PERCORSO FORMATIVO PER RESPONSABILI E ADDETTI DEI SERVIZI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE in applicazione del D. Lgs 81/2008

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1 PERCORSO FORMATIVO PER RESPONSABILI E ADDETTI DEI SERVIZI DI PREVENZIONE E PROTEZIONE in applicazione del D. Lgs 81/2008 MODULO B3 Unità didattica B3.3.2 ILLUMINAZIONE DI CANTIERE E MICROCLIMA.

2 GRANDEZZE FOTOMETRICHE FLUSSO LUMINOSO Ø : potenza luminosa emessa da una sorgente. Si misura in lumen (lm);

3 L'efficienza luminosa: GRANDEZZE FOTOMETRICHE flusso luminoso emesso (Lumen) Eff.. = potenza elettrica assorbita (watt)

4 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Intensità luminosa: è espressa in candele (CD) (=lumen/steradiante). Esprime il flusso luminoso di una sorgente in una specifica direzione

5 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Illuminamento E: - Unità di misura: Lux [lx] L illuminamento E è dato dal rapporto tra il flusso luminoso irradiato e la superficie illuminata. L illuminamento prodotto da un flusso luminoso di 1 lm che cade in modo uniforme su una superficie di 1mq è pari a 1 lx.

6 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Illuminamento E L illuminamento prodotto da una sorgente luminosa diminuisce con il quadrato della distanza.

7 Luminanza: è espressa in candele/m 2. GRANDEZZE FOTOMETRICHE Esprime la quantità di luce che una superficie illuminata riflette verso l occhio dell osservatore (che sta guardando in quella direzione)

8 GRANDEZZE FOTOMETRICHE -rapporto di luminanza: : L2/L1 rapporto tra la luminanza L2 di un oggetto e la luminanza del suo fondo L1; esso è correlato agli effetti di abbagliamento. -fattore di contrasto: : (L2 - L1 ) / L1 ( rapporto della differenza di luminanza di un oggetto e del suo fondo e la luminanza del fondo stesso); esso risulta correlabile al grado di visibilità degli oggetti.

9 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Flusso luminoso Ø [Lumen, lm] Intensità luminosa in una direzione[candela, Cd] Illuminamento E [Lux, lx] Luminanza L [Cd/m²]

10 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Temperatura di colore (colore della luce): è espressa in gradi Kelvin (K). Indica il colore apparente della luce emessa UNI 12464

11 Temperatura di colore Luce solare GRANDEZZE FOTOMETRICHE Lampade ad incandescenza Lampada fluorescente

12 GRANDEZZE FOTOMETRICHE

13 GRANDEZZE FOTOMETRICHE Indice generale di resa cromatica (Ra) Indica la capacità di una sorgente luminosa di restituire fedelmente il colore dell oggetto o della superficie illuminata. È un numero variabile da 0 a 100.

14 GRANDEZZE FOTOMETRICHE tipi di sorgente luminosa Ra Temp. Colore (K) Efficienza (lm/w) Durata media (h) Incandescenza ad alogeni fluorescente lineare fluorescente compatta L.E.D ~

15 SENSIBILITA SPETTRALE

16 ILLUMINAZIONE l illuminazione di un ambiente di lavoro deve garantire: Buona visibilità; Confort visivo; Sicurezza.

17 ILLUMINAZIONE La prestazione visiva dipende da: La capacità visiva del soggetto; Il compito visivo; Le caratteristiche dell ambiente.

18 ILLUMINAZIONE Le caratteristiche dell ambiente: L illuminazione di un ambiente deve fornire condizioni ottimali per lo svolgimento del compito visivo richiesto, anche quando si distoglie lo sguardo dal compito o per riposo o per variazione del compito.

19 ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Le principali caratteristiche dell ambiente: 1. Distribuzione delle luminanze; 2. Illuminamento; 3. Abbagliamento; 4. Aspetti del colore;

20 Distribuzione delle luminanze: La distribuzione delle luminanze nel campo visivo influenza anche il comfort visivo; si dovrebbe evitare : - luminanze troppo elevate che potrebbero provocare abbagliamento; - contrasti di luminanza troppo elevati che causerebbero affaticamento a causa delle costanti variazioni di adattamento oculare; - luminanze troppo basse e contrasti di luminanza troppo bassi che darebbero luogo ad un ambiente di lavoro monotono e non stimolante.

21 Distribuzione delle luminanze: (Uni 12464) 3.2 zona del compito: Parte del posto di lavoro nella quale viene svolto il compito visivo. 3.3 zona immediatamente circostante: Fascia di almeno 0,5 m di larghezza intorno alla zona del compito all'interno del campo visivo.

22 L ILLUMINAZIONE NEI CANTIERI Normativa di riferimento: norma UNI (Illuminazione dei posti di lavoro posti di lavoro in esterno) - gennaio 2008

23 UNI Area, attività o lavorazioni Ē m (lx) U o GR L R a Zone di scavo, carico e rimozione 20 0, Aree di costruzione, posa di tubazioni, attività di trasporto, stoccaggio ecc.. Montaggio di elementi strutturali, posa di condutture elettriche, strutture in legno ecc 50 0, , Lavori difficoltosi quali giunzione di elementi, cablaggio lettrico ecc ,

24 L ILLUMINAZIONE NEI CANTIERI Normativa di riferimento: CEI (Guida all esecuzione degli impianti elettrici nei cantieri): distingue tre tipi di illuminazione: -impianti fissi; -impianti trasportabili; -impianti portatili.

25 IMPIANTI FISSI DI ILLUMINAZIONE non devono creare zone di ombra o risultare d intralcio; grado di protezione in ambiente normale almeno IP 44 (CEI 64-17) ; devono essere protetti contro gli urti accidentali. non siano causa di abbagliamento

26 IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE TRASPORTABILI consigliabile un grado di protezione minimo IP 55 e l utilizzo di apparecchi di illuminazione con isolamento di classe II. le lampade devono essere protette da appositi vetri. nei luoghi conduttori ristretti devono essere alimentate a bassa tensione di sicurezza. cavi di alimentazione adatti alla posa mobile, (H07RN-F F o equivalenti).

27 impugnatura di materiale isolante non igroscopico; parti in tensione, o che possono essere messe in tensione in seguito a guasti, completamente protette in modo da evitare ogni possibilità di contatto accidentale; involucro di vetro o di materiale traslucido a protezione della lampada; gabbia di protezione, fissata all impugnatura isolante; perfetto isolamento delle parti in tensione dalle parti metalliche eventualmente fissate all impugnatura. La guida CEI consiglia un grado di protezione di almeno IP 44. LAMPADE PORTATILI

28 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA In mancanza dell illuminazione ordinaria deve: consentire ai lavoratori l allontanamento dall area di lavoro in sicurezza; individuare i mezzi antincendio e le apparecchiature di sicurezza;

29 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA In mancanza dell illuminazione ordinaria deve: garantire la sicurezza delle persone coinvolte in processi di lavorazione o situazioni potenzialmente pericolose e consentire procedure di arresto sicure; deve essere attivata anche in caso di guasto localizzato, come ad esempio in caso di guasto del circuito finale.

30 ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA È opportuno installare degli apparecchi di illuminazione di emergenza nelle seguenti aree: - vie di esodo che conducono a luoghi sicuri o all aperto; - aree a rischio di caduta dall alto; - i punti o locali di pronto soccorso e le aree dove sono presenti dispositivi antincendio; - locale dove è installato il quadro elettrico principale sul quale potrebbe essere necessario operare in caso di emergenza. L autonomia minima dovrà essere di 1 ora, salvo durate maggiori previste da specifiche norme di settore.

31 PERCORSO FORMATIVO DESTINATO PERCORSO A RESPONSABILI FORMATIVO E ADDETTI DESTINATO DEI SERVIZI A RESPONSABILI DI PREVENZIONE E ADDETTI E DEI SERVIZI PROTEZIONE DI PREVENZIONE E in applicazione PROTEZIONE dell art. 32 del D. Lgs in applicazione 81/2008 dell art. 32 del D. Lgs 81/2008 MODULO MODULO B Macrosettore 3 Macrosettore 3 Unità didattica B.3.2 Unità didattica B.3.2 Rischi fisici: Microclima

32 Microclima - generalità Valutazione dei rischi per la salute legati ai parametri climatici che caratterizzano l ambiente (Temperatura, Umidità, Correnti d aria ecc.)

33 Struttura dell intervento Concetti teorici generali Riferimenti normativi Valutazione del rischio Analisi dei rischi degli ambienti di lavoro Misure di Prevenzione e Protezione Misura e calcolo del Comfort termico

34 Termoregolazione 1 Il corpo umano è un sistema aperto: Produce calore (sempre) Può cedere calore all esterno Può acquisire calore dall esterno Consuma energia (zuccheri, grassi e proteine) per produrre il calore

35 Termoregolazione 2 Il corpo umano scambia calore secondo l Equazione del bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E M = Calore dai processi metabolici; W = cessione di energia meccanica; C = convezione con l aria ambiente; R = irraggiamento nei confronti dei corpi che costituiscono l ambiente; K = conduzione rispetto ai corpi solidi con cui l organismo si trova a contatto; Cres = variazione di temperatura dell aria respirata; Eres = variazione di umidità dell aria respirata; E = evaporazione a livello della cute

36 Bilancio termico

37 Bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E M = Calore prodotto dai processi metabolici; E il calore prodotto dalla combustione di zuccheri grassi e proteine. Si misura in W/m 2 o in MET ( ) E legato all attività svolta E pari o superiore a un valore minimo detto basale

38 Bilancio termico S = M - W± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E W = cessione di energia meccanica Parte di energia prodotta che viene ceduta all esterno sotto forma di energia meccanica Ha sempre valore negativo E pari a zero per lavori sedentari

39 Bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres E C = convezione con l aria ambiente Dipende dalla temperatura dell aria Può assumere valore positivo o negativo Parametro condizionato dal vestiario

40 Bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E R = irraggiamento con i corpi che costituiscono l ambiente Dipende dalla temperatura dei corpi radianti presenti Può assumere valore positivo o negativo Parametro importante per gli indici di benessere

41 Bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E K = conduzione rispetto ai corpi solidi con cui l organismo si trova a contatto Dipende dalla temperatura dei a contatto con il soggetto (pavimento, attrezzatura ecc.) Può assumere valore positivo o negativo Parametro condizionato dal vestiario (scarpe)

42 Bilancio termico S = M - W ± C ± R ± K ± Cres ± Eres - E Cres = variazione di temperatura dell aria respirata ed Eres = variazione di umidità dell aria respirata (positivi o negativi, dipendono da temperatura e umidità dell aria) E = evaporazione a livello della cute (perdita inconscia e sistematica di calore per evaporazione)

43 Ambienti moderati e non moderati Ambienti moderati: presentano condizioni microclimatiche omogenee con temperature non eccessive ed attività fisica modesta (Esempio: ambiente di ufficio) Ambienti severi: presentano condizioni microclimatiche estreme (Esempio: il forno di una pizzeria - severo caldo, la cella frigorifera - severo freddo)

44 Comfort climatico Ambiente moderato Rischio: stato di discomfort (genera disagio e diminuisce la performance lavorativa) Omotermia S=0 Indici di valutazione: PMV PPD Norma UNI EN 7730:2006

45 Stress da caldo Ambiente severo caldo: Rischio: colpo di calore Indici di valutazione: WBGT Norma UNI EN 27243:1996 (temperatura del bulbo umido e del globotermometro) PHS Norma UNI EN ISO 7933:2005 (stress da calore previsto)

46 Stress da freddo Ambiente severo freddo Rischio: ipotermia Indici di valutazione: IREQ Norma UNI ENV ISO 11079:2001 (isolamento richiesto)

47 Indicazioni normative Concetti generici di benessere e tutela della salute (art c.p.) Assenza di indicazioni precise su temperatura, umidità, ricambi d aria, finestrature ecc. Presenza di norme specifche per settori particolari (gallerie, miniere ecc.)

48 Indicazioni normative D.Lgs 81/08 All. IV : temperatura 1. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.

49 Indicazioni normative D.Lgs 81/08 All. IV : temperatura 2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti.

50 Indicazioni normative D.Lgs 81/08 All. IV : temperatura 3. La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali.

51 Indicazioni normative D.Lgs D.Lgs 81/08 All. IV : finestre 1. Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenuto conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro.

52 Indicazioni D.Lgs D.Lgs 81/08 All. IV : controllo temperatura Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperatura troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione".

53 Uso e campo di applicazione delle norme tecniche Molte sentenze indicano le norme tecniche quali riferimenti che integrano le indicazioni di legge Vasta gamma di norme UNI (italiane), ISO (internazionali), EN (europee)

54 Indici di Fanger Valutazione del comfort globale Indici di valutazione Norma ISO 7730:2006 PMV (Predicted( Mean Vote) VOTO MEDIO PREVISTO PPD (Predicted( Percentage of Dissatisfied) PERCENTUALE PREVISTA DI INSODDISFATTI

55 PMV PMV (voto medio previsto) esprime il livello di gradimento del soggetto rispetto all ambiente secondo la formula: PMV = CT (0,303e -0,036 M + 0,0275) CT = carico termico (differenza tra la potenza termica ceduta da un individuo all ambiente e quella scambiata dallo stesso in condizioni omeoterme)

56 PPD Il PPD è un parametro empirico che esprime la percentuale dei lavoratori che, nelle condizioni rilevate, si dichiarano insoddisfatti rispetto all ambiente esaminato PPD = e -(0,03353 PMV4 + 0,2179 PMV 2 )

57 PMV PPD relazione PPD (%) PMV

58 PMV PPD PMV PPD % Valutazione dell ambiente termico % Molto caldo +2 75,7 % Caldo +1 26,4 % Leggermente caldo +0,0 5 % Neutro -1 26,8 % Fresco -2 76,4 % Freddo % Molto freddo

59 Discomfort localizzato 1 Il DR (Draft Risk) esprime la percentuale di insoddisfatti da corrente d aria; Il DR viene calcolato con una relazione che prevede la misura e l elaborazione della temperatura media e della velocità dell aria nell ambiente considerato.

60 Discomfort localizzato 2 Differenza verticale di temperatura; Il PDa esprime la % di insoddisfatti in funzione della differenza tra la T dell aria al livello della testa e quella al livello delle caviglie per una persona seduta (1,1 e 0,1 m dal pavimento).

61 Discomfort localizzato 3 Temperatura del pavimento; Il PDp esprime la % di insoddisfatti in funzione della T del pavimento; Il PDp si calcola con una funzione legata alla sola T del pavimento.

62 Discomfort localizzato 4 Asimmetria della temperatura media radiante; Il PDr esprime la differenza tre le temperature piane radianti, Tpr, misurate sulle due facce opposte di uno specifico sensore; PDr ha effetti diversi nelle diverse direzioni dello spazio.

63 Ambiente Valori di soglia per vari indici Stato termico complessivo Discomfort localizzato PPD % PMV DR % PD a % PD p % PD r % A < 6-0,2 < PMV < 0,2 < 10 < 3 < 10 < 5 B < 10-0,5 < PMV < 0,5 < 20 < 5 < 10 < 5 C < 15-0,7 < PMV < 0,7 < 30 < 10 < 15 < 10

64 Misura generalità La valutazione del microclima richiede la determinazione di: Parametri oggettivi (legati all ambiente) Parametri soggettivi (legati all individuo)

65 Parametri oggettivi Grandezze fondamentali dell ambiente: Temperatura dell aria (Ta) Temperatura media radiante (Tr) Umidità relativa (U%) Velocità dell aria (Va)

66 Parametri soggettivi Grandezze legate all individuo: Dispendio energetico metabolico (M) Resistenza termica del vestiario (Iclo) Rendimento meccanico del lavoro svolto (η)

67 Descrizione centralina (foto) Apparecchiatura dotata di ingressi con memoria, alla quale vengono collegati i sensori di misura

68 Temperatura dell aria Sonda termometrica a bulbo umido a ventilazione naturale

69 Umidità relativa Sonda psicrometrica a ventilazione forzata

70 Temperatura media radiante Sonda globotermometrica in rame nero opaco

71 Velocità dell aria Sonda anemometrica a filo caldo

72 Dispendio energetico metabolico Livello Metodo Precisione Ispezione del posto di lavoro I Controllo A. Classificazione per tipo di occupazione B. Uso di tavole per differenti categorie metaboliche Informazioni approssimative con probabilità di errore molto elevata Non necessaria Informazioni sull attrezzatura tecnica e l organizzazione del lavoro II Osservazione A. Uso di prospetti per la stima dell energia metabolica a partire dalle componenti dell attività B. Uso di tavole relative a specifiche attività Elevata probabilità di errore Precisione ±20% Necessaria l analisi dei tempi III Analisi Uso della frequenza cardiaca sotto condizioni definite Media probabilità di errore Precisione + 10% Non necessaria A Misurazione del consumo di ossigeno Necessaria l analisi dei tempi IV Valutazione di esperti B Metodo dell acqua con doppia etichetta Probabilità di errore entro i limiti della precisione della misura o dell analisi dei tempi Precisione ±5% Non necessaria; devono essere valutate le attività connesse al riposo Il metodo richiede un minimo di 7 giorni C. Calorimetria diretta Non necessaria

73 Esempio Livello IA Tipo di attività Lavoro sedentario Lavoro impiegatizio W/m 2 MET* ,9-1, ,1-1,7 Portiere ,4-2,0 Stralcio del prospetto per l attribuzione del MET alle diverse mansioni lavorative. 1 Met = 50 Kcal/h m 2 = 58 W/m 2.

74 Esempio Livello IVA Misurazione del consumo di ossigeno

75 Resistenza termica del vestiario Capi di abbigliamento clo Giacca leggera 0,25 Camicia leggera a maniche lunghe 0,20 Pantaloni lunghi 0,25 Calzini 0,02 Mutande 0,03 Scarpe chiuse 0,04 Totale 0,79 Esempio di calcolo per la determinazione dell indice CLO per un impiegato in ambiente di ufficio. 1 clo= 155 m 2 C/W = 0,180 m 2 C h/kcal.

76 Rendimento meccanico E quella parte di energia metabolica trasformata in Lavoro utile Può variare dallo 0% al 25% dell attività metabolica Per i lavori sedentari, come il lavoro di ufficio, si può stimare un valore compreso tra 0% e 5%

77 Ambienti severi freddi GENERALITA TERMOREGOLAZIONE VASOSTRIZIONE PRODUZIONE CALORE AFFLUSSO DI SANGUE Primariamente agli organi interni TERMOGENESI CHIMICA PRODUZIONE CALORE Madiata dalla produzione di adrenalina ecc. AUMENTO DEL TONO MUSCOLARE (brividi, attività muscolare)

78 Fattori oggettivi FATTORI Basse Temperature Umidità relativa Vento Gelo Avversità atmosferiche (pioggia, neve )

79 FATTORI FREDDO : EFFETTI assideramento (temperatura interna sotto il minimo fisiologico); principi di congelamento delle estremità-cancrena; riduzione delle capacità fisiche e mentali; arresto cardiaco.

80 VALUTAZIONE Clima freddo Caratteristico delle ore notturne, dell inverno, del lavoro nel sottosuolo. Il rischio si eleva se vi è vento e gelo. I turni di lavoro troppo lunghi possono ridurre in modo inaccettabile la capacità adattativa.

81 VALUTAZIONE Indici di valutazione: calcolo dell isolamento del vestiario richiesto (IREQ) calcolo con vestiario utilizzato calcolo DLE (tempo di esposizione) UNI ENV ISO :2001

82 VALUTAZIONE Ambienti freddi schema di analisi

83 VALUTAZIONE Indice Calcolo dell isolamento richiesto ( metodo UNI ENV ISO 11079:2001) l equazione del bilancio energetico viene risolta per due diverse ipotesi con due valori caratteristici di IREQ, ossia : IREQ min valore capace di assicurare condizioni minime accettabili ma con presenza di una sensibile, ma tollerabile, sensazione di freddo; IREQ neutral valore capace di assicurare condizioni di neutralità termica Dal confronto di queste due quantità con l isolamento termico effettivamente garantito dall abbigliamento utilizzato.

84 Metabolismo parametri fisici VALUTAZIONE respirazione Radiazione R Convezione C Isolamento termico abiti Nucleo Attività metabolica Evaporazione E Lavoro W Conduzione K

85 Indici di valutazione: VALUTAZIONE calcolo dell isolamento termico del vestiario richiesto (IREQ) I min resistenza termica del vestiario che contiene la riduzione della temperatura cutanea a 30 C I neu valore ottimale di resistenza termica del vestiario che consente la neutralità termica resistenza termica minore di I neu ma maggiore di I min si ricorre alla DLE ( durata limite di esosizione) indice WCI (wind chill index ) e TCH (chilling temperature) WCI (kcal/h m 2 ): potenza termica perduta per unità di superficie da un solido equivalente al nucleo del corpo a 33 C TCH ( C ): temperatura che in aria calme (< 1.8 m/s) provoca lo stesso WCI

86 VALUTAZIONE Tabella tempi di esposizione al freddo e tempi di riscaldamento (da DIN ) Intervallo di freddo Temperatura dell aria Tempo massimo di esposizione ininterrotta al freddo (min) Tempo di riscaldamento raccomandato in % del tempo di esposizione al freddo Tempo di riscaldamento (min) I Da +15 a II Sotto +10 fino a III Sotto -5 fino a IV Sotto -18 fino a V Sotto Intervallo di freddo I (intervallo del fresco: tra + 15 C e +10 C) Intervallo di freddo II (intervallo di freddo leggero: tra + 10 e -5 C). intervallo di freddo III (intervallo freddo: 5 C fi no a 18 C) intervallo di freddo IV (intervallo di grande freddo: 18 C fi no a 30 C) intervallo di freddo V (intervallo di grandissimo freddo: inferiore a 30 C)

87 MISURE PREVENTIVE ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 1.I lavoratori devono essere equipaggiati adeguatamente in ragione delle condizioni climatiche. 2.Vanno rese utilizzabili e sicure le vie di circolazione nel cantiere, i veicoli circolanti all interno del cantiere devono essere adeguati al clima. 3.Le vie di circolazione e i posti di lavoro devono essere adeguatamente illuminati. 4.Coloro che lavorano sulle strade devono avere indumenti che li rendano ben visibili agli altri utenti. 5.I mezzi di sollevamento e trasporto devono essere predisposti per prevenire eventuali scivolamenti del carico per la presenza di ghiaccio o neve. 6.I locali di cantiere devono essere riscaldatigli orari di lavoro e le pause devono essere possibilmente adattati alle condizioni climatiche esterne. 7.Va predisposto un piano di sicurezza in caso di pericolo per i fenomeni climatici legati al freddo, il personale va formato sui pericoli del clima freddo.

88 Ambienti severi caldi GENERALITA TERMOREGOLAZIONE VASOMOTORIA COMPORTAMENTALE MAGGIOR AFFLUSSO DI SANGUE SUDORAZIONE (cessione di calore all ambiente esterno)

89 FATTORI Fattori oggettivi Temperature elevate (canicola) Umidità relativa Irraggiamento solare Ozono

90 FATTORI Fattori soggettivi isolamento termico del vestiario tipo di dieta tipo di attività assunzione di farmaci attività metabolica tipologia corporea eta, sesso acclimatazione

91 FATTORI CANICOLA: EFFETTI crampi da calore (perdita di sali e acqua); disidratazione; riduzione delle capacità fisiche e mentali; colpo di calore.

92 FATTORI OZONO: EFFETTI bruciore agli occhi; irritazioni della gola; irritazioni della faringe; insufficienza respiratoria; mal di testa.

93 VALUTAZIONE Quando nelle attività lavorative si prevede caldo intenso occorre innanzitutto verificare le previsioni e le condizioni meteorologiche Devono sempre essere considerate a rischio quelle giornate in cui si O 3 (µg/m 3 ) Valore massimo giornaliero prevede che la n. disp >240 Temperatura all ombra superi i 30 e/o l umidità relativa sia superiore al 70%. Previsioni Ozono (

94 Ondate di calore VALUTAZIONE Si verificano a fine primavera o all inizio dell estate. Il rischio, in questi casi è più elevato perché il fisico non ha avuto il tempo di acclimatarsi al caldo. L acclimatazione completa richiede dagli 8 ai 12 giorni e scompare dopo 8 giorni.

95 VALUTAZIONE Indici di valutazione: WBGT Norma UNI EN 27243: ISO 7243 (temperatura del bulbo umido e del globotermometro) PHS Norma UNI EN ISO 7933:2005 (stress da calore previsto)

96 VALUTAZIONE indice WET BULB GLOBE TEMPERATURE (WBGT) Permette di calcolare un valore riferito a condizioni che non provochino, in lavoratori acclimatati, un aumento della temperatura corporea al di sopra dei 38 C.

97 WET BULB GLOBE TEMPERATURE VALUTAZIONE ll WBGT tiene conto di grandezze "derivate" dalle grandezze ambientali "fondamentali" : A)temperatura del globo nero standard : - temperatura radiante - temperatura e velocità dell aria B) temperatura del bulbo umido a ventilazione: - temperatura e velocità dell aria - umidità relativa

98 WET BULB GLOBE TEMPERATURE VALUTAZIONE Equazione del WBGT: ambienti esterni WBGT = 0,7 tnw + 0,2 tg + 0,1 ta ambienti interni WBGT = 0,7 tnw + 0,3 tg

99 WET BULB GLOBE TEMPERATURE VALUTAZIONE I valori di WBGT si confrontano con i valori limite (oltre i quali l individuo può ritenersi esposto al rischio da stress calorico) I valori limite dipendono da: - Attività metabolica del soggetto - Grado di acclimatazione del soggetto

100 VALUTAZIONE PHS (Predicted Heat Strain). consente di valutare il rischio da stress calorico in modo dettagliato ed affidabile tenendo conto del ruolo importante, in ambienti severi caldi, della sudorazione. L equazione del bilancio termico diventa: Ereq = M W CRES ERES C R - dseq

101 PHS (Predicted Heat Strain). VALUTAZIONE La Valutazione dell accettabilità o inaccettabilità dell ambiente termico in esame viene effettuata confrontando i seguenti indici sintetici con i rispettivi valori limite SWreq: potenza termica dissipabile per sudorazione nell unità di Tempo wreq : frazione di pelle dalla quale può evaporare il sudore D: perdita d acqua Tre: temperatura rettale

102 PHS (Predicted Heat Strain). VALUTAZIONE

103 VALUTAZIONE Carta dell indice di calore AUSL Forlì, Dipartimento di sanità pubblica Ondate di calore ed attività lavorative in esterno

104 VALUTAZIONE Effetti negativi Questi indici sono validi per lavoro all ombra e con vento leggero. In caso di lavoro al sole l indice letto in tabella va aumentato di 15.

105 MISURE PREVENTIVE MISURE ORGANIZZATIVE ALIMENTAZIONE MISURE DI PROTEZIONE COLLETTIVA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

106 ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO MISURE PREVENTIVE 1. Evitare di lavorare nelle ore dalle 11,00 alle 15,00 (12,00 16,00 ora legale); 2. Privilegiare compiti che si svolgono in ambienti coperti; 3. Rotazione dei compiti lavorativi; 4. Alternare lavori al coperto con attività all aperto; 5. Al di sopra dei 30 C effettuare una pausa di almeno 5 15 minuti 6. Durante l orario di picco di ozono, a fine pomeriggio ( ) bisogna evitare lavori particolarmente pesanti. 7. Spostare gli orari di lavoro, sfruttando le prime ore del mattino;

107 MISURE PREVENTIVE ALIMENTAZIONE In estate assumere liquidi in quantità sufficiente. ( T > 35 C : 3-5 dl 2-3 volte al giorno) In inverno somministrare ai lavoratori razioni molto energetiche (poche fibre) evitare di bere alcolici Il caffè è una bevanda vasocostrittrice

108 MISURE DI PROTEZIONE COLLETIVA MISURE PREVENTIVE 1. In inverno: prevedere spazi coperti e riscaldati 2. In estate: prevedere spazi coperti e schermati incrementare la ventilazione

109 MISURE PREVENTIVE D.Lgs. 81/2008 allegato IV quando non conviene modificare la temperatura di tutto l ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione

110 MISURE PREVENTIVE DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE prodotti antisolari (a base di latte o gel); stick antisolari per protezione delle labbra; cappelli a tesa larga e circolare; abiti in fibre acriliche o combinate cotone/poliestere; occhiali di protezione dai raggi ultravioletti termocoperte.

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