CENTRO LIGURE PER LA STORIA DELLA CERAMICA ATTI XLIII CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLA CERAMICA

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1 CENTRO LIGURE PER LA STORIA DELLA CERAMICA ATTI XLIII CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLA CERAMICA LA CERAMICA NEI PERIODI DI TRANSIZIONE. NOVITÀ E PERSISTENZE NEL MEDITERRANEO TRA XII E XVI SECOLO SAVONA, MAGGIO 2010

2 Savona, Complesso Monumentale del Priamàr, Palazzo del Commissario, maggio Apertura del XLIII Convegno Internazionale della Ceramica, venerdì 28 maggio. Il Convegno è stato inserito nelle manifestazioni del Festival Internazionale della Maiolica (Genova, Albisola Superiore, Albisola Marina, Savona) Hanno presieduto i lavori nelle varie tornate congressuali: dott. Graziella Berti, prof. Marco Milanese, prof. Marcello Rotili, prof. Pasquale Favia. Venerdì 28, alle ore 18 si è tenuta l Assemblea annuale dei Soci del Centro.

3 SOMMARIO MARCO MILANESE, La lunga eredità del Medioevo. La fine della Maiolica Arcaica CLAUDIO CAPELLI, ROBERTO CABELLA, RITA LAVAGNA, La transizione tra medioevo ed epoca moderna. Studio archeometrico delle prime produzioni di maiolica rinascimentale a Savona LARA SABBIONESI, Dalla Toscana alla Pianura Padana: la maiolica arcaica e la trasmissione di un sapere tecnologico nell Italia del XIII secolo MARINO MARINI, Nuovi contributi sulla trasmissione della tecnica a lustro metallico in area fiorentina (e addenda per Cafaggiolo) ANNA MOORE VALERI, La manifattura di Catrosse a Cortona e l introduzione della terraglia in Toscana ENRICO CIRELLI, MARIANGELA VANDINI, Ceramiche a rivestimento stannifero di produzione faentina. Analisi qualitative dei materiali provenienti dal Castello di Rontana (Brisighella - RA) ELVIRA LO MELE, La ceramica nel castello di Rontana. Evoluzione e trasformazione della cultura materiale tra medioevo e rinascimento SIMONA PANNUZI, Le prime ceramiche rivestite da mensa nell area laziale: innovazioni tecnologiche e continuità produttive MARCELLO ROTILI, Nuove produzioni nel Mezzogiorno fra l età normanna e l età aragonese MARIA RAFFAELLA CATALDO, Gli sviluppi della maiolica tra XIV e XVI secolo: persistenze e nuove produzioni da alcuni siti della Campania interna CATERINA SCARPATI, La ceramica a Napoli tra la fine del medioevo e gli inizi del XVI secolo: la maiolica dipinta tardomedievale NICOLA BUSINO, Aspetti innovativi e persistenze nella ceramica da mensa dal castello di Ariano Irpino tra basso medioevo ed età moderna LUIGI DI COSMO, Prime considerazioni sulla circolazione delle ceramiche nella Campania interna tra XV e XVI secolo: la smaltata dipinta in verde e la graffita nel Sannio Alifano MARTA CAROSCIO, Aspetti tecnologici delle produzioni ceramiche in area valenzana fra XI e XV secolo CATERINA PITTERA, Le importazioni spagnole decorate a blu e lustro dallo scavo di Porta San Tommaso (Genova) NÚRIA MIRÓ I ALAIX, La producción de ceramica en Barcelona en época moderna. Novedad y tradición pag. 7» 15» 25» 35» 61» 79» 91» 103» 117» 139» 147» 161» 173» 183» 193» 207

4 MARCELLA GIORGIO, L ultima maiolica pisana: novità e aggiornamenti sulla produzione di maiolica arcaica a Pisa nel XV secolo MARCELLA GIORGIO, IRENE TROMBETTA, Dall ultima maiolica arcaica alle prime ingobbiate graffite: persistenze e trasformazioni nella produzione ceramica a Pisa e nel Valdarno Inferiore tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo PASQUALE FAVIA, VINCENZO VALENZANO, Reperti ceramici dalle fasi finali dell occupazione di Montecorvino (Foggia): analisi dei rinvenimenti ai fini dello studio delle modalità di abbandono del sito fra Tardomedioevo ed Età Moderna SARA AIRÒ, Manufatti ceramici dal casale di S. Michele in Frangesto (Monopoli, BA): tipologie e associazioni d uso da un contesto abitativo rurale tardomedievale RUGGERO G. LOMBARDI, Ceramiche a rivestimento vetroso provenienti dall insediamento rupestre di Gravina in Puglia MICHELA RIZZI, Ceramiche tardomedievali dal Fortino di S. Antonio, Bari ANNARITA STIGLIANO, ANNA COLANGELO, Ceramica da fuoco e lucerne tardomedievali da piazza Castello a Taranto FRANCESCO ANTONIO CUTERI, Le botteghe di Soriano e Sorianello (VV). Considerazioni sulla produzione ceramica in Calabria fra medioevo ed età moderna LAVINIA SOLE, Ceramiche e altri rinvenimenti dalle cisterne del castello di Butera: spunti e riflessioni LUCA PESANTE, Vascellarius modernus. L idea di modernità nelle parole di alcuni contemporanei» 215» 229» 241» 261» 273» 285» 297» 305» 313» 323 Comunicazione a tema libero CECILIA CHILOSI, Un particolare modello decorativo nella tipologia orientalizzante naturalistico VALERIO DIOTTO, I laggioni a cuerda seca nel palazzo di Andrea Doria in piazza San Matteo a Genova BRUNO BARBERO, Un altro fuoco della ceramica savonese nel Settecento: Alessandro Musso e le ultime vicende della manifattura di Giacomo Boselli GIUSEPPE BUSCAGLIA, Un ignorato decoro della ceramica savonese del 700 MAURIZIO BIORDI, Un affondo del dott. Maurizio Biordi, Cultural Manager del progetto europeo per il Comune di Rimini IRENE TROMBETTA, Primi studi di ceramica postmedievale in Alto Adige: lo scavo della Mallepell Haus a Bressanone FRANCESCO ANTONIO CUTERI, GIUSEPPE HYERACI, PASQUALE SALAMIDA, L invetriata policroma dall area di Punta Stilo. Prime indicazioni su produzioni, cronologia e diffusione» 329» 335» 343» 353» 357» 359» 365

5 Nicola Busino ASPETTI INNOVATIVI E PERSISTENZE NELLA CERAMICA DA MENSA DAL CASTELLO DI ARIANO IRPINO TRA BASSO MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA* 1. INTRODUZIONE L immagine contraddittoria offerta dalle fonti scritte circa le manifestazioni sociali dell aristocrazia aragonese nel Regno di Napoli 1 costituisce uno dei segni più evidenti di quanto la seconda metà del XV secolo abbia rappresentato decisamente un periodo di profonde trasformazioni e cambiamenti dell assetto politico ed economico del Mezzogiorno italiano: l analisi del vasellame da mensa di fine XV-inizi del XVI dal castello di Ariano Irpino, fortezza ristrutturata proprio per volere di Ferrante d Aragona, offre qualche ulteriore spunto circa le complesse dinamiche sociali connesse all arrivo degli Aragonesi in questi territori SCAVI E FASI EDILIZIE PRINCIPALI DEL CA- STELLO Prestigioso comitatus di età longobarda, nonché sede vescovile alla fine del X secolo, Ariano sorge su una quinta montana lungo un importante direttrice viaria che mette in comunicazione la Campania tirrenica con la Puglia: il tessuto urbano attuale si snoda su tre alture, dominate da quella più orientale (colle La Guardia) ove sorge l imponente fortilizio, il cui primo impianto è citato alla fine del IX secolo 3. Le indagini archeologiche condotte da Marcello Rotili nel e nel hanno evidenziato le complesse fasi edilizie del sitomonumento, consistenti nei resti del castellum altomedievale successivamente potenziato e ampliato in rapporto all istituzione della contea normanna nel triennio : dopo ulteriori restauri di età angioina, la fortezza fu radicalmente trasformata negli anni 80 del XV secolo, durante il regno di Ferrante d Aragona. A questi interventi va altresì aggiunta la ristrutturazione voluta da Ferrante Gonzaga nel primo trentennio del secolo successivo che ha comportato l innalzamento dei piani di calpestio interni per agevolare lo spostamento dei pezzi di artiglieria in prossimità delle mura 6 ; quest ultimo intervento, che ha comportato la realizzazione di considerevoli terrapieni il cui scavo ha restituito vasellame databile entro la metà del XVI secolo, precedette di poco l abbandono del fortilizio, avvenuto non molto oltre il : da allora esso occupò una posi- * Ringrazio il prof. Marcello Rotili per aver autorizzato lo studio e la pubblicazione dei reperti provenienti dagli scavi da lui diretti al castello di Ariano e per i suggerimenti offerti durante la ricerca. 1 VITALE 2002, pp DEL TREPPO 1986, pp CDC, I, n. CIII, pp ; ROTILI, BUSINO 2010, p Le ricerche sono state oggetto di alcune pubblicazioni: tra le più recenti cfr. ROTILI ; RO- TILI, BUSINO 2007; ROTILI, BUSINO, PRATILLO 2008; ROTILI, BUSINO CUOZZO 1998, pp ROTILI 2008, pp ; 2010, p Oltre che come cava, l area antistante la torre principale fu sede di un impianto per la fabbricazione delle campane (ROTILI, BUSINO 2007). 161

6 zione decisamente secondaria rispetto al tessuto urbano, com è riscontrabile in alcune rappresentazioni del XVIII secolo ASPETTI DEI CORREDI CERAMICI DA MENSA TRA BASSO MEDIOEVO E PRIMA ETÀ MODERNA Gli scavi hanno restituito buone quantità di fittili, impiegati per la mensa, per la dispensa e per la cucina 9 ; essi provengono in gran parte da stratigrafie considerevolmente alterate dai lavori svolti al castello nella prima metà del secolo scorso, in rapporto alla realizzazione delle vasche per l impianto di sollevamento delle acque connesso all acquedotto dell Alto Calore 10. Tra i numerosi spunti offerti dall esame (tutt ora in corso) dei reperti, cominciano ad affiorare in modo più nitido alcuni aspetti peculiari dei corredi da mensa in uso tra il medioevo e il XVI secolo: è quanto si rileva in particolare dai manufatti rinvenuti lungo i muri perimetrali nord e ovest del castello. Tra la ceramica da mensa rinvenuta in queste stratigrafie, si rilevano alcuni esemplari riferibili ancora al XIII-XIV secolo che offrono qualche spunto circa il tema della residualità dei prodotti smaltati di età medievale in stratigrafie più tarde 11. Provenienti in larga parte dall area della torre principale, si tratta di vasi smaltati e invetriati, con una chiara prevalenza quantitativa dei primi rispetto ai secondi: i repertori formali sono costituiti da ciotole, coppe e bacini e da alcune forme chiuse (boccali). L analisi macroscopica dei motivi decorativi evidenzia una sostanziale omogeneità tra le due classi ceramiche 12, perseguita mediante l uso di medesime gamme cromatiche (bruno/verde, in larga parte) e di ornamentazioni di tipo vegetale/geometrico; l unico elemento che caratterizza diversamente il vasellame in smalto appare essere l impiego del blu, riscontrato sui pochi boccali di protomaiolica. Molto diffuso appare infine l uso di ornare alcune ciotole con motivi cruciformi semplici, talvolta con qualche ulteriore variante (croci pluripotenziate, croci con bracci congiunti e campiti di colore, ecc.), prassi riconducibile in parte a tradizioni decorative della Campania tirrenica, ma altresì documentata in numerosi contesti peninsulari VASELLAME DA MENSA DI XV-XVI SECOLO 1. Accanto ai citati esemplari di protomaiolica e di invetriata dipinta, la maggior parte dei rinvenimenti riguarda tuttavia manufatti databili tra il XV e il XVI secolo, periodo successivo ai consistenti restauri voluti dal re Ferrante d Aragona dopo il rovinoso terremoto del 1456, che danneggiò pesantemente il castello: il 8 Il castello è ben visibile in una delle due vedute pubblicate nel volume Il Regno di Napoli in prospettiva dell abate G. B. Pacichelli del (CANTABENE 2007, p. 166, fig. 13). 9 Parte della ceramica è già stata oggetto di alcune pubblicazioni: BUSINO 2006; 2007; 2008; 2009; 2010 (aggiornamento e bilancio); PRATILLO 2008; La grave alterazione delle potenzialità archeologiche dello scavo (specie nel settore residenziale del castello) è stata evidenziata sin dalle prime note edite (ROTILI 1988, pp. 7-8). 11 Il problema della residualità di questi prodotti e del conseguente approccio al problema della fine delle produzioni da mensa di età medievale è stato opportunamente sollevato da Marco Milanese nel corso del convegno. 12 È condivisibile l ipotesi che le invetriate dipinte irpine costituiscano prodotti che imitano il coevo vasellame a smalto (ROTILI 2000, pp ). 13 VENTRONE VASSALLO 1984, pp ; PATI- TUCCI UGGERI 1997, p

7 nuovo impianto, oggi in gran parte percepibile, era costituito dai resti dell area residenziale, cui apparteneva la Torre Grande 14 strutturata su due ambienti, e da quattro torri angolari a pianta circolare con base scarpata, tra loro connesse da possenti muri con profilo a scarpa 15. La selezione presentata in questa sede, che include materiale proveniente dall ultima campagna di scavo (2008), è stata effettuata tenendo conto delle principali caratteristiche dei manufatti di età moderna: pur non avendo caratteri di completezza, essa indica tuttavia alcuni aspetti dominanti della ceramica fine nella prima età moderna Numerosi sono i manufatti interamente smaltati 17 che presentano repertori morfologici eterogenei: accanto alle forme già attestate in età medievale, quali coppe, ciotole e scodelle, appaiono nuovi tipi (piatti di diverse dimensioni, microvasetti, tazze con e senza presa sormontante), da connettere forse a qualche nuova consuetudine alimentare. Numeroso ed altrettanto vario è il repertorio delle forme chiuse, rappresentato in primo luogo da disparate brocche di piccole dimensioni. I corredi ceramici trovano larghi confronti con i rinvenimenti da aree contermini quali Montella, Torella e Sant Angelo dei Lombardi e Rocca San Felice 18, ove il consumo di questi prodotti in smalto bianco appare consueto a partire dalla fine del XV secolo: - ciotole. A titolo esemplificativo se ne segnala una (fig. 1 n. 1), rinvenuta nel saggio 1/08 (us 11): è caratterizzata dall orlo estroflesso e carenato ed è internamente rivestita da smalto bianco. La forma dell orlo, con alta carenatura, si riscontra per bacini e ciotole in smalto rinvenute in altri settori di scavo del castello 19 ed è altresì constatata per reperti con decorazione in blu (infra): analoghe ciotole carenate di XV-XVI in smalto bianco si registrano anche a Sant Angelo e Torella dei Lombardi 20 ; - coppe. Contenitori di dimensioni più ridotte (Ø 12 cm ca.), questi tipi si caratterizzano per orlo poco estroflesso, margine poco arrotondato e corpo emisferico: un esemplare dall us 13 del saggio 1/08 (fig. 1 n. 2) è rivestito da spesso smalto bianco su entrambe le superfici; la parte superstite (orlo e parete) richiama alcune coppette dal complesso napole- 14 Il termine si riferisce alla torre residenziale di età aragonese che ingloba e racchiude le strutture svevo-angioine, nonché i resti della più antica magna turris di età normanna (ROTILI 2010, p. 140). 15 Nel 1489 i lavori erano già in corso per volere di Ferrante d Aragona che probabilmente ne assegnò la direzione a Oliviero di Pontelandolfo, citato nel 1492 come commissario sopra la fabbrica et edificio del castello (VITALE 1794, pp ): il nuovo impianto potenziò le precedenti strutture di età normanno-sveva e angioina (ROTILI 2010, pp ). 16 Il catalogo presentato in questa sede è stato redatto, oltre che dallo scrivente (fig. 1 nn. 7-8), dai dott.ri Lester Lonardo (fig. 1 nn. 3-6, 9-10; fig. 2 nn. 1-4, 6; fig. 3 nn. 1-5, 7-9, 11-14) e Lucia Ruosi (fig. 1 nn. 1, 5; fig. 2 nn. 5, 7; fig. 3 nn. 6, 10). 17 Alcuni manufatti sono stati già editi (PRATILLO 2009). 18 La smaltata in bianco costituisce una presenza costante tra la ceramica di Torella (DELL ABATE 1997, pp ) e Sant Angelo dei Lombardi (CA- LABRIA 2002b, pp ). 19 Reperti analoghi sono stati rinvenuti nel settore antistante la torre principale (BUSINO 2007, p. 238, figg. 9 n.1, 11 n. 3; 9 n. 7, 11 n. 17). 20 A Sant Angelo e a Torella dei Lombardi sono state rinvenute numerose ciotole carenate di diverse dimensioni, datate al XV-XVI secolo (CALABRIA 2002b, pp ; DELL ABATE 1997, p. 168). 21 VENTRONE VASSALLO 1984, pp , tav. LXXI,

8 Fig. 1 - Smaltata monocroma bianca 164

9 tano di San Lorenzo Maggiore, attribuite alla prima età moderna 21 ; - tazze. Si tratta di manufatti caratterizzati da un ansa a nastro sormontante l orlo e corpo emisferico: dall us 102 del saggio 2/08 proviene una tazza con orlo estroflesso (fig. 1 n. 9; fig. 3 n. 3) che trova stringenti confronti oltre che con altri rinvenimenti dal castello 22, con alcuni esemplari di XV secolo da Torella dei Lombardi 23 ; - piatti. Chiara novità nei corredi ceramici di età moderna, i piatti si caratterizzano per la tesa obliqua (talvolta con profilo concavo), cavetto più o meno profondo e fondo apodo: gli scavi ad Ariano e in altre località irpine ne hanno costantemente documentato una notevole varietà di dimensioni e forme. In questa sede se ne propongono quattro tipi significativi in base alla profondità della vasca. Il primo (fig. 1 n. 4; fig. 3 n. 5), più grande rispetto agli altri (Ø 30 cm) e forse impiegato per un uso collettivo, presenta una piccola tesa obliqua e fondo apodo con leggera convessità; interamente rivestito da smalto, non è molto dissimile da altri prototipi decorati in blu (infra). Rivestito solo all interno, il secondo tipo (Ø 25 cm) è caratterizzato da una tesa a profilo concavo su parete obliqua, anch essa con una leggera convessità: se ne riscontra un esemplare dall us 104 del saggio 2/08 (fig. 1 n. 5; fig. 3 n. 12) che parrebbe richiamare alcuni manufatti di XVI secolo da Mesagne, nel Brinsidino 24, nonché un piatto di XVI-XVII secolo da Sant Angelo dei Lombardi 25. Il terzo tipo, di dimensioni più ridotte (Ø 17 cm) e certamente riconducibile ad un uso singolo, è caratterizzato da orlo a tesa concava, cavetto profondo e fondo convesso: dall us 108 del saggio 2/08 ne è stato riconosciuto un esemplare (fig. 1 n. 3; fig. 3 n. 4), internamente rivestito di smalto; le dimensioni del manufatto sembrerebbero richiamare alcuni piatti di XIV-XV secolo con tesa poco convessa rinvenuti a Torella dei Lombardi 26. Una variante a questa tipologia è rappresentata da un piccolo piatto con tesa obliqua di dimensioni ridotte (Ø 14 cm) e cavetto profondo (fig. 1 n. 6; fig. 3 n. 2). Un piatto dall us 72 del saggio 3/08 (fig. 1 n. 7) identifica l ultimo tipo sinora riconosciuto: interamente rivestito, è caratterizzato da tesa concava di dimensioni ridotte (Ø 17 cm) ed è accostabile ad un piatto di XVI-XVII rinvenuto a Sant Angelo dei Lombardi 27 ; - microvasetti. Anche questi piccoli contenitori, verosimilmente impiegati per contenere spezie o salse per condimento, costituiscono una novità nei repertori ceramici di età postmedievale: ad Ariano ne è stato rinvenuto uno di XV-XVI secolo da uno dei settori antistanti la Torre Grande 28. Di forma diversa è il microvasetto con parete obliqua, orlo appuntito e fondo a disco rinvenuto nell us 6 del saggio 3/08 (fig. 1 n. 8): qualche analogia morfologica è stata riscontrata con un esemplare di XV secolo da Sant Angelo dei Lombardi 29 ; - brocchette. Questi contenitori presentano corpo globulare più o meno schiacciato: uno di essi (fig. 3 n. 11) pro- 22 PRATILLO 2009, p. 268, fig. 1 n DELL ABATE 1997, p. 166, fig. 54 nn PATITUCCI UGGERI 1977, p. 132, tav. XXX nn CALABRIA 2002b, p. 221, fig. 90 n DELL ABATE 1997, p. 168, fig. 53 nn. 13, 15, CALABRIA 2002b, p. 222, figg. 90 n. 1, 91 n BUSINO 2007a, p. 239, fig. 10 n CALABRIA 2002b, pp , fig. 90 n

10 Fig. 2 - Smaltata a disegni blu 166

11 viene dal saggio 2/08 (us 106) ed è rivestito all interno, mentre l esterno mostra alcune colature; richiama brocche di XV- XVI secolo da Sant Angelo e Torella dei Lombardi 30. Dimensioni più ridotte caratterizzano un altro contenitore con fondo a disco, esternamente smaltato (fig. 1 n. 10; fig. 3 n. 9): non sono state per ora riscontrate analogie con altri prototipi irpini. 3. Accanto al vasellame da mensa in smalto si cita il vasellame con decorazioni in blu, classe ceramica anch essa ben documentata in area irpina 31 e riconducibile alla stabile presenza aragonese nella penisola: la caratteristica principale di questi manufatti sono le decorazioni in blu che ornano sia forme aperte come ciotole, piatti e microvasetti, sia forme chiuse quali brocche/boccali. I reperti rinvenuti durante l ultima campagna di scavo arricchiscono il corpus morfologico e ornamentale già in parte edito 32, rappresentato da ciotole di varie dimensioni, bacini e piatti, oltre che da brocche: - piatti. Come già rilevato tra i prodotti in smalto bianco, anche tra i reperti con decorazione in blu cominciano a fare la loro comparsa forme aperte di maggiori dimensioni rispetto alle coppe e alle ciotole di età medievale: è il caso di un piatto-bacino (Ø 28 cm) proveniente dall us 107 del saggio 2/08, con piccola tesa a margine arrotondato, parete obliqua, cavetto poco profondo e fondo apodo piano (fig. 2 n. 3; fig. 3 n. 13). Rivestito internamente da smalto, con colature all esterno, il manufatto mostra la tesa e la parte inferiore del cavetto ornati rispettivamente da una banda orizzontale in blu; - ciotole. Se ne segnala una proveniente dall us 108 del saggio 2/08 caratterizzata da orlo estroflesso (Ø 16 cm), parete carenata e fondo apodo piano (fig. 2 n. 6; fig. 3 n. 8). Rivestito internamente da smalto, il reperto è decorato da una banda orizzontale in blu di spessore irregolare, stesa sulla parte superiore dell orlo; all esterno sono presenti alcune colature. Oltre a richiamare esemplari rivenuti in altri settori del castello 33, il manufatto è altresì simile ad alcune ciotole in smalto bianco di XV-XVI secolo da Sant Angelo 34 e da Torella dei Lombardi 35. Rinvenuta nel medesimo contesto e forse classificabile più come microvasetto per le sue dimensioni ridotte, è una piccola ciotola (fig. 2 n. 2; fig. 3 n. 7) con orlo estroflesso, parete carenata e fondo apodo piano, smaltata su entrambe le superfici; la decorazione consiste in una banda orizzontale sull orlo e in un motivo vegetale stilizzato che decora il fondo; - lucerne. Piccoli oggetti di questo tipo si constatano anche tra le produzioni in smalto di età medievale e moderna 36. Proveniente dall us 106 del saggio 2/08, questo esemplare smaltato si caratterizza 30 Per Sant Angelo (CALABRIA 2002b, p. 215, figg. 67 n. 7, 88 n. 2); per Torella (DELL ABATE 1997, p. 162, fig. 51 n. 2; fig. 52 n. 1). 31 Manufatti in blu provenienti da Ariano e da altri siti irpini sono stati già pubblicati (ROTILI 1999, pp ; CALABRIA 2002c; 2002d; CATALDO 1997). 32 CALABRIA 2002d, p Si tratta di una ciotola in smalto bianco di XV- XVI secolo proveniente dal settore antistante la Torre Grande (BUSINO 2007a, p. 238, fig. 9 n. 2). 34 Si tratta di esemplari con diametro di cm (CALABRIA 2002b, p. 219, figg. 90 n. 6, 91 n. 17; figg. 90 n. 8, 91 n. 21; 91 n. 20; fig. 92 nn. 9-10). 35 DELL ABATE 1997, p. 168, fig. 53 nn Per l area irpina cfr. ROTILI 2002, pp e bibl. cit.: nelle recenti ricerche in area beneventana sono stati rinvenuti reperti pressoché speculari (BUSINO 2007b, pp ). 167

12 Fig. 3 - nn. 1, 6-8, 10, (smaltata a disegni blu); nn. 2-5, 9, (smaltata monocroma bianca). (Lonardo Ruosi) per il fondo apodo piano e per un ornato costituito da motivi geometrico-vegetali (fig. 2 n. 4; fig. 3 n. 1); - fondi a disco. Riferibili a forme aperte (bacini/coppe), si citano un esemplare dal saggio 2/08 e due dal saggio 1/08: il primo (us 107), che identifica una forma aperta (fig. 2 n. 1; fig. 3 n. 14), è rivestito internamente da smalto ed è decorato da un motivo in blu, forse un 37 CATALDO 1997, p. 175, fig. 54 n

13 asterisco, analogo al lemma che orna il fondo di un bacino di XV-XVI da Torella 37 ; lo stesso ornato si rileva sul secondo esemplare (fig. 2 n. 5; fig. 3 n. 10), rinvenuto nell us 18 e rivestito internamente. Di notevole interesse è infine un fondo a disco dall us 7 (fig. 2 n. 7; fig. 3 n. 6), smaltato internamente, su cui si intravede una figura antropomorfa realizzata con tratti in blu. 5. CONCLUSIONI 1. Consolidatasi nel Mezzogiorno alla metà del XV secolo, la presenza aragonese in questi settori della Campania interna si innesta in un area che aveva risentito in maniera sensibile della profonda crisi politico-amministrativa di metà Trecento 38 :la forte leadership di Alfonso il Magnanimo si dispose quindi ad invertire un trend critico e a riequilibrare un periodo di transizione in parte conclusosi alla fine del XV, durante il regno del figlio di lui Ferrante. Nella riorganizzazione di questo settore dell Italia peninsulare voluta dal sovrano, era ben chiara l importanza strategica che Ariano, insieme ad altri insediamenti dell area irpino-beneventana, aveva in virtù della sua ubicazione lungo i collegamenti tra le aree costiere della Campania e i settori agricoli della Puglia: non a caso, la Corona aveva definito da subito i presupposti per un solido legame con questo territorio, assegnando il feudo di Ariano ad Innico de Guevara, esponente di una famiglia aragonese molto vicina ad Alfonso il Magnanimo e importante alleata nel processo di costruzione del suo potere nel Mezzogiorno; il legame con la Corona venne inoltre sancito dalla funzione di gran siniscalco che gli esponenti della famiglia Guevara, a partire da Innico che ne fu investito nel 1444, ricoprirono per oltre un quarantennio presso l amministrazione dello stato 39. Dall esame dei manufatti ceramici, in larga parte proveniente dai terreni utilizzati all inizio del XVI secolo come riempimenti per innalzare i piani di calpestio interni e databile tra la fine del medioevo e gli inizi dell età moderna, appare evidente una progressiva standardizzazione delle forme vascolari che al tempo stesso si distinguono dalle precedenti attestazioni per la maggiore varietà dei repertori morfologici. Inoltre, in virtù di contesti di provenienza così eterogenei 40, è ipotizzabile che il consumo di questi prodotti non fosse più esclusivo appannaggio delle élites aristocratiche, come poteva accadere in passato, ma riguardasse ormai una fetta consistente del tessuto sociale urbano, ipotesi avvalorata anche dal rinvenimento di manufatti analoghi in numerose zone del suburbio 41. Questi tratti alludono certamente a forme di organizzazione produttiva di tipo proto-industriale, cui certamente concorsero i nuovi assetti politico-economici definiti dalle nuove classi dirigenti che con processi più o meno repentini occuparono i vertici della società civile di questo settore del territorio irpino. 2. Tra i cospicui rinvenimenti di ceramica in smalto bianco si constata l introduzione di alcune varietà morfologiche rispetto alle più antiche e residuali produzioni di età medievale: sinora attestati solo episodicamente tra i repertori smaltati tardomedievali, i piatti costituiscono una delle novità più evidenti tra il vasellame della 38 VITOLO 1986, pp ; DEL TREPPO 1986, pp VITALE 1794, p. 90; DEL TREPPO 1986, p ROTILI 2008, pp ; 2010, pp D ANTUONO 2008, p. 146, tavv. 1-7,

14 prima età moderna; la presenza di numerose varietà dimensionali allude a veri e propri servizi da mensa, con pezzi per uso singolo e piatti da centro tavola, che arricchivano una tavola apparecchiata anche con bacini, ciotole (queste ultime con qualche differenza morfologica rispetto alle produzioni di età medievale), brocche e boccali, oltre che con la suppellettile di metallo e di legno 42. Tra i contenitori in smalto bianco inoltre tendono a scomparire i fondi con piede ad anello e fori sospensorii, dato quest ultimo che testimonia indirettamente da un lato che la ceramica decorata aveva anche una funzione decorativa nell arredamento degli interni, dall altro che tale utilizzo, con la comparsa di manufatti per nulla o poco decorati, dovette via via perdersi. Il vasellame con disegni in blu rivela una sostanziale omogeneità nelle forme con quello smaltato in bianco, ancorché appaia confermata la netta minorità quantitativa rispetto a quest ultima classe, com è peraltro riscontrabile in altri contesti irpini 43. La comparsa di ceramica con decorazioni in blu in aree periferiche del Regno potrebbe essere stata agevolata dall arrivo di produzioni valenzane 44 sui mercati di Napoli del Quattrocento, in rapporto alle esigenze della corte regia che richiedeva accanto alla suppellettile d oro buone quantità di vasellame di creta 45 : oltre a soddisfare una committenza regia, la ceramica valenzana (tra cui i noti manufatti a lustro) ornava anche le tavole delle aristocrazie napoletane, com è stato dimostrato dagli scavi urbani di Sant Aniello a Caponapoli e di Santa Chiara 46. Sebbene sia da escludere allo stato attuale delle ricerche la presenza di eventuali prototipi d importazione iberica nei contesti signorili della Campania interna, l analisi e lo studio della smaltata a disegni blu arianese ed irpina potrebbe fornire qualche spunto circa il grado d influenza presunto o reale che le élites aragonesi, sempre alla ricerca di stili e modelli ad imitazione e competizione con i vertici della società civile rappresentati dalla Corona, dovettero svolgere sulle attività manifatturiere locali, la cui tradizione appariva già saldamente impiantata alla fine del XIII secolo Tra le fonti documentarie che offrono un vivace quadro della suppellettile da cucina nella seconda metà del XV secolo è da citare il giornale del Banco della famiglia Strozzi di Napoli (LEONE 1981, reg. n. 19, cc v., pp ; reg. n. 25, c. 121v., p. 733.). 43 A Torella dei Lombardi la smaltata in bianco rappresenta il 41,3% del materiale rinvenuto, quella a disegni blu l 1,1% (ROTILI 1997, pp ). A Sant Angelo dei Lombardi, sebbene lo scavo sia stato pubblicato in parte, le percentuali sono: smaltata in bianco, 41,5%; smaltata a disegni blu, 1,7% (CALA- BRIA 2002a, pp ). 44 Il Regno di Valenza, regione costiera poco a sud della Catalogna, fu annesso alla Corona d Aragona già dalla prima metà del XIII secolo. Si tratta della cosiddetta ceramica dorata e della ceramica a lustro. 45 ARBACE 1997, pp È noto tra l altro un ordine di ceramica a lustro che la moglie di Alfonso, la regina Maria d Aragona, produsse a Pietro Boyl, signore di Manises (centro manifatturiero non distante dalla capitale Valenza) «all origine della fabbricazione» (ARBACE 1999, p. 334; SOLER 1997, pp ). 46 ARBACE 1997, p Tra i rinvenimenti dagli scavi condotti a Napoli (ARBACE 1998, pp ), appare sin qui problematico riconoscere con chiarezza prodotti locali che imitano prototipi valenzani, sebbene sia stata riconosciuta comunque una generica influenza delle importazioni (ceramica, mattonelle decorate, ecc.) sulle manifestazioni artistiche quattrocentesche della capitale (ARBACE 1997, pp ). 47 È noto che Ariano fosse una sede di attività manifatturiere (cives laborantes in creta) e di commercio di prodotti ceramici e vetri (extranei vendentes vasa terrea vel vitrea) già alla fine del XIII secolo (BEVERE 1940, p. 38): le tracce materiali delle botteghe per la ceramica sono tuttavia note dal XV (GIORGIO 2010, p ). 170

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