LA ZUPPA DEL TEMPO Undici cene raccontano un secolo d Italia

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2 Titolo originale dell opera: LA ZUPPA DEL TEMPO Undici cene raccontano un secolo d Italia MACCHINA DEI SOGNI Associazione Culturale Cinema&Scrittura è un motore alimentato dal propellente della creatività e messo in moto dalla comunità solidale di tutti gli ingegni impazienti. Genera conoscenza, connessioni, incontri, alimenta passioni, traduce sogni in scintille e non danneggia l ozono. info@macchinadeisogni.org COLLANA LIBRI della MACCHINA DEI SOGNI Volume by MACCHINA DEI SOGNI Corso NARRATORI DI STORIE Edizione 2014 Condotto da Chicca Profumo EDIZIONI AUTOPRODOTTE Traduzioni previste in tutte le lingue richieste Progetto MACCHINA DEI SOGNI Artwork copertina: Francesca Cortesi Copywriter: Marco Contardi Coordinamento del progetto: Chicca Profumo Impaginazione ebook: Francesca Cortesi Redazione: Marco Contardi e Dora di Blas : 2 :

3 Anni Zero Lettera Diventare Jeeg Temporaneamente Forse è scoppiata una caldaia Che Dio mi perdoni! Do in seno Sentimental Parole al vento Infinita varietà Celestino 175 : 3 :

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5 #2006: Nel cuore del nuovo millennio, gli anni Zero (detti pure decennio breve per la rapidità delle innovazioni che li segnano), nel Bel Paese una delle news che più scuotono l opinione pubblica è il tristemente noto bunga-bunga. Personaggi fin troppo famosi improbabili ma più che probabili partecipavano a chiacchieratissime serate eleganti, eccone una vista a mo di Cena di Trimalcione del futuro. : 6 :

6 Anni Zero Quella pompetta, in quella stanzetta... Il maggiordomo di questa che una volta (forse) era una residenza signorile raccoglie il macabro reperto non prima di calzare ad hoc guanti in latex antibatterico e lo ripone in una busta a parte rispetto quella in cui getta reggicalze spaiati, fialette di popper e bustine vuote varie. Sa che non deve fare domande, e non ne farà. Nessuna illusione, nessuna delusione. Una grottesca atarassia da Mondo Nuovo, nella prima decade del nuovo millennio e nella ridente Monza-Brianza. Se quel maggiordomo (potrebbe chiamarsi Alfred? O Ambrogio?) si volesse un pizzico di bene in più o tenesse maggiormente alla propria autostima, forse non si troverebbe lì dov è, ma l espressione spompata di quel maggiordomo parla per lui; se è stato fortunato-bravo il suo padrone gli ha lasciato le briciole, non è cosa ora. Mica si può sempre ragionare solo con la testa. Per cui noi quel maggiordomo, Alfred, o Ambrogio, molliamolo qui alla fine dell intro, che molto probabilmente s è già divertito abbastanza. E comunque ha da fare, deve finire le pulizie stasera c è un altra delle loro cene eleganti inoltre : 7 :

7 quella pompetta in quella stanzetta è un duro colpo pure per lui, il film che s era fatto e il resto. Dopotutto uno alle proprie idee ci s affeziona, è brutto accorgersi sian finte, o gonfiate, per così dire. Chat: Ohi Maddy, amica-chips! va che ti devo briffare x stasera, fatti beccare x shopping bacio Amo... Ovvio Amo, easy! Ti chiamo dopo yoga, mi faccio pure la total-ceretta! XOXO Maddy non paccare che t aspettano, ho già parlato di te al Boss dei Boss! Tranquilla amica-chips, son già gasata dura guarda! Più tardi, eccole: le due ragazze s incontrano in centro, orario aperitivo. Non è che sono belle e appariscenti, è che la percentuale di torcicolli e cervicali in zona subito impenna ai massimi storici. Sfoggiano leggings, camicie scollate, : 8 :

8 giacchette aperte e taccazzi brillantinati; l ideale erotico della Milano bene post-moderna. Loro due sono Madeleine (in arte, Maria Maddalena in realtà, senza arte né parte), e la sua amica-chips, aspirante consigliera regionale molto aspirante; già pericolosamente in tiro per la serata. Una di quelle che contano. Che posson far svoltare. Tutti quelli che si girano a guardarle invece sono i passanti di una delle vie dello shopping (dov è facilmente reperibile qualsiasi oggetto del desiderio), indaffaratissime formichine guidate dagli spot del supremo master of puppets. Sempre a rota, sempre in giro. Madeleine e la sua amica-chips non sono diverse, solo più estroverse: in un certo senso passivo-aggressive, e molto poco passive nell altro. Scherzano, berciano e ridono tra loro mentre entrano ed escono, mai a mani vuote, dalle boutique delle maison più chic (eccezion fatta per il sexy-shop in cui han passato un oretta buona), poi si siedono a un tavolino per il Negroni di rito e subito dopo, mentre Madeleine squadra schifata il malaugurato cameriere che chiede: Sbagliati? degnandolo solo di quattro parole: Classici, ovvio! Decidi tu? la sua amica-chips dà inizio a una breve conversazione in cui nessuna delle due staccherà lo sguardo dal proprio nuovo iphone con cover metal-glitter: Allora, ti dicevo per stase... Di amo, che sa di me? Il giusto... ci pensi tu poi, no? Ovvio, be com è la movida là? Tranqui amica-chips! Te non far la timida, non pigliarti : 9 :

9 male e non confonderti nella massa. Timida?!... In che senso scusa? Eh, ne vedi di ogni; c è gente per cui è l occasione della vita, dalla scappata di casa alle sud-americans, cioè desperation proprio! Come desperation amo? Massì Maddy, non preoccuparti, fidati di me, loro fanno il loro, tu stai nel tuo, gli parli di te e bòn. Per cui è sicuro che c è occasione? Massì Maddy, easy: la butti sulla cultura, a lui piaccion ste cose! Ok amo, vediamo. O la va o la spacca! Esatto amica-chips! Va che c è la nostra carrozza. Le ragazze salgono nella rombante auto blu deluxe coi vetri oscurati e l amica-chips di Madeleine parrebbe meno stupita di lei a notare che dentro (nell abitacolo-privé dietro al driver) c è già qualcuno. Un qualcuno ben noto, sapete, uno che si vede tutti i giorni in tv. In tanti non troverebbero dissonante l epiteto il ritratto del servilismo per descriverlo, lui così fedele, nomen omen non ha un lineamento autentico che sia uno; tutto rifatto, tutto impomatato, cerone e censura. Vestito finto elegante, blazer blu, camicia bianca aperta, chinos beige e scarpe da uomo lucide (probabilmente di qualche brand made in Mafia). Sembra un Visitor che ha indossato di fretta una faccia umana dopo averla violentata per ore. Chissà... Omaggia le ragazze con un inchino veritiero tanto quanto il suo CV da reporter d assalto, e mentre si presenta solo a : 10 :

10 Madeleine lei pensa «Viiiscido!» ma sorride e gli dice piacere, Madeleine, ridendo a una sua mezza battuta di cui neanche ascolta la fine, sveglia abbastanza per intuire che un tipo così conviene averlo, al limite, più pro che contro. In ogni caso ha già automaticamente deciso che lui non le serve. Lui vuol dire solo tv (però mica la possiede, è la televisione che possiede lui, e fosse solo quello), in più a lei bucare lo schermo non interessa. Non è così che vuole arrivare. Non sta andando dove sta andando per la tv, quella tv poi, roba vecchia ormai... Non è attratta come una falena-meteora dal sottobosco di fiction, quiz o reality cheap, di cui non distingui se poveri diavoli e white-trash sono gli attori o gli autori, o entrambi. Non è minimamente il futuro che ha in mente. Non è questione di essere à la page (è in crisi l'estetica da Tu Vuò Fà L American Psycho della decade precedente): è questione di muovere le leve. Comandare è meglio che fottere. Ecco perché dopo aver elegantemente sviato le domande di circostanza sul proprio lavoro in galleria, Madeleine si limita a dei super ipocriti sorrisi e cenni d assenso al direttore della telepropaganda in pratica il 70/80% di ciò che fa da PR con buyer e mecenate telemarket-friendly di turno lasciando l amica-chips all incontro ravvicinato del terzo tipo con l uomo dal tono amico e dal viso alieno (per cui, se le rapisce è un caso di alien abduction). Mentre il macchinone schizza via da Milano, la città è tutta un luccichio di sogni infranti e gerarchie rampicanti, invidie, insidie, compromessi e spintarelle. Sguardo fisso fuori : 11 :

11 dal finestrino, un assente Madeleine vaneggia sul fatto che se una madunìna che brilla c è, forse qualche motivo per farlo da lontano ce l ha, coerentemente col suo status. Neanche tre quarti d ora dalla partenza, l auto blu vip si ferma ai cancelli di una villona, sono neri con degli scudetti dorati; un paio di segnali identificativi e codici d accesso, dopodiché l allegra comitiva è nel cortile di una residenza a dir poco sfarzosa, sfavillante; quindi, nei pressi del porticato d ingresso, subito Madeleine viene rapita lontano, in un mondo antico, sfocato e rimosso; fino a ora almeno, che riaffiora limpido. È bambina, ascolta favole dalla voce del padre padrone. «Quella mezza sega t'avrebbe mollata presto» ringhia piano una voce familiare dentro di lei, giù in fondo. Dove si può sentire o meno: la seconda in questo caso. Le favole parlano di castelli e principesse, lei è piccola e crede a tutto, lo vive. Immagina stanzoni in festa, camere piene di vestiti, la servitù persino, coi grembiulini! È il suo paese dei balocchi privato. Ed è lì... Occhi chiusi, ci si perde nuovamente per un momento. Riflette. Scenari del genere li aveva visti in brevi flash sbirciando certe tele (più per diplomazia che per curiosità professionale) di un amico hipster del tipo artistoide. Se azzeccava la giusta dose di allucinogeni e ci si metteva, per essere un nerd pop-surrealista il tipo faceva roba davvero bizzarra. Hanno qualcosa di strano pure le favole. Specialmente quelle raccontate da un padre che prima detta legge e poi t abbandona. Rabbrividisce Madeleine. Ma se ne rende conto solo : 12 :

12 dopo un po. Alla sgommata sotto le porte della tana del boss dei boss, l uomo con la faccia extraterrestre saluta per nome l autista dal device di comunicazione del privé, Ci vediamo dopo! gli sibila ridacchiando, e aiuta le ragazze a scendere. Galantuomo come richiede la sua etiquette da mondo dello spettacolo; uno spettacolo immondo. Comunque, dicevamo, l uomo col viso da progenie UFO aiuta le ragazze a scendere dal macchinone: quella più in confidenza ne approfitta e ringrazia, navigata e abituata, l altra invece sillaba un bel Faccio da sola, grazie! preceduto da uno schiaffo per aria, già molto eloquente di per sé a dir la verità. Alfred, o Ambrogio, il maggiordomo che accoglie i nostri eroi, maschera alla grande un aria distrutta, ma si dimostra professionalissimo accompagnando i tre all interno dell abitazione. Sono gli ultimi, li informa senza ammonizione, e il padrone li sta attendendo con ansia (da prestazione?); soprattutto la new-entry in arrivo, visto che è l unica ancora sconosciuta per lui. Percorrendo l atrio che dall ingresso li porta verso la sala del triclinio quella equipaggiata per le cene eleganti il maggiordomo fa da Cicerone dei poveri illustrando a Madeleine e ai suoi accompagnatori le ricche opere d arte di questa villa che porta il nome di un santo (fuori luogo ma non meno di una sexy-suora finta-tonta a un talent per cantantini usa e getta). Negli occhi di Madeleine brillano i riflessi del lusso e dell oro tutt intorno, non le par vero è un kitsch maestoso, un flirt di sacro e profano quasi suona anacronistico un po- : 13 :

13 sto del genere solo per un uomo. O per un uomo solo. Non cambia granché. Superato un dedalo di corridoi, saloni e scalinate barocche (altro che il forzato minimalismo less is more cui Madeleine è votata), un paio di piani sotto il maggiordomo riferisce ai tre ma come se lo dicesse solo alle ragazze che sono arrivati. Infine digita un codice sul tastierino vicino la maniglia per aprire una porta bianca, istoriata da fasulli bassorilievi greco-romani (raffinata al pari del resto della residenza), e varca la soglia lasciando gli ospiti sull uscio, a questo punto ne annuncia l arrivo al padrone di casa, in attesa di invitare ufficialmente il trio a sedere tra i festosi commensali. Al cenno di capo del sorridente boss dei boss il maggiordomo arretra, con un gesto della mano esorta Madeleine, l amica-chips e il loro cavaliere a entrare, gli augura una piacevole serata, quindi toglie il disturbo. L uomo con la faccia da ET abbraccia le ragazze da dietro e si lancia nella stanza, dritto verso il capotavola dove siede il proprietario di tutto al fine di presentargliele (o meglio, quella assegnatagli delle due, l altra è sua ) e prender finalmente posto al banchetto. Sia il boss che la di lui cricca si stanno spaccando dalle risate, tutti belli carichi in pre-serata alcolico; tra gli ospiti sembra sia in atto una gara a chi ghigna più forte e sguaiato. Alla vista delle due lui si alza cerimonioso; a Madeleine cade l occhio su quella camicia nera, stile Manero de noantri, vestita senza cravatta con giovanile nonchalance sotto un completo bianco come le sue scarpine Hogan (orripilante problem-solving footwear made in Italy che ha fatto successo grazie al tacco nascosto nella suola: la vittoria vien dal basso), e a mo- : 14 :

14 menti le scappa una risata da trattenere all istante perché lui le si fa incontro sfilando. Dopo baciamano e convenevoli galanti a Madeleine molto più che all amica-chips il padrone di casa e paese fa una domanda retorica alla tavolata, in modo da poter raccontare di nuovo la barzelletta che ha avuto tanto successo. Uno dei suoi cavalli di battaglia. Proprio questa: È una serata danzante. Un primo cavaliere si avvicina alla dama scelta per ballare, funziona in questo modo: lei si presenta con il nome di un fiore al femminile, lui risponde con il nome del fiore al maschile e si balla. Un secondo uomo si avvicina a un altra ragazza: Margherita, e lui: Margherito e si balla, poi: Rosa, per cui: Roso e via dicendo... Un ultimo cavaliere va verso Rosy Bindi, un po coperta nell ombra, lei dice: Orchidea e gli si avvicina, lui la guarda e fa: Orcodio! Blasfemia a parte, a Madeleine non viene troppo da ridere, ma c è un intera gamma di emozioni che sa fingere alla perfezione, per cui si mostra sinceramente divertita dall impegnato calembour del paonazzo boss dei boss, in più lo fissa dritto nelle pupille accertandosi che lui l abbia vista farlo e, sedutasi a fianco dell amica-chips, le sferra un invisibile gomitata complice sottobanco. È sempre così? le chiede sottovoce, quell'altra le fa così-così roteando il palmo della mano. Le ragazze soffocano svelte il ghigno perché il padrone di casa e nazione (in conflitto d interessi fra Madeleine e l amica-chips) è di nuovo in piedi, onnipresente pure fra gli ospiti, e : 15 :

15 già si materializza alle spalle delle due, accarezzandosele per bene con la scusa ufficiale di presentare tutti a tutti. C è l uomo con la faccia Alien di prima che allunga le zampe su una coppia di sventurate ragazzine dell Est. C è una femme fatale d ebano che sembra proprio la nipotina di un politico indispensabile al welfare dello stato. C è un ometto di mezz età in tenuta total-white e aura-aria flaccida come un Blob pappone che non si capisce se ci è o ci fa. C è una coppia di gemelle terroncelle che pare non perder occasione d incarnare i peggio stereotipi da malafemmena scostumata. C è un tipo vestito solo di nero e con gli occhiali da sole che tace e ha l attitudine truce di un killer di professione. C è un tris di strappone nostrane e altrettante ochette da varie aree del Sud America che si rubano a vicenda la scena già lì al pre-cena. E c è per ogni commensale almeno un iperattivo cameriere tuttofare che continua a versar vino e fare avanti-indietro dalla cucina (dove il caro vecchio Alfred, o Ambrogio, dirige i lavori più che diligente). Proprio un maldestro membro della servitù, nell impeto del nobile compito, inciampa nel prezioso tappeto e si lascia scivolare di mano un piatto d affettato misto pregiata porcellana dipinta da mani bambine, ma equosolidali che va in frantumi, Madeleine e l amica-chips si ri-sgomitano divertite. Il cameriere divampa, imbarazzatissimo (costava come lui un mese, quel piatto), quasi neanche riesce a guardare il boss dei boss e scusarsi e assicurare che non succederà più e dire che era la foga eccetera, quand ecco che il padrone di : 16 :

16 casa e casino, di nuovo in piedi e in posa eroica, lo rassicura con fare paterno e coglie l attimo perfetto per uno sfoggio d erudizione. Si schiarisce la voce, s assicura d avere l attenzione generale da degno arbiter elegantiae e declama assorto i seguenti versi: Ahimè, miseri noi, che cosa da nulla è un pover uomo. Noi tutti saremo così il giorno che l Orco ci prende. Ma allora viviamo, finché godere possiamo! A questo punto il boss dei boss raccoglie il meritato applauso, vero come i suoi capelli, si prodiga di persona perché venga sistemato il danno, fa il giro della tavola un altra svelta palpata a Madeleine e all amica-chips (non molto indispettite, in confronto alle occhiate invidiose delle altre) si rimette seduto sulla sua poltroncina con rialzo nascosto e schiocca le dita per chiamare i primi. Quando parte, la cena è tipo una sagra di paese in ghingheri (con scenette alla stregua di quella vecchia trasmissione, Drive In). Sempre più agitati, i camerieri tuttofare con mosse solenni portano in tavola dei raffinatissimi piatti impreziositi da overdose di oro e brillanti, coperchio incluso, e si fermano dietro a ogni commensale plaudente; si voltano verso il self-mademan padrone di casa, che vaneggia qualcosa sull importanza della cultura anche culinaria della nostra nazione, e al suo ok finalmente svelano la prima portata. Le ragazze immaginano chissà quale satura lanx gastro- : 17 :

17 nomico, scintille negli occhi, acquolina in bocca e mani alle posate. Si palesa la leccornia. Inconfondibili, immancabili. Pennette tricolore. Mezze penne, pomodoro a spicchi, cubetti di mozzarella e qualche foglia di basilico qua e là. Tutto lì. Un classico. Madeleine dà un pizzicotto alla coscia dell amica-chips e le sussurra: Ammazza che poraccio! ma visto che la regola generale sembra essere tutto ciò che è gratis è di conseguenza buono, pure le ragazze s adeguano e addentano qualche pennetta (il boss ancora blatera, ora sul basilico coltivato da lui stesso perché trova tempo addirittura per quello), sacrificandosi giusto per un assaggio e nulla più, certe che in ambienti del genere finire il piatto sia volgare. Nessun altro sembra pensarla così. Tintinnio di posate e bicchieri a parte, se uno ascoltasse bene solo i rumori di questo banchetto privilegiato non potrebbe figurarsi molti scenari. Sssh, immaginate, sentite anche voi: Opzione 1 - Porcile: grugniti, eruttazioni, masticazioni, brusii... Opzione 2 - Insetti giganti: cigolii, pinzate, flati, turbinii, scatti... Opzione 3 - Zombie outbreak: strappi, gorgoglii, ringhi, schianti... Per quanto l opzione 3 sia obiettivamente la più fantasiosa (e non eccessivamente fuori luogo magari), la 1 rende abbastanza l idea grufolante della cena, per ora solo in partenza. All inizio poco ci manca che passi la fame a Madeleine, : 18 :

18 a sentire quei bei mugugni anche il suo ex padre mangiava così più beve meno ci pensa, infine ingoia qualche pennetta giusto per non avere solo vinaccio nello stomaco. È ancora presto per adesso. Nel frattempo, quel prezzemolino del boss dei boss, tra perenni esibizioni e citazioni con strafalcione incorporato, richiama per la seconda volta l attenzione dei camerieri, che tornano svelti con altre portate coperchiate. In trepidante attesa circa l entità del nuovo piatto, Madeleine e l amica-chips devono sforzarsi davvero per non piangere dal ridere ora che vedono in cosa consiste la nuova ghiottoneria. Risotto alla Milanese. Un altro classicone, niente da dire, però... Inevitabile, le due ricominciano a farsi battutine, ma il padrone di casa zittisce la folla e annuncia una sorpresa: un caro amico (maestro neomelodico napoletano) appena arrivato in elicottero si esibirà qui in villa esclusivamente per la gioia dei fortunelli presenti! Ennesime gomitate di scherno-intesa tra le nostre ragazze, che poi si riempiono ancora il bicchiere di rosso fermo e acidello. Guardatele, Madeleine e l amica-chips, vagamente razziste, mentre fanno il verso al poeta meridionale che miagola la sua nenia mielosa (in estasi le gemelle terroncelle urlano, cantano a memoria, per loro si tratta di un momento clou); si sgola chiunque, è un volèmose bene globale, ragion per cui anche le due si uniscono al coro gracchiando tra le risa monosillabi a caso. : 19 :

19 * NB: Qui il narratore potrebbe inserire le liriche del neomelodico per rimarcarne la cifra artistica, ma non gli va, sappiate solo che al 90% son tetre rime baciate cuore-amore, più lamenti, singulti e goffe strimpellatine amatoriali. Quando è in forma... Visibilmente provato dall interpretazione, il cantautore s inchina tra ovazioni e urrà, ringrazia ancora i commensali e siede al capotavola opposto al padrone di baracca e burattini, fra due delle sudamericane che subito gli s avvinghiano addosso senza smettere di litigarselo a suon di occhiatacce e freddure calienti neanche tanto sottovoce. Ma, è proprio vero che quando ci si diverte il tempo vola, e dopo un infinita serie di prelibatezze più o meno rustiche (di Alfred, o Ambrogio) barzellette più o meno oscene (del boss) e spettacolini più o meno osé (delle ragazze, nessuna esclusa) è già l ora del piatto forte: il dopocena. Lo annuncia pomposo il padrone di casa facendosi portare da un cameriere la statuetta di legno di un antica divinità classica, riconoscibilissima per via dei mega attributi sessuali, invitando gli ospiti della cenetta a farsela passare di mano in mano per omaggiarla come vogliono. Madeleine squadra con aria interrogativa l amica-chips, alla quale sente proferire soltanto Ci siamo quasi. Lei ancora si sta chiedendo cos avrà voluto dire quando il boss dei boss visibilmente su di giri si alza da tavola per far strada ai visitatori verso quell altra stanza al piano inferiore in cui proseguirà la serata. : 20 :

20 In un attimo, è il delirio. Tutte lo vogliono: le gemelle terroncelle volano sopra al tipo col look da killer per le scale, le sventurate dell Est sono di nuovo avvinghiate dai tentacoli dell uomo con la faccia da X-Files, la femme fatale d ebano è a braccetto col pappone flaccido, il cantautore napoletano scherza col padrone di casa e le varie ochette rimaste si sbracciano e sgambettano nel tentativo di infilarsi tra quei due. Madeleine e l amica-chips che sembrano discutere per un secondo (ma solo per un secondo) chiudono la fila, rimanendo indietro rispetto agli altri sulla scalinata. Il boss dei boss lo nota, niente gli sfugge, e col suo fare da cavaliere senza macchia risale i gradini e le attende al varco. Loro pure se ne accorgono, quindi non possono far altro che accelerare il passo e sorridere. Prego, da questa parte signorine, dice, accompagnando la frase con un salamelecco esagerato, Non vogliamo certo perderci il cuore della festa, vero? e sfoggia un sorrisone record. Le ragazze gli danno la tara quanto basta e lo seguono di sotto nell altra stanzetta, che lui sta già descrivendo con parolone altisonanti (ubriacando le due più con la retorica che col rosso da osteria di Alfred, o Ambrogio). La stanzetta quella stanzetta eccezion fatta per il solito lusso sregolato, potrebbe essere il privé di una qualsiasi disco o night di classe ; sette-otto poltroncine in pelle bianca (dove siedono gli ospiti maschili del party), un palchetto dotato di palo da lap-dance, luci basse, mobilia rétro eccetera, e non è neanche tanto spaziosa. «Dove si metteranno tutti gli altri?» Madeleine sta per chiedere qualcosa all amica-chips, lei se ne accorge subito e, : 21 :

21 accompagnandola braccetto verso una porta, di nuovo parla senza sentire la domanda, oltretutto rivolgendosi sia alla giovane sia al maturo padrone di casa: Noi ora andiamo di là, vieni. Mentre le ragazze si allontanano verso gli spogliatoi, il boss non può non notare che una delle due pare forse stranita, e la cosa lo eccita ancora di più. Si gira con una mossa da Fonzie verso gli amici stravaccati sui divanetti, versa da bere per sé e per loro (killer, pappone, alieno, neomelodico. Non necessariamente in quest ordine), gli passa pure un vassoietto d argento con un sasso di coca grosso come la testa di un bimbo e finalmente si accomoda. Proprio mentre sul palco col palo arriva una delle ochette nostrane. Parte la musica. I cinque compagni di merende lì in poltrona non stanno nella pelle, per usare un eufemismo. Inizia lo show. È più che provocante, ed è solo la prima performance della prima ragazza, una di quelle qualunque per giunta. La poverina (in costume da giudice, che si leva praticamente subito) si dimena lanciando occhiate languide appena appena triviali per una decina di minuti, dopo lo strip passa in rassegna il quintetto, strusciandosi con ognuno un tempo direttamente proporzionale alla sua fama-potenza, e alla fine torna nello spogliatoio, lasciando il palco a un altra ragazza. Da quelle dell Est passando per le italiane fino al Sud America c è davvero l imbarazzo della scelta, ognuna col suo sexy-costumino a tema, in sequenza casuale: da suora, da crocerossina, da segretaria, da poliziotta, e addirittura distopici rimandi a politici e religiosi (nazionali e internazionali). : 22 :

22 Ancora, e non a caso l attesa accresce il desiderio Madeleine e l amica-chips sono rimaste per ultime. I maschi alfa in poltrona attendono solo loro. Occhi fuori dalle orbite, vene pulsanti e parlantina chimica. L amica-chips è la prima delle due a mostrarsi sul palco. Ha una tuta in lattice e una frusta, molto dominatrice, però il numero delude e annoia la sua audience; bel vestito, ma troppo santarellina. Quelle di prima hanno osato molto di più. Lei invece s è limitata a un balletto spinto ma niente di che, e poi s è fermata molto su uno dei cinque divanetti; s è già capito chi le interessa e s è rotta la magia. Quella che invece è un incanto è Madeleine. Mezza nuda sul palco, seria, rapace, le fiamme negli occhi. Sembra una madonna dark, disillusa, sicura di sé. Comincia a ballare, ogni movimento è un sortilegio. Magnetica, ipnotica, impossibile distogliere lo sguardo. Il padrone di casa è in visibilio. Completamente stregato. Madeleine lo punta camminando lenta, il suo campo visivo è limitato a lui (gli altri ospiti non esistono per lei). Lo raggiunge sulla sua poltroncina, si china su di lui, gli blocca le braccia, sempre a rilento, e in un sussurro rovente gli intima: Dobbiamo parlare. Il boss le dà una risposta laconica che è tutta un programma: Solo? Il padrone di casa chiede ai quattro amici rosi dall invidia di lasciare la stanzetta, poi chiama Alfred, o Ambrogio, gli dà una busta (insieme a rapide disposizioni riguardo al come usare il cash che contiene), e ne approfitta per domandargli un ultima cortesia: se ha mica trovato una cosa lì la matti- : 23 :

23 na, una cosa molto importante per il bene dell intera nazione. Senza proferir parola, impassibile come suo solito, quello annuisce, consegna al padrone un pacchetto sigillato e si passa pollice e indice sulla bocca, chiudendo una zip inesistente ma perfettamente funzionante. Al settimo cielo, il boss congeda il maggiordomo, si lancia in bagno e in un secondo è pronto (meraviglie della tecnologia), quindi torna affannato sul divanetto. Un ghigno inestinguibile sul suo volto. Finalmente solo con Madeleine. L ultima novità. Senza tradire l emozione, il boss si abbandona in poltrona e le fa segno di sedersi sulle sue ginocchia lei appena si accomoda scaccia col pensiero un altro remoto déjà vu del padre poi lui le sorride e bisbiglia: Dimmi, e sappi che la mia risposta è sì... Come sì? Sì, ho ciò che vuoi. Ma se non sa neanche... Dammi pure del tu, e non mi serve sapere cosa desideri; mi serve solo sapere quanto lo desideri. Be, è tutto per me. Anzi, è proprio il tutto il discorso: io voglio tutto... Voglio essere te! Figliola, non immagini neanche cosa si prova... Infatti non voglio immaginarlo: voglio provarlo, e neanche per poco! Chiaro, ovvio... E cosa saresti disposta a fare per tutto? Be ammazzerei mio padre, se sapessi dov è. Si può risolvere con più amore e meno odio. L amore vince su ogni cosa. : 24 :

24 Già... com è saggio, scusa, come sei saggio. Me lo dicono in tanti... Quindi, tutto per tutto? Da uno spioncino del piano superiore, l infaticabile maggiordomo controlla che la situazione prenda la giusta piega (come sa per esperienza gli conviene fare, prevenire è meglio che curare). Il nostro Alfred, o Ambrogio, osserva la conversazione tra il boss e Madeleine continuare ancora qualche minuto, nel mentre la ragazza alterna frasi e gesti tra il serio e il faceto borderline, come combattuta invece il padrone di casa non smette di sorridere, compiacente e compiaciuto. Varie le mosse d intesa tra i due, date un occhiata anche voi attraverso la visuale di Alfred o Ambrogio; se lei gli sventola contro un indice finto minaccioso lui alza le mani in segno d affettata resa, o se lei dubbiosa addita uno a uno degli astratti nemici lillipuziani lui li spazza via tutti lentamente col dorso della mano, oppure se lei finge imbarazzo nascondendosi il viso lui le scatta delle foto con una macchinetta immaginaria... e se lei lo abbraccia sinceramente grata lui la stringe a sé con fare fin troppo rassicurante. Comunque, dopo gli ultimi bicchieri e qualche riga di polverina magica rimasta sul vassoio d argento, Madeleine si assenta. Il maggiordomo suppone per avvisare l amica-chips di non attenderla per il taxi del ritorno, e non sbaglia: ciò che la ragazza ha in mano adesso è un biglietto di sola andata. Alfred, o Ambrogio, non lo sa, ma per lei tornare (ovunque sia, qualunque cosa significhi) è in fondo alla lista delle cose da fare. : 25 :

25 Quando Madeleine riappare innanzi al boss, lo fa con un sorriso preimpostato e uno sguardo distante; «Ecco la svolta, ci sei» pensa. Alfred, o Ambrogio, a questo punto conosce il copione, china la testa, chiude piano la feritoia da cui vigila sulla scena e si ritira. Nel frattempo Madeleine si siede sopra al boss cavalcioni stavolta quindi lui impercettibilmente inizia ad attivare il reperto salvavita ottenuto prima dal maggiordomo, e quel piccolo ingranaggio (prodigio della scienza medica), oltre al proprio target primario mette in moto un collaudato meccanismo sotterraneo, che da piccole pedine apparentemente insignificanti ne influenza mille altre, dando il via a un gioco di gran lunga più grosso e complesso. Un gioco dalla pigra dinamica impossibile, ma possibile negli anni Zero pure grazie a progressi come quella pompetta in quella Contardi: Copywriter e curatore artistico indipendente col gusto per l orrido; assetato di black humor e satira, new weird e freak post-moderni vari. : 26 :

26 : 29 :

27 #1990: L 1 gennaio 1990, a sedici anni di distanza da uno dei più gravi attentati degli anni di piombo in una delle maggiori piazze italiane, una ragazza ne paga ancora e comunque le conseguenze, e si sfoga in una lettera al tritolo che probabilmente non verrà mai letta dal suo destinatario. : 30 :

28 Lettera : 31 : Milano, 1 gennaio 1990 Caro Papà, oggi, come al solito non c eri. In compenso c erano i palloncini colorati e i coriandoli. Come se di anni ne compissi ancora cinque e non diciassette. Mamma ha preparato la torta al cioccolato e ha invitato un po di amici a cena. Mi ha fatto un bellissimo regalo, una bicicletta da corsa, più grande perfino di quella di mio cugino. Ma non era quello il regalo che volevo. Ma tu questo lo sai molto bene. Ho rimandato a lungo questa lettera, perché non è vero quello che mi diceva la maestra a scuola, che il tempo risana tutte le ferite. È una bugia, lo dicono per tenere buoni i bambini. La ferita sanguina oggi come sanguinava allora, anzi, con il passare del tempo il ricordo diventa sempre più pungente. Non c è giorno in cui io non pensi a quello che avremmo potuto fare insieme. Mamma di te non vuole più parlare. Sei diventato un argomento tabù. Anche la nonna quando ti nomino si ritrae, ha sempre qualcosa di più urgente da fare; pulire la cucina, spolverare un armadio. L altro giorno, alla mia ennesima richiesta, ha tirato fuori l argenteria. Proprio lei che non invita mai nessuno e fa una vita da reclusa. Mi fa male sai, da

29 qualche tempo non riesco nemmeno a ricordare il tuo viso, mamma ha tolto tutte le tue fotografie, lo so che se le vede poi si mette a piangere e non smette più. Le ha raccolte in un album. Io le vado a sfogliare, quando lei non c è. Non le farebbe piacere vedermi con quei ricordi in mano. Di te ricordo il profumo, quando mi mettevi a letto e mi grattavi la schiena, ma è più una sensazione che altro... Te ne sei andato in un giorno di pioggia e da quel giorno è cambiato tutto. Mamma ha ricominciato a lavorare. Nei miei ricordi delle elementari c è lei che corre tutto il giorno, con il suo lavoro da cameriera al bar Sallustio. I soldi non bastavano mai. Andavo a scuola con i cappotti di mia cugina, che mia nonna rivoltava. Mi prendevano tutti in giro. Sono cresciuta vedendo la mamma affannarsi, senza mai un sorriso, una carezza. Non era vita, quella. Per fortuna c era la nonna. Mi veniva a prendere a scuola e poi mi portava a casa sua, dove cucinava per me i miei piatti preferiti: le cotolette alla milanese, la torta al cioccolato. Piatti semplici, che la mamma non aveva mai il tempo di farmi. Si limitava a far bollire l acqua e buttarci dentro un po di pasta. Le sere in cui era troppo stanca mettevamo due ciotole sulla tavola e mangiavamo i cereali con il latte. Se non fosse stato per la nonna la mia dieta sarebbe stata ricca solo di carboidrati. D estate andavamo a trovare lo zio Giovanni, che abita nelle Marche, in una grande cascina con polli e galline. Lì potevo finalmente sfogarmi, non dovevo stare buona perché la mamma era stanca e non la si poteva disturbare. Con i cugini tornavo a essere una bambina: facevamo il bagno nello stagno sotto casa, correvamo tutto il tempo. Alla fine dell estate ero così abbronzata che potevo raccontare ai miei compagni : 32 :

30 di classe che avevo passato tre mesi al mare. Era una bugia, la mamma ci soffriva un po quando la raccontavo, ma ero stufa di sentirmi diversa da loro. Di politica non mi sono mai interessata. Mi è venuta una sorta di rigetto. Vedo passare i cortei sotto la mia classe, tutte quelle bandiere, quegli slogan. Non li capisco. I miei compagni credono di fare la rivoluzione e non sanno nulla di politica. Si mettono l eskimo per scimmiottare i fratelli più grandi, parlano solo di Che Guevara, ma se gli chiedi di indicarti Cuba su una cartina geografica muta non sanno nemmeno da che parte guardare. Le insegnanti mi odiano. Perché mi arrabbio ogni volta che c è qualche sciopero e non vengono a scuola. Quella di matematica vorrebbe cacciarmi dalla sua classe. So che ha chiesto al preside di cambiarmi di sezione, ma lui si è rifiutato di spostarmi. Peccato, almeno avrei avuto un po di pace. Lei è di Autonomia Operaia e dice che sono un ingrata, perché non voglio appoggiare la rivoluzione, che lei sta combattendo per me. Io capisco solo che mamma lavora per farmi studiare e io non posso perdere tempo perché le insegnanti non hanno voglia di fare lezione. Da due anni mamma ha una sorta di fidanzato. Lui si chiama Gianni e da qualche mese è venuto a vivere con noi. Anche lui ha una figlia, Anna, ma non la vedo mai. Dopo il divorzio l ex moglie è tornata in Germania con la bambina. Meglio. Una seccatura in meno. Ci mancava solo dover sopportare una mocciosa che fa ancora le elementari. La baby-sitter la faccio, ma non gratis. Devo ammettere che da quando c è lui la situazione è migliorata. Mamma lavora meno e mi ha permesso di iscrivermi al liceo. Mi sarebbe dispiaciuto smet- : 33 :

31 tere di studiare. Ho sempre avuto degli ottimi voti. Solo che io volevo un padre, non un patrigno che parla solo di Anna. Lo so, suono astiosa, la mamma me lo rimprovera sempre, ma ne ho tutte le ragioni. Non è colpa tua, non è mia, non è colpa di nessuno, ma io voglio un capro espiatorio, qualcuno con una faccia a cui poter sputare in faccia. Sono passati sedici anni da quando è esplosa quella maledetta bomba in piazza della Loggia e non c è ancora un colpevole. Ieri sono ripassata sul luogo della strage. Hanno incastonato nel marciapiede i nomi delle vittime. C era anche il tuo e io non riesco a darmi pace. Penso che se quella mattina ci fosse stato il sole tu non ti saresti riparato sotto il portico e saresti rimasto in mezzo alla piazza. E la bomba, nascosta nel cestino della carta straccia, non ti avrebbe ucciso. Così mi arrabbio con tutti: con Dio, che ti ha portato via per sempre, con mamma, con Gianni. Non è giusto? Non me ne importa Maffei: Milanese adottiva, ama viaggi, arte, cinema e punto croce, scrive per hobby e lavoro. Punti deboli? La cucina: mai a MasterChef! Ergo, nella storia la cena è relegata a contorno. : 34 :

32 : 37 :

33 #1986: Il 26 aprile 1986 il reattore #4 della centrale nucleare V. I. Lenin esplode e la nube radioattiva giunge fino in Europa; nello stesso anno i Pet Shop Boys pubblicano l album Disco, mentre Paolo Bonolis (al tempo sposato con D. Zoeller) conduce la trasmissione Bim Bum Bam. Tre fatti apparentemente slegati tra loro rappresentano invece un tris vincente di incontri-scontri per una bizzarra famiglia. : 38 :

34 Diventare Jeeg Ore 19,31 Matteo Io odio quando la televisione diventa grigia, quel grigio scuro nero, come il pelo di un ratto gigante. Mi alzo dal divano e mi avvicino allo schermo, ci passo sopra la mano per sentire le bollicine elettriche che scoppiettano. Mi fanno il solletico. Teo, lavati le mani! Questa è mia madre. Non le rispondo. Attraverso il corridoio camminando come Chobin. Salto e rimbalzo, salto e rimbalzo, passo di fronte alla camera di Eva, mia sorella. La porta è chiusa, si sente la musica che ascolta lei: Petzo Boys, per l esattezza. Arrivo in bagno, apro il rubinetto. In cucina squilla di nuovo il telefono. È la terza volta che suona e, quando papà risponde, riattaccano. Mamma dice che sono i ladri, controllano se c è qualcuno in casa. Sento la voce di mio padre: Teresa, accendi la tv. Vedi se ci sono aggiornamenti. La saponetta mi scivola immediatamente nel lavandino, chiudo l acqua, non asciugo le mani e mi precipito in soggiorno. Al TG1 parla un giornalista serio, abito grigio e cravatta a stri- : 39 :

35 sce (Pierluigi Camilli, leggo sullo schermo). Mi concentro per capire cosa sta raccontando e nella mente restano queste parole: Unione Sovietica, l incidente ha fatto solo due morti, centonovantasette persone ricoverate in ospedale, satelliti spia, sgomberare l intera popolazione di Kiev, milioni di persone. Mi siedo sul divano e ascolto. Il giornalista continua, parla dei movimenti di una gigantesca e invisibile nube radioattiva. Dice che la situazione è fuori controllo. Ci siamo, succede qui, non riesco a crederci. Mi sale dentro una gran voglia di urlare Arriva! Sta arrivando! Scommetto che è già in volo! Non grido ma mi alzo in piedi e mi metto a saltare forte, getto in aria un cuscino e comincio a cantare: Corri ragazzo laggiù, tà-tà-tà, vola tra lampi di blu, tà-tà-tà, corri in aiuto di tutta la gente, dell umanitààà. Corri e va, per la terra, vola e va, tra le stelle, tuuu che puoi diventare Jeeeg... La sberla arriva secca e senza parole. Mi brucia il sedere e con una mano me lo consolo. Sta zitto, Teo, mi rincuora la mamma. Mi accorgo che sono tutti incollati alla tv: mio padre è immobile, dall espressione di mia madre siamo spacciati, zia Leda prega sottovoce e il nonno sembra sul punto di piangere. Ore 19,42 Zia Leda Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te. E con noi. In questa follia del mondo. A questa nube. A questi morti. Ci : 40 :

36 sarà una risposta. There will be an answer. Ci sarà una risposta. There will be an answer, let it be. Let it be, let it be, let it be, let it be. There will be an answer, let it be. And when the night is cloudy there is still a light that shines on me. Shines until tomorrow, let it be. I wake up to the sound of music. Mother Mary comes to me. Speaking words of wisdom, let it be. Let it be, let it be, let it be, let it be. Amen. Ore 19,43 Matteo Zia Leda prega perché è una suora, ma non è come le altre. Non si veste da suora. Non è tanto simpatica. Ed è bella, tanto bella, anche se sembra Lady Oscar perché è difficile capire cosa pensa. La mamma dice che sua sorella è matta un giorno glielo chiedo come si fa a parlare con Dio. Finalmente squilla di nuovo il telefono. È una buona scusa per uscire dal soggiorno e allontanarmi da questi quattro alieni seduti davanti alla tv. Glielo vorrei dire che tanto non succederà niente. Nemmeno questa volta. Se arriva, arriva a Kiev. Eva si precipita fuori dalla camera e afferra la cornetta prima di me (non che io abbia corso, per la precisione). Mi faccio da parte e mi appoggio dietro la porta, per non farmi vedere. È da un po che sto cercando di capire come fa: quando parla con il fidanzato, se dice ci vediamo domani, a me sembra che dica ti-giuro-amore-che-domani-sarà-un esperienza-che-non-scorderai-mai-più-per-tutta-la-vita. È una cosa che fa con la voce. Le femmine la usano così, anche nei film. E, siccome non la capisco, mi viene da fulminare Eva con : 41 :

37 un raggio protonico. Eccola, ora parla col fidanzato. Prima non potevo rispondere. Piantala di mettere giù, mia madre ha il panico dei ladri. E anche se risponde mio padre? Cosa vuoi che ti faccia? Sì! L ho registrata al volo. A parte mio fratello che salta in corridoio, si sente abbastanza bene. Se te la passo mi fai una copia? Ho finito le cassette No, non mi va di cancellarne, ci tengo a tutte No, non mi sentono, sono tutti davanti alla tv Non lo so. Forse domani mio padre ha bisogno della macchina Gli ho chiesto le chiavi, ma non mi ha risposto. Quando fa così è inutile Sicuro sicuro che la tua non è pronta? Ok. (A bassissima voce) non vedo l ora di vederti Sì, certo, anche di quello. Ti bacio. «Di quello, cosa?» ci siamo, di nuovo la sua voce da strega. Poi mia sorella appoggia la cornetta e fissa il muro bianco della cucina. Di colpo non sorride più. E fa una cosa che non le ho mai visto fare: lentamente abbassa la testa, trattiene il respiro e si passa piano una mano si passa piano una mano su un su un seno. Chiude gli occhi, ma lo vedo che le viene da piangere. «Ha paura?» Sì, mi sembra spaventata. «Cosa le succede, ora? Si è incantata di nuovo a guardare il muro...» Ecco che comincio Lo sapevo Mi manca l aria : 42 :

38 Ore 19,57 Nonno Giovanni Ho bisogno di un bicchiere d acqua, porco d un diavolo. Crepare di tumore per colpa dei russi. Per la miseria. All inferno loro e la loro nube dell ostrega. Non posso entrare in cucina: Matteo si è nascosto dietro alla porta e spia sua sorella. Gli do un colpetto sulla spalla. Si gira di scatto e mi guarda, spaventato. Non ho intenzione di sgridarlo, miseria. È pronto in tavola, gli dico. Scappa via, corre in bagno e chiude a chiave la porta, mentre Eva esce dalla cucina e mi lascia passare. Santa Madonna. Com è bella, Eva. La mia bambina. La mia Eva Crepare di tumore per colpa dei russi all inferno loro e la loro nube! Ore 20,01 Matteo Sto seduto sul water, chiuso. Respiro. Respiro forte. I grandi incollati alla tv, terrorizzati come bambini. Respiro ancora più forte. Eva che fa quella cosa Respiro così forte che mi gira la testa. Se riesco a incrociarlo di nuovo, glielo chiedo subito dov è Kiev e anche perché mia sorella ha paura. Le piastrelle marroni smettono di girare. Respiro normale. Quando penso a lui mi calmo sempre. Funziona. : 43 :

39 Quando l ho chiesto alla mamma lei non lo sapeva il suo nome, ma io l ho letto nelle scritte: Paolo. Paolo Bonolis. È un ragazzo grande e sembra che mi veda davvero, anche da dentro lo schermo. E ci spiega le cose. E mi fa ridere. Un giorno, tornando da scuola, l ho visto. Nella realtà. Lo giuro. Era vicino al laghetto. Lì tante volte ci sono le telecamere per fare le réclame davanti ai cigni. Io l ho riconosciuto subito e mi sono spaventato, sono corso dentro al portone e solo in ascensore ho ricominciato a respirare. Entrando in casa però sono andato alla finestra. L ho guardato da lì e ci sono rimasto male. Perché non gli ho parlato. Perché non mi ha visto, nemmeno lui. Allora mi sono promesso di riuscire a parlargli. E un giorno lo faccio. E gli chiedo dov è Kiev. Sono sicuro che lui me lo spiega. E gli chiedo anche perché mia sorella fa quella cosa. Sono sicuro che lui ce l ha il coraggio di dirmelo. Sì, sono sicuro. Mentre esco dal bagno, tranquillo, mia madre mi passa vicino per andare in cucina a prendere il primo. In sala si stanno sedendo tutti a tavola. Eva è già di là e si sistema il tovagliolo sulle gambe, come se niente fosse. La tv in soggiorno resta accesa, si sentono i flauti dell Almanacco Del Giorno Dopo, niente aggiornamenti, per ora. È la cena di compleanno di mia sorella. Mi viene voglia di ricordarlo agli altri, ma decido di starmene zitto, come mi ha suggerito prima la mamma, e mi siedo di fronte al nonno. Mio nonno sembra uno di quegli attori vestiti eleganti che ti fanno ridere davvero, ma che dopo, non si sa perché, ti vie- : 44 :

40 ne da pensare a quello che hanno detto e magari non fa tanto ridere. Loro ti fanno ridere anche della guerra, come fa mio nonno, che c è stato. La guerra ti insegna a ridere. Se torni. Invece stasera, qui, non ride nessuno. Nemmeno lui. Un po per la nube tossica, lo so, ma un po perché dispiace che mia sorella compia diciotto anni, proprio stasera. Ore 20,13 Zia Leda Teresa non sente la voce di sua figlia: si muove tra la cucina e la sala da pranzo ma è concentrata sulla tv più che sulla cena. Ignora Eva che le chiede l acqua. Gliela passo io. Mai farsi condizionare dalle circostanze, mai, nemmeno ora. Chiudo gli occhi, respiro e mi concentro su un immagine. Appare il viso di mio cognato (che sta seduto di fronte a me). Vedo le piccole rughe che gli si formano sulle guance quand è teso, preoccupato e silenzioso. Mi permetto quasi di sfiorarle, piano. Sono ruvide oggi, per la barba rasata da un po. Tracce di vent anni. Successo. Fatica. Responsabilità. E rimpianti stasera soprattutto. Poi riapro gli occhi e lo guardo: indovinato! Torno a mangiare, cercando di gustare la cucina saporita di mia sorella. E senza farmi notare mi concentro su mio padre, seduto qui a fianco. In questo momento alza piano lo sguardo dagli spaghetti al ragù e guarda Matteo. : 45 :

41 Un brivido mi sale lungo la spina dorsale. Generazione per generazione, si ripete: ogni nonno un giorno contempla il nipote maschio e lo immagina adulto, vuole conoscere sua moglie e vedere la faccia dei suoi bambini. Stasera tocca a nonno Giovanni. So che non prega, ma che vorrebbe farlo, per chiedere che nessuno tocchi suo nipote e che nessuno glielo rubi, il suo futuro. Nessuna dannata nube tossica dell Unione Sovietica. Allora Matteo alza lo sguardo e incrocia il suo, glielo dice chiaro negli occhi quello che ogni bambino, in ogni tempo, risponde al nonno: che c è sempre qualcuno che viene a salvarci, che anche questa volta arriverà in tempo. Che puoi stare tranquillo, nonno, nessuno ci farà del male. Ore 20,15 Matteo Quando il nonno mi guarda così mi dispiace che abita in un altra città. Io e lui ci capiamo. Forse potrei anche raccontargli il mio segreto, se ci riesco. E fargli conoscere Paolo Bonolis. Almeno alla tv. Chissà cosa mi direbbe, lui. Mentre serve l arrosto con patate, mio padre rompe il silenzio: Eva, non voglio che tu vada, domani. Serve a te, la macchina? gli dice Eva, come se non capisse. No. Non è per la macchina. Non voglio che tu vada. Ora il silenzio in tavola è davvero forte (a parte la voce perfetta che arriva dalla tv). La mamma si alza e va a prendere il secondo. Eva la raggiunge, guarda papà per un attimo, con : 46 :

42 l odio che le brilla nelle pupille, e sparisce dentro la cucina. Io me la immagino cadere a terra con gli occhi a X, tra poco, se anche la mamma non le dà una mano! Sì, come Pollon! Ma perché mio padre non vuole che Eva vada in montagna domani? Non è nemmeno la prima volta che il suo fidanzato guida la macchina di papà. Ieri gliel ho chiesto e lei mi ha risposto che non può andare perché adesso è maggiorenne. E io non ho capito. Tuo padre vorrebbe fermare il tempo, mi dice la zia. Questa cosa del fermare il tempo mi piace. Ce lo vedo papà. Ma improvvisamente sento il terrore salirmi nella schiena, gelido, come un pezzo di ghiaccio nella maglietta: se lui ferma il tempo, anche la Terra si ferma, a quel punto i raggi del sole continuerebbero a scaldare solo una parte della superficie del pianeta, che si surriscalderebbe, forse si incendierebbe e le fiamme potrebbero bruciare proprio qui, dentro casa nostra! Mi accorgo in un attimo che non posso stare ad aspettare. Che questa volta tocca a me. Mi alzo in piedi e lascio cadere la sedia dietro di me. Guardo mio padre dritto negli occhi, ho i doppi magli perforanti pronti da sparare. Dagli le chiavi! L ho detto con una voce bassa, da uomo (secondo me). Matteo, ci prova mio padre, Siediti e non fare l eroe, e ci riesce. Io non sono un eroe. Però disobbedisco e vado in camera, abbandono l arrosto ma non lascio la Terra al suo crudele destino: devo escogitare qualcosa, mi hanno fatto arrabbiare, ora. : 47 :

43 Ore 20,24 Zia Leda Mi pulisco con il tovagliolo bianco e lo fermo sulle labbra, tenendo la bocca nascosta. Lo so, non posso, ma ne ho voglia, tanta. A tavola siamo rimasti io, mio padre e il marito di mia sorella. Mastichiamo e beviamo Bonarda, per mandar giù l arrosto. Non posso, ma mi viene mi viene da ridere, tanto! Mio cognato è al terzo bicchiere. In pochi minuti è riuscito a far scappare prima Eva e ora Matteo. Persino le sue rughe sono scomparse: ha indossato la maschera dell Uomo Potente. Nascondo le labbra, cerco di controllarmi, ma qualche sussulto mi scappa. Mi sento le lacrime salire negli occhi, mi stringo il fazzoletto sulla bocca. È irresistibile, stasera, questo quarantenne. I capelli brizzolati lo rendono giovane per finta, invece che saggio davvero. E vuol fare il capofamiglia. Il successo gli allarga le spalle ma è rigido, dentro, come un albero nella stagione secca. Soffoco la risata nel tovagliolo, non resisto più. Da ragazzo sì che era una quercia: alta, robusta, potente. Il giorno che gli ho detto che ormai ero suora mi ha risposto: Ti rendi conto di quel che ti perdi, Leda? E ha messo il braccio intorno alla vita di mia sorella, l ha stretta forte, guardandola negli occhi. Lei gli ha risposto con una risatina leggera, lasciando ricadere la testa all indietro. Pantaloni a zampa e capelli lunghi, entrambi. L ha fatto per provocarmi, lo so bene. Per punirmi, anche. Lui aveva ventitré anni, mia sorella diciotto. Undici mesi dopo è nata Eva. Un dono della Rivoluzione. Insieme all illusione di posse- : 48 :

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