Cap. VIII - Paleomagnetismo terrestre

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Cap. VIII - Paleomagnetismo terrestre"

Transcript

1 VIII.. Poli magnetici e primi risultati Cap. VIII - Paleomagnetismo terrestre Se D m, e I m sono la declinazione media e l inclinazione media della magnetizzazione principale M di un certo numero di campioni relativi a una certa epoca geologica e a una certa località S di coordinate geografiche ( S, S), si chiama polo paleomagnetico di magnetizzazione di S a quell epoca il polo geomagnetico virtuale nord (v. cap. VI, par.0.5) corrispondente alla declinazione e all inclinazione della magnetizzazione osservata nei campioni; dette ( P, P) le coordinate geografiche di questo polo (P nella fig. VIII./), per esse valgono le relazioni: [VIII.*] sin P =cos sin S +sin cos S cosd m, con = arctan(2coti m ), e [VIII.*2] P = S arcsin(sin sind m /cos P ). È importante osservare che un polo paleomagnetico è significativo soltanto se esso deriva da campioni (di un determinato sito) riguardanti un periodo di tempo abbastanza lungo perché si possano ritenere sufficientemente mediate le variazioni temporali del CMT, e allora può essere assunto a rappresentare il polo geografico all epoca considerata. Per es., nella fig. VIII./2 sono rappresentati i poli paleomagnetici desunti da campioni del Plio-Pleistocene negli ultimi 5 Ma [megaanni, cioè milioni di anni]) riguardanti l intera Terra. Questi primi risultati, in particolare mostrando l addensarsi dei poli paleomagnetici intorno al polo nord attuale, hanno confermato il carattere dominante di campo di dipolo centrale con asse all incirca parallelo all asse della rotazione terrestre da attribuire al CMT medio anche nel passato; diciamo meglio, nel passato relativamente recente, perché via via che si retrocede nel tempo numerosi sono i poli paleomagnetici dispersi (qualcuno è visibile anche nella fig. VIII./2): come vedremo, ciò deriva dai movimenti dei continenti nei lontani tempi geologici, VIII.2. Cronologia geologica Attualmente la determinazione dell età delle rocce e, in genere, dei materiali terrestri vale a dire del periodo di tempo trascorso dalla formazione della roccia o del materiale, e ciò si chiama datazione geologica si effettua principalmente misurando, con opportuni strumenti, il contenuto di componenti radioattivi nel materiale, la quantità dei quali diminuisce nel tempo con legge nota; questa datazione radioattiva, che dà un età assoluta, entrò nell uso nei primi decenni del XX sec. e attualmente il metodo più usato è quello potassio-argon ; essa è integrata dai metodi usati in precedenza, in particolare stratigrafici e paleontologici. La datazione stratigrafica è di tipo relativo, nel senso che è sostanzialmente basata sull apparentemente ovvio criterio che materiali recenti sono sovrapposti a materiali più antichi; abbiamo detto apparentemente ovvio per questo criterio poiché esso è spesso falsato da movimenti, talora così ampi da avere determinato inversioni nella successione

2 verticale dei materiali, intervenuti nelle fasi di orogenesi ( formazione dei rilievi ), talché questa datazione non è sempre di facile applicazione. Carattere simile, ma tutto sommato più attendibile, ha la datazione con le varve, introdotta sul finire del XIX secolo. Le varve sono sedimenti argilloso-sabbiosi stratificati che sono depositati dalle acque di fusione di un ghiacciaio, di spessore tra qualche mm e qualche decina di cm, costituiti inferiormente da limo e argille di colore chiaro, depositati in estate, e superiormente da argille fini e oscure, depositate in inverno, cosicchè due strati consecutivi di questi due colori corrispondono a un anno. Questo metodo consente di misurare con accuratezza l età di depositi vecchi qualche decina di migliaia di anni; la sua ovvia limitazione è costituita dalla sua applicabilità a zone dove siano stati presenti ghiacciai. La datazione paleontologica è basata sul riconoscimento e sullo studio dei fossili presenti nelle rocce sedimentarie e sulla loro collocazione nella scala temporale evolutiva della loro specie; se possibile, si utilizzano cosiddetti fossili guida, che hanno avuto una larga diffusione in periodi relativamente brevi.\ Sulla base di questi criteri sono state proposte, in successione di tempo, scale geocronologiche, sia globali sia regionali. Riportiamo qui opportunamente semplificata rinunciando alle molte suddivisioni regionali quella proposta dall Unione Geologica Internazionale (UGI), che è periodicamente aggiornata (l età è in milioni di anni [Ma]). TAB. VIII.2- - CRONOLOGIA GEOLOGICA GLOBALE (UGI, 989) Eone Era Periodo Epoca Età [Ma] FANEROZOICO Cenozoica Quaternario Olocene attuale-0,0 Pleistocene Superiore 0,0-0,3 Medio 0,3-,0 Inferiore,0-,6 Neogene Pliocene Superiore,6-3,5 Medio 3,5-4,9 Inferiore 4,9-5,0 Miocene Superiore 5,0-0 Medio 0-2 Inferiore 2-24 Paleogene Oligocene Superiore Inferiore Eocene Superiore Medio Inferiore Paloecene Superiore Inferiore Mesozoica Cretaceo Superiore Inferiore Giurassico Superiore Medio Inferiore Triassico Superiore Medio Inferiore Paleozoica Permiano Superiore Inferiore Carbonifero Superiore Inferiore

3 Devoniano Superiore Medio Inferiore Siluriano Superiore Inferiore Ordoviciano Superiore Medio Inferiore Cambriano Superiore Medio Inferiore ARCHEOZOICO Proterozoico Archeano Azoico VIII.3. Le inversioni del CMT Generalmente parlando e tenendo conto del fenomeno della deriva dei continenti di cui diremo più avanti, tutte le analisi paleomagnetiche concordano sul fatto che il CMT è stato sempre, anche nei lontani tempi geologici, per la sua gran parte un campo di dipolo centrale all incirca coassiale con la rotazione terrestre. Peraltro, sono state rilevate in gran numero rocce (sia ignee sia sedimentarie) magnetizzate in verso opposto al CMT attuale, nel passato qualificate come rocce magnetiche anomale. Sono possibili soltanto due spiegazioni per questa circostanza: (a) ipotesi dell inversione del CMT: all epoca della formazione delle rocce anomale il CMT aveva la struttura di dipolo centrale come quello attuale, ma con una polarità inversa; (b) ipotesi dell autoinversione della magnetizzazione: quelle rocce si sono magnetizzate inversamente al CMT dell epoca, che ha sempre avuto la polarità di oggi (a proposito della polarità del CMT conveniamo di chiamare polarità negativa quella del CMT attuale, in quanto il momento magnetico dipolare è all incirca antiparallelo alla velocità angolare della Terra, e di chiamare magnetizzazione normale oppure magnetizzazione inversa, anche per campioni antichi, la magnetizzazione rispettivamente parallela oppure antiparallela al CMT attuale). L ipotesi dell autoinversione della magnetizzazione, per quanto sorretta da alcuni studi teorici sostanzialmente basati su particolari interazioni tra sottoreticoli ferrimagnetici, è decisamente la meno plausibile alla scala planetaria, cioè globale generale e non locale sporadica; gli argomenti più importanti contrari ad essa e favorevoli invece all ipotesi dell inversione del CMT (a questa s oppongono decisamente pesanti ragioni cosmologiche, come capiremo quando parleremo dell origine del campo nucleare, nel successivo cap. VIII) sono i seguenti: a) mentre si sono trovate meno di una decina di rocce (la più importante è la dacite del vulcano giapponese Haruna) che manifestano con sicurezza in laboratorio una magnetizzazione antiparallela al campo applicato, circa la metà delle molte migliaia di campioni di rocce delle più svariate specie (ignee e sedimentarie), provenienze ed età che sono stati esaminati finora hanno esibito una magnetizzazione inversa (è da notare che per le rocce sedimentarie non si conosce alcuna teoria né alcun esperimento di laboratorio atti a spiegare o a giustificare l autoinversione della magnetizzazione); b) campioni con magnetizzazione inversa sono stati frequentemente tratti da rocce coeve del Pleistocene inferiore, a prescindere dalla zona d origine e dalla natura delle rocce (ignee o sedimentarie); 3

4 c) le magnetizzazioni inverse che sono state riscontrate sono sensibilmente uniformi nell ambito di un esteso corpo di roccia, laddove la magnetizzazione per autoinversione dovrebbe avere, per sua natura, un carattere piuttosto casuale e locale nel corpo roccioso. L esistenza di periodi d inversione del CMT nel passato (l ultimo in ordine di tempo, noto come episodio di Laschamp, risale al Pleistocene Inferiore, circa 2 Ma fa, cioè, alla scala geologica, appena l altroieri) è ormai un accettata caratteristica del CMT, che negli utlimi anni è stata oggetto di numerose e accurate ricerche osservative. La fig. VIII.3/ mostra, a titolo di esempio, il modo con cui le inversioni si presentano nelle misurazioni di campagna; qui si tratta di una carota di sedimenti di fondo in una zona del Pacifico equatoriale, lunga (come dire profonda ) 25 m, e la grandezza magnetica misurata è la declinazione D; sono indicate in nero le zone di magnetizzazione normale e in bianco quelle di magnetizzazione inversa; sono anche indicate le denominazioni dei periodi nei quali ha prevlso l uno o l altro tipo di magnetizzazione. Come si vede, l inversione è a intensità circa costante, vale dire che l induzione, o l intensità, del CMT cambia di segno, ma praticamente non di valore assoluto medio, e qualcosa di simile avviene per le componenti angolari (inclinazione e declinazione); un inversione si compie in un periodo di tempo dell ordine di 5000 anni. Osserviamo subito che la scoperta delle inversioni del CMT, che si può fare risalire agli anni Trenta, è stata di enorme importanza per quanto riguarda le conoscenze sull origine del CMT: infatti essa come avremo modo di ricordare più avanti, nel successivo cap. IX costrinse a rivedere radicalmente le teorie che erano state sviluppate fino ad allora sull origine del campo magnetico nucleare, come dire della parte fondamentale del CMT. Le ricerche e gli studi riguardanti le inversioni del CMT sono tuttora portate avanti con grande intensità, soprattutto con lo scopo di determinare col migliore dettaglio possibile le caratteristiche morfologiche. La situazione avutasi negli ultimi anni 8 Ma) è sintetizzata nella fig. VIII.3/2, dove il nero indica polarità normale e il bianco polarità inversa e le indicazioni numeriche sono età geologiche, in Ma. Chiamando periodo geomagnetico (taluno preferisce parlare di epoca geomagnetica) il periodo di tempo in cui il CMT ha presentato una ben definita polarità prevalente, si vede che, andando a ritroso nel tempo, negli ultimi 7 Ma fa si sono succeduti quattro periodi, rispettivamente normale di Bruhnes, inverso di Matuyama, normale di Gauss, inverso di Gilbert (le denominazioni si riferiscono al nome di importanti cultori di geomagnetismo); le assai più brevi inversioni che si presentano in un periodo sono dette episodi d inversione, o eventi d inversione, e anch esse denominate con la polarità e con il nome di una località: episodio di Jaramillo, di Olduvai, ecc. (nella figure sono state omesse, per semplicità, le indicazioni delle epoche e degli episodi oltre 7 Ma fa). Si riconosce imme- 4

5 diatamente la mancanza di una qualunque regolarità temporale nelle inversioni. Quel che si può dire è che andando indietro nel tempo la durata dei periodi si allunga: per es., il periodo di Kiaman, durato tra circa 230 e circa 290 Ma fa (tra il Triassico Medio e il Permiano Inferiore), cioè ben 60 Ma, può essere considerato un vero e proprio periodo di staticità del CMT, almeno nrll America Settentrionale. Questa circostanza potrebbe dipendere dal numero relativamente scarso di campioni così longevi, ma elementari considerazioni di probabilità portano a dubitare di questa spiegazione. FIG. VIII SITUAZIONE DELLA POLARITÀ DEL CMT NEGLI ULTIMI 8 Ma. 5

6 VIII.4. Anomalie magnetiche dei fondi oceanici Un fenomeno che costituisce un ulteriore recente scoperta del geomagnetismo è costituito dalle anomalie magnetiche dei fondi oceanici, che sono collegate all altro fenomeno dell espansione dei fondi oceanici; si tratta di due fenomeni di grande interesse geologico, in quanto appartenenti all ambito della cosiddetta tettonica a zolle. Ricordiamo che l ipotesi geologica della tettonica a zolle (ingl. plate techtonics <pléit tektòniks) consiste nell immaginare la litosfera (o crosta terrestre, la parte superficiale della Terra), costituita da zolle, o placche, tettoniche, sensibilmente rigide e spesse circa km sotto i continenti e circa 5-0 km sotto gli oceani, che galleggiano sull astenosfera, il sottostante strato superiore fluido del mantello terrestre (quest ultimo è lo strato, tra qualche decina di km e di profondità, che circonda il nucleo della Terra: v. cap. II, par. II.3). Si hanno sei zolle principali (pacifica, antartica, americana, africana, eurasiatica, indoaustraliana) e alcune altre minori (arabica, filippina, caraibica, ecc.); queste zolle sono a contatto tra loro in distretti oceanici, lungo linee, dette dorsali ocaniche, che, se non altro a causa delle intensissime sollecitazioni di pressione e di trazione esercitate reciprocamente, sono molto attive sismicamente. Nel planisfero della fig. VIII.4/ sono ade- FIG. VIII.4/ - PLANISFERO DELLE DORSALI OCEANICHE. SONO INDICATE LE DIREZIONI E LE INTENSITÀ (in mm/anno) DELLE SPINTE guatamente evidenziate tali dorsali, le sollecitazioni ivi esistenti tra le zolle (frecce) e le velocità medie di allontanamento o di avvicinamento dalla o alla dorsale, Nella fig. VIII.4/2 è schematizzato ciò che avviene in una dorsale. Le dorsali di contatto tra zolle litosferiche sono sui fondi oceanici, laddove lo spessore delle zolle è minimo (pochi km), e quindi la crosta si frattura facilmente sotto la spinta esercitata dal sottostante magma fluido dell astenosfera/mantello, in risalita per semplice convezione termica; il magma fuoriesce, spingendo da una parte e dall altra le zolle a contatto (dorsali attive, con sollecitazioni di allontanamento: frecce divergenti); queste ultime scorrono sull astenosfera (espansione dei fondi oceanici) fino a immergersi 6

7 nell astenosfera/mantello infilandosi sotto altre zolle (fenomeno di subduzione) in corrispondenza delle cosiddette fosse oceaniche (dorsali di subduzione, con sollecitazioni di compressione: frecce convergenti); si ha quindi un situazione di equilibrio dinamico per la configurazione delle zolle, come dire della superficie terrestre e, in particolare, delle terre emerse: per dirla in breve, le zolle si accrescono lungo le dorsali attive (qui nasce crosta nuova) e, per compenso, diminuiscono nelle zone di subduzione (qui muore una parte di crosta). Si tratta di un fenomeno dinamico di piccola entità spaziale in quanto è caratterizzato da velocità molto piccole se viste alla scala temporale della vita comune (le massime velocità di allontanamen-to/avvicinamento delle zolle sono dell ordine di meno di 20 cm/anno, cioè dell ordine di meno di 200 m/millennio), ma comunque capaci di provocare giganteschi effetti nel corso dei lunghissimi tempi geologici (dire 20 cm/anno è come dire 200 km a milione di anni). Orbene, le prospezioni magnetiche nelle aree oceaniche mostrano caratteristiche anomalie magnetiche dei fondi oceanici nei pressi di dorsali; se si misura l induzione del CMT trasversalmente a una dorsale attiva, da una parte e dall altra di questa, si ottiene un diagramma simile a quello della fig. VIII.3/, relativa a un carotaggio magnetico; la distanza dal centro della dorsale può essere letta come una scala di tempo e le caratteristiche transizioni brusche sono interpretabili come dovute alla magnetizzazione propria, alternativamente normale e inversa, acquistata dalla roccia al momento del suo consolidamento superparamagnetico dal magma affiorante, secondo il CMT presente al momento dell effusione. Le zone dalle due parti di una dorsale oceanica attiva costituiscono quindi una sorta di diagramma della magnetizzazione in funzione dell ordine di effusione, interpretabile come diagramma dell intensità del CMT nel tempo (fig. VIII.4.3, nella quale è indicata, con gli stessi simboli, la correlazione con il ciclo delle epoche della fig. VIII.3/2). Questa interpretazione è piuttosto delicata, perché occorre ammettere che il flusso del magma effluente e quindi l allontanamento della roccia in consolidamento dal centro della dorsale (velocità di espansione della zolla) sia sensibilmente continuo e uniforme nel tempo e questo è tranquillamente ammissibile in media sui lunghi tempi geologici e occorre anche conoscere, o almeno stimare, la velocità media di espansione della zolla; confrontando le misure della magnetizzazione dalla dorsale con la successione delle inversioni del CMT rilevate su campioni analoghi datati con metodi radioattivi (che sono praticabili sulle rocce degli ultimi circa 5 Ma) si è visto che esiste un accordo temporale soddisfacente sul piano geologico non altrettanto soddisfacente, invece, sul piano geofisico se si assume una velocità di espansione da scegliere nel piuttosto ristretto intervallo di 6 cm/anno. 7

8 VIII.5. L intensità del CMT nel passato La questione di determinare l andamento dell intensità del CMT nel passato, anche molto lontano, è di grande importanza per gli studi riguardanti l origine del campo nucleare, di cui parleremo nel capitolo successivo. La difficoltà intrinseca in determinazioni di questo genere sta nel fatto che il punto di partenza è, ovviamente, la misurazione della magnetizzazione attuale di un campione di roccia di età nota; per risalire da questa misura alla magnetizzazione, e quindi all induzione magnetizzante, che si aveva all epoca di formazione della roccia in esame occorre avere una qualche idea sulla legge con cui la magnetizzazione iniziale è andata riducendosi nel tempo in virtù dei meccanismi naturali di suo decadimento nel tempo, come capita per tutte le sostanze magnetizzate. Le rocce che danno affidamento sono quelle ferrimagnetiche ignee, che per il processo, loro caratteristico, di superparamagnetismo di cui si parlerà nel cap. X, par. 8.3 acquistano nel raffreddamento da magma lavico a roccia consolidata una magnetizzazione intensa e piuttosto stabile, molto maggiore di quella che ci si aspetterebbe nel tutto sommato debole CMT ambiente (cosiddetta magnetizzazione termoresidua). L esperienza di laboratorio mostra che in queste condizioni è accettabile una dipendenza lineare tra induzione magnetizzante e magnetizzazione termoresidua. La procedura adottata è la seguente. Dopo aver lavato il campione in modo che esso perda le magnetizzazioni secondarie conservando la sola sua magnetizzazione termoresidua (par. X.8.2), si misura questa magnetizzazione, M f ; quindi lo si riscalda al disopra della sua temperatura di Curie, lo si raffredda in un campo noto, di induzione B 0 comparabile con quella del CMT e si misura la relativa magnetizzazione, M 0 ; in base alla detta ipotesi di linearità, si assume allora per l induzione B f del CMT all epoca di formazione della roccia il valore: [VIII.5*] B f = M f B0 M. 0 La prima consistente applicazione di questo metodo avvenne nel 938 ad opera di Johann Georg Königsberger <kenigsbèrgher ( , prof, di fisica matematica nell univ. di Friburgo in Brisgovia) su campioni dal Paleozoico al Quaternario (circa da 500 a 2 milioni di anni fa), con risultati che mostrarono subito le grandi difficoltà d interpretazione dei risultati; secondo alcuni di questi, infatti, il CMT nel Paleozoico avrebbe avuto un intensità pari a circa un decimo di quella attuale, mentre risultati successivi hanno mostrato che il CMT, a parte i cambiamenti di polarità le inversioni, è rimasto mediamente costante intorno al valore attuale, almeno per il periodo di tempo finora esplorato (fino a circa 500 milioni di anni fa). Quei primi risultati anomali di Königsberger erano relativi a un periodo vicino a un inversione, quando la situazione è particolarmente dinamica, specialmente se si presentano più inversioni relativamente vicine tra loro nel tempo; indicativa a tale riguardo è la precedente fig. VIII.3/, che riguarda il periodo all incirca tra e di anni fa, in cui si sono succedute ben quattro inversioni: come si vede, pur essendo il valore medio dell induzione praticamente coincidente con quello attuale, nell ambito di ogni fase di polarità (normale oppure inversa) sono evidenti molto ampie oscillazioni di essa. Nella pratica di queste misurazioni è apparsa un altra difficoltà (invocata anch essa per dare conto di risultati anomali) propria della procedura indicata, e cioè che nei riscaldamenti e raffreddamenti ai quali è sottoposto il campione da esaminare, in questo possono prodursi alterazioni chimico-fisiche capaci di modificare le sue proprietà mag- 8

9 netiche (ciò potrebbe verificarsi per via naturale nella vita della roccia in esame, ma un accurata storia geologica di essa è di norma in grado di fare capire se qualcosa del genere è avvenuto, e allora si scarta il campione, oppure no). A questo inconveniente ovvia una particolare procedura (metodo Thellier) di magnetizzazioni ripetute a differenti intervalli di temperatura. VIII.6. Evidenze geomagnetiche della deriva dei continenti VIII.6.. Polodie magnetiche apparenti Sono possibili due modi per presentare su scala planetaria i dati paleomagnetici relativi a una data regione della Terra. Il primo modo consiste nel tracciare per ogni data epoca una carta geografica della regione che interessa il cui reticolo sia costituito dai paleoparalleli e paleomeridiani di quella regione a quell epoca, cioè da paralleli e meridiani corrisponenti al polo paleomagnetico di quella regione a quell epoca; si ottiene così una serie di carte in ordine storico. Questa rappresentazione alla quale fanno ricorso, per es., gli studiosi di paleoclimatologia è, come ben si comprende, piuttosto onerosa e non dà un idea immediata di come siano andate le cose nel corso degli anni prima e dopo l epoca considerata. Da quest ultimo punto di vista è più significativo il secondo modo di rappresentazione, che consiste nel tracciare, più semplicemente, nel reticolo geografico paralleli/meridiani attuale la posizione, epoca per epoca, del polo paleomagnetico della regione considerata; la linea che congiunge, nell ordine cronologico, tali posizioni ha il nome di polodìa magnetica apparente (ingl. apparent polar-wander path) per la detta regione. La prima rappresentazione con polodie magnetiche risale al 954 (K.M. Creer e altri). A titolo indicativo, possiamo fare riferimento alla fig. VIII.6./, che mostra, in proiezione stereografica polare, le polodie magnetiche dal Cambriano al Cretaceo ( Ma fa) per l America Settentrionale e per l Europa (simboli: C, Cambriano; S, Siluriano; D, Devoniano; Cu, Carbonifero; P, Permiano; Tr, Triassico; TRl, Triassico Inferiore; Tru, Triassico Superiore; J, Giurassico; K, Cretaceo. Il problema che si presenta immediatamente riguarda le regole per interpretare rappresentazioni di questo genere. VIII.6.2. Polodie magnetiche e movimenti delle zolle tettoniche Abbiamo visto in precedenza che un carattere mantenuto dal CMT anche nel lontano passato almeno quello documentato da misure geomagnetiche attendibili è, inversioni di polarità a parte, la natura prevalentemente dipolare, con momento dipolare quasi par- 9

10 allelo all asse della rotazione terrestre; questo consente d identificare in prima approssimazione per regioni con piccola declinazione magnetica poli geografici e poli magnetici. Se le polodie magnetiche fossero poco differenti per le varie regioni, verrebbe spontaneo di correlarle con variazioni dell assetto dell asse della rotazione terrestre; a parte l impossibilità di spiegare soddisfacentemente queste variazioni oltretutto ampie e irregolari, la grande varietà delle polodie osservate per le varie regioni rende più accettabile l ipotesi che esse siano in relazione con movimenti delle regioni interessate sulla superficie di una Terra l asse di rotazione della quale anche considerando la componente di precessione s è sostanzialmente mantenuto costante nel tempo; questa ipotesi si è rivelata ben fondata ed è attualmente universalmente accettata; l essere stata verificata costituisce un potente aiuto che il paleomagnetismo ha dato e dà agli studi sull evoluzione della superficie terrestre. Sulla base dell accettabile identificazione di un asse paleomagnetico con l asse terrestre a quell epoca, un polo paleomagnetico a una certa epoca per una certa regione meglio, per la zolla tettonica cui appartiene la regione situa direttamente quest ultima in latitudine e longitudine attuali per quell epoca. Facciamo un esempio banale, supponendo che per una certa regione attualmente a media latitudine risulti incontestabilmente per una certa epoca una paleoinclinazione nulla e una paleodeclinazione parimenti nulla; il polo paleomagnetico competente dista 90 lungo il meridiano locale, come dire che quell epoca quella regione si trovava all equatore. L interpretazione geografica meglio, geotropica (in quanto volta alla determinazione di movimenti terrestri) dei dati paleomagnetici non è però sempre così semplice. Un procedimento che è spesso seguito quando si è sicuri di avere risultati univoci è quello d introdurre opportuni centri di rotazione virtuali (J. Francheteau, 970), che taluno chiama poli di rotazione (denominazione che potrebbe introdurre qualche confusione con i poli geografici e quelli paleomagnetici). Come mostra la fig. VIII.6.2/, se il polo paleomagnetico P gz a una certa epoca di una certa zona Z ha coordinate geografiche attuali Z Z, una rotazione rigida della zona sulla sfera terrestre intorno a un punto R dell equatore (attuale) di longitudine Z 90 (il detto centro di rotazione per Z; O è l origine delle longitudini: N è il polo nord geografico) nel verso antiorariocon un ampiezza = 90 Z piazza la zona considerata sia essa una regione oppure una zolla tettonica nella posizione Z che essa aveva all epoca considerata nel reticolato geografico attuale. Quanto ora detto non deve però portare a pensare che sia sempre possibile ipotizzare una corrispondenza univoca tra spostamenti dei poli paleomagnetici e spostamenti corrispondenti delle relative zolle tettoniche; spesso, infatti, non esiste una corrispondenza 0

11 di questo genere e questa situazione sfavorevole si dà, in particolare, quando il centro di rotazione viene a cadere in vicinanza dei poli geografici oppure dell equatore geografico. A tale riguardo è istruttivo l esame dei tre casi schematizzati nella fig. VIII.6.2/2. Nel caso () la regione B si sposta rispetto alla regione A (che è nella posizione a), portandosi da b in b, con un movimento che può essere descritto come una rotazione, di ampiezza, intorno a un centro di rotazione R che coincide col polo nord geografico N; la latitudine del polo paleomagnetico è stazionaria a 90, e viene a mancare una polodia da cui partire per ricostruire il movimento della regione. Una situazione di questo genere è stata riscontrata, per es., per la zolla tettonica dell America Meridionale, il cui polo paleomagnetico dal Triassico ( Ma fa) al presente è rimasto quasi fermo vicino all attuale polo geografico sud; il grande spostamento che in realtà quel continente ha avuto (v. successiva fig. VIII.6.3/3) è effettivamente avvenuto per latitudine, come risulta da probanti considerazioni geologiche, e il metodo del centro di rotazione dà un risultato clamorosamente errato. Errori notevoli si hanno anche se il centro di rotazione cade sull equatore, particolarmente grandi se la zolla in movimento è piuttosto vicina a questo centro, come nel caso (2), risultandone una polodia SS amplificata, per così dire, rispetto allo spostamento reale; l errore sarebbe particolarmente piccolo e al limite nullo se, come nel caso (3), il centro di rotazione sull equatore stesse a circa 90 dalla zolla in movimento, risultandone allora una polodia che ripete lo spostamento reale. Questa situazione singolare si è verificata, per es., nel era Paleozoica ( Ma fa) fra l Australia e l Antartide: la prima ha rotato intorno a un centro quasi equatoriale (ca. 6 S, 4 E) e a circa 90 dal centro del continente. Fortunatamente, deduzioni univoche relativamente al movimento reciproco di zolle possono trarsi dalle polodie magnetiche se le zolle interessate facevano parte a una certa epoca di una medesima zolla, come i due continenti indicati con A e B nella fig. VIII.6.2/3, in cui le posizioni dei loro poli paleomagnetici e le epoche corrispondenti sono indicate con i numeri, 2, 3,...Si sa, da dati geologici, che dall epoca all epoca 8 i due continenti costituivano un unica zolla, per cui i loro poli paleomagnetici coincidevano sensibilmente, e così le loro polodie; dopo l epoca 8 essi hanno preso ad allontanarsi e attualmente (epoca 2) mostrano polodie differenti (fig. a); il movimento relativo può essere ricostruito imprimendo alla zolla B traslazioni e rotazioni rispetto alla zolla A che portano a coincidere tra loro le due serie dei poli paleomagnetici dall epoca all epoca 8 (fig. b). Risultati particolarmente buoni s ottengono nel caso di

12 oceani in espansione, in cui due o più zolle vengono a separarsi perché un oceano prende a separarle, com è il caso degli Oceani Atlantico e Indiano attuali; a titolo di esempio, nella fig. VIII.6.2/4 è mostrata l espansione dell Oceano Atlantico tra 70 e 40 Ma fa, ricostruita considerando le rotazioni, a coppie intorno a vari centri di rotazione, delle sei zolle rigide interessate (America Settentrionale, Groenlandia, Europa continentale, Penisola Iberica, Africa, America Meridionale). Questo metodo può applicarsi, all inverso, per ricostruire il movimento reciproco di zolle affacciantisi su un oceano in contrazione, in cui le zolle tettoniche interessate sono entrate in collisione tra loro anziché distaccarsi tra loro. La situazione è quella b, l epoca essendo ora quella attuale; la coincidenza dei poli paleomagnetici da a 8 porta a fissare intorno all epoca 8 l istante di collisione tra le due zolle A e B. In tutti i casi che per qualche ragione risultino ambigui, si possono comunque avere risultati attendibili se è possibile integrare gli esposti schemi di traslazione e rotazione con dati storici di natura geologica sulle rocce coinvolte e anche con dati di natura geografica (per es., sulla conformazione delle coste). VIII.6.3. Deriva dei continenti Già negli Anni Trenta del sec. XX, da cui datano i primi lavori di paleomagnetismo, era stata avanzata l ipotesi che i (pochi) dati allora disponibili potessero trovare una coerente interpretazione in termini di scorrimenti opportuni delle masse continentali terrestri; la quasi contemporanea introduzione delle idee sulla tettonica a zolle e soprattutto ma per questo bisogna attendere gli anni successivi alla fine della 2 a guerra mondiale l acquisizione dei metodi sperimentali paleomagnetici (e dei risultati ottenuti con essi) ricordati nel paragrafo precedente hanno dato dignità di teoria ampiamente verificata a un ipotesi che nel lontano 99 era stata avanzata, su una base completamente differente, da un naturalista austriaco, Alfred. Wegener <véghener> ( ), prof. nell università di Amburgo e poi di Graz, e da lui espressivamente denominata teoria della deriva dei continenti. Wegener osservò preliminarmente che, semplicemente osservando un planisfero, salta agli occhi la corrispondenza geometrica del profilo costiero di continenti affacciati da un lato all altro di un Oceano; per es., la costa orientale dell America Meridionale (prominenza del Brasile) sposa abbastanza bene la rientrante costa occidentale dell Africa Centrale (Golfo di Guinea), l Antartide s inserisce abbastanza bene tra la costa orientale dell Africa Meridionale e la costa meridionale dell Australia, e così via con altri casi; a questa osservazione di tipo analogico-geometrico egli aggiunse il fatto che la fauna e la flora di zone corrispondentisi presentavano marcati casi di somiglianza e addirittura d identità, pur essendo le distanze reciproche così grandi da rendere assai problematica e in pratica inaccettabile l idea che ciò conseguisse a qualche forma di trasporto naturale (per un trasporto mediato dall uomo nei lontani tempi occorrenti per le osservate evoluzioni biologiche di differenziazione mancava un qualunque documento al riguardo, di qualsivoglia natura). La spiegazione che spontaneamente s affacciò alla mente di Wegener e dei non pochi scienziati che presto condivisero le sue vedute era che in tempi lontani i continenti fossero riuniti insieme e che poi si fossero instaurati lentissimi movimenti di allontanamento reciproco, fino al determinarsi della situazione geografica attuale; nell ambito della nascente geofisica tale spiegazione traeva 2

13 un indubbia attendibilità dal fatto che misurazioni geodetiche di grande accuratezza davano come tuttora in atto piccoli e lentissimi movimenti reciproci delle masse continentali. Un gran numero di lavori di geomagnetismo è tuttora volta allo studio dei movimenti di deriva delle zolle tettoniche. Rinviando per i dettagli a trattati specializzati, ci limiteremo qui a ricordare alcune tra le principali vedute attuali su questo fenomeno. Euramerica. La precedente fig. VIII.6./, mostra, in proiezione stereografica polare, le polodie magnetiche dal Cambriano (550 Ma fa) a oggi per l America Settentrionale e per l Europa; orbene, con una rotazione di 38 intorno a un centro di rotazione di coordinate 88,5 N e 27,7 E (in pratica, la chiusura dell Oceano Atlantico, provata anche dalla fig. VIII.6.2/4) si ottiene il risultato illustrato nella fig. VIII.6.3/: c è una coincidenza pressoché perfetta per i poli paleomagnetici dell America Settentrionale e dell Europa dal Siluriano al Triassico ( Ma), dopo di che le polodie divergono; ciò è interpretato nel senso che i due continenti sono stati uniti fino al Triassico, formando un supercontinente chiamato Euramerica, e poi si sarebbero separati, in accordo con quello che hanno mostrato gli studi particolari sulla forma-zione e sulla progressiva espansione del-l Oceano Atlantico (la detta fig. VIII.6.2/4). Terra di Gondwana. La fig. VIII.6.3/2 mostra la posizione dei poli paleomagnetici sud da 530 Ma fa (Cambriano) a 80 Ma fa (Giurassico), dedotti da campioni delle sei zolle tettoniche America Meridionale, Africa, Arabia, India, Antartide, Australia, sovrapposti al profilo della configurazione dei relativi continenti; la polodia è stata tracciata da un elaboratore elettronico che ha analizzato i molti dati paleomagnetici e geologici disponibili, e ha riposizionato i continenti applicando il metodo accennato in precedenza (Lottes e Rowley, 990); sono tracciate le linee corrispondenti ai meridiani e ai paralleli del reticolato geografico attuale. Come si vede, a quell epoca le zone continentali nominate erano riunite a costituire un supercontinente, denominato Terra di Gondwana <gonduàna> (denominazione di una regione storica dell India). È da osservare che gli accurati studi su questo supercontinente hanno fornito il più valido 3

14 corpo di risultati per la convalidazione dell attuale teoria geofisica della deriva dei continenti. Il gruppo dei poli più antico cadeva nel-l Africa nord-occidentale, mentre il gruppo più recente si trovava al largo dell Antartide e dell Australia. Il notevole aggrupparsi dei poli coevi indica una sostanziale unità del supercontinente, a parte minori movimenti di allontanamento denunciati da alcuni poli eccentrici, come, per es., i poli dell Australia già a partire dal Siluriano ( Ma fa). La Pangea. La mera sovrapposizione dei risultati degli studi che hanno portato all ipotesi dei due supercontinenti Euramerica e Terra di Gondwana ha portato a ipotizzare un raggruppamento iniziale dei due a formare un supercontinente primigenio al quale è stato dato il nome di Pangea (dal gr., Terra universale ). La fig. VIII.6.3/3 mostra la forma della Pangea durante il Triassico ( Ma fa), prima che la deriva dei continenti la frantumasse, e la fig. VIII.6.3/4 mostra (con la stessa simbologia della fig. VIII.6./) la distribuzione su essa dei poli paleomagnetici sud. Questi schemi sono consistenti con le deduzioni strettamente geologiche, a eccezione dell intervallo di tempo comprendente il Permiano e il Carbonifero Superiore ( Ma fa), nel quale i poli si presentano addensati in tre gruppi alquanto lontani tra loro (indicati con le sigle S-C, P-C e M nella fig. VIII.6.3/4). Per spiegare ciò sono state avanzate due ipotesi. La prima fa ricorso a consistenti campi non dipolari esistenti alle epoche considerate; per quanto questa ipotesi non sia manifestamente irragionevole, v è una forte riluttanza ad accoglierla, in quanto essa fa venir meno l asserita natura quasi dipolare del CMT nei tempi geologici, che non soltanto appare come il prezioso caposaldo degli studi paleomagnetici, ma non è messa in discussione da altri fatti. La seconda ipotesi, ben più facilmente accettabile, riposa sull esistenza di movimenti nella Pangea ed è ben in accordo con ciò che è stato accertato relativamente al movimento sulla Terra di Gondwana e quindi sulla Pangea del polo geografico sud (fig. VIII.6.3/2). I dati anteriori al Siluriano (prima di 438 Ma fa) mostrano che l Euramerica e la Terra di Gondwana erano separati da un oceano in contrazione, riunendosi poi dal Siluriano al Triassico ( Ma fa); ancora successivamente, le varie parti si sono separate in periodi differenti del Mesozoico (

15 Ma fa), andando ad occupare le posizioni attuali (questa separazione è rappresentata dalla stella di polodie divergenti indicata nella fig. con M [=Mesozoico]). Per quanto quallo che stiamo per dire sia abbastanza al di fuori dei temi del presente Corso di lezioni sul Geomagnetismo, è bene sapere che la fratturazione dele zolle tettoniche in continenti e il successivo allontanamento recioproco di questi ultimi potrebe derivare dal fatto che inizialmente la Terra in raffreddamento avesse un guscio esterno solido sferico (ben rispondente alle condizioni di raffreddamento isotropo di un corpo semifluido in rotazione, qual era la Terra) e successivamente, per un diminuire cosmico della costante di gravitazione, il raggio terrestre sia aumentato e la crosta si sia spaccata in zolle, che hanno preso a distanziarsi scorrendo sul sottostante mantello terrestre semifluido. Questa teoria geologica della Terra in espansione sembra cosistente con alcune evidenze sperimentali. 5

1. Le rocce e la loro età

1. Le rocce e la loro età 1. Le rocce e la loro età Roccia - Materiale che costituisce un opera d arte - Corpo geologico - Aggregato di fasi mineralogiche - Associazione di fasi mineralogiche - Sistema chimico - insieme di parti

Dettagli

STORIA DELLA TERRA E SUE DINAMICHE

STORIA DELLA TERRA E SUE DINAMICHE STORIA DELLA TERRA E SUE DINAMICHE Una delle teorie più accreditate afferma che la Terra nasce da una nube di gas e polveri che ruota intorno al disco solare in formazione. Possiamo distinguere alcune

Dettagli

Tettonica a Zolle e Deriva Dei Continenti

Tettonica a Zolle e Deriva Dei Continenti Tettonica a Zolle e Deriva Dei Continenti Wegener e la Teoria della Deriva La deriva dei continenti è una teoria geologica secondo la quale i continenti sarebbero sottoposti a un movimento di deriva che

Dettagli

Capitolo 1 Fondamenti di Geologia Generale

Capitolo 1 Fondamenti di Geologia Generale Capitolo 1 Fondamenti di Geologia Generale TERRA: sferoide con raggio medio 6370 km Struttura non omogenea: - Densità media 55 kn/m 3 - Densità rocce superficiali 20-30 kn/m 3 Indagine geologica diretta:

Dettagli

22/04/2016 STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA? COME SI STUDIA? INTERNO = ASTENOSFERA 2 MODI METODI INDIRETTI METODI DIRETTI

22/04/2016 STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA? COME SI STUDIA? INTERNO = ASTENOSFERA 2 MODI METODI INDIRETTI METODI DIRETTI STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA? COME SI STUDIA? METODI DIRETTI Trivellazioni profonde nella superficie non oltre 15 km 2 MODI METODI INDIRETTI _ studio composizione dei magmi _ studio campioni di roccia/minerali

Dettagli

GEOLOGIA IL PIANETA TERRA - 2 SCHEDE DIDATTICHE

GEOLOGIA IL PIANETA TERRA - 2 SCHEDE DIDATTICHE GEOLOGIA IL PIANETA TERRA - 2 La Tettonica a Zolle e La Deriva dei Continenti SCHEDE DIDATTICHE 1 LA TETTONICA A ZOLLE Contenuti Il filmato analizza la rivoluzione scientifica che dalla deriva dei continenti

Dettagli

I VIAGGI DELLE PIANTE 1.2

I VIAGGI DELLE PIANTE 1.2 I VIAGGI DELLE PIANTE 1.2 Primo incontro, Parte Seconda, a cura di Milena Bertacchini LE PIANTE VIAGGIANO a grande scala trasporto a piccola scala FATTORI NATURALI FATTORE UOMO Movimenti crostali Mutamenti

Dettagli

La Terra Struttura, Deriva dei continenti, Tettonica a zolle

La Terra Struttura, Deriva dei continenti, Tettonica a zolle La Terra Struttura, Deriva dei continenti, Tettonica a zolle Del nostro pianeta conosciamo solo la parte esterna Le conoscenze che abbiamo sull'interno della terra si basano sullo studio delle onde sismiche

Dettagli

Soluzioni degli esercizi del testo

Soluzioni degli esercizi del testo Klein, Il racconto delle scienze naturali Soluzioni degli esercizi del testo Lavorare con le mappe crosta oceanica astenosfera calore esterno Conoscenze e abilità 1. C 2. C 3. B 4. A 5. D 6. A 7. B 8.

Dettagli

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA Informazioni sulla struttura interna della Terra si possono ottenere con metodi diretti e indiretti. metodi diretti dalle miniere (3000 m di profondità) dalle trivellazioni

Dettagli

~ TETTONICA DELLE PLACCHE ~ I.C. 2 Cassino a. s Classe 3 a E Prof. V. Colagiacomo

~ TETTONICA DELLE PLACCHE ~ I.C. 2 Cassino a. s Classe 3 a E Prof. V. Colagiacomo ~ TETTONICA DELLE PLACCHE ~ I.C. 2 Cassino a. s. 2016-17 Classe 3 a E Prof. V. Colagiacomo Teorie fissiste - Inizi del 1900-1. Terra in progressiva solidificazione e contrazione da una massa fusa 2. Migrazione

Dettagli

ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI SPIEGATA IN MODO SEMPLICE By studiarapido

ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI SPIEGATA IN MODO SEMPLICE By studiarapido ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI SPIEGATA IN MODO SEMPLICE By studiarapido La mappa dei fondali oceanici Oggi la teoria della deriva dei continenti è universalmente accettata perché la scienza ne ha dato

Dettagli

I cartografi rappresentano l intera superficie del nostro Paese attraverso due strumenti particolari: il globo terrestre e il Planisfero.

I cartografi rappresentano l intera superficie del nostro Paese attraverso due strumenti particolari: il globo terrestre e il Planisfero. I cartografi rappresentano l intera superficie del nostro Paese attraverso due strumenti particolari: il globo terrestre e il Planisfero. La Terra è una sfera con un raggio di 6378 Km e una circonferenza

Dettagli

3 - Tettonica delle placche crostali: una teoria globale

3 - Tettonica delle placche crostali: una teoria globale 3 - Tettonica delle placche crostali: una teoria globale Tettonica delle placche crostali Concetto fondamentale delle Scienze della Terra Risultato dell integrazione di molte discipline Basata su considerazioni

Dettagli

Struttura interna della Terra, deriva dei continenti e tettonica delle placche. Boris Mosconi

Struttura interna della Terra, deriva dei continenti e tettonica delle placche. Boris Mosconi Struttura interna della Terra, deriva dei continenti e tettonica delle placche Boris Mosconi Struttura interna della Terra CROSTA MANTELLO Struttura interna della Terra Struttura interna della Terra Dall

Dettagli

Deriva dei continenti. Tettonica a Zolle

Deriva dei continenti. Tettonica a Zolle Deriva dei continenti Tettonica a Zolle Deriva dei continenti L idea della deriva dei continenti si può far risalire alla fine del 500, quando un cartografo olandese Abraham Ortelius, suggerì che le americhe

Dettagli

Problemi di simulazione della seconda prova di Scienze Esami di stato Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate 25 marzo 2015

Problemi di simulazione della seconda prova di Scienze Esami di stato Liceo Scientifico opzione Scienze Applicate 25 marzo 2015 Incastri Studiando la Deriva dei Continenti, abbiamo appreso come Wegener, osservando le linee della costa occidentale africana e di quella orientale sudamericana, notò una corrispondenza quasi perfetta.

Dettagli

LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE

LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE LA TEORIA DI WEGENER NON SPIEGAVA PERCHE I CONTINENTI DI MUOVONO. FU UN GEOFISICO INGLESE, HOLMES CHE SUGGERI CHE I CONTINENTI FOSSERO MOSSI DA CORRENTI CONVETTIVE

Dettagli

Dalla deriva dei continenti alla tettonica a zolle

Dalla deriva dei continenti alla tettonica a zolle Dalla deriva dei continenti alla tettonica a zolle Le argomentazioni di Wegener a favore della deriva dei continenti Tra il 1910 ed il 1929 A. Wegener elaborò l ipotesi delle deriva portando le seguenti

Dettagli

LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE

LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE LE CORRENTI CONVETTIVE DEL MANTELLO TERRESTRE LA TEORIA DI WEGENER NON SPIEGAVA PERCHE I CONTINENTI DI MUOVONO. FU UN GEOFISICO INGLESE, HOLMES CHE SUGGERI CHE I CONTINENTI FOSSERO MOSSI DA CORRENTI CONVETTIVE

Dettagli

L ipotesi della deriva continentale di Alfred Wegener.

L ipotesi della deriva continentale di Alfred Wegener. L ipotesi della deriva continentale di Alfred Wegener. Alfred Wegener (1880-1930) Non è un geologo di professione Si laurea in Astronomia È affascinato dalla meteorologia e dall idea di esplorare la Groenlandia

Dettagli

Associazione Il Faggio sul Lago. Anomalie ed eventi climatici particolarmente significativi

Associazione Il Faggio sul Lago. Anomalie ed eventi climatici particolarmente significativi Offriamo in questa sede la traduzione non ufficiale del Global Climate Report redatto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) relativo al mese di novembre 2017. Il documento originale,

Dettagli

Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino. Scopriamo le scienze della Terra

Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino. Scopriamo le scienze della Terra Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino Scopriamo le scienze della Terra Capitolo 7 La tettonica globale e la storia della Terra 3 1. La teoria della tettonica globale Per spiegare la distribuzione dei

Dettagli

pianeta Terra caratteristiche generali

pianeta Terra caratteristiche generali pianeta Terra caratteristiche generali Eratostene 275 195 ac http://www.youtube.com/watch?v=-o99ih9kbpw pianeta Terra, alcune delle caratteristiche principali Massa: 5,9 x 10 24 kg Raggio medio: 6.371

Dettagli

crosta mantello nucleo ( 3200 km) 30 km 0 C 2900 km nucleo nucleo 1000 C 3500 km 3700 C 6400 km 4300 C

crosta mantello nucleo ( 3200 km) 30 km 0 C 2900 km nucleo nucleo 1000 C 3500 km 3700 C 6400 km 4300 C crosta 30 km mantello 0 C 2900 km nucleo nucleo 1000 C 6400 km 3500 km 4300 C 3700 C nucleo ( 3200 km) americhe eurasia pacifica africa indo-australiana antartica MOTI DIVERGENTI MOTI CONVERGENTI : MOTI

Dettagli

Università di Ferrara Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. Corso di laurea in Tecnologie per i beni culturali Anno Accademico

Università di Ferrara Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. Corso di laurea in Tecnologie per i beni culturali Anno Accademico Università di Ferrara Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali Corso di laurea in Tecnologie per i beni culturali Anno Accademico 2007-2008 Metodologie per le ricerca archeologica Datazioni Sistemi

Dettagli

Elementi di sismologia

Elementi di sismologia Elementi di sismologia Profondità in km 1 crosta 30 km mantello 0 C 2900 km nucleo nucleo 1000 C 6400 km 3500 km 4300 C 3700 C nucleo ( 3200 km) 2 americhe eurasia pacifica africa indo-australiana antartica

Dettagli

3. Le coordinate geografiche: latitudine e longitudine

3. Le coordinate geografiche: latitudine e longitudine Introduzione 3. Le coordinate geografiche: latitudine e longitudine Ogni volta che vogliamo individuare un punto sulla superficie terrestre gli associamo due numeri, le coordinate geografiche: la latitudine

Dettagli

Il sistema Terra. Un sistema è un insieme di elementi che interagiscono tra loro

Il sistema Terra. Un sistema è un insieme di elementi che interagiscono tra loro Il sistema Terra Un sistema è un insieme di elementi che interagiscono tra loro Esistono tre tipi di sistemi: 1. i sistemi aperti: scambiano materia ed energia con l ambiente 2. i sistemi chiusi: scambiano

Dettagli

FONDAMENTI DI GEOLOGIA GENERALE FONDAMENTI DI GEOLOGIA GENERALE

FONDAMENTI DI GEOLOGIA GENERALE FONDAMENTI DI GEOLOGIA GENERALE FONDAMENTI DI GEOLOGIA GENERALE TERRA: sferoide con raggio medio 6370 km Struttura non omogenea: - Densità media 55 kn/m 3 - Densità rocce superficiali 20-30 kn/m 3 Crosta: spessore da pochi km a 60 km

Dettagli

La terra. La terra è un geoide con un raggio di circa 6300 Km e una superficie di 510 milioni di Km 2 ; dista dal sole 150 milioni di Km.

La terra. La terra è un geoide con un raggio di circa 6300 Km e una superficie di 510 milioni di Km 2 ; dista dal sole 150 milioni di Km. La terra La terra La terra è un geoide con un raggio di circa 6300 Km e una superficie di 510 milioni di Km 2 ; dista dal sole 150 milioni di Km. La terra I suoi componenti sono: Litosfera Idrosfera Atmosfera

Dettagli

Geologia e geografia: uno sguardo in profondità per capire la superficie.

Geologia e geografia: uno sguardo in profondità per capire la superficie. Geologia e geografia: uno sguardo in profondità per capire la superficie. LE FORZE CHE MODELLANO IL PAESAGGIO FORZE ESOGENE: sono forze di origine esterna. Vi rientrano quei processi che sono alimentati

Dettagli

Sistema Museale di Ateno Università degli Studi di Bari Museo di Scienze della Terra settore Geopaleontologico

Sistema Museale di Ateno Università degli Studi di Bari Museo di Scienze della Terra settore Geopaleontologico Sistema Museale di Ateno Università degli Studi di Bari Museo di Scienze della Terra settore Geopaleontologico AREE DISCIPL. 3c La misura del tempo Laboratorio: Misura del tempo in geologia: la Cronologia

Dettagli

crosta, mantello e nucleo Crosta crosta oceanica crosta continentale

crosta, mantello e nucleo Crosta crosta oceanica crosta continentale La Terra convenzionalmente è suddivisa in tre gusci concentrici: crosta, mantello e nucleo. Questa suddivisione è fatta su dati sismici e geochimici. La densità aumenta andando verso l'interno della Terra.

Dettagli

Il ciclo delle rocce

Il ciclo delle rocce Stratigrafia In una serie rocciosa lo strato è l unità elementare. Uno strato è limitato da superfici generalmente parallele, dette giunti di stratificazione. Il ciclo delle rocce Principi di Stratigrafia

Dettagli

Associazione Il Faggio sul Lago

Associazione Il Faggio sul Lago Offriamo in questa sede la traduzione non ufficiale del Global Climate Report redatto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) relativo al febbraio 2018. Il documento originale, in

Dettagli

UNITA N 1 L EVOLUZIONE DEL PIANETA TERRA

UNITA N 1 L EVOLUZIONE DEL PIANETA TERRA UNITA N 1 L EVOLUZIONE DEL PIANETA TERRA Dalla Pangea ai continenti Gli scienziati ritengono che la terra si sia formata circa 5 miliardi di anni fa, in seguito alla condensazione di una grande quantità

Dettagli

Unità A: Sistema Terra

Unità A: Sistema Terra PROGRAMMA DI SCIENZE DELLA TERRA Anno scolastico 2016-2017 Classe Prima D Unità A: Sistema Terra A1: I componenti del sistema Terra - Geosfera e biosfera -La litosfera,il guscio rigido della Terra -L idrosfera:acqua,ghiaccio

Dettagli

1. Leggere immagini Completa il disegno inserendo correttamente i termini sotto elencati.

1. Leggere immagini Completa il disegno inserendo correttamente i termini sotto elencati. la terra nello spazio Fare - abilità Fare e competenze 1. Leggere immagini Completa il disegno inserendo correttamente i termini sotto elencati. a. il dì ha la massima durata rispetto alla notte b. perielio

Dettagli

Associazione Il Faggio sul Lago. Anomalie ed eventi climatici particolarmente significativi

Associazione Il Faggio sul Lago. Anomalie ed eventi climatici particolarmente significativi Offriamo in questa sede la traduzione del Global Climate Report redatto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) relativo al mese di ottobre 2017. Il documento originale, in lingua

Dettagli

Associazione Il Faggio sul Lago

Associazione Il Faggio sul Lago Offriamo in questa sede la traduzione non ufficiale del Global Climate Report redatto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) relativo al gennaio 2018. Il documento originale, in lingua

Dettagli

ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE ISTITUTO TECNICO ECONOMICO STATALE. Roberto Valturio RELAZIONE FINALE E PROGRAMMA SVOLTO. a.s.

ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE ISTITUTO TECNICO ECONOMICO STATALE. Roberto Valturio RELAZIONE FINALE E PROGRAMMA SVOLTO. a.s. ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE ISTITUTO TECNICO ECONOMICO STATALE Roberto Valturio RELAZIONE FINALE E PROGRAMMA SVOLTO a.s. 2O13-2014 Materia : Scienze integrate-scienze della terra Classe : I sez. G

Dettagli

29/10/2017. luminescenza.

29/10/2017. luminescenza. Orientarsi significa determinare la propria posizione rispetto a dei punti di riferimento. In passato il riferimento era il punto da cui sorge il sole (dal latino oriri, sorgere). Per orientarsi la prima

Dettagli

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA LA TERRA SI E FORMATA 4,5 MILIARDI DI ANNI FA DA UNA NUBE DI GAS E POLVERI (COME GLI ALTRI CORPI DEL SISTEMA SOLARE). RAFFREDDANDOSI SAREBBE PASSATA ALLO STATO LIQUIDO (MAGMA)

Dettagli

e dei 6.8 miliardi di persone che ad essere la causa della fine del del nostro Pianeta. Fenomeni come

e dei 6.8 miliardi di persone che ad essere la causa della fine del del nostro Pianeta. Fenomeni come Dei vari processi ed eventi predestinati direttamente dalla energia e dinamica e dei 6.8 miliardi di persone che ad essere la causa della fine del del nostro Pianeta. Fenomeni come vivono sulla sua superficie.

Dettagli

Struttura interna della terra e dinamiche litosferiche

Struttura interna della terra e dinamiche litosferiche Struttura interna della terra e dinamiche litosferiche Un cambiamento di prospettiva Dalle ipotesi del passato alle attuali conoscenze La struttura interna della Terra Schematizzazione semplificata della

Dettagli

Tettonica delle placche

Tettonica delle placche Tettonica delle placche La tettonica delle placche (dal greco τέκτων, tektōn che significa "costruttore") è il modello sulla dinamica della Terra, su cui concorda la maggior parte degli scienziati che

Dettagli

Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino. Scopriamo le scienze della Terra

Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino. Scopriamo le scienze della Terra Jay Phelan, Maria Cristina Pignocchino Scopriamo le scienze della Terra e Capitolo il cielo 1 Osservare la Terra e il cielo 3 1. La Terra nell Universo Nell Universo i corpi celesti più riconoscibili sono

Dettagli

Tettonica a zolle. Gaetano Festa

Tettonica a zolle. Gaetano Festa Tettonica a zolle Gaetano Festa La Terra come sistema La tettonica a zolle è una teoria cinematica Essa tiene conto del momento delle placche ed individua regioni dove la deformazione, la sismicità ed

Dettagli

GEOLOGIA STRATIGRAFICA

GEOLOGIA STRATIGRAFICA ITG A. POZZO LICEO TECNOLOGICO GEOLOGIA STRATIGRAFICA INDIRIZZO: Costruzioni, Ambiente, Territorio - opzione B GEOLOGIA E TERRITORIO Classe 4^ - 3 ore settimanali Schede a cura del prof. Romano Oss GEOLOGIA

Dettagli

DERIVA DEI CONTINENTI E TETTONICA A ZOLLE. Un sussidio didattico curato dal prof. Enzo Pallotti

DERIVA DEI CONTINENTI E TETTONICA A ZOLLE. Un sussidio didattico curato dal prof. Enzo Pallotti DERIVA DEI CONTINENTI E TETTONICA A ZOLLE Un sussidio didattico curato dal prof. Enzo Pallotti LA TEORIA DELLA DERIVA DEI CONTINENTI Wegener fu il primo scienziato che formulò una teoria dettagliata sui

Dettagli

L ANGOLO DELLA SCIENZA : Geomagnetismo, campo magnetico terrestre e sua evoluzione nel tempo e nello spazio PUBLISHED GENNAIO 22, 2017

L ANGOLO DELLA SCIENZA : Geomagnetismo, campo magnetico terrestre e sua evoluzione nel tempo e nello spazio PUBLISHED GENNAIO 22, 2017 di Matilde Maisto HOME POLITICA CRONACA CULTURA SPETTACOLO SPORT L ANGOLO DELLA SCIENZA : Geomagnetismo, campo magnetico terrestre e sua evoluzione nel tempo e nello spazio PUBLISHED GENNAIO 22, 2017 L

Dettagli

Cominciamo con il confrontare le zone sismiche e la disposizione dei vulcani subaerei nel mondo

Cominciamo con il confrontare le zone sismiche e la disposizione dei vulcani subaerei nel mondo Cominciamo con il confrontare le zone sismiche e la disposizione dei vulcani subaerei nel mondo Qui sopra è stata riportata la cartina dove sono rappresentate le zone sismiche sulla terra. Esse corrispondono

Dettagli

Indice generale. Il sistema Terra 3. Tettonica delle placche: una teoria unificante 27. I materiali della Terra: minerali e rocce 61

Indice generale. Il sistema Terra 3. Tettonica delle placche: una teoria unificante 27. I materiali della Terra: minerali e rocce 61 Indice generale 1 Il sistema Terra 3 1.1 Il metodo scientifico 4 1.2 La geologia come scienza 5 1.3 Forma e dimensioni della Terra 8 1.4 La scoperta di una Terra a involucri 9 1.5 La Terra come sistema

Dettagli

Cos è la scala geologica della Terra?

Cos è la scala geologica della Terra? Cos è la scala geologica della Terra? È una tabella che rappresenta le varie fasi della storia della formazione e dell evoluzione della vita nella Terra. Partendo dal basso verso l alto, si va dalle più

Dettagli

1 Elettromagnetismo. Fig.1.1) Una bussola orienta il suo asse sempre secondo la direzione Nord-Sud dei poli geografici.

1 Elettromagnetismo. Fig.1.1) Una bussola orienta il suo asse sempre secondo la direzione Nord-Sud dei poli geografici. 1 Elettromagnetismo Generalità - Il magnetismo ha riguardato, in origine, i fenomeni di attrazione naturale fra particolari minerali ferrosi come la magnetite ed erano già noti a Talete fin dal 600 A.C.

Dettagli

Dott. GUIDO RUSSO Dipartimento di Scienze Fisiche Università di Napoli Federico II. Struttura e Dinamica della Terra

Dott. GUIDO RUSSO Dipartimento di Scienze Fisiche Università di Napoli Federico II. Struttura e Dinamica della Terra Dott. GUIDO RUSSO Dipartimento di Scienze Fisiche Università di Napoli Federico II Struttura e Dinamica della Terra Alcuni fatti salienti (1) La Crosta si forma quasi subito. E sottile e calda, ma sufficiente

Dettagli

Struttura interna della Terra

Struttura interna della Terra Struttura interna della Terra Esistono 2 modelli raffiguranti la struttura interna della Terra. I modello - Terra suddivisa in 3 strati (dal più esterno al più interno): Crosta: strato più esterno composto

Dettagli

10. La Tettonica delle placche: un modello globale

10. La Tettonica delle placche: un modello globale 10. La Tettonica delle placche: un modello globale 26 dicembre 2004: uno dei maggiori terremoti degli ultimi 100 anni colpisce l Asia sudorientale. L ipocentro è localizzato poco al largo dell Isola di

Dettagli

Modulo 1: Nozioni di base di Geologia

Modulo 1: Nozioni di base di Geologia Modulo 1: Nozioni di base di Geologia La Terra (Parametri fisici -Origine-Struttura Dinamica) Metodi di datazione assoluta e relativa Il Tempo Geologico e le sue principali suddivisioni La Terra: le principali

Dettagli

tra le due facce del campione perpendicolari all asse y. Il campo elettrico E H

tra le due facce del campione perpendicolari all asse y. Il campo elettrico E H EFFETTO HALL Mario Gervasio, Marisa Michelini, Lorenzo Santi Unità di Ricerca in Didattica della Fisica, Università di Udine Obiettivi: Misurare il coefficiente di Hall su campioni metallici ed a semiconduttore.

Dettagli

1 La forma della Terra (Principi di Geodesia)

1 La forma della Terra (Principi di Geodesia) Topografia, Cartografia e GIS Prof. Carlo Bisci Modulo Topografia e Cartografia (6 CFU) 1 La forma della Terra (Principi di Geodesia) La Geodesia Studio della forma e delle dimensioni della Terra Scelta

Dettagli

ANOMALIA DI BOUGUER (4.1.1) dove G è la costante di gravitazione universale, pari a m3kg-1s-2. (4.1.2)

ANOMALIA DI BOUGUER (4.1.1) dove G è la costante di gravitazione universale, pari a m3kg-1s-2. (4.1.2) ANOMALIA DI BOUGUER La gravità è, tra tutte le forze della natura, quella cui siamo maggiormente soggetti; essa influenza quotidianamente la nostra esistenza. Anche all interno dell universo l'attrazione

Dettagli

3. Tettonica delle placche

3. Tettonica delle placche 3. Tettonica delle placche Tettonica delle placche: teoria attraverso la quale spiegare la dinamica della Terra. Spiega i fenomeni che interessano la crosta terrestre quali: - attività sismica, - orogenesi,

Dettagli

LA STRUTTURA DELLA TERRA

LA STRUTTURA DELLA TERRA LA STRUTTURA DELLA TERRA Morfologicamente la Terra è formata da strati di diversi materiali e densità: Crosta è lo strato più esterno, ricca di minerali, rocce eruttive, silicati, spessa un centinaio di

Dettagli

UNITA DIDATTICA. Conoscenze

UNITA DIDATTICA. Conoscenze Titolo: Introduzione al metodo di studio e chimica elementare Codice: A1-P Il metodo scientifico Rappresentazioni grafiche: istogrammi, areogrammi, diagrammi cartesiani. Grandezze fisiche e loro dimensioni;

Dettagli

OLIMPIADI ITALIANE DI ASTRONOMIA 2015 FINALE NAZIONALE 19 Aprile Prova Teorica - Categoria Junior

OLIMPIADI ITALIANE DI ASTRONOMIA 2015 FINALE NAZIONALE 19 Aprile Prova Teorica - Categoria Junior OLIMPIADI ITALIANE DI ASTRONOMIA 2015 FINALE NAZIONALE 19 Aprile Prova Teorica - Categoria Junior 1. Vero o falso? Quale delle seguenti affermazioni può essere vera? Giustificate in dettaglio la vostra

Dettagli

TEORIA DEGLI ERRORI DI MISURA, IL CALCOLO DELLE INCERTEZZE

TEORIA DEGLI ERRORI DI MISURA, IL CALCOLO DELLE INCERTEZZE TEORIA DEGLI ERRORI DI MISURA, IL CALCOLO DELLE INCERTEZZE Errore di misura è la differenza fra l indicazione fornita dallo strumento e la dimensione vera della grandezza. Supponendo che la grandezza vera

Dettagli

1. L interno della Terra 2. Come si è formato il pianeta Terra? 3. La deriva dei continenti 4. La tettonica delle placche 5.

1. L interno della Terra 2. Come si è formato il pianeta Terra? 3. La deriva dei continenti 4. La tettonica delle placche 5. 1. L interno della Terra 2. Come si è formato il pianeta Terra? 3. La deriva dei continenti 4. La tettonica delle placche 5. I fossili L interno della Terra onde sismiche riflesse discontinuità terremoto

Dettagli

Dall astronomia alla geografia astronomica. La Terra vista dallo spazio. (NASA)

Dall astronomia alla geografia astronomica. La Terra vista dallo spazio. (NASA) 3. Il pianeta Terra Isola di Sakhalin (Unione Sovietica), 1 settembre 1983. Un volo di linea della Korean Air Lines, con a bordo 289 persone tra passeggeri e membri dell equipaggio, entra, per errore,

Dettagli

Elementi di cartografia

Elementi di cartografia Elementi di cartografia Corso per operatore o e assistente del distacco artificiale di valanghe Modulo 2b AINEVA Centro di Protezione Civile di Canazei Alba di Canazei -TN 25-29 29 Ottobre 2010 Marco Gadotti

Dettagli

pianeta Terra caratteristiche generali

pianeta Terra caratteristiche generali pianeta Terra caratteristiche generali Eratostene 275 195 ac http://www.youtube.com/watch?v=-o99ih9kbpw pianeta Terra alcune delle caratteristiche principali Massa: 5,9 x 10 24 kg Raggio medio: 6.371

Dettagli

Il campo magnetico. Lezioni d'autore

Il campo magnetico. Lezioni d'autore Il campo magnetico Lezioni d'autore Introduzione: Satelliti che studiano le variazioni del campo magnetico terrestre VIDEO Il campo magnetico terrestre: la determinazione di un campo vettoriale (I) La

Dettagli

PREREQUISITI ASPETTI TEORICI

PREREQUISITI ASPETTI TEORICI .- 1 - PREREQUISITI ASPETTI TEORICI LA SFERA CELESTE ED I SUOI ELEMENTI VOLTA E SFERA CELESTE LE PRINCIPALI COORDINATE ASTRONOMICHE COORDINATE ORIZZONTALI E COORDINATE EQUATORIALI pag. 2 pag. 3 CORRISPONDENZA

Dettagli

CAPITOLO 5. Stima della frequenza dei segnali dovuta al 40 K

CAPITOLO 5. Stima della frequenza dei segnali dovuta al 40 K CAPITOLO 5 Stima della frequenza dei segnali dovuta al 40 K 5.1 Simulazione dei segnali registrabili con i fotomoltiplicatori. Nei capitoli precedenti, dopo aver illustrato brevemente la motivazione per

Dettagli

dell interno terrestre

dell interno terrestre Capitolo 1D L interno della Terra Lezione 1D Costruzione di un modello dell interno terrestre Alfonso Bosellini Le scienze della Terra. Tettonica delle placche Italo Bovolenta editore 2014 2 1.1 La struttura

Dettagli

LICEO SCIENTIFICO STATALE E.FERMI SEDE: VIA MAZZINI, 172/ BOLOGNA DIPARTIMENTO DI SCIENZE NATURALI AS

LICEO SCIENTIFICO STATALE E.FERMI SEDE: VIA MAZZINI, 172/ BOLOGNA DIPARTIMENTO DI SCIENZE NATURALI AS CLASSI PRIME CON 3 ORE SETTIMANALI NUCLEI FONDANTI CONOSCENZE COMPETENZE Il metodo scientifico I pilastri del metodo scientifico Sapere formulare ipotesi sulla base delle osservazioni. Saper seguire le

Dettagli

Profilo verticale della temperatura in atmosfera (Fig.3.16)

Profilo verticale della temperatura in atmosfera (Fig.3.16) Profilo verticale della temperatura in atmosfera (Fig.3.16) Il profilo verticale della temperatura si può calcolare come soluzione delle equazioni del trasferimento radiativo per la condizione media dell

Dettagli

La Tettonica delle placche: un modello globale

La Tettonica delle placche: un modello globale La Tettonica delle placche: un modello globale 26 dicembre 2004: uno dei maggiori terremoti degli ultimi 100 anni colpisce l Asia sudorientale. L ipocentro è localizzato poco al largo dell Isola di Sumatra,

Dettagli

La stima degli effetti sanitari della patente a punti in zona urbana *

La stima degli effetti sanitari della patente a punti in zona urbana * 37. LIBRO (6369) K4 6-16 16:37 Pagina 63 La stima degli effetti sanitari della patente a punti in zona urbana * Franco Taggi 1 e Pietro Marturano 1 Istituto Superiore di sanità Reparto ambiente e traumi

Dettagli

Magnetismo. Geofisica Scienze Geologiche UNIFE Aa Concetti base. N. Abu Zeid

Magnetismo. Geofisica Scienze Geologiche UNIFE Aa Concetti base. N. Abu Zeid Magnetismo Geofisica Scienze Geologiche UNIFE Aa 2018-2019 Concetti base N. Abu Zeid metodi magnetici parte 03 Magnetismo: riassunto Unità Descrizione parametro Simbolo Unità SI Unità c.g.s. cgs/mks Polo

Dettagli

IL SISTEMA TERRA- LUNA

IL SISTEMA TERRA- LUNA L UNIVERSO o COSMO È l insieme di tutti i corpi celesti (galassie,stelle,pianeti,satelliti ecc.) e dello spazio che li contiene. Si è formato circa 13.7 miliardi di anni fa, per cause sconosciute,in seguito

Dettagli

Cenni sulle proprietà elastiche dei solidi

Cenni sulle proprietà elastiche dei solidi Cenni sulle proprietà elastiche dei solidi La nozione di corpo rigido deriva dal fatto che i corpi solidi sono caratterizzati dall avere una forma ed un volume non facilmente modificabili. Nella realtà

Dettagli

Notiamo che, per una massa che rotorivoluisca sull orbita senza scorrimento, per la componente giroscopica, con V n. v p

Notiamo che, per una massa che rotorivoluisca sull orbita senza scorrimento, per la componente giroscopica, con V n. v p Natura fisica ed espressione della forza di Lorentz, calcolo del campo magnetico nucleare Abbiamo visto che, se applichiamo il principio di conservazione del momento angolare nello spazio, se la massa

Dettagli

Associazione Il Faggio sul Lago

Associazione Il Faggio sul Lago Offriamo in questa sede la traduzione non ufficiale del Global Climate Report redatto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) relativo al mese di dicembre 2017. Il documento originale,

Dettagli

Caldo e secco nell ultimo bimestre del 2015

Caldo e secco nell ultimo bimestre del 2015 Caldo e secco nell ultimo bimestre del 2015 10 novembre 2015 immagine satellite Meteosat-10: l alta pressione di origine atlantica che ha investito l Europa ha fatto salire lo zero termico sulle Alpi fino

Dettagli

6. Le distribuzioni di probabilità in meccanica quantistica

6. Le distribuzioni di probabilità in meccanica quantistica 6. Le distribuzioni di probabilità in meccanica quantistica I nodi concettuali La meccanica quantistica prevede la probabilità con cui si manifestano i fenomeni. L obiettivo della teoria non è quello di

Dettagli

NEOZOICA o QUATERNARIA 2 CENOZOICO o TERZIARIA 65. MESOZOICO (vita intermedia) o SECONDARIA 250 PALEOZOICO (vita antica) o PRIMARIA

NEOZOICA o QUATERNARIA 2 CENOZOICO o TERZIARIA 65. MESOZOICO (vita intermedia) o SECONDARIA 250 PALEOZOICO (vita antica) o PRIMARIA La storia della Terra è stata suddivisa in cinque intervalli di tempo di diversa durata, detti ERE, suddivise a loro volta in PERIODI. Le suddivisioni tra un era e l altra e tra i rispettivi periodi, sono

Dettagli

GEOMATEMATICA. Dott.ssa ELVIRA DI NARDO Dipartimento di Matematica e Informatica

GEOMATEMATICA. Dott.ssa ELVIRA DI NARDO Dipartimento di Matematica e Informatica GEOMATEMATICA Dott.ssa ELVIRA DI NARDO Dipartimento di Matematica e Informatica http://www.unibas.it/utenti/dinardo/ G. Ciotoli, M. Finoia Dalla Statistica alla Geostatistica: Introduzione all analisi

Dettagli

Lo spazio della vita Terra tre involucri concentrici geosfera idrosfera atmosfera geosfera Terra solida globo due Poli litosfera involucro solido

Lo spazio della vita Terra tre involucri concentrici geosfera idrosfera atmosfera geosfera Terra solida globo due Poli litosfera involucro solido Lo spazio della vita La Terra è formato da tre involucri concentrici: la geosfera, l idrosfera, l atmosfera. La geosfera è la Terra solida, che ha la forma di un globo leggermente schiacciato ai due Poli

Dettagli

Cap. XII - Cenni sul magnetismo degli astri del Sistema Solare. Parte quinta. Cap. XII. Cenni sul magnetismo degli astri del Sistema Solare

Cap. XII - Cenni sul magnetismo degli astri del Sistema Solare. Parte quinta. Cap. XII. Cenni sul magnetismo degli astri del Sistema Solare Parte quinta Cap. XII. Cenni sul magnetismo degli astri del Sistema Solare Considerazioni di pura logica portavano da tempo a ipotizzare che altri astri del Sistema Solare, specialmente quelli più simili

Dettagli

La Baia di Napoli: dalle barriere coralline del Cretacico al vulcanismo attivo attuale

La Baia di Napoli: dalle barriere coralline del Cretacico al vulcanismo attivo attuale Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti in Napoli Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche Settimana del Pianeta Terra 6 Edizione 2018 Titolo del geoevento La Baia di Napoli: dalle barriere coralline

Dettagli

UNITÀ DIDATTICA 11 LE COORDINATE GEOGRAFICHE

UNITÀ DIDATTICA 11 LE COORDINATE GEOGRAFICHE UNITÀ DIDATTICA 11 LE COORDINATE GEOGRAFICHE 11.1 Il reticolato geografico La forma della Terra si discosta poco da quella di una sfera. Sulla superficie terrestre, considerata come sferica, è possibile

Dettagli

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA

STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA La Terra è schiacciata ai poli e rigonfia all'equatore a causa della sua rotazione (ellissoide di rotazione). Il raggio equatoriale misura 6.378 km. Il raggio polare misura

Dettagli

F 9, N w. m p. r p 2 n

F 9, N w. m p. r p 2 n campo magnetico planetario nel Sistema Solare Sostituendo i valori numerici nella espressione della forza giroscopica, per la Terra si ottiene : F 9,44 0 5 N w valore assolutamente trascurabile rispetto

Dettagli

Introduzione allo studio del Sistema Solare II parte

Introduzione allo studio del Sistema Solare II parte Introduzione allo studio del Sistema Solare II parte Lezione SP 2 G. Vladilo 1 Superfici planetarie con crateri di impatto collisionale In assenza di atmosfera e di attività geologica persistente, le superfici

Dettagli

VULCANESIMO E TERREMOTI

VULCANESIMO E TERREMOTI VULCANESIMO E TERREMOTI SI PARLA DI VULCANESIMO QUANDO IL MAGMA (UN INSIEME DI ROCCE ALLO STATO FUSO, GAS E MATERIALI SOLIDI ALLA TEMPERATURA DI CIRCA 1.000 C.) RISALE DALLA LITOSFERA E FUORIESCE SULLA

Dettagli