PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE
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- Agnella Cappelli
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1 Riccardo Mariotti PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE PROCEDURE PER LA PRESENTAZIONE DI PROGETTI E DOCUMENTI RELATIVI AD EDIFICI NUOVI ED ESISTENTI IN CEMENTO ARMATO E MURATURA Progetto e verifi ca sezioni in c.a. Materiali e durabilità delle opere Dimensionamento del copriferro Particolari costruttivi Edifi ci in muratura Recupero di edifi ci in c.a. e muratura SECONDA EDIZIONE SOFTWARE INCLUSO MODULISTICA PER LA PRESENTAZIONE DELLE PRATICHE AGLI UFFICI DEL GENIO CIVILE
2 III INDICE PREFAZIONE... p MATERIALI Calcestruzzo Calcestruzzo indurito Resistenze caratteristiche a compressione di calcolo Fattori che influenzano la resistenza del calcestruzzo Acciaio Controllo di accettazione calcestruzzo (cap e 11.3 del D.M ) Controllo accettazione acciaio Materiali edifici in muratura Malte per murature Elementi resistenti in muratura Meccaniche delle murature Resistenza a compressione Resistenze di progetto Prove di accettazione per edifici in muratura Controlli di accettazione Prove di accettazione sulle malte secondo la bozza delle nuove N.T.C ELEMENTI STRUTTURALI IN CEMENTO ARMATO E COSTRUZIONI DI MURATURA Le travi Pilastri Nodi trave pilastro Pareti in cemento armato Tamponamenti e strutture secondarie Elementi secondari Verifica tamponamenti Effetti dei tamponamenti sul comportamento strutturale Armature travi di accoppiamento Le scale Scala con trave a ginocchio e gradini a sbalzo... 59
3 IV ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Scala a soletta rampante... p Solai Solai a nervature parallele Verifica di deformabilità Solai a nervature incrociate Verifica per carichi concentrati Verifica carichi orizzontali distribuiti sui parapetti dei terrazzi Le fondazioni Modello geotecnico Carico di rottura del terreno Criteri generali di progetto Le onde sismiche Fenomeni di liquefazione Amplificazione locale del suolo Fondazioni superficiali Fondazioni a plinto Verifica al punzonamento di lastre soggette a carichi concentrati Collegamenti orizzontali tra fondazioni Fondazioni a trave rovescia Platee Cedimenti Cedimenti assoluti e differenziali ammissibili Cenni alle fondazioni indirette su pali Ripartizione del carico in una palificata Sintesi normativa fondazioni su pali punto del D.M Costruzioni di muratura Cordoli in cemento armato Spessore dei muri e snellezza Analisi strutturale Resistenza a compressione Resistenze di progetto Verifiche agli stati limite ultimi Verifiche agli stati limite di esercizio Metodi di analisi DURABILITÀ DELLE OPERE E SCELTA DEL COPRIFERRO MINIMO Classi di esposizione del calcestruzzo Classi di consistenza del calcestruzzo DISTANZA TRA COSTRUZIONI CONTIGUE
4 INDICE V 5. TIPOLOGIE STRUTTURALI E RISOLUZIONE DELLO SCHEMA STATICO... p Carichi verticali e masse Pesi propri dei materiali strutturali Carichi permanenti non strutturali (G 2 ) Elementi divisori interni (tramezzi) Carichi variabili Carico neve Azione del vento Combinazione delle azioni Baricentro delle masse e delle rigidezze Il fattore di struttura Strutture a telaio Strutture a pareti Strutture miste telaio-pareti Strutture deformabili torsionalmente Strutture a pendolo inverso Criteri di progetto Regolarità delle strutture Dimensionamento e verifica degli elementi strutturali Cenni ai metodi di analisi Altezza massima dei nuovi edifici EDIFICI SEMPLICI IN MURATURA: VERIFICA SISMICA PER COSTRUZIONI IN ZONA Analisi statica lineare secondo il D.M Edifici semplici in muratura in zona sismica PROCEDURE DI PRESENTAZIONE PRATICHE GENIO CIVILE E DOCUMENTAZIONE TECNICA DI PROGETTO Documentazione Varianti sostanziali e non sostanziali al progetto Opere di trascurabile importanza Sistema informativo Genio Civile Trasmissione telematica delle pratiche ANALISI E VERIFICHE CON L AUSILIO DI CODICI DI CALCOLO Relazione di accettabilità dei risultati Esempio di calcolo La trave continua (equazioni dei tre momenti) COLLAUDO STATICO IN CORSO D OPERA Il collaudo statico Controllo della resistenza del calcestruzzo in opera
5 VI ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Controlli distruttivi... p Prove di carico Le prove con carichi distribuiti Le prove con carichi concentrati Le prove di carico sui pali di fondazione COSTRUZIONI ESISTENTI IN MURATURA E CEMENTO ARMATO Criteri generali di progettazione Valutazione della sicurezza Classificazione degli interventi Intervento di adeguamento Intervento di miglioramento Riparazione o intervento locale Caratterizzazione meccanica dei materiali Livelli di conoscenza e fattori di confidenza I livelli di conoscenza per costruzioni in cemento armato o acciaio (C8A.1.B.3) I livelli di conoscenza per le costruzioni in muratura portante (C8A.1.A.4) Costruzioni in cemento armato Stato limite di collasso Stato limite di salvaguardia della vita Stato limite di esercizio Sintesi dei criteri di analisi e di verifica della sicurezza Criteri e tipi di intervento Progetto dell intervento Cenni alle tecniche di consolidamento Applicazione di lamine in acciaio con la tecnica del beton plaquè (rif. C8A.7.2 del D.M ) Rinforzo con fibre a matrice polimerica (FRP) (rif. C8A.7.3 del D.M ) Incamiciatura con nuove armature (rif. C8A.7.1 del D.M ) Interventi locali e di miglioramento in edifici in cemento armato Costruzioni esistenti in muratura portante Il rilievo geometrico e tipologico Diagnostica dello Stato Attuale Indagini non distruttive su murature esistenti Endoscopia Termografia Martinetti piatti
6 INDICE VII Prove soniche / ultrasoniche... p Indagini sclerometriche Prove di pull-out Indagini con pacometro Valori tabellari di normativa Interventi sulle murature in elevazione Interventi di tipo locale o di riparazione Apertura vani in pareti esistenti e calcolo cerchiature Interventi migliorativi soggetti a sole verifiche semplificate Altri interventi di modesta entità che si possono essere considerati come locali Interventi di sopraelevazione di edifici esistenti Meccanismi locali di collasso per le murature Consolidamento delle fondazioni Tecniche di consolidamento di archi e volte in muratura La curva delle pressioni Metodo di Mèry APPENDICE ESTRATTO ABACO MURATURE REGIONE TOSCANA DIREZIONE REGIONALE DELLE POLITICHE TERRITORIALI E AMBIENTALI SETTORE SERVIZIO SISMICO REGIONALE INSTALLAZIONE DEL SOFTWARE INCLUSO Note sul software incluso Requisiti hardware e software Installazione ed attivazione del software ELENCO DEI MODELLI PRESENTI NEL SOFTWARE BIBLIOGRAFIA
7 1 PREFAZIONE Questa pubblicazione rappresenta la continuazione e l approfondimento dei precedenti testi Edifici antisismici in cemento armato e Zone sismiche Progetti e pratiche per il Genio Civile. Nel testo si fa riferimento ad alcuni elementi tipici degli edifici in cemento armato e muratura secondo il metodo agli stati limite, in osservanza delle Norme Tecniche di cui al D.M. 14 gennaio 2008 e della Circolare n. 617 del 2 febbraio Particolare attenzione è stata dedicata agli edifici nuovi ed esistenti in muratura ordinaria con particolare riferimento al recupero edilizio. Il volume analizza gli aspetti pratici e teorici della progettazione di edifici in c.a. e muratura nuovi ed esistenti: materiali da utilizzare con riferimento alla durabilità delle opere e scelta del copriferro; controlli di accettazione in cantiere dei materiali per opere in c.a. e in muratura; travi: analisi tecnologica e statica di travi a spessore e travi ricalate o emergenti pilastri: analisi tecnologica e statica; pareti in cemento armato; scale: alcune tipologie ed elementi tecnologici, scale con travi a ginocchio e gradini a sbalzo, scale a soletta rampante; solai: a soletta piena; prefabbricati; gettati in opera; con travetti in cemento armato o laterocemento con blocchi di alleggerimento (pignatte) gettati in opera o parzialmente prefabbricati; solai a nervature incrociate fondazioni: aspetto geotecnico-meccanico dei terreni; aspetto tecnico-statico; cedimenti assoluti e differenziali; principali fondazioni dirette, travi rovesce, plinti, platee; cenni sulle fondazioni su pali; elementi secondari quali: tamponamenti, verifiche locali nei solai; murature nuove ed esistenti; verifica sismica semplificata per edifici in muratura e per costruzioni in zona 4; giunti sismici e distanza tra costruzioni contigue; tipologie delle strutture in cemento armato e muratura con indicazione circa la soluzione dello schema statico e di schemi semplificati come le travi continue; analisi dei carichi statici e dinamici; fattore di struttura e spettro di progetto; interventi locali, di miglioramento o adeguamento sismico su costruzioni esistenti in cemento armato e muratura; costruzioni esistenti in muratura, meccanismi locali di collasso, archi e volte. Il testo analizza anche le procedure per la presentazione delle pratiche agli Uffici del Genio Civile con l indicazione della documentazione necessaria di progetto anche per via telematica. Un capitolo è dedicato anche al collaudo statico in corso d opera e alle procedure di indagine sui materiali.
8 2 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE In appendice è riportato un prontuario con l indicazione delle principali formule da utilizzare nel progetto e verifica secondo il metodo agli Stati Limite Ultimi e di esercizio ed un abaco delle murature esistenti. Cascina (PI), novembre 2015 Ing. Riccardo Mariotti
9 3 CAPITOLO 1 MATERIALI t 1.1. Calcestruzzo Il calcestruzzo si distingue in due categorie: calcestruzzo a composizione garantita e calcestruzzo a prestazione garantita. Il calcestruzzo a prestazione garantita può essere specificato dal progettista come una miscela progettata con riferimento alle proprietà meccaniche richieste al calcestruzzo. Il calcestruzzo a composizione richiesta o garantita può essere specificato, su richiesta della Stazione Appaltante come miscela prescritta prescrivendo la composizione in base ai risultati di prove preliminari effettuate secondo la procedura di seguito definita, o in base all esperienza a lungo termine acquisita su calcestruzzo simile. Per il calcestruzzo a «miscela progettata» il progettista ha la responsabilità di specificare le prestazioni richieste ed ulteriori caratteristiche e per il quale il produttore è responsabile della fornitura di una miscela conforme alle prestazioni richieste ed alle ulteriori caratteristiche. Per miscela a composizione richiesta si intende un calcestruzzo del quale il progettista specifica la composizione della miscela ed i materiali da utilizzare. Il produttore è responsabile della fornitura della miscela specificata così come richiesta, ma non risponde delle prestazioni effettive della stessa. Nel caso di calcestruzzo a composizione richiesta, occorre presentare una documentazione delle prove preliminari effettuate, volte a garantire che la composizione richiesta sia adeguata per soddisfare tutti i requisiti riguardanti le prestazioni del calcestruzzo nella fase fresca ed indurita, tenendo conto dei materiali componenti da utilizzare e delle particolari condizioni del cantiere. I dati fondamentali per i calcestruzzi a prestazione garantita, da indicarsi in tutti i casi, comprendono: a) classe di resistenza; b) massima dimensione nominale degli aggregati; c) prescrizioni sulla composizione del calcestruzzo a seconda della sua destinazione d uso (per esempio: classe di esposizione ambientale; calcestruzzo semplice o armato, normale o precompresso); d) classe di consistenza. Se del caso, dovranno essere determinate le seguenti caratteristiche, secondo le linee guida sul calcestruzzo strutturale del Consiglio Superiore sui Lavori Pubblici: 1) caratteristiche del calcestruzzo indurito: resistenza alla penetrazione dell acqua ai fini della permeabilità; resistenza ai cicli di gelo e disgelo; resistenza all azione combinata del gelo e di agenti disgelanti; resistenza agli attacchi chimici; requisiti tecnici aggiuntivi.
10 4 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE 2) caratteristiche della miscela: tipo di cemento; classe di consistenza; contenuto d aria; sviluppo di calore durante l idratazione; requisiti speciali riguardanti gli aggregati; requisiti speciali concernenti la resistenza alla reazione alcali silice; requisiti speciali riguardo alla temperatura del calcestruzzo fresco; requisiti tecnici aggiuntivi. Nel caso di calcestruzzo preconfezionato, vanno considerate anche condizioni supplementari relative al trasporto ed alle procedure di cantiere quali tempo e frequenza delle consegne, trasferimento per pompaggio ecc Calcestruzzo indurito La resistenza a compressione del calcestruzzo viene espressa in termini di resistenza caratteristica, definita come quel valore al di sotto del quale viene a trovarsi dal punto di vista probabilistico il 5% dell insieme di tutti i possibili valori di resistenza misurati sul calcestruzzo in esame. Classi di resistenza a compressione Il calcestruzzo è classificato in base alla resistenza a compressione, espressa come resistenza caratteristica R ck oppure f ck. La resistenza caratteristica R ck viene determinata sulla base dei valori ottenuti da prove a compressione a 28 giorni su cubi di 150 mm di lato; la resistenza caratteristica f ck, viene determinata sulla base dei valori ottenuti da prove a compressione a 28 giorni su cilindri di 150 mm di diametro e 300 mm di altezza; i valori, espressi in N/mm 2, risultano compresi in uno dei seguenti campi: calcestruzzo non strutturale: C8/10 C12/15; calcestruzzo ordinario: C16/20 C45/55; calcestruzzo ad alte prestazioni: C50/60 C60/75; calcestruzzo ad alta resistenza: C70/85 C100/115. Non è ammesso l uso di conglomerati di classe inferiore a C20/25 per costruzioni in zona sismica. Per ciascuna classe di calcestruzzo impiegato devono essere conosciuti e riportati nelle relazioni di calcolo i seguenti valori caratteristici: resistenza di calcolo a trazione (f ctd ); la resistenza a trazione del calcestruzzo dovrà essere prescritta e misurata o come resistenza «indiretta» (per spacco, f ct,sp, prova brasiliana; a flessione, f ct,fl, prova su tre punti; rispettivamente UNI 6135 e UNI 6130) o come resistenza «diretta» (prova assiale, f ct, RILEM CPC7 ovvero ISO 4108). La resistenza media a trazione f ctm, può anche essere espressa, in via approssimata, sempre a 28 giorni, dai risultati della prova di trazione indiretta, oppure tramite la seguente relazione (FIP-CEB MC90 ed EC2): f ctm = 0,30 f ck 2/3 = 0,27 R ck 2/3 (N/mm 2 ). La resistenza caratteristica a trazione f ctk può essere assunta pari a f ctk = 0.70 f ctm. resistenza a rottura per flessione (f cfm ); resistenza tangenziale di calcolo (t Rd ); modulo elastico normale (E);
11 1. MATERIALI 5 modulo elastico tangenziale (G); coefficiente di sicurezza allo Stato Limite Ultimo del materiale (g c ); resistenza cubica caratteristica del materiale (R ck ); coefficiente di omogeneizzazione; peso specifico; coefficiente di dilatazione termica Resistenze caratteristiche a compressione di calcolo La deformazione massima e c max è assunta pari a 0,0035. Per il calcestruzzo la resistenza di calcolo a compressione, f cd, è: f cd = a cc f ck / g C dove: a cc è il coefficiente riduttivo per le resistenze di lunga durata pari a 0,85; g c è il coefficiente parziale di sicurezza relativo al calcestruzzo pari a 1,5; f ck è la resistenza caratteristica cilindrica a compressione del calcestruzzo a 28 giorni. La resistenza caratteristica cilindrica f ck del conglomerato è data da f ck = 0,83 R ck essendo R ck la resistenza caratteristica cubica a compressione. I diagrammi costitutivi del calcestruzzo sono adottati in conformità alle indicazioni riportate al punto del D.M ; in particolare per le verifiche effettuate a pressoflessione retta e pressoflessione deviata dovrà essere adottato nei calcoli uno dei modelli riportati in figura 1. Figura 1. Diagrammi di calcolo tensione/deformazione del calcestruzzo Fattori che influenzano la resistenza del calcestruzzo Quantità di cemento: la resistenza del calcestruzzo aumenta quasi proporzionalmente al quantitativo di cemento impiegato; tuttavia dosi eccessive normalmente maggiori di 500 kg/m 3 sono inutili o addirittura possono risultare dannose. Composizione degli aggregati: gli aggregati devono essere di buona qualità, puliti e dosati accuratamente. Per ottenere un buon calcestruzzo la miscela di aggregati deve avere una
12 6 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE corretta granulometria, ottenuta mescolando in proporzioni opportune aggregati di tipo diverso. Gli inerti formano lo scheletro solido portante del calcestruzzo e ne costituiscono la percentuale prevalente in peso e volume: la loro qualità è determinante per la buona riuscita del calcestruzzo. Per minimizzare il volume dei vuoti nell impasto, si devono usare aggregati di diverso diametro: aggregati a grana grossa (ghiaia o pietrisco); aggregati a grana fine (sabbia). Il controllo della granulometria viene fatto tracciando la curva granulometrica della miscela, (curva o fuso di Fuller ) che si ottiene riportando in un diagramma, in funzione del diametro, la percentuale in peso degli aggregati passanti in crivelli con fori di diametro crescente. Un criterio valido per giudicare della qualità della curva consiste nel verificare che essa sia contenuta all interno di una zona. Rapporto acqua/cemento (A/C): per la presa del calcestruzzo sono necessari circa 40 litri di acqua per ogni 100 kg di cemento, ma per rendere il calcestruzzo lavorabile questa quantità deve aumentare a circa il doppio. Tuttavia, come noto, all aumentare del rapporto acqua/ cemento la resistenza meccanica del calcestruzzo diminuisce drasticamente. È bene allora tenere un rapporto acqua/cemento paria 0,5 che media la necessità di avere un calcestruzzo lavorabile e di ottima resistenza meccanica. All occorrenza si può ricorrere all aggiunta di fluidificanti per migliorare la lavorabilità e tenere valori più bassi del rapporto (A/C). Acqua di impasto: è l acqua che combinandosi con il cemento nel fenomeno dell idratazione (reazione chimica esotermica), dà luogo alla presa che trasforma l impasto in una massa solida. Terminata la fase di presa inizia la fase di indurimento. L acqua da usare nell impasto deve essere il più possibile pura, è consigliabile l uso di acqua potabile. Devono essere evitate acque contenenti percentuali elevate di solfati e le acque contenenti rifiuti di origine organica o chimica. La presenza di impurità infatti interferisce con la presa, provocando una riduzione della resistenza del conglomerato. Additivi: fluidificanti, antigelo, ritardanti di presa, ecc.. Condizioni ambientali durante la maturazione: la velocità della presa del cemento aumenta rapidamente con la temperatura. Il caldo secco e la diretta esposizione al sole sono dannosi, perché producono l evaporazione dell acqua superficiale. È buona norma in estate mantenere il getto in estate coperto e bagnato. Il freddo rallenta la presa. Se l acqua gela, la formazione del ghiaccio interrompe il processo e la dilatazione dovuta al ghiaccio rompe i legami già formati. I processi chimici della presa del cemento si protraggono per anni e le prestazioni meccaniche variano di conseguenza. Le condizioni di umidità durante la stagionatura influenzano la resistenza finale del calcestruzzo. Una maturazione accelerata del getto può essere ottenuta con trattamenti con vapore ad alta temperatura in tal modo a 24 ore si hanno già resistenze dell ordine del 60% delle resistenze a 28 giorni con normale maturazione; questo tipo di maturazione è tipico degli elementi prefabbricati. t 1.2. Acciaio La norma UNI EN fissa i sistemi di designazione alfanumerica degli acciai. La designazione in base all impiego ed alle caratteristiche meccaniche o fisiche (gruppo 1) prevede che l acciaio strutturale sia definitivo con una sigla alfanumerica la cui prima è:
13 1. MATERIALI 7 B: per acciaio da utilizzare per le opere in calcestruzzo armato ordinario; Y: per acciaio da utilizzare per le opere in calcestruzzo armato precompresso; S: per acciaio da utilizzare per le carpenterie metalliche. Di seguito alla sigla viene riportato il valore della tensione di snervamento minima in N/mm 2 (MPa). Infine la sigla riporta altre lettere che individuano le caratteristiche della acciaio ad esempio per gli acciai da carpenteria può essere riportato: JR: acciaio con resilienza minima di 27 J a 20 C; KR: acciaio con resilienza minima di 40 J a 20 C. Ad esempio una sigla S235JR indica un acciaio da carpenteria metallica con tensione di snervamento di 235 N/mm 2 e resilienza non inferiore a 27. Il D.M , in riferimento all acciaio da cemento armato normale (figura 2), o acciaio per armatura lenta, prevede l utilizzo solo delle seguenti classi di acciaio ad aderenza migliorata: B450C (acciaio laminato a caldo): caratterizzato da una tensione di rottura non inferiore a 540 N/mm 2, da una tensione di snervamento non inferiore a 450 N/mm 2 e da un allungamento totale a carico massimo non inferiore al 7%; B450A (acciaio trafilato a freddo): caratterizzato da una tensione di rottura non inferiore a 540 N/mm 2, da una tensione di snervamento non inferiore a 450 N/mm 2 e da un allungamento totale a carico massimo non inferiore al 3%. Questo tipo di acciaio ha pertanto minore duttilità rispetto al precedente. La normativa prevede inoltre per l acciaio B450A una tensione di progetto f yd inferiore a quella dell acciaio B450C. Per l acciaio B450C la tensione di snervamento f yk viene divisa per il solo coefficiente parziale di sicurezza dell acciaio γ f = 1,15 secondo la formula: f yd = f yk / γ f mentre per il B450A anche per un ulteriore coefficiente di modello γ e = 1,20 secondo la formula: f yd = f yk / (γ f γ e ). Figura 2. Diagrammi di calcolo tensione/deformazione acciaio Il D.M prevede le seguenti tipologie di acciaio da cemento armato ordinario: barre: in acciaio tipo B 450 C (6 mm Ø 50 mm) e tipo B 450 A (5 mm Ø 10 mm); rotoli: in acciaio tipo B 450 C (Ø 16 mm) e tipo B 450 A (Ø 10 mm); reti e tralicci elettrosaldati: in acciaio tipo B 450 C (6 mm Ø 16 mm) e tipo B 450 A (5 mm Ø 10 mm).
14 21 CAPITOLO 2 ELEMENTI STRUTTURALI IN CEMENTO ARMATO E COSTRUZIONI DI MURATURA t 2.1. Le travi Le travi in cemento armato si dividono in travi in spessore e travi ricalate o emergenti. Le travi in spessore sono contenute all interno dello spessore del solaio. Nei calcoli di solito si considera la sezione di tipo rettangolare. La trave ricalata potrebbe assumere anche la forma a T o ad L quando il momento è positivo e la trave risulta tesa nella parte inferiore. Secondo la normativa vigente in fase di progettazione occorre tenere presente che le travi di norma debbono essere ricalate avendo le travi in spessore delle forti limitazioni geometriche, come descritto in seguito. La scelta del tipo di trave è influenzata non solo da esigenze statiche ma anche dalle scelte architettoniche, tipologiche e funzionali. Ne deriva che fin dalla fase del cosiddetto progetto architettonico occorre prevedere la struttura portante nelle sue linee essenziali redigendo in definitiva un progetto non solo architettonico ma esecutivo tramite il quale poter passare al progetto definitivo senza troppi stravolgimenti all idea iniziale. Già in fase di progettazione architettonica dovrà allora essere ben chiaro quale sarà il sistema portante del fabbricato con l impostazione di massima della carpenteria che consenta di sopportare le azioni sismiche orizzontali in entrambe le direzioni principali dello stesso. Cercare in questa fase forme il più possibile regolari, compatte e simmetriche come da sempre hanno suggerito le varie normative sismiche che si sono susseguite negli anni. La soluzione ottimale, più teorica che pratica per edifici, sarebbe avere pilastri quadrati e travi ricalate, dette anche ribassate o a stecca, in entrambe le direzioni con pilastri disposti secondo una maglia regolare in entrambe le direzioni principali del fabbricato. La resistenza all azione sismica è affidata agli elementi più rigidi e quindi all insieme costituito da travi ricalate e da pilastri con lato maggiore nella direzione di queste. Si dovrà allora aver cura di disporre in pianta i pilastri allungati in entrambe le direzioni del fabbricato e stesso ragionamento anche per le travi ricalate (vedi figura 3). Elemento Luci consigliabili per strutture orizzontali Solo con carichi verticali [m] Carichi verticali e azione sismica [m] Solai 7,00 6,00 Sbalzi 2,50 2,00 Trave ricalata o rialzata 6,00 5,50 Trave in spessore di solaio 5,00 4,50
15 22 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Figura 3. Disposizione in pianta di travi e pilastri Il disegno della carpenteria esecutiva deve essere propedeutico al calcolo strutturale assegnando la posizione di travi e pilastri con dimensioni dedotte o dall esperienza o da schemi semplificati di calcolo. Per esempio si potrà fare un predimensionamento delle travi attraverso le aree di carico considerando i soli carichi verticali. Alla fine di questo primo dimensionamento di massima si avrà a disposizione il disegno della carpenteria in formato DWG o DXF che sarà la base per l input del calcolo strutturale definitivo. Sollecitazioni di calcolo I momenti flettenti di calcolo, da utilizzare per il dimensionamento o verifica delle travi, sono quelli ottenuti dall analisi globale della struttura per le combinazioni di carico considerati. Al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio di calcolo V Ed si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti sulla trave, considerata incernierata agli estremi, alle sollecitazioni di taglio corrispondenti alla formazione delle cerniere plastiche nella trave e prodotte dai momenti resistenti M Rd delle due sezioni di plasticizzazione (generalmente quelle di estremità), amplificati del fattore di sovraresistenza g Rd assunto pari, rispettivamente, ad 1,20 per strutture in CD A, ad 1,00 per strutture in CD B (figura 4).
16 2. ELEMENTI STRUTTURALI IN CEMENTO ARMATO E COSTRUZIONI DI MURATURA 23 Figura 4. Sollecitazioni di calcolo Con riferimento alla figura 4 si ricava il taglio massimo: V Ed,max = {[g Rd M RA + g Rd M RB ] / l + [(g + y 2 q K ) l] / 2} Per ciascuna direzione e ciascun verso di applicazione delle azioni sismiche, si considerano due valori di sollecitazione di taglio, massimo e minimo, ipotizzando rispettivamente la presenza e l assenza dei carichi variabili e momenti resistenti M Rd, da assumere in ogni caso di verso concorde sulla trave. Nei casi in cui le cerniere plastiche non si formino nella trave ma negli elementi che la sostengono, le sollecitazioni di taglio sono calcolate sulla base della resistenza di questi ultimi. I momenti resistenti sono da calcolare sulla base delle armature flessionali effettivamente presenti, compreso il contributo di quelle poste all interno della larghezza collaborante di eventuali solette piene, se ancorate al di fuori della campata in esame. Le barre longitudinali in assenza di azioni orizzontali sono di norma sovrapposte sui pilastri in quanto in tali sezioni le travi sono soggette a momento negativo.
17 24 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Tale disposizione delle armature non è corretta in zona sismica perché per effetto dei carichi orizzontali esiste la possibilità, specie per travi debolmente caricate dai carichi verticali, che il momento in prossimità dei pilastri, per effetto dell azione sismica orizzontale, si inverta passando alternativamente da positivo a negativo. Le barre longitudinali inferiori allora non devono essere interrotte sui pilastri ma prolungate oltre questi per una lunghezza almeno pari a quella di ancoraggio della barra. Proprio per questo motivo la normativa attuale impone che le armature longitudinali delle travi devono attraversare i nodi senza ancorarsi o giuntarsi per sovrapposizione in essi. La larghezza collaborante è da assumersi uguale alla larghezza del pilastro b c (vedi figura 5) su cui la trave confluisce più: due volte l altezza della soletta da ciascun lato, nel caso di travi confluenti in pilastri interni (vedi figure 5a e 5b); due o quattro volte l altezza della soletta da ciascun lato in cui è presente una trave trasversale di altezza simile, nel caso di travi confluenti rispettivamente in pilastri esterni o interni (vedi figure 5c e 5d). Flessione Figura 5. Larghezza collaborante delle travi Verifica a flessione agli Stati Limite Ultimi sezione rettangolare con armatura semplice di base b ed altezza h Ipotizzando: s s = f yd e c = e cu = 3,5 e yd < e s si può progettare l armatura in trazione con As = M Ed / (0,9 d f yd ). Per il controllo della duttilità della sezione è in genere bene che risulti: x/d 0,45 per calcestruzzo con resistenza fino a C35/45; x/d 0,35 per calcestruzzo con resistenza maggiore o uguale a C40/50.
18 2. ELEMENTI STRUTTURALI IN CEMENTO ARMATO E COSTRUZIONI DI MURATURA 25 Figura 6. Trave rettangolare in armatura semplice Nel calcolo di verifica (vedi figura 6) si conoscono le caratteristiche geometriche della sezione e le caratteristiche meccaniche dei materiali, l area dell armatura metallica tesa A s (armatura in compressione As = 0) e il momento di progetto M Ed. Occorre determinare il momento resistente di calcolo M Rd della sezione e controllare che risulti: M Ed M Rd Nei calcoli si ipotizza che il diagramma delle deformazioni presenta una variazione lineare (le sezioni si mantengono piane durante la deformazione), mentre per le tensioni di compressione nel calcestruzzo si considera il solito diagramma parabola-rettangolo. La risultante delle tensioni di trazione (S) passa per il baricentro delle armature tese, mentre la risultante delle tensioni di compressione (C) passa per il baricentro del diagramma che dista dalla corda superiore compressa della sezione della quantità d G = a x. Il braccio della coppia resistente interna, formata dalle due forze uguali ed opposte C e S, risulta quindi: z = (d a x). Determinazione dell asse neutro La posizione dell asse neutro si ottiene imponendo la condizione di equilibrio alla traslazione orizzontale, ossia: C = S. Ed essendo: C = b 1 f cd x b; S = A S f yd dove il coefficiente b 1 assume il valore costante di circa 0,81 ed il coefficiente a di 0,416. Sostituendo si ottiene: x = (A S f yd ) / (0,81 f cd b). Determinazione dell allungamento unitario dell acciaio Considerando i triangoli rettangoli simili del diagramma delle dilatazioni si ha: da cui: dove: e c = 3,5. e c : x = e s : [(d x)] e s = e c [(d x) / x]
19 126 CAPITOLO 3 DURABILITÀ DELLE OPERE E SCELTA DEL COPRIFERRO MINIMO Con riferimento al delle NTC, al fine della protezione delle armature dalla corrosione il valore minimo dello strato di ricoprimento di calcestruzzo (copriferro) deve rispettare quanto indicato in Tabella 12, nella quale sono distinte le tre condizioni ambientali riportate nella tabella 4.1.IV delle N.T.C. I valori sono espressi in mm e sono distinti in funzione dell armatura, barre da c.a. o cavi aderenti da c.a.p. (fili, trecce e trefoli), e del tipo di elemento, a piastra (solette, pareti, ) o monodimensionale (travi, pilastri, ). A tali valori di tabella vanno aggiunte le tolleranze di posa, pari a 10 mm o minore, secondo indicazioni di norme di comprovata validità. I valori della Tabella 12 si riferiscono a costruzioni con vita nominale di 50 anni (Tipo 2 secondo la Tabella 2.4.I delle NTC). Per costruzioni con vita nominale di 100 anni (Tipo 3 secondo la citata Tabella 2.4.I) i valori della Tabella C4.1.IV vanno aumentati di 10 mm. Per classi di resistenza inferiori a C min i valori della tabella sono da aumentare di 5 mm. Per produzioni di elementi sottoposte a controllo di qualità che preveda anche la verifica dei copriferri, i valori della tabella possono essere ridotti di 5 mm. Per acciai inossidabili o in caso di adozione di altre misure protettive contro la corrosione e verso i vani interni chiusi di solai alleggeriti (alveolari, predalles, ecc.), i copriferri potranno essere ridotti in base a documentazioni di comprovata validità. Tabella 12. Copriferri minimi in mm Barre da c.a. Elementi a piastra Barre da c.a. Altri elementi Cavi da c.a.p. Elementi a piastra Cavi da c.a.p. Altri elementi C min C 0 Ambiente C C 0 C min C C 0 C C 0 C min C C 0 C C 0 C min C C 0 C C 0 C min C C 0 C25/30 C35/45 ordinario C28/35 C40/50 aggressivo C35/45 C45/55 molto aggressivo Il copriferro nominale di progetto, da indicare obbligatoriamente sui grafici di progetto, è dato da: C nom = C min + ΔC dev dove: C nom = valore nominale di progetto; C min = valore minimo del copriferro; ΔC dev = la tolleranza di esecuzione relativa al copriferro. Il valore della tolleranza di esecuzione ΔC dev, è assunto di norma pari a 10 mm, ma se in cantiere si prevedono controlli di qualità che comportano la misura dei copriferri, può assumersi ΔC dev = 5 mm.
20 3. DURABILITÀ DELLE OPERE E SCELTA DEL COPRIFERRO MINIMO 127 Nel caso si prevedono particolari controlli di qualità e la possibilità di poter scartare gli elementi strutturali con copriferro non conforme (è il caso in cui si usano elementi prefabbricati), può assumersi Δc dev = 0. Il valore minimo del copriferro è dato da: C min = Max (C min,b ; C min,dur ; 10 mm) dove: C min,b = copriferro minimo necessario per l aderenza delle armature; C min,dur = copriferro minimo correlato alle condizioni ambientali (durabilità). Il valore di C min,b è da assumersi pari al diametro della barra. Se la dimensione dell inerte è più grande di 32 mm, il valore di C min,b deve essere maggiorato di 5 mm. Le dimensioni minima da assumere per il copriferro in relazione alle condizioni ambientali (C min,dur ), sono funzione della classe strutturale e della classe ambientale e si ricavano dalla tabella 13 ripresa dall Eurocodice 2 che qui si riporta. Classe strutturale Tabella 13. Copriferro minimo richiesto mm Classi di esposizione ambientale X0 XC1 XC2/XC3 XC4 XD1/XS1 XD2/XS2 XD3/XS3 S S S S S S La classe strutturale da prendere normalmente a riferimento per gli edifici è la S4 (vita media di progetto della struttura 50 anni). A partire dalla classe strutturale di progetto della struttura, per il dimensionamento del copriferro minimo può farsi riferimento ad altre classe strutturali qualora sussistano le condizioni riportate nella tabella 14. Tabella 14. Classe strutturale Criteri X0 XC1 XC2/XC3 XC4 XD1/XS1 XD2/XS2 XD3/XS3 Vita di progetto di 100 anni Classe di resistenza Parti strutturali con geometria a piastra Incrementa la classe di 2 C30/37 Incrementa la classe di 2 C30/37 Incrementa la classe di 2 C35/40 Incrementa la classe di 2 C40/50 Incrementa la classe di 2 C40/50 Incrementa la classe di 2 C40/50 Incrementa la classe di 2 C45/55 [segue]
21 128 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Criteri X0 XC1 XC2/XC3 XC4 XD1/XS1 XD2/XS2 XD3/XS3 Vita di progetto di 100 anni Speciali controllo di qualità sui calcestruzzi Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Incrementa la classe di 2 Il calcestruzzo è classificato in classi di resistenza in base alla resistenza a compressione, espressa come resistenza caratteristica R ck oppure f ck. La resistenza caratteristica R ck viene determinata sulla base dei valori ottenuti da prove di compressione monoassiale su provini cubi di 150 mm di lato, maturati 28 giorni; la resistenza caratteristica f ck viene determinata invece utilizzando provini cilindrici di 150 mm di diametro e 300 mm di altezza. Le norme UNI EN e UNI 11104:2004, che sono state recepite dal D.M , attualmente in vigore e pertanto sono divenute cogenti anche dal punto di vista legale per tutte le opere in c.a., e c.a.p. regolamentate dalla Legge n. 1086/1971, individuano per i calcestruzzo normale e pesante (per il calcestruzzo leggero si vedano le norme) le seguenti classi: C8/10 C12/15 C16/20 C20/25 C25/30 C28/35 C30/37 C32/40 C35/45 C40/50 C45/55 C50/60 C55/67 C60/75 C70/85 C80/95 C90/105 C100/115. Per ogni classe di resistenza, il primo dei valori rappresenta f ck e il secondo R ck, ambedue espressi N/mm 2. In base ai valori della resistenza caratteristica a compressione, i calcestruzzi sono suddivisi nei seguenti campi: calcestruzzo non strutturale: C8/10 C12/15; calcestruzzo ordinario (NSC): C16/20 C45/55; calcestruzzo ad alte prestazioni (HPC): C50/60 C60/75; calcestruzzo ad alta resistenza (HSC): C70/85 C100/115. t 3.1. Classi di esposizione del calcestruzzo Le norme UNI EN e UNI 11104:2004 introducono 6 classi di esposizione per il calcestruzzo strutturale (dove oltre al massimo rapporto a/c e al minimo contenuti di cemento viene indicata anche la minima classe di resistenza), tali classi sono state riportate anche nelle Linee Guida sul Calcestruzzo strutturale edite dal Servizio Tecnico Centrale della Presidenza del Consiglio Superiore dei LL.PP.: Assenza di rischio di corrosione dell armatura X0. Corrosione delle armature indotta da carbonatazione: XC1 asciutto o permanentemente bagnato: a / c max = 0,60; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 300; minima classe di resistenza: C25/30; XC2 bagnato, raramente asciutto: a / c max = 0,60; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 300; minima classe di resistenza: C25/30; XC3 umidità moderata: a / c max = 0,55; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 320; minima classe di resistenza: C28/35; XC4 ciclicamente asciutto e bagnato: a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/ m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C32/40.
22 3. DURABILITÀ DELLE OPERE E SCELTA DEL COPRIFERRO MINIMO 129 Corrosione delle armature indotta da cloruri esclusi quelli provenienti dall acqua di mare: XD1 umidità moderata: a / c max = 0,55; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 320; minima classe di resistenza: C28/35; XD2 bagnato, raramente asciutto: a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C32/40; XD3 ciclicamente bagnato e asciutto: a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/ m 3 ) = 360; minima classe di resistenza: C35/45. Corrosione delle armature indotta da cloruri presenti nell acqua di mare: XS1 esposto alla salsedine marina ma non direttamente in contatto con l acqua di mare: a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C32/40; XS2 permanentemente sommerso: a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 360; minima classe di resistenza: C35/45; XS3 zone esposte agli spruzzi o alla marea: a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 360; minima classe di resistenza: C35/45. Attacco dei cicli di gelo/disgelo con o senza disgelanti: XF1 moderata saturazione d acqua, in assenza di agente disgelante: a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 320; minima classe di resistenza: C32/40; XF2 moderata saturazione d acqua, in presenza di agente disgelante: a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C25/30; XF3 elevata saturazione d acqua, in assenza di agente disgelante: a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C25/30; XF4 elevata saturazione d acqua, con presenza di agente antigelo oppure acqua di mare: a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 360; minima classe di resistenza: C28/35. Attacco chimico (da parte di acque del terreno e acque fluenti): XA1 ambiente chimicamente debolmente aggressivo (UNI EN 206-1: a / c max = 0,55; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 320; minima classe di resistenza: C28/35; XA2 ambiente chimicamente moderatamente aggressivo (UNI EN 206-1): a / c max = 0,50; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 340; minima classe di resistenza: C32/40; XA2 ambiente chimicamente fortemente aggressivo (UNI EN 206-1): a / c max = 0,45; dosaggio minimo di cemento (kg/m 3 ) = 360; minima classe di resistenza: C35/45. Le classi di resistenza minime (N/mm 2 ) sono espresse con due valori, riferiti il primo a provini cilindrici di diametro 150 mm ed altezza 300 mm (f ck )e il secondo a provini cubici di spigolo pari a 150 mm (R ck ). In letteratura, la classe di esposizione ambientale viene indicata con D ck, in analogia alla classe di resistenza che viene comunemente indicata con R ck (vedi tabella 15). t 3.2. Classi di consistenza del calcestruzzo La lavorabilità del calcestruzzo fresco, designata con il termine consistenza dalla normativa vigente, è un indice delle proprietà e del comportamento del calcestruzzo nell intervallo di tempo tra la produzione e la compattazione dell impasto in situ nella cassaforma. Secondo le norme UNI EN e UNI 11104:2004, la consistenza deve essere determinata mediante le seguenti prove dai cui risultati vengono definite le classe di consistenza del calcestruzzo.
23 130 ZONE SISMICHE PROGETTI E PRATICHE PER IL GENIO CIVILE Classe di esposizione ambientale Tabella 15. Classi di esposizione ambientale secondo UNI EN Descrizione dell ambiente di esposizione 1. Assenza di rischio di corrosione o attacco X0 Molto secco Esempi di condizioni ambientali Cls per interni di edifici con umidità dell aria molto bassa 2. Corrosione delle armature per effetto della carbonatazione XC1 XC2 XC3 XC4 Secco o permanentemente bagnato Bagnato, raramente secco Umidità moderata Ciclicamente bagnato ed asciutto Cls per interni di edifici con umidità relativa bassa o immerso in acqua Superfici in cls a contatto con acqua per lungo tempo es. fondazioni Cls per interni con umidità relativa moderata o alta e cls all esterno protetto dalla pioggia Superfici in cls a contatto con l acqua, non nella classe XC2 UNI 9858 A/C massimo Contenuto minimo di cemento kg/m 3 3. Corrosione delle armature per effetto dei cloruri esclusi quelli provenienti dall acqua di mare XD1 XD2 XD3 Umidità moderata Bagnato, raramente asciutto Ciclicamente bagnato ed asciutto Superfici in cls esposte a nebbia salina Piscine; cls esposto ad acque industriali contenenti cloruri Parti di ponti esposte a spruzzi contenenti cloruri, pavimentazioni di parcheggi 4. Corrosione delle armature indotta da cloruri presenti nell acqua di mare XS1 XS2 XS3 Esposto alla nebbia salina Strutture prossime o sulla ma non all acqua di mare costa Permanentemente sommerso Zone esposte alle onde o alla marea 5. Attacco dei cicli di gelo/disgelo con o senza sali disgelanti XF1 XF2 XF3 Moderata saturazione d acqua in assenza di sali disgelanti Moderata saturazione d acqua in presenza di sali disgelanti Elevata saturazione d acqua in assenza di sali disgelanti R ck minima N/mm 2 Contenuto minimo di aria % Copriferro minimo mm 1 C12/ a 0, C20/ a 0, C25/ a 0, C30/ a, 5b 0, C30/ a 0,55 300* C30/ a, 5b 0, C30/ c 0, C35/ a, 5b 0, C30/37 30 Parti di strutture marine 5c 0, C35/45 40 Parti di strutture marine 5c 0, C35/45 40 Superfici verticali in cls esposte alla pioggia e al gelo Superfici verticali in cls di strutture stradali esposte al gelo e nebbia dei sali disgelanti Superfici orizzontali in cls esposte alla pioggia e al gelo 2b 0, C30/ , 4b 0, C25/30 2b 0, C30/37 4,0 e aggregati resistenti al gelo/ disgelo 4,0 e aggregati resistenti al gelo/ disgelo [segue]
24 134 CAPITOLO 4 DISTANZA TRA COSTRUZIONI CONTIGUE La distanza tra costruzioni contigue deve essere tale da evitare fenomeni di martellamento e comunque non può essere inferiore alla somma degli spostamenti massimi determinati per lo SLV, calcolati per ciascuna costruzione con analisi lineare o analisi non lineare; in ogni caso la distanza tra due punti che si fronteggiano non può essere inferiore ad 1/100 della quota dei punti considerati misurata dal piano di fondazione, moltiplicata per (a g S / 0,5 g) 1. Qualora non si eseguano calcoli specifici, lo spostamento massimo di una costruzione non isolata alla base, può essere stimato in 1/100 dell altezza della costruzione moltiplicata per a g S / 0,5 g. D H = (H / 100) (a g S / 0,5 g) dove: H è l altezza della costruzione misurata dal piano di fondazione. Durante il fenomeno del martellamento le oscillazioni che gli edifici hanno durante il terremoto non sono più libere nel loro movimento ma si modificano in base alle ripetute collisioni; in generale, gli spostamenti in corrispondenza dell interfaccia delle strutture (del punto di contatto delle strutture) diminuiscono a causa degli impatti mentre gli spostamenti ai lati opposti aumentano a causa dell ulteriore danneggiamento e della perdita di resistenza degli elementi strutturali. L effetto del martellamento, per le due strutture che vengono in collisione è che le forze di taglio vengano distribuite in maniera diversa cambiando lo scenario di danneggiamento rispetto al caso di oscillazioni libere. Ne deriva che nel caso di due edifici contigui vada sempre previsto il giunto sismico, come ad esempio nella costruzione di un fabbricato in aderenza ad un altro esistente o nel caso in cui si intenda ampliare un fabbricato esistente senza alterare la sua struttura originaria. Esempio di dimensionamento di un giunto sismico Espressioni di S S e C C Categoria sottosuolo S S C C D 1,00 2,40 (1,50 F 0 a g / g) 1,80 1,05 (T C *) 0,33 Valori massimi del coefficiente di amplificazione topografica Categoria sottosuolo Ubicazione dell opera e dell intervento S T T1 Terreno pianeggiante 1,0 Per SLV Ag = 0,1269 = a g / g F 0 = 2,508 dove per SLV è S S = 2,40 (1,50 F 0 a g / g) = 2,40 1,50 x 2,508 x 0,1269 = 2,08 ne deriva che S S = 1,8 quindi S = (S S S T ) = 1,8.
25 136 CAPITOLO 5 TIPOLOGIE STRUTTURALI E RISOLUZIONE DELLO SCHEMA STATICO L attuale normativa prevede per le strutture a scheletro indipendente in cemento armato le seguenti tipologie strutturali (vedi figura 40): Figura 40. Tipologie strutturali
26 5. TIPOLOGIE STRUTTURALI E RISOLUZIONE DELLO SCHEMA STATICO 137 strutture a telaio; strutture a pareti; strutture miste telaio-pareti; strutture deformabili torsionalmente; strutture a pendolo inverso. Gli elementi fondamentali per il comportamento statico di un fabbricato si possono suddividere in strutturali e non strutturali. Sono elementi strutturali le travi, i pilastri, pareti, setti, i solai e le fondazioni, ecc; elementi non strutturali ma che interagiscano con lo scheletro portante del fabbricato sono i tamponamenti ed i tramezzi interni. t 5.1. Carichi verticali e masse La prima fase progettuale consiste nel definire i carichi agenti sulla costruzione in progetto. La descrizione e la definizione dei carichi nominali e/o caratteristici devono essere espressamente indicate negli elaborati progettuali. Le azioni permanenti da inserire nelle combinazioni di carico legate all azione gravitazionale sono determinate a partire dalle dimensioni geometriche e dai pesi dell unità di volume dei materiali di cui è composta la costruzione sia nelle parti strutturali sia in quelle non strutturali e sono distinti dalla normativa tra peso proprio degli elementi strutturali e carichi permanenti non strutturali compiutamente definiti (G 1 ) e peso proprio degli elementi non strutturali portati non compiutamente definiti (G 2 ). La distinzione tra i carichi G 1 e G 2 spetta al professionista Pesi propri dei materiali strutturali Per la determinazione dei pesi propri strutturali dei più comuni materiali possono essere assunti i valori dei pesi dell unità di volume riportati nella Tab. 3.1.I del D.M Carichi permanenti non strutturali (G 2 ) Sono considerati carichi permanenti non strutturali tutti i carichi non rimovibili durante il normale esercizio della costruzione, quali quelli relativi a tamponature esterne, divisori interni, massetti, isolamenti, pavimenti e rivestimenti del piano di calpestio, intonaci, controsoffitti, impianti ed altro. In alcuni casi caso è necessario considerare situazioni transitorie in cui essi non siano presenti. In presenza di orizzontamenti anche con orditura unidirezionale ma con capacità di ripartizione trasversale, i carichi permanenti portati ed i carichi variabili potranno assumersi, per la verifica d insieme, come uniformemente ripartiti. In caso contrario, occorre valutarne le effettive distribuzioni Elementi divisori interni (tramezzi) Per gli orizzontamenti degli edifici per abitazioni e uffici, il peso proprio di elementi divisori interni (tramezzi) potrà essere ragguagliato ad un carico permanente portato uniformemente distribuito g 2k, purché vengano adottate le misure costruttive atte ad assicurare una adeguata ripartizione
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