, ancora spaventato, ricordò i suoi fratelli e la mamma Violetta e, così, volle tornare a casa. Rubino lo accompagnò fino al limitar del bosco. I due amici si salutarono con la promessa di rincontrarsi un giorno. Celeste, quando arrivò a casa, venne accolto con grande affetto dalla mamma Violetta e dai suoi fratelli, mentre gli altri abitanti della fattoria organizzarono un balletto in suo onore. 25

26 Eventi in città Una finestra aperta su Torino, guardiamo cosa c'è LA SANTA SINDONE L ostensione della Santa Sindone è dal 19 aprile al 24 giugno in Duomo, la Cattedrale di San Giovanni Battista, in piazza San Giovanni. Il periodo previsto è quindi di 67 giorni. Nella Cattedrale sono state allestite delle passerelle su cui possono transitare i pellegrini di fronte al Sacro Lino, ospitato da una teca. La visita è possibile tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30, con prenotazione obbligatoria. Papa Francesco arriverà a Torino per il 21 giugno, data in cui celebrerà la Santa Messa in Piazza Vittorio. È necessario, per la Messa, procurarsi il pass entro il 15 maggio Prenotazione e visite gratuite. Per informazioni: info@sindone.org. Call center 011/ dal lunedì al venerdì ; sabato BEATO ANGELICO Per la prima volta è a Torino lo splendido dipinto del Beato Angelico, Compianto sul Cristo morto. In occasione dell ostensione della Sindone e delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, la tavola verrà esposta dal 16 aprile al 30 giugno 2015 nel suggestivo spazio del Museo Diocesano di Torino. L allestimento è realizzato dagli architetti Chiara e Maurizio Momo. Per la straordinaria esposizione del Compianto, il Museo Diocesano di Torino sarà aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle ore Per tutta la durata dell esposizione (dal 16 aprile al 30 giugno) il costo del biglietto è di 4 euro e sarà prenotabile ed acquistabile anche on line sul sito oppure attraverso il call center al numero 011/ MODIGLIANI E LA BOHEME DI PARIGI Dal 14 marzo al 19 luglio 2015, a Torino alla GAM di via Magenta, 31 si tiene la Mostra intitolata Modigliani e la Boheme a Parigi. Intorno alla figura di Modigliani si raccolsero gli artisti dell École de Paris del primo dopoguerra. 90 opere raccontano questa straordinaria esperienza artistica. Orari: lunedì chiuso; da martedì a domenica Informazioni: 011/ MODUS VIVENDI Il Museo Nazionale dell Automobile ospita da giovedì 28 maggio a domenica 27 settembre 2015 la mostra MODUS VIVENDI. Trame di viaggi. Modus vivendi è un esposizione di veicoli diventati mitici per aver compiuto viaggi incredibili. Alcuni hanno attraversato il mondo intero e viaggiato per anni, altri hanno solcato i continenti da nord a sud, in condizioni climatiche estreme e in tempi da record. Ogni vettura racconta una storia emozionante, un viaggio alla scoperta di mondi e culture distanti e differenti: viaggi, esplorazioni, avventure attraverso il modus vivendi di ogni singolo paese, attraverso gli usi e i costumi, le mode, i colori, i cibi. Ma il modus vivendi è anche quello degli uomini e donne che, rinunciando alle comodità in nome della curiosità, questi viaggi li hanno affrontati talvolta accompagnati solo da una macchina fotografica. Info: 26

27 Manifestazioni I Santi Briganti recitano per noi I Santi briganti certo un nome bizzarro per una compagnia teatrale! Eppure in quel nome c'è tutta la loro realtà! Sono dei Briganti perché ti fanno innamorare del teatro e di quello che stanno rappresentando. Ti acchiappano e non ti mollano più fino alla fine dello spettacolo. Non un momento di distrazione, non un attimo di noia: catturati dalla vicenda narrata, gli spettatori sembrano salire sul palcoscenico per partecipare ancora di più alla storia. Ma sono anche Santi!!! Santi perché hanno pazienza, sono delicati, sono disponibili e ci hanno riservato un intera serata il 25 marzo al teatro Astra di Torino. Lo spettacolo si intitola Ahi Ahia, pirati in corsia. Per realizzarlo sono venuti a trovarci e in punta di piedi, chiedendo il permesso e scusandosi per un eventuale disturbo, hanno parlato e interrogato, ma soprattutto ascoltato, i volontari, i bambini e i ragazzi malati, i genitori, i medici e gli infermieri. Sono venuti in Casa UGI e in ospedale, hanno chiesto, hanno cercato di comprendere stati d animo e difficoltà, tristezze e soddisfazioni, momenti di débacle e momenti di sollievo. E poi hanno studiato tutto questo materiale e infine hanno prodotto lo spettacolo. E la storia di una bambina che, in ospedale, in un serrato colloquio con un infermiere, esprime tutte le rabbie, le paure e le tristezze dei bimbi che assistiamo e poi i momenti di serenità, quelli di speranza e... lo potrete vedere al prossimo appuntamento. Sì, perché I Santi Briganti ci hanno promesso una replica in autunno e quindi non vogliamo anticiparvi nulla. Che dire di più se non un GRAZIE che viene proprio dal cuore! Il tradizionale concerto UGI al conservatorio Il 6 marzo al conservatorio Giuseppe Verdi alle ore si sono aperte le porte alla quarta edizione del concerto UGI per la ricerca. La musica che aiuta il titolo di quest anno. Le musiche sono state appositamente scelte per noi dal direttore artistico e docente di pianoforte del conservatorio Claudio Voghera. Un amico che con grande slancio e disponibilità ha creato un programma per la serata con i migliori allievi della scuola di musica del conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Siamo molto grati a lui e al direttore del Conservatorio, Vito Maggiolino, che ogni anno ci permettono di tener fede al nostro rendezvous. Si tratta ormai di un appuntamento tradizionale che ci dà l opportunità di unire cultura e medicina, piacevolezza e contributo alla ricerca. La dottoressa Franca Fagioli, direttore del reparto di oncoematologia pediatrica dell ospedale Regina Margherita e Franco Sarchioni presidente dell UGI, hanno presentato la serata dedicandola in modo speciale agli adolescenti. E questo l argomento più dibattuto negli ultimi tempi, i ragazzi hanno bisogno di maggiore attenzione per quanto riguarda gli spazi e le attività a loro dedicate. Non più bambini e non ancora adulti si trovano in una situazione non facile e spesso molto stretta tra i due poli. Il concerto con musiche di Mozart, Beethoven, Bach e Wieniawsky è stato molto apprezzato dal pubblico e ha regalato davvero una serata piacevole e intensa allietata inoltre, durante l intervallo, dal cioccolatiere Odilla chocolat che ha regalato a tutti gli spettatori un assaggio del suo ottimo cioccolato. Arrivederci al prossimo anno! 27

28 Manifestazioni COMEDY SHOW - TAC TUTTA UN ALTRA COMICITÀ Settimo Torinese (TO), 6 febbraio 2015 Venerdì 6 febbraio 2015 il Comedy Show, spettacolo itinerante della scuola di comicità Comedy Studio, è approdato al Teatro Garibaldi di Settimo Torinese, per la rassegna Settimo Ride. I migliori pezzi dei comici del Tac, Tutta un Altra Comicità, in una serata all insegna del buon riso: intelligente, arguto e mai volgare. Il Comedy Show è una kermesse comica fatta di personaggi, monologhi e sketch, intervallati dalla maestria dei capo comici Franco Bocchio e Stefano Gorno. Infatti a presentare la serata c erano, direttamente da Zelig Circus, gli Gnomiz. L incasso della serata è stato devoluto interamente all UGI: un motivo in più per non mancare e fare una buona azione ridendo. Grazie a tutti! 9 a EDIZIONE IL RITMO DELLA VITA Collegno (TO), 7-8 febbraio 2015 Un appuntamento all insegna del ballo e del divertimento quello organizzato ormai da molti anni dai fedeli sostenitori UGI: Aldo Ariotti, Legale Rappresentante dell ASD Borgaretto 75 di Beinasco e dalla coreografa Barbara Maburzio. Svoltosi sabato 7 e domenica 8 febbraio 2015 presso il Palacollegno in via Antica di Rivoli 21 a Collegno, il concorso coreografico Il Ritmo della Vita giunto alla 9 a edizione, ha visto l alternarsi di numerosi ballerini suddivisi nelle varie categorie: Modern Contemporaneo, Classico, Hip Hop, Videodance. I concorrenti hanno gareggiato a seconda delle fasce di età rinnovando il momento di incontro per raccogliere fondi a favore dell UGI e dimostrando grande sensibilità e affetto. Un dovuto ringraziamento lo rivolgiamo a tutti coloro che hanno contribuito, anche quest anno, all ottimo successo dell evento. Ringraziamo il Comune di Collegno e il Comune di Beinasco per aver patrocinato la manifestazione e la signora Maburzio e il signor Ariotti per la costanza con cui sostengono le iniziative UGI. 29 a EDIZIONE TROFEO LUIGI CARBONE Sestriere (TO), 21 febbraio 2015 Anche per il 2015 il Gruppo Giovani del Collegio Costruttori Edili ANCE Torino ha organizzato la gara di slalom gigante Trofeo Luigi Carbone, aperta a sciatori, snowbordisti, scuole sci e sci club. Quest anno la manifestazione si è svolta sabato 21 febbraio 2015, alle ore sulla Pista Standard di Sestriere. Gli organizzatori hanno scelto, come sempre, di devolvere i proventi della manifestazione ad un associazione benefica: quest anno il Gruppo Giovani del Collegio Costruttori Edili ha scelto l UGI. La cifra è stata consegnata al consigliere del direttivo UGI, Massimo Mondini, al termine della gara durante la premiazione svoltasi alle ore presso il Palazzetto dello Sport di Sestriere. Ringraziamo tutti gli sponsor dell evento, gli organizzatori, la famiglia Carbone e tutti i numerossissimi, grandi e piccoli, partecipanti alla gara. Grazie! 28

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