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- Daniella Pellegrino
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6 Indice Presentazione, di Claudio D Amato, I La Tecnologia per il progetto, tra architettura e disegno industriale, di Spartaco Paris, V Nota al testo, di Rossella Martino, XI Ringraziamenti, XXIII COMPLEMENTI DI TECNOLOGIA PER UN NUOVO MANUALE DELL'ARCHITETTO Avvertenza alla lettura, di Rossella Martino, 3 COMUNICAZIONE 1 Nozione di sistema Definizione di «sistema», 5 Fattori di definizione del «sistema». Esigenze e prestazioni, 6 Fare sistema, 6 COMUNICAZIONE 2 Sistemi produttivi Una precisazione necessaria: l approccio per sistemi a fronte delle strutture produttive artigianali, 8 Categorie di opere, 9 Interferenze tra categorie di opere, 10 Esigenze, prestazioni e sistemi produttivi, 12 Ruolo delle interferenze nei sistemi produttivi, 13 Esigenze, prestazioni e interferenze nei sistemi edilizi artigianali (A), 15 Relatività della definizione di «sistema». I sistemi complessi (sistemi di sistemi), 16 Progettare per sistemi, 16 La questione della forma (A), 18 COMUNICAZIONE 3 Tecnologia e rappresentazione Unità (estetica) e differenza, 19 La mappa non è il territorio, 21 Segno, differenza e interferenza (A), 21 La tecnologia (A), 21 COMUNICAZIONE 4 Complessità e progetto La questione della complessità, 23 La riduzione della complessità, 24 Ordine, misura e complessità, 25 Progetto e previsione, 30 Riepilogo dell Introduzione a Materiali, processi, normalizzazione. Complementi di Tecnologia per i corsi di Disegno Industriale, di Roberto Perris, 33 Riepilogo dell Introduzione a Sistemi costruttivi. Complementi didattici per i corsi di Progettazione di sistemi costruttivi e di Tecnologia dell Architettura, di Roberto Perris, 35
7 PARTE PRIMA ORGANIZZAZIONE RAPPRESENTAZIONE E NORMALIZZAZIONE DEL PROGETTO Dal Design all Architettura, di Roberto Perris, Organizzazione del progetto 1.1. Fasi o livelli di elaborazione e redazione del progetto (A), Interlocutori del progetto: gli attori del processo edilizio (A), Progettazione di opere pubbliche regolate dalla L. 109/94 216/95 (A), Rappresentazione del progetto 2.1. Organismi normativi nazionali ed internazionali. Codice e norma, Formato uni dei disegni, Squadratura, piegatura, riquadro delle iscrizioni, Sistemi di misurazione, scale grafiche di rappresentazione, Unità del Sistema Internazionale (si) (A), Principi di designazione di elementi e parti degli edifici. Metodi di designazione, Simbologie, terminologie, convenzioni di rappresentazione, Simbologie grafiche di rappresentazione dei materiali, Simbologia e terminologia di designazione dei serramenti, Normalizzazione edilizia e unificazione dei sistemi di distribuzione delle merci 3.1. Normalizzazione e unificazione in edilizia (A), La coordinazione modulare. Terminologia (A), Imballaggio dei prodotti, Strutture per lo stoccaggio delle merci, Fruibilità degli spazi 4.1. Riferimenti antropometrici generali, Agibilità di corridoi, scale, ascensori, Fruibilità di ambienti speciali degli alloggi, Fruibilità dello spazio da parte di portatori di handicap, 117 PARTE SECONDA MATERIALI E LAVORAZIONI Centralità del rapporto Tecnologia-Architettura, di Roberto Perris, I materiali lapidei 5.1. La pietra: estrazione, lavorazione, prodotti o componenti, Cicli di lavorazione in stabilimento dei blocchi provenienti dalla cava, Prodotti lapidei naturali: classificazione, lavorazioni, terminologia, I laterizi 6.1. Sintesi del ciclo produttivo dei prodotti laterizi, Argille. Lavorazioni, I blocchi alveolati : caratteristiche e prestazioni (A), Prodotti laterizi: classificazione, lavorazioni, terminologia, Laterizi per manti di copertura (A), Posa in opera (A), Pezzi speciali e complementari per i tetti (A), 150
8 7. Il legno 7.1. Produzione, prime lavorazioni, semilavorati, Riciclo del legno, Lavorazioni del legno per la produzione di componenti per l edilizia (A), Serramenti in legno. Lavorazioni di assemblaggio, Prodotto legnoso: classificazione, lavorazioni, terminologia, Gli acciai 8.1. Generalità, Riciclo dell acciaio, Proprietà dell acciaio e settori di utilizzazione, Trattamenti protettivi dei metalli contro la corrosione, Acciai inossidabili, L alluminio 9.1. Generalità, Seconde lavorazioni. Formatura del metallo e delle leghe metalliche, Lavorazioni di trattamento superficiale e di finitura dell alluminio, Proprietà dell alluminio e settori d utilizzazione, Le materie plastiche Generalità, Lavorazioni di trasformazione e conformazione, Riciclo della plastica, Il vetro Generalità, Lavorazioni industriali del vetro, Difetti ed imperfezioni del vetro, 195 PARTE TERZA ELEMENTI E SISTEMI COSTRUTTIVI Contributi per il coordinamento didattico dei corsi di Tecnologia dell Architettura e di Fisica Tecnica ambientale, di Roberto Perris, I sistemi murari portanti Premessa (A), Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura (A), Murature portanti ordinarie. Caratteristiche tipologiche e materiali (A), Prescrizioni sulla concezione strutturale dell edificio (A), Murature armate. Caratteristiche tipologiche e materiali (A), Costruzioni in muratura resistente, in zone sismiche (A), Edifici in muratura (A), Murature armate. Prescrizioni specifiche riguardanti la resistenza all azione sismica (A), Definizioni adottate in ambito di normativa europea en 771/1 (A), Sistemi di chiusura verticale Premessa (A), Sommario (A), 213
9 14. Sistemi di chiusura orizzontale Premessa (A), Sommario (A), 243 APPENDICE I. Aggiornamento dei principali sistemi di chiusura verticale, 261 II. Norme e regole tecniche italiane, 274 III. Bibliografia ragionata, 278 IV. Nota biografica, 285 V. Elenco delle Illustrazioni, 287 VI. Indice degli argomenti, 291 VII. Indice dei nomi, 297 VIII. Indice dei luoghi, 298 APPARATI Intervista a Franco Purini, 301 Intervista a Remigio Coco, 309 Intervista a Franco Cervellini, 313 Michele Beccu, Da "architettura" a "disegno industriale" e ritorno. Un viaggio con Roberto Perris, 319 Annalisa Di Roma, Il design del prodotto industriale e l approccio esigenziale-prestazionale secondo l impostazione teorica di Roberto Perris, 321 Vitangelo Ardito, Il progetto di architettura, il sistema costruttivo e l istanza manualistica, 325
10 5. I materiali lapidei 5.1. La pietra: estrazione, lavorazione, prodotti o componenti 5. I MATERIALI LAPIDEI I temi di questo capitolo sono l esito della rielaborazione di: Blanco G., Le pietre ornamentali in architettura, NIS, Roma 1993, pp ; e di: Bradley F., L escavazione del marmo. Manuale tecnicocommerciale/ Marble quarrying. Technical and commercial manual, Promorama, Milano 1999, pp ; e di: Boeri A., Pietre naturali nelle costruzioni. Requisiti, criteri progettuali, applicazione, prestazioni, Ulrico Hoepli Editore, Milano 1996, pp Estrazione dei materiali lapidei naturali e prime lavorazioni. La pietra è tratta da giacimenti rocciosi (in genere affioranti) in strutture produttive dette cave a cielo aperto; raramente vengono estratte in sotterraneo. L estrazione avviene mediante il taglio ed il distacco di grandi blocchi detti bancate dalla formazione rocciosa compatta, utilizzando la capacità abrasiva di strutture ad anello diamantate corde diamantate, catene diamantate, cinghie diamantate che vengono trascinate lungo la superficie di taglio dalla rotazione veloce impressa da apposite macchine, talvolta integrata o parzialmente sostituita da apparecchi perforatori, apparecchi di taglio a percussione (martelli pneumatici) o da tecniche esplosive controllate. I tagli seguono generalmente piani paralleli, posti a distanza congruente con una delle dimensioni dei blocchi che si vuole o si può ottenere, in considerazione di: caratteristiche morfologiche e meccaniche del giacimento roccioso; esigenze di lavorazione ed impiego futuro; esigenze di trasporto dei blocchi. 128 In alcuni casi (ad esempio: i tufi), le caratteristiche fisico-meccaniche della pietra e le esigenze di utilizzazione consentono di espletare l intero ciclo di lavorazione del prodotto in cava: la pietra viene tagliata in blocchetti di dimensioni congruenti con quelle di utilizzazione (posa in opera) e la superficie di taglio così come prodotta dalle macchine di cava presenta di per sé caratteristiche adeguate alle esigenze di impiego finale. Negli altri casi, le bancate distaccate dalla formazione rocciosa vengono tagliate in blocchi di dimensioni idonee alla movimentazione e al trasporto negli stabilimenti di lavorazione in genere di peso pari a circa 25 tonnellate ( m). Tra le lavorazioni operate in cava, occorre ricordare quelle necessarie a consentire il sollevamento ed il trasporto in sicurezza dei blocchi. Formazione della gradonatura di cava. Per poter procedere all estrazione ordinata e proficua del materiale lapideo, l area estrattiva deve essere opportunamente preparata, in genere predisponendone una morfologia modellata a gradoni, con profondità pari a 6 8 m ed altezza pari a 4 6 m, a secondo della clivometria originaria del terreno e del carattere del giacimento roccioso. Tali lavori di preparazione della cava possono essere riassunti in: rimozione del manto vegetale e creazione del fronte di cava.
11 Rimozione del manto vegetale e dello spessore di suolo incoerente o terreno. Se non si vuole andare incontro a costi d estrazione elevati, il suolo da asportare non dovrebbe superare lo spessore di 2 3 m. È buona norma accatastare e conservare ai margini dell area estrattiva il terreno asportato, in modo che possa essere riutilizzato per opere di ripristino ad estrazione (o fase di estrazione) conclusa. In alcuni casi con il terreno asportato possono essere elevate quinte o schermi provvisori eventualmente rafforzati con impianti arborei adeguati che fungano da schermo visivo dei lavori di cava e da filtro d abbattimento delle polveri. Creazione del fronte di cava. La formazione del primo gradone si ottiene asportando un prisma di massa rocciosa (a sezione triangolare, con ipotenusa data dalla pendenza del corpo roccioso) mediante macchine da taglio di vario tipo, per ammassi rocciosi molto fessurati: tagliablocchi leggere ad un martello o martelli pneumatici azionati manualmente; per ammassi rocciosi compatti: tagliatrice a catena (per tagli orizzontali) tagliatrice a filo diamantato (per tagli verticali). Effettuato il taglio, l abbattimento del materiale da asportare può avvenire mediante l introduzione nei tagli di apparati ad espansione (cuscini gonfiabili, martinetti, ecc.), mediante piccole cariche esplosive controllate o, nel caso di materiali fortemente fessurati, mediante semplici escavatori. In seguito, si procede alla formazione di un secondo gradone sottostante, in modo da poter disporre di due piattaforme operative (la platea) tra le quali si potrà procedere all estrazione vera e propria, ovvero al taglio ed al distacco delle bancate. Produzione di semilavorati. I materiali lapidei estratti in cava vengono trasportati in stabilimenti di lavorazione, dove giungono nelle seguenti conformazioni: a) blocchi squadrati; b) blocchi informi o semi-formi; c) detriti e sottoprodotti per granulati. a) Blocchi squadrati. I blocchi squadrati vengono sottoposti ad ulteriori operazioni di taglio operate con apparati dello stesso tipo di quelli di cava, ma, più spesso, con telai capaci di prestazioni più precise e ridotti ad elementi o componenti semilavorati idonei alle esigenze di impiego diretto o ad ulteriori lavorazioni: blocchi e blocchetti (per la costruzione di apparati murari); lastre (per pavimenti, rivestimenti, piani d appoggio); masselli (per cigli, bordi, finiture, ecc.). b)blocchi informi o semi-formi. I blocchi informi o semi-informi vengono segati con macchina tagliablocchi (a dischi diamantati) per ottenere lastre, masselli, ecc. Gli elementi ottenuti, data l irregolarità del blocco d origine, richiedono ulteriori lavorazioni: per ottenere due o più strisce dai masselli prodotti dalla tagliablocchi si utilizza una macchina ad avanzamento del materiale e taglio a disco (o più dischi) detta scoppiatrice; per regolarizzare i bordi delle lastre ottenute dalla tagliablocchi e ricondurli alle dimensioni ed alle geometrie volute, si utilizza una segatrice a dischi detta attestatrice. c) Detriti e sottoprodotti per granulati. I detriti o sottoprodotti granulati vengono avviati alle specifiche lavorazioni di frantumazione, vagliatura e depurazione per lavaggio, preliminari alla successiva aggregazione per impasto o impressione ad aria compressa per la formazione di lastre e pannelli granulati delle dimensioni richieste. Anche in questo caso i prodotti della lavorazione possono essere direttamente avviati allo impiego (alla posa in opera ), come nel caso dei blocchetti per murature, dei cigli da marciapiede, ecc. Negli altri casi i semilavorati così ottenuti dovranno essere sottoposti ad ulteriori lavorazioni secondo il tipo di utilizzazione. Realizzazione dei prodotti finiti. I semilavorati sono sottoposti ad ulteriori lavorazioni, in funzione dell utilizzazione finale. Alcuni di tali ulteriori interventi possono essere effettuati prima della posa in opera: tornitura di masselli per ottenere volumi o superfici complessi; trattamento delle superfici delle lastre (bocciardatura, rigatura, sabbiatura); trattamenti per l ancoraggio delle lastre (foratura-slottatura); finitura dei bordi delle lastre (bisellatura, bordo a becco di civetta, a toro, smussato); operazioni di intarsio (con inserimento di materiali diversi); modellazione per taglio di blocchetti da muratura in situazioni particolari (blocchetti d angolo, blocchetti per archi e piattabande, architravi semplici o composti). Altre lavorazioni sono effettuate in fase di posa in opera dei componenti o successivamente ad essa: levigatura delle lastre di pavimentazione; lucidatura delle lastre di pavimentazione; trattamenti tura-pori e protettivi di pavimentazioni, murature, rivestimenti. 129
12 SCHEDA DI APPROFONDIMENTO Escavazione produttiva in cava I L escavazione produttiva di materiali lapidei dai gradoni che costituiscono i fronti di scavo avviene mediante una sequenza di azioni, come segue: taglio al monte della bancata; ribaltamento della bancata sul piazzale; sezionamento in blocchi (formati o semi-formati) della bancata. Taglio al monte della bancata. Il taglio a monte della bancata di fatto definisce lo spessore della bancata stessa e, quindi, determina le dimensioni dei blocchi che se ne possono trarre; pertanto deve essere localizzato e tracciato in base ad un preciso programma di sfruttamento della cava. A seconda della durezza del materiale, della configurazione dei gradoni e delle condizioni geomorfologiche di contorno, il taglio a monte della bancata può essere effettuato con diversi metodi e con l utilizzazione di diverse macchine tagliatrici: 5. I MATERIALI LAPIDEI 130 utilizzando la sola tagliatrice a filo diamantato (sia per i tagli verticali che per quello orizzontale), con l ausilio di perforatrici con teste al widia che aprono la strada per il passaggio del filo; utilizzando la tagliatrice a filo diamantato per il taglio orizzontale e la tagliatrice a catena o a cinghia diamantata per i tagli verticali (in caso di altezza di bancata di circa 3 metri); utilizzando la tagliatrice a filo diamantato per il piano laterale, la tagliablocchi per operare serie ravvicinate (15 20 cm) di perforazioni verticali ed orizzontali, utensili spaccaroccia, cemento ad espansione o cariche esplosive a bassa velocità per completare il distacco della bancata; utilizzando la tagliatrice a catena o a cinghia diamantata in luogo di quella a filo diamantato; utilizzando la sola tagliablocchi che, nel caso di bancate di altezza ridotta, può essere impiegata anche per il primo taglio laterale (il distacco avviene come nei due casi precedenti, mediante spaccaroccia o esplosioni a bassa velocità). Ribaltamento della bancata sul piazzale. Una volta tagliata dal gradone, la bancata deve essere ribaltata sul piazzale alla base del fronte di taglio. A tale fine è necessario imprimere una spinta alle spalle della bancata che provochi l inclinazione necessaria perché si abbia il ribaltamento. Le tecniche utilizzate per imprimere tale spinta sono: utilizzazione di mezzi di movimentazione di cava (quando possibile), come corde tratte da pale meccaniche, benne degli escavatori, ecc.; utilizzazione di cuscini metallici gonfiati con acqua; utilizzazione di cuscini in gomma gonfiati con aria compressa; utilizzazione di martinetti idraulici. Prima di provocare il ribaltamento, nella zona di caduta si predispone un cuscino, formato con materiale detritico di piccola pezzatura, che ammortizzi l impatto a terra della bancata. Sezionamento in blocchi (formati o semi-formati) della bancata. Una volta a terra, la bancata deve essere sezionata in blocchi di peso e dimensioni congruenti con le prestazioni dei mezzi di movimentazione e di trasporto (pale meccaniche, gru, camion, ecc.) e con i formati dei prodotti che si intende ottenere. Le lavorazioni di sezionamento dei blocchi in genere vengono effettuate con le stesse macchine (tagliatrici) utilizzate per il taglio della bancata; la tagliatrice più adatta e versatile è quella a filo diamantato che può avvolgere agevolmente il suo filo intorno alla bancata, nella posizione e con l inclinazione desiderate, dal momento che questa si trova sollevata sul cuscino di detriti.in altri casi è possibile utilizzare la tagliablocchi e completare il taglio con spaccarocce; infine possono essere utilizzate tagliatrici a catena che, disposte al di sopra della bancata, effettuano tagli verticali.
13 5.2. Cicli di lavorazione in stabilimento dei blocchi provenienti dalla cava Processi di formatura dei prodotti. I processi di formatura dei materiali lapidei in blocchi squadrati e blocchi semi-formi o informi avviene mediante una sequenza di azioni, come segue: a) riquadratura dei blocchi squadrati; b) segagione a telaio di blocchi squadrati; c) lavorazioni dei blocchi informi o semi-formi; d) lavorazioni complementari dei prodotti di segagione dei blocchi informi. a) Riquadratura dei blocchi squadrati. I blocchi squadrati sono sottoposti ad ulteriore riquadratura mediante macchine dei seguenti tipi: telaio monolama, monta una (talvolta due) lama diamantata e viene usato anche per il sezionamento dei blocchi in lastre di forte spessore; tagliatrice a filo diamantato, macchina dello stesso tipo di quelle impiegate in cava, costituita essenzialmente da un anello di filo diamantato che ruota alla velocità di m/s, montato su un supporto a scorrimento verticale che permette di abbassare gradatamente la superficie di taglio. b) Segagione a telaio di blocchi squadrati. Dalla riquadratura, per ottenere lastre degli spessori richiesti, i blocchi sono inviati alla segagione, che viene effettuata mediante telai a lame diamantate e movimento rettilineo alternato, dei seguenti tipi: telai a lame, adatti al taglio di spessori e di lastre da 2 3 cm, per produzioni di quantità medie; telai multilama orizzontali, adatti a produzioni di grandi quantità, utilizzano lame con velocità di cala di cm/h; telai verticali, adatti al taglio di materiali molto duri (oltre ai marmi composti marmo-resina e marmocemento), mediante massimo 60 lame a postazione fissa, mentre il blocco scorre con velocità di circa 30 cm/h; telai trasformati a lame diamantate, vecchi telai a sabbia trasformati mediante la sostituzione delle lame di acciaio con lame diamantate a movimento rettilineo, con velocità di calata di cm/h. c) Lavorazioni dei blocchi informi o semi-formi. I blocchi informi vengono utilizzati per produrre mattonelle, gradini, soglie, davanzali e altri elementi di larghezza fino a 60 cm, mediante l impiego di macchine tagliablocchi, che operano mediante uno o più dischi diamantati verticali ed un disco orizzontale; i dischi verticali effettuano tagli di profondità pari alla striscia che si vuole ottenere, mentre il disco orizzontale provvede al distacco della striscia. Dei diversi tipi esistenti, si richiamano: tagliablocchi a due colonne, con avanzamento del blocco su rulli e doppio movimento, trasversale (del carrello) e verticale (della trave portacarrello), dell apparato segante; tagliablocchi a quattro colonne, con blocco fisso e apparato segante mobile e regolabile nelle tre direzioni (longitudinale, trasversale e verticale); tagliablocchi a due colonne con taglio parallelo alla trave portadischi, con blocco posto su carrello mobile e trave portadischi mobile verticalmente. d) Lavorazioni complementari dei prodotti di segagione dei blocchi informi. Gli elementi ottenuti per segagione di blocchi informi vengono ulteriormente suddivisi e/o rifilati e rifiniti mediante macchine dei seguenti tipi: scoppiatrice, utilizzata per suddividere in due o più strisce i masselli ottenuti dalla tagliablocchi, mediante dischi di diametro crescente posti in sequenza (da 2 a 4); attestatrice, utilizzata per eseguire tagli trasversali dei masselli e nelle strisce per asportare i bordi di testa irregolari ed ottenere le lunghezze richieste, mediante uno o due dischi ad avanzamento controllato; attestatrice multipla, utilizzata per svolgere le stesse operazioni, per strisce fino a 60 cm, mediante frese multidisco (da 2 a 8). Lavorazioni di finitura. I trattamenti superficiali più diffusi dei marmi e lastre di rivestimento, sono: a) lucidatura; b) bocciardatura; c) sabbiatura; d) foratura-slottatura. a) Lucidatura. La lucidatura può essere effettuata mediante macchine dei seguenti tipi: lucidatrice a ponte. Il gruppo motore con testa lucidante è portato da una trave che scorre lungo binari, al di sopra del piano che supporta il materiale da trattare; il piano può essere unico e fisso o doppio, a traslazione alternata (nel qual caso sul secondo piano viene predisposto il materiale della successiva lavorazione, in modo da non interrompere troppo a lungo il ciclo della macchina). Le operazioni sono automatizzate e regolate elettronicamente. 131
14 5. I MATERIALI LAPIDEI 132 lucidatrice a nastro. Il materiale da lucidare è mosso longitudinalmente da un nastro, mentre i mandrini (da 4 a 14) con teste abrasive di diversa granulometria, sono traslati trasversalmente da un ponte mobile. b) Bocciardatura. La bocciardatura può essere effettuata mediante bocciardatrice, macchina costituita da una serie di martelli pneumatici portati da un carrello che scorre lungo una trave, mentre le lastre (lunghe fino a 2 m) sono trascinate da rulli a motore. Sostituendo le punte dei martelli si possono ottenere diversi tipi di disegno. Bocciardatrici minori sono usate per trattare piccole lastre (fino a 60 cm), masselli e cordoli. c) Sabbiatura. La sabbiatura può essere effettuata mediante sabbiatrice, macchina costituita da una serie di ugelli allineati lungo una trave che sparano ad alta pressione sabbia silicea sul materiale trascinato da rulli a motore. d) Foratura-slottatura. La foratura-slottatura di lastre da rivestimento può essere effettuata mediante foratrici-slottatrici, macchine dotate di mandrini predisposti per formare alloggiamenti per gli apparati di ancoraggio alle parti delle lastre da rivestimento esterno; la macchina consente di regolare posizione e profondità per ogni tipo di ancoraggio: fori, kerf, slot, ecc. Le specificazioni che seguono si riferiscono ai prodotti lapidei impiegati in edilizia sotto forma di elementi formati e dimensioni note; si riporta la terminologia da adottare nei Capitolati di appalto per individuare correttamente materiali, lavorazioni, modalità di posa e prestazioni richieste. Lavorazioni delle coste per la predisposizione degli agganci. Le coste delle lastre per rivestimento esterno possono essere lavorate per la realizzazione degli alloggiamenti per gli eventuali apparati di ancoraggio. Le foratrici-slottatrici utilizzate per tali lavorazioni possono essere programmate in modo da eseguire, nelle posizioni e per le profondità richieste, le predisposizioni per i diversi tipi d ancoraggio. I fori costituiscono una connessione rigida dal lato della lastra, pertanto possono essere adottati quando il sistema di ancoraggio permette lo scorrimento degli elementi di fissaggio rispetto alla parete di sostegno. Le fresature semplici sono consigliate nel caso di apparati d ancoraggio discontinui. Le fresature continue sono indicate nei casi di apparati d ancoraggio continui, del tipo a profilo corrente o a griglia. Il ribasso permette il passaggio tra lastre contigue di perni o profili di connessione e deve avere dimensioni compatibili con le tolleranze del sistema di fissaggio. La fresatura continua laterale consente l aggancio delle lastre lungo la faccia interna Prodotti lapidei naturali: classificazione, lavorazioni, terminologia II Classificazione commerciale delle categorie dei materiali lapidei (uni 8458). Le rocce ornamentali e da costruzione sono riunite nelle seguenti categorie commerciali: a) marmi; b) graniti; c) travertini; d) pietre. a) Marmi. Rocce cristalline, compatte, lucidabili, da decorazione e costruzione, prevalentemente costituite da materiali di durezza tra 3 e 4 dell indice Mohs. A questa categoria appartengono: i marmi propriamente detti (calcari metamorfici ricristallizzati), i calcefiri ed i cipollini; i calcari, le dolomie e le brecce calcaree lucidabili; gli alabastri calcarei; le serpentiniti; le oficalciti. b) Graniti. Rocce fanero-cristalline, compatte, levigabili, lucidabili, da decorazione e costruzione, prevalentemente costituite da materiali di durezza tra 6 e 7 dell indice Mohs. A questa categoria appartengono: i graniti propriamente detti (rocce magmatiche intrusive acide costituite da quarzo, felspati sidico-potassici e miche); altre rocce magmatiche-intrusive (dioriti, granodioriti, sieniti, gabbri, ecc.); i corrispondenti termini magmatico-effusivi a struttura porfirica; alcune rocce metamorfiche di analoga composizione, come gneiss e serizzi. c) Travertini. Rocce calcareo-sedimentarie di deposito chimico con struttura vacuolare caratteristica, da decorazione e costruzione; alcune qualità sono anche lucidabili. d) Pietre. Rocce da costruzione e da decorazione, generalmente non lucidabili. A questa categoria appartengono rocce di composizione mineralogica molto varia e non classificabile. Generalmente sono suddivise nei seguenti tipi: rocce tenere o poco compatte, tra le quali, varie rocce sedimentarie (calcareniti, arenarie, ecc.) e varie rocce piroclastiche (peperini, tufi, ecc.);
15 rocce dure o compatte, tra le quali, pietre a spacco naturale (quarziti, micascisti, gneiss lastroidi, ardesie, ecc.) e talune vulcaniti (basalti, trachiti, leucititi, ecc.). Definizioni correnti di conformazione dei materiali lapidei (uni 8458) a) Conformazioni a lastra Lastra. Nella accezione generica, è semilavorato avente una dimensione (lo spessore) notevolmente minore delle altre due (lunghezza e larghezza) delimitato da due facce principali nominalmente parallele. Rispetto allo spessore si distinguono i seguenti tipi: lastre sottili, con spessore inferiore a 20 mm; lastre propriamente dette, con spessore tra 20 e 80 mm; lastre spesse, con spessore superiore ad 80 mm. Rispetto alle lavorazioni si distinguono: lastra informe, con contorno irregolare e facce indifferentemente lavorate; lastra da telaio, con i bordi irregolari e conformazione planimetrica assimilabile ad un rettangolo o ad un quadrato; lastra rifilata, tagliata nelle forme e nelle misure richieste per la posa in opera (detta anche marmetta, piastrella o mattonella, secondo usi locali). Si distinguono: lastre rifilate a misura fissa, secondo forma e dimensioni prefissate; lastre rifilate a misura fissa di serie, con dimensioni normalizzate alla produzione; lastre rifilate di misura fissa a casellario, con dimensioni definite in relazione ad uno specifico progetto; lastre rifilate a correre, secondo larghezza costante per ogni fila e lunghezza variabile entro limiti definiti. Lastra a paramento lavorato. Lastra la cui faccia a vista richiede lavorazioni successive alla segagione, come levigatura, bocciardatura e simili. Lastra a piano di sega. Lastra la cui faccia a vista non richiede lavorazioni successive alla segagione. Lastra a spacco. Lastra con la faccia a vista lasciata nello stato di finitura che si presenta dopo l operazione di spacco. Lastrame. Lastre con faccia a piano naturale di cava. b) Altre conformazioni Blocco e blocchetto. Elemento assimilabile al massello, di conformazione parallelepipeda, con almeno due facce parallele e piane (rifinite per l appoggio degli elementi sovrastanti) utilizzato per la realizzazione di tessiture murarie. Le lavorazioni sono analoghe a quelle del massello (a spacco, rifilato, a correre). Cordolo. Tipo di massello a correre, di sezione unificata, utilizzato per cordonature. Listello. Elemento semilavorato di conformazione parallelepipeda, con sezione ridotta e lunghezza notevolmente maggiore delle dimensioni di sezione. Massello. Elemento semilavorato non lastriforme di conformazione parallelepipeda. Rispetto alle lavorazioni si distinguono: massello a spacco, con le facce così come ottenute da spacco naturale; massello rifilato, con le facce (una o più facce) ricavate da lavorazioni meccaniche; massello a correre, con due dimensioni fissate e lunghezza variabile entro limiti stabiliti. Pietrame. Elemento di conformazione irregolare ottenuto dalla frantumazione di rocce operata in cava o in stabilimento classificato in base alla pezzatura. Definizioni correnti di conformazione di parti (uni 8458) III Angolo. Parte della superficie di una faccia compresa tra due spigoli, nella zona prossima al vertice di convergenza. Costa (a vista o no). Superficie laterale di una lastra, avente dimensioni pari allo spessore per la lunghezza. Faccia. Superficie esposta (a vista) o opposta (non a vista) di un elemento lapideo. Paramento. Superficie esposta di un sistema di elementi lapidei destinato ad essere visibile. Spigolo o diedro. Parte di elemento lapideo delimitato da due facce consecutive, in corrispondenza della loro intersezione. Testa (a vista o no). Superficie laterale di una lastra, avente dimensioni pari allo spessore per la larghezza. Nella lastra ha dimensioni pari alla lunghezza per la larghezza; nel blocchetto ha dimensioni pari alla lunghezza per l altezza. 133
16 Definizioni correnti delle lavorazioni delle superfici lapidee (uni 8458) Superficie a piano di cava. Superficie grezza dei materiali naturalmente lastronati (lastrame), sulla quale non è stata eseguita alcuna lavorazione. superficie semilucida o satinata, ottenuta con piatto abrasivo n. 4 (grana 400); superficie lucida, ottenuta con disco di feltro e lucidanti (acido ossalico per materiali calcarei, ossido di stagno per altri materiali), oppure con piombo in fogli e piatti speciali. 5. I MATERIALI LAPIDEI Superficie a spacco. Superficie risultante dall operazione di divisione di blocchi effettuata secondo i piani di scistosità. Superficie a piano sega da telaio. Superficie risultante da operazioni di segagione con telai alternativi multilame. Il grado di finitura superficiale dipende dal tipo di abrasivo utilizzato: superficie a piano sega da telaio con graniglia metallica (superficie con irregolarità evidenti); superficie a piano sega da telaio con sabbia (superficie con irregolarità leggera); superficie a piano sega da telaio con lame diamantate (superficie levigata). Superfici a piano sega da tagliablocchi. Superfici levigate risultanti da taglio con macchine a dischi diamantati. Note del Redattore I Le informazioni contenute nella presente scheda di approfondimento, provengono dal volume di testo: Bradley F., L escavazione del marmo. Manuale tecnico-commerciale / Marble quarrying. Technical and commercial manual, Promorama, Milano 1999, pp II Le informazioni contenute nel presente paragrafo, provengono dal volume di testo: Blanco G., Le pietre ornamentali in architettura, NIS, Roma 1993, pp III Le informazioni contenute nel presente paragrafo, provengono dal volume di testo: Boeri A., Pietre naturali nelle costruzioni. Requisiti, criteri progettuali, applicazione, prestazioni, Ulrico Hoepli Editore, Milano 1996, pp Superfici da lavorazione ad urto. Superfici risultanti da lavorazioni eseguite con utensili a percussione pneumatica o a mano. L aspetto delle superfici dipende dal tipo di utensile utilizzato: superficie spuntata, ottenuta con punta e mazzuolo; superficie martellinata, ottenuta con martellina; superficie bocciardata, ottenuta con bocciarda. Superficie a spacco termico o fiammata. Superficie risultante dall operazione di fiammatura con cannello (ossiacetilenico). I conseguenti sbalzi termici, bruschi o localizzati, provocano disgregazione superficiale con distacco di minutissime scaglie che conferisce un aspetto caratteristico. Superfici da lavorazione a rasamento. Superficie risultante da operazioni di lavorazione eseguite con macchine portanti mole abrasive di diversa finezza. L aspetto delle superfici e il grado di finitura dipendono dalla finezza dell abrasivo: superficie levigata grossa o frullonata, ottenuta con piatto abrasivo n. 1 (grana 60); superficie levigata media o normale, ottenuta con piatto abrasivo n. 2 (grana 120); superficie levigata fine, ottenuta con piatto abrasivo n. 3 (grana 220);
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