1.3 QUALI BIOCOMBUSTIBILI
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- Brigida Calabrese
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1 1.3 QUALI BIOCOMBUSTIBILI I biocombustibili solidi I biocombustibili solidi sono caratterizzati principalmente da legno in pezzi, paglie in balle, pellets, cippato, briquettes, ecc., derivano da colture dedicate o dal recupero di residui ligno-cellulosici (agricoli, forestali, agroindustriali) e sono utilizzati: per riscaldamento domestico o di ambienti tecnologici (serre, capannoni, ecc.), ed eventuale raffrescamento per calore di processo industriale per teleriscaldamento urbano per generazione di energia elettrica, cogenerazione e rigenerazione. Esempio: BOX 1 Da 1 ettaro di S.R.F si può ottenere annualmente: kwh elettrici 10 tonnellate di pellet 300 m2 di edifici riscaldati I vari tipi di biocombustibili solidi sono definiti da precise caratteristiche merceologiche e assoggettati a specifiche normative tecniche, certificazioni nazionali ed internazionali (UNI, CEN, etc.) che li classificano come veri e propri combustibili. Per i biocombustibili solidi, anche grazie alla spinta dell UE, si prevedono macroscopici sviluppi da oggi al Infatti gli obiettivi attribuiti dall UE all Italia dall ultima Proposta di Direttiva 2008 sul contributo delle FER (17% sul totale consumo nazionale di energia primaria entro il 2020, tra solare, eolico, biomasse, idroelettrico, etc,) portano a prevedere per la sola bioenergia un contributo pari ad almeno Mtep contro le circa 5 Mtep attuali. In numeri grossolani ciò equivale alla movimentazione e all utilizzo di quantitativi annui superiori ai milioni di tonnellate di biomassa alla fonte, costituiti dalle più diverse tipologie, dalla più diversa provenienza, e destinati ai più diversi impianti di conversione energetica finale. Da questi ingenti quantitativi derivano e deriveranno i combustibili da destinare alla più appropriata conversione energetica finale, secondo precise denominazioni, certificazioni e specifiche, e tali da rispettare la legislazione in vigore in termini di autorizzazioni ed incentivi. Per un inquadramento delle biomasse vegetali da destinare alla produzione di biocombustibili solidi e alla successiva conversione energetica si possono in sintesi definire alcune categorie che includono una varietà molto ampia di specie coltivabili o di residui recuperabili: 9
2 colture ligno-cellulosiche: fra le specie annuali, sorgo da fibra, fra quelle erbacee perenni, la canna comune e miscanthus, infine fra le specie legnose perenni a turno breve di taglio (S.R.F. - Short Rotation Forestry), pioppo, eucalipto e robinia; legna: ricavabile dal patrimonio forestale in una ragionevole ipotesi di sviluppo produttivo ed ambentale del medesimo; sottoprodotti di colture erbacee: paglie dei cereali, stocchi, ecc.; sottoprodotti di colture arboree: sarmenti di vite e le potature di olivi, agrumi, alberi da frutta, mandorli e noccioli. Per le stesse colture va considerata anche la biomassa dendrometrica ottenuta a fine ciclo produttivo delle piante; sottoprodotti forestali: ramaglia residuale dell utilizzazione di fustaie e cedui; scarti agro-industriali: vinacce, sanse esauste, gusci e noccioli, imballaggi cartacei e cartone, scarti dell industria del legno, ecc.. Nella tabella seguente sono elencate alcune delle più diffuse tipologie commerciali di biocombustibili solidi: Nome del combustibile Dimensione tipica Metodo di preparazione Bricchette ǿ > 25 mm compressione in una pressa a pistone Pellet ǿ < 25 mm estrusione Agglomerati sferoidali ǿ < 50 mm centrifugazione Combustibile in polvere (polverino) < 1 macinatura Segatura 1-5 mm taglio con strumenti affilati Cippato mm taglio con strumenti affilati Scaglie varia frantumazione con strumenti non affilati Ciocchi/ tronchetti/ tondelli mm taglio con strumenti affilati 10
3 Come si vede dalla tabella (C.T.I.) i biocombustibili solidi sono commercializzati con forme e pezzature molto diverse. Pezzatura e forma sono di importanza fondamentale per la gestione dello stesso combustibile e dell impianto di conversione, come pure per le proprietà della combustione e l efficienza del processo. I biocombustibili solidi più diffusi sul mercato sono: 1) legna da ardere 2) cippato di legno 3) pellet di legno Lo sviluppo di teleriscaldamento, cogenerazione e produzione di energia elettrica, come pure la nascita dei biocarburanti di seconda generazione, dalla gassificazione di biomasse combustibili lignocellulosiche, inducono a concentrare l attenzione sulle caratteristiche merceologiche del combustibile cippato di legno. 11
4 Cippato di legno L uso di questo combustibile è recente e nasce con la tecnologia delle medie e grandi caldaie ad alimentazione automatica e ad alta efficienza per il teleriscaldamento, la cogenerazione e/o la produzione di energia elettrica. Si stima che oggi in Italia si consumino, per gli usi sopra menzionati, 5 milioni di tonnellate all anno di cippato di legno. L approvvigionamento di questo combustibile avviene attraverso le seguenti principali vie: Autoproduzione del cippato presso l impianto di conversione energetica finale (utilizzando macchine cippatrici diesel o elettriche) per la cippatura della biomassa tal quale conferita all impianto dall esterno. Acquisto diretto del cippato dal mercato locale (segherie, ditte agroforestali, etc.) Acquisto diretto del cippato dal mercato nazionale (grossisti, etc.) Acquisto diretto del cippato dal mercato internazionale (importazioni da oltre-oceano, etc.). Se il consumo nazionale attuale è intorno ai 5 milioni di tonnellate all anno, si prevede che per rispettare la Proposta di Direttiva EU 2008 sarà necessario dover toccare, nel 2020, valori di consumo annuale di cippato intorno ai 15 / 20 milioni di tonnellate lasciando fermo l incremento dei consumi di legna da ardere, ma considerando anche il forte incremento che avrà per gli usi domestici il mercato del pellet. Questo comporterà un ricorso al mercato del cippato non locale e all importazione, con la conseguente necessità di proteggere il consumatore finale e l ambiente con una serie di normative e certificazioni di qualità, di origine e di tracciabilità della filiera. Il mercato del cippato già oggi presenta due aspetti fortemente critici: Il prezzo del mercato del cippato è determinato da un regime di oligopolio da parte dei grandi operatori, caratterizzato dalla presenza di altri concorrenti quali le industrie del pannello di legno e della carta che hanno un più alto margine di contribuzione unitario nel rapporto prezzo di vendita del prodotto finale/costo del cippato, e possono quindi permettersi di pagare prezzi più alti rispetto a quelli ammissibili per gli usi bioenergetici. L incertezza della tracciabilità della filiera nel caso di ricorso al mercato del cippato, alla luce della nuova legislazione sui Certificati Verdi. L approvvigionamento locale e/o l autoproduzione di cippato presso l impianto di conversione energetica finale dovrebbero essere fortemente incoraggiati e incentivati in quanto: permettono l indipendenza dell approvvigionamento dagli operatori commerciali nazionali e/o internazionali. garantiscono significative economie, legate all acquisto della materia prima alla fonte, evitando gli onerosi passaggi che gravano sul prezzo quando la filiera è lunga. ottimizzano il bilancio energetico ed ambientale, che richiede applicazioni basate sulla massima efficienza di filiera, a partire dalle fasi di coltivazione, raccolta e trasporto della biomassa per finire alle fasi di uso finale (rendimento degli impianti, gestione delle utenze). incrementano l occupazione locale. 12
5 1.3.2 I biocombustibili liquidi Per un inquadramento delle biomasse vegetali da destinare alla produzione di biocombustibili liquidi e alla successiva conversione energetica, si possono in sintesi definire alcune categorie che includono una varietà molto ampia di specie coltivabili o di residui recuperabili. colture oleaginose attualmente quelle più utilizzate sono il colza, il girasole, nonché la soia; in prospettiva potrebbero svilupparsi ricino, cartamo, brassicacee varie, ecc. colture zuccherine - barbabietola, sorgo zuccherino, topinambur; colture amidacee - cereali, mais e patate; I biocombustibili che ne derivano sono oli vegetali, biodiesel, bioetanolo, ecc.e prodotti da colture dedicate (oleaginose, amidacee, zuccherine) e vengono impiegati: Esempio: per generazione elettrica localizzata in motori per autotrazione anche in miscela con combustibili tradizionali BOX 2 Da 1 ettaro di colture oleaginose si può ottenere annualmente: 0,7 1,2 tonnellate di olio 0,6-1 tonnellata di biodiesel (pari a litri di gasolio) kwh elettrici BOX 3 Da 1 ettaro di colture zuccherine/amidacee si può ottenere annualmente: 5 6 m3 di bioetanolo (pari a litri di benzina) kwh elettrici 13
6 OLIO VEGETALE PURO NEGLI INCENTIVI ENERGETICI PER L AZIENDA AGROFORESTALE L olio vegetale puro è olio prodotto da piante oleaginose mediante pressione, estrazione o processi analoghi, greggio o raffinato ma chimicamente non modificato, qualora compatibile con il tipo di motore usato e con i corrispondenti requisiti in materia di emissioni (Dlgs 128/2005) L olio vegetale utilizzato da un azienda agricola è esentato dall imposta sulla fabbricazione e consumo di carburanti (accisa) Olio vegetale impiegato nella produzione, diretta o indiretta, dell energia elettrica è esente da accisa (ma è soggetto a deposito fiscale) Olio vegetale esente da accisa ma soggetto a deposito fiscale. Olio vegetale esente da accisa ma soggetto a deposito fiscale. Olio vegetale prodotto da imprenditori agricoli e impiegato nelle macchine agricole aziendali non è soggetto a deposito fiscale (relativo alla produzione, trasformazione e cessione dei prodotti soggetti ad accisa -carburanti) Se per autoconsumo ed entro un importo annuo fino a 1 milione di euro (Legge 296/2006 art.1 comma 380) In impianti che hanno obbligo di denuncia fiscale ai fini dell imposta di fabbricazione e consumo sull energia elettrica (Dlgs 26/2007) Coltivazioni sotto serra, per il 2007 (Dlgs 26/2007) Impiego in motori per lavori agricoli, orticoli, allevamento, silvicoltura, piscicoltura, florovivaistica. Assegnazione dell olio con le stesse modalità di quelle per il gasolio agricolo. (Dlgs 26/2007) Autoconsumo fino ad un quantitativo annuo di 5 Tonnellate (Legge 222/2007 art. 26 comma 4bis) Prime note sui Certificati Verdi (C.V.) incentivo per la produzione di energia elettrica prodotta da impianti alimentati con energie rinnovabili (Dlgs 79/1999) I produttori ed importatori di energia elettrica hanno l obbligo di immettere in rete una percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili; dal 2006 è il 3,05% del totale, mentre dal 2008 al 2011 ci sarà un incremento annuo dello 0,75%. Gli IAFR (impianti alimentati da fonti rinnovabili) riconosciuti dal GSE prima del 2008, hanno associato un certificato verde per ogni MWh/anno prodotto, per 12 anni. Gli impianti costruiti dal 1/1/2008 avranno certificati vigenti per 15 anni (legge 244/2007, art. 2 commi ). A partire dal 2008 i C.V. emessi dal GSE sono posti sul mercato ad un prezzo, riferito al MWh elettrico, dato dalla differenza tra 180 /MWh (primo valore riferimento) ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell energia elettrica registrato nell anno precedente, moltiplicato per 1,8 nel caso di biomasse agroforestali (art. 2 comma 148 legge 244/2007). E da notare che nel caso di incremento del prezzo di cessione dell energia elettrica a causa di aumento dell energia fossile impiegata, calerebbe il valore dato dalla differenza di cui sopra e quindi il valore del C.V., anche se è possibile aumentare ogni tre anni il valore di riferimento con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico. 14
7 CENNI NORMATIVI: Motori alimentati da olio vegetale ottengono certificati verdi Impianti a biomasse/biogas che producono energia elettrica hanno certificati verdi agricoli Produzione e cessione di energia elettrica e calore attraverso fonti agroforestali e fotovoltaiche effettuate da produttori agricoli è attività connessa (reddito agrario). Produzione e cessione di carburanti vegetali e prodotti chimici danno reddito agricolo I locali dove sono posizionati gli impianti di produzione energetica nell azienda agricola (locali per attività connesse) sono edifici rurali e non pagano l ICI Adempimenti burocratici fiscali Impianti produttori di energia elettrica fuoricampo applicazione imposta di consumo sull energia elettrica; esenzione da ogni adempimento burocratico (comunicazioni, dichiarazioni, autorizzazione, licenza d esercizio, ecc.) Per produrre energia elettrica: Valore del C.V. 137,49 /MWh + valore dell energia elettrica venduta con tariffa tra 64 e 96,95 /MWh (a seconda della quantità di energia venduta nell anno) Se l energia è ottenuta in intese di filiera, contratti quadro (definiti in Dlgs 102/2005 art. 9 e 10) filiere corte. Le filiere corte sono quelle che utilizzano biomasse ottenuta in un raggio di 70 Km dall impianto produttore di energia elettrica. Impianti > 1MW ottengono i certificati verdi per 15 anni, coefficiente di moltiplicazione dell energia elettrica prodotta di 1,8 Impianti < 1MW ottengono i certificati verdi per 15 anni, coefficiente di moltiplicazione dell energia elettrica prodotta di 1,8 una tariffa omnicomprensiva (incentivo + energia elettrica prodotta) pari a 300 euro/mwh elettrico prodotto. Gli impianti non possono beneficiare di altri incentivi pubblici (Legge 244/2007 art.2 commi ) Legge 266/2005 art.1 comma 423 Prodotti provenienti prevalentemente dal fondo agricolo del produttore (almeno il 51%). Legge 266/2005 art.1 comma 423 DPR 917/1986 art. 32 e 42 < 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas). Dgls 504/1995 art. 52 lett. a) 15
8 Impianti produttori di energia elettrica fuoricampo applicazione imposta di consumo sull energia elettrica; ma soggetti ad ogni adempimento burocratico (dichiarazioni, autorizzazione, licenza d esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.) Impianti produttori di energia elettrica fuoricampo applicazione imposta di consumo sull energia elettrica; ma soggetti ad ogni adempimento burocratico (Comunicazione di inizio attività, dichiarazioni, autorizzazione, licenza d esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.) Impianti produttori di energia elettrica fuoricampo applicazione imposta di consumo sull energia elettrica; e non soggetti ad ogni adempimento burocratico (dichiarazioni, autorizzazione, licenza d esercizio, conferenza servizi agenzia dogane, ecc.) Impresa agricola che coltiva la materia prima agricola destinata alla produzione energetica entro un processo di filiera Impresa agricola che coltiva la materia prima agroenergetica destinata alla produzione energetica per le necessità aziendali Impresa agricola che coltiva la materia prima agroenergetica e partecipa in forma singola o associata alla parziale o totale trasformazione in prodotto energetico che vende a terzi > 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas), se ad uso Proprio dell azienda o misto. Dgls 504/1995 art. 53 comma 3, lett. b) > 20KW alimentati da rinnovabili (no biogas), se ad uso di vendita energia elettrica. Dgls 504/1995 art. 53 bis Qualsiasi potenza a biogas. Dgls 504/1995 art. 52 lett.c) Costruzione di filiere per la produzione di biocarburanti, con appositi accordi per stabilire prezzi, collocazione e ripartizione degli utili. Costruzione di raggruppamenti locali per la produzione di energia elettrica e calore con microimpianti, accoppiati con generatori di energia elettrica, alimentati da biomasse agricole per forniture a brevi distanze Costruzione di Energy farms, aziende agricole altamente innovative nel risparmio energetico e nell utilizzazione delle risorse aziendali e fonti rinnovabili 16
9 1.3.3 I biocombustibili gassosi I biocombustibili gassosi sono costituiti dal biogas derivante dalla digestione anaerobica di reflui (zootecnici, urbani) e/o colture dedicate (mais) e/o di sottoprodotti (agricoli, agroindustriali) e usato: per generazione di energia termica o elettrica Esempio: BOX 4 Da 1 ettaro di mais si può ottenere annualmente biogas per: kwh elettrici m2 di edifici riscaldati 17
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