AUTORITÀ PORTUALE DI PALERMO

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1 AUTORITÀ PORTUALE DI PALERMO COMUNE DI PALERMO - Provincia di Palermo - RELAZIONE GEOLOGICA Progetto per la realizzazione di una pensilina al varco Santa Lucia del Porto di Palermo Palermo, gennaio 2010 Il Geologo (Dott. Antonio Casella)

2 AUTORITÀ PORTUALE DI PALERMO COMUNE DI PALERMO - Provincia di Palermo - RELAZIONE GEOLOGICA Progetto per la realizzazione di una pensilina al varco Santa Lucia del Porto di Palermo Premessa Il presente lavoro costituisce parte integrante di un progetto relativo alla realizzazione di una pensilina al varco Santa Lucia del Porto di Palermo. Il lavoro è stato finalizzato all analisi dei principali lineamenti geologici, geomorfologici ed idrogeologici del sito, oltre alle caratteristiche meccaniche dei terreni interessati, con estensione dello studio alle aree immediatamente vicine, così come previsto dal D.M (G.U. n 127 del ). Per acquisire gli elementi necessari per l inquadramento geologico ed idrogeologico della zona oggetto delle osservazioni sono stati eseguiti dei 2

3 sopralluoghi che hanno permesso di definire la successione litostratigrafica dell immediato sottosuolo, utilizzando all uopo gli elementi direttamente osservabili in superficie e/o desunti dalla letteratura specializzata. I dati rilevati unitamente a quelli noti allo scrivente, per essersi interessato in passato a studi su terreni di analoga facies petrografica, sono stati in ultimo correlati con quanto indicato in merito dalla letteratura specializzata esistente ( Carta geologica dei Monti di Palermo, in scala 1:50.000, redatta da R. Catalano et alii, a cura del C.N.R. e dell Ente Minerario Siciliano). In particolare sono state prese in considerazione le risultanze di sondaggi geognostici realizzati dal dott. Geol. Ventura Bordenga e dall Ing. Carruba per il Nuovo Piano Regolatore Portuale. Inoltre in ottemperanza alle Norme tecniche per le costruzioni - D.M. 14/01/2008, è stata eseguita un indagine sismica MASW, per la definizione della categoria di suolo di fondazione. Sarà compito del Progettista, sulla scorta dei dati di seguito riportati e da quelli emersi dalle indagini eseguite, effettuare le verifiche e le scelte progettuali così come previsto dalle norme vigenti (parere del Consiglio di Stato n 154 del ) Il lavoro è stato, quindi, articolato sviluppando il seguente schema: 1. inquadramento dell area ed opere realizzate; 2. lineamenti geologici; 3. lineamenti geomorfologici; 4. lineamenti idrogeologici; 5. considerazioni litostratigrafiche; 6. considerazioni geotecniche; 7. pericolosità sismica locale: 8. conclusioni. Risultano allegati alla presente i seguenti elaborati: stralcio topografico in scala 1:25.000; stralcio aerofotogrammetrico in scala 1:10.000; carta geologica in scala 1:5.000; 3

4 colonna litostratigrafica schematica in scala 1:200; sezione geologica schematica in scala 1:50; relazione geofisica redatta dal Dott. Geol. Ignazio Giuffrè per prova MASW. 4

5 1. Inquadramento dell area ed opere realizzate L area oggetto dell indagine è posta in una zona dell abitato di Palermo che ha presentato subito dopo il dopoguerra un notevole sviluppo urbanistico; esattamente ci si trova in prossimità del varco che conduce all interno del porto di Palermo, in prossimità del Molo Santa Lucia. Topograficamente, il sito rientra nella Tavoletta Palermo, Foglio n 249, Quadrante II, Orientamento N.E., redatta dall I.G.M.I. alla scala 1: Stralcio topografico in scala 1: Area in studio 5

6 I terreni che compongono l area in studio, risultano prevalentemente subpianeggianti e non sono evidenti salti di quota di un certo interesse. La quota media dell area è di circa 3 metri s.l.m. ed i terreni degradano in direzione Nord-Est con valori molto bassi di pendenza. Stralcio aerofotogrammetrico in scala 1: Area in studio In dettaglio si prevede di realizzare una piccola pensilina in acciaio a protezione delle opere presenti al varco prossimo al Molo Santa Lucia. 6

7 Area in studio Foto aerea in scala 1:

8 2. Lineamenti geologici La «Piana di Palermo» (o Conca d Oro) è una regione sub-pianeggiante, caratterizzata dalla presenza di un cuneo di depositi marini pleistocenici, potenti fino ad un centinaio di metri. Questi depositi poggiano, in discordanza, sul Flysch Numidico e sui carbonati meso-cenozoici, costituenti il settore di catena dei Monti di Palermo (CAFLISCH, 1966; ABATE et alii, 1978; CATALANO et alii, 1979). L assetto strutturale della Piana si inquadra nel contesto più generale della strutturazione dei Monti di Palermo. Questi, segmento della catena siciliana, sono costituiti dall appilamento di unità tettoniche derivanti dalla deformazione compressiva miocenica di depositi calcareo- dolomitici di mare basso (piattaforma Panormide), e calcareo-dolomitici e carbonatico-silicoclastici (bacino Imerese), con le sovrastanti coperture terrigene oligomioceniche (Flysch Numidico), scollate dal substrato ed embricate. Gli studi più recenti (CATALANO & DI MAGGIO, 1996) indicano le Unità Imeresi sovrascorse su quelle Panormidi. Nel Pliocene medio-superiore una nuova fase tettonica plicativa traspressiva diede origine a sistemi di faglie inverse, fuori sequenza, con direzione E-W (AVELLONE & BARCHI, 2003). Nel Pleistocene inferiore delle faglie estensionali, a notevole rigetto, hanno controllato l evoluzione dei bacini sedimentari della Sicilia settentrionale. In tale contesto, nel settore corrispondente all attuale piana di Palermo, nell Emiliano superiore-siciliano, iniziarono a sedimentarsi depositi di mare aperto, argillo-limosi, grigio-azzurri (Complesso delle «Argille Azzurre» RUGGIERI et alii, 1975). Tali depositi, visibili nella cava Puleo, sono stati descritti da GEMMELLARO (1909) e rappresentano la base per l istituzione del Piano Siciliano (GIGNOUX, 1913; CIPOLLA, 1931; FLORIDIA, 1956; RUGGIERI & SPROVIERI, 1975). Il sondaggio stratigrafico, realizzato ad hoc presso la detta cava, ha permesso di datare la successione all intervallo Emiliano superiore-siciliano (RUGGIERI & SPROVIERI, 1977; DI STEFANO & RIO, 1981; BUCCHERI, 1984). 8

9 Depositi calcarenitici vengono rinvenuti al di sopra delle «Argille Azzurre» in altre zone della Piana. I caratteri geologici e litologici generali dell area oggetto delle osservazioni, saranno di seguito riportati, allo scopo di mettere in evidenza gli aspetti di maggiore importanza quali la natura, la giacitura e la struttura dei litotipi presenti. Sulla base di un rilevamento geologico ampiamente esteso e dai dati desunti dalla letteratura tecnica specializzata è stato possibile ricostruire la successione dei terreni nell ambito del territorio studiato. Nelle linee generali, la serie litostratigrafica in sito si compone dall alto verso il basso dei seguenti litotipi: terreno di riporto; depositi alluvionali; complesso calcarenitico sabbioso. I materiali di riempimento e riporti, presenti nell area in studio, localmente anche con notevole spessore, derivano da stoccaggio di materiale bellico ed edilizio e da riempimento di cave abbandonate. Sono costituiti da terreni sciolti o poco addensati di materiale eterogeneo ed eterometrico disposti senza nessuna classazione ne orizzontale ne verticale. I depositi alluvionali sono costituiti da silts e da ghiaie e ciottoli polimittici (centi-decimetrici, talvolta metrici), in matrice sabbioso-siltosa, bruna o grigiastra presentano i maggiori spessori (50m) nel tratto terminale del fiume Oreto. Il complesso calcarenitico sabbioso, è rappresentato da uno spessore variabile, il quale diminuisce andando dalla costa verso le pendici mesozoiche poste verso Sud, composto da numerose eteropie di facies, che nella successione stratigrafica presentano sequenze litologiche ritmiche, cicliche e talora casuali. Tali depositi, come detto, sono il prodotto sia delle variazioni glacio - eustatiche del Pleistocene medio - superiore, sia di movimenti orogenetici legati alle fasi neotettoniche. 9

10 Tali fenomeni hanno condizionato le fasi di sedimentazione, differenziando i diversi apporti; è, infatti, facile riscontrare variazioni granulometriche sia in senso orizzontale, sia verticale. Al contrario, dove la sedimentazione è avvenuta in maniera tranquilla, senza i disturbi prima detti, si ha una certa omogeneità nella struttura dei litotipi descritti, con una certa omogeneità strutturale di questi. Le calcareniti, difatti, si possono presentare da grossolane, cavernose, ben cementate, talora, invece, a grana fine ricche di sabbia quarzosa ed in tal caso appaiono come vere e proprie arenarie, spesso con intercalazioni di livelli argilloso - sabbiosi. Sovente si presentano in grossi banchi, talora in strati sottili con intercalazioni di straterelli siltitici e presentano variazioni cromatiche che spaziano dal biancastro al giallastro. In generale, la copertura quaternaria può essere divisa in due litofacies principali trovantesi distintamente nella parte settentrionale della città ed in quella meridionale. Le prime, costituite da quelle poste più a Nord della città (zona di Monte Pellegrino, Via dei Cantieri, Villa Sperlinga), si presentano biancastre, granulometricamente omogenee, a prevalente contenuto calcitico e con rari livelli argilloso - sabbiosi; sovente risultano tenere e con inclusi noduli più cementati, i quali appaiono avere una distribuzione irregolare e densità varia. Per circa il 50% risultano costituite da un minuto tritume di fossili a guscio calcareo (lamellibranchi, briozoi, gasteropodi, foraminiferi, ecc.) legato da una matrice calcarea e raramente silicea. A volte, in corrispondenza dei giunti di stratificazione si hanno sottili strati più cementati che con molta probabilità sono dovuti alla circolazione di acqua vadosa, che seguendo le vie preferenziali di minore resistenza (giunti), solubilizzano i gusci calcarei depositandoli sotto forma cristallina. In generale, si può notare in tale complesso una isorientazione dei clasti calcitici a spigoli vivi. 10

11 Le seconde, trovantesi nella parte meridionale della città, oltre che nella parte Nord-Ovest (Viale Regione Siciliana, Via Uditore, ecc.) si presentano con variazioni laterali e verticali e con notevoli intercalazioni argilloso - sabbiosi. Il colore varia da giallastro a bianco sporco, con cemento calcitico e siliceo, sovente a grana grossa e con sottili livelli arenacei. Bisogna specificare che in tutto il complesso calcarenitico è sovente, come già detto, una variabilità granulometrica legata all alternanza continua delle condizioni di sedimentazione, dovuta ad un regime di correnti apportatrici di fanghiglie e al prevalere, talora, di quelle altre che hanno permesso la sedimentazione calcarenitica o sabbiosa o ghiaiosa. In generale, quindi, l ambiente di sedimentazione di tali materiali doveva essere di acque basse ed agitate (ambiente neritico - infralitorale), dove le correnti rimaneggiano di continuo il materiale deposto, producendo varie laminazioni ed apportando nuovo materiale ghiaiosa e sabbioso. Inoltre, l azione delle descritte correnti marine ha favorito il trasporto dei gusci dei molluschi che si sono così accumulati in livelli caratteristici o in nidi e ha favorito e potenziato la minuziosa triturazione dei molti molluschi che arrivavano in quell ambiente deposizionale. In dettaglio, da come si evince dalle stratigrafie dei sondaggi geognostici eseguiti per il nuovo Piano regolatore Portuale, l area in studio è caratterizzata dalla presenza di uno spessore di circa 3 4 metri di terreni di riporto. Quanto fin qui specificato verrà rappresentato nell allegata carta geologica in scala 1:

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13 3. Lineamenti geomorfologici L intera area portuale, in grande, interessa la vasta spianata denominata Piana di Palermo. La cosiddetta Conca d Oro (o Piana di Palermo) è una regione subpianeggiante sita nell area costiera dei Monti di Palermo (settore nord orientale). Tale regione, è caratterizzata dalla presenza di un cuneo di depositi marini del Pleistocene potenti fino ad un centinaio di metri. Questi depositi poggiano, in discordanza, sul Flysch Numidico e sui carbonati meso - cenozoici, costituenti il settore di catena dei Monti di Palermo. I morfotipi che costituiscono il substrato dell area in studio, oltre che quelli interessanti quasi l intera piana, sono legati all azione geomorfologica del mare del Pleistocene medio - superiore che ha ripetutamente invaso quest area, lasciando come tracce evidenti la grande spianata quaternaria. Tale spianata è il prodotto dei vari abbassamenti eustatici del livello marino avvenuti, come già detto, nel Pleistocene e dei movimenti orogenetici a cui è stata sottoposta l area in studio in tempi successivi. In seno ai litotipi calcarenitici, che compongono l area in studio, è possibile rinvenire, nella parte più superficiale, delle tasche di erosione riempite da paleosuoli ( terre rosse ), di colore dal rosso cupo al vinaccio, che risultano evidenti in alcune sezioni artificiali di scavo. L area oggetto dello studio si sviluppa, come detto all interno del Porto di Palermo, e precisamente in prossimità del Molo Santa Lucia. Nell arco degli anni, l assetto geomorfologico originario dell area ha subito cambiamenti, i quali sono consistiti per lo più in sbancamenti e riporti che hanno consentito la costruzione delle strutture oggi esistenti e delle relative opere primarie e secondarie (strade, muri di contenimento, etc). Trattandosi di un area ricadente nel centro abitato, la ricostruzione dell ambiente geomorfologico originario e delle sue evoluzioni, appare alquanto difficoltosa. 12

14 All attuale configurazione geomorfologica di questo tratto di costa è stato completamente modificato dagli interventi antropici che si sono succeduti nel corso dei secoli, talora in maniera rilevante, soprattutto negli ultimi decenni a partire dal dopoguerra. Infatti, in un periodo compreso tra gli anni 50 e l inizio degli anni 80, gran parte della fascia di litorale palermitano è stato adibito a discarica di inerti (soprattutto materiale di sgombero delle macerie belliche) e talora anche di R.S.U. In ogni caso, nel complesso, si rileva una situazione abbastanza tranquilla ed un attività morfogenetica molto ridotta dovuta al fatto che l area risulta, come detto, fortemente urbanizzata. L andamento plano-altimetrico dell area, congiuntamente ai litotipi che compongono il sottosuolo del sito garantiscono una buona stabilità. Tali considerazioni, inoltre, risultano del tutto avvalorate dal fatto che sugli edifici prossimi all area in esame risultano privi di lesioni e/o sconnessioni. 13

15 4. Lineamenti idrogeologici Dal punto di vista della permeabilità, cioè dell attitudine che hanno le rocce nel lasciarsi attraversare dalle acque di infiltrazione efficace, si possono distinguere vari tipi di rocce: rocce impermeabili, nelle quali non hanno luogo percettibili movimenti d acqua per mancanza di meati sufficientemente ampi attraverso i quali possono passare, in condizioni naturali di pressione, le acque di infiltrazione; rocce permeabili, nelle quali l acqua di infiltrazione può muoversi o attraverso i meati esistenti fra i granuli che compongono la struttura della roccia (permeabilità per porosità e/o primaria), o attraverso le fessure e fratture che interrompono la compagine della roccia (permeabilità per fessurazione e fratturazione e/o secondaria). Inoltre, in alcuni litotipi si manifesta una permeabilità mista, dovuta al fatto che rocce aventi una permeabilità primaria, sottoposte a particolari genesi, acquistano anche quella secondaria. I litotipi affioranti nell area di interesse del presente studio e quelli presenti in un ampio intorno, sono rappresentati in parte da terreni di riporto che sovrastano depositi alluvionali e/o depositi calcarenitici. Tutti i litotipi sopra indicati, presentano un buon grado di permeabilità primaria, da media ad elevata, la quale tende a ridursi laddove si rinvengono le intercalazioni di materiale pelitico. La possibile presenza di materiale pelitico, oltre alle variazioni granulometriche orizzontali e verticali all interno di tale formazione, fanno si che il coefficiente di permeabilità - in alcuni tratti - risulta avere valori variabili e la circolazione idrica risulti articolata. In generale, però, tale formazione, a scala macroscopica, può essere definita omogenea ed isotropa, per cui i valori di permeabilità che saranno di seguito riportati potranno essere considerati validi per tutto il litotipo. 14

16 Per il fatto che tali litotipi presentano valori di permeabilità da medi ad elevati, e considerati i bassi valori di pendenza della piana quaternaria, che fanno aumentare notevolmente il tempo di corrivazione delle acque superficiali, si rinvengono, con notevole frequenza, circolazioni più o meno sviluppate di acqua nel sottosuolo dove i depositi assumono modesti spessori, e accumuli consistenti ( falde freatiche ) dove questi presentano spessori maggiori. L alimentazione di detta falda, la quale nell area in esame è posta a circa 3 metri dal p.c. (così come riportato nei sondaggi geognostici eseguiti per il Piano Regolatore Portuale), è dovuta, oltre che alle acque proprie di infiltrazione efficace, anche agli scoli dei massicci carbonatici triassici presenti nelle zone poste a Sud. Circa i parametri ed il grado di permeabilità, possono essere utilizzati valori, in ordine di grandezza, provenienti su campioni di analoga facies calcolati per lavori eseguiti nei pressi dell area in studio; tali ordini di grandezza, risultano essere: cm/s. 15

17 5. Considerazioni litostratigrafiche Al fine di poter meglio caratterizzare dal punto di vista litostratigrafico e geotecnico i terreni che compongono il sottosuolo dell area in studio, come detto precedentemente sono stati presi in considerazione due sondaggi geognostici a carotaggio continuo eseguiti dal dott. Geol. Ventura Bordenga e dall Ing. Carruba per il Nuovo Piano Regolatore Portuale. In dettaglio sono stati presi in considerazione i sondaggi denominato ST4 ed ST11. Di seguito, verranno descritte le colonne litostratigrafiche ottenuta dalla ricostruzione del materiale estratto. Sondaggio ST4 Profondità Litotipo (m) Breccia calcarea Terreno di riporto costituito da elementi lapidei a spigoli vivi, di varia natura, in matrice sabbiosa grossolana, debolmente limosa Terreno di natura alluvionale costituito da limi torbosi nerastri Terreno di natura alluvionale costituito da sabbie limose grigiastre con talora inclusi noduli calcarenitici a spigoli vivi Terreno di natura alluvionale costituito da sabbie debolmente limose grigiastre con rari elementi lapidei Terreno di natura alluvionale costituito da sabbie grigiastre con abbondanti elementi lapidei sub arrotondati Terreno di natura alluvionale costituito da limi sabbiosi di colore marrone con inclusi elementi lapidei, delle dimensioni della ghiaia da fini a grosse, di colore dal bruno al marrone Sabbie grossolane di colore marrone, con inclusi a spigoli vivi, di varia natura (calcarea e calcarenitica) e dimensioni Sabbie limose di colore giallastro con inclusi rari elementi lapidei Simbolo TR AL SC Sondaggio ST11 Profondità Litotipo (m) Materiale bituminoso (pavimentazione stradale) Breccia calcarea frammista a materiale eterogeneo (sottofondo stradale) Terreno di riporto eterogeneo in matrice sabbioso - limosa Terreno di riporto costituito da limi colore nerastro Terreno di riporto costituito da sabbie limose di colore giallo grigiastro, con a luoghi elementi lapidei Simbolo TR 16

18 Sabbie giallastre debolmente limose con noduli, blocchi e dischi calcarenitici Sabbie limose e limi sabbiosi, di colore bianco giallastro tendenti al rosato con noduli calcarenitici di dimensioni variabili dalla ghiaia ai dischi SC Pertanto, è possibile così schematizzare la descrizione fatta precedentemente: ST4 ST m 0.0 m TR TR SC AL SC 17

19 Da quanto sopra si evince pertanto che l opera da realizzare poggerà su un substrato costituito da terreni di riporto. Terreno di riporto Sezione geologica schematica in scala 1:50 18

20 6. Considerazioni geotecniche Da quanto illustrato nel paragrafo relativo alle considerazioni litostratigrafiche, si rileva che i terreni caratterizzanti il substrato dell area da edificare è caratterizzato dalla presenza di materiali di riporto. Per la caratterizzazione geotecnica del sito in esame, si farà riferimento alle prove geotecniche di laboratorio eseguite durante la campagna geognostica di cui si è detto in premessa (sondaggi geognostici realizzati dal dott. Geol. Ventura Bordenga e dall Ing. Carruba per il Nuovo Piano Regolatore Portuale). Le variabilità geotecniche che possono essere rilevate in tali sedimenti, dipendono per lo più dal grado di cementazione tra i granuli, dal tipo di cemento presente e dalla eterometricità dei granuli che compongono lo scheletro della roccia. Dal punto di vista granulometrico presentano composizione variabile da sabbia con limo ghiaiosa, sabbia con ghiaia debolmente limosa fino a ghiaia con ciottoli debolmente argillosa. Il peso dell unità di volume (γ) è risultato variabile tra 1,69 e 2,08 t/m 3 con un valore medio di circa 1,9 t/m 3, mentre il contenuto naturale d acqua (w n ) è compreso tra il 23,4 % ed il 38,4 %. Le prove di rottura per taglio diretto del tipo consolidato drenato hanno dato valori di coesione c di 0,9 t/m 2 e valori di angolo di attrito interno φ di 39. Il valore così elevato di angolo di attrito interno è attribuibile alla presenza do ghiaie nei campioni esaminati. Per quanto sopra possiamo definire cautelativamente la seguente colonna geotecnica: φ = 30 c = 0.9 t/m 2 γ = 1.90 t/m 3. 19

21 7. Pericolosità sismica locale La pericolosità sismica di un territorio va intesa come la stima dello scuotimento del suolo previsto in un certo sito durante un certo periodo di tempo a causa dei terremoti. La progettazione di strutture in zona sismica, a parità di criteri progettuali e metodi di verifica, assume, per una stessa costruzione, una forte differenziazione a seconda del sito dove viene edificata. Appare evidente infatti che la progettazione sia influenzata in maniera determinante dalla probabilità che ha il sito, in un determinato periodo di tempo, di essere soggetto ad eventi sismici di una certa magnitudo. Per poter eseguire una corretta progettazione strutturale è allora necessario conoscere questo livello di pericolosità sismica della zona dove si andrà ad edificare la struttura. Operativamente le informazioni che quantificano le probabilità che i terremoti di una certa magnitudo, con specifico periodo di ritorno, colpiscano le varie zone di un territorio, costituiscono la classificazione sismica. Per essa si intende appunto una suddivisione del territorio nazionale in zone alle quali vengono attribuiti valori differenziali del grado di sismicità, atti a definire il livello di rischio sismico per le costruzioni che in esse sono edificate. Per questo motivo la classificazione sismica viene anche chiamata mappa della pericolosità sismica. In Italia la normativa in merito è stata aggiornata con l Ordinanza n del 20 Marzo 2003 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. L aspetto di maggiore rilievo introdotto dall Ordinanza 3274 è costituito senza dubbio dai nuovi criteri di classificazione sismica del territorio nazionale, necessari proprio per coprire questa grave lacuna lasciata irrisolta dalla normativa precedente. L Ordinanza suddivide a tal fine l intero territorio nazionale in quattro zone di sismicità, individuate in base a valori decrescenti di accelerazioni massime al suolo. Per queste zone le norme indicano quattro valori di accelerazioni orizzontali (a g /g) di ancoraggio dello spettro di risposta elastico. In particolare ciascuna zona è 20

22 individuata secondo valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo a g, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, secondo le tabella seguente: Zona Sismica Accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni [a g /g] Accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico [a g /g] 1 > 0,25 0,35 2 0,15 0,25 0,25 3 0,05 0,15 0,15 4 < 0,05 0,05 L assegnazione di un territorio ad una delle quattro zone suddette avviene mediante le valutazioni di a g (con tolleranza 0,025g) rappresentate in termini di curve di livello con passo 0,025g. 21

23 L Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003 disciplina la progettazione e la costruzione di nuovi edifici soggetti ad azione sismica, nonché la valutazione della sicurezza e gli interventi di adeguamento su edifici esistenti soggetti al medesimo tipo di azioni. L obiettivo fondamentale della norma è di assicurare che in caso di evento sismico sia protetta la vita umana, siano limitati i danni e rimangano funzionanti le strutture essenziali agli interventi della Protezione Civile. Rispetto alla normativa nazionale precedente, basata su concetti di carattere convenzionale e puramente prescrittivi, l Ordinanza 3274 punta a favore di una impostazione esplicitamente prestazionale, nella quale gli obiettivi della progettazione che la norma si prefigge vengono dichiarati, ed i metodi utilizzati allo scopo (procedure di analisi strutturale e di dimensionamento degli elementi) vengono singolarmente giustificati. A tal fine, novità di assoluto rilievo, è l adozione di un solo e unico metodo per le procedure di calcolo e verifica strutturale, il metodo agli stati limite, con il conseguente abbandono definitivo del metodo delle tensioni ammissibili. Il territorio di Palermo, da quanto riportato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 105 del supplemento ordinario n. 72, ai sensi dell Ordinanza n del 20 Marzo 2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica è stato definito di classe 2. Inoltre ai sensi dell allegato 1 Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l adeguamento sismico degli edifici dell Ordinanza n del 20 marzo 2003, è stata definita la categoria del suolo di fondazione in funzione del Vs 30. In dettaglio il Dott. Geol. Ignazio Giuffrè ha eseguito nell area da edificare una stesa sismica di superficie del tipo MASW per la definizione del parametro veloci metrico Vs 30. L elaborazione di tali indagini, che si allegano di seguito, hanno dato un valore della velocità Vs 30 dei terreni pari a 335 m/s. Pertanto, ai sensi dell Ordinanza n. 3274/2005 del Presidente del Consiglio dei Ministri ripresa e completata con la O.P.C.M. n. 3519/2006 e successivamente con il D.M , i terreni in esame rientrano nel tipo di suolo C (Depositi di terreni a 22

24 grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m caratterizzati da graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e valori del Vs 30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s, ovvero 15 < NSPT30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu30 < 250 kpa nei terreni a grana fina). 23

25 8. Conclusioni Le indagini e gli studi effettuati inducono ad affermare che il substrato dell area in studio e di un ampio intorno, è costituito da terreni di riporto, che sono stati messi in posto nell immediato dopoguerra. In relazione con le caratteristiche idrogeologiche di tali materiali non si rileva la possibilità di intercettare falde acquifere superficiali che possano interferire con le opere da realizzare. Dal punto di vista geomorfologico ed idrografico, ed in relazioni a considerazioni plano-altimetriche ed la fatto che l area è completamente urbanizzata, non sono stati rilevati particolari problematiche e l area nel suo insieme presenta una buona stabilità e allo stato attuale non sono stati rilevati su fabbricati presenti fenomeni di dissesto. Inoltre l elaborazione dell indagine sismica MASW, eseguita sull area in esame dal Dott. Geol. Ignazio Giuffrè, ha definito un valore della velocità Vs 30 dei terreni pari a 335 m/s. Pertanto, ai sensi dell N.T.C. 2008, i terreni in esame rientrano nel tipo di suolo C (Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m caratterizzati da graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e valori del Vs 30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s, ovvero 15 < NSPT30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu30 < 250 kpa nei terreni a grana fina). In considerazione di quanto trattato nella presente, si esprime parere favorevole per il piano di lottizzazione di cui all oggetto. Palermo, gennaio 2010 Il Geologo (Dott. Antonio Casella) 24

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