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1 INTRODUZIONE Dimensioni ed attualità del tema. In un momento in cui si mette in dubbio il valore della religione, la funzione educativa dei genitori in questo settore, l'opportunità di un suo insegnamento, un approccio al tema con il contributo della psicologia ci permette di affrontare più serenamente il problema dello sviluppo religioso. La psicologia, infatti, si occupa della religione con uno specifico contributo, facendo riferimento al vissuto esperienziale del soggetto, al modo personale con cui l'individuo vive la relazione religiosa, piuttosto che ad un sistema organico di credenze, di pratiche e di rapporti sociali istituzionalizzati in una chiesa. L'ambito di ogni disciplina psicologica è quello del vissuto psichico. Possiamo dire che la psicologia della religione studia l'uomo, non indaga su Dio, non può pronunciarsi sulla verità dei contenuti teologici della fede. Il suo compito è quello di dare dei giudizi di valore psicologico sulla condotta religiosa, di rivelare i fattori che ne condizionano la genesi e la strutturazione, le motivazioni che l'attraversano, le intenzioni che la animano, gli aspetti percettivi, emotivi, affettivi, decisionali che la caratterizzano, i conflitti che ne intersecano lo sviluppo. L'utilità dello studio della psicologia religiosa si articola su diversi piani. Sul piano teorico cerca di spiegare la natura del vissuto religioso, offrendo analisi psicologiche del fenomeno. Sul piano operativo permette l'analisi dei molteplici fenomeni religiosi in diverse fasi del suo sviluppo. Sul piano personale favorisce il cammino verso la maturità religiosa facendo progredire la conoscenza del proprio vissuto. Come disciplina svolge un ruolo importante nella formazione di educatori qualificati ed insegnanti competenti. 1

2 Limiti, metodologia e finalità del lavoro. Il fenomeno religioso si presenta come momento di incontro interdisciplinare tra differenti punti di vista: antropologia culturale, filosofia, psicologia, pedagogia, sociologia, storia. La nostra riflessione si muove nell'ambito psico-pedagogico, analizzando lo sviluppo religioso nel bambino da zero a dodici anni, premettendo l'esame di quello fisico-cognitivo al quale è strettamente legato. Infatti non si potrebbe capire a pieno la visione di Freud e Piaget sul tema religioso, trascurando le ricerche da loro svolte a livello clinico o psicopatologico. L'immensa bibliografia che, direttamente o meno, è coinvolta nella discussione ci porta a circoscrivere ulteriormente la nostra ricerca, privilegiando alcune fonti in lingua italiana, francese e spagnola. Il principale carattere del nostro lavoro è esegetico con ampio spazio al pensiero degli autori studiati. Le finalità di questo studio sono legate al nostro lavoro nella scuola elementare. In qualità di insegnante di religione ci siamo soffermati in modo particolare sul problema certamente più complesso, più delicato e più vicino all'esperienza diretta di ogni educatore: cosa significa e cosa comporta insegnare religione a dei bambini? Quali sono le caratteristiche specifiche del modo di essere religioso di un bambino, certamente differenti da quelle della religiosità adulta, così come sono diversi le strutture e i dinamismi psichici? Si può far fronte a tali interrogativi attingendo all'esperienza personale, ma quest'ultima per produrre un'autentica acquisizione di competenze e di professionalità, deve essere inquadrata in un disegno teorico di riferimento che ne permetta la lettura critica e l'interpretazione. L'approccio psicologico è di fondamentale importanza, in quanto offre degli strumenti di decodificazione e di comprensione delle esperienze vissute dal bambino, ci permette di valutare l'adeguatezza o l'inadeguatezza delle conoscenze e dei comportamenti religiosi del bambino rispetto al contenuto intenzionale della religiosità. Si pensi, per esempio, alle incertezze che possono sorgere nel riconoscere come religiosa la sua concezione di Dio, quando essa appaia ingenuamente antropomorfica, segnata da attribuzioni magiche che possono apparire molto lontane da quel riconoscimento della trascendenza che sembra essenziale 2

3 ad un adeguato concetto di Dio. Dai convergenti studi della psicologia dell'età evolutiva e della psicologia della religione si potranno desumere strumenti di grande utilità. Perché solo riconoscendo al bambino la specificità del suo mondo psichico e le caratteristiche della sua condotta religiosa sarà possibile improntare l'insegnamento ad una duplice necessaria fedeltà: quella dovuta al bambino e quella dovuta al messaggio religioso. 3

4 Divisione del lavoro. Nel primo capitolo, una visione del processo dello sviluppo come visto da Freud, dalle strutture della psiche (inconscio, conscio, preconscio) al suo contenuto (Es, Io, Super-Io), approfondendo gli stadi di sviluppo della personalità, anche con il successivo contributo delle osservazioni di M.L. Falorni e A. Collette. Quindi i primi studi freudiani sulla religione come fenomeno culturale, sulla sua origine individuale e definizione come nevrosi compulsiva, esito del complesso edipico ed illusione. Nel secondo capitolo uno sguardo generale sullo sviluppo fisico-cognitivo del bambino nella teoria di Piaget. Segue l'analisi dell'aspetto religioso attraverso l'esame dello sviluppo cognitivo del concetto di Dio, dei suoi rapporti con la realtà e con il bambino, nella visione del soggetto infantile. In ogni capitolo una parte è dedicata ad una attualizzazione delle loro ricerche. Il terzo capitolo si presenta come momento di sintesi e critica, confrontando i due approcci sulla religione, e come momento di sviluppo del pensiero degli autori esaminati, con le teorie sugli stadi della fede e della morale, proposti da Fowler e Kohlberg. Infine le conclusioni: un excursus sul lavoro svolto e la nostra proposta di un approccio "simultaneo" sui vari aspetti personali e ambientali, che determinano la formazione e la maturità religiosa. 4

5 1. LO SVILUPPO FISICO E RELIGIOSO SECONDO FREUD Premessa. Le teorie freudiane sullo sviluppo della psiche hanno messo scompiglio nel tradizionale ordine di idee radicate in medici e psicologi a fine Ottocento, che attribuivano scarso valore, durante i primi anni di vita, al vissuto del bambino per la formazione della sua personalità. Freud dimostra invece che questa non soltanto inizia dalla nascita, ma è fortemente condizionata dalle prime esperienze infantili, ed evidenzia comportamenti, celanti motivazioni, che derivano da una realtà profonda, al di sotto della componente conscia della personalità. Gli studi da lui realizzati mettono in evidenza che situazioni traumatiche, sofferte nelle fasi iniziali dello sviluppo della personalità, sono alla base di molte deviazioni patologiche in senso nevrotico. Ritiene, perciò, che la comprensione e l'interpretazione di molti aspetti della vita psichica della persona diventano possibili solo se si riesce a cogliere il significato delle esperienze vissute nelle prime fasi della vita, che preparano e spiegano ciò che avviene dopo. Per Freud esistono nell'individuo dei fenomeni psichici, che suddividono l'apparato psichico in varie regioni. Fornisce a tal proposito due descrizioni di questa suddivisione: - inconscio, conscio, preconscio; - Es o Id, Io o Ego, Super-Io o Super-Ego. 5

6 1.2. L'inconscio, il conscio, il preconscio L'inconscio. Contiene, in particolare, ricordi, immagini, che vi sono rimossi perché irrealizzabili o perché oggetto di un divieto di ordine morale, capaci di tornare ad esprimersi nuovamente nel corso di una seduta psicoanalitica. Freud precisa: "La rimozione è quel processo per il quale un atto capace di diventare cosciente, un atto quindi che appartiene al sistema PRECONSCIO, viene reso inconscio, ossia respinto nel sistema INCONSCIO" 1. Il contenuto del sistema Inconscio è essenzialmente il rimosso 2. Specifica successivamente che "inconscio è un concetto più generale, <<rimosso>> è più ristretto. Tutto ciò che è rimosso è inconscio, ma non possiamo dire che tutto ciò che è inconscio sia rimosso" 3. Nel 1932, cerca di dare una definizione generale dell'inconscio: " [...] chiamiamo inconscio ogni processo psichico di cui dobbiamo supporre l'esistenza - per esempio perché la deduciamo dai suoi effetti - ma del quale non sappiamo nulla" 4. Il patrimonio fondamentale dell'inconscio è rappresentato dalla libido e dall'aggressività come variabili dinamiche fondamentali: - "Libido è un termine desunto dalla teoria dell'affettività [...] l'energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò che può essere compendiato alla parola <<amore>> [...] tra l'uomo e la donna e che tende all'unione sessuale" 5. Da questo principio deduce i diversi stati della libido: 1 S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, , in Freud, Opere, vol. 8, Boringhieri, Torino 1976, cfr S. Freud, L'Io e l'es, 1923, in Freud, Opere, vol. 9, Boringhieri, Torino 1977, S. Freud, Il delirio e i sogni nella "Gradiva" di Wilhelm Jensen, 1907, in Freud, Opere, vol. 5, Boringhieri, Torino 1972, S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni), 1932, in Freud, Opere, vol. 11, Boringhieri, Torino 1969, S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, 1921, in Freud, Opere, vol. 9, Boringhieri, Torino 1977,

7 - lo stato di innamoramento, limitato all'io e all'oggetto; - l'ipnosi, limitata all'io e all'oggetto ma basata su tendenze sessuali; - l'amplificazione collettiva (la folla è per definizione in stato ipnotico, ma sostituisce l'oggetto all'ideale dell'io); - la serie nevrotica, che comporta una doppia articolazione della funzione sessuale: conflitto e regressione 6. - L'aggressività inconscia rientra all'interno della teoria della libido, anche se è difficile distinguerla dalla sessualità 7, che resta la base insostituibile, sia teorica che pratica. 6 cfr ivi, cfr S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, opera citata,

8 Il conscio. Anche se non riassume la totalità del funzionamento psichico, vi assume però un ruolo fondamentale. E' contemporaneamente in stretta relazione con il mondo esterno, attraverso gli organi sensoriali e il sistema percettivo generale, e con i sistemi interni (in particolare le pulsioni), che la sfera cosciente confronta fra di loro. Già nel 1895 Freud paragonava i rapporti tra le rappresentazioni coscienti e quelle inconsce ad un "tronco dell'albero che sta alla luce e che ha le sue radici nell'oscurità, o dell'edificio e del suo sotterraneo buio" 8. 8 S. Freud, Studi sull'isteria (in collaborazione con Joseph Breuer), , in Freud, Opere, vol. 1, Boringhieri, Torino 1967, 372, [il passo citato è di Breuer, non di Freud]. 8

9 Il preconscio. Raggruppa un insieme di processi psichici intermedi, situati nell'inconscio, ma capaci di affiorare facilmente alla coscienza, a differenza dei contenuti dell'inconscio propriamente detto, per il quale la presa di coscienza è particolarmente difficile 9. Secondo lo psicanalista i processi inconsci si rivelano, in forma indiretta, in due ordini di circostanze: - da un lato, nei sogni; la loro interpretazione 10 psicoanalitica consente di descrivere un contenuto che esprime essenzialmente la realizzazione di desideri inconsci, repressi e censurati nel corso dello stato di veglia. Anche durante il sonno persiste una certa forma di censura, perciò il contenuto inconscio del sogno viene espresso non in forma immediatamente esplicita, ma sotto una forma indiretta, simbolica. Freud dichiara di trovare nel sogno la conferma del ruolo dominante della sessualità a partire da desideri di origine infantile 11. Precisa questo ruolo enumerando in maniera dettagliata numerosi "simboli onirici", identificati sulla base della propria autoanalisi. Ne presentiamo un elenco riassuntivo: - simboli del membro virile: oggetti allungati (pugnale, sciabola, pistola); capi di abbigliamento (cappello da donna e cravatta); animali (serpenti, topi); alcune parti del corpo (mano e piede); - simboli del corpo femminile: oggetti (scatole, casse, armadi); parti del corpo (orecchio e bocca); - simboli dell'atto sessuale: sentieri scoscesi e scale, tavoli, panche (per analogia con il letto) 12. Dall'altro lato, oltre che nei sogni, i processi inconsci si rivelano indirettamente anche in piccoli fatti che noi attribuiamo volentieri al caso o alla disattenzione: si tratta dei lapsus (sostituzione involontaria di un'espressione di un nome o di una parola con un'altra), dimenticanze, errori, atti 9 cfr S. Freud, L'Io e l'es, opera citata, cfr S. Freud, L'interpretazione dei sogni, opera citata, cfr S. Freud, L'interpretazione dei sogni, 1899, in Freud, Opere, vol. 3, Boringhieri, Torino ivi,

10 mancati, che rivelano l'irruzione inattesa della nostra vita inconscia nel corso dei nostri atti coscienti e volontari. E' bene precisare che la comprensione dei sogni, come quella dei lapsus o degli atti mancati è resa possibile, nel corso di sedute psicoanalitiche, dalla registrazione delle espressioni usate dal paziente per raccontarli e soprattutto dalle sue associazioni di idee, che via via si concatenano e il cui punto d'arrivo è a volte assai distante in apparenza dall'argomento iniziale. 10

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