Vanni Pierini Oh mia Patria

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1 Casa editrice Ediesse s.r.l. Viale di Porta Tiburtina, Roma tel fax Catalogo: Vanni Pierini Oh mia Patria ( ) SOMMARIO Scheda di presentazione dell opera Prefazione / Tullio De Mauro Introduzione / Raffaele Manica Recensione «Rassegna sindacale» / Giovanni Rispoli Recensione «Stampa-Tuttolibri» / Maurizio Cucchi Recensione «Avvenire» / Alfonso Berardinelli Telegramma del Presidente della Repubblica Presentazione dell opera in anteprima: Fiera della Piccola e media editoria «Più libri più liberi» Roma, Palazzo dei Congressi, 9 dicembre 2011 Presentazione dell opera: Rassegna «Libri come» Roma, Auditorium Parco della Musica, 9 marzo 2012 Evento-spettacolo sull Italia unita «Oh mia Patria» Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi, 15 marzo 2012 Presentazione dell opera: XXV Salone internazionale del libro, Torino Lingotto, 13 maggio 2012 Indice del primo volume: Nascita di una nazione ( ) Indice del secondo volume: L Italia règia ( ) Indice del terzo volume: L Italia repubblicana ( )

2 La nascita e la storia raccontate dalla poesia Una importante iniziativa editoriale 3 volumi pagine 400 autori più di brani Vanni Pierini Oh mia Patria ( ) Prefazione di Tullio De Mauro Introduzione di Raffaele Manica Dalla prima campagna di Napoleone ai giorni d oggi: la rilettura di oltre due secoli di storia nazionale attraverso le poesie, gli inni, le canzoni Un opera inedita, che al rigore scientifico della ricerca abbina il proposito di incuriosire e divertire un pubblico di lettori vasto, ben al di là della cerchia degli addetti ai lavori. Un opera, quindi, da consultare e sfogliare per diletto e per studio, da tenere costantemente sottomano. Collana Arte e lavoro Formato 17 x 24 Pagine complessive Prezzo 100,00 Codice ISBN Codice arg. 56 abbraccia il periodo che va dal 1796, anno della prima campagna di Napoleone in Italia, ad oggi. L antologia I tre volumi, (Nascita di una Nazione ; L Italia regia ; L Italia repubblicana ), raccolti in cofanetto, contengono una ventina di capitoli, ciascuno preceduto da una breve presentazione, note ai testi, appendici bibliografiche e notizie biografiche su ciascuno degli autori antologizzati. I brani di ogni capitolo sono ordinati in tre sezioni tematiche: Il racconto della storia; La questione sociale e il mondo del lavoro; Lo spirito del tempo. In tutto più di di pagine, con circa brani di oltre 400 autori, da quelli più noti a quelli dimenticati. Una accurata e dettagliata cronologia scandisce infine il succedersi degli eventi. Illustrata dalla prefazione di Tullio De Mauro e dall introduzione di Raffaele Manica, l antologia non vuole essere, tuttavia, un opera accademica, né di storia né di critica letteraria. Il curatore ha usato poesie, inni e canti popolari, canti folcloristici e di tradizione, canzoni d autore e canzoni per spiega- 2 Scheda di presentazione

3 La nascita e la storia raccontate dalla poesia re la storia e la cultura del nostro paese, componendo un opera narrativa in versi che impiega il rigore del lavoro scientifico non allo scopo di selezionare i lettori, ma con l obiettivo opposto: dimostrare che la cultura vera può (deve) evitare sia l accademia sia la bassa demagogia, riuscendo ad abbattere le barriere tra alto e basso, tra addetti ai lavori e pubblico. Sono stati così assemblati, senza steccati grafici di sorta o distinzioni di livello, testi letterari e poetici, versi per musica operistica, canti e inni politici e militari, canzoni popolari (folk, d autore e pop). Anche per la scelta dei poeti non ci si è limitati a seguire la gerarchia dei valori consolidati, ma si sono esplorate anche le opere di autori poco conosciuti o del tutto dimenticati, dal pubblico come dalla critica. Si è voluto così restituire, in modo avvincente e storicamente corretto, il profumo, il suono e il senso delle vicende più significative della storia italiana. Al termine del viaggio sarà sorprendente verificare come e quanto la produzione letteraria nazionale alta e bassa, colta e popolare sia stata e sia tuttora capace di mettere a fuoco temi apparentemente refrattari alla poesia e al canto, quali: le guerre; le scoperte scientifiche e tecniche; le contraddizioni dello sviluppo economico e sociale; la parabola secolare del mondo del lavoro; le convenzioni e i tic sociali; le domande esistenziali di ognuno e di tutti, di ieri e di sempre. Il curatore dell antologia, Vanni Pierini, è nato a Recanati nel Laureato in Filosofia, è stato dirigente sindacale negli anni sessanta-settanta. Ha fondato, con altri, il Premio Recanati di musica e poesia e lo ha presieduto dal 1990 al Ha pubblicato: Di poesia nuova 89. Proposte cinque, Manni 1990; Leopardi, Palinodia, Stampalternativa 1993; Il segreto dell Uno e dell Altro, Archinto 1999; Lance nell Infinito, Fuoristagione 2005; Incerte universali passioni, Fuoristagione 2007; Zeitgeist (silloge inedita) in Nuovi Argomenti n. 51, Mondadori 2010; Sunset Blvd (silloge inedita) in Almanacco dello Specchio , Mondadori Ha curato le Antologie: Poesie d amore: da Saffo a Prévert (con Michele Cucuzza), Mondadori 2004; Foglie della memoria: l Italia del 900 nella poesia del 900, Ediesse Casa editrice Ediesse s.r.l. Viale di Porta Tiburtina, Roma tel fax Catalogo: ediesse@cgil.it

4 ( ) Prefazione Tullio De Mauro 4 Prefazione

5 ( ) Questa grande silloge di materiali documentali raccolti e inquadrati da Vanni Pierini offre letture piacevolmente sorprendenti, ma anche sollecita considerazioni di diverso ordine, che cercherò qui di presentare partendo dalle più generali e remote e venendo verso quelle più particolari e specificamente italiane. Si è detto che la nazione, ciò che chiamiamo nazione, è una convenzione, una creazione artefatta. Ha scritto molti anni fa il grande politologo e storico britannico Hugh Seton-Watson che «una nazione esiste quando un numero significativo di persone in una comunità considerano se stesse come formanti una nazione o si comportano come se la formassero». Lo ha riecheggiato ed estremizzato anni dopo un altro studioso britannico, Benedict Anderson, per il quale una nazione è «una comunità politica immaginaria e immaginata, e immaginata come sia intrinsecamente limitata sia sovrana». In parte è vero, quando ci si riferisca all idea europea moderna di nazione come entità politica sopraindividuale, magari raffigurata come una prosperosa signora turrita o drappeggiata con vessilli, che ha una sua nascita e vita ed esercita poteri sovrani sugli individui subordinati. È vero, ma con alcune condizioni limitative. Raggrupparsi in formazioni, in éthne differenziati per luogo di nascita, parlata e consuetudini pare un dato etologicamente caratteristico della specie umana, come sappiamo dai tempi della Politica di Aristotele. Risponde a quel bisogno di aggregarsi per sopravvivere e vivere, dividendosi ruoli, non unico tra le specie viventi, ma incomparabilmente più sviluppato tra gli umani. L artefatto non è l aggregato etnico, dato naturale permanente. L artefatto è un altro. Nel pianeta e per millenni questi aggregati non hanno avuto valenza politica. Il potere politico toccava a entità subetniche, come le città-stato semitiche, greche, etrusche del mondo antico, o a entità plurietniche, sopranazionali, come gli imperi plurilingui che dal Medio e Vicino Oriente antico si sono irradiati verso Oriente, fino alla Cina, e, con Alessandro, verso l Occidente europeo, dove hanno resistito, come gli imperi zarista, ottomano e asburgico, fino al primo conflitto mondiale. Artefatto storicamente e, all inizio, geograficamente circoscritto è l idea che l aggregato etnico e solo esso abbia, debba avere valenza e autonomia politica, artefatto è l idea moderna europea di Stato-nazione. La seconda condizione limitativa è che l idea dello Stato-nazione sarà pure «immaginaria», ma si è rivelata di grande portata e potenza storica: si è diffusa dall Europa in tutto il mondo (quasi), ha plasmato profondamente la vi- 5 Prefazione

6 ( ) ta delle comunità statuali e nazionali, causa di guerre anche atroci e folli, ma anche forma di vita. Ha fatto storia, storia non immaginaria, ma reale dei popoli. Oggi la forma dello Stato-nazione è in crisi. Organizzazioni internazionali consociative, librate «oltre lo Stato», come ha spiegato Sabino Cassese, limitano fortemente i poteri degli Stati nazionali. Le internazionali del crimine e della finanza ne minacciano l esistenza e fanno quel che l internazionalismo proletario del secolo XX forse non volle fare, certo non fece. Ogni Stato-nazione ha una sua vicenda particolare. La convergenza verso lingue differenziate impostesi entro aree delimitate, bisogni economicocommerciali entro territori relativamente vasti, emergere di monarchie nazionali, differenze e specificità religiose, sono stati altrettanti fattori, ciascuno né necessario né sufficiente. La vicenda italiana si è sviluppata intorno ad alcuni germi nucleari. Il primo è il riconoscimento della realtà storica di una espressione geografica (diceva Clemens von Metternich): dal latino alle lingue europee moderne il nome Italia ha indicato nei secoli una certa ben delimitata terra e a tratti, già nel Medioevo, monarchi germanici hanno cercato di dare una valenza politica a questa unità geografica, politicamente e linguisticamente assai diversificata, di cui Machiavelli sognava l unità e l indipendenza. Un secondo fattore fu la scelta cinquecentesca del fiorentino scritto dai grandi autori di due secoli prima a lingua delle amministrazioni pubbliche dei diversi Stati italiani e a lingua letteraria comune. La scelta fu compiuta per le esigenze di comunicazione entro l area italiana e per dotare anche l Italia, priva di uno Stato nazionale, di una lingua comune, sul modello di ciò che andava avvenendo negli Stati nazionali europei. La scelta elesse Dante a padre di una lingua poco usata fuori di Firenze e a padre di una nazione da trasformare in Stato, ma in realtà quel padre era e fu figlio dei ceti intellettuali del Cinquecento. Le scelte di allora hanno certamente pesato nella effettiva storia successiva. Ma soprattutto hanno determinato un atteggiamento, una forma mentis dell intellettualità italiana: sorda, più o meno consapevolmente e volutamente, alle ragioni delle differenziazioni interne al paese. Soltanto con grande lentezza il ceto intellettuale italiano ha maturato la coscienza della pluralità di dimensioni in cui si è articolata la storia e ancora si articola il presente dell Italia, intesa come nazione e come società. Nell Ottocento il bisogno di convalidare sul piano della cultura intellettuale la spinta unitaria ha portato a far mettere tra parentesi quella pluralità per dir così orizzontale che aveva segnato profondamente le popolazioni di questa terra. Nella storia letteraria, ma non solo, il racconto storico dominante si è adagiato nella ricostruzione di una vicenda lineare, che dalla Divina Commedia andava a Manzoni, da Carducci a Calvino. Le chiusure accademiche hanno poi perpetuato il racconto. Che scrivere in italiano significasse scrivere in una lingua da ritrovare ogni volta, una lingua morta da far rivivere, restava in ombra. In 6 Prefazione

7 ( ) ombra restavano le testimonianze esplicite dei protagonisti, dallo stesso Dante a Foscolo, a Manzoni. Una storia lineare faceva premio su una geografia composita. Certamente grandi studiosi e storici, a partire da Sismonde de Sismondi, Carlo Cattaneo e il suo prosecutore Graziadio Isaia Ascoli, fino ad Antonio Gramsci e Fernand Braudel, non hanno mancato di sottolineare le caratteristiche policentriche, differenziate e differenzianti, dell intera realtà italiana. Ma il racconto storico lineare ha prevalso a lungo. Salvo errore, bisogna arrivare alla grande Letteratura Einaudi di Alberto Asor Rosa, negli anni ottanta, per trovare un primo grande repertorio che onorasse i patrimoni letterari dialettali e le emergenze culturali regionali. E bisogna scendere fino all Atlante della letteratura italiana (2011) di due giovani e valorosi studiosi, Giuseppe Luzzatto e Gabriele Pedullà, per vedere proiettata nella geografia urbana e regionale la storia patria delle culture, dei linguaggi e delle lettere. Non è una sorpresa ritrovare queste prospettive policentriche nel bel lavoro di Vanni Pierini. Ma la raccolta sollecita a fare un passo oltre. Il racconto storico lineare non ha soltanto occultato il policentrismo, le differenze regionali e dialettali diciamo così orizzontali. Ha anche messo in ombra altre differenziazioni, che pure, vistele, appaiono vistose, conosciutele, risultano drammatiche: sono le differenziazioni che da tempo (già in un volume del 1979 su L Italia delle Italie) mi è accaduto di chiamare «verticali», le differenze profonde di cultura e di linguaggio, ulteriormente differenziate per gender, fra strati sociali di ciascuna stessa città o regione e dell intero paese. Ci sono stati eroici sforzi intellettuali per portare ciò alla ribalta: una parte cospicua dei Quaderni del carcere di Gramsci è questo sforzo, ma l esito nella gramsciologia ufficiale è stato modesto o nullo. Esperienze pastorali di don Lorenzo Milani, prodromo della più famosa Lettera dei suoi alunni di Calenzano e Barbiana, non fu soltanto messa all indice dalla Chiesa, ma è relegata nel dimenticatoio. Le ricerche di Ernesto De Martino e Annabella Rossi sulla religiosità meridionale rischiano, a chi le ricorda, di parere una cosa di e per terroni, quelle di Roberto Leydi una curiosità per amanti della folk music. Proprio nella prefazione a una benemerita raccolta di hearings della Commissione istruzione del Senato sulla realtà dell analfabetismo adulto in Italia, il presidente del Senato dell epoca, uno storico di peso che evidentemente non aveva letto ciò che prefaceva, proclamava con l enfasi cui a volte incautamente si abbandonava che in Italia l analfabetismo era scomparso ed era un problema solo ottocentesco, sofferto dai patrioti del Risorgimento. Era una doppia falsità. E, comunque, stando ad esse, il 38% di persone incapaci di leggere e scrivere accertate da due indagini osservative internazionali del 2000 e 2005 deve essere fatto di ultracentenari. Stratificazione non vuole dire separatezza. La raccolta di Pierini ci permette di cogliere i moti «convettivi» di linguaggio e cultura che discendono dal- 7 Prefazione

8 ( ) l alto verso i ceti meno secolarizzati e da questi salgono verso l alto o che da strati intermedi si diramano verso l alto e verso il basso: poesie d autore più o meno famose, canti popolari dialettali e non, le «canzonette», cui mai abbastanza si penserà, documenti che tessono memorie collettive sulle vicende comuni e salienti delle popolazioni italiane. Per Vanni Pierini il ponderoso lavoro è un punto d arrivo. Ma esso merita d essere un punto di partenza, un riferimento per quanti sapranno e vorranno integrare la ricostruzione della nascita e degli sviluppi della società italiana unitaria tenendo conto non solo della dimensione delle diversità regionali, ma anche della dimensione «diastratica», come dottamente dicono i linguisti: la dimensione delle diversità e interferenze tra i compositi strati della società.. 8 Prefazione

9 ( ) Introduzione Il resto della storia Raffaele Manica 9 Introduzione

10 ( ) Non è solo una disputa. Il rapporto tra poesia e storia è cosa viva, nella quale va incluso il rapporto tra poesia e cronaca, ovvero il momento in cui i fatti accadono e non sono ancora selezionati in una forma che ne colga (o ne fraintenda) la rilevanza. Ma cronaca è anche un momento minore della storia, perché immaginiamo che un fatto prenda consistenza non subito e solo da un giudizio condiviso, ma dall intensità dello sguardo che vi si posa, e che soggettivamente lo percepisce. Prendiamo l esempio che va sempre bene, rilevante com è non solo per grandezza ma perché fonda l articolarsi delle discussioni tra poesia e storia nella nostra lingua. Le note delle quali il lettore della Commedia dantesca ha veramente bisogno non sono le note di commento intorno alla potente e accecante riuscita di un verso o, che è lo stesso, le note intorno alla cattiva riuscita di un verso, come è capitato più di frequente di quel che si possa credere. Le note delle quali il lettore della Commedia ha veramente bisogno sono le note informative intorno ai riferimenti culturali messi in pagina dal poeta; e ancora più necessarie sono le note informative intorno a piccoli fatti personaggi o eventi dei quali nulla sapremmo se non fossero stati messi in versi da Dante: i fatti di cronaca elevati nella Commedia a una loro suprema esemplarità. Il caso più noto fra i più noti, e che può valere per tutti gli innumerevoli altri: Paolo e Francesca. La storia non ha dato rilevanza a quella vicenda, la cronaca sì. E Dante che alla cronaca era attento perché la cronaca è anche sentimento del contemporaneo di quel piccolo fatto di amore e tradimenti (la solita storia, la solita cosa) si è servito per il grandioso cantare che sappiamo. Potremmo leggere senza conoscere lo svolgersi dei fatti? Sì, e la riuscita poetica non ci apparirebbe minore. Ma ci apparirebbe diversa. Leggeremmo un altra cosa. Che l esempio più a portata di mano sia tolto dall Inferno non è un caso. Con il suo narrare di colpe talvolta insopportabili ma sempre umane, anche nella loro bestialità, l Inferno è la cantica della concretezza, del riferimento continuo alla cronaca, fino al pettegolezzo, come sanno tutti i lettori di Dante. Il pettegolezzo, il punto estremo della colpa, quello inverificabile ma che consente parafrasando un politico famoso che l ha riferita a tutti tranne che a se stesso, come invece sarebbe stato bene fare di cogliere talvolta una verità nascosta o indicibile. Il pettegolezzo, che una mitologia del giornalismo direbbe da non pubblicarsi, e invece i giornali se ne inzeppano. Del resto un uomo che andava al sodo e che faceva western, John Ford, o uno dei suoi sceneggiatori, lo aveva detto, riferendolo all alba dei tempi moderni, mentre si formava la nazione che avrebbe contrassegnato 10 Introduzione

11 ( ) con le sue abitudini la modernità: Nascita di una nazione, il titolo del primo dei presenti tre volumi, autorizza al richiamo cinefilo, tolto com è da Griffith (The Birth of a Nation). Il film era L uomo che uccise Liberty Valance. La sentenza permette, riguardo la cronaca, di cogliere il punto dell arco che sta all opposto del pettegolezzo, ma che ne è una forma alta e solo apparentemente diversa, come una bugia in abito da sera: la leggenda, appunto. Quando il giornalista si rifiuta di pubblicare l intervista che rivela chi abbia davvero sparato, la motivazione è: «Quando la realtà diventa leggenda, vince la leggenda». Tra pettegolezzo e leggenda la cronaca trova tutte le proprie articolazioni. Il film di Ford è del 1962, la teoria dell informazione ha già a quella data una bibliografia corposa, ma la verità è semplice, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra i fatti e ciò che l arte vuol trarre dai fatti. La vicenda non ha epopee da western, ma le sue piccole e grandi leggende sono a disposizione dell arte: dalla pittura al cinema, dal romanzo alla poesia. Per la poesia, il repertorio approntato da Vanni Pierini nei tre ricchi volumi che qui seguono induce subito a porsi una domanda relativa ai fatti minori. Né pettegolezzi né leggenda (o l una cosa e l altra?), alcuni comportamenti costanti, dagli scandali alle raccomandazioni, dalla faziosità nella stroncatura o nell elogio, spingono a domandarci: i poeti sono stati infallibili profeti dall occhio lungo e presago, o nel costume degli italiani poco o nulla è cambiato? Ora: ci troviamo frequentemente qui appresso di fronte a una poesia che ha bisogno di note informative e che può talvolta essere o anche solo sembrare poesia non ben riuscita, se non ne conosciamo il dato di origine, il punto di ispirazione dettato non dalla musa eterna ma da un articolo di giornale. Ma, anche qui, verrebbe da fare qualche considerazione sulla nostra abitudine nel leggere la poesia e su un esempio che ovviamente, per quel che si vedrà, fa parte dell antologia solo per i testi poetici, ma aiuta a metterne in luce uno snodo essenziale. L abitudine a leggere la poesia consiste nel fatto che ci siamo persuasi a leggerla per il suo rilievo lirico, mettendo ai margini il suo rilievo di documento, tranne quando il documento sia linguistico. Ma è esistita ed esiste una poesia dove quel che viene consegnato al lettore è rilevante almeno quanto il come viene consegnato. Si esita a dirla una poesia di contenuti perché si tratta non solo di contenuti (si scusi la brutalità: ma certe volte la consapevolezza che la forma della poesia è il suo contenuto e viceversa non basta all esemplificazione, anzi le rema contro). La poesia di un immenso poeta come Belli è stata a lungo fraintesa perché rifonda la forma stessa della poesia: né la scelta del dialetto né la classicità del sonetto sono i tratti di maggior importanza per ciò che stiamo dicendo. La poesia di Belli affronta un ampio repertorio di umanità (il Commedione) e insegue, trovandola, una forma adeguata, lontana dal linguaggio lirico e sublime, e invece tutta cose e 11 Introduzione

12 ( ) corpi e inferno del vivere quotidiano. Una forma tecnicamente comica (come Dante), cioè disponibile sperimentalmente a ogni realtà. Il dialetto aiuta, perché crea l illusione di una aderenza ultima tra cose e parole, nascondendo il grado di consunzione che è così spesso avvertibile nella lingua consueta; e aiuta al punto che quando leggiamo il Belli italiano lo troviamo non di rado impacciato, irrisolto per omaggio inevitabile a una lingua così sempre liricizzante (questo è anche il motivo delle alterne vicende e fortune della Commedia dantesca). Quale sforzo titanico dobbiamo allora immaginare per un Giuseppe Giusti, nel suo permanere dentro la lingua italiana senza rinunciare al tasso comico dei suoi temi? (Tra parentesi: anche l arte del teatro, della commedia in particolare, ha funzionato in Italia solo quando venata di qualche spruzzo o fibra di dialetto, e basti pensare a Goldoni. La tragedia ha funzionato meglio Alfieri, Manzoni ma richiede quasi una scena statica, lirica per immobilità, fino all irrappresentabilità. E fuori delle vette rischia sempre di esporsi al ridicolo, entrando costantemente in lotta con l autoparodia). L esempio al quale sopra si accennava, quasi dovuto. Il caso Pasolini. Dopo gli esordi dialettali (ma un dialetto inquietamente mosso dalla lirica europea di un Machado), dopo Le ceneri di Gramsci, portate da un italiano arcaico e sublime e insieme infisso nel tempo e volutamente frammisto a ogni impurità, Pasolini corre verso una poesia anche politica, che il più delle volte vuol sembrare provvisoria, come lo è un articolo di giornale, che dura il tempo dell ingiallimento della carta. Una poesia da consumare subito, quasi da pronto intervento e non di rado a sorpresa contro lo spirito del tempo; ma ambiziosamente, definitivamente, quasi cocciutamente poesia, che ritrova lo spirito del tempo in un punto inatteso: ovvero realtà sì, ma con un punto di vista che coincida o tenti di coincidere con la visionarietà che è poi il desiderio e il destino di Pasolini tutto, fino allo smisurato scartafaccio di Petrolio, e fino all insostenibile Salò, dove tragico e grottesco alternano i passi. Sulla scia di ciò, si può immaginare che l idea di scrivere poesia come intervento o giudizio o lettura della realtà o del quotidiano o della storia (per Pasolini sempre coincidente con l ideologia e con l antropologia) non si fermi in Pasolini alla scrittura in versi. Così come la poesia sembra da consumarsi al momento, ancora calda di ispirazione, mentre permane ancora la traccia della visita della musa, non è solo congettura che gli articoli di giornale siano pervasi di poesia, di una visione delle cose vissuta a ridosso delle cose, osservate però da una lunga distanza, appunto misurabile con i tempi della storia e dell antropologia piuttosto che con l impaccio del quotidiano e della cronaca. È per questo che leggendo i suoi ultimi articoli, poi raccolti negli Scritti corsari e nelle Lettere luterane, si ha spesso l impressione di trovarsi di fronte a poemetti in prosa. 12 Introduzione

13 ( ) Con sguardo insieme di storico politico e civile e di conoscitore di poesia come testimoniano le sue introduzioni e i suoi cappelli, uno dei meriti non secondari di Vanni Pierini consiste nell aver impostato le note con essenzialità e funzionalità, così che l occhio del lettore possa con agio e con rapidità tornare a scorrere il testo, sempre al centro di ogni considerazione. La sua antologia, articolata per temi, invece che per autori o per mero ordine cronologico, induce a qualche osservazione. L articolare per temi sembrerebbe mettere in evidenza soprattutto i contenuti delle poesie (ancora una volta serve un po di brutalità esemplificativa, che non rende perfettamente conto dello stato delle cose ma ha una sua utilità esplicativa): solo grazie ai contenuti si può stare aggrappati ai temi. Ma, scorrendo e leggendo, ci si accorge che tale scelta, nell organizzazione dell antologia, è una scelta pratica e narrativa. Pratica, perché consente di andare a raffronti immediati, scoprendo le diverse intonazioni intorno agli argomenti: e tale possibilità di cogliere le intonazioni ribalta, nella sostanza, quello che sembrava essere predominio del contenuto, in una devozione alla risoluzione formale dei contenuti. Insomma, se si fa documento, la poesia non cessa di essere poesia. Viene utilizzata come una spia delle costanti e delle varianti antropologiche dei costumi degli italiani. Rispetto alla storia generale d Italia, non v è dubbio che, anche accostati e sommati come sono, i testi qui raccolti rimandano a una delle figure irrinunciabili della poesia. Siamo di fronte a un edificio imponente, ma tale edificio regge sull ellissi. E siamo all impostazione narrativa: non tutto viene detto, viene detto solo l essenziale o ciò che all essenziale rimanda. Dunque ci troviamo di fronte a una grande narrazione antropologica, e questa narrazione è ellittica: suggerisce con suggestioni, esplicita ma come può esplicitare un esempio che abbisogna di evidenti o sottintesi rimandi, che sta al lettore dei singoli testi saper ricostruire grazie anche all aiuto che viene fornito dal curatore. Più che altrove ciò succede nei capitoli dedicati esplicitamente all antropologia italiana: le ideologie, le mode e i costumi, le questioni sociali, i problemi del lavoro, i modi di amare e di appassionarsi agli affetti. Leggendo una dopo l altra tutte le poesie di una singola sezione, il lettore si troverà di fronte a continue ellissi che, andando avanti, si ricompongono come in una grande tessitura o figura finale. Un testo e una dissolvenza che riprende la narrazione più avanti. E, se ci si serve di termini cinematografici, è perché non solo il nome di Griffith già affacciato lo suggerisce, ma anche il titolo di Giuseppe De Santis, Riso amaro, e quello leggendario di Chaplin, Tempi moderni, riutilizzati come titoli di capitoli, accompagnano nella lettura. Basta questo? Non basterebbe ancora. In fondo si tratta di titoli (Nascita di una nazione, Tempi moderni, Riso amaro) che sono diventati quasi lessico corrente: ma, intanto, tutti e tre insieme si riaccendono nella loro origine e forza. E poi sono accompagnati almeno da un altro richiamo che ne risveglia il ri- 13 Introduzione

14 ( ) lievo. Alludo ovviamente al testo per il teatro che fornisce titolo a un altro capitolo: e se c è un autore che tutto ha fondato sull ellissi e più, fino all ultima reticenza possibile, quest autore è il Beckett del quale si affaccia, sia pure in tutt altra chiave, un titolo leggendario, Finale di partita. In un saggio di Enzensberger (il «capriccio sociologico» Sulla piccola borghesia, uscito in Italia nel 1983, una decina di anni dopo il famoso Saggio sulle classi sociali di Sylos Labini, del 1974) la piccola borghesia è «quella classe che non è né una cosa né l altra» e che, in quanto negativamente percepita, induce a dire che «il piccolo borghese è sempre un altro». Si potrebbe definire ciò una dinamica tipica della società italiana e della cultura italiana, compreso il rinfacciare ad altri. Ma se c è un motore sempre acceso e ben alimentato nella società italiana post-unitaria è il motore della piccola borghesia, verso cui si tende e di cui ci si vergogna una volta a tavola, finendo ovviamente per sputare nel piatto dove, proverbialmente e no, si mangia. Fuori delle connotazioni negative, il discorso potrebbe essere rivolto a un altro fine. La poesia è stata praticata anche da grandi burocrati di Stato e alto-borghesi. Ma soprattutto per contrasto, la fitta presenza di classi piccolo-borghesi può portare a un osservazione: che, dal punto di vista sociologico, la piccola borghesia ha la stessa funzione che, nelle dinamiche letterarie, hanno, rispetto alle grandi tradizioni, le piccole tradizioni della provincia. Ancora una volta potrebbe utilizzarsi il noto, celebrato e plurifrainteso titolo di Carlo Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana. Ma al di là delle tradizioni locali (e dialettali), che permetterebbero di constatare l esistenza di un effettivo pluricentrismo nella cultura letteraria e nella poesia italiana fuori del consueto asse fiorentino si può dire che la spina dorsale della poesia italiana si trova dove essa accetta la propria piccola voce e la nobilita portandola a un posto di primo piano. Soprattutto dopo aver constatato che la tradizione maggiore, da Carducci a D Annunzio, se esclusiva, diventerebbe escludente, non consentendo di osservare la ricchezza del coro e dei cento solisti che in quel coro cantano. Come tutte le antologie, la scelta di Pierini procede per pieni, ma allude a vuoti. Tranne che, in questo caso, siccome vanno messi sullo sfondo il formarsi e il divenire dell identità italiana, il richiamo a quei vuoti non riguarda soltanto le scelte effettuate, ma è come una definizione, per ellissi, del naufragio di un paese, alla fine ripiegato su se stesso dopo aver alzato gli stendardi e la voce in un illusoria pienezza. Non si dice soltanto che all età della poesia è presto subentrata l età della prosa, che non sarebbe niente di male; si dice invece che si è spento lo stesso oggetto rappresentato, divenuto irrappresentabile nella sua sostanza di realtà e, semmai, rimasto solo come oggetto intimo, avversato nelle sue storture e cullato come piccolo, esile 14 Introduzione

15 ( ) mito, auspicio di una buona casa dove abitare, raccogliendo sogni e pensieri, con divinità elette e discrete. Anziché pesare attraverso una scala o una bilancia condivisa, si pesa con le mani. E se è vero che la poesia è diventata marginale, più marginale ancora è diventata la poesia che aveva intenzione di essere voce di una comunità. Nella storia del secolo, le arti nuove sono subentrate alle arti di sempre. Si pensi solo a che cosa è stata l Italia di Rossellini, di De Sica, di Antonioni, di Fellini. Un discorso a puntate ognuna autonoma e compiuta in sé: Roma città aperta e Viaggio in Italia; Ladri di biciclette e Umberto D.; L avventura e L eclisse; Le notti di Cabiria e La dolce vita, 8 ½ e Roma, Amarcord. E accanto, altri maestri e sceneggiatori: da Visconti a Soldati, da Monicelli a Risi, da Rosi a Scola, e Petri e Pietrangeli e via elencando; e attori che sono decisamente co-autori: Mastroianni e Gassman (come immaginare Il sorpasso senza di lui? O, meglio: senza di lui Il sorpasso sarebbe stato un altro film); le due facce opposte d Italia: Sordi e Volonté; i monumenti della Lollo e della Loren e lo splendore della Cardinale e della Sandrelli, e via elencando, fino all Italia del poliziottesco e del western-spaghetti, scivolata fino alla commedia erotica così superficiale e così capace di riempire le sale e oggi, incredibile a credersi (ma perché poi incredibile?), gioia dei cinefili consumati. Insieme, l affermazione dell Italia della televisione, sulla quale non occorre spendere troppe parole, perché è entrata nelle vene, e non si riesce a disintossicarsene, e i giornali ne sono pieni, echi infiniti. La letteratura perdeva strada? Non finché ci sono stati autori il cui nome da solo bastava a garanzia: all ingrosso, fino a Montale e Moravia. Poi la strada svaniva. Figurarsi per la poesia. Ma svaniva soltanto come riconoscibilità universale. E non di rado la poesia ha saputo fare di questa debolezza una forza. Però, nel circuito della comunicazione, restava indietro, ai margini, verso la scomparsa. Come in una perenne vigilia, sospesa. E quella vigilia ha saputo diventare per molti un luogo non solo di attesa ma, già, di realizzazione. Quel che i poeti dicono oggi sull Italia, arriva per voci difficili e di una controversa necessità (lo testimoniano nel terzo volume anche l importante sezione di inediti e il «carosello» finale). Impossibile rinunciare a questo punto di equilibrio tra la dissipazione e una forza piena, stracolma d amore per la lingua che è tutto ciò che ci unisce, se viviamo nel campo di coloro che credono che la letteratura abbia ancora da dire. Quel che i poeti hanno detto sull Italia è arrivato per voci le più varie. Il reticolo tessuto da Pierini mostra, nell accompagnamento critico, segni di invito a una lettura non frettolosa dei Fusinato, Dall Ongaro, Scalvini. E invita alla nuova ricognizione anche intorno a nomi più importanti: Giusti o Zena o Zanella; Russo o Bettini o la Contessa Lara o Vann Antò. E invita al giusto tono nel leggere Ada Negri o Trilussa o Malaparte. Non la poesia civile, ma la poesia col senti- 15 Introduzione

16 ( ) mento della comunità (sia pure la più piccola delle comunità: il discorso a due), col sentimento sia pure indiretto della cittadinanza, ovvero dell essere ognuno individuo ma in rapporto civile e politico con altri individui. Così il viaggio sul veicolo della poesia dentro la storia diventa in questa antologia un viaggio nel tempo e nello spazio, sul veicolo della poesia, alla ricerca di una conoscenza che occasionalmente ma fondatamente e con un accidentata continuità e con convinzione si è concentrata su fatti che sono stati più o meno considerati anche dal discorso storico generale. Non è solo per paradosso che, sfogliando e risfogliando questa antologia, entrando e uscendo dalle sue pagine, ci si può persuadere che l unico discorso storico possibile è quello rintracciabile attraverso la poesia. Non so se gli storici abbiano superato nel loro dibattito la famosa questione del rapporto tra documento e monumento. La poesia è una delle poche forme in cui documento e monumento vivono insieme, e anzi sono la stessa cosa. Non soltanto perché il documento è da assumere come sintomo irrinunciabile a ogni diagnosi; non solo perché il sintomo, nel caso del discorso della poesia, è portatore di significati a oltranza; e non solo perché di qualunque cosa parli, la poesia parla di noi come esseri in relazione tramite parole; ma anche perché tutto ciò che la poesia dice si fa monumento, precario quanto si vuole, ma monumento: al tempo che fugge e ai giorni che se ne vanno e si dispongono dentro la storia. Fellini ricostruì via Veneto negli studi di Cinecittà; e questa è la vera via Veneto, tassello dell identità italiana. Allo stesso modo, la poesia inventa luoghi (o trova luoghi), ma una volta che li ha inventati quei luoghi sono veri. 16 Introduzione

17 L OPERA Oh mia Patria ( ) MARZO 2012 N Rassegna Sindacale di GIOVANNI RISPOLI Oh mia Patria, L antologia di Vanni Pierini Oh mia Patria. dell Italia unita ( ), prefazione di Tullio De Mauro, introduzione di Raffaele Manica, pp. 2432, euro 100,00 (60,00 per le scuole e le strutture Cgil) è divisa in tre volumi (Nascita di una nazione; L Italia règia; L Italia repubblicana). I brani selezionati, oltre mille, sono ordinati in tre sezioni tematiche: Il racconto della storia ; Questioni sociali e mondo del lavoro (secondo e terzo volume, negli anni cui fa riferimento il primo la questione sociale non è ancora un problema nazionale), Lo spirito del tempo. A corredare i brani, le introduzioni ai singoli capitoli, una cronologia che consente di cogliere il contesto storico dei testi, le note agli stessi, le notizie biografiche sugli autori antologizzati, le fonti bibliografiche utilizzate. I brani raccolti sono del genere più diverso e vanno dai componimenti poetici ai testi tratti da libretti d opera, dalle canzoni (e/o canzonette) ai canti politici, militari e popolari. Vanni Pierini (Recanati, 1945), laureato in filosofia, negli anni sessanta e settanta è stato un dirigente nazionale della Cgil. Successivamente ha svolto attività di ricerca economica per imprese e enti pubblici. Tra i fondatori del Premio Recanati di musica e poesia anni novanta, diretto nelle prime dodici edizioni, ha curato le seguenti antologie: Poesie d amore: da Saffo a Prévert (tre volumi), Mondadori, 2004 (con M. Cucuzza); Foglie della memoria. L Italia del 900 nella poesia del 900, Ediesse, Le sue poesie sono in Di poesia nuova 89. Proposte 5 (silloge), Manni, 1990; Leopardi Palinodia, Millelire, 1993; Il Segreto dell uno e dell altro, Archinto, 1999; Lance nell infinito (poesie ), Fuoristagione, 2005; Incerte universali passioni (poesie ), Fuoristagione, 2007; Zeitgeist (silloge), in Nuovi Argomenti, n. 51, Siamo qui per dividerci / un eredità di stenti. / Non spezziamo quello che è intero, / diventa zero. Leonardo Sinisgalli Senza un qualcosa su cui / poggiare non si può costruire; / in altri tempi sui comandamenti / oggi sul popolo, sempre / le verità corali son verità / solari che fanno un fracasso / infernale, sono un calvario / di slanci commessi a chi viene / dopo, per un cominciamento / nuovo. Nelo Risi P Perché la pratico fin da ragazzo e la studio ormai da un po di anni. E perché illumina il tempo che attraversa. Alla domanda perché la poesia perché la poesia per raccontare l Italia dagli albori del Risorgimento ad oggi, Vanni Pierini dà una risposta semplice e piana. Oh mia patria, la mega antologia di Versi e canti, come recita il sottotitolo dei tre volumi editi dall Ediesse, nasce innanzitutto dalla personale inclinazione del suo ideatore. Ma viene anche dal convincimento che la poesia, se bene utilizzata, può aiutarci a rischiarare la storia del paese, a coglierne meglio le gioie e le lacerazioni, gli innamoramenti passeggeri e l anima più profonda. La poesia è un fascio di luce, scrive Pierini alla fine dell opera, nel suo Congedo dal lettore. Ed è da qui, da queste parole, che parte la nostra conversazione sulla sua raccolta. Un fascio di luce Sì, ho voluto sottrarre la poesia all autoreferenzialità in cui spesso è confinata ci spiega, usarla come uno strumento capace di leggere il rapporto tra gli italiani e la vicenda...ma novo e quasi / divin consiglio ritrovàr gli eccelsi / spirti del secol mio: che, non potendo / felice in terra far persona alcuna, / l uomo obbliando, a ricercar si diero / una comun felicitade; e quella / trovata agevolmente, essi di molti / tristi e miseri tutti, un popol fanno / lieto e felice. Giacomo Leopardi Ei d alta, di profetica / morte per noi moriro; / con l ultimo sospiro / vòlto a futuri dì. / Ei sien subietto fervido / di 17 Recensione

18 ( ) MARZO 2012 N. 9 PASSATO & PRESENTE 15 nazionale: mettere in tal modo la poesia alla prova della sua capacità di illuminare il reale. Perché, per quanti sforzi abbiano fatto le avanguardie, mi pare che il linguaggio poetico abbia una sua concreta densità storica. Non è casuale, questo accenno polemico alle avanguardie. L ottica di Pierini, il filo rosso che ha seguito nell antologia, non ha niente a che fare con l opera di decostruzione che le avanguardie e le neoavanguardie novecentesche hanno voluto realizzare. Le avanguardie sono importanti, fanno bene all arte. Ma quando si decide di mandare in soffitta tutto ciò che viene considerato tradizionale, scrivo appunto nel mio Congedo, allora si rischia il decadimento della capacità di rappresentazione, e quindi di trasformazione, di un intero paese: i guasti del modernismo. Io mi sono formato in un ambito culturale marxista, Della Volpe e la sua scuola, panorama completo: non solo la vite, non solo il cipresso, ma l uno e l altro; e come la vite e il cipresso diventano parte del paesaggio. La poesia, la storia, la tradizione. Ma ogni antologia è anche selezione, significa includere ed escludere, indicare un percorso. Quale è stato il criterio, in questo caso? Quale la chiave adottata? Ho adoperato un criterio tematico risponde Pierini. La chiave non poteva essere la critica letteraria, non era questo l intento. I testi che tu vedi li ho accostati non per affinità stilistica ma in funzione dell oggetto. Per capire come il linguaggio poetico s immerga nella storia, ripeto, penetri lo spirito del tempo, lo Zeitgeist (titolo di un componimento dello stesso Pierini, ndr), da un lato; e, dall altro, in che modo il caos della realtà entri nel linguaggio, venga rappresentato. (Il racconto della storia è appunto una delle sezioni di ciascun volume, ndr), e soffermandomi poi sulla questione sociale, dopo il suo insorgere ovviamente, e lo spirito del tempo; e guardando per questa via alla società e al costume. Tutto questo lungo un percorso che dalla fine del 700, dalle guerre napoleoniche il Risorgimento ha lì le sue radici giunge sino ai giorni nostri, alle contraddizioni della nuova fase storica dischiusa davanti a noi, ai soggetti inediti da cui è abitata. Gli stessi di una canzone di Jacopo Incani: ( ) ed invecchiano nel silenzio dei call center/ i prigionieri politici/ mentre i superstiti stipati negli aperitivi/ s incatenano solidali alla libertà/ di potersi incatenare/ e avanza un sesto stato ancora senza nome e da riarmare/ portandosi appresso un dopoguerra tutto nuovo/ da addobbare. Sesto stato, dice Incani e s intitola il testo. Solo canzonette? Se abbiamo ben compreso il senso della bella opera di Vanni Pierini, sicuramente no., versi e canti per l Italia l esatto contrario dello storicismo crociano. Ma Croce quei guasti li aveva capiti. E lo stesso Della Volpe, del resto, glielo riconobbe: Benedetto, dunque, don Benedetto. L approdo di queste esperienze, alla fine, è sempre una sindrome autoreferenziale; e la rottura da esse ricercata si cristallizza in un canone, un nuovo canone, che determina esiti assai negativi. Com è accaduto, osserva Pierini, con il Gruppo 63. Certo. Non è il caso di entrare nel dibattito tra estimatori e denigratori, non è questa la sede. Ma, obiettivamente, la conseguenza più clamorosa del loro successo è stata la cancellazione di un filone decisivo della nostra cultura, la poesia neorealista. Sopravvissero in pochi, prosegue: Pasolini, Fortini, Risi, Sereni e qualcun altro, anche perché il loro profilo artistico non era tutto integrabile all interno della stagione neorealista. Ma chi ha più sentito parlare di Velso Mucci e Mario Socrate, Luigi Di Ruscio e Mario Tobino, Giovanni Arpino, Giorgio Bassani, Rocco Scotellaro e via elencando?. Ecco prosegue io cerco invece di ricostruire un L alto e il basso Accanto alla chiave tematica l altro criterio che Pierini adopera è la mescolanza dei diversi generi. Tullio De Mauro, nella sua prefazione, ricorda come fra i meriti dell antologia non ci sia solo l adozione di una prospettiva policentrica quindi l attenzione alle differenze regionali e dialettali per così dire orizzontali ma anche la capacità di guardare alle differenziazioni verticali : le differenze di lingua e cultura, ulteriormente articolate per gender, fra i diversi strati sociali. Cogliendo così perché stratificazione non vuol dire separatezza i moti convettivi di linguaggio e cultura dall alto verso il basso e dal basso verso l alto. La poesia d autore, quindi, e poi i canti popolari e dialettali, la canzone e la canzonetta: Leopardi e Bella Ciao, Mameli e Celentano. L antologia permette in tal modo di leggere la storia unitaria non solo in un ottica policentrica, come si diceva, ma in una dimensione diastratica : la dimensione delle diversità e interferenze tra i compositi strati della società. La preoccupazione che avevo riprende Pierini era di agevolare i confronti tra autori noti, meno noti o addirittura dimenticati. E questo ripercorrendo i diversi nodi della vicenda italiana: ripercorrendone i passaggi, la storia splendide canzoni, / fin che nel mondo suoni / la lingua alma del sì. Alessandro Poerio O delle glorie nostre ultime, eletta / reliquia! O insuperata itala Lingua! / Tu pur cadrai, che non può star co fiacchi / il tuo libero spirto, e nell occaso / d ogni nostro splendor non puoi tant ombra / vincer tu sola! Terenzio Mamiani...e ogni giorno ci prende il gusto più forte / di ridere alle solite cose / che dicono sulla patria e su dio / per convincerci a morire come siamo nati. Luigi Di Ruscio Ma non fia mai che Italia si rilevi / finché le sorti sue fida nei pochi / ed ignavi Signori. Il pronto omaggio / e la spada han deposta a piè del forte / che la Patria con l armi avea sommersa, / e a lor diè gli avi; e le superbe case / e i larghi fondi fur delle tradite / cittadi allo straniero il guiderdone. / (...) Non han sul labbro il cor quando con noi / vanto di liberal 18 Recensione sensi si danno, / con noi senz avi, e nati dagli oppressi. / (...) Italia mai non leverà l infermo / fianco da terra senza il poderoso / braccio della sua plebe. Giovita Scalvini Forse un giorno... / poter dire / non che lavorare è gioia / ma che il lavoro non costa / più del piacere complessivo del giorno. Giancarlo Majorino (Brani raccolti da Pierini, con il titolo Sulla storia e l Italia, alla fine del terzo volume)

19 ( ) LA STAMPA 19 Recensione

20 ( ) 20 Recensione

21 ( ) 21 Telegramma

22 ( ) La Casa editrice Ediesse a Più libri, più liberi Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI Vanni Pierini Oh mia Patria ( ) IL CURATORE DELLA RACCOLTA NE DISCUTE CON Claudio Petruccioli Valentino Zeichen Roma Venerdì 9 dicembre 2011 ore 17 Più libri più liberi Palazzo dei Congressi (EUR) Sala Rubino 1 p Per informazioni: Ufficio stampa Ediesse tel ufficiostampa@ediesseonline.it 22 Invito

23 ( ) 23 Invito

24 ( ) CGIL Oh mia Patria Evento spettacolo sull Italia unita Documenti filmati di «La Storia siamo noi» Letture a cura di Accademia nazionale d Arte drammatica «Silvio d Amico» Canti e musiche a cura di Conservatorio di Musica «Licinio Refice» di Frosinone La CGIL conclude il suo programma per la celebrazione dei 150 anni dell Unità d Italia in occasione della pubblicazione dell antologia curata da Vanni Pierini edita da Ediesse Oh mia Patria. ( ) CONDUCE INTERVENGONO Giovanni Minoli Giuliano Amato Guglielmo Epifani Susanna Camusso Roma Giovedì 15 marzo 2012 ore 20,30 Auditorium Parco della Musica Sala Petrassi Viale Pietro de Coubertin, 30 Si prega di dare conferma al n e/o all indirizzo ediesse@cgil.it entro lunedì 12 marzo 24 Invito

25 ( ) 25 Invito

26 ( ) VANNI PIERINI Oh mia Patria Volume primo NASCITA DI UNA NAZIONE ( ) prefazione di Tullio De Mauro introduzione di Raffaele Manica Cronologie e Appendici di Roberto Di Gioacchino, Maria F. Giovino, Vanni Pierini

27 ( ) Indice Prefazione Tullio De Mauro Introduzione Raffaele Manica I VII Capitolo primo L ITALIA E NAPOLEONE ( ) 17 Introduzione 19 Il racconto della storia 29 Il titolo Filippo Pananti 31 L esecuzione capitale di Luigi XVI Vincenzo Monti 32 Inno dell Albero della Libertà 34 Un ora della mia giovinezza Aleardo Aleardi 36 Bonaparte liberatore Ugo Foscolo 38 Per il Congresso d Udine Vincenzo Monti 39 La pianta che in Giudea mise radice Vincenzo Monti 41 All Italia Ugo Foscolo 42 Inno Vincenzo Monti - Ambrogio Minoia 43 Inno patriottico Luigi Rossi - Domenico Cimarosa 46 Inno dei Sanfedisti 48 Per la liberazione d Italia Vincenzo Monti 51 Pel Congresso cisalpino a Lione Vincenzo Monti 53 Quanto vaglian gli Italiani Angelo Anelli - Gioacchino Rossini Indice

28 ( ) Il proclama di Rimini Alessandro Manzoni 57 Il Congresso di Vienna Vincenzo Monti 59 Per la morte di Napoleone Paolo Costa 60 Il cinque maggio Alessandro Manzoni 62 Napoleone Niccolò Tommaseo 65 La pipa Vincenzo Padula 66 Lo spirito del tempo 67 Partirò 69 Sonett Carlo Porta 70 La preghiera Carlo Porta 71 Desgrazzi de Giovannin Bongee Carlo Porta 73 Sogn Tommaso Grossi 78 Capitolo secondo O COMPAGNI SUL LETTO DI MORTE O FRATELLI SU LIBERO SUOL ( ) 81 Introduzione 83 Il racconto della storia 97 All Italia Giacomo Leopardi 99 Ad Angelo Mai Giacomo Leopardi 101 La battaglia di Maclodio Alessandro Manzoni 103 La Costituzione di Napoli nel 1820 Gabriele Rossetti 105 Addio alla Patria Gabriele Rossetti 110 Marzo 1821 Alessandro Manzoni 112 Clarina Giovanni Berchet 116 Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti Alessandro Manzoni 119 Ai martiri della libertà Giuseppe Mazzini 121 Antonio Oroboni alla sua fidanzata Terenzio Mamiani 123 Il Fuoruscito Giovita Scalvini 125 Le fantasie Giovanni Berchet 128 Riunione di Carbonari Pietro Giannone 132 Avviso pel nuovo Teatro del Real palazzo Giuseppe Giusti Indice

29 ( ) A Silvio Pellico Gabriele Rossetti 136 All armi! All armi! Giovanni Berchet 137 Coro Giuseppe Giusti 139 L addio dalle Alpi Giuseppe Mazzini 140 Anatema Giuseppe Mazzini 142 Suoni la tromba e intrepido Carlo Pepoli - Vincenzo Bellini 144 Unità e libertà Gabriele Rossetti 145 Va, pensiero, sull ali dorate Temistocle Solera - Giuseppe Verdi 147 Il Risorgimento Alessandro Poerio 148 Ai fratelli Bandiera Goffredo Mameli 150 Chi per la patria muor Paolo Pola - Saverio Mercadante 152 La libertà italiana Angelo Brofferio 154 Il Congresso dell ombre Gabriele Rossetti 155 A Pio IX. Canzone prima Caterina Franceschi Ferrucci 157 Er Papa pacioccone Giuseppe Gioachino Belli 158 La tor de Babbelle Giuseppe Gioachino Belli 159 La cechezza der Papa Giuseppe Gioachino Belli 160 A Pio IX. Coro popolare 161 Il battesimo Francesco Dall Ongaro 163 Il Papa, il Papa! Giuseppe Giusti 164 Pio IX Francesco Dall Ongaro 165 Dio e Popolo Goffredo Mameli 166 Il brigidino Francesco Dall Ongaro 168 Re Tentenna Domenico Carbone 169 Lo spirito del tempo 173 Idee e ideologie 175 Il poeta e gli eroi da poltrona Giuseppe Giusti 177 Sul traffico de negri Giovanni Marchetti 178 L anniversario della nascita Carlo Bini 180 Palinodia Giacomo Leopardi 182 La ginestra, o il fiore del deserto Giacomo Leopardi 187 Il secolo umanitario Antonio Guadagnoli 190 Gli Umanitari Giuseppe Giusti 192 L utopista Giuseppe Gioachino Belli Indice

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