L ATTUALITÀ DELLA LETTERATURA

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1 Dante Alighieri L ATTUALITÀ DELLA LETTERATURA Antologia della DIVINA COMMEDIA a cura di Alessandro Marchi Edizione bianca

2 Antologia della DIVINA COMMEDIA

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4 Dante Alighieri L ATTUALITÀ DELLA LETTERATURA Antologia della DIVINA COMMEDIA a cura di Alessandro Marchi EAN dglq-khqi-sc98

5 Coordinamento redazionale: Davide Lovera Redazione: Silvia Iracà Progetto grafico: Massimo Alessio Copertina: Sunrise Advertising, Torino Ricerca iconografica: Paola Fino Impaginazione elettronica: Essegi, Torino Controllo qualità: Andrea Mensio Segreteria di redazione: Enza Menel B SG X Le rubriche Vedere la Commedia sono di Paola Fino e Francesca Salvadori. In copertina, al centro: Domenico di Michelino, La Divina Commedia illumina Firenze, 1465, tempera su tavola, part., Firenze, Cattedrale di Santa Maria del Fiore; da sinistra: Maestro delle Vitae Imperatorum, Dante e Virgilio osservano dall alto la punizione dei consiglieri fraudolenti tormentati all interno di fiamme a forma di lingua (Inferno, canto XXVI), 1440 ca., miniatura, Imola, Biblioteca Comunale, ms 76; Andrea Bonaiuti, detto Andrea da Firenze, Discesa di Cristo al Limbo. I diavoli attendono i dannati, , affresco, part., Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli; da destra: Beato Angelico, Giudizio universale. I beati, 1425 ca., tempera su tavola, part., Firenze, Museo di San Marco. Tutti i diritti riservati 2012, Pearson Italia, Milano - Torino Per i passi antologici, per le citazioni, per le riproduzioni grafiche, cartografiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi, inseriti in quest opera, l editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti. È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, corso di Porta Romana n. 108, Milano, segreteria@aidro.org e sito web Stampato per conto della casa editrice presso L.E.G.O., Lavis (TN), Italia Ristampa Anno

6 ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA Indice INDICE GENERALE Inferno WWW CANTO I 3 Problemi di interpretazione Le tre fiere... 5 Storie di parole Noia... 7 Personaggi Virgilio... 9 Problemi di interpretazione Il veltro Analisi del testo Microsaggio 1 L allegoria e l interpretazione figurale Microsaggio 2 La concezione simbolica dei numeri nella Commedia: il numero tre Esercizi CANTO II Il sapere del dotto medievale Le Muse Fili rossi nella Commedia Viaggiatori dell aldilà da vivi Storie di parole Magnanimo Problemi di interpretazione «l amico mio, e non de la ventura» (v. 61) Fili rossi nella Commedia I regni dell oltretomba dantesco Il sapere del dotto medievale Le tre forme della Grazia divina Analisi del testo Esercizi CANTO III Problemi di interpretazione «colui / che fece per viltade il gran rifiuto» (vv ) Fili rossi nella Commedia I fiumi dell oltretomba dantesco Personaggi Caronte Storie di parole Parenti Fili rossi nella Commedia I trasportatori Analisi del testo Esercizi CANTO IV Il sapere del dotto medievale Il limbo Il sapere del dotto medievale Le arti del Trivio e del Quadrivio Storie di parole Onore Problemi di interpretazione «Venimmo al piè d un nobile castello» (v. 106) Analisi del testo Esercizi CANTO V 57 Personaggi Minosse Il sapere del dotto medievale I sette peccati o vizi capitali WWW WWW WWW Fili rossi nella Commedia Guardiani e giudici Storie di parole Libito Personaggi Paolo e Francesca Problemi di interpretazione «e l modo ancor m offende» (v. 102) Analisi del testo Microsaggio 3 La concezione dell amore Esercizi CANTO VI Personaggi Cerbero Personaggi Ciacco Fili rossi nella Commedia Il tema politico nella Commedia Analisi del testo Microsaggio 4 Le profezie post eventum e il profetismo in Dante Esercizi CANTO VII, CANTO VIII CANTO IX CANTO X 85 Personaggi Farinata degli Uberti - Cavalcante de Cavalcanti Storie di parole Arte Problemi di interpretazione «forse cui Guido vostro ebbe a disdegno» (v. 63) Analisi del testo Microsaggio 5 L epicureismo Esercizi CANTO XI, CANTO XII CANTO XIII Storie di parole Però Personaggi Pier delle Vigne Fili rossi nella Commedia Dante si identifica parzialmente con alcuni personaggi incontrati Analisi del testo Esercizi CANTO XIV CANTO XV Personaggi Brunetto Latini Storie di parole Calle Problemi di interpretazione «che l una parte e l altra avranno fame / di te; ma lungi fia dal becco l erba» (vv ) Fili rossi nella Commedia Gli incontri di Dante con i poeti Analisi del testo Esercizi INDICE GENERALE V

7 ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA CANTO XVI CANTO XVII, CANTO XVIII CANTO XIX Storie di parole Assessin Personaggi Niccolò III - Bonifacio VIII Personaggi Clemente V Analisi del testo Esercizi CANTO XX, CANTO XXI CANTO XXII, CANTO XXIII CANTO XXIV, CANTO XXV CANTO XXVI Fili rossi nella Commedia Dante e Firenze nella prima cantica Personaggi Ulisse Storie di parole Valore Storie di parole Virtute Analisi del testo Microsaggio 6 Dante e l aristotelismo radicale (o averroismo) Esercizi CANTO XXVII, CANTO XXVIII CANTO XXIX, CANTO XXX CANTO XXXI, CANTO XXXII CANTO XXXIII Personaggi Il conte Ugolino Problemi di interpretazione «Poscia, più che l dolor, poté l digiuno» (v. 75) Storie di parole Digiuno Personaggi Frate Alberigo Analisi del testo Esercizi CANTO XXXIV Purgatorio CANTO I Il sapere del dotto medievale Virtù teologali e cardinali Personaggi Catone l Uticense Storie di parole Onesto Fili rossi nella Commedia Inferno e purgatorio a confronto Storie di parole Duca Analisi del testo Esercizi CANTO II CANTO III Storie di parole Gentile Personaggi Manfredi di Svevia Analisi del testo Esercizi CANTO IV, CANTO V CANTO VI Personaggi Sordello da Goito Fili rossi nella Commedia Dante e Firenze nella seconda cantica Storie di parole Officio Analisi del testo Esercizi CANTO VII CANTO VIII Problemi di interpretazione «Era già l ora che volge il disio» (v. 1) Storie di parole Pur Personaggi Nino Visconti Fili rossi nella Commedia Riti del purgatorio e loro significato allegorico Personaggi Corrado Malaspina Analisi del testo Esercizi CANTO IX, CANTO X CANTO XI, CANTO XII CANTO XIII, CANTO XIV CANTO XV, CANTO XVI CANTO XVII, CANTO XVIII CANTO XIX, CANTO XX CANTO XXI, CANTO XXII CANTO XXIII, CANTO XXIV CANTO XXV, CANTO XXVI CANTO XXVII CANTO XXVIII Storie di parole Aura Personaggi Matelda Il sapere del dotto medievale L età dell oro Analisi del testo Esercizi CANTO XXIX CANTO XXX Storie di parole Presti Fili rossi nella Commedia Le guide di Dante I canti religiosi nel Purgatorio Analisi del testo Esercizi CANTO XXXI, CANTO XXXII CANTO XXXIII VI INDICE GENERALE

8 ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA ANALISI INTERATTIVA Paradiso INDICE GENERALE CANTO I Fili rossi nella Commedia Le invocazioni alle Muse nelle tre cantiche Il sapere del dotto medievale Due miti greci su Apollo Storie di parole Trasumanar Analisi del testo Esercizi CANTO II CANTO III Storie di parole Postille Personaggi Piccarda Donati Personaggi Costanza d Altavilla Analisi del testo Esercizi CANTO IV, CANTO V CANTO VI Personaggi Giustiniano Storie di parole Vendetta Personaggi Romeo di Villanova Analisi del testo Microsaggio 7 Guelfi e Ghiellini a Firenze Esercizi CANTO VII CANTO VIII, CANTO IX CANTO X CANTO XI Personaggi San Tommaso d Aquino Storie di parole Quindi Personaggi San Francesco d Assisi Il sapere del dotto medievale La Regola di san Francesco Analisi del testo Esercizi CANTO XII CANTO XIII, CANTO XIV CANTO XV Storie di parole Sustanza Personaggi Cacciaguida Problemi di interpretazione La lingua in cui si esprime Cacciaguida (vv. 47 e ss.) Analisi del testo Esercizi CANTO XVI CANTO XVII Fili rossi nella Commedia Dante e Firenze nella terza cantica Fili rossi nella Commedia I mecenati di Dante durante l esilio Storie di parole Argomento Analisi del testo Esercizi CANTO XVIII CANTO XIX, CANTO XX CANTO XXI CANTO XXII, CANTO XXIII CANTO XXIV, CANTO XXV CANTO XXVI, CANTO XXVII CANTO XXVIII, CANTO XXIX CANTO XXX, CANTO XXXI CANTO XXXII CANTO XXXIII Storie di parole Donna Il sapere del dotto medievale I misteri della Trinità e dell Incarnazione Analisi del testo Microsaggio 8 La metafisica della luce Esercizi Indicazioni bibliografiche Glossario Indice dei nomi Indice delle schede Indice delle illustrazioni Gli artisti Fonti delle illustrazioni LEGENDA: WWW ascolto on line ANALISI INTERATTIVA WWW analisi interattiva on line INDICE GENERALE VII

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10 Inferno

11 Colle Selva oscura Gerusalemme Crosta terrestre Porta dell inferno A n t i n fe r n o Acheronte Spiaggia dell ignavia I C ER C H I O : N o n b a t t e z z a t i / L i m b o II CERCHIO: Lussuriosi III CERCHIO: Golosi E IV C RCHIO: Avari e prodighi V C E R CH I O : I r a c o n d i e a c c id i o s i Mura della città di Dite V I C E R C H I O : E re t ic i VII CERCHIO: Violenti Flegetont e: O m i c i d i e p r e d o n i e 1 giron S u i c i d i e s c i a l a c q u a t o ri 2 girone: e: Bestemmiatori, sodomiti e usura 3 giron i Ripa discoscesa CHIO: Fraudolenti / Malebolge V I I I CE R Ruffiani e seduttor b i 1 ª o lg i a : 2ª b o l g i a : A d u la t o r i 3ª bolgia: Simoniaci 4 ª b o l g i a : I n d o vi n i 5ª b o l g i a : B a r a t t i e r i 6 ª b o l g i a : I p o c r i ti 7ª b o l g i a : L a dri g i a : C o n s i g l i e r i f r a u d o le n t i 8ª b ol i a : S e m i n a t o ri d i di sc o rd i e 9 ª b o lg 1 0 ª b o l g i a : F a l s ar i P o z z o d e i g i g a n ti IO: Traditori / Cocito IX C E R C H a / Traditori dei par n i a C : a e n ti 1ª z o n ra / Traditori della o n e t n A : a p a t ri a n o z ª 2 a / Traditori deg li ospit a: Tolome i 3ª zo n ca / Traditori dei ben : Gi ud e c e f att o a n o z ri 4ª Lucifero Centro della Terra Stige

12 Colle Selva oscura Gerusalemme Crosta terrestre Porta dell inferno INFERNO A n t i n fe r n o Acheronte Spiaggia dell ignavia I C ER C H I O : N o n b a t t e z z a t i / L i m b o II CERCHIO: Lussuriosi III CERCHIO: Golosi IV CERCHIO: Avari e prodighi V C E R CH I O : I r a c o n d i e a c c id i o s i Mu r a d e l l a c i t t à d i D i t e WWW Canto I Colle S ti g e V I C E R C H I O : E re t ic i VII CERCHIO: Violenti m Flegetont e: O i c i d i e p r e d o n i e 1 giron S u i c i d i e s c i a l a c q u a t o ri 2 girone: t a o i r i m, s m o e d t s o e m B i : ti e u sur e ai 3 giron Ri p a d i s c o s c e s a Selva oscura Crosta terrestre Porta dell inferno A n t i n fe r n o CHIO: Fraudolenti / Malebolge V I I I CE R Ruffiani e seduttor i 1 ª b o lg i a : 2ª b o l g i a : A d u la t o r i : S a i m i g o l n o i b a c ª i 3 4 ª b o l g i a : I n d o vi n i 5ª b o l g i a : B a r a t t i e r i 6 ª b o l g i a : I p o c r i ti 7ª b o l g i a : L a dri g i a : C o n s i g l i e r i f r a u d o le n t i 8ª b ol i a : S e m i n a t o ri d i di sc o rd i e 9 ª b o lg 1 0 ª b o l g i a : F a l s ar i P o z z o d e i g i g a n ti IO: Traditori / Cocito IX C E R C H : Caina / Traditori dei parenti 1 ª z o na ra / Traditori della a: A nt e n o p a t ri a 2ª z o n a / Traditori deg li ospit a: Tolome i 3ª zo n ca / Traditori dei ben c e d u i G e f att o a: ri 4 ª z on Lucifero LUOGO: selva oscura PERSONAGGI: Dante e Virgilio TEMPO: notte del giovedì santo del 7 aprile 1300 mattina del venerdì santo dell 8 aprile 1300 Centro della Terra L intreccio D ante, a metà della propria vita, dopo essersi smarrito, si ritrova in una selva buia, intricata e spaventosa. Dopo avervi trascorso la notte, in preda alla paura, giunge ai piedi di un colle illuminato dal sole e, una volta tranquillizzatosi e riposatosi, inizia l ascesa. Ma ecco all improvviso comparire una lince che gl impedisce il cammino. Il poeta, che sta per tornare sui suoi passi, si sente tuttavia confortato dalle circostanze temporali particolarmente favorevoli (è l alba ed è primavera). Ma prima un leone affamato, e poi una lupa lo inducono a tornare nella selva. Sulla strada del ritorno, Dante chiede aiuto a un anima che si rivela essere quella del poeta latino Virgilio, il quale lo invita a riprendere il cammino verso il colle che è all origine della felicità e della beatitudine. Dopo essersi profuso in elogi per colui che ritiene il suo maestro e l autore preferito, Dante chiede aiuto a Virgilio stesso, che gli rivela come sia necessario, per raggiungere il colle, seguire un altro itinerario, poiché quella lupa spaventosa uccide ogni persona che si ponga sul suo cammino, fino a quando non giungerà un cane da caccia che la farà morire con dolore. Quindi il poeta latino gli si offre come guida attraverso i tre regni dell oltretomba. Dante accetta e inizia il suo straordinario viaggio. 3

13 Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura 3 ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte 6 che nel pensier rinova la paura! Tant è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch i vi trovai, 9 dirò de l altre cose ch i v ho scorte. Io non so ben ridir com i v intrai, tant era pien di sonno a quel punto 12 che la verace via abbandonai. Ma poi ch i fui al piè d un colle giunto, là dove terminava quella valle 15 che m avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite già de raggi del pianeta 18 che mena dritto altrui per ogne calle. Allor fu la paura un poco queta che nel lago del cor m era durata 21 la notte ch i passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva 24 si volge a l acqua perigliosa e guata, così l animo mio, ch ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo 27 che non lasciò già mai persona viva. Poi ch èi posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, 30 sì che l piè fermo sempre era l più basso. Ed ecco, quasi al cominciar de l erta, una lonza leggiera e presta molto, 33 che di pel macolato era coverta; e non mi si partia dinanzi al volto, anzi mpediva tanto il mio cammino, 36 ch i fui per ritornar più volte vòlto. Temp era dal principio del mattino, e l sol montava n sù con quelle stelle 39 ch eran con lui quando l amor divino 1-3. A metà del percorso (cammin) della vita umana mi ritrovai per un bosco (selva) oscuro, poiché (ché) la via giusta (diritta) del bene era smarrita Ahi quanto è difficile (è cosa dura) descrivere (dir) com era questa (esta) selva orrida (selvaggia) e impraticabile (aspra) e difficile da attraversare (forte) che solo a ripensarvi (nel pensier) rinnova la paura! È tanto piena di angoscia (amara) che poco più angosciosa è la morte del corpo e dell anima. Ma per parlare compiutamente (trattar) del bene che io vi trovai, racconterò (dirò) altre cose che io vi ho viste (scorte) Io non so spiegare (ridir) bene come io vi entrai, tanto ero addormentato (pien di sonno), cioè spiritualmente offuscato, nel momento (a quel punto) in cui (che) ab - bandonai la via del bene (verace) Ma dopo che io (poi ch i ) fui giunto ai piedi di un colle, là dove terminava quella valle, in cui si trovava la selva che mi aveva trafitto (compunto) il cuore di paura, guardai in alto e vidi i suoi pendii verso la cima (le sue spalle) già illuminati (vestite) dai raggi del sole (pianeta) che conduce (mena) sulla retta via (dritto) ogni uomo (altrui), su qualunque strada egli s indirizzi (per ogne calle: Storie di parole, p. 117) Allora l angoscia (la paura), che mi aveva tormentato (m era durata) nel profondo del cuore (nel lago del cor) quella (la) notte che io avevo trascorso (ch i passai) con tanto affanno (pieta), si acquietò un poco E come colui (quei) che col respiro (lena) affannato, uscito fuori dal mare (pelago) sulla riva (a la riva), si volge verso l acqua in cui aveva corso pericolo di vita (perigliosa) e (la) osserva fissamente (guata), così il mio animo, ancora desideroso di fuggire (ch ancor fuggiva), si voltò indietro (si volse a retro) a contemplare di nuovo (rimirar) il passaggio (lo passo), cioè la selva, che non lasciò mai vivo alcuno Dopo che ebbi (poi ch èi) riposato (posato) un poco il corpo stanco (lasso), ripresi il cammino (via) per il pendio (piaggia) solitario (diserta), cosicché il piede su cui mi appoggiavo (fermo) stava sempre più in basso, cioè cominciai a salire Ed ecco, quasi all inizio (al cominciar) della salita (erta) mi apparve una lonza snella (leggiera) e molto veloce (presta), che era ricoperta (coverta) di pelo a macchie (macolato); e non si allontanava (si partia) da me (dinanzi al volto), anzi ostacolava ( mpediva) tanto il mio cammino che io fui indotto (vòlto) più volte a tornare indietro Era l alba (Temp era dal principio del mattino), e il sole sorgeva (montava n sù) (in congiunzione) con la costellazione (quelle stelle) dell Ariete, la quale era in congiunzione medesima col sole (con lui) quando Dio (l amor divino) 4 INFERNO - CANTO I

14 1. Nel mezzo... vita: secondo le più accreditate teorie mediche e filosofiche la durata media della vita umana era, all epoca di Dante, di settant anni; ciò anche sulla base di un affermazione biblica («Gli anni della nostra vita sono in sé settanta», Salmi 90, 10) e di quanto afferma Dante stesso in un passo del Convivio (IV, 23, 6-10) nel quale, dopo aver paragonato la vita a un arco, dice che il «punto sommo di questo arco» è nel trentacinquesimo anno. 5. esta: questa. Deriva dall aggettivo dimostrativo latino istum. Si conserva nella forma popolare o familiare sto, ste ecc., in cui è caduta la vocale iniziale per aferesi (ad esempio state per estate ; Glossario). 8. i : forma scorciata del pronome personale io. Il pronome di prima persona ricorre spesso nella Commedia sia per il carattere autobiografico della narrazione, sia perché, nella lingua del Duecento e dei primi del Trecento, era uso esplicitarlo in frasi subordinate, soprattutto introdotte da che, con soggetto di prima persona singolare. 20. nel lago del cor: propriamente nel profondo del cuore. Boccaccio, nel suo commento, dà una spiegazione medica secondo la quale nel cuore ci sarebbe una parte concava, ripiena di sangue, in cui abitano gli spiriti vitali. 21. la notte: allegoricamente indica la condizione peccaminosa. 21. pieta: forma usata soprattutto in rima, derivante dal latino pietas (caso nominativo) e più direttamente dal francese; significa affanno, angoscia, tormento. 24. guata: guarda con attenzione e insistenza, anche in modo minaccioso (deriva dall antico guaitare, da guaita = guardia, sentinella, dal francone wahta). 29. piaggia: pendio, terreno in pendenza, costa; deriva dal latino medievale plagia. Problemi di interpretazione Le tre fiere Le tre fiere: significato letterale e allegorico Le bestie feroci che si oppongono al cammino di Dante si differenziano per certe loro peculiarità: la lonza agile ed elegante; il leone statuario che incute paura; la lupa inquietante per l impressionante ma grezza, la voracità, l irrequietezza. Il significato prevalente però è allegorico. Al riguardo le interpretazioni sono molteplici. Riportiamo le principali per dare l idea della complessità del testo dantesco e dei problemi interpretativi che esso comporta. L interpretazione degli antichi e dei moderni I commentatori più antichi identificarono le tre fiere rispettivamente con la lussuria, la superbia e l avarizia o cupidigia (cioè l avidità di ricchezze e beni materiali), che rappresenterebbero i vizi più diffusi tra gli uomini. Del resto il leo - ne era simbolo tradizionale della su - perbia, la lonza, col suo aspetto di piacevolezza e mobilità, rimanda facilmente alla lussuria e la lupa affamata alla cu - pidigia. Alcuni commentatori moderni preferiscono invece identificare le fiere con «le tre faville c hanno i cuori accesi» (Inferno, VI, v. 75), cioè superbia, invidia, avarizia. In questo caso la lonza sarebbe l invidia. In fatti Dante nel canto VI incontra, tra i golosi, un personaggio a noi poco noto, Ciac co, al quale pone alcune domande sul futuro politico di Firenze. Il dannato risponde con un oscu ra profezia, attribuendo le cause dei mali della città a questi tre vizi. Tale interpretazione sarebbe suffragata da un altro passo (Inferno, XV, v. 68) in cui Brunetto Latini, maestro di Dante, ac - cusa i Fiorentini di essere gente «avara, invidiosa e superba». Bisogna ricordare a questo proposito l episodio che coinvolse, a quanto afferma la Bibbia, Ada - mo, Eva e il serpente tentatore. Il primo avrebbe peccato per superbia, la seconda per ingordigia (in quanto mangiò la mela proibita), il terzo per invidia. Altri commentatori moderni identificano la lonza, il leone e la lupa con «le tre disposizion che l ciel non vole» (Inferno, XI, v. 81), cioè con la frode, la violenza e l incontinenza (vale a dire il non sapersi moderare), che sono le tre categorie di peccato proprie dell etica di Aristotele, sulle quali Dan te fonda la tripartizione della tipologia dei peccati nell inferno. Però in questo caso la peggiore delle bestie feroci (la lupa) rappresenterebbe il peccato meno grave (l incontinenza). L interpretazione politico-morale Altri studiosi ancora hanno preferito un interpretazione politica oltreché morale, di conseguenza nella lonza sarebbe da vedere Firenze, nel leone la reale Casa di Francia, raffigurata soprattutto dalla persona di Carlo di Valois, il principe francese inviato da papa Bonifacio VIII nel 1301 a Firenze per mettere pace fra i Guelfi bianchi e quelli neri, favorendo alla fine questi ultimi. La lupa infine sarebbe da identificare con la Curia romana di Bonifacio VIII. Le fonti dantesche Da ricordare infine le fonti dantesche a questo riguardo: in primo luogo un passo della Bibbia (Geremia, 5, 6), ove si parla di un leone, un lupo e un leopardo; poi i nu merosi bestiari medievali, dove le tre belve sono menzionate con le loro presunte caratteristiche. La lonza è stata identificata con un felino simile a un leopardo o a una pantera o a una lince. A tale proposito c è quasi sicuramente un esperienza diretta di Dante, che avrebbe visto proprio una lonza tenuta in gabbia a Firenze nel 1285 nel palazzo del Comune. INFERNO INFERNO - CANTO I 5

15 mosse di prima quelle cose belle; sì ch a bene sperar m era cagione 42 di quella fiera a la gaetta pelle l ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse 45 la vista che m apparve d un leone. Questi parea che contra me venisse con la test alta e con rabbiosa fame, 48 sì che parea che l aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, 51 e molte genti fé già viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch uscia di sua vista, 54 ch io perdei la speranza de l altezza. E qual è quei che volontieri acquista, e giugne l tempo che perder lo face, 57 che n tutt i suoi pensier piange e s attrista; tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi ncontro, a poco a poco 60 mi ripigneva là dove l sol tace. Mentre ch i rovinava in basso loco, dinanzi a li occhi mi si fu offerto 63 chi per lungo silenzio parea fioco. Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, 66 «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi, 69 mantoani per patrïa ambedui. Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto l buono Augusto 72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi. Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d Anchise che venne di Troia, 75 poi che l superbo Ilïón fu combusto. Ma tu perché ritorni a tanta noia? perché non sali il dilettoso monte 78 ch è principio e cagion di tutta gioia?» mise in moto (mosse) per la prima volta (di prima) il firmamento (quelle cose belle); cosicché (sì ch ) l ora (l ora del tempo) favorevole e la dolce stagione (la primavera) erano motivo (cagione) di buona speranza riguardo a (di) quella fiera dalla pelle screziata (gaetta); ma non a tal punto che non mi facesse paura l aspetto (la vista) di un leone che mi apparve al l improvviso Sembrava (parea) che il leone (questi) venisse contro di me (contra me) con la testa alta e con fame rabbiosa, cosicché (sì che) sembrava (parea) che facesse tremare l aria (l aere ne tremesse) E una lupa, che per (ne) la sua magrezza pareva (sembiava) carica (carca) di ogni voglia (di tutte brame), e che in passato (già) fece (fé) vivere miseramente (grame) molte persone, questa mi procurò (porse) tanta angoscia (tanto di gravezza) per (con) la paura che suscitava (uscia) con il suo aspetto (vista), che io perdetti (perdei) la speranza di raggiungere la cima del colle (altezza) E com è colui (E qual è quei), cioè l avaro o il giocatore, che volentieri accumula (acquista) e, arrivato il momento (giugne l tempo) che lo fa (face) perdere, piange e si rattrista nel chiuso di tutti i suoi pensieri; tale mi rese (fece) la bestia irrequieta (sanza pace) (la lupa), la quale, venendomi incontro, mi respingeva (ripigneva) a poco a poco là nella selva (dove l sol tace) Mentre io precipitavo (rovinava) verso il basso, dinanzi agli occhi mi apparve (mi si fu offerto) uno i cui contorni apparivano incerti a causa del silenzio del sole, cioè del buio (chi per lungo silenzio parea fioco). Quando vidi costui in quel grande deserto, «Abbi pietà di me» (Miserere), gli gridai, «chiunque tu sia (qual che tu sii), od ombra o uomo in carne e ossa (certo)!» Mi rispose (Rispuosemi): «Non sono un uomo vi - vente (omo), lo fui in passato (già) e i miei genitori (parenti: Storie di parole, p. 37) furono dell Italia settentrionale, ambedue mantovani per luogo di nascita (per pa trïa). Nacqui al tempo di Giulio Cesare (sub Iulio), sebbene troppo tardi perché potesse apprezzarmi (ancor che fosse tardi), e vissi a Roma al tempo (sotto) del valente (buono) Augusto, all epoca degli dei falsi e ingannevoli (bugiardi), cioè prima della nascita di Cristo Fui poeta, e cantai di quel giusto figliolo di Anchise (Enea) che venne in Italia da (di) Troia, dopo che la superba Ilio, cioè Troia, fu bruciata (combusto) Ma tu perché ritorni verso un luogo di così grande angoscia (a tanta noia), cioè la selva? Perché non sali il monte, fonte di felicità (dilettoso), che è principio e causa di perfetta beatitudine (tutta gioia)?». 6 INFERNO - CANTO I

16 42. gaetta: screziata, picchiettata, dal medio provenzale caiet. 46. venisse: rima siciliana ( Glossario). 48. tremesse: latinismo, da tremere. È lectio difficilior preferibile alla lectio facilior ( Glossario) temesse. Ricordiamo che spesso i codici che riportano i testi antichi differiscono tra loro per alcuni aspetti; la lezione o variante testuale più facile (lectio facilior) è ritenuta spesso poco attendibile perché frutto della semplificazione dell amanuense o copista, il quale, non comprendendo talvolta il testo nel corso della ricopiatura, tendeva a semplificarlo. 50. carca: forma sincopata (in cui è avvenuta la caduta di una vocale o di una sillaba nel corpo della parola) per carica. 64. costui: il personaggio in questione è Virgilio, allegoria della ragione umana. Il verso 63 si presta a molteplici interpretazioni; un altra possibile è la seguente: uno la cui voce sembrava indebolita da un lungo silenzio, però in quest ultimo caso Dante non poteva sapere se la voce era fioca, in quanto Virgilio non aveva ancora parlato. Il significato allegorico è invece chiaro: la voce della ragione (Virgilio) è flebile perché inascoltata da molto tempo. 65. Miserere: imperativo del verbo latino miserēri (aver pietà). Così inizia anche un salmo di David invocante il perdono divino (Miserēre mei, Deus, «Abbi pietà di me, Signore») usato nelle funzioni liturgiche, in particolare negli uffici funebri o nelle orazioni di penitenza. 68. parenti: latinismo per genitori (confronta anche il francese parents e l inglese parents che hanno la stessa origine latina). 74. figliuol d Anchise: Enea, eroe protagonista del poema epico virgiliano, l Eneide. 75. Ilïón: è un altro nome che indica la città di Troia, Ilio, da cui deriva il titolo del poema omerico a essa relativo, Iliade. 75. combusto: latinismo, dal verbo latino combùrere, bruciare (confronta i termini italiani combustione, combustibile ecc.). 76. noia: ha un significato più forte rispetto a quello attuale, indicando il dolore nei suoi vari gradi. Deriva dal provenzale enoja, da enojar (annoiare). STORIE DI PAROLE Noia «Ma tu perché ritorni a tanta noia?» (Inferno, I, v. 76) Così chiede Virgilio a Dante, che ha appena iniziato il suo pellegrinaggio ultraterreno, invitandolo a salire il «dilettoso monte»: Perché ritorni verso un luogo di così grande angoscia (cioè la selva)?. Quindi in questo passo dantesco «noia» ha un significato più forte di quello del termine italiano attuale, indica il dolore eterno dell inferno e ha il senso di pena grave, tormento. Il vocabolo deriva probabilmente dal provenzale noja, enoja, deverbale di enojar (= annoiare), derivante a sua volta dal latino tardo inodiare, da in odio habére (= avere in odio). È uno di quei termini (insieme a gioia, amistà, sollazzo, sembianza ecc.) che sono entrati a far VEDERE LA COMMEDIA Il paesaggio Aligi Sassu, uno degli artisti italiani più rappresentativi del XX secolo, ha dedicato alla Divina Commedia una serie di 120 illustrazioni. Capace di uni re realismo e visionarismo e abile nel creare particolari effetti di luce, Sassu ha tradotto il paesaggio della selva «oscura» in un angosciante immagine dai colori cupi, che riflettono lo smarrimento in teriore di Dante. Sulla sua fi gura contorta si staglia però un cono di luce che scende dall alto e dirada le tenebre della selva: è la luce che illumina le pendici del colle e simboleggia il traguardo della salvezza. Aligi Sassu ( ), Smarrimento di Dante in una selva oscura, 1986, tempera acrilica, Castello di Torre de Passeri, Pinacoteca Dantesca F. Bellonzi. parte del lessico della nostra poesia delle origini per l influsso della lingua d amore delle corti provenzali. Nella Commedia sono presenti anche il verbo noiare, un esempio fra gli altri: «Guardate che l venir su non vi nòi» (Purgatorio, IX, v. 87), afferma l angelo guardiano rivolgendosi a Dante e Virgilio che stanno per entrare nel purgatorio vero e proprio; in questo caso il verbo ha il significato di non vi sia di danno. Nell italiano attuale la pregnanza semantica del termine noia è diminuita notevolmente e oggi indica semplicemente fastidio dovuto a insoddisfazione per mancanza d interesse. Quindi ha un significato meno forte rispetto a quello originario. INFERNO INFERNO - CANTO I 7

17 «Or se tu quel Virgilio e quella fonte che spandi di parlar sì largo fiume?», 81 rispuos io lui con vergognosa fronte. «O de li altri poeti onore e lume vagliami l lungo studio e l grande amore 84 che m ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se lo mio maestro e l mio autore; tu se solo colui da cu io tolsi 87 lo bello stilo che m ha fatto onore. Vedi la bestia per cu io mi volsi: aiutami da lei, famoso saggio, 90 ch ella mi fa tremar le vene e i polsi». «A te convien tenere altro vïaggio», rispuose poi che lagrimar mi vide, 93 «se vuo campar d esto loco selvaggio; ché questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, 96 ma tanto lo mpedisce che l uccide; e ha natura sì malvagia e ria, che mai non empie la bramosa voglia, 99 e dopo l pasto ha più fame che pria. Molti son li animali a cui s ammoglia, e più saranno ancora, infin che l veltro 102 verrà, che la farà morir con doglia. Questi non ciberà terra né peltro, ma sapïenza, amore e virtute, 105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro. Di quella umile Italia fia salute per cui morì la vergine Cammilla, 108 Eurialo e Turno e Niso di ferute. Questi la caccerà per ogne villa, fin che l avrà rimessa ne lo nferno, 111 là onde nvidia prima dipartilla. Ond io per lo tuo me penso e discerno che tu mi segui, e io sarò tua guida, 114 e trarrotti di qui per loco etterno; «Sei proprio tu quel famoso Virgilio e quella fonte che spandi un così largo fiume di eloquenza (parlar)?», gli (lui) risposi abbassando la fronte in segno di riverenza (con vergognosa fronte) «O onore e guida (lume) degli (de li) altri poeti, mi valga (vagliami) presso di te l assiduo (lungo) studio e il grande amore che mi ha fatto leggere e rileggere (cercar) la tua opera (lo tuo volume) Tu sei il mio maestro e il mio autore per eccellenza; tu sei l unico da cui appresi (tolsi) lo stile tragico (lo bello stilo) che mi ha procurato (fatto) onore Guarda la bestia per la quale io mi rivolsi verso la selva; salvami (aiutami) da lei, famoso saggio, poiché (ch ) ella mi fa tremare le vene e le arterie (polsi) per la paura» «È necessario (convien) che tu prenda (tenere) un altra via (vïaggio)», rispose (Virgilio), dopo che mi vide lacrimare, «se vuoi scampare (campar) da questa selva (d esto loco selvaggio); poiché (ché) questa bestia, a causa della quale tu invochi aiuto (gride), non lascia passare nessuno (altrui) sulla sua strada, ma tanto l ostacola ( mpedisce) che lo uccide E ha una natura così malvagia e crudele (ria) che mai non soddisfa (empie) la voglia insaziabile (bramosa), e dopo il pasto ha più fame di prima (che pria) Molti sono gli uomini (li animali) a cui si unisce (s ammoglia) e saranno ancora di più in seguito, fino a quando verrà il veltro (un cane da caccia) che la farà morire con dolore (doglia). Il veltro (Questi) non si nutrirà (ciberà) di possedimenti (terra) né di ricchezze (peltro) ma di sapienza, amore e virtù (virtute: Storie di parole, p. 149) e sarà di umili origini (sua nazion sarà tra feltro e feltro) Sarà (fia) salvezza (salute) di quell Italia decaduta (umile) per la quale morì la vergine Camilla, Eurialo e Turno e Niso per le ferite (di ferute) Il veltro (Questi) caccerà la lupa (la) per ogni luogo (villa), finché l avrà ricacciata (rimessa) nell inferno, là da dove (onde) Lucifero ( nvidia prima) la fece uscire (dipartilla) per corrompere gli uomini Per cui (Ond ) io per il tuo meglio (lo tuo me ) penso e giudico (discerno) che tu mi segua, e io sarò tua guida, e ti porterò via (trarrotti = ti trarrò) da questo luogo (di qui) attraverso l inferno che durerà in eterno (per loco etterno); 8 INFERNO - CANTO I

18 87. lo bello stilo: è lo stile tragico, il più elevato, secondo la teorizzazione di Dante nel De vulgari eloquentia, proprio della poesia epica o comunque di contenuto alto. Gli altri due sono quello comico o medio (adottato nella Commedia) e quello elegiaco o basso, umile. 93. esto: vedi nota al verso gride: la desinenza in e per la seconda persona del presente indicativo è tipica del toscano letterario antico. Ad esempio nella Commedia troviamo: «gride», «fide», «pense», «note», «favelle», «preghe» ecc. Il fe - nomeno sembra da ascrivere all influsso della forma latina dei verbi della seconda declinazione (ad esem pio vides, tu vedi ). 97. malvagia e ria: si tratta di una dittologia sinonimica, cioè l accostamento di due sinonimi per amplificare un concetto ( Glossario) sapïenza, amore e virtute: sono gli attributi della Trinità divina, che indicano rispettivamente il Figlio, lo Spirito Santo e il Padre umile Italia: ricalca il virgiliano humilemque Italiam (Eneide, III, vv ) che indica la costa bassa del Salento Cammilla... Niso: si tratta di personaggi troiani e latini dell Eneide morti nella guerra per la conquista del Lazio da parte di Enea e dei suoi compagni. La prima era figlia del re dei Volsci (popolo latino); Turno era il re dei Rutuli (altro popolo latino); Eurialo e Niso erano compagni di Enea me : forma apocopata, in cui è caduta la sillaba o vocale finale ( Glossario); sta per meglio. Personaggi Virgilio La biografia e le opere Publio Virgilio Marone, noto poeta latino, nacque ad Andes, presso Mantova, nel 70 a.c. Durante il periodo delle guerre civili iniziò ad interessarsi alla poesia: intorno al 40 a.c., compose le Bucoliche (10 ecloghe o componimenti poetici di argomento pastorale, cioè una poesia di evasione in cui la vita agreste viene idealizzata e vista come rifugio alla violenza della storia). Ottenuta una certa fama poetica, entrò a far parte del circolo letterario di Mecenate (l antesignano dei protettori degli artisti, da cui deriva il termine mecenatismo che indica appunto tale atteggiamento), divenendo amico dello stesso Ottaviano e di altri poeti, tra cui il celebre Orazio. Tra il 37 e il 30 a.c. compose le Georgiche, un poema didascalico (che si propone cioè di dare degli insegnamenti) dedicato all agricoltura. Il lavoro dei campi è considerato strumento di progresso e di riscatto morale e la vita agreste l unica in grado di assicurare la felicità. Successivamente, nel 29 a.c., si dedicò, per undici anni, alla composizione dell Eneide, il suo maggiore poema. Ammalatosi nel corso di un viaggio in Grecia, ritornò in Italia, sbarcò a Brindisi dove morì nello stesso anno. Il suo corpo fu poi seppellito a Napoli. Virgilio e il Medio Evo Nota è la tendenza medievale a deformare la realtà storica, a causa dello scarso senso cronologico proprio di tale età (i personaggi dell antichità classica sono spesso assimilati a quelli contemporanei, senza tener conto dei secoli che li separano). Per quanto riguarda Virgilio si sviluppò sia la leggenda di un poeta mago-taumaturgo che costruiva talismani, sia quella di un Virgilio cristiano che avrebbe addirittura profetizzato la nascita di Cristo, secondo un arbitraria interpretazione della IV ecloga (delle Bucoliche), nella quale il poeta si riferiva, in realtà, alla nascita del figlio di Asinio Pollione, scrittore e uomo politico romano suo amico. Virgilio e Dante Nel Virgilio dantesco non ci sono però tali deformazioni. Il poeta latino è per Dante un punto di riferimento insostituibile. Virgilio è il massimo auctor («Tu sei lo mio maestro e l mio autore»). È tipico dello scrittore medievale appoggiarsi a un auctoritas per dare legittimità a ciò che afferma. Auctor, già nella tradizione latina, indicava un intellettuale che era d esempio e godeva perciò di requisiti morali quali la dignità e l attendibilità. Tale concezione viene fatta propria dal Medio Evo, per cui auctor è chi esercita un potere sul piano dottrinale e il suo pensiero è accettato con rispetto e obbedienza. Anche per Dante il vocabolo indica colui che è degno di essere creduto e obbedito, fonte di scienza, di saggezza, guida, tutore, maestro di moralità. È il caso del Virgilio dantesco, figura centrale della Commedia e del mondo poetico e morale di Dante. Quanto al significato simbolico, Virgilio è identificato concordemente già dai commentatori più antichi con la ragione umana, anche se poi si sono aggiunte varie sfumature: Virgilio = sapienza pagana, o intelligenza naturale, o filosofia. Il poeta latino è anche considerato veggente e vate dell Impero, messo e araldo di Beatrice e, in quanto tale, figura della ragione sottomessa alla fede. Natu - ralmente, in quanto pagano e abitatore del limbo, non può condurre Dante oltre un certo limite (inferno e purgatorio); nel paradiso subentrerà Beatrice. Allegoricamente la ragione umana (Virgilio), da sola, non è in grado di raggiungere la salvezza, se non intervengono la teologia o la Grazia divina (Beatrice). INFERNO INFERNO - CANTO I 9

19 ove udirai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, 117 ch a la seconda morte ciascun grida; e vederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire 120 quando che sia a le beate genti. A le quai poi se tu vorrai salire, anima fia a ciò più di me degna: 123 con lei ti lascerò nel mio partire; ché quello imperador che là sù regna, perch i fu ribellante a la sua legge, 126 non vuol che n sua città per me si vegna. In tutte parti impera e quivi regge; quivi è la sua città e l alto seggio: 129 oh felice colui cu ivi elegge!». E io a lui: «Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, 132 a ciò ch io fugga questo male e peggio, che tu mi meni là dov or dicesti, sì ch io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti». 136 Allor si mosse, e io li tenni dietro nel quale (ove) udirai le grida (strida) disperate (dei dannati), vedrai gli spiriti dolenti che sono là da molto tempo (antichi), in modo che (ch ) ciascuno invoca (grida) la morte dell anima, la dannazione (seconda morte); e vedrai coloro che sono contenti tra le pene (nel foco) del purgatorio, perché sperano di raggiungere, quando sarà il momento (quando che sia), le anime dei beati Alle quali (A le quai) se tu poi vorrai salire, ci sarà (fia) un anima (Beatrice) più degna di me per fare ciò: ti lascerò in sua compagnia quando me ne andrò (nel mio partire); poiché (ché) quell imperatore (Dio) che regna lassù (in paradiso), per il fatto che io fui estraneo (ribellante) alla sua legge (cioè non fui cristiano in quanto vissuto prima di Cristo) non vuole che entri (si vegna = si venga) nella sua città (in paradiso) Dio impera su tutto l universo e là (quivi) governa direttamente (regge); lassù (quivi) è la sua città e l alto trono: oh felice colui che Dio vi destina (cu ivi elegge)!» E io a lui: «Poeta, io ti richiedo (richeggio) per quel Dio che tu non conoscesti, affinché (a ciò ch ) io scampi (fugga) da questo male (il peccato) e dal peggio che ne seguirebbe (la dannazione) che tu mi conduca (meni) là dove hai detto ora (cioè nell inferno e nel purgatorio) cosicché (sì ch ) io possa vedere (veggia) la porta di san Pietro (cioè il paradiso) e coloro (i dannati) che (cui) tu descrivi (fai) tanto tristi». Allora si mosse e io lo (li) seguii (tenni dietro). VEDERE LA COMMEDIA Il paesaggio In una sequenza narrativa continua, la miniatura riassume e reinterpreta in modo originale gli episodi salienti del canto. A sinistra Dante giace addormentato nella selva oscura, poi si avvia, levando lo sguardo verso il colle illuminato dal sole. Nella scena centrale, novità iconografica senza precedenti, le tre fiere attaccano Dante, balzandogli addosso. La sequenza si chiude con l apparizione di Virgilio. La figurina vestita di rosso purpureo, in volo alle spalle di Dante e da lui non vista, rappresenta Beatrice, di cui il miniatore si preoccupa di prefigurare il prossimo avvento. Maestro senese, Le tre fiere; Dante incontra Vir gilio, , miniatura dal codice Yates Thompson, 36, f. 2r, Londra, British Library. 10 INFERNO - CANTO I

20 117. ch a la seconda morte... grida: questo verso ha dato luogo a varie interpretazioni. La spiegazione di seconda morte come morte dell anima, dannazione accolta nella parafrasi, trova anche «un preciso [...] riscontro col Cantico delle creature, 31: Ka la morte seconda no l farrà male, dove si parla del giudizio che l anima buona affronta dopo la morte corporale. Questa spiegazione sembra preferibile all altra: l annullamento totale, l annichilimento; [...] una terza interpretazione [...] intende la dannazione ultima, quella che avverrà al giudizio universale (quando il corpo morirà una seconda volta)» (Chiavacci Leonardi) vederai: forma verbale con epentesi o inserimento di un elemento nel corpo di una parola; sta per vedrai per me: da me (complemento di agente dipendente da «si vegna»). Virgilio (la ragione umana) non può, da solo, condurre a Dio; c è bisogno anche di Beatrice (la Grazia divina). Problemi di interpretazione Il veltro Il veltro: significato allegorico Le indicazioni fornite sono quanto mai vaghe e oscure per poter autorizzare l identificazione precisa con un personaggio a cui Dante abbia voluto alludere. La profezia è volutamente sibillina e forse neppure Dante medesimo sapeva chi fosse questo grande riformatore spirituale e politico, se «il veltro» nel 1300 non era ancora nato. Un aiuto all interpretazione ci viene da altri due passi della Commedia: uno (Purga torio, XXXIII, v. 43), in cui Beatrice preannuncia l avvento di un duce, un condottiero con il compito di moralizzare la Chiesa; un altro (Paradiso, XXVII, vv ), in cui san Pietro predice che la provvi - denza divina, la quale per mezzo di Scipione conservò a Roma l Impero, giungerà in aiuto della Chiesa stessa. Il riferimento al ruolo di Sci pione per il passato e a quello del condottiero per il futuro ci fanno capire come Dante attribuisca probabilmente a un im peratore il compito di estirpare la cupidigia e di guidare il genere umano alla felicità terrena, in una convivenza libera e pa cifica. I problemi sono sorti quando pe rò si è voluti passare all identificazione precisa, attribuendo un nome al personaggio. Le interpretazioni del verso 105 Prima di elencare alcune delle numerose ipotesi, bisogna accennare a un altro spinoso passo: «e sua nazion sarà tra feltro e feltro». In base al significato che è stato dato alla parola feltro, varia anche il no me del personaggio in questione. Diamo alcuni di questi possibili significati: in senso geografico (Feltre, cittadina veneta nei pressi di Belluno) e Mon - te feltro (regione storica dell Italia centrale tra la Romagna e le Mar - che); in tal ca so il veltro sarebbe un personaggio nativo di una località situata tra i due luoghi sopraddetti; feltro, nel senso di panno povero, significherà che il veltro sarà di umili origini; secondo qualcuno vestirà il saio (un frate o un papa spirituale eletto tra i francescani); di feltro erano foderate le urne per le elezioni dei magistrati comunali, perciò il suo nome scaturirà da un elezione (imperiale?); feltro nel senso di cielo, in quanto esso è un panno di lana compressa, non tes suto, di materia solida e intera come quella dei cieli, secondo la concezione medievale; in tal caso si deve intendere che nascerà per benefico influsso degli astri; la precedente teoria astrologica, in auge presso i commentatori antichi, è stata ripresa anche da alcuni studiosi mo derni, secondo i quali l unica costellazione a cui può essere associato il feltro è quella dei Ge - melli, ossia Castore e Polluce, anticamente raffigurati con i loro conici copricapi di feltro; in questa costellazione è nato Dante, dunque l al - lusione sarebbe a se stesso. Le altre ipotesi interpretative Altre supposizioni riguardo al veltro: Cristo medesimo; lo Spirito Santo; l Ordine francescano e quello do - menicano; Cangrande della Scala, il signore di Ve rona presso cui Dante esiliato aveva tro vato ospitalità; l imperatore Arrigo o Enrico VII, al qua le Dante scrisse anche una lettera, quando, nel 1310, fu in procinto di ca lare in Italia per ristabilire l autorità im periale; Uguccione della Faggiuola, signore di Pisa, dal carattere dispotico, ti - rannico, avido di potenza, di denaro, di gloria e piuttosto crudele, ma sostenitore del l Impero; il papa Benedetto XI, che, eletto nel 1303 come successore di Bonifacio VIII, cercò invano di sedare le lotte in terne a Firenze. INFERNO INFERNO - CANTO I 11

21 ANALISI DEL TESTO ANALISI INTERATTIVA WWW Il tono quasi fiabesco. La Comme dia si apre con un accattivante tono affabulatorio: ha inizio infatti, in maniera abile, la narrazione di un avventura straordinaria. Sem breremmo quasi introdotti nel fascinoso e magico mondo della fiaba (ne sono presenti alcuni tópos: il bosco fitto e intricato, nel quale è collocato l eroe, lo smarrimento, il viaggio e, poco dopo, le ardue prove le tre fiere che l eroe medesimo deve superare). L inizio ha un po il tono narrativo del c era una volta. Ma poi subentrano elementi storici (il poeta Virgilio, personaggi realmente esistiti) e si precisa il significato morale che è sotteso all intera opera. Tutti i riferimenti devono essere allora interpretati in una nuova luce: allegorico-simbolica. Il significato denotativo. Da un lato abbiamo quindi il racconto del protagonista che, verso i trentacinque anni, si smarrisce in una selva paurosa; in essa si ritrova quasi inconsapevolmente e spera di uscirvi salendo su di un colle, illuminato dal sole, che ha scorto nel frattempo; ma l inattesa comparsa di tre fiere lo ricaccia nella selva oscura, da cui spera nuovamente di uscire con l aiuto del poeta Virgilio, comparso provvidenzialmente. Que - st ul timo si dichiara disposto a fargli da guida nello straordinario viaggio attraverso i tre regni dell oltretomba, l unico tragitto con il quale si può raggiungere il colle. Il significato connotativo o allegorico-simbolico. Dall altro lato, in accordo con la mentalità e la cultura medievali, dobbiamo leggere quel racconto in chiave allegorica: il protagonista, cioè l umanità intera, in un periodo di traviamento morale della propria vita, ma che coinvolge anche l intera società comunale nella quale Dante vive, si ritrova in una condizione di peccato e di perdizione (comprese le due supreme autorità e istituzioni, l Im pero e la Chiesa, in preda alla decadenza, alla corruzione, alle lotte intestine). Da tale incresciosa situazione tenta di uscire sconfiggendo tre dei principali vizi o peccati capitali, lussuria, superbia, cupidigia (le tre fiere), con l aiuto delle recuperate facoltà razionali (Virgilio), dopo il periodo di ottenebramento spirituale che aveva visto l affievolirsi di queste ultime. Ma la via del bene («la diritta via» del verso 3) è lunga e difficoltosa e comporta un altrettanto lungo itinerario di purificazione attraverso la presa di coscienza del peccato (il viaggio attraverso i tre regni dell oltretomba), prima di rag giungere la beatitu dine. Lo spazio. Questa distinzione, sommariamente accennata, è fondamentale per una corretta e non su perficiale lettura e comprensione dell intero poe - ma dantesco. Man mano che procederemo nel la lettura stessa, cercheremo di chiarire i complessi pro blemi interpretativi che tale distinzione comporta. Alla luce di questa precisazione, l analisi dello spazio e del tempo, in cui sono collocati gli avvenimenti in questo primo canto, costituisce una convincente riprova. Il narratore non si dilunga in minuziose descrizioni spaziali. L ag gettivazione è di natura prevalentemente psicologica (la selva è «aspra e forte / che nel pensier rinova la paura! / Tant è amara che poco è più morte»); si mettono in luce, cioè, più i riflessi suscitati da quella selva nell animo del protagonista, che gli aspetti esteriori di essa. L aggettivo «oscura», che pare riferirsi a uno di essi, è in realtà, in opposizione allegorica con la luce del sole che inonda i pendii del colle ed è quindi determinato da un esigenza morale e da un intento allegorico più che descrittivo. L oscurità è quella dell annebbiarsi della ragione che inclina ai vizi, e si oppone alla luce solare della grazia illu - minante di Dio. La qualificazione di «selvaggia» mira a sottolineare l orrore che essa produce in chi vi si trova, ma si tratta in realtà dell orrore che la situazione peccaminosa deve suscitare in chi ne è vittima. Anche il tema del viaggio rimanda, nella mentalità medievale cristiana, a quello della vita concepita come passaggio dalla realtà terrena a quella celeste. Di termini che appartengono al campo semantico del viaggio è ricca la prima parte del canto: «cammin», «via», «selva», «valle», «calle», «passo», «piaggia diserta», «acqua perigliosa». Es senziale è anche una contrapposizione spaziale, determinante per l interpretazione di tutta la Commedia: quella alto-basso, che già si delinea in questo primo canto, o meglio quella del discendere e del salire. Alla prima azione è sempre connesso un significato allegorico negativo (si scende verso il peccato e la perdizione); alla seconda uno positivo (si sale verso la salvezza, la beatitudine). 12 INFERNO - CANTO I

22 Il tempo. Per quanto riguarda le determinazioni temporali c è da osservare che Dante, intendendo il viaggio come avvenuto realmente, ci fornisce indirettamente puntuali indicazioni cronologiche, per cui è possibile stabilire un preciso rapporto tra tem po della storia e tempo della narrazione o del racconto. Già il primo verso ci offre un ragguaglio im portante sulla data d inizio del viaggio: la primavera del 1300, anno del Giubileo, cioè di quella speciale e totale remissione dei peccati concessa ai fedeli che si recano in pellegrinaggio a Roma; Giu - bileo indetto per la prima volta da papa Boni facio VIII. Infatti, essendo Dante nato nel 1265 e considerato che, al tempo del poeta, la durata media della vita, per tradizione biblica, era intorno ai settant anni, la perifrasi del primo verso ci rimanda ai trentacinque anni di Dante, cioè al Non solo, un passo del canto XXI dell Inferno (vv ) ci consente di precisare anche il giorno: il venerdì santo, o l 8 aprile o il 25 marzo. La seconda indicazione temporale del canto è ai versi In essi è precisata una congiunzione astrale particolarmente favorevole: il sole si trova nella costellazione dell Ariete, è primavera, una stagione propizia che ha contraddistinto grandi eventi per l umanità (la creazione del mondo, l incarnazione e la morte di Cristo) e che ha in sé implicito un significato di rinascita alla vita, dopo la morte spirituale causata dal peccato; allo stesso modo l ora del giorno è favorevole: è l alba, quando la luce del sole (Dio) comincia a prevalere sulle tenebre della not - te (la perdizione). Abbiamo parlato di un narratore (io-narrante) che si rivela anche protagonista della storia (io-narrato), un narratore interno, dunque, che oltre a narrare le esperienze del passato commenta ed esprime rilievi psicologici alla luce delle acquisizioni del presente, con l onniscienza di chi ha ormai attinto la verità. Già, perché il Dante personaggio e pellegrino che comincia la sua peregrinatio poenitentialis ( pellegrinaggio penitenziale) è un uomo ben diverso dal Dante narratore che ha compiuto il viaggio fino alla meta suprema, la contemplazione di Dio, che gli ha dischiuso ogni mistero, rivelato la verità. L arte della narrazione. Ai versi 8-9 la prolessi («ma per trattar del ben ch i vi trovai, / dirò de l altre cose ch i v ho scorte», Glossario) accresce l attesa del lettore per le rivelazioni preannunciate. È poi fatta balenare una imminente conclusione positiva (la vista del colle illuminato dal sole). La similitudine che segue «E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva 24 si volge a l acqua perigliosa e guata, così l animo mio, ch ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo 27 che non lasciò già mai persona viva», ha la funzione di sottolineare il nuovo stato d animo di riacquistata speranza per lo scampato pericolo, la dan nazione, paragonabile a quello corso dal naufrago. E proprio mentre Dante riprende l ascesa viene introdotto il colpo di scena delle tre fiere, l impedimento per l eroe-viaggiatore. Ben tre antagonisti si oppongono ora al l eroeprotagonista. L allegoria delle tre fiere. Ma perché tre antagonisti in veste di belve feroci? Anche in questo caso, è per così dire automatico, per l uomo medievale, il significato connotativo, l allegoria, cui rimanda ciascun animale, ampiamente illustrata e motivata nei numerosi bestiari del Medio Evo. Si tratta di opere strane, per noi moderni, opere in cui si descrivono animali di ogni sorta, compresi quelli fantastici. Si suppliva alle scarse conoscenze scientifiche con leggende e interpretazioni alle - goriche che riconducevano sempre le abitudini e i comportamenti delle bestie a significati morali e religiosi. Dunque una lonza o leopardo o pantera o qualcosa di simile, simbolo della lussuria, un leone, simbolo della superbia, ed una lupa, simbolo della cupidigia. Sono sufficienti questi tre vizi o peccati capitali a far ripiombare l uomo-dante nello sconforto e a farlo rovinare «in basso loco», a farlo cioè ridiscendere verso la selva «là dove il sol tace». Con quest ultima espressione si riprende quell opposizione di fondo luce-buio o salvezza-perdi - zione già evi denziata in questo primo canto, resa in tal caso dalla sinestesia o fusione di sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse: il sole ta - ce è espressione peregrina, al posto della più comune il sole non brilla o non splende, ma ampiamente motivata dall idea che essa suscita del sole quale fonte di vita, del movimento, dei suoni che a essa si accompagnano, per cui quando non splende è come se tacesse. La repentinità con cui il pellegrino, alla vista delle tre fiere, passa dalla «speranza de l altezza» allo smarrimento e all inquietudine, è la medesima con cui il giocatore d azzardo, che fino ad allora ha vinto col favore della sorte, passa dalla gioia baldanzosa al pianto e alla disperazione. INFERNO INFERNO - CANTO I 13

23 Virgilio: l aiutante del protagonista. È a questo punto che l eroe ha bisogno di un aiutante; come un apparizione miracolosa e inaspettata si presenta il primo aiutante del protagonista: il grande poeta Virgilio, allegoria della ragione umana, che ha il compito di sopraffare gli istinti peccaminosi e ricondurre l uomo sulla retta via. Ma perché proprio Virgilio? Egli è, per Dante, maestro di vita, dal punto di vista sia letterario sia morale; è come il simbolo di un intera civiltà, quella classica, che tuttavia non può aver raggiunto la salvezza, priva com è stata del messaggio cristiano e che quindi dev essere integrata dalla civiltà cristiano-medievale. A Vir gilio dunque, Dante chiede esplicitamente aiuto («Vedi la bestia per cu io mi volsi: / aiutami da lei, famoso saggio, / ch ella mi fa tremar le vene e i polsi»). Ma l ostacolo (la lupa-cupidigia) che impedisce il cammino è insupera bile, per cui, af - ferma il maestro, occorre «tenere altro vïaggio». Virgilio si dilunga sugli aspetti negativi di questo vizio (l incontenibile desiderio di ricchezze, il facile accompagnarsi ad altri vizi o il facile diffondersi fra gli uomini), e mette in evidenza la sicura morte spirituale per chi si lasci in esso irretire. La misteriosa profezia del veltro. La lupacupidigia, vera peste del genere umano (basti pensare alla progressiva mondanizzazione della Chie - sa, al dilagare della corruzione in seno alla Chiesa stessa e alla società al tempo di Dante), potrà essere definitivamente debellata solo da un misterioso «veltro» o cane da caccia (allegoricamente un papa o un imperatore) «che la farà morir con doglia», dopo averla cacciata «per ogne villa» e averla ricollocata nell inferno. Con l immagine del veltro, che sembra ripresa da una scultura medievale, e col motivo della caccia infernale, altrettanto ricorrente nella letteratura di quell epoca (confronta, ad esempio, il canto XIII dell Inferno), vie ne annunciata la prima profezia della Com media, dal tono oscuro e velato, proprio del genere, e vagamente apocalittico, che infonde leggera in quietudine nel lettore, ma rafforza la genuina ispirazione religiosa dell opera. Il viaggio oltremondano e le prove da superare. Il pellegrino Dante deve dunque discendere all inferno per poi risalire la montagna del purgatorio fino ai cieli del paradiso. Solo dopo aver conosciuto il peccato in tutte le sue forme, è possibile la redenzione. Il nostro eroe-protagonista, in tensione per raggiungere la meta celeste, dovrà affrontare le peripezie di un avventuroso viaggio oltremondano, superare numerose prove, e, affiancato da più aiutanti, prevalere su molti antagonisti. A Virgilio (la ragione umana) subentrerà infatti, nel paradiso, Beatrice, la teologia, la Grazia divina. L itinerario è anche scoperta e maturazione della personalità del protagonista. Le nuove esperienze morali consentiranno all uomo-dante di superare la propria condizione umana di peccatore per acquisire quella di uomo virtuoso. Le anticipazioni di cui sopra, relative al tragitto da compiere e alle sue modalità (una piccola summa o compendio del contenuto della Commedia) de - finiscono anche la funzione di proemio che il primo canto dell Inferno ha nei confronti di tutta l opera. Il livello retorico. Per quanto riguarda il livello retorico-stilistico, infine, possiamo individuare nel canto artifici retorici e formali tipici del gusto medievale, che caratterizzano in genere tutta la Commedia. Ne sono esempio le paronomasie («esta selva», «selva selvaggia» al verso 5, «più volte vòlto» al verso 36); le dittologie sinonimiche («aspra e forte» al verso 5, «leggiera e presta» al verso 32, «falsi e bugiardi» al verso 72, «principio e cagion» al verso 78, «malvagia e ria» al verso 97); la perifrasi astronomica «Temp era dal principio del mattino, e l sol montava n sù con quelle stelle 39 ch eran con lui quando l amor divino mosse di prima quelle cose belle»; l anadiplosi o reduplicazione («Non omo, omo già fui» al verso 67). Le scelte lessicali. È presente inoltre, in certi passi, un lessico sostenuto, caratterizzato dall uso di latinismi («Mi serere» al verso 65, proprio del latino ecclesiastico, nel significato di aver pietà ; «parenti» al verso 68, dal latino parentes genitori; «sub Iulio» al verso 70; «combusto» al verso 75, dal latino combùrere bruciare; «autore» al verso 85 nel senso di chi ha autorità ed è quindi un modello da imitare; «etterno» al verso 114, dal latino aeternus). Essi hanno la funzione di sottolineare la solennità dell incontro con Virgilio e anche quella del momento strutturalmente fondamentale nella narrazione della vicenda qual è quello dell esordio. 14 INFERNO - CANTO I

24 MICROSAGGIO 1 L ALLEGORIA E L INTERPRETAZIONE FIGURALE M1 INFERNO L ALLEGORIA IN GENERALE L allegoria è una figura retorica mediante la quale si attribuisce a un discorso un significato simbolico e quindi diverso da quello letterale; infatti il termine deriva dal greco állei altrimenti e agorèuo parlo; quindi, letteralmente, equivale a dire altro da ciò che si vuol significare. Per una corretta interpretazione delle allegorie e dei simboli occorre co - noscere il codice culturale di riferimento, relativo alle varie epoche storiche: se vediamo, ad esempio, raffigurata una colomba con un ramoscello di ulivo nel becco, noi occidentali la identifichiamo ovviamente con il simbolo della pace, ma sicuramente chi appartiene a una diversa cultura (ad esempio un boscimano o un ateniese del V secolo a.c.) non gli darebbe nessun significato o gliene attribuirebbe un altro. L ALLEGORIA NEL MEDIO EVO Il procedimento dell allegoria rivestiva particolare importanza per gli uomini del Medio Evo, per i quali la realtà terrena rimandava sempre a un altra, ultraterrena e provvidenziale. Essi vedevano quindi, in ogni aspetto della realtà naturale, un significato simbolico. In tale età il mondo è infatti concepito in una prospettiva esclusivamente religiosa e trascendente; i segni che Dio vi ha impresso devono essere opportunamente decifrati. Lo storico Jacques Le Goff, per far comprendere meglio questo concetto, ricorda l etimologia della parola simbolo (simbolismo e allegoria nel Medio Evo sono assimilabili tra loro): il sy mbolon era per i Greci un segno di riconoscimento, che consisteva in un oggetto (di solito una moneta) diviso a metà fra due persone tra loro sconosciute: l accertamento reciproco della loro identità era affidato, al loro incontro, alla perfetta coincidenza delle due parti dell oggetto. Il simbolo è dunque un riferimento a un unità perduta che dev essere ricomposta; perciò è logico che ogni aspetto della realtà naturale rinvii a un altro di quella soprannaturale, tale da corrispondergli perfettamente. Alla luce di questa mentalità si spiegano i significati morali, le virtù o gli influssi negativi attribuiti alle pietre, alle bestie, alle erbe, di cui si trova ampia documentazione nei lapidari, bestiari ed erbari medievali. Dio si è dunque rivelato agli uomini attraverso la realtà, gli oggetti materiali e le Sacre Scritture; in entrambi i casi il significato letterale delle cose della natura o delle parole sacre si completa con il significato allegorico. Dante, con la Commedia, ha voluto fare qualcosa di simile: in quest opera, che è tutta una lunga allegoria, i fatti storici e i personaggi hanno infatti insieme valore reale e allegorico. A questo proposito si parla più propriamente di concezione figurale. L INTERPRETAZIONE FIGURALE Un noto critico tedesco, Erich Auerbach, ha cercato di dare una convincente motivazione al prepotente realismo dantesco che caratterizza anche l aldilà. Egli ha osservato come nel Medio Evo i fatti storici narrati nella Sacra Scrittura fossero interpretati come anticipazione di altri fatti storici che avevano un particolare significato nella storia della salvezza. Ad esempio l esodo degli Ebrei dall Egitto, di cui si parla nell Antico Testamento, è un fatto storico, ma ne prefigura anche un altro, quello della liberazione dei cristiani dal peccato ad opera di Cristo, fatto quest ultimo che riguarda il Nuovo Testamento. Dunque il primo è figura del secondo e il secondo è adempimento o completamento del primo. Questa concezione, propria dell esegesi biblica, sta anche alla base della Commedia, dove ciascun fatto o personaggio non significa solo se stesso ma anche l altro di cui è figura, mentre l altro è adempimento del primo e in qualche modo lo comprende. L interpretazione figurale è quella che intende stabilire un legame di questo tipo fra due avvenimenti o persone. ESEMPI D INTERPRETAZIONE FIGURALE Facciamo qualche esempio. Uno dei fatti storico-politici più importanti nella Commedia è rappresentato dalla monarchia universale di Roma che, secondo la concezione dantesca, è la prefigurazione terrena del regno celeste di Dio. Infatti Cristo nacque solo quando il mondo fu riunito in pace sotto il dominio romano di Augusto. Dunque l impero universale di Roma è la figura, il regno di Dio nei cieli ne è l adempimento. Il Virgilio, poeta pagano, storicamente esistito, è figura di quel Virgilio, guida di Dante, le cui qualità essenziali sono la razionalità e la sapienza volte al bene. Quest ultimo Virgilio è adempimento dell altro Virgilio, ma entrambi mantengono una loro realtà, sia nel mondo terreno sia in quello celeste. Tra l altro la figura terrena del poeta latino era già orientata verso quella che sarebbe stata la sua funzione nell aldilà; nel Medio Evo infatti, come abbiamo già notato, Virgilio era considerato profeta della nascita di Cristo. INFERNO - CANTO I 15

25 CONCEZIONE FIGURALE, SIMBOLISMO, ALLEGORIA Questa concezione è diversa dal simbolismo in senso moderno o anche dalla semplice allegoria, in quanto in questi due casi il primo elemento sta al posto di un altro pur senza avere necessariamente una sua realtà storica. Ad esempio il veltro dantesco è una semplice allegoria, in quanto il simbolo generico e astratto del cane è assunto a indicare un riformatore morale e politico; invece Beatrice è figura, in quanto ha avuto una sua realtà esistenziale terrena, nel corso della quale si era già delineato quel significato di rivelazione e di Grazia divina, che lei stessa avrebbe assunto nella realtà ultraterrena; già sulla Terra Beatrice era stata infatti per Dante lo strumento che lo aveva indirizzato al bene e quindi verso Dio. LA CONCEZIONE FIGURALE RIGUARDO AI VIVENTI E AI DEFUNTI Nel Medio Evo, e in parte anche nella Commedia, il simbolismo e l allegorismo sono talvolta astratti, ma dominante, soprattutto nell alto Medio Evo e in Dante, è il realismo figurale in base al quale il mondo ultraterreno è la realizzazione del disegno divino, di cui gli avvenimenti e i personaggi terreni sono figure in attesa di attuazione. La realtà terrena è in potenza, quella celeste è in atto. Ciò vale anche per le anime dei defunti, che solo nell aldilà si realizzano pienamente, mentre nel mondo furono solo la figura di questa realizzazione, per cui la provvisorietà umana ha bisogno di essere completata nell ambito divino. Ad esempio Catone Uticense in vita fu il difensore e propugnatore (o figura) della libertà politica, ma ai piedi del purgatorio è tutore della libertà dal peccato (adempimento) per le anime che hanno accesso al secondo regno. In questo caso l interpretazione figurale è l unica spiegazione valida all apparentemente contraddittoria presenza di un pagano, per di più suicida, in purgatorio. ALLEGORIA DEI TEOLOGI E ALLEGORIA DEI POETI Quella che adopera Dante in definitiva è l allegoria dei teologi, quella cioè in cui i fatti hanno valore storico anche per quel che riguarda il senso letterale, oltre ad avere un significato trascendente di cui il primo è figura; l allegoria dei poeti invece è quella in cui il senso letterale dei fatti di cui si parla è immaginario, frutto di fantasia, ed è giustificato solo dal significato allegorico al quale rinviano. L originalità dantesca consiste nel fatto di aver immaginato come già adempiuta la realtà figurale in quanto la realtà ultraterrena, di cui Dante prende consapevolezza nel suo viaggio nell aldilà, viene collegata con i fatti storici e terreni secondo l interpretazione figurale; questi ultimi quindi, alla luce della prospettiva dell eterno, assumono un altro significato. M2 MICROSAGGIO 2 LA CONCEZIONE SIMBOLICA DEI NUMERI NELLA COMMEDIA: IL NUMERO TRE LE OCCORRENZE DEL NUMERO TRE Nel corso del primo canto abbiamo incontrato tre fiere: perché proprio tre e non due o una o cinque? La scelta del numero tre e dei suoi multipli da parte di Dante non è casuale ma significativa e ricorrente in tutto il poema, composto appunto da tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) corrispondenti ciascuna a uno dei tre regni dell oltretomba. Questi ultimi risultano suddivisi rispettivamente in nove cerchi (inferno), nove balze (purgatorio), nove cieli (paradiso). Se poi osserviamo il numero dei canti, ci accorgiamo che quelli del Paradiso sono trentatré, altrettanti ne ha il Purgatorio, ma non altrettanti l Inferno che ne ha trentaquattro. Sembrerebbe infranta la regola del numero tre; in realtà il primo canto dell Inferno è proemio a tutta l opera ed è come se appartenesse al poema nel suo insieme, per cui la regola è rispettata; le conferme, per altro, sono numerosissime. Ciascun canto è infatti suddiviso in strofe di tre versi o terzine. Tre sono le donne benedette (Beatrice, santa Lucia e la Madonna, Inferno, II, v. 124) che si sono mosse per soccorrere Dante sulla via della perdizione. Tre sono le guide del pellegrino, Virgilio, Beatrice, san Bernardo. Tre sono le gole del demonio Cerbero, il guardiano del terzo cerchio, dove scontano la pena i golosi (Inferno, VI, v. 14). Tre le furie dai volti insanguinati che appaiono a Dante sotto le mura della città di Dite (Inferno, IX, v. 38). Tre le facce di Lucifero, il principe dei demoni che compare al fondo dell imbuto infernale (Inferno, XXXIV, v. 38), e si potrebbe continuare con molti altri esempi. Degno di nota anche il fatto che ogni gesto, a cui si attribuisce un significato rituale, è spesso contrassegnato da questo numero. Ad esempio, quando Dante si trova all ingresso del purgatorio e di fronte a lui sta l angelo guardiano, si batte il petto tre volte in segno di pentimento (Purgatorio, IX, v. 111); ancora, quando nel cielo delle stelle fisse Beatrice prega i beati di accogliere Dante al convivio della sapienza divina, uno di loro, san Pietro, gira tre volte intorno a Beatrice, prima di interrogare Dante sulla fede. 16 INFERNO - CANTO I

26 IL PERCHÉ DELLA SCELTA DEL NUMERO TRE Dunque a cosa è riconducibile l occorrenza di tale numero? Dante si rifà in parte alla filosofia pitagorica, in base alla quale il numero è essenza di tutte le cose e la realtà è riducibile a numeri. Per comprendere la realtà stessa occorre ridurla a quantità misurabile (geometria) e numerabile (aritmetica). Tutti i numeri, secondo i pitagorici, sono suddivisi in due classi, dei pari e dei dispari. Il pari è rappresentato dal due ed è considerato numero aperto e illimitato; il dispari è rappresentato dal tre ed è considerato perfetto, limitato e in sé concluso. A questa concezione si aggiunge la teologia trinitaria che occupa una posizione centrale in tutta l opera dantesca: il numero tre, in altre parole, viene ricondotto al mistero della Trinità, in base al quale Dio è uno e trino nello stesso tempo, in quanto Padre, Figlio e Spirito Santo sono uniti in un unica sostanza. Il numero tre viene a configurarsi così come numero sacro. Di ciò si ha anche testimonianza nella Vita nuova, nella quale esso viene spesso messo in relazione con Beatrice. Dante la incontra per la prima volta quando lei ha nove anni (nove, multiplo di tre), mentre lui è alla fine del nono anno di vita (cioè sta per compiere nove anni), e di nuovo la incontrerà, per la seconda volta, dopo nove anni; inoltre il primo saluto avviene all ora nona del giorno. Sempre riconducibili alla sacralità del numero perfetto sono gli accenni alle tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità, infuse nell uomo dallo Spirito Santo) rappresentate simbolicamente dalle «tre facelle» (stelle) di cui «arde» il polo australe (Purgatorio, VIII, v. 89), o ancora alle intelligenze angeliche divise in tre gerarchie, ciascuna delle quali è suddivisa in tre ordini. Anche i princìpi riguardanti la struttura del cosmo o la psicologia o la morale sono enunciati spesso in forma triadica, secondo gli insegnamenti scientifici e filosofici del tempo: «li principi de le cose naturali [...] sono tre, cioè materia, privazione e forma» (Convivio, II, XIII, 17); «l anima [...] hae tre potenze, cioè vivere, sentire e ragionare» (Convivio, III, II, 11); «la [...] Etica pertratta (espone)/ le tre disposizion che l ciel non vuole» (Inferno, XI, v. 81). INFERNO INFERNO - CANTO I 17

27 ESERCIZI CANTO I CONOSCENZA 1 Che cosa rappresentano allegoricamente la «selva» (v. 2), la «diritta via» (v. 3), il «colle» (v. 13)? 2 Quale significato allegorico assumono la «lonza» (v. 32), il «leone» (v. 45), la «lupa» (v. 49)? 3 Che cosa significa «veltro» (v. 101) e quali sono alcuni dei possibili significati allegorici? 4 Chi è Virgilio e qual è il suo significato allegorico? 5 A chi si allude con la perifrasi del verso 122 e qual è il significato allegorico del personaggio in questione? 6 Quali luoghi sono rispettivamente indicati nei versi , , ? 7 Quando ha inizio il viaggio di Dante? ANALISI 8 Suddividi il canto in sequenze in base all entrata in scena di nuovi personaggi che svolgono ruoli ben precisi, e dai a ciascuna un titolo in stile nominale. Esempio: 1 a sequenza: (vv. 1-30) Lo smarrimento nella selva e il tentativo di uscirne; 2 a sequenza: (vv )... ; 3 a sequenza: (vv ).... Precisa poi i ruoli di questi personaggi. 9 Nel corso dell analisi del testo abbiamo parlato di un narratore interno alla storia (io-narrante), che narra quindi al presente la sua vicenda ormai felicemente conclu sasi, e di Dante, pellegrino e protagonista della storia medesima (io-narrato) che agisce in un periodo antecedente a quello della narrazione. Analizzando i versi 4-9 distingui l io-narrante dall io-narrato attraverso l individuazione dei diversi tempi dei verbi. 10 Nei primi due versi compaiono un aggettivo possessivo di prima persona plurale («nostra») e un pronome personale di prima persona singolare («mi»). Cerca di spiegare il motivo dell uso del plurale nel primo caso, ponendolo in relazione col significato particolare che il viaggio dell individuo-dante assume. 11 Partendo dalle osservazioni contenute nell analisi del testo a proposito dello spazio, completa l analisi degli aggettivi e delle espressioni che si riferiscono alla selva, dimostrando come essi abbiano una valenza soprattutto psicologica e morale più che descrittiva. 12 Al verso 5 abbiamo notato ben due paronomasie (vedi Analisi del testo); «selva selvaggia» può essere considerata anche una figura etimologica; tale concentrazione di figure retoriche: a produce un effetto di monotonia; b vuole accrescere la sensazione di paura attraverso la ripetizione di parole tra loro simili; c non aggiunge nulla quanto al significato; d vuole sottolineare allegoricamente la gravità della condizione peccaminosa. Scegli una o più risposte motivandone la scelta. 13 Ai versi c è una rima di tipo particolare, quale? a identica; b ricca; c semantica; d equivoca. 14 Ai versi 55-60, per indicare il passaggio dallo stato d animo di fiduciosa speranza di raggiungere il colle a quello di sconforto e disperazione, Dante si avvale di una figura retorica: quale? a metafora; c allegoria; b analogia; d similitudine. INTERPRETAZIONE 15 L evidente significato allegorico delle tre fiere ha dato adito a molteplici interpretazioni. Dopo averle passate in rassegna in Problemi di interpretazione, p. 5, facendo eventualmente ricorso anche alla biografia di Dante e a nozioni di storia medievale, indica quale, a tuo giudizio è la più convincente e per quali motivi la ritieni tale. 18 INFERNO - CANTO I

28 Selva oscura Porta dell inferno Colle Crosta terrestre Antinferno Acheronte CERCHIO: Non battezzati / Li b Limbo Limb battezzati / Non CERCHIO: I I CERCHIO: Lussuriosi I CERCHIO: Golosi IV CERCHIO: Avari e prodighi V CERCHIO: Iracondi e accidiosi Mura della città di Dite Gerusalemme Spiaggia dell ignavia Stige INFERNO Canto II VI CERCHIO: Eretici VII CERCHIO: Violenti 1 girone: Omicidi e predoni 2 girone: Suicidi e scialacquatori 3 girone: Bestemmiatori, sodomiti e usurai Ripa discoscesa Fraudolenti / Malebol CERCHIO: Fraudolenti / Maleb Malebolge / Fraudolenti CERCHIO: I I V 1ª bolgia: Ruffiani e seduttori 2ª bolgia: Adulatori 3ª bolgia: Simoniaci 4ª bolgia: Indovini 5ª bolgia: Barattieri 6ª bolgia: Ipocriti 7ª bolgia: Ladri Flegetonte Selva oscura Col 8ª bolgia: Consiglieri fraudolenti 9ª bolgia: Seminatori di discordie 10ª bolgia: Falsari Pozzo dei giganti ERCHIO: Traditori / C Cocito Coci / Traditori CERCHIO: IX 1ª zona: Caina / Traditori dei parenti 2ª zona: Antenora / Traditori della patria 3ª zona: Tolomea / Traditori degli ospiti 4ª zona: Giudecca / Traditori dei benefattori Lucifero Centro della Terra LUOGO: pendio che è collocato tra la selva oscura e il colle luminoso PERSONAGGI: Dante e Virgilio TEMPO: tramonto del venerdì santo dell 8 aprile 1300 L intreccio Verso il tramonto, mentre si accinge a intraprendere l arduo cammino dopo aver invocato le Muse, Dante è assalito da angoscianti dubbi: è vero che già Enea e san Paolo ebbero il privilegio di compiere un viaggio nell aldilà, l uno in quanto «padre» di Roma e del suo Impero e l altro al fine di rafforzare la fede negli uomini, ma Dante perché dovrebbe compiere lo stesso viaggio? Non si tratta di un atto eccessivamente presuntuoso e temerario? Virgilio, non senza averlo prima accusato di viltà, rivela a Dante come per intercessione della stessa Beatrice sia corso in suo aiuto e come la beata donna sia stata sollecitata da santa Lucia, alla quale si era rivolta per il medesimo motivo la Madonna stessa. Dopo tali rassicurazioni Dante si sente rinvigorito e confortato, proprio come accade ai fiori piegati e chiusi dal gelo notturno che, dopo essere stati riscaldati dal sole, si drizzano sul loro stelo, ed è definitivamente pronto a inoltrarsi lungo un sentiero difficile e selvaggio. 19

29 Lo giorno se n andava, e l aere bruno toglieva li animai che sono in terra 3 da le fatiche loro; e io sol uno m apparecchiava a sostener la guerra sì del cammino e sì de la pietate, 6 che ritrarrà la mente che non erra. O muse, o alto ingegno, or m aiutate; o mente che scrivesti ciò ch io vidi, 9 qui si parrà la tua nobilitate. Io cominciai: «Poeta che mi guidi, guarda la mia virtù s ell è possente, 12 prima ch a l alto passo tu mi fidi. Tu dici che di Silvïo il parente, corruttibile ancora, ad immortale 15 secolo andò, e fu sensibilmente. Però, se l avversario d ogne male cortese i fu, pensando l alto effetto 18 ch uscir dovea di lui e l chi e l quale non pare indegno ad omo d intelletto; ch e fu de l alma Roma e di suo impero 21 ne l empireo ciel per padre eletto: la quale e l quale, a voler dir lo vero, fu stabilita per lo loco santo 24 u siede il successor del maggior Piero. Per quest andata onde li dai tu vanto, intese cose che furon cagione 27 di sua vittoria e del papale ammanto. Andovvi poi lo Vas d elezïone, per recarne conforto a quella fede 30 ch è principio a la via di salvazione. Ma io perché venirvi? o chi l concede? Io non Enëa, io non Paulo sono; 33 me degno a ciò né io né altri l crede. Per che, se del venire io m abbandono, temo che la venuta non sia folle. 36 Se savio; intendi me ch i non ragiono». E qual è quei che disvuol ciò che volle e per novi pensier cangia proposta, 39 sì che dal cominciar tutto si tolle, 1-6. Il giorno volgeva al termine (se n andava), e l imbrunire (l aere bruno) sottraeva (toglieva) gli esseri animati (li animai) che vivono sulla terra dalle loro fatiche; e io, unico fra tutti (sol uno), mi preparavo a sostenere il travaglio (la guerra) tanto del viaggio (cammino) quanto dell angoscia (pietate), che riferirà (ritrarrà) la memoria che non sbaglia (erra) O muse, o mio ingegno che tendi verso l alto, ora aiutatemi (or m aiutate); o memoria che riportasti impresso (scrivesti) ciò che io vidi, qui si mostrerà (si parrà) il tuo valore (nobilitate) Io cominciai a dire: «O poeta che mi guidi, valuta (guarda) se il mio valore (virtù: vedi Storie di parole, p. 149) è adeguato (possente), prima di affidarmi (tu mi fidi) al difficile passaggio (a l alto passo) dal mondo mortale a quello immortale Tu affermi (nell Eneide), che il padre (parente: vedi Storie di parole, p. 37) di Silvio (Enea), andò nel mondo (secolo) immortale ancora vivo (corruttibile), e che ciò av - venne (fu) col corpo (sensibilmente) Perciò (Però: vedi Storie di parole, p. 101), se il nemico (avversario) di ogni male (Dio) fu cortese con lui (i), pensando alle straordinarie conseguenze (l alto effetto) che dovevano derivare (uscir dovea) da lui, sia la persona di Enea (e l chi), sia le sue qualità (e l quale) non sembrano inadeguate (non pare indegno) a un uomo d intelletto poiché egli (ch e ) fu scelto, da Dio, nel cielo empireo (cioè in paradiso) quale padre della veneranda (alma) Roma e del suo Impero: la quale Roma e il quale Impero, a voler dire la verità, furono destinati (fu stabilita) come (per lo) luogo santo dove (u ) risiede (siede) il successore del sommo (maggior) Pietro (cioè il papa) Per questa discesa (andata) agli Inferi per cui tu gli rendi merito (li dai tu vanto), udì profezie (intese cose; dal padre Anchise), che furono causa (cagione) della sua vittoria sui popoli latini e dell autorità (ammanto) papale Poi vi andò (Andovvi; nell aldilà), san Paolo (lo Vas d elezïone), per trarne sostegno (recarne conforto) a quella fede cristiana che è essenziale per la salvezza. Ma io per quali meriti e a quale scopo (perché) dovrei venirvi? Chi lo consente ( l concede)? Io non sono Enea, io non sono Paolo; né io stesso né altri mi reputano ( l crede) degno di ciò Per la qual cosa (Per che), se io mi avventuro (abbandono) a venire, temo di compiere un atto temerario (che la venuta non sia folle). Tu sei saggio; capisci meglio (me ) di quanto io non riesca a dire (ch i non ragiono)» E come colui che (E qual è quei che) non vuole più (disvuol) ciò che ha voluto e a causa di (per) nuovi pensieri cambia proposito (cangia proposta), cosicché abbandona del tutto (tutto si tolle) ciò che stava per intraprendere (dal cominciar), 20 INFERNO - CANTO II

30 1. Lo giorno... che non erra: questi versi fanno parte del proemio dell Inferno e costituiscono la proposizione del tema, enunciano cioè l argomento che sarà trattato nella cantica O muse... nobilitate: questa terzina fa sempre parte del proemio e costituisce l invocazione alle Muse, tradizionale prima di accingersi a un opera così importante Tu dici... sensibilmente: si allude, in questi versi, alla discesa agl Inferi da parte di Enea, in quanto investito di una missione divina, fondare Roma e l Impero. 17. i: è complemento di termine e corrisponde all attuale gli (= a lui). 24. u : è il latino ubi = dove. 25. li: gli. Questa forma del pronome personale di terza persona (complemento di termine) deriva dall analogo pronome latino illi (caso dativo) e ne costituisce il normale sviluppo. La forma gli (= a lui) si è sviluppata dalla stessa forma latina ma in posizione precedente rispetto a una parola che comincia per vocale: illi habet scriptu, da cui, per motivi di pronuncia, derivò ben presto gli ha scritto. In Toscana, nella lingua del popolo, gli ha dato luogo alle forme gni (Firenze: se un gni porto mille lire ; e Lucca) e ni (Pisa: ni ho dato ; Livorno e in alcune zone dell isola d Elba). 27. ammanto: sono propriamente i paramenti pontificali e per estensione l autorità papale. 28. lo Vas d elezïone: propriamente vaso, recipiente della scelta divina, quindi pronto ad accogliere la volontà e la grazia divina. È un espressione che si trova negli Atti degli Apostoli, 9, 15. San Paolo stesso narra di essere stato rapito al terzo cielo (Seconda lettera ai Corinti, 12, 2-4). 34. del venire: quanto al venire (complemento di limitazione). 35. temo che... non: costruzione del verbo temere ricalcata su quella latina, con cui si manifesta il timore che accada qualcosa che non vorremmo si verificasse. Il Sapere del dotto Medievale Le Muse Le Muse, secondo la mitologia, erano divinità so relle in numero di nove, figlie di Giove e Mne mo sine, ed avevano la virtù di ispirare e proteggere le arti, in special modo la musica e la poesia. In età el lenistica (IV - I sec. a. C.) il nome di ciascuna fu as sociato ad un genere letterario o ad un attività intellettuale: Clio (storia), Euterpe (poesia lirica), Talìa (commedia), Melpòmene (tragedia), Ter sìcore (danza), Eràto (poesia amorosa e mimica), Polimnia (inni religiosi), Urania (astronomia), Calliope (poesia epica). Accompagnate da Apol lo con la cetra, allietavano i banchetti degli dei sull Olimpo. Il rivolgersi ad una Musa implicava una concezione della poesia quale dono della divinità, nei confronti della quale il poeta si riteneva debitore. PERSONAGGIO Enea San Paolo Dante FILI ROSSI NELLA COMMEDIA Viaggiatori dell aldilà da vivi OCCASIONE Quando va a far visita al padre Anchise nei Campi Elisi Quando fu rapito al terzo cielo Quando decide di uscire dalla selva oscura COMPITO Essere il progenitore di Roma e del suo Impero Rafforzare la fede cristiana Raggiungere la salvezza per lui e per l umanità intera FONTE LETTERARIA O RELIGIOSA Eneide Atti degli Apostoli Commedia EPOCA Precedente alla fondazione di Roma Primo secolo dopo Cristo Aprile del 1300 INFERNO INFERNO - CANTO II 21

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