2. Il silenzio di Fiorella vale un milione: stupri in tempo di pace

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1 34 dei loro costumi. Esse saranno trattate sempre con umanità e protette, in particolare, contro qualsiasi atto di violenza o d intimidazione, contro gli insulti e la pubblica curiosità. Le donne saranno specialmente protette contro qualsiasi offesa al loro onore e, in particolare, contro lo stupro, la coercizione alla prostituzione e qualsiasi offesa al loro pudore. 54 Alla convenzione, nel 1977, vennero aggiunti alcuni protocolli, in cui si poteva leggere che erano proibiti gli «oltraggi alla dignità della persona, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti, stupro, la prostituzione forzata e qualsiasi offesa al pudore». 55 Solo nel 1996 gli stupri vennero definiti crimine di guerra. 56 Infine solo recentemente il Consiglio di Sicurezza dell Onu (risoluzione n.1820l del 9 giugno 2008) ha dichiara lo stupro «arma di guerra», ha stabilito che la violenza carnale sia da considerarsi «una tattica di guerra per umiliare, dominare, instillare paura, disperdere o dislocare a forza membri civili di una comunità o di un gruppo etnico». 2. Il silenzio di Fiorella vale un milione: stupri in tempo di pace Facendo ora un salto temporale, ci dobbiamo occupare, seppur brevemente, degli stupri che avvengono in tempo di pace e lo faremo provando a mettere in evidenza le similitudini con le vicende già analizzate. Il legame tra queste situazioni è dato dal fatto che le vittime, violentate da uomini in differenti contesti hanno poi dovuto affrontare il silenzio, la vergogna, l ostracismo, e le indifferenza ufficiali, in guerra come in pace. 54 Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra, 12 agosto 1949, Titolo III, Sezione I, Disposizioni comuni per i territori delle parti in conflitto e i territori occupati, Articolo Gagliani, Stupri di guerra Un analisi dei silenzi, dei racconti, delle denunce, in «Diario del mese», cit., passim. 56 Cfr. Statuto di Roma della Corte penale internazionale, 17 luglio 1998, Articoli 7 e 8.

2 35 Una prima annotazione va fatta soffermandosi sulla legislazione e su come questa, importante spia di interpretazioni e modelli proposti alla società, abbia considerato, definito e punito lo stupro. Il Codice Napoleonico considerava lo stupro un delitto contro il pudore; nel Codice Toscano del 1853 era previsto il reato di violenza carnale, inserito nell ambito della difesa del pudore e dell ordine delle famiglie. Il Codice Sardo del 1859, che fu esteso in tutto il Regno d Italia, ad eccezione della Toscana, distingueva lo stupro violento dal violento oltraggio al pudore e il Codice Zanardelli del 1889 inserì il reato di violenza carnale tra i delitti contro il buon costume e l ordine delle famiglie. Nel 1930, in pieno regime fascista, venne promulgato il Codice Rocco dove la violenza carnale era inserita nel titolo IX dedicato ai reati contro la moralità pubblica e il buon costume. Questa normativa poneva in primo piano, quindi, la moralità pubblica come valore fondamentale da tutelare. Si dovrà aspettare il 1996 per vedere inserita, nel codice italiano, la violenza sessuale nei reati contro la persona. Focalizzeremo ora la nostra analisi dagli anni Settanta, quelli che ormai sono ricordati come anni di piombo, a causa del terrorismo e della violenza politica che si svilupparono in quei momenti, ma che furono anni in cui agli eventi di quel tipo si affiancarono lo sviluppo di movimenti di cittadini, donne, studenti che chiedevano cambiamenti e riforme nella società italiana. Le donne cominciano ad interpretare la politica in modo nuovo, ragionando sul privato, sulle esigenze personali, nei collettivi e nelle assemblee discutevano di famiglia, dei rapporti di coppia, delle specificità delle donne. In questo ambito si contestava in modo molto deciso la presenza, nel codice italiano, del così detto delitto d onore. Presente nel Codice Rocco ed abrogato nel 1981 l articolo prevedeva pene molto lievi per chi uccidesse il coniuge, la figlia o la sorella quando queste avessero «disonorato» la famiglia: chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d ira determinato dall offesa recata all onor suo o della fa-

3 miglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella. 57 Le donne in quegli anni riflettevano sul loro corpo, sulla sessualità e sulla violenza, contestando lo sfruttamento del corpo femminile, la mercificazione, la mancanza di rispetto verso le donne. Di qui le battaglie e le prese di posizione per quanto riguarda l aborto, la contraccezione, la possibilità di vivere consapevolmente la sessualità. 58 Fu proprio il movimento delle donne a porre al centro della propria attenzione, prima e dell opinione pubblica poi, il tema dello stupro. In Italia, in quel momento, era ancora in vigore la norma del Codice Rocco e vigeva ancora l articolo dello stesso codice che prevedeva il matrimonio riparatore, ovvero in caso di violenza, se lo stupratore avesse sposato la sua vittima, non avrebbe avuto nessuna conseguenza penale, norma che non era prevista nel Codice Zanardelli che venne cancellata nel Molte donne avevano accettato questa imposizione per evitare la vergogna, l ostracismo sociale e la solitudine. Nel 1965 la sera del 26 dicembre Franca Viola, una ragazza di 18 anni di Alcamo, in Sicilia, venne rapita: il suo rapitore intendeva «disonorarla» per poi sposarla. In questo caso Franca non cedette al ricatto e, come scissero i giornali dell epoca affermò «non lo sposerò, non mi piego alla violenza e ai pregiudizi». In effetti, lo stupratore venne denunciato e condannato. In quell Italia degli anni Sessanta questa fu una vicenda molto se- 57 Codice penale Rocco, Articolo Numerose furono le leggi che in quegli anni si occuparono di regolamentare il divorzio, l aborto. La legge del 1 dicembre 1970 n. 898 disciplinava i casi di scioglimento del matrimonio. Il 12 maggio 1974 si votò in Italia per il referendum sul divorzio: il 59,1% degli italiani si espressero per mantenere la legge. Nel 1975 vi fu la riforma del diritto di famiglia, in cui era prevista l abolizione dell autorità maritale e stabiliva parità di diritti e doveri fra i coniugi. Sempre nel 1975 fu emanata la legge che prevedeva l istituzione consultori familiari. Infine, il 22 maggio 1978, la legge n. 194 stabiliva le norme per la tutela sociale della maternità e sull interruzione volontaria della gravidanza.

4 guita, che destò scalpore e molti disapprovarono la scelta di Franca Viola. Era comunque iniziato un lento e complesso processo, pieno di passi avanti e di passi indietro, attraverso il quale le donne chiedevano di essere rispettate e chiedevano, in caso di aggressione sessuale, di essere considerate in tutto e per tutto vittime. Come succede duranti i conflitti, infatti, le donne violentate molto spesso non erano viste come tali: nella mentalità comune una donna viene violentata solo se provoca il desiderio dello stupratore, inoltre si afferma che una donna che si difende non può essere violentata. Molte vittime si sentivano, e si sentono in colpa proprio per questi condizionamenti. Per la presenza di questa mentalità comune, le donne difficilmente denunciavano lo stupro visto che il processo diveniva, solitamente, una ulteriore violenza e, visto che fino al 1996 lo stupro era perseguibile solo in seguito ad una denuncia della vittima, moltissimi stupri rimanevano impuniti. Grazie al movimento delle donne vennero costituiti i primi gruppi di aiuto, i primi centri contro la violenza, il movimento era presente ai processi e chiedeva di potersi costituire parte civile, richiesta che fu accolta nel 1978 durante un processo per stupro a cui venne data visibilità attraverso la realizzazione di un documentario a cui venne dato il titolo di Processo per stupro. 59 In questo processo alcuni uomini, sposati e padri di famiglia, erano accusati di avere violentato una ragazza, Fiorella, e di averle offerto un milione di lire per non essere denunciati. Per la prima volta era sotto gli occhi di tutti quello che poteva accadere nelle aule giudiziarie ed una donna trovava il coraggio di esporsi. Di grande interesse gli interventi degli avvocati: la difesa degli imputati decise di mettere in cattiva luce la vittima, cercò di dimostrare che era una ragazza poco seria, di facili costumi, così come si è visto in altri contesti: «I fatti? Guardateli in concreto. Qui si tratta di una ragazza, senza offesa, perché signori miei, io non ho una cattiva opi- 59 Processo per stupro, Regia di Loredana Dordi, Italia, 1979, vincitore del Premio Italia.

5 38 nione affatto delle prostitute [...] qui si tratta di una ragazza che ha degli amanti a pagamento». A questo, Tina Lagostena Bassi, avvocato di Fiorella, rispose: Vi assicuro, questo è l ennesimo processo che io faccio, ed è come al solito la solita difesa che io sento, gli avvocati svolgeranno quella difesa che a grandi linee già abbiamo capito. Io mi auguro di avere la forza di sentirli, non sempre ce l ho, lo confesso, la forza di sentirli, e di non dovermi vergognare, come donna e come avvocato, per la toga che tutti insieme portiamo. Perché la difesa è sacra, ed inviolabile, è vero. Ma nessuno di noi avvocati e qui parlo come avvocato si sognerebbe d impostare una difesa per rapina come s imposta un processo per violenza carnale. Nessuno degli avvocati direbbe nel caso di quattro rapinatori che con la violenza entrano in una gioielleria e portano via le gioie, i beni patrimoniali da difendere, ebbene nessun avvocato si sognerebbe di cominciare la difesa, che comincia attraverso i primi suggerimenti dati agli imputati, di dire ai rapinatori Vabbè, dite che però il gioielliere ha un passato poco chiaro, dite che il gioielliere in fondo ha ricettato, dite che il gioielliere è un usuraio, Ecco, nessuno si sognerebbe di fare una difesa di questo genere, infangando la parte lesa soltanto. [...] Ed allora io mi chiedo, perché se invece che quattro oggetti d oro, l oggetto del reato è una donna in carne ed ossa, perché ci si permette di fare un processo alla ragazza? E questa è una prassi costante: il processo alla donna. La vera imputata è la donna. E scusatemi la franchezza, se si fa così, è solidarietà maschilista, perché solo se la donna viene trasformata in un imputata, solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale. Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare venire qui a dire non è una puttana. Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori. Io non sono il difensore della donna Fiorella. Io sono l accusatore di un certo modo di fare processi per violenza.

6 39 La vera imputata pare quindi essere la donna, come afferma Tina Lagostena Bassi: non solo quella donna, ma tutte le donne vengono messe sotto processo e gli avvocati degli accusati cercarono di dileggiare le donne, a loro dire troppo emancipate, talmente emancipate che gli uomini non potevano fare altro se non violentarle, ripetendo lo stereotipo ormai già descritto: E allora, Signor Presidente, che cosa abbiamo voluto? Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro? Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente. Gli imputati saranno condannati, e il documentario Processo per stupro verrà proiettato in molte occasioni, al fine di mostrare quanta e quali violenza si poteva fare alle donne, al loro corpo e alla loro anima. La difficoltà delle donne a denunciare, ad affrontare un procedimento penale 60 dove sono spesso costrette a subire altre aggressioni, seppur verbali, è basata anche sul fatto che non sempre i colpevoli vengono poi condannati. Secondo le statistiche, ad esempio, nel Regno unito meno del 5% dei casi di stupro si è concluso con la condanna dei responsabili. 61 In Italia si sono, negli anni, susseguite sentenze, a volte contraddittorie, in merito alla condanna o alla assoluzione di uomini indagati per stupro. In alcuni casi sono state trovate circostanze attenuanti o 60 All inizio degli anni Novanta, negli Stati Uniti d America solo il 12% delle vittime di stupro denunciò il crimine: cfr. Bourke, Stupro, cit., p Cfr. Ivi, p. 18.

7 40 motivi di assoluzione, facendo considerazioni, ad esempio, sull abbigliamento della vittima. Nel 1999 La Corte di Cassazione affermò che era impossibile commettere violenza carnale su una ragazza che indossa i jeans: Rosa, quando il suo istruttore di guida la portò in una stradina di campagna e la violentò, indossava i jeans. Un indumento che, come scrivono i giudici della Suprema Corte, non si può sfilare nemmeno in parte senza la fattiva collaborazione di chi lo porta. Lo sanno tutti, scrivono ancora i giudici, è un dato di comune esperienza : è impossibile sfilare i jeans se la vittime si oppone con tutte le sue forze. Per cui, evidentemente, Rosa non si è opposta con tutte le sue forze. E infatti, scrivono i giudici della Cassazione, è illogico affermare che una ragazza possa subire uno stupro, che è una grave offesa alla persona, nel timore di patire altre ipotetiche e non certo più gravi offese alla propria incolumità fisica. 62 Due anni dopo, nel novembre 2001, i giudici ribaltarono la precedente sentenza e affermarono che indossare i jeans non era da sola sufficiente a escludere il reato di violenza sessuale. Una sentenza di tenore diverso rispetto agli stereotipi di cui si è diffusamente detto fu quella emessa nel dicembre 2002 in cui si affermava come il fatto che una donna sia «disinvolta» e «disponibile all approccio amicale non può costituire motivo per concedere all uomo che l ha violentata l attenuante e la riduzione di pena prevista per i fatti di minore gravità». In seguito, il 18 febbraio 2006 la Cassazione decise che una quattordicenne non poteva aver subito violenza dal proprio patrigno perché non illibata e perché dato che ha avuto delle esperienze si ritiene in grado di dominare un rapporto del genere. La terza sezione penale della Suprema Corte stabilì che: 62 Annalisa Usai, Con i jeans lo stupro diventa consenziente, in «La Repubblica», 10 febbraio 1999.

8 41 lo stupro di una minorenne non è grave in sé, ma è meno grave se la vittima ha già «avuto rapporti sessuali». «È lecito ritenere» - sostiene la sentenza che ha creato le proteste che siano più «lievi» i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini prima dell incontro con il violentatore. 63 Nell aprile 2006 la Terza Sezione penale della Cassazione decise che lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali e viene affermato anche che, se l ambiente nel quale viene commesso è degradato il reato di stupro anche se su minore, è considerato meno grave. Così ha deciso la corte d appello di Roma, che ha concesso le attenuanti generiche, applicando anche uno sconto di pena, a due imputati accusati di aver ripetutamente violentato una ragazzina prima e dopo il compimento del suo quattordicesimo anno d età. Negli anni Settanta fu molto importante la presenza del movimento delle donne ai processi, come accennato, e la volontà di costituirsi parte civile, cosa che era stata richiesta, per la prima volta, nel luglio del 1976 a Latina nel processo per i cosiddetti fatti del Circeo. Nell ottobre del 1975 due ragazze erano state rapite, seviziate, violentate per molte ore e poi abbandonate, ritenute morte, nel portabagagli di una automobile. Una delle due ragazze, Rosaria Lopez di 19 anni era effettivamente stata affogata nella vasca da bagno, mentre l altra, Donatella Colasanti di 17 anni, era gravemente ferita ma viva. Le due ragazze abitavano in un quartiere della periferia romana, provenivano da famiglie modeste, mentre i loro seviziatori, poi condannati all ergastolo, Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira, rispettivamente di 20, 19 e 22 anni, abitavano nel quartiere romano di Parioli, erano quindi rappresentanti della «Roma bene», figli di famiglie benestanti, «ragazzi per bene» che frequentavano ambienti vicino all estrema destra. Donatella, immediatamente dopo essere stata ritrovata, raccontò alcune delle violenze subite: 63 Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa, in «Il Corriere della sera», 18 febbraio 2006.

9 42 Ad un certo punto quei mascalzoni mi hanno legato con una corda intorno al collo e mi hanno trascinata da una stanza all altra. Poi ho sentito uccidere Rosaria: l hanno colpita con una spranga di ferro, poi l hanno afferrata per i capelli spingendole le testa nell acqua. Alla fine non l ho sentita più gridare. Quando sono tornati da me e hanno cominciato a colpirmi con il calcio della pistola, sono caduta a terra, li ho sentiti mormorare: questa non vuole proprio morire. A quel punto ho capito che se avessi continuato a lamentarmi sarebbe stata la fine. 64 Molti anni dopo si scoprì che non era la prima volta che gli imputati del massacro stupravano delle ragazze: Il massacro del Circeo non fu un fatto isolato. Fu solo l ultimo episodio di una lunga serie di stupri di gruppo mai denunciati dalle vittime: studentesse della Roma bene che temevano uno scandalo. [ ]. Il primo a vuotare il sacco sulle violenze a catena dei primi anni 70 è Angelo Izzo. Nelle sue confessioni fiume ai giudici di Milano e Bologna, il pentito ammette di aver partecipato, prima del Circeo, a numerosi stupri di gruppo operati con la stessa tecnica, e cioè attirando in una casa una ragazza già conosciuta. Violenze coperte dal silenzio delle vittime: ragazze dello stesso ambiente dei tre aguzzini, in particolare studentesse del liceo San Leone Magno, che non volevano, con una denuncia, esporsi a rappresaglie e comunque rendere pubblico l accaduto. Dopo l arresto a Panama, anche Gianni Guido ribadisce che il massacro del Circeo fu preceduto da parecchi episodi analoghi, anche se non così cruenti Sergio Criscuoli, Volevano farle tacere per sempre, in «L Unità», 3 ottobre Paolo Biondani, Izzo e Guido: Prima del Circeo tanti altri stupri mai rivelati, in «Il Corriere della Sera», 19 giugno Angelo Izzo Nell aprile 2005 dopo che il tribunale di Velletri gli aveva accordato la semilibertà uccise a Ferrazzano, la moglie e figlia di un pentito della Sacra Corona Unita che conobbe in carcere a Campobasso. Ora sta scontando due ergastoli nel carcere di Velletri. Per un analisi delle vicende processuali legate al massacro del Circeo e agli sviluppi successivi si veda Federica Scairelli, Giuseppe Rinaldi, Tre bravi ragazzi

10 43 La violenza, le sevizie e lo stupro erano, anche in questo caso, motivate dalla volontà di esercitare un potere assoluto, di vita e di morte sulla vittima, di umiliarla, di renderla inerme nelle mani dello stupratore: l atto sessuale violento entrava quindi inserito in questo contesto generale di sopraffazione. Ritenevano i tre imputati di poter approfittare delle ragazze, considerate «cose», «oggetti». 66 Come si è cercato di mostrare, quindi lo stupro, non è tanto, e non solo, fondato su impulsi sessuali irrefrenabili, ma piuttosto sulla necessità di mostrare la propria forza, il potere, la capacità di imporre la propria volontà. 67 Molto spesso allo stupro si aggiungono altri atti violenti, come drammaticamente descritto per lo stupro del Circeo, e come è avvenuto e avviene durante i conflitti. Ad esempio durante gli stupri compiuti dai soldati americani in Gran Bretagna in 12 casi, ovvero il 44% di quelli analizzati, le vittime furono sottoposte ad altre violenze fisiche. 68 Lo stupro può avere motivazioni politiche, etniche, religiose. È una violenza che tocca in profondità la vittima, le condiziona la vita, è una violenza che ha caratteristiche sociali tali da fare sentire la vittima complice, colpevole. Sono potenziali vittime tutte le donne, dalle più giovani alle più anziane, non importa come siano vestite e quale sia il loro atteggiamento. Il corpo delle donne può essere considerato un campo di battaglia, un oggetto di cui approfittare; diventa un corpo umiliato, ferito, gli assassini del Circeo, i retroscena di un inchiesta lunga 30 anni, Rizzoli, Milano, In quegli anni lo stupro fu utilizzato anche come arma politica: Franca Rame, notoriamente di sinistra, attrice, comica, intellettuale, donna, viene sequestrata e stuprata la notte del 9 marzo 1973 da un branco di uomini, legati ad ambienti di destra e al traffico d armi. Durante lo stupro viene insultata e seviziata. I responsabili erano giovani legati alla destra neofascista dell epoca. Solo dopo la conclusione del processo del 1998 si saprà che lo stupro era stato ispirato da alcuni alti ufficiali della divisione di Carabinieri. 67 Questa interpretazione era condivisa ed accettata da molte studiose negli anni Settanta e Ottanta, quando si tendeva ad avvicinare lo stupro ad un uso, ed abuso, di potere sulla donna, mentre ora per qualcuna si deve nuovamente riportare l accento sul sesso e sulla psicopatologia, così come fa, ad esempio, Joanna Bourke criticando l interpretazione che Susan Brownmiller propone nel suo volume Contro la nostra volontà a cui la stessa Bourke e la sua opera devono indubbiamente molto. 68 Cfr. Lilly, Stupri di guerra, p. 131.

11 44 violato e la violenza può continuare, dopo lo stupro nelle aule dei tribunali, nella vita quotidiana. Una violenze di cui le vittime non possono non essere condizionate. In pace e in guerra, in moltissimi momenti storici.

12 Non più vittime. L autodifesa femminile come strumento di contrasto alla violenza sulle donne Chiara Cretella 1. Mitografie della violenza Vittima: lat. VÍCTIMA, VÍCTUMA, che per gli antichi deriva da VÍCTUS vitto, perché era il cibo offerto agli Dei, o da VINCIRE legare, perché si conduceva VICTA cioè legata al sacrificio; e può anche prender tema da VICTÒRIA. Aggredíre: In origine ebbe l innocente significato di andare verso un luogo o una persona per parlare: ma ora ha sempre il triste senso di Assalire. Ottorino Pianigiani, Vocabolario etimologico della lingua italiana Quando si parla di violenza contro le donne in molti contesti educativi e di contrasto a questo fenomeno si sceglie di non parlare di vittime. Nonostante l uso corrente della parola uso che adotteremo anche noi in questo saggio, in assenza di un termine più adatto a descrivere tale situazione, ma solo per semplicità espositiva, per non ricorrere cioè a lunghe locuzione come chi ha subito violenza ecc., il significato negativo che essa porta storicamente con sé richiede certamente una sosta di riflessione etimologica. Vittima viene dal latino víctima, la vittima sacrificale offerta agli dei: tutti ricordiamo la figura mitologica di Ifigenia, condotta al sacrificio dal padre Agamennone. Il mito racconta che all ultimo momento

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